Studio dell'area di influenza per la gestione delle aree di balneazione - Parte 1

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raccogliere e trattare le acque reflue in insediamenti urbani con una popolazione di almeno 2.000 abitanti equivalenti (a.e. 2), ed effettuare un trattamento secondario 3 sulle acque reflue raccolte; ‐ effettuare un trattamento più avanzato in agglomerati con popolazione superiore ai 10.000 a.e. situati nelle aree sensibili (come successivamente definite ai sensi dell’art. 91 del D.Lgs. 152/2006); ‐ monitorare le prestazioni degli impianti di trattamento e la qualità delle acque recipienti; ‐ adottare misure per limitare l’inquinamento delle acque recipienti considerando potenziali apporti di acque meteoriche particolarmente abbondanti. Relativamente a quest’ultimo punto, la Direttiva fornisce gli strumenti per stimare il carico inquinante, tenendo conto dei possibili aumenti nel corso della stagione turistica, il cui superamento causa frequentemente l’inquinamento batteriologico delle acque di balneazione. Oltre a delineare i metodi per il monitoraggio e la valutazione dei risultati, essa detta i requisiti generali, compresi specifici valori limite di emissione, da applicare ai sistemi di raccolta e agli scarichi provenienti dagli impianti di trattamento. In Italia tale Direttiva è stata recepita con il D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, poi confluito nel D.Lgs. n. 152/2006 (cd. Testo Unico Ambientale – TUA), che contiene, nella parte terza, la normativa in materia di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche. Quanto sopra riportato evidenzia, tra l’altro, come la gestione del sistema di collettamento e trattamento delle acque reflue urbane sia strettamente connessa con la qualità delle acque di balneazione, essendo quest’ultima determinata sulla base di indicatori di contaminazione fecale. ‐

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1 abitante equivalente (a.e.): il carico organico biodegradabile, avente una richiesta biochimica di ossigeno a 5 giorni (BOD5) di 60 g. di ossigeno al giorno. Trattamento secondario: trattamento delle acque reflue urbane mediante un processo che in genere comporta il trattamento biologico con sedimentazioni secondarie, o un altro processo che rispetti i requisiti stabiliti dalla norma.

La Direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue, inoltre, pone attenzione all’apporto di nutrienti responsabili dei fenomeni di eutrofizzazione di cui soffrono molti laghi e mari. Questo può provocare, di conseguenza, proliferazione incontrollata di alghe micro e macroscopiche, che modificano sensibilmente l’ecosistema acquatico. Queste condizioni oltre che risultare spiacevoli per i bagnanti, e talora anche fonte di problemi sanitari dovuti alla proliferazione di specie tossiche, hanno anche ripercussioni negative importanti per la fruibilità delle spiagge e, di conseguenza, per l’industria del turismo. Da questo punto di vista, questa Direttiva contribuisce alla prevenzione di questi fenomeni imponendo un trattamento più spinto nel caso di scarichi in aree particolarmente sensibili all’eutrofizzazione (con l’eliminazione o la minimizzazione dei nutrienti nelle acque trattate). 2.3

DIRETTIVA SULL’INQUINAMENTO DA NITRATI DA FONTI AGRICOLE (91/676/CEE)

La Direttiva 91/676/CEE sui nitrati punta a ridurre il più possibile il fenomeno dell’inquinamento da nitrati da fonti agricole. L’inquinamento da nitrati ha effetti sull’eutrofizzazione delle acque, sia interne che costiere, come descritto per la Direttiva 91/271/CEE. Nelle zone soggette, o potenzialmente soggette ad eutrofizzazione è necessario adottare misure giuridicamente vincolanti. In particolare, tra le azioni attribuite ai paesi dell’UE vi sono quelle di: a) designare e sottoporre a riesame/revisione almeno ogni quattro anni, le “zone vulnerabili”, ossia zone di territorio che scaricano direttamente o indirettamente composti azotati in acque già inquinate o che potrebbero esserlo in conseguenza di tali scarichi; b) stabilire programmi di azione a carattere obbligatorio per queste zone, tenendo conto dei dati scientifici e tecnici e delle condizioni ambientali generali; c) monitorare l’efficacia dei programmi d’azione. 17


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BIBLIOGRAFIA

25min
pages 115-125

APPENDICE B: FORMAZIONE E NATURA DELLE SCHIUME: SPIEGAZIONE DEL FENOMENO

3min
pages 127-130

5.4.1 Il ruolo delle Agenzie Regionali

26min
pages 95-114

5.4 Gestione dei dati di monitoraggio e dell’informazione al pubblico

11min
pages 91-94

5.2.3 Bloom di meduse nelle aree costiere: proposta di un sistema di allerta rapido

6min
pages 87-89

costieri

1min
page 90

5.1.1 Monitoraggio della proliferazione di cianobatteri nel lago di Garda: l’esperienza di ARPA Veneto

2min
page 83

5.2.2 Formazione di schiume in mare

3min
pages 85-86

5.1.2 Monitoraggio di fioriture di microalghe Margalefidinium Polykrikoides: l’esperienza di ARPA Puglia

4min
pages 81-82

5.1.1 Monitoraggio di Ostreopsis ovata: l’esperienza di ARPA Marche

2min
pages 79-80

4.4.2 Gestione dell’inquinamento di breve durata e relative criticità

12min
pages 68-72

5.1.2 Monitoraggio di Ostreopsis ovata: l’esperienza di ARPA Liguria

2min
page 78

5.1 Gestione e controllo delle proliferazioni algali

1min
page 74

5 MISURE DI GESTIONE

2min
page 73

4.3 Criteri per l’allocazione del punto di monitoraggio

7min
pages 62-65

4.2 Criteri per la delimitazione delle acque di balneazione

10min
pages 57-61

3.3 Approccio metodologico

1min
page 34

3.3.1 Analisi retrospettiva

4min
pages 35-36

1 INTRODUZIONE

9min
pages 10-12

2.5 Riesame della Direttiva sulle Acque di balneazione (2006/7/CE

14min
pages 20-24

2.2 Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (91/271/CEE

3min
page 17

2.4 Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE

2min
page 19

2.3 Direttiva sull’inquinamento da nitrati da fonti agricole (91/676/CEE

2min
page 18

1.1 Oggetto e scopo del Manuale

5min
pages 13-15
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