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CLIMBING
Barbara Zangerl
Martina Demmel
LA SPORTIVA CLIMBING MEETING, OMBELICO DEL MONDO In Valle dell’Orco (TO) la presentazione della nuova TC PRO durante una tre giorni di grandi emozioni, alla quale hanno preso parte i big del team internazionale _ di Tatiana Bertera
INCONTRO TRA GENERAZIONI - Una grande opportunità di
incontro tra atleti molto diversi tra loro, come stile e come esperienza, in un ambiente altamente suggestivo. Oltre ai già citati Jacopo Larcher e Barbara Zangerl, tra gli esperti di fessura an-
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ai fratelli Pou all’oro olimpico Alberto Ginès Lopez, sono stati una trentina gli atleti La Sportiva che dall’11 al 13 ottobre si sono ritrovati in Piemonte per una tre giorni dedicata all’arrampicata trad. E dove se non in Valle dell’Orco, paradiso del climbing in fessura, dove personalità del calibro di Jacopo Larcher e Barbara Zangerl sono praticamente di casa? Oltre agli specialisti della disciplina, provenienti da tutta Europa e anche da oltreoceano, hanno partecipato anche giovani promesse dell’arrampicata che, non abituati allo stile trad, lo hanno approcciato per la prima volta. Tra questi lo stesso Lopez che, aiutato da Iker Pou – il quale da buon maestro lo ha erudito sull’utilizzo delle protezioni veloci – ha aperto una nuova via che alterna tratti molto tecnici ad altri tipici del boulder. “Fessura dura dura”, questo il nome della linea aperta nella spettacolare “Atlantide”. Un nome che la dice lunga sulla natura di questa falesia che si affaccia sul lago e che, per la maggior parte dell’anno, viene sommersa dalle acque del grande specchio d’acqua di Ceresole Reale. Generalmente è possibile arrampicarvi solo in primavera; quest'anno tuttavia il livello del lago bassissimo ha permesso di scalarvi anche in piena estate. Persino il campione Stefano Ghisolfi, accompagnate dall’inseparabile Sara Grippo, si è trovato per la prima volta alle prese con friend e protezioni veloci. Un altro progetto è stato liberato dalla giovane Anak Verhoven sotto la guida di Neil Gresham: “La Pupilla” è il nome che la climber belga ha scelto di incastonare nella roccia.
che Siebe Vahnee e Brittany Goris (arrivata direttamente dagli Stati Uniti dove questo tipo di arrampicata è molto più diffuso). Lo svizzero Sascha Lehmann, la tedesca Martina Demmel e altri hanno invece approcciato questo mondo per la prima volta. Un’esperienza costruttiva sia per le giovani leve che per i più esperti. Per i primi l’opportunità è stata quella di allargare i propri orizzonti e sfidare loro stessi imparando dalla generazione che li ha preceduti (vedasi il binomio Pou/Lopez); per i secondi è stato un modo per respirare l’aria dei climber di oggi, più legati al mondo delle competizioni, e per comprendere meglio l’evoluzione di uno sport che, solo quest’anno, ha raggiunto il traguardo olimpico ma che ha ancora molta strada da fare.
Jacopo Larcher testa le nuove TC PRO
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