S PEC IA L E Preparazione e trattamento superfici FILA
L’ARTE DI PULIRE LE FACCIATE L’azienda offre la scelta tra un vasto catalogo di prodotti, adatti a ogni tipo di superficie esterna. Ma non basta. Perché per ottenere il risultato migliore sono necessarie scelta e applicazione adeguata. Con il supporto del venditore di Veronica Monaco
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nnerimenti, depositi di sporco, macchie causate da infiltrazioni, muffe o efflorescenze saline, graffiti: le superfici esterne in facciata sono soggette all’azione di numerosi fenomeni, più o meno aggressivi, che possono intaccare i materiali, fino a far perdere loro l’originale splendore. Per ripristinare la finitura estetica e proteggere le facciate da nuove aggressioni «Fila Solutions ha messo a punto un’ampia gamma di soluzioni mirate, specifiche per tipologia di materiale e intervento», spiega Giulia Mognon, Technical Specifications Manager dell’azienda. Domanda. Quali soluzioni propone Fila per il trattamento delle facciate? Risposta. Proponiamo soluzioni idrorepellenti con funzione antivegetative che permettono di preservare lo stato originale della facciata. Le nostre soluzioni intervengono non solo per mantenere esteticamente bella la superficie esterna, ma anche per proteggerla, evitando che possano crescere biodeteriogeni o che possa depositarsi il particolato atmosferico. Offriamo inoltre una protezione antigraffiti, molto importante in ambito urbano. D. Quali sono i problemi più frequenti? R. Il biodeterioramneto dovuto all’azione vegetativa è il problema più frequente, perché presente ovunque. Questi microorganismi attecchiscono, anneriscono le superfici e danneggiano i materiali, soprattutto quelli porosi. In ambito urbano molto sentito è invece il problema dello smog e il conseguente deposito del particolato atmosferico, che annerisce e rovina le facciate. Senza dimenticare poi i graffiti, soprattutto nelle porzioni inferiori degli edifici. D. Ci sono materiali più difficili da trattare?
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R. Non è una questione di difficoltà. Non ci sono materiali difficili, quello che influisce è il metodo di applicazione. Operare in facciata richiede specializzazione: lavorare su ponteggi, su grandi superfici, con poco tempo a disposizione. È fondamentale quindi affidarsi a personale esperto. D. Quali sono i materiali su cui intervenite più di frequente? R. La pietra, i marmi e i graniti, perché sono materiali porosi: rendendoli idrorepellenti possiamo migliorare la loro tenuta agli agenti atmosferici e di degrado. Poi, le facciate in ceramica e gres porcellanato, materiale più gestibile ma che richiede comunque una manutenzione. In questi contesti, si lavora soprattutto sulla pulitura e rimozione dello sporco. D. Ci sono particolari elementi da considerare per un edificio storico? R. Sì, ci sono edifici vincolati per cui non basta l’approvazione del committente o dello studio di progettazione, ma è necessario dialogare anche con la Soprintendenza. Gli edifici storici richiedono dunque una doppia approvazione a livello di intervento. Tra l’altro, bisogna avere una sensibilità ulteriore: non è possibile utilizzare qualsiasi tipo di soluzione, perché ci sono delle accortezze nell’impiego di certi tipi di sostanze chimiche. D. Ci sono indicazioni particolari per le superfici con sistemi di isolamento a cappotto? R. Noi interveniamo sempre sulla superficie. Che ci sia o non ci sia il cappotto, per noi poco cambia. Quello che possiamo dire è che, se una facciata presenta un isolamento a cappotto, tanto più è opportuno prevedere una forma protezione dall’acqua, soprattutto se il materiale di rivestimento è poroso. In questo modo è possibile evitare di favorire il passaggio di acqua e umidità dall’esterno verso l’interno. D. Quali sono gli errori più frequenti che riscontrate in cantiere? R. Quando non siamo interpellati per temM a g g i o
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