Studio dell'area di influenza per la gestione delle aree di balneazione - Parte 1

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LINEE GUIDA | SNPA XX/XXXX

La norma italiana di recepimento della Direttiva Nitrati è il D.Lgs. n. 152/2006. In particolare, secondo l’art.92 sono le Regioni italiane le Amministrazioni responsabili dell’attuazione degli obblighi della Direttiva Nitrati. Allo scopo di proteggere le acque dall’inquinamento causato dai nitrati di origine agricola gli Stati Membri dell’UE sono tenuti ad attivare programmi di monitoraggio delle acque, ai sensi dell’art.3 della Direttiva Nitrati, gli Stati Membri devono designare le Zone Vulnerabili da Nitrati (ZVN). Dalle recenti esperienze degli Stati membri risulta che un inquinamento microbiologico diffuso e consistente delle acque di balneazione può essere dovuto al dilavamento di aree adibite all’agricoltura ed al pascolo. Per tale motivo dalla Direttiva sui nitrati emerge anche l’utilità del controllo della qualità delle acque di balneazione a supporto dell’adozione di buone pratiche agricole. 2.4

DIRETTIVA QUADRO SULLE ACQUE (2000/60/CE)

In ambito comunitario la Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE), rappresenta la normativa di riferimento per il settore idrico, basata su un sistema di gestione della risorsa idrica a scala di bacino idrografico, con la finalità di tutelare la risorsa idrica lungo tutto il percorso, da monte a valle, anche oltrepassando i confini nazionali ove necessario. A tale scopo, l’Unione Europea e gli Stati membri hanno suddiviso i bacini idrografici e le relative zone costiere in 110 distretti fluviali, 40 dei quali internazionali, riconoscendo l’importanza di intervenire per limitare le pressioni e tutelare le acque comunitarie, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. Una delle novità introdotte dalla Direttiva Quadro Acque è quella di basarsi su un approccio per la valutazione della qualità dei corpi idrici superficiali che tenga conto, oltre che dello stato chimico delle acque, anche di quello delle comunità biologiche dell’ecosistema (es. alghe diatomee, macrofite acquatiche, macroinvertebrati bentonici e pesci). I vegetali e gli 18

animali acquatici sono quindi usati come bioindicatori del livello di alterazione del corpo idrico. Gli obiettivi ambientali perseguiti dalla norma sono finalizzati a prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo delle acque ed assicurare un utilizzo sostenibile della risorsa, promuovendo una gestione integrata della risorsa idrica basata su distretti idrografici naturali che si estendono oltre le frontiere amministrative, per raggiungere il buono stato ambientale. La Direttiva 2000/60/CE è stata recepita in Italia nella parte III del D.Lgs. n. 152/2006. Questo impone la ripartizione del territorio nazionale in distretti idrografici, suddivisi a loro volta in bacini idrografici. Ogni Autorità di Bacino distrettuale ha il compito di redigere un Piano di Bacino con lo scopo di individuare gli strumenti per la protezione, la conservazione, il risanamento e l’uso sostenibile della risorsa idrica più congruenti con le caratteristiche proprie del territorio. La sua applicazione prevede che per ciascuna tipologia di corpo idrico individuata, attraverso l’analisi delle caratteristiche idromorfologiche e chimico-fisiche, è necessario stabilire un insieme di condizioni di riferimento che siano associate a condizioni naturali indisturbate, ovvero corrispondenti ad un impatto antropico nullo o trascurabile riferite agli Elementi di Qualità Biologica (EQB), e a parametri idromorfologici, chimici e chimico-fisici. Inoltre, esplicita che ciascuno Stato membro deve realizzare programmi di monitoraggio con l’obiettivo di classificare i corpi idrici all’interno di una delle 5 classi di stato ecologico definite dalla normativa comunitaria (elevato, buono, sufficiente, scarso, cattivo) e di evidenziare la risposta del corpo ricettore agli impatti cui esso è sottoposto in relazione alle condizioni di riferimento. Le indicazioni per l’attuazione dei punti chiave del recepimento della Direttiva comunitaria nel territorio nazionale sono presenti nei seguenti decreti ministeriali attuativi del Testo Unico Ambientale: ‐ il DM 131/2008, recante i criteri tecnici per la caratterizzazione e la tipizzazione dei corpi idrici;


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BIBLIOGRAFIA

25min
pages 115-125

APPENDICE B: FORMAZIONE E NATURA DELLE SCHIUME: SPIEGAZIONE DEL FENOMENO

3min
pages 127-130

5.4.1 Il ruolo delle Agenzie Regionali

26min
pages 95-114

5.4 Gestione dei dati di monitoraggio e dell’informazione al pubblico

11min
pages 91-94

5.2.3 Bloom di meduse nelle aree costiere: proposta di un sistema di allerta rapido

6min
pages 87-89

costieri

1min
page 90

5.1.1 Monitoraggio della proliferazione di cianobatteri nel lago di Garda: l’esperienza di ARPA Veneto

2min
page 83

5.2.2 Formazione di schiume in mare

3min
pages 85-86

5.1.2 Monitoraggio di fioriture di microalghe Margalefidinium Polykrikoides: l’esperienza di ARPA Puglia

4min
pages 81-82

5.1.1 Monitoraggio di Ostreopsis ovata: l’esperienza di ARPA Marche

2min
pages 79-80

4.4.2 Gestione dell’inquinamento di breve durata e relative criticità

12min
pages 68-72

5.1.2 Monitoraggio di Ostreopsis ovata: l’esperienza di ARPA Liguria

2min
page 78

5.1 Gestione e controllo delle proliferazioni algali

1min
page 74

5 MISURE DI GESTIONE

2min
page 73

4.3 Criteri per l’allocazione del punto di monitoraggio

7min
pages 62-65

4.2 Criteri per la delimitazione delle acque di balneazione

10min
pages 57-61

3.3 Approccio metodologico

1min
page 34

3.3.1 Analisi retrospettiva

4min
pages 35-36

1 INTRODUZIONE

9min
pages 10-12

2.5 Riesame della Direttiva sulle Acque di balneazione (2006/7/CE

14min
pages 20-24

2.2 Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (91/271/CEE

3min
page 17

2.4 Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE

2min
page 19

2.3 Direttiva sull’inquinamento da nitrati da fonti agricole (91/676/CEE

2min
page 18

1.1 Oggetto e scopo del Manuale

5min
pages 13-15
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