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La vittoria dei penultimi

Visioni e previsioni tra sport e Generazione Zeta

Perché c’è bisogno di associazionismo sportivo? Perché si insiste con l’educare attraverso lo sport? Perché la cultura digitale non può essere messa tra parentesi? Un libro ricco di riflessioni che vuole mettere in connessione sport, promozione sociale, educazione e giovani

Si riprende, finalmente. Per la maggior parte delle realtà sportive settembre è il mese della tanto agognata ripartenza dopo mesi di stop estivo delle attività. Una magnifica routine, quella che riguarda la stagione sportiva, che però non può e soprattutto non deve dimenticare quelle che sono ancora oggi tematiche e riflessioni proprie del mondo sportivo, in particolar modo quello giovanile e dilettantistico, le quali probabilmente non sono state affrontate nella maniera giusta dopo un evento che ha sconvolto le vite di tutti noi e conseguentemente tutti i settori della nostra esistenza: il Covid-19. La vittoria dei penultimi parte proprio da qui, da un rapporto tanto importante quanto urgente da monitorare, quello tra sport e giovani, proponendo spunti di riflessione e proposte pratiche. Il titolo già preannuncia una sfumatura molto interessante che risulterà fondamentale nelle righe del testo, vale a dire la necessità di volgere il proprio sguardo, estendere la propria vision, non solo ai campioni dello sport – i vincitori, i primi dunque – e agli ultimi – esaltati, giustamente s’intende, da una folta narrazione sportiva che glorifica non solo le vittorie ma anche le storie e i partecipanti. Tra un estremo e l’altro c’è una miriade di persone, con i loro racconti e la loro realtà, da tenere obbligatoriamente in considerazione: i penultimi, appunto.

Un lavoro tanto delicato necessitava per forza di cose della presenza di più mani, a rappresentare un’altra esigenza che emerge prepotentemente da queste pagine, cioè quella della cooperazione, coesione, solidarietà. Quattro gli autori, quattro i capitoli in cui si articola l’opera in questione:

Vittorio Bosio

Presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano – concentra la propria attenzione sui motivi che ci portano ancora oggi a riflettere sullo sport, sul suo legame con i giovani e sul senso odierno dell’associazionismo sportivo

Simone Digennaro

Presidente dei Corsi di Laurea e Ricercatore senior presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale – si focalizza su un elemento paradossalmente trascurato ma parte centrale dello sport, vale a dire il nostro corpo, e sul concetto di vita onlife , realtà che caratterizza la Generazione Zeta che si muove senza soluzione di continuità tra il reale e il virtuale

Roberto Lamborghini

Responsabile del Centro Studi e Ricerche di SG Plus – si sofferma su quanti significati nasconda la semplice parola “sport“, e quanto quindi sia necessario approfondirne il senso

Michele Marchetti

Coordinatore dell’Area Segreteria generale e Welfare della Presidenza nazionale del Centro Sportivo Italiano – porta alla luce, infine, una serie di dati insieme interessanti e preoccupanti sul rapporto tra Generazione Zeta e sport, e ne analizza nel dettaglio ogni aspetto faticoso ricercando cause, effetti e possibili ed auspicabili soluzioni.

Ben vengano lavori come questi. Ben vengano perché si capisca finalmente che i giovani, appartenenti alla cosiddetta Generazione Zeta, devono essere obbligatoriamente una priorità. Il caos che ci ha sommerso dal febbraio 2020 in poi ci ha costretto a muoverci in fretta per riparare il possibile.

Ora però possiamo rallentare: gli straordinari passi in avanti che abbiamo percorso insieme alla scienza, oggi, ci permettono fortunatamente di rifiatare, e di alzare la testa per vedere più in là rispetto al presente immediato. E più in là c’è il futuro dei nostri giovani, che nella fretta avevamo dimenticato.

Non ci sono più scuse: è il momento di prendere in mano la situazione e affrontarla con l’entusiasmo delle belle sfide e la delicatezza delle cose importanti. E per farlo possiamo ripartire proprio da qui, dai penultimi, da tutti coloro che fino ad oggi non siamo riusciti ad individuare, né tantomeno ad aiutare. Serve programmazione, una visione a lungo termine, un motivato e forte impegno a trovare idee atte a risanare il futuro della nostra società, del nostro Paese, del mondo intero.

Sarà complicato, ma abbiamo tra le mani lo strumento più importante di tutti: lo sport. Non lasciamocelo sfuggire. Usiamolo per formare, per educare, per salvare vite, perché di questo si tratta. E comunque vada, non avremo sbagliato, né tantomeno perso tempo.

Dentro la propria comunità si plasmano i valori, si creano le alleanze, si accendono le rivalità, si lotta per raggiungere gli obiettivi comuni… Il senso di comunità oggi dobbiamo addirittura porcelo come orizzonte perché il ripiegamento sull’individualismo rischia di offuscarlo.

(tratto da “La vittoria dei penultimi”)

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