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“La voce bambina di Mara Redeghieri”. Intervista di Massimiliano Stoto pag “Giuni e la “Matta”: le voci irreali di Giuni Russo e Antonella Ruggiero”
La voce bambina di MARA REDEGHIERI
Intervista di Massimiliano Stoto
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La voce di Mara Redeghieri ha segnato gli anni ‘90 della musica indipendente italiana. Una delle poche voci femminili, a dir la verità, che hanno caratterizzato quel momento. Dopo la fine dell’esperienza Üstmamò, un lunghissimo silenzio e il ritorno con “Recidiva” nel 2017, presentato, due anni dopo, anche in una versione plus dove l’autrice duetta con vari interpreti del panorama musicale italiano (Carboni, Berti, Ruggiero, Nannini e altri). Fra questi due momenti della sua carriera, Mara, non è mai uscita di scena ha scritto per altri, ha interpretato canzoni scomode e cantato la sua terra: l’Appennino. Per non farsi mancare niente ha anche insegnato, e insegna tuttora, e combattuto duramente per la sua salute. La disponibilità che mi ha concesso una volta presentata l’idea di questo numero e la sintonia/ironia che si è creata tramite mail, messaggi vocali e non, fra malintesi e una “proposta”, forse nuziale, non è stata comune. Fra il dubbio “ti do del tu, ti do del lei” e formalissimi “alla cortese attenzione di” etc etc…. Mara mi ha messo a mio agio in un attimo, il ringraziamento a questo punto sembra una lisciata di pelo ma è la cosa più normale che mi esce.
WN: Lei è stata una delle prime donne a caratterizzare fortemente un gruppo “indie rock” italiano, ovvero gli Üstmamò. Se è vero che certo rock “mainstream” è decisamente “macho” non è che negli ambiti “alternativi” le possibilità per le ragazze fiocchino….si è mai sentita, in questo senso, una pioniera ?
Non mi sono ma vista così. La mia idea di cosa volesse dire essere la ‘front woman’ di una band Indie/Alternativa/ Underground, che dir si voglia non ha mai compreso un essere femminile o maschile. Nella numerosa famiglia che al tempo raggruppavano le etichette indipendenti ‘Dischi del Mulo’ e ‘Consorzio Suonatori Indipendenti’ di Ferretti ,Zamboni e Maroccolo le ragazze erano parecchie, sia cantanti che musiciste. Quello io l’ho considerato un progetto pilota parecchio
pionieristico.
WN: Nel canto è stata un autodidatta ?
Sì, Il mio avvicinamento al canto è stato completamente autodidatta, associato e radicato alla nascita del gruppo Üstmamò, che i musicisti Ezio Bonicelli e Luca Rossi stavano sognando da tempo, avendo iniziato a suonare assieme da adolescenti.
Photo by Lawrence Watson
“Donna di verde acerba Non ancora cresciuta Donna di vaghe attese
Sono di notte fonda Cerco ciò che non trovo
Mi muovo a stento
Tra fili di rosespine”
Da “Cuore/Amore”
WN: Il canto è terapeutico ?
Considero il fare musica, il canto, la danza assieme a tutte le attività artistiche creative, squisitamente terapeutiche e legate alla più profonda e vera natura del nostro animo.
WN: Una domanda su gli Üstmamò….ad un certo punto vi bastò alzare i cursori delle ritmiche e inserirne di nuove per tracciare un asse, scrisse qualcuno, “tra l’Appennino e Bristol”. Era un suono che andava di moda, certamente, ma voi eravate anche altro….soprattutto contaminazione linguistica e musicale….
L’asse “Appennino Reggiano / Bristol” è legato ad quel tipo di sound con cui i nostri produttori dell’epoca, assieme ai musicisti, hanno voluto confezionare i tre album “UST”, “Stard’Ust” e “Tutto Bene”. Per quello che riguarda il contenuto concettuale dei brani, e la nostra radice culturale non mi sono spostata di un millimetro. Sempre e comunque schierata ideologicamente e personalmente, in accordo con tutto il gruppo.
WN: Gli anni novanta sono stati anni incredibili, per voi gruppo ma per tutto quello che girava al mondo CSI….ha dei ricordi particolari legati a situazioni, concerti, incontri ?
Beh i fatidici ‘ Anni ’90, quelli della nostra giovinezza, sono costellati di ricordi ed episodi emblematici. Direi che quello più vivido resta sempre la nostra presenza come gruppo spalla all’apertura dei concerti Italiani dell’ indimenticabile David Bowie nel 1996.
brano di Üstmamò “Baby Dull”. Non c’è un suo coinvolgimento diretto nel disco perché la sua parte la interpreta Rachele Bastrenghi dei Baustelle… però poi dal vivo lei ha partecipato ad alcuni live e la sensazione è stata di un grande rapporto con Giovanardi ….
Non avevo mai avuto il piacere di frequentare così da vicino Mauro Ermanno Giovanardi, ‘Jo dei La Cruz’ , pur conoscendo i suoi brani e la sua musica. E’ stata una piacevole sorpresa riascoltare ‘Babydull’ dopo trent’anni, cantata in maniera così raffinata ed elegante. Ci siamo sentiti subito dopo l’invio della stesura, e ritrovati molto più vicini che allora, complici della medesima avventura.
WN: “Recidiva” è un album costruito sulla parola… sulla filastrocca…ma alla base, secondo me, ha una grande interpretazione vocale...
Sono molto grata alla tua considerazione e comprensione della mia nuova creatura musicale. L’album ‘Recidiva‘ mi è costato 17 anni di silenzio e meditazione profonda, anche sul fatto se riprendere di nuovo la mia avventura di cantante pop. Una nuova squadra musicale, un nuovo produttore Stefano Melone, una nuova etichetta bolognese ‘Lullabit’, nuove cose da dire finalmente. Ho dovuto aspettare pazientemente, e allo stesso tempo crescere, maturare, capire cosa fossi diventata a 56 anni ‘suonati’.
WN: Come mai ha deciso di reinterpretare “Recidiva” con il supporto di altri artisti ?
‘Recidiva +’ , nasce due anni dopo dalla idea a tavolino di Label ‘Lullabit’ e Produzione ‘Sonirik’. Una operazione strettamente commerciale, mirata ad espandere l’impatto e la conoscenza di canzoni che valgono la pena di essere riascoltate e reinterpretate con cura devota.
WN: Se mi chiedessero di prendere ad esempio due brani che rappresentino bene la bellezza della sua voce e la sua bravura sceglierei “Anni luce” da “Recidiva” e “Piano con l’affetto”….due parole su questi pezzi….
Direi che hai proprio colto nel segno. “Piano con l’affetto” , la mia canzone d’amore più disgraziata, che chiede pietà all’amore che mi strazia. Una commistione di musica ed intento concettuale perfetta per me. La mia voce bambina, poco allineata, leggermente calante come la luna. ‘”Anni Luce”, il brano della maturità, sia canora che letteraria. Ne vado profondamente fiera. E’ stata così difficile da domare in studio, così particolare piena di sfumature e di inciampi da superare. Il racconto di una vita, di quei flash che ti passano davanti quando sembra che tutto stia finendo. Grazie di cuore.
WN: Lei è un’artista ma anche un’ insegnante….i suoi allievi sono al corrente della sua arte e cosa ne pensano ?
La scuola, rappresenta l’altra parte, professionale della mia vita. Mi sono sempre considerata poco insegnante, e molto ho dovuto apprendere dai miei adorati studenti, ragazzi in erba della scuola “Primaria di Secondo Grado”, come viene ora denominato il triennio della scuola media. I miei giovani ragazzi hanno un rapporto con la musica molto innocente e primordiale direi, assolutamente legato alle prime emozioni dell’adolescenza. Non hanno mai inteso a fondo come mai la loro “Prof”, rappresenti una fetta così esigua, poco famosa, laterale, decentrata della musica commerciale. Come mai non sia ricca, vestita lussuosamente, truccata, carica e aggressiva, come si conviene ad una vera Rock Star.
WN: In pochi sanno che lei è anche un autrice di canzoni, “Meravigliosa creatura” della Nannini è cofirmata da lei per esempio. Ha scritto testi di spettacoli musicali e progetti che recuperano la memoria della canzone di resistenza, anarchica, di lotta e della tradizione popolare appenninica….un impegno a 360° attorno alla canzone… seguendo però sentieri tutti suoi…poco battuti…magari impervi.
In questa domanda un riassunto rispettoso e nobile della mia carriera, alla quale cerco di rendere dedizione e coraggio. Essere autrice di testi per altri artisti mi costa parecchio, perché sono abituata a scrivere per descrivere me stessa. Successivamente, alla carriera iniziata con gli Üstmamò, ho voluto approfondire la mia conoscenza per il canto politico e rivoluzionario, per il canto popolare della mia terra, un percorso che racconta la storia e le vicende dell’umanità precedente.
WN: Visto che su “Recidiva +” avete duettato ci spiega la vocalità, apparentemente semplice, di Orietta Berti ?
La vocalità di Orietta Berti è rimasta nel tempo limpida ed esatta, proviene da una esperienza e da una padronanza che fa parte di un mondo antico oltre che ad una sua predisposizione naturale. La sua partecipazione al duetto in “ Cupamente” è durata un quarto d’ora appena in studio, dove tutte le ‘take’ erano perfette. Una emissione di voce invariata nel tempo ancora brillantissima.
WN: Ora l’ultima fondamentale domanda, come mai è nata a Verbania ?