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Il legame invisibile tra vitalità dello spazio pubblico pedonale e qualità dell’ambiente sonoro urbano
di Nicola Di Croce
A partire dall’estate 2020, le misure sanitarie dettate dalla situazione pandemica hanno favorito in molti paesi europei ed extraeuropei la sperimentazione di strategie urbane volte al rafforzamento degli usi pedonali dello spazio pubblico. La necessità di concentrare molte attività all’esterno, e il tentativo di esplorare modalità alternative per promuovere eventi di intrattenimento e per rilanciare l’economia dei settori più penalizzati (come quello della ristorazione), hanno infatti permesso l’implementazione di progetti capaci di ricon gurare e spesso rafforzare la vitalità di luoghi di ritrovo già esistenti o di aree urbane solitamente non ad uso pedonale. Se da un lato molte sono state le iniziative avviate per consentire alle attività economiche di aumentare la propria supercie di occupazione del suolo pubblico 1 , i progetti di pedonalizzazione temporanea di intere arterie stradali hanno rappresentato un esempio molto istruttivo per comprendere in che modo sia possibile stimolare non solo l’attrattività commerciale ma anche la vitalità e la vivibilità dello spazio pubblico.
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Le aree pedonali e le s de poste dalla pandemia
Nella città di Montreal, in Canada, il Comune ha avviato nell’estate del 2020 (e poi ripreso
1 A titolo di esempio Per il caso italiano, il Comune di Venezia ha dato la possibilità agli esercizi già titolari di concessione, di richiedere una occupazione no al 50% superiore di suolo pubblico. Il documento “Occupazioni suolo temporanee nel periodo di emergenza sanitaria da COVID-19”è disponibile al seguente link: https://www.comune.venezia.it/it/content/attenzione-occupazioni-suolo-temporanee-periodo-emergenza-sanitaria-covid-19 Per approfondire la linea seguita dal Comune di Venezia riguardo alla regolamentazioni e delle concessioni nel periodo post-pandemico, si veda il documento “Rientro delle occupazioni di suolo entro i limiti pre-pandemia”, disponibile al seguente link: https://www.comune.venezia. it/it/content/clone-clone-aggiornamento-occupazionisuolo-deroga-ai-criteri-regolamentari-comunicazione e ampliato nel 2021 e 2022) un articolato programma di pedonalizzazioni temporanee che ha dato la possibilità a un gran numero di attività commerciali oltre che di ristoranti e bar, di riuscire a rimanere sul mercato e allo stesso tempo di trasformare l’atmosfera di quelle che erano trafficate arterie stradali (Di Croce et al. 2022, Bild et al. 2022). Ma la strategia non si è limitata a concedere una più ampia porzione di suolo pubblico ad uso commerciale. Infatti, mettendo a disposizione dei pedoni arredi urbani mobili (come panchine o tavoli, così come di elementi ludici per i più giovani), favorendo la circolazione ciclabile, e puntando su installazioni artistiche temporanee, i progetti di pedonalizzazione a Montreal hanno sensibilmente trasformato gli usi dello spazio pubblico da parte degli abitanti. Come dimostrato dallo studio condotto dalla società Eco Counter 2 , l’iniziativa ha infatti portato a un grande aumento della mobilità pedonale oltre che ciclabile, non solo nei ne settimana ma anche nei giorni infrasettimanali.
How can post-pandemic cities enhance their pedestrian infrastructures? The article re ects on the need to reconsider the urban planning tools that could facilitate such a goal. As a precondition for the implementation of urban design projects aimed at strengthening pedestrianized urban spaces, this text focuses on the key features that contribute to the vitality, attractiveness and liveability of public space. Among these characteristics, central to this article is the thematization of the urban sound environment, considered as the sum total of the human, non-human and mechanical sounds that shape the everyday sensory experience of city users. Exploring the invisible thread that links the vitality of pedestrianized public spaces with the overall qualities of the urban sound environment, the article aims to trigger a wider conversation on the crucial role of planning tools (starting from, but not limited to, those that involve the management of urban sounds) in shaping the post-pandemic urban public space.
Questo esempio è illustrativo della tendenza comune a molte città di tutto il mondo di ripensare la propria viabilità e i propri spazi pedonali durante l’emergenza pandemica 3 .
Il caso di Montreal mostra infatti una traiettoria molto incoraggiante per stimolare la pedonalità, aumentare la vivibilità di intere aree urbane, e ridurre la sempre più problematica dipendenza dai mezzi di trasporto privati motorizzati anche e soprattutto in una prospettiva post-pandemica. Uno degli aspetti più interessanti di simili sperimentazioni riguarda la loro sostenibilità economica, ovvero la valorizzazione del patrimonio infrastrutturale esistente attraverso nuove con gurazioni spaziali capaci di offrire ai cittadini una esperienza inedita e piacevole del tessuto urbano che si trovano ad attraversare quotidianamente. Tuttavia, come illustrato dall’autorevole studio condotto da Daniel Rhoads e dai suoi colleghi (2021), le misure prese dalle città durante la pandemia mettono anche in luce l’inadeguatezza del sistema infrastrutturale pedonale attuale, che necessiterebbe di essere fortemente ricentrato in favore del pedone per garantire effetti promettenti nel medio-lungo termine.
A partire da questi presupposti, quali sono i
2 Per maggiori informazioni: https://www.ecocounter.com/blog/pedestrianization-montreal-qc/
3 Si veda a questo proposito l’articolo: “Cities worldwide took space for cars and gave it to people during the pandemic. Will it stick?”, disponibile al seguente link: https://news.vcu.edu/article/cities_worldwide_ took_space_for_cars_and_gave_it_to_people_during criteri che la città post-pandemica dovrebbe seguire per rinforzare le sue infrastrutture pedonali? Il presente contributo propone una ri essione sulla necessità di ripensare gli strumenti di piani cazione urbana che dovrebbero accompagnare un simile cambiamento. Come presupposto all’implementazione di interventi progettuali per la valorizzazione dello spazio urbano pedonale, l’articolo cerca di inquadrare alcune delle caratteristiche che contribuiscono alla vivibilità, alla vitalit à , e all’attrattivit à dello spazio pubblico.Tra queste caratteristiche, ci si concentra sull’ambiente sonoro, inteso come l’insieme delle sonorità di origine umana, non umana e materiale che accompagnano l’esperienza sensoriale quotidiana dei cittadini. Esplorando il lo invisibile che lega la vitalit à dello spazio pubblico pedonale e la qualit à dell’ambiente sonoro urbano, l’articolo si propone di avviare una ri essione più ampia sul ruolo degli strumenti di piani cazione urbana nella qualità dello spazio pubblico della città post-pandemica.
Vitalità dello spazio pubblico e ambiente sonoro
L’Economist Intelligence Unit (EIU) stila ogni anno una classi ca delle città più vivibili al mondo 4 . Tra i criteri per de nire la vivibilità, l’istituto prende in considerazione cinque categorie: stabilità, assistenza sanitaria, ambiente e cultura, e infrastrutture. Secondo il gruppo di analisi e ricerca, la qualità delle infrastrutture emerge quindi tra i fattori che più di altri condizionano la vivibilità di un ambito urbano: un requisito che contribuisce non solo alla vivibilità ma inevitabilmente anche all’attrattività di un’area, un quartiere o un’intera città. Riprendendo le ricerche svolte da Rom ã o e i suoi collaboratori (2018), l’attrattività di un contesto urbano, può essere de nita come la capacità di un’area di essere apprezzata da residenti, turisti, e altri fruitori dello spazio per le sue molteplici qualità (presenza di spazi commerciali, culturali, di intrattenimento, ecc.). Sottolineando lo stretto legame tra attrattività e vivibilità, lo studio è molto interessante per chiarire come queste due categorie siano strettamente connesse tra loro, e quale sia il loro ruolo nell’accompagnare la s da del-
4 L’EIU è la divisione di analisi e ricerca del gruppo The Economist Group, consociata con la famosa rivista The Economist. Per maggiori informazioni sul Global Livability Index: https://www.eiu.com/n/campaigns/ global-liveability-index-2022/ la città post-pandemica ad equilibrare la sua competitività e la sua abitabilità. Partendo dal legame tra attrattivit à e vivibilit à , e dalla centralità del sistema infrastrutturale nella de nizione di queste due caratteristiche, quali sono gli aspetti sensoriali che contribuiscono a condizionare (in maniera più o meno diretta e consapevole) l’esperienza quotidiana dello spazio pubblico? Come rilevato da Droumeva e dai suoi colleghi (2020:127), l’attenzione al concetto di “vivibilità ha sofferto della mancanza di una sufficiente attenzione verso gli aspetti sensoriali della vita urbana” 5 . Tra questi aspetti sensoriali, l’esperienza quotidiana dell’ambiente sonoro andrebbe considerata con molta più cura nel dibattito contemporaneo (e in particolare nella piani cazione urbana) tra i fattori che contribuiscono alla vivibilità e all’attrattività. Come infatti illustrato da diversi studi che hanno avuto come oggetto l’ambiente sonoro per come percepito dai suoi fruitori – quello che più spesso è de nito “paesaggio sonoro” – il tema della soundscape vibrancy o vitalità del paesaggio sonoro urbano (Aletta e Kang, 2018) sembra essere strettamente connessa alla presenza di attività sociali dove il contributo umano è predominante. In altre parole, a rendere più vivo e più apprezzato un dato ambiente sonoro, e quindi uno spazio pubblico, c’è in primo luogo la presenza di persone: è il chiacchiericcio, il brusio di fondo di una strada a renderla un luogo potenzialmente più attrattivo oltre che più vivibile e percepito come sicuro.
Questo assunto è confermato da un gran numero di studi che hanno sottolineato come tra i fattori che rendono attrattivo uno spazio pubblico c’è un ambiente sonoro ricco e diversi cato in cui le voci e le attivit à (soprattuto umane) si diffondono e riverberano nello spazio andando a caratterizzare quella che potrebbe essere de nita un’atmosfera piacevole, stimolante, e coinvolgente (Waitt, et al., 2020). Ne sono state una prova le fasi più difficili della pandemia (soprattutto durante i lockdown ), quando le città hanno fatto esperienza di un inusuale quanto “straniante” silenzio, ovvero di uno spazio pubblico le cui attività umane erano state in gran parte limitate, messe a tacere appunto (Mitchell et al. 2021; Di Croce, 2022). Rileggendo allora gli esempi prima riportati sulle pedonalizzazioni iniziate a partire dal 2020, si può compren- dere meglio in che misura stimolare le interazioni sociali in un ambiente sonoro meno penalizzato dal traffico e da altri fattori di“disturbo” possa contribuire positivamente alla vivibilità e all’attrattività della città post-pandemica, e concorrere più in generale a uno sviluppo urbano sostenibile (Bild et al. 2022). Pensare alla qualità dell’ambiente sonoro urbano come ad una espressione della vitalità e vivibilità urbana ci porta prima di tutto a mettere in discussione l’assunto comune secondo cui il “silenzio”, ovvero un ambiente sonoro tranquillo e calmo, sia sempre e comunque da preferire al dinamismo, all’effervescenza e alla grande densità e ricchezza sonora che spesso contraddistinguono un’area pedonale. In tal senso, un passo decisivo da compiere è muoversi oltre gli approcci più conservatori che per decenni hanno promosso una riduttiva contrapposizione tra“silenzio” e “rumore” – tra paesaggi sonori preindustriali e post-industriali (Schafer, 1977)
5 “livability has suffered from a lack of sustained engagement with the sensory aspects of urban life…” (Droumeva et al., 2020:127). Trad. it. dell’autore.
– e che hanno portato all’affermazione dei piani di zonizzazione attraverso cui sono attualmente normate le emissioni acustiche in ambito urbano ed extra-urbano. Considerare invece la piani cazione dell’ambiente sonoro come un veicolo che può contribuire alla qualità globale dell’esperienza sensoriale urbana dovrebbe stimolare una progettazione (soprattutto di politiche urbane) capace di incoraggiare la complessità e la ricchezza dell’ambiente sonoro.
Quali strumenti di piani cazione urbana per incentivare la vitalità dello spazio pubblico?
Le aree pedonali, incoraggiando una pluralità di usi dello spazio pubblico e dunque una ricchezza e complessità sonora, sollevano tra le altre la difficile questione che riguarda la gestione di un ambiente sonoro vitale e attrattivo ma proprio per questo potenzialmente “rumoroso”. Attività cruciali per l’intrattenimento, come concerti o eventi culturali così come l’assembramento di gruppi di persone fuori da bar o ristoranti, possono infatti costituire problematiche fonti di disturbo soprattutto per i residenti delle aree pedonali limitrofe a tali attività. A tal proposito, Droumeva e i suoi colleghi (2020: 136) sottolineano come: “tra le categoria e che si legano al tema della vivibilità, quelle che più si rapportano alle questioni riguardanti suoni e rumori sono quella abitativa e quella infrastrutturale, il che indica un tacito collegamento tra preoccupazioni sulla percezione dell’ambiente sonoro e vivibilità infrastrutturale” 6 .
Lo strumento di piani cazione urbana concepito in Italia per regolamentare l’esposizione dei cittadini alle sorgenti sonore è il Piano di Classi cazione Acustica (PCA). Il piano divide la super cie comunale in“classi omogenee” all’interno delle quali vigono gli stessi limiti di pressione acustica consentiti (misurati in decibel dbA). A ciascuna classe corrisponde un diverso livello massimo di pressione acustica ammesso per le ore diurne e notturne; le diverse classi sono quindi funzionali a distinguere zone soggette a particolare tutela (come ospedali, scuole, o parchi, in classe I), via via no alle aree meno soggette a limitazioni (come quelle industriali, in classe VI). Come è facilmente intuibile, un simile metodo di classi cazione non entra nel merito della qualità acustica delle sorgenti sonore, andando semplicemente a valutare quantitativamente la pressione acustica di un determinato contesto. Così facendo, le misurazioni mettono sullo stesso piano, ad esempio, le emissioni acustiche derivanti dall’impianto di ventilazione di un esercizio commerciale con quelle che scaturiscono dal vociare di un gruppo di persone, o dal canto di un musicista di strada. Non entrando nel merito della qualità delle sonorità emesse nello spazio pubblico, il PCA esclude dunque a priori una ri essione sull’importanza di determinate sonorità (come il vociare di un gruppo di persone) nella costruzione di ambienti pedonali vitali e attrattivi oltre che vivibili. Riprendendo ancora le ri essioni di Droumeva e dei suoi colleghi: “non solo i suoni in ambito urbano sono stati identi cati sempre e solo come rumori, ma la loro classi cazione nelle politiche urbane è assimilabile a quella della ‘gestione dei ri uti’, dove i suoni della città moderna globale sono considerati come un effetto collaterale della vita quotidiana” 7 (Droumeva et al., 2020: 127, si veda anche Brown, 2012).
6 “ Housing and infrastructure are two categories of livability that most directly connect to noise or sound issues in the city, signalling a tacit link between urban soundscape concerns and infrastructural livability.” (136). Trad. it. dell’autore.
I risultati di una recente ricerca portata avanti nell’immediato periodo pre-pandemico nell’area pedonale del centro storico di Mestre (Di Croce, 2021) mostrano come, a fronte di un calo di vitalità pedonale e di contrazione delle attività commerciali, il PCA limiti l’organizzazione di piccoli eventi di intrattenimento e più in generale si ponga come un ostacolo alla promozione della vitalità e dell’attrattività commerciale (soprattutto serale e notturna). Malgrado il centro storico di Mestre sia inserito nella classe IV del PCA del Comune di Venezia, ovvero tra le cosiddette “aree di intensa attivit à umana”, i limiti del Piano non riuscirebbero a contenere un aumento della pressione acustica derivante da una maggiore affluenza pedonale – il che porterebbe peraltro a inasprire i con itti tra residenti ed esercizi commerciali (ritenuti responsabili del richiamo di avventori). Questo esempio suggerisce quanto complessa sia la gestione delle emissioni acustiche in aree pedonali, e sottolinea l’insufficienza del PCA nel regolare la dimensione sociale, culturale ed economica dell’ambiente sonoro.
7 “urban sound has not only been equated with noise but its categorization within urban policy is that of “waste management,” where sound in the modern global city is seen as a by-product of daily life.” (127). Trad. it. dell’autore.
Conclusioni e nuove prospettive di ricerca
Il caso di Mestre appena descritto solleva alcune considerazioni generali sulla necessità di ripensare le modalità di misurazione delle emissioni acustiche non solo in termini quantitativi, e di elaborare di conseguenza una consapevolezza critica sia sul “cosa” faccia problema quando ci riferiamo alle emissioni acustiche, che sul “come” incentivare la vitalit à , la vivacit à , e l’attrattivit à di un’area pedonale. Un gran numero di ricerche sul paesaggio sonoro ( soundscape research ) si sono dedicate negli ultimi anni alla possibilità di accompagnare le misurazioni quantitative a valutazioni di tipo qualitati- vo, andando ad indagare l’esperienza sonora dei cittadini in diversi contesti urbani con l’obiettivo di informare le politiche dedicate alla regolamentazione acustica (Steele et al. 2023; Brown e Muhar 2004; Kang e SchulteFortkamp, 2017). Tuttavia, l’attenzione alla qualità dell’ambiente sonoro – per come inquadrato a partire dall’esempio delle aree pedonali – non è solo una responsabilità della piani cazione acustica, ma dovrebbe interessare in generale tutte le strategie, i programmi e le politiche che più o meno direttamente concorrono a in uenzare l’esperienza sensoriale (e in questo caso sonora) dei fruitori dello spazio pubblico. Molte sono le direzioni di ricerca auspicabili a partire da questi presupposti. In primo luogo, il tema della negoziazione tra vitalità e vivibilità delle aree pedonali interroga quelle strategie orientate a mediare tra un ambiente sonoro vivace e capace di incentivare i diversi usi dello spazio (commercio, intrattenimento, usi spontanei e informali) e un ambiente non dannoso per coloro i quali lo abitano (Di Croce et al. 2022). In tal senso, molto interessante è la sperimentazione di modalità partecipative e collaborative per la de nizione di orizzonti comuni tra diversi attori urbani (professionisti, residenti, commercianti, ecc.). Alcune iniziative di coinvolgimento diretto delle comunità in laboratori incentrati sull’esperienza sonora quotidiana si sono rivelate estremamente incoraggianti, soprattutto per la creazione di spazi di dialogo tra cittadini e amministrazioni che altri- menti sarebbero difficilmente raggiungibili (Steele et al. 2020). Questo riguarda anche le categorie di cittadini spesso messe in secondo piano nel discorso pubblico, come i più giovani (O’Keeffe, 2015) – gli stessi attori che nel caso di Mestre erano considerati tra i principali responsabili della “rumorosità” del centro storico nelle ore serali e notturne. Una seconda direzione di ricerca, non meno importante della prima, riguarda le possibilità offerte dalle nuove tecnologie di riproduzione di contenuti sonori nello spazio pubblico. La collaborazione tra artisti sonori, urbanisti e piani catori urbani per la creazione di installazioni sonore anche temporanee rappresenta infatti una strada molto promettenteperarricchireetrasformarel’esperienza sonora di speci che aree urbane (Odland e Auinger, 2009). Aumentare il ventaglio delle esperienze dei fruitori dello spazio pubblico nelle aree pedonali può infatti contribuire a riabilitare l’immagine di contesti più o meno problematici, o semplicemente a innescare nuovi usi; può in sintesi stimolare i cittadini a vivere esperienze inattese ed emozionanti, non necessariamente inscritte nel dogma del consumo e dell’intrattenimento (Lacey. 2022).
Ripensare la qualità dell’esperienza sonora nelle aree pedonali può, in sintesi, offrire spunti molto interessanti alla piani cazione urbana, e può contribuire a una comprensione più ampia delle diverse declinazioni da attribuire al tema della sostenibilità. L’attenzione all’ambiente sonoro rimanda infatti a un’idea di sostenibilità che mette al centro i cittadini e le infrastrutture in cui si muovono, e che mette a sistema le diverse priorità degli attori urbani che vivono lo spazio pubblico, a cominciare dalla loro diretta esperienza sensoriale.Rileggendolagrandeimportanzache i progetti di pedonalizzazione giocano nel futuro della città post-pandemica, questo articolo ha offerto una prospettiva sonora per informare quegli strumenti di piani cazione urbana che contribuiscono direttamente o indirettamente alla vitalità, all’attrattività, e alla vivibilità dello spazio pubblico. Ci si augura che queste ri essioni rappresentino un invito ad ampliare il dibattito sulla necessità di integrare la ricerca sull’ambiente sonoro con quella sulle politiche urbane.
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