INTERVISTA - COMPANY PROFILE DI GABRIELE VAZZOLA
TRAIL DRIVEN: I SENTIERI CHE CAMBIANO LA VITA Enrico Guala è una delle personalità che più ha contribuito all’evoluzione della mtb in Italia. Membro fondatore di EWS, con 4Guimp costruisce bike park, distribuisce brand, ma soprattutto veicola la passione per lo sport più bello (secondo noi) del mondo
Nelle foto di questa pagina, Enrico Guala in action e in relax Credits: Sven Martin @svenmartinphoto Boris Bayer @maddogboris
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osa c’è di meglio che trasformare la propria passione in un lavoro? Lo abbiamo
Ma non ti sei “accontentato” della carriera di commerciante…
chiesto a Enrico Guala, che ci ha raccontato la sua storia, che si intreccia in ma-
Nel ’94 lavoravo a Torino per STM che produceva prodotti di nicchia, come la forcella am-
niera indissolubile con quella della mtb in Italia.
mortizzata che vinse i mondiali di dh. Lì ebbi modo di conoscere anche il mondo racing. In seguito mi spostai a Finale Ligure per lavorare con Mauro Bertolotto di Raceware, uno
Quale è la tua storia nel mondo della bici? Come da una passione è diventata un lavoro?
dei personaggi chiave per la mtb in Italia. All’epoca giravo nei negozi a vendere prodotti
In pratica ho passato tutta la vita a giocare con le biciclette. Da ragazzino facevo bike
unici come Mantis, Merlin, Pace. Mettevamo insieme la distribuzione a livello nazionale
trial e la mia migliore stagione è stata nell’ ‘89 quando ho finito la maturità e sono partito
con una visione locale, insieme ai rider del posto, tra cui Andrea Gallo, uno dei più forti
per il militare. Al mio ritorno sono entrato in un negozio per acquistare una “skate bike”. Il
climber italiani dell’epoca. Lui aveva già un negozio a Final Borgo e faceva mtb correndo
proprietario mi propose di collaborare e fare video promozionali. Qui iniziai anche a fare
nel mio team.
il meccanico, poi il venditore, poi l’agente, poi rilevai la parte bici del negozio. Siamo nel ‘92 e il negozio si chiamava Bike O’Clock, che esiste ancora ed è sempre un riferimento
Spostarti a Finale è stata quindi la mossa giusta?
per la mtb in Liguria.
C’era questa visione per cui se sapevi andare in bici a Finale e facevi il giro dei Ciappi eri uno che sapeva il fatto suo. Nel ‘96 in concomitanza con il lancio in Italia di Santa Cruz compreso, insieme ad alcuni albergatori locali, che era importante guardare anche verso l’entroterra. Abbiamo così capito che il territorio del finalese era una risorsa incredibile dal punto di vista outdoor. C’era un mercato potenziale, grazie all’eredità sentieristica di cui la storia di Finale è portatrice. Mettere a sistema la rete sentieristica e lavorare anche sull’entroterra è stata la nostra missione all’inizio. Proprio in quegli anni ho imparato a valorizzare i territori e a sviluppare una visione degli eventi come strumento di marketing territoriale. Come prima cosa facemmo due gare di xc nel ‘97 e nel ’98. Era chiaro però che l’utenza del crosscountry non ci dava il ritorno dal punto di vista della permanenza dei clienti. Ma sappiamo che Finale in quegli anni era dedita a eventi dal carattere più “fun”. Esatto, Mauro andò a vedere la 24 ore di Moab e pensò di riproporre un format simile a Finale nel 1999. Quella manifestazione segnò quello che per me è stato l’evento “game changer” della storia della mtb italiana. Qui successero una serie di cose tutte insieme: oltre alla prima 24h, al Borgo venne spostato il museo della mtb. Dagli States a Finale per tre mesi. Insieme a Joe Breeze e Don Cook, due pionieri della mtb, montammo una sala con dentro tutti i memorabilia. Organizzammo parallelamente anche la cerimonia di introduzione nella Hall Of Fame. Fino ad allora vi erano solo membri americani, ma mentre
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Bikefortrade • numero 06 - 2021