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IL DORSALE

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EDITORIALE

EDITORIALE

di Gian Paolo Pinton

siamo nella tempesta. Provo, da semplice analista, a valutare alcune situazioni che con la guerra in Ucraina sono diventate incendiarie. Primo fattore di instabilità sociale accompagnata da forti preoccupazioni e paure: rischio di default tipo Grecia. Non credo perché abbiamo 10 volte gli abitanti della Grecia, il PIL della stessa è inferiore a quello della Città di Vicenza e abbiamo in corso il P.N.R.R. che da un lato è un cappio al collo per quanto dobbiamo realizzare in termini di riforme strutturali (ben vengano) e dall’altro è un salvagente per non far affondare davvero il nostro Paese. Ma non basta. La situazione internazionale geo politica ed economica non è per niente tranquilla. Cito pareri autorevoli: per Stephen Roach, economista americano di Yale “la recessione è inevitabile. Per il motivo che non c’è nessuna delle tre grandi aree – USA, Europa, Cina che insieme fanno il 49% del PIL mondiale – in grado di fare da locomotiva. In più nessuna delle tre grandi aree è in grado di attutire il colpo dell’inflazione e dei prezzi dell’energia diventati stellari”. Per contro sentiamo cosa dice

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Default no, recessione sì

Michael Metcalfe, capo della “macro strategy” di State Street Global Markets, con base a Londra. È uno dei pochi economisti non iscritti nel partito di quanti ritengono inevitabile e profonda la disfatta globale: “Probabilmente una recessione mondiale ci sarà ma di scarso impatto e di breve durata”. Metcalfe non parla per intuizioni: economista di Cambridge, analizza ogni giorno centinaia di grafici, statistiche, studi dei più disparati uffici di ricerca del mondo.

In Italia stiamo vivendo il più brutto periodo economico e politico del dopo guerra, senza paragonare la situazione né con gli anni del terrorismo né del Covid. Tutti i paesi europei hanno il problema dell’impennata del tutto impazzita dei prezzi del gas e a seguire dell’energia elettrica. Ma ogni Paese ha affrontato in modo diverso gli aumenti che devono sopportare Famiglie e Imprese. Noi siamo senza energia nucleare pulita, senza rigassificatori per quell’onda ecoambientalista che da anni si oppone a queste tecnologie. Alla fine del 2020 erano 14 (su 27) i paesi che avevano almeno un reattore nucleare. A fine 2020 nella UE erano presenti 122 reattori nucleari e 6 erano in costruzione. Questo la dice lunga di come siamo messi in Italia. È del tutto inutile scagliarsi contro i politici che a suo tempo si sono opposti a queste tecnologie. Non li voglio nominare, né i loro partiti. I problemi attuali li dobbiamo alla loro mancanza di vision e coraggio politico di prendere decisioni impopolari ma lungimiranti. Siamo ridotti così, dunque, per mancanza di fonti alternative e ai politici incompetenti che hanno concluso contratti di fornitura con la Russia per un ammontare di circa il 40% dei nostri fabbisogni totali (dati del 2020). Io nella vita ho fatto il manager e l’imprenditore e mi sono occupato anche di gestione di scorte e di materie prime. Sembra comodo dire adesso che non mi sarei mai legato ad un unico fornitore con un contratto pari al 40% dei consumi del nostro paese, legandoci così con una fonte energetica strategica situata in un paese del quale non è garantita la democrazia. Infatti, la storia degli ultimi 100 anni ha confermato questa tesi storica. È un paese condotto da un tiranno con i suoi oligarchi basato su una gestione antidemocratica incentrata sulla violenza e sulla paura, senza un sistema costituzionale che tuteli il popolo e senza un sistema giudiziario indipendente. Insomma l’esatto contrario dei tre principi di Montesquieu: potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario del tutto separati e indipendenti. Sul piano elettorale mi auguro che tutti gli italiani che la pensano come me non siano andati a votare oppure abbiano votato scrivendo sulla scheda il nome di Draghi. Questo se non saranno state ufficialmente dimezzate le bollette prima del 25 settembre. œ

“America.” di Federico Rampini Ne leggerete delle belle.

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