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Angelo Bianchetti, gli autogrill. Una ricerca, un libro
di Laura Facchinelli
Il libro di Laura Greco Angelo Bianchetti, gli autogrill (Jaca Book, Milano, 2022) racconta e ampiamente documenta l’attività dell’architetto che – dalla ne degli anni ’50 no alla metà degli anni ’70 - dedicò gran parte della propria attività progettuale ad una vera e propria“invenzione”dei punti di sosta e ristoro per gli automobilisti lungo le autostrade, che rapidamente si stavano sviluppando. E n dalle prime righe l’autrice anticipa la ne di quell’epopea: nell’ottobre del 2021 infatti, mentre si concludeva la stesura del libro, un autogrill di Bianchetti veniva demolito, mentre un altro era stato radicalmente modi cato un anno prima. È la presa d’atto che quelle opere di architettura erano considerate puramente funzionali, e quindi dovevano adattarsi al cambiamento dei tempi e potevano essere trasformate dai nuovi proprietari, addirittura abbattute per lasciare spazio a nuove costruzioni. Gli autogrill in questione erano, infatti, privi di un riconoscimento del loro valore storico-culturale, e dunque senza tutela. Del resto quelle opere di architettura – spiega l’autrice – sono state a lungo ignorate dalle discipline dell’architettura “anche per effetto della matrice commerciale e della forte connotazione pubblicitaria degli interventi”. Oggi si impone la riconsiderazione di quelle tipologie di architetture autostradali, ed ecco la ricerca documentata in questo libro, ricerca che si basa in gran parte sui materiali dell’archivio dell’architetto milanese custodito dal glio Jan Jacopo.
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I progetti di Bianchetti per gli autogrill traevano origine dal rapporto di collaborazione con l’industria dolciaria Pavesi. Il titolare Mario Pavesi aveva subito intuito le enormi potenzialità del mercato autostradale, tanto che n dal 1947 aveva fatto costruire il primo chiosco per la vendita dei biscotti Pavesini sulla Milano-Torino, vicino a Novara. Nel disegnare i punti di ristoro, Bianchetti si proponeva in modo evidente di pubblicizzare il marchio, studiando i modi più efficaci per attrarre l’attenzione degli automobilisti in rapido transito sul nastro d’asfalto. Ne risultarono forme del tutto nuove, che Bianchetti elaborava in base alle esperienze che aveva maturato nel campo della gra ca pubblicitaria e della comunicazione visiva, anche con progettazioni di allestimenti espositivi e arredi di interni.
L’impostazione della produzione autostradale si raccorda alle radici culturali dell’architetto milanese, nel particolare momento in cui “la borghesia industriale, che sceglie i linguaggi e le tecniche moderne come cifra stilistica di un atteggiamento culturale avanguardista, complementare alla sua ascesa socio-economica, si distingue come la committenza degli architetti più vicini alle tendenze moderniste…”.
Le architetture di Bianchetti sono dei pezzi unici che entrano in relazione con l’infrastruttura di trasporto e con il paesaggio.
Le autostrade sono in pieno sviluppo, con nuove infrastrutture che attraversano la campagna. Bianchetti dapprima vi colloca dei padiglioni laterali, quindi (prendendo a modello quanto si va realizzando negli Stati Uniti) passa alle strutture a ponte che posano su due basamenti laterali: con quest’ultime strutture, che ospitano un ristorante panoramico, il progettista crea un nuovo, emozionante punto di vista sulle automobili che sfrecciano veloci sull’asfalto.
È una spazialità nuova, priva di riferimenti tipologici e radici, che esige una nuova maniera di costruire “resa necessaria da condizioni del tutto particolari quali la necessità di percezione immediata, la leggibilità alle alte velocità e la dignità formale di un edi cio di natura commerciale”. Bianchetti sceglie tecniche moderne come punto di riferimento dell’innovazione tipologica.
Bianchetti progetterà quasi tutti gli autogrill Pavesi: 11 edi ci a ponte, 70 padiglioni laterali e 4 motel. I primi ad essere “inventati” furono, come già detto, gli edi ci laterali, la cui presenza era enfatizzata da una struttu- ra di grande visibilità, come la grande arcata bianca che, nell’autogrill di Novara del 1958, fungeva da “segnale fuori scala dell’impianto pubblicitario fatto di bandiere, festoni e insegne”. Alla ne degli anni ’50 Bianchetti progettò alcuni padiglioni a pianta circolare, a partire da quello di Lainate sulla Milano-Laghi. Il primo edi cio a ponte venne realizzato nel ’59 a Fiorenzuola d’Arda, sull’Autostrada del Sole, e si trattava del primo edi cio di questo tipo in Europa. Quella soluzione, che consisteva in un edi cio orizzontale agganciato a due basamenti laterali “consentiva di ottimizzare le spese di costruzione rispetto al doppio edi cio simmetrico, garantendo un risparmio sui costi di installazione e gestione degli impianti”. Ma soprattutto si trattava di un’idea nuova, con il ristorante panoramico che venne subito accolto come un momento di sosta piacevole e divertente. Nasceva una nuova concezione degli spazi, che ispirerà trame letterarie e produzioni cinematograche.
Nella pagina a anco, in alto: Autogrill Pavesi a Villoresi, sulla MilanoLaghi. In basso: Autogrill Pavesi a Fiorenzuola d’Arda, sull’Autostrada del Sole. Tutte le immagini che accompagnano questo articolo sono tratte dall’archivio di Jan Jacopo Bianchetti.
“In ultima analisi, i transatlantici di Bianchetti accompagnano trasformazioni di costume della società italiana e dell’utenza automobilistica in particolare, travalicano il recinto del mero dispositivo utilitaristico al servizio dell’infrastruttura, superano l’autoreferenzialità dell’architettura pubblicitaria, e pre gurano – così – una prima geogra a di spazialità urbane nel paesaggio rurale italiano in cui si ancorano, nei decenni successivi, le triango- lazioni di una trama via via più densa di oggetti, funzioni e connessioni, che trasformano irreversibilmente le relazioni tra l’infrastruttura e il suo bordo, sempre più ttamente antropizzato”.
Le intuizioni di Mario Pavesi sulle potenzialità dei punti di sosta lungo le autostrade erano corrette: il fenomeno si svilupperà rapidamente con la crescita dei consumi lungo la rete autostradale che si andava rami cando nel territorio nazionale. Oltre a Pavesi, all’impresa degli autogrill parteciparono ben presto anche altre due importanti industrie dolciarie, Motta e Alemagna.
Tuttavia a partire dagli anni ’70 si colsero i primi fenomeni di obsolescenza funzionale, che presto richiederanno aggiornamenti delle strutture di servizio. Bianchetti stesso, per le strutture a ponte che aveva realizzato dal 1959 al 1972, colse le criticità n dalla ne degli anni ’70, dichiarando che quel tipo di soluzione non era più pensabile, se non a servizio di un’area di servizio che garantisse “un usso costante e sostenuto di viaggiatori”. L’inadeguatezza delle vecchie strutture diventerà sempre più evidente, rendendo necessari adattamenti o interventi di demolizione e ricostruzione.
Nella seconda parte del libro, l’autrice presenta tre degli autogrill più rappresentativi, ricostruendone storia, impostazione strutturale, modi cazioni subìte nel tempo.
Il primo autogrill in evidenza è quello Villoresi Ovest a Lainate, progettato da Bianchetti nel 1958: era un padiglione vetrato a pianta centrale sovrastato da tre arcate metalliche porta insegna, sintesi di edi cio di ristoro e macchina pubblicitaria, all’epoca premiato e pubblicato sulle pagine della rivista Life International. Il progetto strutturale era completato dall’allestimento degli interni. Nel 2020 la struttura circolare è stata demolita dalla proprietaria società Autogrill, e sostituita da un edi cio simile nella forma e nei materiali, con la nalità di garantire standard di sicurezza, comfort e sostenibilità. È stata risparmiata solo l’avveniristica macchina pubblicitaria, che ancor oggi serve da elemento di richiamo, ma anche come testimonianza storica rivolta ad uno sguardo più consapevole.
L’autogrill di Fiorenzuola d’Arda, realizzato nel 1959 lungo l’Autostrada del Sole, come già detto fu il primo punto ristoro a ponte realizzato non solo in Italia ma anche in Europa: “il più celebrato e, per l’eleganza costruttiva, il più affascinante”. Bianchetti si pose il problema di conciliare due esigenze: da un lato ordinare il usso delle persone, dall’altro quello di predisporre una circolazione obbligata per far vedere i prodotti esposti e quindi favorire le vendite. Comunque l’obiettivo era “enfatizzare la dimensione rituale del pranzo in autogrill, o comunque della sosta nell’invaso belvedere affacciato sulle corsie autostradali”. L’esempio della catena Pavesi verrà confermata – spiega l’autrice –dalle strutture a ponte realizzate da Motta a Cantagallo (1959, su progetto di Melchiorre Bega) e a Limena (1965-67, su progetto di Pier Luigi Nervi). Col tempo, si è presentata la necessità di adeguare dimensioni e articolazione della struttura alle esigenze della ristorazione in rapido mutamento: sono stati pertanto aggiunti dei volumi, in particolare ai due blocchi laterali, modi cando la forma originaria.
Il terzo esempio, che chiude il volume, è l’autogrill di Montepulciano, realizzato nel 1967, sempre lungo l’Autostrada del Sole. Un’altra struttura a ponte articolata su tre piani per ospitare l’ingresso al piano terra, market e bar al primo piano, ristorante al secondo. Innovativo il linguaggio, grazie anche all’uso di acciaio cor-ten nella sua prima applicazione architettonica in Italia. “Nel 1967 – commenta l’autrice - con la costruzione del punto a Montepulciano, si chiude la stagione d’oro delle architetture autostradali italiane: la modernità entusiasmante quasi alle spalle, gli autogrill si preparano a entrare nella categoria dei non-luoghi della post-modernità”. L’autogrill di Montepulciano è rimasto in esercizio no al 2018. Tre anni dopo è stato demolito.
© Riproduzione riservata
Nella pagina seguente: due vedute di Montecarlo: una strada pedonale (in alto) e il porticciolo (in basso). Foto di Laura Facchinelli.
Autori
Luigi Siviero – Ricercatore di Tecnica e Piani cazione Urbanistica - Università di Padova
Rosario Pavia – Urbanista, già Professore Ordinario di Teoria dell’Urbanistica - Università di Chieti-Pescara, Inarch Lazio
Luca Staricco – Professore Associato di Tecnica e Piani cazione Urbanistica – Politecnico di Torino
Elisabetta Vitale Brovarone – Ricercatrice di Tecnica e Piani cazione Urbanistica – Politecnico di Torino
Elena Dorato – Ricercatore di Teoria dell’Urbanistica – Università di Ferrara
Gianni Lobosco – Ricercatore di Tecnologia dell’Architettura - Università di Ferrara
Paolo Borin – Ricercatore di Disegno - Università di Brescia
Michele Franzina – Architetto – FPA. Franzina + Partners Architettura
Andrea Giordano – Professore Ordinario di Disegno - Università di Padova
Federico Panarotto – Assegnista di Ricerca di Disegno - Università di Ferrara
Luigi Stendardo – Professore Associato di Composizione Architettonica e Urbana - Università di Napoli Federico II
Zeila Tesoriere - Professore Associato di Composizione architettonica e Urbana - Università di Palermo; LIAT ENSAP-Malaquais
Dominique Rouillard - architetto e dottore di ricerca in storia e teoria dell’arte; professoressa HDR emerita, Ecole Nationale Supérieure d’Architecture Paris-Malaquais
Marco Falsetti - Ricercatore postdoc – Sapienza Università di Roma
Giusi Ciotoli - Architetto, Ph.D., Ricercatrice al DiAP, Sapienza Università di Roma
Leandro Stacchini - Dottorando - Università di Firenze.
Giandomenico Amendola - già Prof. Ordinario di Sociologia Urbana - Università di Firenze
Fabrizio Violante - Architetto e Critico cinematogra co
Nicola Di Croce - Marie Sklodowska-Curie Fellow
Questo numero è stato curato da Luigi Siviero, Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale, Università di Padova
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