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NON SOLO TIR
from N.237
di AlessAndro MusuMeci, direttore MArketing citroën itAliA
oggi gli argomenti sulla bocca di tutti sono la guerra in Ucraina e la crisi energetica. Temi importanti e di primaria importanza, ma non dimentichiamo che ci sono anche altre problematiche sempre attuali. In particolare se pensiamo alle fasce di età più giovani e fragili. Sto parlando del fenomeno del bullismo e della sua derivazione informatica, ovvero il cyberbullismo.
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Esistono molte ricerche e analisi che testimoniano la crescita e l’impatto spesso tragico di questo fenomeno. In Citroën, forti nella nostra presenza all’interno delle fasce under 18 grazie al nostro quadriciclo elettrico AMI 100% electric, abbiamo
Si stava meglio quando si stava peggio.
Non c’è solo la crisi…
avviato delle ricerche su questo tema che presenteremo a breve e che mostrano in sintesi che il fenomeno è tutt’altro che sotto controllo. Soprattutto, la recente pandemia, il virus e tutto il tempo trascorso lontano dai banchi di scuola non hanno fatto altro che incrementare ed inasprire questo fenomeno e renderlo ancora più pericoloso e difficile da tracciare o prevenire. Senza anticipare troppo del lavoro che andremo a presentare prossimamente, voglio solo precisare che, oltre alla ricerca e all’analisi, cercheremo di fare qualcosa di pratico e concreto, con delle formazioni in aula e un supporto reale fornito da alcuni professionisti del settore. Questo perché non è sufficiente ribadire la gravità del fenomeno ma bisogna concentrarsi e focalizzarsi sulla necessità di intervenire e bisogna farlo concretamente, lanciando proposte e attività finalizzate alla risoluzione del problema, iniziando dal monitoraggio e dalla prevenzione.
È notizia proprio di stamattina di un tredicenne bullizzato che si è tolto la vita, istigato da diversi messaggi sul telefonino e attraverso i social: apparentemente nessun allarme, nessuna possibilità di anticipare o prevenire questo estremo gesto da parte dei genitori o degli amici, in particolare quando i giovani iniziano a percorrere questo mondo virtuale, sempre più imperscrutabile dall’esterno. Una volta, ovvero quando io avevo quell’età, si andava in piazza o all’oratorio e le relazioni sociali, amichevoli o meno che fossero, erano lì, erano quelle, visibili e tracciabili. Ora, invece, le relazioni che entrano nella sfera sociale dei ragazzi non sono soltanto nel mondo reale, bensì attraverso i social. Banalmente, anche una volta c’erano i bulli, niente di nuovo ed originale, ma a quei tempi, quando si tornava a casa, almeno, si era al sicuro e protetti tra gli affetti familiari. I social sono molto perfidi in questo senso perché l’attività di bullismo e di aggressione psicologica continuano, anzi spesso possono essere ancora più incisive tra le mura domestiche. Poi c’è anche il contesto familiare che è decisamente cambiato negli ultimi decenni, dove i ritmi lavorativi sono aumentati in maniera esponenziale, lasciando meno tempo al dialogo familiare, che era fonte di creazione di valori e occasione di scambio delle esperienze quotidiane.
In conclusione, non voglio certo dire che una volta era meglio, perché i tempi sono fatti per progredire e andare avanti, oltre che per non sembrare troppo anziano: però una cosa è certa, ovvero che, quando i tempi cambiano e nuovi fenomeni si presentano e si affermano, allora bisogna anche cercare delle prevenzioni e delle cure per quei nuovissimi problemi che possono sorgere. L’attivismo che cercheremo di fare rispetto a questo tema, quindi, non è soltanto di denuncia del problema in quanto tale, bensì di intervento pratico e concreto sulla prevenzione e sulla cura di esso.