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1945 - Grazie al Centro Sportivo Italiano lo sport incontra la scuola
from Stadium n. 7/2023
by Stadium
Il CSI sin dalle proprie origini aveva promosso su tutto il territorio nazionale i Campionati Studenteschi affermando la propria forza progettuale e organizzativa
di Leonio Callioni
Era il 1945, ben 78 anni fa, quando il Centro Sportivo Italiano, primo in Italia, metteva ufficialmente in evidenza l’importanza della pratica sportiva nella scuola. A quel tempo il Ministero, quindi lo Stato, si affidò proprio al CSI per tentare di avviare una riflessione e una pratica concreta di attività sportiva nelle scuole.
I fondamentali dei progetti erano e sono quelli di sempre: lo sport come elemento educativo, aggregante, utile per la tutela della salute delle persone, per crescere insieme con gli altri, nel rispetto di una necessità psicofisica sempre trascurata eppure imprescindibile. Senza lo sport non si può stare bene e, presto o tardi, questa carenza presenta il conto. Proponiamo qui di seguito un breve e incuriosito viaggio nel 1945, grazie a Stadium di quell’anno, per scoprire quanto il CSI, su certi temi, fosse molto avanti. Addirittura di quasi un secolo…
Per quanto sia ormai universalmente riconosciuto che l’attività sportiva non selettiva in età giovanile è la base per una vita sana e serena, sport e scuola non hanno mai sviluppato una forte e duratura politica di promozione reciproca.
Anche in questo caso la storia segnala che fu il Centro Sportivo Italiano, nel 1945, in un’Italia riconquistata alla libertà ma dilaniata dai contrasti spesso cruenti a livello politico e sociale, a proporre una riflessione sul tema dello sport nella scuola.
Sicura traccia di ciò ci viene confermata dalla storia del CSI, nel secondo volume di “Cent’anni di storia nella realtà dello sport italiano”, sotto il titoletto “Il CSI e lo sport nella Scuola”:
«Quando, il 10 febbraio 1945, Stadium riprese le pubblicazioni dopo diciotto anni di silenzio imposti dal fascismo e dalla guerra, sulla prima pagina della rinnovata pubblicazione i due articoli di apertura erano dedicati al problema dello sport scolastico, che evidentemente l’Associazione riteneva fondante per la rinascita della vita sportiva nel Paese».
In realtà, testimonia Stadium di quell’anno, lo sport era rimasto «sostanzialmente estraneo alla scuola, nella quale ci si limitava ad una generica attività di educazione fisica» . È ben vero che «una legge del 1909 aveva stabilito l’obbligatorietà dell’educazione fisica scolastica, disciplinando la costruzione di impianti e prevedendo corsi di formazione per gli insegnanti; ma la legge aveva dedicato solo vaghi cenni alla possibilità di introdurre un’autentica pratica sportiva nelle scuole». Con il fascismo, se possibile, la situazione era addirittura peggiorata perché il regime aveva «usato larghezza di mezzi per diffondere lo sport, sia pure con intenti paramilitari e propagandistici, eppure non aveva saputo superare l’equazione scuola=ginnastica»
Così, per tutto il Ventennio, «nelle scuole medie inferiori e superiori si continuò a fare ginnastica e a insegnare qualche esercizio di atletica». « Fallimentari furono le iniziative dell’Opera Nazionale Balilla e più tardi quella della Gioventù Italiana del Littorio, con i suoi Gruppi Sportivi. E neppure il CONI riuscì a varare una vera politica di sport nella scuola». Dopo lunghe riflessioni e dotti ma sterili dibattiti, toccò ancora al CSI dimostrare di saper gestire progetti di ampio respiro. «Quando, terminata la guerra, fu necessario pensare anche al riassetto dello sport italiano, la questione dello sport scolastico tornò a galla».
Quale sport poteva essere proposto nella scuola? « Non certo – secondo il CSI – quello della ex GIL. L’Ente giovanile fascista aveva gettato lo sport dei giovani e dei giovanissimi nelle braccia di un agonismo dissennato, organizzando tornei troppo duri. [...] Per i direttori sportivi della GIL inoltre contava solo la vittoria degli allievi e poco interessava se la vittoria comportava uno sforzo troppo grande per l’età giovanile».
Qui emerge tutta la forza progettuale e organizzativa del Centro Sportivo Italiano, che evidentemente aveva ottime radici nella società italiana:
«[...] nella primavera del 1945 il CSI organizzò nell’Italia centro-meridionale (il Nord doveva ancora essere liberato) i Campionati per studenti medi, denominati “Trofeo CONI”.
L’Associazione mise a disposizione le sue strutture tecniche e organizzative che resero possibile organizzare anche gare locali di atletica, ciclismo, tennis, calcio, scherma, pallacanestro».
L’iniziativa ebbe successo e fece scalpore. «L’anno successivo l’iniziativa fu promossa su tutto il territorio nazionale e nacquero i Campionati Studenteschi. I Campionati erano indetti dal CSI su mandato del Ministero della Pubblica Istruzione che, presa visione dei programmi, invitava i Provveditori agli Studi a collaborare».
Fu un inizio importante ma, nonostante ciò, sport e scuola continuarono ad essere mondi difficilmente integrabili, tant’è che il tema è “centrale” ancora oggi e, 78 anni dopo, siamo fermi al… dibattito.
Il Centro Sportivo Italiano la sua parte l’ha sempre fatta, dimostrando che, volendo, questi problemi potrebbero essere risolti. Ma forse, oggi più di ieri, manca il coraggio di valorizzare l’esperienza del CSI.