La Dieta Selvaggia

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[PAOLO GALLI]

La Dieta Selvaggia UN D. N. A. FORGIATO SU UN MODELLO DI VITA CHE CI ACCOMPAGNA DA MILIONI DI ANNI Libro-Manuale


NOTE SULL’AUTORE L’autore è uno degli scienziati italiani più affermati e riconosciuti nel mondo. Laureato in Chimica Industriale e PhD in Chemical Engineering, ha ricevuto le più alte onorificenze scientifiche in Europa, Stati Uniti, Russia, Giappone e Cina. Tra le più prestigiose l’elezione a membro della “Hall of Fame“ Americana, dell’Accademia delle Scienze Russe e dell’Accademia dei Georgofili, la ”Hermann Mark” e la “Otto Bayer” Medals, le più importanti onorificenze scientifiche Austriache e Tedesche (vedi sito www.paologalli.info), in riconoscimento del suo ruolo di leader nel settore della catalisi, chimica macromolecolare, scienza dei materiali e biotecnologie. E’ stato l’autore della rinascita del Centro di Ricerche Montedison di Ferrara, rifondato e lanciato scientificamente rendendolo col nome di Centro Ricerche Giulio Natta, leader nel mondo dei materiali e processi poliolefinici, posizione che a tutt’oggi detiene. E’ stato quindi chiamato a dirigere la ricerca della società americana Himont in Wilmington, (DE) e successivamente della ricerca di tutta la Montecatini, Farmitalia e Carlo Erba, sviluppando in particolare i settori dei materiali biocompatibili, biodegradabili e della farmaceutica, attivando i progetti di ricerca più avanzati nei settori della farmacologia e delle biotecnologie, in collaborazione con importanti società nord americane quali la Monsanto, leader nel settore delle biotecnologie e della genetica. Ha assunto infine la carica di Presidente della Società di Ricerca Montell J.V. tra Montedison e Shell con sede in Amsterdam, dirigendo i settori più avanzati della ricerca sulla catalisi, scienza dei materiali e nuovi processi industriali, ancora una volta recitando un ruolo di incontrastata ladership mondiale nei settori interessati. Ha esercitato un’intensa attività accademica ricoprendo le cariche di Professore Universitario sia in Italia presso le Università di Ferrara e Bologna, sia in USA, presso le Università di Wilmigton (DE) e Berkeley (CA).

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“La nostra più importante medicina è quello che mangiamo“ (Umberto Veronesi).

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INDICE Premessa....................................................................................................................11 Parte Prima.........................................................................................................13 Sezione 1: SALUTE ED ALIMENTAZIONE GENESI : SPECIALIZZAZIONE E DEFINIZIONE BIO-STRUTTURALE DELLA NOSTRA“MACCHINA - ORGANISMO” NELLA SUA EVOLUZINE IN SIMBIOSI CON L’AMBIENTE...............................................15 Sezione 2: STORIA DEGLI ANTEFATTI AMBIENTALI CHE HANNO INNESCATO E PORTATO ALLA GENESI DELLA SPECIE UMANA.......................................................................................21 Sezione 3: IL TRAUMATICO PROCESSO D’EVOLUZIONE DELLA SPECIE UMANA NEL CONTINUO SOFFERTO E SELETTIVO PROCESSO D’ADATTAMENTO ALLE MUTEVOLI SITUAZIONI AMBIENTALI..........................................................................................................25 Sezione 4: L’IMPROCRASTINABILE PRESA DI COSCIENZA DELLA NUOVA REALTA’......................................................................................37 Sezione 5: ”STORIA DELLA GENESI E DELLO SVILUPPO DELLA NOSTRA CIVILTA’ “.....................................................................41 Parte Seconda...........................................................................57 Sezione 6: LE LINEE D’AZIONE PER FRONTEGGIARE LA NUOVA REALTA’................................................................................59 Sezione 7: L’ODIERNO STILE DI VITA ED IL CONSEGUENTE RISCHIO FISIOLOGICO INSITO NELL’ADOZIONE DELLA NUOVA PROFONDAMENTE ALTERATA (INDISCIPLINA) ALIMENTARE.....................................................................................63 Seizone 8: IL RUOLO CHIAVE DELLE FIBRE VEGETALI E RESIDUI CARTLAGINEI D’ORIGINE ANIMALE SULLA STABILITA’ E FUNZIONALITA’ INTESTINALI; LA LORO POSITIVA RICADUTA SULLO STATO DI BENESSERE DELL’INTERO ORGANISMO. RECENTI NOTE INFOR-

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MATIVE DA PARTE DELLA COMUNITA’ BIOMEDICA INTERNAZIONALE.........................69 Seizone 9: LA STRATEGIA DI SOPRAVVIVENZA NEL NOSTRO ATTUALE REGIME D’ECCESSO DI BENESSERE E “ PULIZIA” : LE FONDAMENTALI LINEE GUIDA D’UNA SANA ALIMENTAZIONE...................................................................................................79 Sezione 10: LINEE GUIDA GENERALI DI BASE PER UN REGIME DI VITA.EQUILIBRATO E SALUTRE.......................................85 Appendice.....................................................................................91 Allegati.............................................................................................95 Ingredienti Ricchi di fibre per una dieta Selvaggia..............................................................................................103 Ricette..............................................................................................111

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PRESENTAZIONE

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a nutrigenetica concentra la sua attenzione sul singolo individuo e sulle sue peculiari caratteristiche genetiche. Nello specifico la nutrigenetica si occupa di individuare quelle piccole variazioni genetiche di ognuno che possono tradursi in risposte errate dell’organismo a seguito dell’introduzione di determinati nutrienti. Nonostante l’assetto genetico sia immodificabile, l’epigenetica ci insegna che alcuni fattori come l’assunzione o la mancata assunzione di nutrienti, introdotti quotidianamente con la dieta, possono modificare l’espressione di alcuni geni. Da “Ardi“ all’esplosione dell’onda di progresso e benessere che ha rivoluzionato il nostro modo di vivere il lungo cammino che dalla primissima genesi della specie pre-umana prima ed umana poi oltre 30 milioni d’anni fa, ci ha portato negli ultimi secoli all’attuale realtà socio-economica, sconvolgendo senza che ce ne rendessimo conto, il nostro modo di vivere ed in particolare le nostre abitudini alimentari. In questa pubblicazione il Prof Paolo Galli ripercorre con rigore storico scientifico questo fenomeno, con utilissime indicazione su come e quali alimenti privilegiare nella nostra dieta per attrezzare le persone alle sfide batteriche e degenerative a cui l’organismo è sottoposto nell’era post moderna.

Eugenio Costa Montabone editore

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INTRODUZIONE AL LAVORO

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a domanda che il lettore si potrà giustificatamente porre è: perché un altro libro sull’alimentazione e, per di più, con un titolo così astruso, scritto da un autore, sia pur con un profondo e riconosciuto background accademico-scientifico, ma tuttavia noto ed affermato esclusivamente in campo scientifico-tecnologico ed industriale. Ma proprio in questa sta l’aspetto fondamentale e caratterizzante del lavoro stesso nel suo approccio al complesso tema dell’alimentazione, nuovo, anzi rivoluzionario e completamente diverso rispetto ad ogni altro. Lo scrivente è, nella sua preparazione e nella lunga esperienza maturate sia in campo accademico, sia nella ricerca, nello sviluppo scientifico e tecnologico industriale nei settori della Chimica,Chimica-Fisica, Scienza dei Materiali, Ingegneria, Farmaceutica e Bio-tecnologie, un soggetto assolutamente anomalo,unico ed inaspettato per un saggio sull’alimentazione. Passo quindi ora alla prima persona per meglio descrivere le motivazioni che mi hanno guidato, con una breve sintesi della logica di sviluppo del lavoro; -quella stessa logica che ha caratterizzato tutte le azioni che ho diretto nei diversi settori scientifico – tecnologico- industriali in cui ho avuto modo di operare. Nell’ ideazione, progettazione e realizzazione di una molteplicità di brevetti ed innovazioni tecnico scientifiche , di macchinari ed impianti industriali d’assoluta avanguardia, d’ogni tipo e dimensione, di rilevanza e diffusione mondiale, ho sempre e solo seguito una modalità di sviluppo del progetto su basi rigorosamente razionali. Qualsiasi nuova “macchina od impianto“ ideato e progettato doveva essere concepito e realizzato in maniera perfetta, seguendo un percorso, che con termine prettamente tecnico dobbiamo definire come “ottimizzativo“, dell’intero sistema macchna o impianto in ognuno dei suoi aspetti realizzativi : designe, rigorosa progettazione , scelta dei materiali costruttivi, perfezione costruttiva, funzionalità e sicurezza ma e sopratutto in una simbiosi di determinante importanza, con la scelta della più adatta fonte di energia motrice, perfettamente predefinita, assolutamente unica rigorosamente specifica ed insostituibile: elettrica, eolica, idraulica, meccanica, termica,termochimica, termonucleare; il tutto in un isieme termodinamicamente perfettamente ben predefinito. Dopo una tale premessa tecnologico-ingegneristica dobbiamo aprire un capitolo introduttivo allo studio, che ne chiarisca l’impostazione di base fornendo tre spunti di guida necessari alla sua comprensione, che ne diventeranno la fondamentale premessa di base, anche se, in quanto di natura

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completamente diversa da ogni logica aspettativa, sorprendentemente spaziando nell’area dell’Antropologia. -Nel periodo risalente ad oltre 60 milioni di anni fa (m.a.f.) è cominciata ad apparire e ad affermarsi sulla terra la grande famiglia, prima dei piccoli mammiferi e subito a seguire, dei grandi mammiferi. -Nel periodo risalente a 35-36 m.a.f. fanno la loro comparsa gli antenati dei primati e delle scimmie, da cui deriveranno 25-30 m.a.f. i membri della grande famiglia degli Hominoidea : gorilla, scimpanzè ed i primissimi pre-umani che iniziano in tale periodo il loro distacco definitivo e sempre più marcato dalla famiglia degli scimpanzè, i nostri più vicini cugini tanto da condivdere con noi il 98% del D.N.A. -Si attiva da tale momento quel processo di continua, inarrestabile evoluzione e specializzazione, senza uguali nel creato che porterà alla genesi della specie umana. Nessun’altra specie animale è andata incontro ad un processo di così drastica modifica, mammiferi in particolare che da oltre 50 m.a.f. sono rimasti praticamente immutati. L’uomo entra invece in un processo di continue, profonde mutazioni evolutive d’assoluta unicità nell’intero mondo vivente, accompagnate , anzi più esattamente rese possibili, catalizzate ed indotte da un nuovo tipo di dieta, drasticamente rivoluzionata rispetto al passato, con un impatto determinante sul suo sviluppo fisico ed intellettuale. L’ assunzione di sempre più diversi modelli di vita e d’ abitudini, conseguenti al traumatizzante totalmente nuovo modello di dieta, comporterà delle sempre più profonde modifiche antropologiche , fisiche e comportamentali, come l’assuzione della posizione eretta, la crescita del cervello e lo sviluppo di tutta quella serie di doti intellettuali e dello spirito d’intraprendenza che ci caratterizza, fino a portarci a questa privilegiata situazione di perfetta, “sofisticatissima, macchina –organismo”, senza precedenti nella sua perfezione. La macchina più specializzata ed avanzata “ che sia mai esistita ma nella cui genesi, specializzazione progettuale e sofisticatissimo sviluppo, proprio la selezione e scelta della forma di energia più consona, il “ combustibile- dieta”, è stato non solo determinante, ma, in perfetta linea con quanto descritto con riferimento alla “macchina perfetta”, non più oggetto di qualsivoglia possibile modifica. Ma di questo, purtroppo, (quasi )nessuno se ne rende responsabilmente conto. Ma con questo entriamo appunto nel tema del libro.

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PREMESSA

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l processo di genesi della specie umana, lungo tutto l’arco d’esistenza nel suo sofferto cammino di adattamento ed allineamento con il sistema ambiente-disponibilità alimentari, ha indissolubilmente forgiato tutto il nostro attuale sistema biofisico. Solo la “scoperta”, la comprensione e la responsabile valorizzazione di questo quadro possono costituire la più chiara e concreta realtà da cui prendere le mosse per la comprensione ed ottimale gestione del nostro stato di benessere fisico-sanitario. La presa di coscienza e l’approfondita analisi d’una tale complessa realtà sono la base e l’indispensabile premessa ad un razionale approccio dello studio della nostra disciplina alimentare . Le condizioni di vita ed il modo d’alimentarsi dell’umanità sono infatti stati oggetto di sconvolgenti e rivoluzionari cambiamenti che hanno comportato profonde mutazioni di significativo impatto sul piano genetico, portando nell’arco dei milioni di anni a quella specializzazione ed assestamento del nostro D.N.A. che costituisce oggi la base del nostro essere. Questo lungo capitolo della vita umana è stato solo in tempi recentissimi interrotto e rivoluzionato dalla traumatizzante “technology driven esplosion” economico-industriale dell’ultimo secolo che ha scardinato con la sua onda travolgente il nostro modo di vivere. Il richiamo alla necessità d’una attenta valutazione d’un tale scenario costituisce quidi l’aspetto chiave per un responsabile ed approfondito studio di base, il corretto inquadramento e la gestione del nostro sistema salute. Non possiamo prescindere da una sua accurata valutazione se vogliamo giungere all’individuazione delle azioni base di primaria importanza per l’impostazione del nostro più sano ed equilibrato sistema di vita. Ancor più precisamente quest’aspetto costitisce il target ed il punto focale del presente lavoro la base ed il punto di partenza per l’impostazione d’ogni serio e razionalmente basato studio di disciplina dietetica. Quanto di seguito esposto rappresenta un’innovativa e per molti aspetti spregiudicata, fin brutale analisi del retaggio sul nostro D.N.A. ed intero sistema salute nel lungo cammino di crescita nel incessante sviluppo evolutivo della specie umana il cui percorso di crescita, fin dalla sua genesi milioni di anni fa, è stato infatti caratterizzato da un continuo adattamento ed allineamento ad un sistema ambiente/disponibilità di risorse

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che ne ha sostenuto e segnato l’equilibrato sviluppo. Un modo d’essere e di crescere che si è protratto senza soluzioni di continuità per milioni d’anni e che senza che noi ce ne rendessimo conto, è stato scardinato dall’ esplosione di quell’ onda di rivoluzione, agricola prima, industriale tecnologica e scientifica poi, sempre più accompagnata da eccesso di benessere, che negli ultimissimi secoli lo ha sconvolto. Nella presa di coscienza di come è giunta a maturazione la nostra “personalità biologica“ possiamo oggi impostare un razionale processo di responsabile accettazione e continuazione del nostro processo di crescita pur permanendo nell’attualeo stato di benessere. Proprio la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico che ci hanno portato all’attuale stato di benessere, ci offrono infatti tutti i migliori mezzi per capire, ben inquadrare e gestire in maniera ottimale il nostro quadro fisico-sanitario nella miglior utilizzazione di tutte le più avanzate risorse conoscitive, medico-sanitarie e dietetico- alimentari oggi così ampiamente disponibili La PARTE PRIMA del presente lavoro, costituita dai 5 capitoli 1-5, si propone di fornire l’indispensabile scenario conoscitivo sulle cui basi si sviluppa poi nella PARTE SECONDA, capitoli 6-10, la tematica riguardante gli indirizzi dietetici ed i suggerimenti di disciplina biofisica in generale che ne derivano.

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PARTE PRIMA



Sezione1: SALUTE ED ALIMENTAZIONE GENESI, SPECIALIZZAZIONE E DEFINIZIONE BIO-STRUTTURALE DELLA NOSTRA “MACCHINA - ORGANISMO” NELLA SUA EVOLUZIONE IN SIMBIOSI CON L’AMBIENTE.



Da “ Ardi “ all’esplosione dell’onda di progresso e benessere che ha rivoluzionato il nostro modo di vivere : il lungo cammino che dalla primissima genesi della specie pre-umana prima ed umana poi oltre 30 milioni d’anni fa, ci ha portato negli ultimi secoli all’attuale realtà socio-economica, sconvolgendo senza che ce ne rendessimo conto il nostro modo di vivere ed in particolare le nostre abitudini alimentari.

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“ a nostra più importante medicina è quello che mangiamo“ (Umberto Veronesi). Su questa tematica si è recentemente attivata anche l’Accademia dei Georgofili che ha promosso, in collaborazione con il GOIRC (Gruppo Oncologico Italiano di Ricerca Clinica), un convegno, tenutosi in Firenze presso la nostra Accademia il 12 gennaio 2017, centrato sullo stesso argomento e sulle cui linee guida si riporta in dettaglio più avanti. E’ questo comunque un tema sempre più attuale che riguarda non solo tutti noi ma l’intero futuro dell’umanità e cui dovremmo dedicare ben più attenzione e sensibilità. E’, o meglio dovrebbe essere, ben noto che la nostra dieta deve essere molto varia, bilanciata, completa ed equilibrata. Ciò vuol dire allineata con quelle che sono le esigenze in termini di soddisfazione delle nostre necessità energetiche immediate e dell’altrettanto vitale apporto dei basilari elementi costruttivi fondamentali per la crescita ed il reintegro del nostro organismo nel medio lungo termine.

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Ciò che invece non è purtroppo per nulla noto è che la nostra dieta deve mantenere tutti quei principi nutritivi fondamentali che permangono nel ricordo ancestrale di quanto è stata l’alimentazione base dell’uomo nell’intero corso del suo lunghissimo periodo di genesi, sviluppo e crescita, forgiandone in maniera indissolubile l’organismo ed il suo relativo meccanismo di funzionamento, catalizzando e supportando tutto quell’incredibile e stupefacente processo d’ evoluzione selettiva che ha portato a noi. Un’ alimentazione che ha giocato un ruolo di significativo impatto sulla genesi ed evoluzione del DNA della specie umana, riplasmandone in maniera continua ed irreversibile l’organismo ed il suo meccanismo di funzionamento, catalizzandone e sostenendone l’incredibile e stupefacente processo di sviluppo in quella profonda evoluzione e trasformazione selettiva che ha portato alla fine di un lunghissimo cammino alla nostra “macchina organismo”. Una “macchina-organismo “generata ed indissolubilmente legata a quella che è stata la sua alimentazione base da milioni di anni a questa parte. Ci sono oggi libri e pubblicazioni che recitano : “noi siamo quello che mangiamo”. Non è esatto. Questo lavoro, pur riconoscendo la validità e la grande importanza di questa affermazione,ne pone in risalto l’inesattezza o meglio l’incompletezza e ci richiama alla versione più appropriata in quanto la definizione esatta deve piuttosto essere: “noi siamo quello che i nostri predecessori hanno mangiato durante tutto l’arco d’esistenza della specie pre-umana ed umana, forgiandone il binomio organismo-alimentazione in un processo di sviluppo nel quale l’alimentazione ha avuto un ruolo determinante”. E questo costituisce il fattore decisamente di maggior importanza e su cui richiamare , anzi polarizzare, tutta la nostra attenzione: il punto base, il vero “tip of the iceberg”, di un iceberg costituito dal più profondo costrutto del nostro essere le cui origini risalgono a milioni d’anni fa e che si è andato continuamente riarticolando in tutto il periodo dalle sue prime origini ai giorni nostri. Diventa qui necessario,anzi doveroso,ricordare che la nostra “macchina- organismo” è il meraviglioso frutto di un lunghissimo, implacabilmente auto- selettivo e progressivo cammino di sviluppo che si è attivato e continuamente rigenerato in un processo molto articolato, specializzatosi in un arco di tempo della durata di milioni di anni. Si è così autogenerato un sofisticatissimo meccanismo di precisione , una vera “macchina speciale” adatta sia alla sopravvivenza della specie nel lungo termine e nei più difficili ambienti, sia all’appropriata soddisfazione di tutti i bisogni immediati ed esigenze a breve e medio termine,specializzatasi in uno stato di “corrispondenza biunivoca “della Macchina Organismo col suo Carburante”.

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Vogliamo quindi qui subito richiamare che come e di più che, nei principi della meccanica classica, “ogni motore è progettato per funzionare con un ben determinato carburante.” Tutto il sofisticato meccanismo che ci costituisce è infatti un articolato ma rigido sistema ormai “in place“ da oltre 30 milioni di anni, autospecializzatosi per soddisfare al contempo necessità energetiche ed esigenze costruttive del nostro organismo in un delicato processo assimilativo,equilibrato nel complesso apporto e necessaria metabolizzazione di tutti gli elementi fondamentali che lo compongono. Va posto tuttavia in dovuta evidenza come tali elementi nutritivi base debbano essere sempre associati al fondamentale apporto, seppur quantitativamente minoritario ma diffusissimo ed estremamente differenziato in termini di tipi e qualità, della più gran varietà di oligoelementi vitali, dai più svariati e complessi sistemi di metalli, metalloidi, saliminerali,vitamine e fermenti. Una gran varietà di microelementi che costituiscono però i veri ed indispensabili catalizzatori dell’appropriata assimilazione, trasformazione ed utilizzazione di tutti i principi nutritivi assunti e determinanti nella genesi di quella molteplicità di ormoni e componenti biochimici garanti del mantenimento della protezione intima e della basilare stabilità genetica delle cellule di fronte all’aggressività degli agenti esterni ostili. Su questo così complesso, equilibrato e ben integrato processo si regge il buon funzionamento della nostra “macchina-organismo” in tutte le sue capacità, abilità e selettive esperienze di metabolizzazione, specializzate nell’arco di molti milioni di anni! “Macchina e carburante“ si sono reciprocamente adeguati ed adattati in un ormai ben ottimizzato e selezionato equilibrio nutrizionale / assimilativo / costruttivo, in un processo d’adattamento che si è andato specializzando e cristallizzando nell’arco di tempo di milioni d’anni e che vale per tutte le specie viventi. Qualsiasi scostamento da una tale, ben radicata situazione di equilibrio genera ineluttabilmente gravi scompensi nel funzionamento della Macchina.

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30 Milioni di anni

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Sezione2: STORIA DEGLI ANTEFATTI AMBIENTALI CHE HANNO INNESCATO E PORTATO ALLA GENESI DELLA SPECIE UMANA



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eniamo alla specie umana il cui processo evolutivo e specializzativo non sfugge alle leggi che hanno regolato sviluppo e crescita di tutte le specie viventi ma che però, e va fin d’ora messo nella dovuta evidenza, ha iniziato nelle più recenti fasi del suo sviluppo un progressivo, molto preoccupante, sempre più traumatico distacco dalle sue antichissime standardizzate abitudini alimentari su cui ci siamo formati, plasmati e sulla cui deriva, piaccia o no, viviamo come poi dettagliatamente descritto nella sezione 5. Le primordiali origini della specie umana vengono fatte risalire ad oltre 30 milioni di anni fa con la comparsa della famiglia delle grandi scimmie arboricole antropomorfe ed ancor più precisamente col distacco dalla stessa di quel ramo privilegiato da cui ha avuto origine il nostro predecessore “Ardi”, il capostipite della specie degli “Ominini“ da cui tutte le specie umane hanno preso poi origine, in quella separazione allora avvenuta dalla specie dello scimpanzé, che tuttavia già si avvicina moltissimo alla specie umana tanto da condividere con noi un DNA col 98% dei nostri caratteri. Tutto quest’insieme di famiglie visse comunque a lungo indisturbato nella grande foresta pluviale africana trovando facile nutrimento nella grande disponibilità di frutta, vegetali vari ma anche, e va ben ricordato mentre i più lo ignorano (!), con un sia pur minoritario,ma di fondamentale importanza biologica, apporto proteico d’origine animale da uova, nidiacei, piccoli mammiferi, rettili e molluschi, fino anche ed in particolare, nelle specie più evolute (!)da forme di frequente, se non sistematico ed organizzato cannibalismo. E questo continuò fino all’evento che sconvolse le sorti del nostro pianeta ! 15 milioni di anni fa si verificò infatti per una significativa parte di quel mondo un traumatico evento: la genesi e crescita del profondo movimento tettonico che, generando il grande ed estesissimo “Rift africano”, spaccò in due la grande foresta pluviale.Tutta la parte orientale della foresta, , quella che occupava l’area ove oggi si trovano Etiopia, Somalia, Sudan meridionale, Kenia,Tanzania, non più bagnata dalle correnti umide di origine atlantica, cessò d’essere “foresta pluviale“ per iniziare a desertificarsi , trasformandosi in savana e zone più o meno aride e poco ospitali. La grande foresta pluviale, i suoi grandi alberi, la sua ricchezza d’ogni tipo di facile nutrimento scomparve per sempre.

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Sezione 3: IL TRAUMATICO PROCESSO D’ EVOLUZIONE DELLA SPECIE UMANA NEL CONTINUO SOFFERTO E SELETTIVO PROCESSO D’ADATTAMENTO ALLE MUTEVOLI SITUAZIONI AMBIENTALI


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er le grandi scimmie così isolate e senza scampo divenne necessario scegliere: vivere o morire. O meglio, per gli esemplari più intraprendenti e coraggiosi, scendere dagli alberi della foresta morente, alzarsi in piedi,guardarsi ben bene attorno e mettersi a correre per cercare cibo, qualsiasi tipo di cibo, su aree sempre più vaste e poco generose e scappando al contempo ai grandi predatori. Facendo di necessità virtù, non ci fu miglior alternativa che darsi per disperazione ad una alimentazione esclusivamente basata su quel poco ma di tutto che si poteva trovare a terra, nelle savane, boschi , macchie selvatiche, steppe ,paludi, fiumi e zone costiere in genere: poca frutta selvatica ,verdure in stagione ,germogli , gemme, bacche, semi vari e soprattutto radici, bulbi e tuberi, reperibili lungo tutto il corso dell’anno tra cui alcuni identificabili anche se ricoperti dal terreno grazie al penetrante odore emanato come alcune specie della famiglia delle Liliacee, quali cipolle ed aglio, sulla cui sempre più attuale importanza nella dieta dell’umanità si tornerà più avanti. Ma ancor più importante, sia per assicurare una pur magra e difficile sopravvivenza e di vitale preziosa importanza, sia perché presente durante tutto l’arco dell’anno in quanto non dipendente dall’alternanza delle stagioni, sia per quel fondamentale apporto costruttivo proteico e lipidico determinante per lo sviluppo fisico e cerebrale dell’organismo: la caccia con la ricerca di piccoli mammiferi, uccelli,uova, nidiacei, molluschi, vermi, pesci , insetti e, non ultimo, le carogne d’animali e quant’altro lasciati dai grandi carnivori. Le carogne d’animali in genere abbandonate dai più grandi predatori carnivori, dopo averne divorato in primo luogo le viscere e le parti intestinali più ricche di sostanze vegetali, hanno costituito lungo tutto l’arco dei primi milioni di anni vita dell’uomo la sua principale piu’ continua, facile e sicura fonte alimentare di sostanze proteiche così preziose e fondamentali. Non ancora organizzati per le battute di caccia, come avverra’ invece con micidiale efficacia e devastante impatto in epoche successive, l’uomo seppe. inizialmente, trarre vantaggi dalle sue capacità manuali nell’utilizzare strumenti in pietra per rompere i cranei e le ossa da cui estrarre la materia celebrale e il midollo, che i grandi predatori non riuscivano a mangiare. Ma dovunque c’era sempre e comunque poco di tutto e ciò rendeva necessario muoversi su aree sempre più estese e velocemente per anticipare gli altri predatori, catturare la selvaggina aggredibile, sfuggire a quella aggressiva; la rapidità in tutti i sensi sia nell’avvistare, sia nell’agire, il fondamentale “MUST” di sopravvivenza! Ma d’altra parte cos’altro poteva fare questa creatura ,debole, derelitta, inetta in tutto, caduta impreparata dall’albero senza artigli ne denti adeguati, lenta, fisicamente poco dotata ed inetta in ogni campo? L’assunzione della posizione eretta

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divenne subito ,il secondo fondamentale ”MUST“ vitale che, operando in stretta sinergia col primo, costituì la combinata vincente per l’avvistamento, l’inseguimento e la cattura della selvaggina di medio- piccola taglia e di quant’altro raggiungibile prima degli altri e da più lontano possibile. Ovviamente non essendo dotato d’alcuna valida arma d’offesa bisognava accontentarsi di qualsiasi tipo d’alimento potesse essere prontamente reperibile e catturabile, razzolando sul terreno, salvo invece fuggire precipitosamente di fronte alla minaccia d’uno dei tanti sempre presenti pericoli mortali. Quindi l’unica via di sopravvivenza divenne il rendersi subito conto che, una volta “scesi dal pero“ bisognava muoversi in fretta, drizzarsi in piedi per guardarsi attorno e correre per cacciare o scappare a seconda dei casi. Ma, soprattutto ed ancor più, al fine di soddisfare le fondamentali esigenze alimentari e garantire la mera sopravvivenza una volta razzolato tutto quanto localmente reperibile, si rendeva necessario allargare la ricerca spaziando su aree sempre più vaste per cercare di ovviare alle sistematicamente fatiscenti e miserande disponibilità territoriali da sempre oggetto di rapido spesso, irreversibile, esaurimento. La ricerca prioritaria e più spasmodica è stata comunque fin dai primissimi passi della specie umana, quella degli agognati alimenti di origine animale: selvaggina,pesci ,molluschi,piccoli rettili, uova e simili; quell’alimentazione ricca di proteine e grassi che ha permesso il nostro progressivo affrancamento dalle iniziali difficoltà d’inserimento nei nuovi ambienti, consentendo il graduale sviluppo fisico ed intellettuale dell’umanità. Un tipo di alimentazione che per quanto difficile e contesa, costituì fin dalle nostre origini, sempre e per sempre, il tipo d’alimentazione più attraente e bramata da qualsiasi specie di “homo “. Ma purtroppo anche una risorsa che in ogni ambiente oggetto di caccia sistematica sempre si rarefa rapidamente molto spesso fino alla sua completa estinzione in tutto il territorio battuto. A tal fine l’umanità ha dovuto fin dalle sue primissime origini muoversi senza ne pace ne soste, spostandosi continuamente in un incessante esodo verso sempre nuove aree, sempre più vaste e lontane,da una regione all’altra, da un continente all’altro e spesso anche con vistosi fenomeni di ritorno verso zone e direzioni già battute. Le distanze coperte in questa estenuante espansione in una continua ossessiva peregrinazione verso sempre nuove aree sperabilmente più promettenti e sicure sono impressionanti. Merita qui richiamare alcuni passi tratti dal testo:”HOMO SAPIENS - Il cammino dell’Umanità“, di Telmo Pievani-Istituto Geografico De Agostini: “ L’inarrestabile ed incessante spinta della fame : l’esaurimento delle risorse alimentari del territorio ed il continuo esodo verso nuove aree incontaminate e ricche di risorse ,da continente a continente su tutto il globo terrestre. La “driving force “dei grandi spostamenti geografici umani è sempre stata la ricerca, l’inseguimento e la caccia, fino spesso a provocarne l’ estinzione, di tutti i tipi

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di selvaggina, da ogni tipo di mammifero, roditore, rettile, uccello, fino ai giganteschi mastodonti e mammut,senza risparmiare neppure i grandi carnivori quali il possente orso delle caverne e la tigre coi denti a sciabola. Partendo dai casi più recenti e più documentati perché più vicini a noi, solo nell’arcipelago Australe l’arrivo del’Homo Sapiens ha comportato la totale sparizione della cosiddetta “megafauna australiana” composta da grandi marsupiali, diprotodonti, canguri giganti, leoni marsupiali, grandi capibara, vombati, tapiri e da enormi uccelli corridori che, con le loro uova, furono le prime e più ghiotte vittime. Lo stesso avvenne nel Nordamerica dove viveva indisturbata una grande varietà di mammiferi carnivori ed erbivori, dai vigorosi mastodonti americani, lo smilodonte, il milodonte, l’homotherium, il giptodone, l’armadillo gigante, i bradipi e tapiri giganti, i leoni, i grandi orsi dal muso corto, i castori giganti, le maestose e terribili tigri dal denti a sciabola che superavano i 400 kg e che attaccavano prede di ogni dimensione ma la cui pericolosità non è bastata per sottrarle al’estinzione causata dall’arrivo dei primi cacciatori umani provenienti dalle aree siberiane attraverso il grande ponte gelato dello stretto di Bering. Questi sono comunque solo alcuni dei più importanti componenti della fauna scomparsa assieme a molti altri ancora; tra questi merita ricordare il cavallo,sterminato e reintrodotto poi dagli spagnoli millenni più tardi. Dall’arrivo dei primi cacciatori “Clovis” 12.000 anni fa alla fine dell’ultima glaciazione 57 specie di mammiferi di grandi dimensioni si estinsero in pochi millenni. Ancor più numerose le specie di grandi uccelli corridori come i “dinorniti”, tra cui il moa gigante della Nuova Zelanda alto più di tre metri e pesante più di 300 kg, le anatre giganti delle Haway che pesavano fino a 200 kg, assieme a molteplici altre specie cugine, di oche ed anatre nel resto del mondo, tipo il Genyoarnis newtoni, e per finire, con quello che è diventato un’icona dell’estinzione di animali causata dall’uomo: il Dodo, columbide gigante i cui ultimi esemplari sono stati portati all’estinzione nell’isola Mauritius nell’oceano indiano. Lo sterminio fino all’estinzione di intere famiglie di grandi mammiferi, grossi rettili ed uccelli fu ancor maggiore in Sudamerica con la scomparsa di diverse centinaia di specie. Ancor più impressionante il numero di specie cacciate fino all’estinzione in Europa ed Asia anche se il numero è più difficile da quantificare dati i tempi molto più lontani, ma che vien comunque considerato dell’ordine delle diverse centinaia di specie e delle quali sono state disseppellite montagne di scheletri, unico resto delle cacce che ne hanno comportato l’estinzione. Tra le più conosciute, anche perché tra le più recenti, l’incessante caccia ai mammut dal Nord Europa, Asia centro settentrionale, Siberia, Mongolia, Manciuria e Corea, inseguendo senza tregua le grandi mandrie attraverso il ponte gelato dello stretto di Bering fino alla discesa nel Nord America. La caccia al mammut era una pratica molto pericolosa, come certo lo furono tutte le precedenti cacce ai grandi mam-

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miferi, non ultimi i possenti carnivori, tant’era la spinta della fame , ma se aveva successo risolveva i problemi alimentari di intere comunità per diverso tempo. Questa in sintesi la spinta principale alle incessanti migrazioni del gene umano con spostamenti entro ciascun continente e da un continente all’altro. Una valutazione molto riduttiva effettuata calcolando esclusivamente i percorsi diretti verso obiettivi ed aree specifiche nell’ambito di ciascun continente porta a quantificare degli spostamenti d’almeno: 75.000 Km all’interno del Continente Africano, 180.000 Km in Asia Minore, Vicino Oriente, Asia, Penisola Indonesiana ed Australia, 80.000 Km in tutta l’Europa ad ovest della catena degli Urali, 95.000 nella direttrice dallo stretto di Bering, al Nord, Centro America ed isole Caraibiche, 65.000 nel Sud America fino alla Patagonia. Il tutto assomma ad un totale di 495.000Km. Ma è un valore estremamente riduttivo in quanto tiene conto solo degli spostamenti in linea diretta e solo verso i singoli specifici insediamenti. Se dovessimo considerare tutte le distanze coperte nel continuo errabondare entro le singole aree od in spostamenti collaterali da un’area all’altra per la ricerca del cibo, l’inseguimento della selvaggina o la fuga dalle minacce, il totale salirebbe di diversi ordini di grandezza a livello quindi dei milioni di chilometri. Questo continuo, estenuante movimento migratorio imposto dalla necessità di sopravvivenza, ha sempre comportato il devastante impoverimento dell’ambiente naturale e come visto, prima d’ogni altra cosa, della più ambita e ricercata fonte d’alimentazione: la selvaggina d’ogni tipo e dimensione come ben noto il nutrimento d’eccellenza,preferito ma sempre molto conteso ed in rapido esaurimento. La spinta vitale alla sopravvivenza ha dovuto quindi, inevitabilmente e fin dall’inizio indirizzarsi verso altre alternative costituite dai più ampiamente disponibili e diversificati alimenti di origine vegetale che, per quanto meno nobili ed attraenti, furono anch’essi da sempre e non di meno ferocemente contesi. Anche gli alimenti d’origine vegetale vanno infatti incontro ad esaurimento e sono per di più soggetti a negativi cicli naturali e conseguenti carestie. Di qui la spasmodica ricerca, ancora in accesa competizione, di quella endemicamente altrettanto scarsa anche se poco appetibile oltre che ipocalorica alimentazione, costituita da vegetali poveri ed effimeri, ogni volta che la molto più bramata e nutriente cacciagione e pesca ,su cui da sempre sussisteva uno stato di ancor più accesa e cruenta competizione con altre tribù o razze e che comunque e da sempre giungeva a rapido esaurimento. Un acceso antagonismo che riguardava quindi la ricerca di tutti i tipi d’alimenti di qualsiasi origine e natura in tutti i territori frequentati in un continuo confronto caratterizzato da feroci lotte tribali che hanno finito per portare al sistematico sterminio di tutte le altre specie umane concorrenti con la sopravvivenza finale della sola specie dell’”HOMO SAPIENS” ed alla sua superiorità rispetto agli altri esseri viventi.

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Ma tanto , caccia per caccia , eravamo e da sempre, tutti cannibali! Quest’impressionante documentazione di supporto presentata nel documento di Telmo Pievani di cui si riportano di seguito in sintesi alcuni passi ci forniscono un quadro chiaro del profondo perché all’incessante esodo migratorio dell’umanità: “La spinta alla sistematica ricerca di zone sempre nuove e che offrissero una maggior disponibilità di alimenti d’ogni genere, prima di tutto la selvaggina, sempre e comunque necessariamente seguita da quelle classi di alimenti meno nobili e nutrienti, ma che costituivano quel rifugio alimentare, cui abbiamo già accennato in precedenza, più diffusamente e stabilmente reperibile durante periodi più lunghi, come erbe, germogli, gemme, bacche, radici, tuberi, frutta secca e fresca in stagione e molti altri ancora, nonché, ove e se appena disponibili, molluschi, anfibi vari, piccoli rettili,larve ed insetti .E quando andava bene bisognava accontentarsi! E su questa scelta obbligata di alimenti poverissimi e poco stimolanti ha dovuto comunque ripiegare sistematicamente l’umanità intera in quella sofferta ricerca per garantire la sopravvivenza che ha caratterizzato i periodi più lunghi della sua esistenza, segnati dalla forzata astinenza dalla tanto bramata quanto rapidamente evanescente selvaggina. Anticipiamo qui due concetti, meglio ripresi in seguito, di fondamentale importanza nell’ impostazione di tutte le nostre abitudini alimentari: -Non possiamo dimenticare che dobbiamo la nostra sopravvivenza proprio a questa dieta poverissima, ma al contempo necessariamente estremamente varia e piena di detriti e scorie d’ogni tipo,basata sul razzolare tutto quanto fosse reperibile, purché almeno in parte assimilabile. Una dieta veramente molto, molto vicina a quella del cinghiale, facocero e simili. -Una seconda importantissima considerazione da non sottovalutare è che tutto doveva essere forzatamente mangiato sporco, o meglio non c’era alcuna alternativa al dover mangiare qualsiasi alimento con tutto il terriccio, la sabbia, l’humus, gli inerti e la gran quantità di scorie, minerali, vegetali ed animali, i più svariati fermenti che sistematicamente ed ineluttabilmente l’accompagnavano. Ma questo comportava il loro tanto inconscio quanto fondamentale apporto in termini di ogni tipo di minerali e fermenti naturali, non sussistendo alcun mezzo o possibilità di pulire, selezionare o lavare gli alimenti comunque raccolti, come peraltro da sempre fa qualsiasi animale selvatico . Tutte scorie, che appaiono a noi moderni scostanti se non repellenti e disgustose, garantiscono invece come si vedrà in maggior dettaglio più avanti, un significativo apporto di quella vastissima gamma di preziosi elementi, sia di natura inorganica, sia

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organica, quali composti minerali vari, sali dei metalli e metalloidi più disparati, oligoelementi, fermenti, enzimi, vitamine e batteri, e tanti , tanti tipi d’inerti d’ogni natura e tipo, tutti necessari e di vitale importanza per la garanzia della stabilità biologica delle cellule. Non si è certo trattato d’un adattamento facile ed indolore! E’ dimostrato che ci fu una spaventosa selezione naturale durata tempi lunghissimi che solo pochissimi individui, i più capaci, forti e predisposti riuscirono a superare adattandosi al cambiamento. Iniziò comunque proprio così quella implacabile e spietata selezione naturale che in tanti milioni di anni gradualmente portò a noi. Selezione favorita sia dalle doti d’acume geneticamente presenti atte a garantire la sopravvivenza giorno per giorno, sia dalla progressiva sensibile crescita della struttura cerebrale resa possibile dalla sia pur povera dieta,ma con una significativa presenza di proteine e grassi di origine animale: piccoli mammiferi-uccelli-uova-molluschi-pesci-insetti-carcasse animali. Una selezione che si è innescata su tali basi e che ha giocato il ruolo chiave nella nostra evoluzione permettendoci di diventare quella specie assolutamente unica che siamo oggi nel creato. Tre sono stati gli aspetti che, agendo in strettissima simbiosi nel fondamentale processo di mutazione genetica e di specializzazione della specie, hanno reso possibile la nostra incredibile differenziazione da ogni altro organismo vivente . Tre aspetti attinenti e direttamente conseguenti al medesimo tipo di processo perché biunivocamente indotti da quello stesso cambiamento selettivo che abbiamo attivato, ma, al contempo anche gli stessi che hanno permesso alla nostra specie di differenziarsi drammaticamente e traumaticamente da ogni altro essere vivente superando tutte le maggiori difficoltà di percorso in un processo che potremmo scientificamente definire “AUTOCATALITICO” : 1-lo sviluppo del cervello e delle nostre capacità cerebrali ed unicità intellettuali, dovuto da un lato al tipo di dieta forzatamente molto più varia, ricca di proteine e grassi animali rispetto di quella delle scimmie, dall’altro all’implacabile selezione naturale che, in un così drammatico contesto ambientale ed evolutivo che si è trascinato per milioni di anni, ha consentito la sopravvivenza selettiva dei soli pochissimi, più predisposti individui: “i più pronti,presenti e svegli...!(non cambia mai niente nella vita). 2-Lo sviluppo dei glutei ,che garantiscono la posizione eretta e ci consente di correre e camminare speditamente su lunghissime distanze, muscoli unici per diversi aspetti nell’intero mondo animale. I glutei hanno consentito la stabilità nella posizione eretta, una sempre maggior velocità di movimento quella incredibile capacità di lunghi spostamenti che, come abbiamo visto, ci ha con-

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sentito di coprire distanze enormi occupando ogni più recondito angolo della terra. Ma ancor più l’assunzione della posizione eretta,la capacità di correrere coprendo lunghissime distanze a forte andatura,grazie all’efficientissimo sistema di smaltimento del calore,ha consentito all’uomo in generale ed alla specie Ergaster in particolare ,operando spesso in gruppi numerosi, d’inseguire la selvaggina fino allo sfinimento ed a provocarne il collasso per completo esaurmento fisico. Le prede così indebolite venivano quindi facilmente sopraffatte ed abbattute. Questo sistema di caccia ,sempre più sistematico ed organizzato nel tempo, si è focalizzato su prede sempre più grosse e spesso anche feroci come il gigantesco orso delle caverne e la tigre dai denti a sciabola, facendo emergere quest’altro aspetto di unicità della specie umana, che trasformandosi da essere imbelle ed indifeso “caduto dall’ albero”, l’ha trasformata in “una VERA MACCHINA DA GUERRA” rendendole possibile l‘affermazione su tutte le altre specie viventi

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Proprio l’assunzione della posizione eretta ha inoltre reso possibile la significativa riduzione nell’esposizione all’eccessiva e pericolosa radiazione solare una volta venuta a mancare la presistente protezione dell’ombra forestale. 3-L’eliminazione della fitta coltre pilifera che ricopriva il corpo dei nostri predecessori ha reso disponibile tutta la nostra vasta superfice epidermica ad un più rapido smaltimento del calore corporeo, garantendo una nuova ed efficiente capacità di scambio termico; fenomeno che, in associazione con la genesi di un rivoluzionario e completamente nuovo sistema di sudorazione, esteso all’intera sistema epidermico, ha reso possibile la realizzazione del più efficiente, efficace e rapido sistema di raffreddamento corporeo conosciuto, caso unico nell’intero sistema animale vivente. Questa nuova ed unica efficentissima macchina di smaltimento del calore è quella che ha reso l’uomo capace di sopravvivere, rendendolo capace di coprire tutti quei lunghissimi tratti di corsa veloce necessari per l’inseguimento delle prede o l’altrettanto rapida fuga dagli aggressori, nonché d’effettuare quei grandi, continui spostamenti in tutta la vasità dei territori africani prima e nel resto del mondo poi, che sono stati il teatro d’azione dei nostri predecessori già dai primi milioni d’anni della loro esistenza. L’assoluta unicità di queste mutazioni indotte è ciò che ha, in estrema sintesi, alla fine permesso al nostro progenitore, povero essere “caduto dall’albero” imbelle, lento ed indifeso di accettare la grande sfida d’una tribolata sopravvivenza in un ambiente sempre estremamente difficile ed ostile con una sola

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opzione: adeguarsi od estinguersi. Abbiamo accettato e siamo incredibilmente, diventati invece gli incontrastati dominatori del mondo. L’indiscusso primo attore di quest’incredibile impresa si identifica con il nostro più evoluto e vicino predecessore, L’HOMO ERGASTER. Inedito, nuovo modello assolutamente rivoluzionario di ominino, il più innovativo rappresentante della specie umana comparso due milioni di anni fa: Figura slanciata, ossa leggere, pienamente bipede, pelle liscia, raffreddamento corporeo molto efficiente, maggior capacità cranica, di grande intraprendenza, efficienti abilità manuali e nuove tecnologie di lavorazione della pietra, alimentazione mista, estremamente varia ma con signiicativa presenza di carni ed alimenti animali d’ogni genere e tanti tuberi e radici, le basi di una alimentazione reperibile in ogni stagione ed in ogni parte del mondo. L’ “ HOMO ERGASTER ha sintetizzato ed ottimizzato in se i tre aspetti sopra descritti specializzandoli drammaticamente e portando a conclusione la nostra differenziazione con ogni altro essere vivente. Questi veri “ominini bipedi di prateria”, dotati di grandi capacità di coprire enormi distannze geografiche, diventeranno i colonizzatori dell’intero mondo, le prime specie umane a spingersi fuori dall’Africa, dando inizio alla planetarizzazione del gener umano, con comparsa in Eurasia, Caucaso, Georgia, intera Europa, Medio Oriente Pakistan, Cina, Giava e Penisola Malese e tutta l’Indonesia , aree geografiche su cui hanno esercitato un dominio incontrastato per oltre un milione di anni, lasciando poi il passo ai nostri ancor più vicini progenitori, l”Homo Heidelber-gensis“ e l’ “Homo Sapiens”: L'impatto della planetarizzazione del genere umano ha comunque e dovunque comportato effetti devastanti se non catastrofici. Significativo il seguente passaggio tratto dall’ultimissimo e vivace libro di Telmo Pievani “Homo Sapiens ed altre catastrofi” “ L’impatto della specie umana sul pianeta ha lasciato ovunque il segno della devastazione fin dai suoi esordi. Dove sono passati esseri umani la comunità ecologica è rimasta stravolta. Nessun ecosistema, nemmeno il più inospitale e resistente, ha retto a lungo la presenza umana senza subire trasformazioni radicali. Emblematico il caso dello sterminio pleistocenico dei grandi mammiferi americani ed australiani . Alla fine del Pleistocene gli abili e veloci cacciatori sapiens scesero rapidamente lungo i corridoi liberi dai ghiacci e in alcuni secoli avanzarono fino al Messico. La loro penetrazione, alimentata dalla disponibilità pressochè infinita di prede e da habitat ospitali, giunse ben presto fino alla punta del continente meridionale.

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L’equilibrio che regola solitamente i rapporti fra cacciatori e prede non venne più rispettato: i sapiens pensarono di avere di fronte un eden naturale indefinitamente prolifico e non diedero limiti alla loro sistematica mattanza; i poveri mastodonti non fecero tempo ad apprestare alcuna strategia difensiva. Fu così che gli uomini di Clovis, 11.500 anni fa, organizzarono il più grande banchetto della storia naturale di Homo Sapiens. Dovunque e comunque in tutto il globo terrestre il passaggio del sapiens si è concretizzato nell’estinzione totale dei grandi mammiferi. Ce li siamo mangiati fino all’ultimo. Possiamo veramente concludere che il nostro povero predecessore, “caduto dall’albero” imbelle ed indifeso , ha saputo evolversi in una micidiale “Macchina da Guerra” con un impatto catastrofico e devastante sul creato. Un'inarrestabile ed implacabile conseguenza di quel sorprendentemente rivoluzionario, autocatalico processo di crescita e sviluppo biofisico evolutivo delle tre fondamentali direttrici di mutazione genetica sopra descritte. Un processo evolutivo che è stato innescato, reso possibile e supportato, assieme ad altri fattori concomitanti e stimolanti, fondamentalmente dalla forzatamente variatissima ma altrettanto ineluttabile unico tipo di dieta possibile, in quanto reperibile in ogni nuovo territorio e stagione;: piccola e grande selvaggina, piccoli animali con il loro fondamentale apporto proteico e lipidico e tanti tuberi e radici, bacche, licheni ed ogni qual volta possibile verdure di qualsiasi tipo, frutto del sistematico “Razzolamento“ del territorio: appunto quella che definiamo come “La dieta del CINGHIALE“

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Sezione 4: L’IMPROCRASTINABILE PRESA DI COSCIENZA DELLA NUOVA REALTA’



E’

tuttavia a tal punto di fondamentale importanza per il nostro presente capire a fondo la natura del nostro passato e chiarire le basi della genesi della specie umana, del come e perché tutto ciò abbia potuto succedere, inquadrando esattamente da dove veniamo, cosa più ci contraddistingue, noi e solo noi, alla luce di quanto è successo o piuttosto “non è successo“ nel nostro passato, nei milioni di anni che lo hanno caratterizzato. E di qui, ancor più fondamentale giungere all’illuminante chiarimento ed alla conseguente decisione di cosa dobbiamo al meglio oggi fare per evitare pericolose degenerazioni. Perché porci questo nuovo problema? Dobbiamo guardare in faccia la nuova realtà odierna e cercare di capirne ed accettarne i risvolti insiti nel fatto traumatizzante che tutto è cambiato ed in tempi estremamente brevi e con l’aggravante che non ce ne siamo accorti, o, peggio, non ne vogliamo tener conto! E questo è il punto chiave : capire, accettare e muoversi nella consapevolezza che nella storia dell’umanità è “appena” successo qualcosa di drammaticamente importante per l’impatto sulla nostra vita ed il nostro futuro, di cui non possiamo più evitare di non prenderne responsabilmente atto! E’sintomatico come proprio quest’aspetto abbia costituito il fulcro di quanto è emerso nel succitato convegno “ALIMENTAZIONE e SALUTE“ organizzato in Firenze a cura dell’Accademia dei Georgofili e le cui linee guida si possono così riassumere: -l’umanità è nata e cresciuta trovando un equilibrio con i diversi ambienti; i rapidi cambiamenti imposti dalla società industriale non hanno permesso di mettere a punto strategie di vita in linea con le nuove condizioni. -L’attuale stile di vita ha cambiato i modelli passati. L’alimentazione che per millenni si era adattata alle modalità della fatica fisica, ai lunghi e continui tragitti a piedi per gli spostamenti e la mobilità necessari alla sopravvivenza, alla difesa dal freddo o dal caldo, oggi deve affrontare condizioni radicalmente mutate. -Fortunatamente nello stesso tempo la ricerca scientifica ha fatto enormi progressi nelle conoscenze dei meccanismi fisiologici che sono gli strumenti chiave per creare nuovi modelli di vita alla cui base sta in primo luogo la corretta ALIMENTAZIONE. Diviene quindi d’importanza propedeutica per poter capire ,accettare e procedere utilmente nel discorso, approfondire quello che è stato il tema base di alcuni precedenti lavori scientifici concernenti la genesi e l’evoluzione del progresso scientifico e tecnologico dell’umanità, preparati in collaborazione col Professor L.G. Maury, docente di Antropologia dell’Istituto di Geologia dell’Università del Delaware, presentati ed accolti con grande interesse dalla comunità scientifica internazionale da ormai oltre 30 anni in diversi Congressi Scientififici Internazionali. La fondamentale premessa allo studio della genesi e sviluppo di tutto il percorso di progresso scientifico dell’u-

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manità non poteva che essere l’attento studio dell’intero percorso storico di genesi e di tutto il lungo cammino di crescita dell’umanità stessa. Ecco di seguito una sintesi, in parole abbastanza semplici e spero abbordabili, tratta da una delle pubblicazioni scientifiche sul tema, presentata e pubblicata nel 1990. Ci limitiamo qui a riportarne in estrema sintesi il tema di base, il sommario, alcuni dei diagrammi ed immagini più significative.

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Sezione 5: ”STORIA DELLA GENESI E DELLO

SVILUPPO DELLA NOSTRA CIVILTA’“



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Sommario

A

partire dalle origini dell’uomo vengono descritti e spiegati i momenti salienti che hanno caratterizzato il suo percorso di crescita. Vien posta in evidenza l’importanza d’una comprensione su basi scientifiche dei rapporti causa-effetto nelle varie tappe che hanno contrassegnato il lungo processo di evoluzione e crescita dell’umanità. Si pongono le prime basi per la ricerca di quella spiegazione “intelligente“ d’ogni fenomeno naturale, chiave di volta nell’impostazione e sviluppo del processo di genesi dello sviluppo scientifico. Dopo milioni d’anni di torpore evolutivo in quelle specie che daranno poi origine ai primissimi Preominidi, alcuni sconvolgimenti geomorfologici della crosta terrestre hanno creato le premesse e fornito il necessario stimolo alla comparsa di una nuova specie intelligente che ha saputo poi evolversi con sempre maggior dinamicità. Si propone come un primo esempio per un approfondimento critico del concetto causa-effetto il caso della scomparsa della foresta pluviale in una vasta area dell’Africa Orientale e si spiega come questo evento abbia costituito la premessa e dato l’opportunità alla transizione dalle Scimmie Antropomorfe a quella che diventerà la Specie Umana. dalla comparsa della rivoluzionaria specie degli “Ominini“, ai successivi preominidi ed ominidi , fino ai nostri giorni con l’Homo Sapiens. (Figure pagina 49-55) Viene sottolineato in particolare il ruolo chiave esercitato ,tanto nel passato quanto e forse ancor più nel presente, dal progresso scientifico per un’equilibrata crescita e sviluppo economico della nostra civiltà. (Figure pagina 56-57) In contrasto con il lungo e lentissimo processo volutivo della specie umana, oggi ormai valutato nell’arco d’oltre 30 milioni d’anni, il progresso scientifico–tecnologico si è innescato all’i mprovviso, ma non senza motivo, con un processo auto-catalitico ed inarrestabile,che sta “esplosivamente” cambiando il nostro modo di vivere! (Figura pagina 58) La chiave fondamentale e la costante nella genesi ed in tutte le successive fasi caratterizzanti lo sviluppo del progresso vanno fatte risalire alla scelta, specializzazione ed all’uso intelligente dei MATERIALI che l’uomo ha saputo effet-

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tuare nelle varie età che hanno contrassegnato la sua crescita. Tale processo ha portato alla creazione nei tempi più recenti di vere nuove famiglie di materiali innovativi che hanno reso possibile la concezione e la realizzazione delle più avanzate e rivoluzionarie invenzioni che oggi caratterizzano il nostro livello di benessere e di vivere civile. Va posto infine in doveroso risalto come l’inscindibile binomio “progresso scientifico- tecnologico” costituisca oggi sempre più drammaticamente la vera, unica combinata vincente per l’ulteriore crescita, il continuo miglioramento del tenore di vita se non addirittura la sopravvivenza della nostra civiltà. Il messaggio finale si può così sintetizzare - Capire il nostro passato - Capire cos’è il presente, come diretta eredità del passato stesso. -Orchestrare responsabilmente il nostro futuro attraverso un intelligente ed equilibrato modello di sviluppo scientifico, finalizzato ad un progresso fondato su innovazione e sostenibilità.

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Alla grande famiglia degli Austrolopitechi fa seguito la comparsa due milioni di anni fa, del primo, rivoluzionario esemplare di uomo nuovo, l’homo Ergaster, che ha dato poi origine, senza ulterioriori significative varazioni biofisiche e individuali, al nostro genere Homo Sapiens.

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“IL RAGAZZO DEL TURKANA” Homo Ergaster di 9 anni il cui scheletro è stato rinvenuto sulle rive del lago Turkana; incredibilmente simile all’uomo moderno, il capostipite di tutti gli umani grandi camminatori.

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PARTE SECONDA



SEZIONE 6: LE LINEE D’AZIONE PER FRONTEGGIARE LA NUOVA REALTA’


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a nostra strategia per identificare e sviluppare la linea d’azione ottimale per una nostra sana sopravvivenza dovrà articolarsi, sulla base del messaggio che le precedenti informazioni ci portano, all’implementazione dei principi ben focalizzati nella pubblicazione precedente: - Capire il nostro passato - Rendersi conto di cos’è il presente - Orchestrare responsabilmente il nostro futuro. Questo sintetico messaggio conclusivo, che ci indica le tre fondamentali direttrici d’azione secondo cui dobbiamo muoverci, deve essere però ben focalizzato, capito e responsabilmente vissuto nella lucida visione ed a accettazione dei due punti salienti di tutto quell’intero contesto che caratterizza oggi la nostra realtà; un contesto da cui non si può prescindere nella responsabilmente doverosa valutazione del nostro attuale stile di vita ed abitudini alimentari in particolare in confronto col passato: -primo, dopo milioni d’anni di pressoché totale inerzia nella nostra presenza terrena e nessun tipo di sviluppo in alcun campo si è verificato un momento di assoluta unicità ,di rottura , traumatico ,”ESPLOSIVO.” Un’ “esplosione “ sulla cui onda stiamo inconsciamente galleggiando ed in parte irresponsabilmente vivendo. -“l’esplosione” è stata determinata dallo sviluppo scientifico-tecnologico che l’uomo ha saputo, solo recentissimamente nella sua storia(!), innescare con gli enormi benefici di cui oggi godiamo; ma ciò comporta anche tante attuali e potenziali ricadute sul nostro equilibrio e stato di benessere fisico che dobbiamo conoscere, capire e di cui dobbiamo responsabilmente renderci conto per poter adeguare il nostro comportamento, prima di tutto sul piano alimentare, in modo da evitarne o contenerne l’impatto negativo: APPUNTO! Con riferimento ai diagrammi del lavoro preso in considerazione si rileva che a partire dalle primissime origini dei nostri precursori arboricoli circa 30 milioni di anni fa,dalla comparsa degli “ominini“ 15 milioni d’anni fa, ovvero dalla comparsa dei primi veri ominidi del tutto simili a noi 3,5 milioni di anni fa, i primi segni di quel progresso che ha contribuito a drammaticamente cambiare tutte le nostre abitudini, prima tra tutte quella che sta alla base della nostra rivoluzione alimentare e cioè l’origine dell’agricoltura, si sono manifestati non prima di 5000 anni fa. Ma 5000 anni fa significa, fatte le debite proporzioni, lo 0,0166 % del tempo di esistenza della specie umana fin dalla primissima origine dei nostri pre-

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cursori, valutata a 30 milioni di anni fa, o, lo 0,142% del tempo di vita valutato dalla comparsa dei primi ominidi. In altre parole se considerassimo il periodo di tempo d’esistenza, della nostra specie sulla terra e che pari ad una giornata di 24 ore, misurandolo a partire dalle sue più lontane origini, questi ultimi 5000 anni sarebbero pari a 0,864 secondi; se consideriamo le 24 ore della giornata d’esistenza dell’umanità a partire dalla comparsa degli ominidi, quest’ ultimi 5000 anni sarebbero pari a 7,4 secondi nella giornata dell’uomo! Periodi di tempo assolutamente insignificanti se valutati nell’ottica dei tempi d’evoluzione di qualsiasi specie vivente, vegetale od animale! Quindi noi siamo ancora come organismo e sua funzionalità quelli che eravamo prima della traumatizzante “esplosione del progresso“ di ...pochefrazioni di secondi fa! Ebbene grazie a questa recentissima esplosione del progresso tutto è cambiato, anzi è stato completamente rivoluzionato, con immensa fortuna per l’intera umanità che finalmente, ma solo poche migliaia di anni fa, è uscita da quella sofferta sopravvivenza che ha caratterizzato i precedenti milioni di anni durante i quali non ha mai potuto superare le poche migliaia di unità, e che pur sopravvivendo miseramente ed in continuo pericolo d’estinzione, ha finalmente cominciato a crescere. L’agricoltura,i fertilizzanti, le macchine agricole e quant’altro è stato reso disponibile dal progresso scientifico - tecnologico - industriale hanno rapidamente portato all’attuale grande, ricca e continua, troppo spesso abusata, disponibilità di cibo.

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Sezione 7: L’ODIERNO STILE DI VITA ED IL CONSEGUENTE RISCHIO FISIOLOGICO INSITO NELL’ADOZIONE DELLA NUOVA PROFONDAMENTE ALTERATA (IN)DISCIPLINA ALIMENTARE



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eniamo da milioni d’anni di fame e stenti d’ogni tipo, fatiche estreme al limite della sopravvivenza, esposizione a tutte le intemperie, costretti ad un’alimentazione precaria, poverissima, basata su quanto si poteva cacciare, raccogliere razzolando ogni sorta di residui animali e vegetali, nel continuo rischio d’estinzione e siamo ora sommersi in un’ondata di benessere, con una ridondanza di cibi ipercalorici e super raffinati. Il tutto poi completato ed aggravato da una generale carenza di moto e di pressoché ogni tipo d’impegno fisico. Ma a questo non eravamo ne abituati ne tantomeno preparati e predisposti. Troppo di tutto e con un apporto calorico eccessivo, esageratamente concentrato; tra i primi zuccheri e farinacei, oggi per di più super raffinati e privati di conseguenza di tutti quei preziosi elementi costruttivi prima presenti nelle originali specie in forma integrale. Grandissimi generatori di energia quindi ma per contro completamente privi di tutti i fondamentali elementi chimici e biochimici base essenziali alla stabilità, integrità ed intima protezione cellulare. Ma il discorso è molto più generale e profondo: purtroppo la maggior parte tali elementi, prima ubiquitari sono oggi quasi assenti nell’odierna alimentazione. Le cellule del nostro organismo sono continuamente sommerse in questo bagno d’energia sovrabbondante e ne vengono disorientate,ubriacate, rese incapaci di reagire appropriatamente agli stimoli ed aggressioni esterne. Possono essere paragonate ai polli d’allevamento,gonfi di cibo ma deboli ed esposti ad ogni tipo di attacco infettivo o degenerativo, al contrario dei loro rudi ruspanti predecessori. Le cellule così ipernutrite hanno perso il loro carattere, le loro capacità di autodifesa, si sono addormentate nel loro eccesso di benessere, indebolite di fronte ai pericoli e sempre più oggetto di pericolose degenerazioni . Prime tra queste malattie come il diabete, un tempo malattia rara o poco conosciuta e che ora costituisce una vera piaga sociale e molte altre malattie basate e causate da degenerazioni cellulari di natura neoplastica. Tra queste,come esempio, il “beri-beri“ grave malattia degenerativa del sistema nervoso, molto comune in India ed Estremo Oriente, dovuta ad alimentazione basata sull’uso di riso brillato e come tale praticamente amido allo stato puro. Ma la ricerca scientifica ha d’altro canto chiarito e dimostrato con implacabile certezza come tale fenomeno di indebolimento e disorientamento cellulare sia dovuto ed acuito proprio dalla scarsità o totale mancanza di molti degli elementi base diffusamente presenti invece in quella forzatamente variegata alimentazione base del passato: vitamine, oligoelementi, sali minerali, elementi essenziali per la vita contenuti, spesso in quantitativi minimi ma essenziali, in tutti i materiali di origine animale, vegetale o minerale ed inoltre normalmente presenti nel ter-

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riccio, humus con i relativi fermenti, sabbia ed altre simili “impurità naturali“. Questa variegata gamma di elementi agisce, anche se presente in proporzioni minime, come il vero intimo e “catalizzatore”-”tutore”di tutti quei fondamentali processi di supporto all’equilibrato sviluppo biochimico cellulare.Va ben sottolineato come ogni tipo di organismo animale e vegetale ne contenga quantità significativamente importanti nella sua struttura globale, purché assunto in forma assolutamente e rigorosamente integrale! Dobbiamo quindi farci una solida ragione del fatto che tutti i nostri principali alimenti base sono esageratamente raffinati e purificati al punto da non contenere più niente dei tanti, svariatissimi principi catalitici nutritivo/formativi alcuni dei quali , ma non tutti, sopra ricordati, fornendoci invece solo quelle grandi quantità di pericolosa energia concentrata con dimostrate ricadute degenerative. La situazione è purtroppo aggravata dal fatto che la maggior parte dei prodotti di origine animale provengono a loro volta da allevamenti anch’essi alimentati con mangimi artificiali raffinati e soffrono quindi delle stesse tare : la mancanza di tutta quella necessaria variegata varietà di componenti essenziali cui eravamo abituati. Non c’è purtroppo più traccia di quanto ci ha accompagnato supportando la nostra evoluzione e che invece era sempre sistematicamente presente, distribuito in quell’enorme varietà di alimenti poveri che costituivano il fondamento della nostra sia pur “sporca ma biologicamente sana dieta di ex razzolatori”. Il risultato di tutto ciò è che il nostro attuale equilibrio cellulare può risultare molto probabilmente alterato e gravemente compromesso,oltre che come visto dall’eccesso di componenti ricchi solo di energia , ancor più dalla carenza di potassio e dei tre S: Se, S, Si, cioè ( selenio, zolfo, silicio ) nonché di P (fosforo) e di elementi vitaminici del gruppo B, C ed E, fermenti di molteplici origini e natura. Tutti elementi invece presenti nella rude, ”sporca”, dieta primitiva tanto inquinata quanto ricca in tutti quegli elementi introdotti nella dieta di “razzolamento“, con la più ampia varietà di alimenti animali, vegetali e minerali nella loro più spinta integrità, tanta cellulosa e tutti i relativi residui d’ogni origine sempre rigorosamente e sistematicamente assunti ed assimilati e senza scarti nella globalità dei loro componenti base. Non possiamo omettere d’enfatizzare in questa spietata analisi la seguente brutale sintesi, tanto basilare quanto di difficile accettazione dalla maggior parte di noi “civili “come“sgradevolmente accettabile”. Si tratta infatti di dare un quadro indicativo ma molto chiaro delle modalità con cui i nostri predecessori si sono da sempre e per milioni e milioni d’anni adattati e ben abituati a nutrirsi: niente piatti, posate e simili, mancanza sistematica d’acqua pulita ed ogni altro sistema di pulizia del cibo, raccattato in genere da terra assieme a parti di animali o vegetali senza curarsi di qualsiasi aspetto di pulizia con tutta la terra, sabbia ed altri detriti che l’accompagnavano. Ciò comportava peraltro l’assunzione

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di rilevanti quantità di minerali, silico-calcarei in prevalenza e bio-elementi d’ogni tipo con tutto il loro prezioso apporto in termini di composti di silicio, calcio, magnesio, potassio,litio, manganese,zolfo, selenio, fosforo, arsenico, ferro, cromo, nonché fermenti d’ogni tipo, muffe d’ogni genere, pollini e quant’altro diffusamente presente in tutto il variegato ambiente circostante. Ma tutto questo complesso di elementi ha da sempre costituito il basilare fattore equilibrante a livello cellulare della dieta, sia dei nostri predecessori fino a pochi millenni fa, sia della pressochè totalità degli animali; un fattore chiave che non possiamo ne sottovalutare ne tantomeno non considerare. Recenti studi sull’equilibrio bio fisico di svariate specie di animali superiori confermano con sempre maggior chiarezza tale principio. Un esempio tra tutti: l’elefante,capace di vivere adattandosi ai climi ed ambienti più diversi, difficili, spesso ostili e che per nutrirsi non ha altra via che racogliere, aspirando sistematicamente con la proboscide assieme agli alimenti, ingentissimi quantità di polveri,sabbie e residui del terreno dei tipi più svariati, con vitale apporto di tutti quegli elementi minerali ed organici di fondamentale importanza biochimica, indispensabili al mantenimento delle sue eccezionali doti di equilibrato metabolismo e capacità di sopravvivenza. Tutta la grande famiglia degli animali superiori onnivori , dall’orso, al cinghiale, il facocero, l’ippopotamo e tanti altri sono comunque soggetti, sia pur con modalità d’assunzione diverse caso per caso, all’inevitabile condizionamento di un’alimentazione “sporca”. Una dieta quindi costituita da un’alimentazione basata ancora una volta sul “razzolamento” di tutto quanto reperibile sul terreno con un significativo contributo del terreno stesso in un apporto di tutti i suoi componenti sia di natura organica sia minerale. Una dieta certamente si tanto “disgustosa”, quanto però assolutamente essenziale a garantire la necessaria, fondamentale stabilità cellulare, necessaria per il mantenimento del suo patrimonio genetico, resistendo a tutti i tipi di attacco da elementi esterni a effetto degenerativo. Una dieta assimilabile a quella dell’onnivoro e tanto fisiologicamente simile a noi, “principe dei razzolatori” che è il cinghiale e, va sottolineato, nella cui specie non sono mai state rilevate degenerazioni di tipo neoplastico (!). Il messaggio che ne deriva e che oggi dovremmo recepire è quindi di non preoccuparci solo di evitare e spesso demonizzare le tante, troppe, spesso imprevedibili ed ancor più spesso del tutto ignote(!) cause responsabili del possibile attacco degenerativo sulle cellule, ma piuttosto ed ancor prima ed ancor più importante, IRROBUSTIRE la cellula nella sua intimità rendendola un organismo forte e capace di resistere autonomamente alla maggior parte degli attacchi esterni. Ecco il motivo primo della necessaria presenza di tutti quegli oligoelementi, componenti vegetali, animali e minerali, vitamine e quant’altro poteva essere contenuto nella variegata dieta dei nostri antenati, od in altri termini in

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quella che definiremo come la “dieta del cinghiale.” Va da se che sarebbe comunque oggi del tutto improponibile anche solo lontanamente pensare di tornare al sistema alimentare dei nostri predecessori; sarebbe giustificatamente considerato disgustoso e repellente. Possiamo però, tenendo in debita considerazione gli aspetti ora descritti,farne tesoro, leggerne il contenuto profondo e, sulle preziose basi del grande patrimonio scientifico-farmaceutico oggi a nostra disposizione, pianificare un programma di opportuna integrazione proprio di tutti quegli elementi chiave di cui la nostra dieta moderna e pulita ci ha privati. Elementi che oggi siamo in grado di ben conoscere ed identificare nel loro specifico ruolo di “tutori“ della stabilità e del buon equilibrio cellulare.


Sezione 8 : IL RUOLO CHIAVE DELLE FIBRE VEGETALI E RESIDUI CARTLAGINEI D’ORIGINE ANIMALE SULLA STABILITA’ E FUNZIONALITA’ INTESTINALI; LA LORO POSITIVA RICADUTA SULLO STATO DI BENESSERE DELL’INTERO ORGANISMO. RECENTI NOTE INFORMATIVE DA PARTE DELLA COMUNITA’ BIOMEDICA INTERNAZIONALE



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na parte seppur ancora molto limitata della comunità scientifica e biomedica internazionale sta cominciando a maturare un sempre più vivo interesse verso lo studio di riscoperta ed approfondimento di una disciplina dietetica che si rifaccia alle piu’ profonde ed antiche abitudini alimentari dell’umanita’. Si riporta di seguito un sintetico summary di alcune interessanti considerazioni e spunti informativi apparsi nelle piu’ recenti pubblicazioni scientifiche, espressione di quanto recentemente pubblicato in merito da parte di questa “nuova scuola di pensiero“, ancor tuttavia limitate allo studio dell’alimentazione nei riguardi della flora batterica intestinale. -Gli studi piu’ recenti sul tema mettono innanzitutto in evidenza come il nostro sistema “MICROBIOTA” intestinale in tutte le sue complessita’ in termini di flora batterica cambia a seconda di cosa mangiamo. L’aspetto di maggior interesse e su cui tutti concordano sta nella fondamentale importanza di una flora intestinale che nella sua ricchezza e varieta’ si avvicini il piu’ possibile a quella che i nostri piu’ lontani predecessori avevano. Una flora batterica profondamente variegate caratterizzata da un‘estrema diversita’ microbiotica che porti alla creazione un “microbiota intestinale” capace di influenzare positivamente la nostra salute, rafforzando innanzitutto il nostro sistema immunitario, la stabilita’ cellulare e la conseguente resistenza alle degenerazioni di tipo neoplastico, la resistenza alle infezioni, la stabilita’ del peso ed infine il binomio carattere/umore. -Antesignano di tale nuova scuola di pensiero è il Professor Tim Spector docente di epidemiologia genetica presso il King’s College di Londra. un ricercatore che ha sperimentato la validita’ delle sue teorie su se stesso e di cui si puo’ dire che “ha ingurgitato tutto per la scienza”. Ha abbandonato il confort e la dieta inglesi per catapultarsi nel cuore della Tanzania e vivere con gli Hazda, un, popolo “cacciatore -racoglitore“ della regione. Il suo obiettivo mangiare come loro e vedere come cambiava il suo “microbiota“ intestinale. Ha cosi vissuto mangiando carne di porcospino, tuberi d’ogni tipo, frutti del baobab e pezzi di favo che, oltre al miele, contenevano le larve delle api. Egli ha quindi verificato con approfondite analisi mappando i batteri della sua flora intestinale con risultati sorprendenti: il raggiungimento di una estrema biodiversita’ con una ricchezza di nuove specie intestinali prima sconosciute con significativi effetti sul proprio stato di salute e benessere. -Spector e’ quindi il piu’ convinto e profondo sostenitore della validita/necessita’ per il nostro benessere della dieta del “cacciatore-raccoglitore” o “scavenger“ con termini anglosassoni.

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Assieme ad altri ricercatori sta studiando sistematicamente gli Hazda, veri campioni di biodiversita’ microbiotica, dimostrando come le loro eccezionali caratteristiche biofisiche siano dovute al fatto di mangiare in modo integrale tutto cio’ che trovano in natura ,ogni specie sia di animali, sia di vegetali . Aspetto su cui tutti concordano : la dieta per eccellenza e’quella ormai ufficialmente definita del “ Cacciatore -Raccoglitore” e nel mangiare “Tutto e di Tutto” quello che si trova in natura : ogni specie di animali e di piante.. La dieta viene sottolineato che tutta l’umanita’ ha da sempre seguito fino all’avvento dell’agricoltura. Jeff Leach, ricercatore che ha fondato lo Human Food Project afferma : “ Questa e’ la strategia per aumentare la diversita’ e la salute del microbiota ;bisogna mangiare si di tutto ma in particolare tante verdure e tanta frutta; ma bisogna mangiare tutta la pianta e non solo le parti tenere e saporite come ad esempio tutto l’asparago e non solo la punta, il gambo dei broccoli e non solo il fiore . Non e’ masochismo ne’ odio allo spreco ma e’ cosi’ che si aumenta la quantita’ di fibre , quella parte dei vegetali per noi indigeribile ma per i batteri invece preziosa fonte di nutrienti perche’ sono in grado di degradarle . Il positivo ruolo della massa cellulosica sull’efficienza e funzionalità intestinale è ben nota da tempo. Ora però è stato scientificamente messo in evidenza come una voluminosa massa cellulosica porti al rigoglioso sviluppo di svariatissime specie batteriche che, metabolizzando la cellulosa sintetizzano dalla stessa particolari prodotti specificamente dotati di proprietà anticancro ed antidiabete. Riscuote di conseguenza generale consenso nel più aggiornato contesto scientifico e biomedico in particolare ,il principio che bisogna far arrivare all’intestino molte fibre che nutrono i nostri preziosi ospiti batterici al contrario di zuccheri e farinacei raffinati. “ Se non si ha una dieta ricca in fibre come purtroppo accade nei paesi occidentali, si sta di fatto affamando il proprio microbiotico , puntualizza Erica Sommemburg della Stanford University e che insieme al marito Justin Sommemburg ha scritto il libro “The Good Gut “. In questo caso cosa succede? I microrganismi cercano un’altra fonte di alimentazione ed attaccano lo strato di muco che ricopre il nostro intestino mettendo pericolosamente in contatto i batteri con le nostre cellule dell’epitelio intestinale .” I Sommemburg teorizzano che questi meccanismi possano portare ad infiammazioni croniche ed a conseguenti pericolose degenerazioni di varia natura mentre i microbi appropriatamente nutriti producono sostanze benefiche,quali per esempio quelle che regolano la secrezione dell’insulina con positive effetti sulla prevenzione e cura del diabete,oltre a promuovere la secrezione dell’ormone della sazieta’ che fa passare il senso della fame.

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-Tra le piu’ utili specie vegetali ricche di fibre preziose per il nutrimento del nostro probiotico Tim Spector nel suo libro “Il Mito della Dieta” indica carciofi, cicoria, rucola, cipolle, aglio, mele e pere. Oltre a tali verdure Tim Spector consiglia altri tipi di alimenti “ Dovremmo mangiare regolarmente cibi fermentati come yoghurt, kefir , crauti ma anche formaggi. Tutti contengono microrganismi che una volta superata la barriera gastrica, impresa non facile ,arrivano al nostro intestine dove danno man forte al nostro microbiota. Raggiungono l’intestino in piccole quantita’ ma abbastanza per avere un effetto positivo contribuendo ad aumentare la nostra biodiversita’. Nel nostro menu entrano infine ma appropriatamente anche il vino rosso ed il cioccolato amaro; contengono polifenoli che forniscono ai batteri energia e permettono la produzione di molecole antiossidanti. Li troviamo anche in frutti di bosco, olio di olive, frutta secca e verdure come cavolfiori e verze, cipolle e, soprattutto, aglio.” -I più recenti studi scientifici sul ruolo di alimenti vegetali della famiglia delle Liliacee o più appropriatamente delle Amarylliaceaee, quali aglio e cipolla, oggi troppo emarginati se non messi al bando in molti “ambienti civili”, ne impongono una doverosa rivalorizzazione, ponendo in sempre più chiara evidenza il ruolo chiave di questo vero e fondamentale catalizzatore nella sintesi di elementi fondamentali per l’equilibrato sviluppo ed il sostegno del nostro “Microbiota Digestivo”. Rivalorizzazione, e se vogliamo riscoperta ,in quanto tali elementi hanno costitituito nei trascorsi millenni oltre che una delle fonti di sostentamento dell’umanità, anche le basi e chiavi della forza e del successo di molte delle grandi civiltà che hanno segnato il nostro passato ad iniziare con l’egizia, che ad esempio ne imponeva l’uso massiccio da parte degli schiavi impegnati nella costruzione delle piramidi ed a seguire le civiltà sumera, ebraica, mongolica, romana, fino a Carlo Magno che ne rese obbligatoria la coltivazione e l’uso in alimentazione. Particolare risalto merita l’importanza che ha avuto l’aglio nella civiltà romana tanto da portare alla lapidaria definizione “Ubi Roma ibi alium”, valida per l’intero mondo romano, principio che si ritiene oggi uno dei fondamenti della forza vitale,particolarmente combattiva, aggressiva e propulsiva della repubblica prima e dell’impero successivamente. La dieta base del legionario romano è sempre stata centrata sull’uso massiccio dell’aglio, unitamente ad un chilo e mezzo di pane integrale e un litro e mezzo di vino rosso, come pure lo era in quella dei gladiatori. E, guarda caso per inciso, in quella dei galli da combattimento! Con l’aglio sempre come stimolante dell’aggressività, forza fisica, imbattibile combattività e come indispensabile antibiotico nutrizionale capace di catalizzare la sintesi nel grosso intestino

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dalle sostanze cellulosiche a preziose indispensabili proteine ed amminoacidi essenziali, base fondamentale per la salute, la forza fisca e la sana sopravvivenza di qualsiasi organismo sogetto ad intensa disciplina fisca, sforzi ed esperienze traumatiche di ogni genere.Proteine e d amminoacidi tanto fondamentali all’integrità e forza fisica di un legionario, quanto altrimenti impossibili da garantire per ragioni logistico strutturali in un esercito sempre in movimento o dislocato in aree prive di capacità di vettovagliamento, come nel caso dell’esercito romano che seppe sempre brillantemente superare tale potenziale rischio insito in un’alimentazione ipoproteica. Di qui la forza irresistibile di un esercito aggressivo e determinato che ebbe sempre la meglio sugli spesso molto più numerosi eserciti nemici sistematicamente piegati da dissenteria, tifo e daltre numerose infezioni. Ma il caso non resta comunque isolato in quanto anche altre ben note invincibili armate come ad esempio le irresistibili armate mongole di Gengis Khan ne facevano uso sistematico, come l’armata RUSSO SIBERIANA che ha fermato per sempre l’implacabile avanzata nazista alle porte di Mosca invertendo le sorti della seconda guerra mondiale, come le armate inglesi e francesi durante la prima guerra mondiale, che, prima della scoperta degli antibiotici ne usavano il succo per prevenire la cancrena e gli altri tipi di infezioni. Uso che è comunque continuato nelle armate russe fino a tempi recentissimi tanto da porttare alla denominazione dell’aglio come “Penicillina russa”. Alla base di tutto ciò sta il fatto di fondamentale importanza che è stato scientificamente provato fin dagli anni 50 del secolo scorso di come l’aglio costituisca un “antibiotico nutrizionale” attivo in particolare contro i batteri del tifo, della dissenteria, del grande ceppo dello Staffilococcus aureus, d’infezioni e parassiti d’ogni tipo, compresi oggi molti ceppi di batteri antibiotico resistenti. Di qui il segreto della forza degli eserciti più forti ed aggressivi del passato. Tornando ora , dopo questo comunque doveroso inserto di carattere storico, alla tematica nutrizionale va posto in tutto il suo rilievo come questo elemento chiave, l’antibiotico nutrizionale, oltre ad esplicare la sua potente carica antibatterica , eserciti una determinante azione di controllo dei fenomeni di fermentazione nel grosso intestino inducendo, o meglio, in termini prettamente chimici, catalizzando, la trasformazione delle fibre cellulosiche fino alla lignina, altrimenti inutilizzabili, in proteine microbiotiche contenenti amminoacidi essenziali, con incorporazione di minerali inorganici fondamentali in molecole organiche ad elevato assorbimento ed utilizzazione biologica, la sintesi di vitamine del gruppo B e di innumerovoli altri composti ad azione antitumorale ed antidiabetica, tutte sostanze non originriamente presenti negli alimenti vegetali d’origine. Tutto questo processo bio chimico specificatamente attivato dall’aglio genera il grande potenziale nutrizionale capace di trasformare una dieta povera

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e prevalentemente vegetariana in una dieta ricca di elementi capaci di sostenere gli sforzi immani ad esempio dei costruttori delle piramidi o degli eserciti più implacabili anche nelle condizioni più avverse. Questa tematica è oggi doverosamente diventata oggetto di studio da parte della comunità scientifica ma sarebbe troppo lungo e complesso inoltrarvisi. Esiste una ricca documentazione bibliografica in merito. Un’interessante sintesi che viene a conferma dei discorsi pregressi ed è opportuno citare è quella pubblicata il 7 Febbraio 2018 a cura dell’Accademia dei Georgofili che vien riportata in allegato. Va sottolineato come l’Accademia dei Georgofili dedichi da tempo sempre maggior interesse a tale tematica nell’approfondimeno scientifico rivolto in partcolare al suo coinvolgimento nell’ambito dell’alimentazione umana . Non entriamo infine nella soluzione proposta da alcuni medici di curare diverse sindromi patologiche intestinali, quali ad esempio l’infezione da Clostridium Difficilis con trapianto di feci di un donatore con un buon equilibrio di fora batterica fecale, che vengono somministrati al paziente con risultati spesso risolutivi. Nulla di nuovo in fondo per i beduini del deserto che da sempre mangiano lo sterco del cammello, purche’ fresco, per combattere varie patologie intestinali. E’ a tal punto più elegante ricordare l’usanza degli antichi Sumeri che, come risulta da una ricca documentazione riportata su tavolette in scrittura cuneiforme,usavano nutrirsi di miele miscelato con il fango dei fiumi. Un’usanza questa, sorprendentemente assimilabile a quella della popolazione alto Himalayana degli Hunza, su cui parleremo diffusamente di seguito. che bevono acqua di origine glaciale mescolata con sabbia silicea. In conclusione, ad interessante conferma della validità dei contenuti di questo capitolo e ad ulteriore loro appropriata integrazione, merita porre in risalto il caso della popolazione Hunza, il popolo più longevo ed in buona salute al mondo. Un caso molto interessante anche perché si tratta di un gruppo razziale come più sotto descritto, molto simile a noi europei con pelle bianca, occhi e capelli chiari. Una popolazione di non più di 10.000 individui che arrivano a vivere in buona salute e piena attività fisica fino a 120-140 anni e tra cui non esistono casi di tumori, malattie degenerative d’alcun genere e rarissimi casi di malttie cardiovascolari. Vivono isolati nelle più impervie ed inaccessibili valli Himalayane del Pakistan del nord ad un altitudine dai 1660 ai 2800 m, con un sistema di vita estremamente difficile e spartano, caratterizzato da una intensissima, continua attività fisica,legata all’estrema asperità del territorio, alla grandi distanze e dislivelli da superare per la ricerca delle scarse risorse alimentari disponibili, per condurre gli sparuti greggi e mandrie di capre e yack nei magri pascoli delle impervie pendenze sub-glaciali. La loro dieta è basata su quanto riescono

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a trovare in natura, prevalentemente tanti vegetali quali tuberi, erbe, verdure a foglia verde, bacche d’ogni gnere e sugli ortaggi che riescono a coltivare nei terrazzi delle loro montagne, quali radicchio, cicoria, cavoli, spinaci, rape, ravanelli, pomodori, patate, legumi di tutti i tipi ,piselli e lenticchie in particolare, poco grano ed orzo assunti in genere sotto forma i germogli verdi ed infine, molto comuni, cipolle ed aglio. Altrettanto importante se non determinante il ruolo della frutta, more, ciliege, pesche, mele, pere, melograni, ma e soprattutto, in particolare tante noci, nocciole ed albicocche. Noci, nocciole, ma ancor più le albicocche che oltre che usate fresche vengono essiccate in grandissima quantità e che costituiscono largamente la più grande ed importante riserva alimentare per il loro sostentamento durante l’intero arco dell’ anno. Si ritiene che le albicocche, in particolare essiccate, assunte come tali o sotto forma di zuppe e gelati, loro fondamentale fonte di sostentamento nelle stagioni fredde e primaverili, costituiscano per il loro elevatissimo contenuto in B carotene,vitamine E e K, ferro, potassio e boro, molti antiossidanti e fibre, una delle principali ragioni chiave del loro eccellente stato di salute. Delle Albicocche (Fig pag 80) di cui mangiano sistematicamente anche i semi, ricchi di Amigdalina, sostanza dotata di comprovate proprietà anti radicali liberi ed anticacancro. A questa dieta vegetale si accompagnano comunque modeste quantità di uova, latte, sia vaccino sia di capra, burro, formaggi e poca carne, mentre come condimenti e sostanze grasse in genere, oltre al burro vengono usati gli oli da spremitura di semi, noci e nocciole. Data comunque l’endemica,sistematica,grande scarsità nella disponibilità di cibo, acuita in particolare nei periodi invernali e primaverili, gli Hunza sono costretti a lunghi periodi di pressoche totale digiuno, interrotto solo dall’assunzione di albicocche secche e noci, base fondamentale per la loro sopravvivenza e come sopra detto, ritenute una delle ragioni del loro incredibile stato di salute Oltre a tali aspetti va doverosamente segnalato che gli Hunza non conoscono ne farina ne zuccheri e nessun tipo di cosmetico, saponi o detersivi. A riconferma della validità dei precedenti assunti va però qui anche debitamente segnalato come, nei tempi più recenti, con l’arrivo dal mondo civile di prodotti raffinati tipo farine, zuccheri, dolciumi in genere si sono iniziate a manifestare gran parte delle malattie degenerative che affliggono il resto dell’umanità. E’ comunque di significativa importanza sottolineare il fatto che, come all’inizio accennato, gli Hunza non siano affatto un gruppo etnico particolare, esotico e diverso da noi bensì del tutto a assimilabile a noi, di razza indoeuropea, bianca e discendenti, secondo alcuni storici, da un contingente di soldati macedoni scesi in India e giunti nell’Hindu-Kush al seguito di Alessandro Magno e colà rimasti isolati per duemila anni in queste pressochè inaccessibili valli alto Himalayane.

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SINTESI DEI PRINCIPI DI VITA E SALUTE DELLA POPOLAZIONE HUNZA 1- Intensa, sistematica, impegnativa attività fisica in un ambiente caratterizzato da aria, acqua e suolo assolutamente puri.. 2- Alimentazione quantitativamente contenuta ma estremamente varia e molto ben equilibrata, con un buon apporto di liquidi come molto the e succhi di frutta varia. 3- Dieta base caratterizzata da decisa preponderanza di alimenti di origine vegetale (oltre il 70%): verdure di ogni tipo, tuberi, radici, frutta fresca e secca tutto l’anno. 4- Modesta ma significativa presenza di alimenti di origine animale, fondamentali per il loro apporto in termini di proteine nobili: uova, latte, burro, yogurt e carni varie. 5- Completa esclusione di zuccheri, alimenti raffinati in genere, compresi tutti i tipi di farine, purche non in forma rigorosamente integrale.

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Sezione 9 : LA STRATEGIA DI SOPRAVVIVENZA NEL NOSTRO ATTUALE REGIME D’ECCESSO DI BENESSERE E “PULIZIA”: LE FONDAMENTALI LINEE GUIDA D’UNA SANA ALIMENTAZIONE.


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ome reagire e, nella completa ed ormai irrinunciabile, rilassante se non felice, accettazione dell’odierno acquisito stato di benessere, intervenire responsabilmente sulla nostra alimentazione adeguandola alle necessità profonde ed ancestrali del nostro organismo, allineandola ai principi base che l’hanno generato e preservato? Non è certo il caso di rassegnarsi passivamente;il progresso ci ha anche aperto la strada verso molteplici opportunità che possiamo razionalmente sfruttare, quali la vasta gamma delle nostre odierne conoscenze nel grande supporto fornitoci dalla ricerca scientifica. In sostanza possiamo quindi operare con razionalità e senza problemi , ovviando alle predette carenze, intervenendo per correggere i comportamenti sbagliati ed aggiungendo tutti quegli elementi base che abbiamo scoperto essere determinanti ma oggi purtroppo poco presenti nella nostra in genere troppo ricca e raffinata alimentazione attuale. In sostanza possiamo utilizzare al meglio la grande disponibilità e ricchezza di alimenti freschi, nutrienti... e appetitosi(!) che abbiamo a disposizione, apportandovi tutte le più necessarie integrazioni “strategiche“ di quei preziosi elementi, spesso micro-elementi, che oggi sempre meglio conosciamo, consentendoci di riequilibrare la nostra dieta, adeguandola a quel modello che si richiama alle basi essenziali della nostra dieta ancestrale. Possiamo oggi veramente trarre il massimo vantaggio dalla colta e cosciente utilizzazione della grande ricchezza, freschezza e varietà di buoni alimenti disponibili, con tutte le opportune, mirate e necessarie integrazioni oggi sempre meglio conosciute e facilmente reperibili. LA BASE FONDAMENTALE DEL NOSTRO PROGRAMMA ALIMENTARE DOVRA’ IN SINTESI ESSERE RAPPRESENTATA DA UNA SOLIDA E LARGA PIATTAFORMA COSTITUITA DA ALIMENTI FRESCHI D’ORIGINE VEGETALE SU CUI IMPOSTARE UNA COLONNA PORTANTE PARTICOLARMENTE RICCA DI QUEGLI INSOSTITUIBILI E FONDAMENTALI COMPONENTI CHIAVE STRUTTURALI COSTRUTTIVI DI ORIGINE ANIMALE, SEMPRE CON LA DETERMINANTE PRESENZA DI TANTE FIBRE VEGETALI E QUEI PREZIOSI RESIDUI FIBRO CARTLAGINEI D’ORIGINE ANIMALE. IL TUTTO CEMENTATO DALLA PRESENZA DAI GRANDI CATALIZZATORI DEL BENESSERE QUALI LE VITAMINE, I MINERALI ED I METALLOIDI FONDAMENTALI, GLI ESSENZIALI OLIGOLEMENTI, ENZIMI E FERMENTI DA ASSUMERE PREVALENTEMENTE SOTTO FORMA D’ OPPORTUNI INTEGRATORI Ecco di seguito una breve e certo non esauriente sintesi,delle principali classi di alimenti che devono essere presenti all’appello e che figurano oggi invece presenti in quantità insufficienti, quando non totalmente assenti e che devo-

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no essere invece fortemente raccomandati sia come alimenti veri e propri, sia come necessari integratori: 1) VEGETALI: verdure/erbe e frutta, non gonfiate e raffinate, preferibilmente nelle varietà caratterizzate da colori di forte intensità, dal verde profondo al rosso ,giallo, arancio viola: (cicoria,spinaci, rucola,broccoli,cavolo nero)legumi, tuberi, radici, tutte le Liliacee (aglio, cipolla, scalogno) in particolare, bacche d’ogni genere, gemme, funghi, alghe, tutti i semi di cereali selvatici e non, purchè non raffinati, tutti i tipi semi d’ogni specie e varietà, da tutta la frutta senza esclusioni e con agrumi in primo piano(!), vinaccioli (acini d’uva), noci, mandorle, nocciole, arachidi ecc, in sostanza tutta la frutta secca. Dobbiamo quindi sopperire con l’introduzione di quegli elementi base per l’equilibrio cellulare che l’odierna voluta alimentazione ben pulita, con l’integrale eliminazione d’ogni tipo di inerti da terriccio sabbia, humus e quant’altro accompagnava i vegetali e tutti gli altri cibi nel nostro più lontano passato, non è più in grado di darci,ma cui possiamo e dobbiamo sopperire con gli opportuni integratori che oggi sempre meglio conosciamo ed abbiamo a disposizione. L’elenco certo non esaustivo delle principali conseguenti carenze nutrizionali indotte cui è quindi necessario far fronte include primariamente: potassio, silicio, zinco, ferro, rame, selenio, zolfo, fosforo, arsenico e le vitamine tipo B, C, E, K. Il potassio in particolare, presente in larga misura in tutti i vegetali, esercita un ruolo chiave sia nella prevenzione di tutte le malattie cardiovascolari, sia nel rafforzamento antidegenerativo cellulare. Va inoltre ricordata, ben considerata e sottolineata la fondamentale importanza di un’adeguata presenza di tutte quelle voluminose masse cellulosiche che costituiscono l’ambiente fondamentale per lo sviluppo della vitale ed essenziale flora batterica intestinale, fulcro dell’equilibrio biochimico ed endocrino dell’intero organismo e della nostra stessa sopravvivenza, nonché preziose fonti della mobilità, dello stimolo alla peristalsi e la pulizia dell’intestino con comprovato effetto anti neoplastico intestinale. Fondamentali in particolare in una dieta fortemente o integralmente vegetariana, la significativa presenza di componenti della famiglia delle Amarylliacee, determinanti per catalizzare l’attività del nostro sistema microbiotico con la sintesi di quei fondamentali principi proteici altrimenti assenti in diete rigorosamnte vegetariane. Marita qui il richiamo a quanto già descritto sulla dieta dei legionari romani e di altrettanto combattivi ed irresistibili eserciti, la cui dieta era integrata con l’apporto di proteine sintetizzate dal nostro sistema microbiotico, nella trasformazione delle fibre cellulosiche in amminoacidi essenziali.Un’importante regola da tenere infine ben presente è che una dieta ricca d’alimenti d’origine vegetale per essere veramente efficace dal punto di vista

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nutrizionale con l’adeguato assorbimento degli elementi essenziali va sempre accompagnata da condimenti di tipo grasso, olio d’oliva in primo piano,in una positiva associazione chimico-fisica che li solubilizza e veicola in tutto il nostro organismo. La maggior parte delle vitamine e dei principi nutrizionali d’origine vegetale più importanti sono selettivamente ed esclusivamente liposolubili ed il loro apporto andrebbe perso se non fossero opportunamente solubilizzati e solo così veicolati e resi assimilabili. In conclusione in ogni caso una dieta molto ricca in cibi di origine vegetale, anzi verso gli stessi fortemente sbilanciata in modo che gli stessi ne costituiscano la parte predominante e curando d’evitare di scartare semi, bucce e fibre, è sempre ed assolutamente raccomandabile. Vale qui la pena di sottolineare come tutti gli animali superiori abbiano, da sempre sistematicamente avuto questo comportamento del tutto ignoto ed inaspettato ai più: una dieta ricca se non prevalente in alimenti vegetali, perfino i grandi e piccoli carnivori. E’ infatti per quest’ultimi tutti ben nota ed innata regola base, scatenarsi non appena abbattuta la preda a divorarne subito e con feroce bramosia, prima di ogni altra parte del corpo, l’apparato intestinale con tutto il suo contenuto vegetale più o meno parzialmente digerito, lasciando poi in genere semmai gran parte della carcassa con tutta la carne residua alla disponibilità di terzi, inclusi i nostri predecessori. 2)CIBI DI ORIGINE ANIMALE: carni rosse e bianche d’ogni specie selvaggina inclusa (anzi raccomandata!); pesci di tutte le specie,crostacei, molluschi d’ogni genere, latte e latticini in genere. Alimenti tutti di fondamentale importanza per l’indispensabile, fondamentale apporto di proteine ed altri principi strutturali e componenti essenziali, sia in termini d’elementi costruttivi tipo minerali, oligoelementi e le diverse importanti vitamine d’origine animale, sia e dei tanto oggi demonizzati, quanto invece necessari grassi animali, insostituibili per il loro contributo nella costruzione e buon mantenimento del tessuto cerebrale e dell’intero sistema nervoso più in generale. Non sarà mai abbastanza ripetuto, sottolineato e ricordato come tutti i cibi d’ origine animale abbiano costituito per il periodo significativamente più lungo e continuo durante tutto l’arco d’esistenza dell’umanità, la sua sorgente d’alimentazione,più comune e diffusa, costituendone, spesso per lunghissimi periodi, l’unica possibilità di sopravvivenza. Un secondo aspetto che è doveroso sottolineare è la necessità, che si acuisce quando il nostro organismo si avvia, in genere superati i 50 anni, verso il periodo dell’anzianità, di fronteggiare il problema dell’invecchiamento in un processo di vera usura meccanica di tutte le parti del nostro organismo oggetto di stress fisico-meccanico, con un sistema osseo e cartlagineo, tendini, giunture, articolazioni nel senso più vasto,soggetti ad un deterioramento sempre più

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pronunciato, generalizzato e sistematico. Si acuisce così la necessità di un’adeguata disponibilità di “materiali costruttivi” per una continua manutenzione dei vari tessuti oggetto di deterioramento: alimenti ricchi in proteine animali d’ogni tipo, collagene e tessuti connettivi di natura cartillaginea, sali minerali e vitamine. Tutti elementi che solo un’alimentazione ricca e variegata in tutta la più vsta gamma di alimenti d’origine animale è in grado di garantire. Un tipo d’alimentazione ,va ribadito , ben radicata nella nostra memoria biologica cui siamo quindi particolarmente ben predisposti ed assuefatti in una struttura di stretta interdipendenza ed irrinunciabile necessità(!).

3-Vitamine, Sali Minerali ed Integratori Alimentari: queste tre seguenti classi di elementi costituiscono la base essenziale per l’integrazione d’un odierna alimentazione equilibrata: VITAMINE: tutte presenti in una ricca alimentazione con tanti vegetali freschi,semi, latticini,uova,interiora,pesce azzurro (A, B, C, D); sempre opportuna l’integrazione di vitamine specifiche con in particolare:C-agrumi, kiwi, frutta fresca; E- semi di agrumi, legumi, germogli, frutta secca. Merita d’essere responsabilmente segnalata la grande sinergia nell’azione d’anti invecchiamento cellulare offerta dalla combinazione vitamina E e Se (Selenio). MINERALI: presenti in una dieta attentamente ricca e variegata come sopra, + possibilmente frutta secca, cacao, bucce di patate (Si, Se), interiora e cartilagini animali, collagene, tendini “nervetti“, pesce tutto e piccoli pesci con lische e teste (Ca, Zn, S, J, P, Fe ); sempre opportuna l’integrazione con minerali specifici: K, Ca, Mg, Si, Se (!), Zn, Cu. INTEGRATORI: Omega 3, lecitina di soia, fitosterine, fitoestrogeni e complessi polifenolici cromatici-stabilizzanti-ravestroli-licopene, da olio d’oliva, concentrato/succo di pomodoro e bacche colorate con bucce e semi, the verde, acido ialuronico, glucosamina,...

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Sezione 10 LINEE GUIDA GENERALI DI BASE PER UN REGIME DI VITA EQUILIBRATO E SALUTARE



N

el trarre le conclusioni per l’impostazione di un sano regime di vita non possiamo non considerare un principio d’importanza altrettanto basillare quanto ,ma assolutamente non secondo, a quello dll’alimentazione. Un principio tanto noto quanto troppo spesso trascurato o considerato secondario; quello del ruolo dell’attività fisica sul benessere corporeo. L’intensa e continua attività fisica,determinante alla sopravvivenza dei nostri antenati è profondamente entrata nel nostro D.N.A. e costituisce un altro dei fattori determinanti che hanno contribuito a forgiarlo. E’ stato scientificamente provato che l’esercizio fisico, purché intenso e sistematico, esercita un ruolo importante sull’organismo con una significativa opera di rafforzamento cellulare a livello globale,sull’attivazione del metabolismo generale e cellulare in particolare, con un impatto diretto preventivo sull’insorgenza di alcune delle più gravi patologie che affliggono l’uomo moderno, quali in primo piano: -Degenerazioni di tipo neoplastico: l’irrobustimento cellulare indotto dall’esercizio costituisce un forte deterrente all’insorgenza di questa malattia. -Diabete: il consumo dell’eccesso calorico introdotto e la rafforzata capacità di metabolizzazione costituiscono due punti cardine nella prevenzione e cura della malattia. -Malattie circolatorie e cardio-vascolari in particolare: l’impatto preventivo e curativo dell’esercizio fisico sono ormai due acquisiti punti fermi, coadiuvati e rafforzati dai più opportuni farmaci specifici caso per caso senza sottovalutare la vecchia, sana aspirina. LINEE GUIDA DI BASE 1-Sistematica, impegnativa attività fisica; 70 % il del nostro stato di benessere deriva dalla pratica d’un intenso e sistematico esercizio fisico. Va tenuto sotto controllo il richio di usura delle articolazioni anche attraverso una dieta ricca in quegli specifici elementi costruttivi ed integratori alimentari. 2-Dieta base attenta, completa ed equilibrata in linea con quanto già descritto. Mangiare bene tutto e di tutto con le relative scorie cellulosiche e quanto più possibile osseo cartilaginee, limitando al massimo invece tutti gli alimenti di pressoché esclusivo contenuto energetico quali zuccheri, dolci e farinacei non in forma integrale.

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3-Adozione d’un sistema alimentare di buon livello, adeguato, equilibrato, moderato e senza eccessi si, ma caratterizzato al contempo da una significativa e quantitativamente apprezzabile assunzione di cibo in modo da assicurare l’indispensabile apporto di tutti quegli elementi costruttivi e protettivi necessari alla manutenzione del nostro organismo,quali proteine, sali minerali e vitamine, di cui è di fondamentale importanza sia garantito il mantenimento ad un livello superiore alla soglia critica . 4-Assumere con sistematicità tutti quegli integratori alimentari, principi vitaminici e minerali che la nostra dieta odierna, basata su alimenti troppo raffinati e purificati ha portato ad escludere od assumere in maniera insufficiente. 5-Cercare di vivere in un clima sereno e distensivo, a contatto con la natura, senza disdegnare alimenti piacevolmente rilassanti quali vino e birra purchè in quantità sempre moderate. Curare la quantità e qualità del sonno anche col ricorso alla Melatonina, prezioso componente ormonale naturale del nostro organismo non limitatamente alla la qualità del riposo ma anche per il suo valido contributo stimolante e riequilibratore a livello di tutto il nostro intero sistema endocrino. In conclusione accanto ad una DIETA COSCIENTE ed EQUILIBRATA è altrettanto ed ancor più necessario TANTO ESERCIZIO FISICO e BREVI STIMOLANTI DIGIUNI. Ancora niente di nuovo; vuol ancora e solo dire: UNIFORMARCI E RESTARE PER QUANTO PIU’ POSSIBILE IN LINEA CON QUELLO CHE E’ STATO, FIN DALLE PRIMISSIME ORIGINI DELLA NOSTRA SPECIE, IL MODELLO DI VITA DEI NOSTRI PREDECESSORI CHE HA IMPRESSO PER SEMPRE IL SUO INDELEBILE SIGILLO SUL NOSTRO D.N.A.

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Accademia dei Georgofili 2017; Convegno “Alimentazione, Stress e Salute “GOIRC-Gruppo Oncologico Italiano di Ricerca Clinica ed Accademia dei Georgofili, Firenze 20 Gennaio 2017, Atti dell’Accademia di Georgofili. Accademia dei Georgofili; 2018, Giovanni Ballarini-Aglio, l’utilità dell-apparentemente inutile, Notiziario di Informazione dell’Accademia dei Georgofili, Firenze, 7 Febbraio 2018. Allman,W.E., 1994 “The Stone Age Present: How Evolution Has Shaped Modern Life.” New York ,Simon and Shuster. Emsley J. 1997, ”Molecules at an Exibition Portraits of intriguing materials in everyday life”, The Science of Everyday Life, Oxford University Press, London , 1998. Gilbert, J. Knight, R., Blackesbee, S. 2017, “DIRT IS GOOD: The Advantage of Germs for your Child’s Developing Immune System”, Amazon, 6 Giugno 2017 Leach J., 2015, “ REWILD”, “ Human Food Project”, “ American Gut “, Terlingua,Texas 2015. Liji T., 2018, ”Fecal Microbiota Transplantation Current Application Effectiveness and Future Perspectives“, NEWS MEDICAL LIFESCIENCE, AZO NETWORK 23 Agosto 2018 Pievani T.2012, “HOMO SAPIENS. Il Cammino dell-Umanità“, Istituto De Agostini Novara, Giugno 2012. Pievani T. 2016, ”HOMO SAPIENS!”, Le Nuove Storie dell-Evoluzione dell-Umanità, Libreria Geografica, Novara 2016. Pievani T. 2018, “Homo sapiens e altre catastrofi“, Milano, Meltemi edit, Collana Lince n 21, 2018 Sommenburg, E D, Sommemburg J.I., 2016, “The GRAN GUT“ , “The GOOD GUT“ , “GUT MICROBIOTA“, “the GUT CONNECTION“, Stanford University, School of Medicine, SCIENZA, 25 Agosto 2017. Spector T., 2015, “Il MITO DELLA DIETA. LA VERA SCIENZA DIETRO A CIO’ CHE MANGIAMO.” Bollati Boringhieri,Torino 2015 Sivan A., Corrales L., Hubert, N. Aquino-Michaels K.Earl, Z., 2015, - Commensal Bifidobacterium promuove l-immunità antitumorale e facilita l-effi cacia anti PD-L1-, University of Chicago, Science, 27 Novembre 2015. Spranger, S., Sivan, A., Corrales, L. Gajevsky, T., 2016, - Fattori tumorali e ospiti che controllano l-attività antitumorale e l-effi cacia del cancro immunoterapia-.University of Chicago ,Adv.Immunol., E publ. 22 Gennaio 2016

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APPENDICE


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E

ccezionale scoperta nella lotta ai tumori: trovato il codice che autodistrugge le cellule. La scoperta della Northwestern University potrebbe essere importante per trovare cure alternative alla chemioterapia. www.tgcom24.mediaset.it La lotta contro il cancro non conosce sosta e i ricercatori analizzano, sperimentano, studiano costantemente il comportamento delle cellule tumorali per trovare una soluzione a questa malattia. Di recente alcuni studiosi della Northwestern University hanno scoperto il codice di autodistruzione delle cellule, scoperta questa che potrebbe sancire la fine della chemioterapia. Questo codice, proprio come succede nell’elaborazione di un software, è racchiuso all’interno di ogni cellula e diventa attivo quando sono colpite dal tumore e si ammalano. Andando avanti nella ricerca, si potrebbe mettere a punto una cura basata sul “suicidio” solo delle cellule tumorali. Passi avanti, quindi, per quanto riguarda il trattamento dei malati affetti da cancro. Come è noto, infatti, la chemioterapia uccide le cellule malate, ma non solo, provocando in questo modo tumori secondari. “Adesso che conosciamo il codice, possiamo far scattare il meccanismo senza dovere più ricorrere alla chemioterapia e senza interferire con il genoma”, questo è il commento di Tomas Spies, coordinatore della ricerca. Secondo la scoperta dei ricercatori della Northwestern University, il codice di autodistruzione si trova in una proteina che ha più di 800mila anni e che ha il compito, appunto, di difendere il corpo dal cancro. Questa proteina va ad agire sulla produzione della molecola di RNA, che lavora a stretto contatto con il DNA, e dei micro RNA. Controllare queste molecole significa controllare le armi anticancro. Conoscendo il codice, infatti, è possibile fermare il processo

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che stimola l’autodistruzione delle cellule e attivare i micro RNA solo sulle cellule malate.In più questa scoperta non avrebbe effetti collaterali che ha, invece, la chemioterapia. Ora il passo successivo, come spiega lo stesso Spies è di: “Non trovare una nuova sostanza artificiale tossica per il tumore, ma seguire il corso della natura, utilizzando un meccanismo che la natura ha sviluppato”. E’ interessante citare in chiusura del lavoro una recente scoperta scientifica che riconferma la validità del principio di basilare importanza che consiste nel facilitare e rendere possibile innanzitutto l’adeguata reazione intima delle nostre cellule contro le malattie degenerative in genere. Noi dobbiamo essenzialmente aiutarle a reagire autonomamente, trovando in se stesse la forza di attivare e rafforzare il loro indebolito processo di naturale autodifesa ed in linea con quanto cita la nota informativa allegata “utilizzando il meccanismo che la natura ha sviluppato“. Ancora una volta facilitare e rendere possibile l’adeguata reazione autoprotettiva delle nostre cellule che devono trovare in se stesse la forza di reagire. Noi dobbiamo solo aiutarle nell’attivare il loro processo difensivo, a volte purtroppo assopito, non intervenendo con metodologie invasive e distruttive che possono disorientare l’equilibrio del sistema autoimmunitario.

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