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Pillole di Storia

Gli Assessorati allo Sport? Nati su proposta del CSI

di Leonio Callioni

Quasi certamente nessuno dei milioni di cittadini che sono chiamati ad andare a votare per scegliere i propri amministratori locali, delle città e dei Comuni, piccoli o grandi, sono a conoscenza di un altro importante aspetto “rivoluzionario” della storia del CSI: e cioè che gli Assessorati allo Sport dei Comuni sono nati da una riflessione della nostra Associazione. Sembra incredibile, ma anche in questo caso, come in quello della scuola, il Centro Sportivo Italiano elaborava progetti assolutamente avanzati e visionari per la società del momento. Ne è testimonianza il libro sui “Cent’anni di storia nella realtà dello sport italiano”, con il capitolo intitolato “I rapporti con il mondo politico e gli Enti locali”: «Il Centro Sportivo Italiano ha sempre mirato a tessere rapporti con il mondo politico e gli Enti locali, impegnandosi in modo specifico per una legge quadro dello sport italiano in cui CONI, Enti di Promozione, scuola e Ministeri interessati, trovassero specifiche attribuzioni e competenze». Facile capire come, nel 1960, l’attività sportiva fosse tutta da strutturare, anche perché in realtà il bisogno che avvertiamo oggi, per ragioni sociali, sanitarie e culturali, allora non era così forte. Chi ha già compiuto almeno i 70 anni ricorderà che, salvo poche aree fortunate (dal punto di vista economico), le nostre città, i nostri paesi e in particolare le campagne erano popolati da persone che avevano più il problema di nutrirsi, per evitare malattie da malnutrizione, piuttosto che il problema dell’appropriatezza alimentare per evitare problemi di obesità, diabete e altre malattie “del benessere”. Per non parlare della possibilità di fare un po’ di attività fisica perché, anche in questo caso, il problema era al contrario, come trovare il modo di riposare un po’ dopo giornate di lavoro fisico in genere molto faticose. Va sempre chiarito che stiamo parlando della generalità delle persone, e quindi delle condizioni sociali ed economiche che riguardavano la maggior parte della popolazione, non certo della totalità. Eppure, in quel quadro, il CSI, ancora una volta, apriva un orizzonte nuovo: «… negli anni ’60, il Convegno nazionale “Sport e Comune” ha rappresentato un momento molto importante non solo per la storia del CSI, ma anche per tutto lo sport italiano, che mai si era soffermato a ragionare sul ruolo degli Enti locali nella diffusione della pratica sportiva». Tanto più che la legge del 3 marzo 1934 «non prevedeva per i Comuni alcun obbligo di spesa per lo sport, né l’istituzione del relativo Assessorato. Problemi che il CSI, avendo scelto la strada dello sport per tutti, non poteva non sentire. Oltre cento furono gli Amministratori comunali e provinciali (Sindaci, Assessori e Consiglieri comunali), presenti al Convegno, nel cui documento conclusivo si proponeva la modifica della legge sui Comuni, la riforma della Finanza locale, più fondi per l’Istituto di Credito Sportivo, più attenzione allo sport da parte della scuola, l’obbligatorietà dell’Assessorato allo Sport in ogni Comune». Più chiari di così. Ci vollero in realtà ben sette anni, ma finalmente «il governo decise di destinare risorse e impianti allo sport di base, affidando agli Enti locali solo la realizzazione dell’impiantistica».

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