Zootecnica International – febbraio 2022 – POSTE ITALIANE S.p.A. – Spedizione in Abbonamento Postale 70%, DCB Firenze
Efficacia della fitasi nel tacchinotto rispetto al pulcino La pulcinaia Modelli e dinamiche del commercio mondiale di uova e carne avicola
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2022
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EDITORIALE Sono trascorsi più di 50 anni da quando ho intrapreso l’attività editoriale in campo avicolo, avvalendomi di una precedente esperienza di circa sette anni, maturata nel settore specifico. Come molti di voi sanno, Zootecnica International già da tempo è edita anche in una versione inglese e una in russo. Affiancato da uno staff competente e motivato, ho potuto raggiungere e mantenere costante la qualità di contenuti, sorretta da una grafica che rendesse gradevole la lettura. Purtroppo viviamo in un periodo particolarmente difficile: l'aumento dei costi delle materie prime, problemi logistici sia per ricevere che per spedire merci, le difficoltà per viaggiare, visitare clienti o partecipare a fiere o eventi, che vengono spesso spostati o annullati, rappresentano sfide quasi quotidiane. Già prima dell'avvento del Covid-19 abbiamo dovuto affrontare problematiche di mercato: i processi di globalizzazione, in atto da anni, hanno portato a una concentrazione di gruppi, riducendo notevolmente i nostri interlocutori, potenziali inserzionisti. Pur ritenendo sempre valida la “carta stampata”, ci siamo allineati con i tempi multimediali, offrendo anche un sito web, una newsletter e una presenza costante su vari social. È venuto il momento di rivolgermi a voi, cari lettori, per chiedervi di sostenere i nostri sforzi abbonandovi, al fine di consentirci di mantenere sempre alti livelli qualitativi e informativi. È l’abbonamento che esprime il valore di una rivista, a conferma dell’interesse del lettore per i contenuti.
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SOMMARIO
ATTUALITÀ................................................................................................ 4 LE AZIENDE INFORMANO................................................................. 6 PRIMO PIANO
Effetti dei vari sistemi di produzione sul benessere delle ovaiole – Parte 2............ 8
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REPORTAGE
Revisione della legislazione attuale sul trasporto degli animali vivi......................16 Uova, produzione stabile e mercato dinamico....................................................18
INTERVISTA
Una storia di successo al femminile realizzata grazie all’automazione Prinzen.... 20
DOSSIER
Efficacia della fitasi nel tacchinotto rispetto al pulcino........................................ 22
FOCUS
La pulcinaia.................................................................................................... 28
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MARKETING
Modelli e dinamiche del commercio mondiale di uova e carne avicola Parte 1 – Il commercio di uova......................................................................... 30
TECHNICAL COLUMN
Migliorare le performance delle ovaiole con la raccolta, l’interpretazione e la conservazione dei dati.............................................................................. 36
NUTRIZIONE
Digeribilità dell’amido negli avicoli.................................................................... 42
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Orzo pellettato nelle diete starter per polli Effetti dell’aggiunta di carboidrasi e delle condizioni termiche del trattamento a vapore.................................................................................. 48
MARKET GUIDE................................................................................... 52 EVENTI..................................................................................................... 55 GUIDA INTERNET............................................................................... 56
ATTUALITÀ
Presentata a Expo Dubai la prima edizione di Fieravicola Poultry Forum & B2B Tre giornate di incontri e approfondimenti sulle tematiche che interessano la filiera avicola in programma dal 4 al 6 maggio 2022. La prima edizione di Fieravicola Poultry Forum & B2B è stata presentata a Expo Dubai in occasione della conferenza stampa di Macfrut.
creazione di un grande hub nel mondo dell’Agrifood”, ha commentato il presidente di Fieravicola Renzo Piraccini.
Il Poultry Forum, evento internazionale dedicato al settore avicolo, si svolgerà infatti in contemporanea a Macfrut (4-6 maggio 2022) al Rimini Expo Centre, ed è promosso da Fieravicola in collaborazione con Assoavi e Unaitalia. Ospiterà una prima giornata dedicata alla valorizzazione del prodotto finito, una seconda giornata dedicata alle tematiche internazionali e una sessione dedicata agli aspetti tecnico-scientifici con esperti da tutto il mondo in collaborazione con WPSA (World’s Poultry Science Association), SIPA (Società italiana di Patologia Aviaria) e ASIC (Associazione Scientifica Italiana di Coniglicoltura).
“La prima edizione di Fieravicola a Rimini è stata un grande successo e non vogliamo lasciar cadere un risultato così importante”, ha dichiarato il direttore di Assoavi Stefano Gagliardi. “Per questo la tre giorni del Poultry Forum prevista a maggio 2022 consentirà di continuare ad approfondire le tematiche del nostro settore, mantenendo i rapporti con le istituzioni e con la ricerca scientifica. In particolare vogliamo monitorare il tema dei consumi, anche in considerazione dei cambiamenti che questa perdurante pandemia sta provocando in tanti settori, compreso il nostro”.
Si tratta di un appuntamento che si alternerà a Fieravicola che avrà cadenza biennale e si svolgerà negli anni dispari e che si propone di mantenere un contatto continuativo con il settore avicolo.
Lara Sanfrancesco, direttore Unaitalia, ha illustrato le specificità delle giornate: “La seconda giornata avrà un taglio fortemente internazionale in collaborazione con l’Associazione Avicola Eurasiatica e c’è la volontà di estendere l’invito ad altre realtà mondiali dell’avicoltura. L’ultima giornata sarà invece dedicata all’approfondimento scientifico, con meeting e eventi tecnici.”
“Il connubio Macfrut-Fieravicola ha confermato la validità della proposta, con grandi sinergie tra i due settori e la
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- attualità -
Special Report ATTUALITÀ TUALITÀ
FOCUS SULLA SICUREZZA ALIMENTARE: Vaccinazione contro la Salmonella
Special Report TUALITÀ
Ridurre l’escrezione durante l’ovodeposizione:
INFORMAZIONI SULLA SICUREZZA ALIMENTARE
Differenze tra vaccini vivi Metabolic Drift Mutant (MDM) e auxotrofici contro la Salmonella
• I vaccini vivi sono sempre più comunemente impiegati dai produttori di uova all’interno di un programma di prevenzione della Salmonella.
FOCUS SULLA SICUREZZA ALIMENTARE: Vaccinazione contro la Salmonella
La Salmonella è fra le principali cause di tossinfezione alimentare1 e, nella maggior parte dei casi, è legata al consumo di uova2. La vaccinazione contro la Salmonella è uno strumento fondamentale per migliorare la sicurezza alimentare e, al giorno d’oggi, è ampiamente utilizzata dai produttori di uova. Nella scelta di un programma vaccinale viene spesso preso in considerazione l’uso di vaccini vivi in virtù della loro facilità di somministrazione in acqua da bere (rispetto all’iniezione intramuscolare). Tuttavia, alcuni vaccini vivi possono generare dubbi sulle modalità di escrezione del ceppo vaccinale. Se, infatti, da un lato gli animali sono protetti nei confronti dell’infezione da Salmonella, il ceppo vaccinale, ancora attivo, potrebbe contaminare le uova mettendo a rischio la sicurezza della catena alimentare.
Differenze tra i vaccini vivi disponibili
Non tutti i vaccini vivi contro la Salmonella si comportano allo stesso modo riguardo all’escrezione del ceppo vaccinale. Gli animali vaccinati con un vaccino vivo contenente un ceppo auxotrofico possono continuare a diffonderlo anche durante il periodo di ovodeposizione. Al contrario, i vaccini contenenti un ceppo MDM (Metabolic Drift Mutant) possiedono un profilo di escrezione limitato alla fase che precede l’ovodeposizione (fase pollastra).
Escrezione dei ceppi vaccinali durante l’ovodeposizione: confronto tra vaccini MDM e auxotrofici3
Un recente studio ha esaminato le differenze tra l’escrezione di due ceppi di vaccino vivo: un ceppo MDM e un ceppo auxotrofico. In questo studio, gli animali vaccinati con un ceppo MDM hanno mostrato una ridotta escrezione del ceppo vaccinale, limitata alla fase pollastra. Non è stata riscontrata escrezione del ceppo vaccinale durante il periodo di ovodeposizione. Al contrario, gli animali vaccinati con un ceppo auxotrofico hanno mostrato una escrezione prolungata nel tempo, che si è estesa ampiamente durante il periodo di ovodeposizione. Il ceppo vaccinale è stato identificato non solo sulle uova ma anche in campioni cloacali e nell’ambiente.
Convenienza, protezione e sicurezza alimentare
Ridurre l’escrezione durante l’ovodeposizione:
All’interno di un programma vaccinale che utilizza un vaccino MDM si può osservare una progressiva riduzione della escrezione del ceppo vaccinale man mano che si somministrano le dosi di vaccino. I vaccini MDM consentono, da un lato, di ridurre l’escrezione del ceppo vaccinale e, dall’altro, di proteggere adeguatamente gli animali durante il loro ciclo produttivo nei confronti di Salmonella Enteritidis e Salmonella Typhimurium senza interferire con l’ovodeposizione.
Isolamento del ceppo vaccinale: Vaccini MDM e auxotrofici.
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100%
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Ceppo MDM
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Sovrascarpe
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Ceppo auxotrofico
Tampone
Sovrascarpe
Uova
isolamento (%)
Dif erenze tra vaccini vivi Metabolic Drift Mutant (MDM) e auxotrofici contro la Salmonella 80%
Gli animali vaccinati con un vaccino vivo MDM non hanno diffuso il ceppo vaccinale durante l'ovodeposizione
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Settimana 1
Settimana 6
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Settimana 13
Fase Pollastra
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Settimana 36
Ovodeposizione
Hendriksen RS, Vierira AR, et al. Global Monitoring of Salmonella Serovar Distribution from the World Health Organization Global Foodborne Infections Network Country Data Bank: Results of Quality Assured Laboratories from 2001 to 2007. Foodborne Pathogens and Disease. 2011;8:887900. 2 EFSA and ECDC. The European Union summary report on trends and sources of zoonoses, zoonotic agents and food-borne outbreaks in 2017. EFSA Journal. 2018;16(12):5500. 3 iMiCROQ. Sensitivity of QFast Post Take Salmonella tool to detect SE-live vaccine strains at different time points. 2019. 1-10.
• I ceppi vaccinali auxotrofici e quelli a mutazione metabolica (MDM) seguono diversi modelli di escrezione. • In uno studio, un ceppo vaccinale auxotrofico, somministrato secondo lo schema raccomandato di tre dosi, è stato isolato sia durante la fase pollastra sia durante l’ovodeposizione. il ceppo auxotrofico è stato isolato sulle uova fino alla settimana 36.3 • Al contrario, il ceppo vaccinale MDM somministrato secondo lo schema raccomandato di tre dosi durante la fase pollastra non è stato isolato durante il periodo di ovodeposizione.3
INFORMAZIONI SULLA SICUREZZA ALIMENTARE
Il ceppo vaccinale auxotrofico è stato isolato durante tutti i periodi esaminati ed è stato isolato anche nelle uova durante la fase di ovodeposizione. Il ceppo vaccinale MDM è stato isolato solamente durante la fase pollastra e la percentuale di isolamento si è ridotta con le successive dosi somministrate. Il ceppo MDM non è stato isolato durante il periodo di ovodeposizione.
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• I vaccini vivi
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LE AZIENDE INFORMANO
Lubing presenta il nuovo traino intermedio 2.0 per i propri sistemi di trasporto delle uova Il 2022 si apre con una novità in casa Lubing: un nuovo traino intermedio, completamente riprogettato, che rende ancora più fluido e flessibile l’utilizzo dei conveyor per uova. Lubing prosegue quindi con la sua filosofia basata sul continuo sviluppo della propria gamma, per rispondere alle mutate esigenze dell’allevatore moderno.
Da sempre orientata al costante miglioramento delle proprie soluzioni per gli allevatori, Lubing si presenta ai nastri di partenza del 2022 con un nuovo prodotto, il traino intermedio 2.0.
e per la capacità di adattarsi praticamente ad ogni spazio e situazione, tanto da essere scelti da centinaia di allevatori nel mondo che da oltre settant’anni vedono in Lubing un partner strategico e affidabile.
Il traino intermedio è sostanzialmente un motore di traino da inserire nei nastri di trasporto particolarmente lunghi; in base alla lunghezza e alla tipologia di percorso, l’inserimento di uno o più traini intermedi garantisce un trasporto scorrevole e sicuro.
I professionisti del settore possono infatti beneficiare dell’esperienza dei tecnici Lubing anche nella progettazione dei sistemi di trasporto per uova più adatti ai propri capannoni avicoli, potendo creare percorsi lineari o curvilinei, con salite, discese, ascensori e con eventuali unità di conta delle uova e lavaggio automatizzate, riducendo al minimo i tempi, la fatica e i rischi di rottura dei gusci.
I tecnici del reparto ricerca e sviluppo di Lubing hanno deciso di riprogettare completamente questo elemento, ottimizzandone la compatibilità con le attrezzature esistenti e rendendo ancora più fluido lo scorrimento della catena di trasporto. Una modifica che perfeziona ulteriormente i sistemi di trasporto per uova firmati Lubing, senza stravolgerne le caratteristiche che li hanno resi unici sul mercato per affidabilità
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- le aziende informano -
Il nuovo traino intermedio, già disponibile da febbraio 2022, affiancherà inizialmente quello tradizionale, per poi sostituirlo completamente nel lungo periodo. Per informazioni sui trasportatori per uova Lubing: lubingsystem.com/trasportatori-uova www.lubingsystem.com – info@lubing.it
LE AZIENDE INFORMANO
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IN PRIMO PIANO
Effetti dei vari sistemi di produzione sul benessere delle ovaiole – Parte 2
Brian Tainika, Ahmet Şekeroğlu Department of Animal Production and Technologies, Faculty of Agricultural sciences and Technologies, Niğde Ömer Halisdemir University, 51200 Niğde, Turkey
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I problemi associati ai differenti sistemi di allevamento delle galline ovaiole rappresentano fattori limitanti non solo per il benessere degli animali – come abbiamo visto nella prima parte dell’articolo, pubblicata sullo scorso numero di Zootecnica International – ma anche per la qualità delle uova prodotte. Problemi di produzione I sistemi di produzione differiscono per numerosi aspetti, come per esempio il numero di uova prodotte in un ciclo produttivo, la qualità delle uova, i livelli di stress. Questi problemi sono stati analizzati in relazione ai sistemi di produzione sempre tenendo come punto di riferimento il maggior benessere animale.
- in primo piano -
IN PRIMO PIANO
Produzione e qualità delle uova La produzione di uova è sempre stata considerata un importante indicatore di benessere. È stato dimostrato che l’arricchimento, sia in gabbia che non, ma con trespoli, ha un impatto sulle galline sia positivo che negativo. I trespoli giocano un ruolo vitale, poiché favoriscono il raffreddamento, evitando le conseguenze del caldo nei mesi estivi sulle galline. Ciò deriva dal fatto che circa il 20% del calore corporeo può essere emesso dalle zampe, grazie a un particolare sistema di anastomosi arterovenose. In tal modo il calore corporeo della gallina viene trasferito ai trespoli quando si accovaccia. In base agli studi tra vari tipi di trespoli, si è notato che le galline in gabbie con trespoli raffreddati avevano maggiore produzione di uova, un maggior peso corporeo e una maggiore massa prodotta, oltre che una minore mortalità e migliori parametri qualitativi del guscio. Si è ipotizzato che questi trespoli, raffreddati da acqua corrente che scorre nei tubi, possono alleviare gli effetti del caldo, consentendo migliori performance. Tali studi hanno concluso che l’installazione di trespoli raffreddati nelle gabbie avicole favorisce la termoregolazione, soprattutto con climi caldi (35 °C). Il confronto tra 3 tecnologie di allevamento per ovodeposizione ha mostrato una minore deposizione in galline allevate su lettiera rispetto a quelle allevate in gabbie, sia tradizionali che arricchite. Ciò era da collegare ad alti livelli di stress e a una maggiore attività sulla lettiera. Un’altra prova, condotta nel 2014, non ha evidenziato differenze significative nella produzione giornaliera tra galline allevate con i vari sistemi, ma è stato notato che la qualità esterna delle uova (sporche o rotte) peggiorava nell’allevamento a terra rispetto agli altri. Le galline a terra hanno mostrato più macchie di sangue nelle uova rispetto a quelle free-range, in batteria e in batteria arricchita. È noto che le strisce di sangue sul guscio sono il risultato di vari fattori, tra cui una deposizione di uova troppo grandi che ledono la cloaca, prolassi, malattie varie o il beccaggio della cloaca. Nel 2019 è stato fatto uno studio comparativo sulla qualità delle uova di galline Hisex tenute in gabbia arricchita, in voliera o free-range e si è visto che le uova di galline allevate in gabbia arricchita sono più grandi e più pesanti rispetto a quelle provenienti dagli altri sistemi. Altri parametri, come la percentuale di tuorlo (26%) e il rapporto tra albume e tuorlo (0,427) erano invece maggiori nelle uova provenienti da allevamenti free-range. La valutazione della qualità del guscio ha dimostrato che le galline da gabbie arricchite deponevano uova con un guscio più spesso, una maggiore durezza e
che occorreva più forza per romperle (44,14 N): in particolare era necessario dal 12 al 17% di forza in più rispetto a quella necessaria per rompere le uova provenienti rispettivamente da allevamenti free-range (39,3 N) e in voliera (37,6 N).
Peso corporeo Il peso delle galline è uno dei parametri utilizzati per dimostrare che il benessere e la salute dell’animale sono stati compromessi. In uno studio del 2010 sono stati valutati il peso e la protrusione sternale come indicatori di emaciazione, che rappresenta un sintomo di scarso benessere. Si è visto che galline accasate in capannone all’esame post mortem risultavano più leggere e avevano una maggiore protrusione sternale. Invece, le galline provenienti da gabbie tradizionali erano più in carne e avevano una minore protrusione sternale. Nel 2008 si era visto che le galline allevate in gabbie tradizionali, a 75 settimane di età, pesavano di più rispetto a quelle allevate in gabbia arricchita. Si è concluso che gabbie di dimensioni di 160x160x62 cm aumentano il peso corporeo, migliora-
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IN PRIMO PIANO
no la lunghezza delle anche e diminuiscono la quantità di mangime consumato quotidianamente dalle galline tra le 4 e le 18 settimane di età.
Stress Lo stress fornisce misure scientifiche per valutare il benessere. Nel 2010 nel Regno Unito è stato misurato il benessere delle galline accasate in quattro diversi sistemi di produzione. Si è visto che a terra le galline avevano maggiori livelli di corticosterone fecale rispetto a quelle allevate in batteria, free-range e gabbie arricchite; questo indica che tale sistema è fonte di maggiore stress per le galline. Inoltre, la percentuale di gusci di uova con calcificazioni era 4 volte superiore a terra rispetto a quelli di uova provenienti da gabbie arricchite, il che era da collegare al fatto che galline stressate durante la fase pollastra mostravano un ritardo nell’ovodeposizione, con un deposito aggiuntivo di carbonato di calcio sul guscio. In uno studio del 2008 sono stati studiati i livelli di corticosterone plasmatico delle galline allevate in tre sistemi
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di accasamento (gabbie tradizionali, arricchite e su lettiera): i livelli delle ovaiole allevate su lettiera, fino alla 75a settimana di deposizione, erano maggiori. L’effetto della dimensione delle gabbie su crescita, performance, biochimica ematica e profilo anticorpale nei maschi riproduttori durante la fase iniziale di allevamento è stata valutata nel 2019 da Li, che ha confermato che il corticosterone plasmatico era minore nei soggetti in gabbie grandi (160x160x62cm), rispetto a quelli allevati in gabbie più piccole. Ciò conferma che fornire un maggiore spazio alle galline ne aumenta il movimento e che l’uso del maggior spazio disponibile riduce lo stress e quindi il corticosterone plasmatico, che è segnale di stress e paura.
Perdita delle piume e relativi danni Le piume sono essenziali nella termoregolazione degli avicoli e costituiscono anche una protezione da possibili lesioni, formando una barriera nei confronti delle infezioni. In genere, una buona copertura di piume è economica anche per il produttore e assicura il benessere della gallina. Questo accade perché, quando cadono le piume, aumenta la perdita di calore corporeo e di conseguenza
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IN PRIMO PIANO
aumenta anche il tasso metabolico, teso a mantenere la temperatura. In tale situazione aumenta il consumo di mangime, volto a consentire alla galline di soddisfare le proprie necessità energetiche. Un altro punto critico di deterioramento delle piume è legato al beccaggio lesivo delle penne e al cannibalismo, che aumentano la mortalità. Il sistema di produzione delle galline è uno dei fattori che influenzano la copertura della livrea, andandosi a sommare ad altre concause, come il tipo di lettiera e l’età del gruppo. Nel 2019 in Canada su 122 gabbie arricchite è stata condotta una prova focalizzata sul tipo di accasamento, sulle tecniche gestionali e sulla loro associazione con i danni alle piume e si è dimostrato che il danno alle piume risulta dal beccaggio, che viene determinato da diversi fattori e aumenta con l’età. Inoltre, si è concluso che il colore delle piume, l’alimentazione notturna, la disponibilità o meno di un’ora di razzolamento e/o di materiali di arricchimento hanno un ruolo importante sui danni alle piume.
Nel 2018 sono state valutate le lesioni delle piume del porta coda, delle ali e del collo di soggetti allevati su due diversi tipi di lettiera (a terra e con slat) e si è concluso che la presenza di slat riduceva la perdita di piume rispetto alle lettiere a terra. Comunque, entrambi i sistemi alterano significativamente (P<0.05) il punteggio delle piume di coda, ali e collo. Inoltre, con un’indagine sulle diverse fonti luminose usate nelle gabbie, si è ipotizzato che la luce monocromatica genera un migliore punteggio nella valutazione delle piume in soggetti allevati nella fila inferiore di 4 file di gabbie arricchite. Il minore danno alle piume è stato associato all’emissione di diodi, che pare esercitino un effetto calmante sulle ovaiole, rendendole meno aggressive. Nel 2019 un altro studio ha provato gli effetti di 3 tipi di tappetini (strisce abrasive, piastre di metallo con fori e materiale gommoso con scanalature) sullo stato delle unghie, paura, stress e condizione della livrea di galline riproduttrici: in gabbia lo strumento abrasivo è parso avere un effetto positivo, riducendo i danni al piumaggio.
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IN PRIMO PIANO
diminuisce l'umidità della lettiera e anche la produzione di pollina.
Problemi di performance comportamentali
“Si è concluso che le galline allevate su lettiera profonda trascorrevano più tempo a muoversi, razzolare e spollinarsi, mentre quelle nella gabbia tradizionale spendevano la maggior parte del tempo alimentandosi; quindi l’aggressività risultava inferiore nelle galline in gabbie arricchite e aumentava in quelle su lettiera”
Questo effetto è stato correlato al fatto che questi materiali, messi come arricchimento nelle gabbie, soddisfano l’esigenza di limarsi le unghie e forniscono alle galline un’alternativa allo studio dell’ambiente, riducendo i comportamenti lesivi e migliorando lo stato di piume e cute.
Gestione della lettiera La gestione della lettiera è un aspetto vitale nella produzione di uova per la sua correlazione al benessere e alle performance. Consentire alle galline un accesso costante o parziale alla lettiera ha però diversi riflessi sulla produzione. Uno studio del 2018 ha valutato gli effetti dell’accesso a un pavimento di lettiera in vari sistemi di allevamento sulle condizioni della lettiera stessa e le relative conseguenze sul benessere. Lo studio ha concluso che consentire alle galline un accesso parziale alle lettiere è favorevole in termini di diminuzione dei livelli di ammoniaca, perché
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È noto come il comportamento rappresenti lo stato di benessere degli animali in un dato momento e come sia associato sia a fattori fisiologici che ambientali. L’industria avicola moderna è influenzata da diversi comportamenti anomali, che derivano da un mancato adattamento delle galline a un dato ambiente. Questi comportamenti variano in relazione alle diverse tipologie produttive.
Cannibalismo, beccaggio lesivo e beccaggio delle piume Il settore ha sempre affrontato problemi di benessere e sanitari causati da cannibalismo, beccaggio lesivo o anche del semplice beccaggio delle piume. Questi problemi si verificano in tutti i sistemi di produzione, anche se il grado con cui si manifestano è inferiore in gabbia tradizionale. La variazione di questa prevalenza è correlata al numero di galline allevate per metro quadrato e alla dimensione del gruppo. Le gabbie di solito contengono un numero limitato di galline rispetto agli altri sistemi. In uno studio eseguito per valutare il beccaggio delle piume nelle ovaiole in sistemi di produzione alternativi e la sua correlazione con la gestione e con le malattie presenti, si è notato che la carenza di materiale sbriciolato nella lettiera aumenta il beccaggio delle piume. Inoltre, una scarsa qualità della lettiera ha effetti negativi sul comportamento di ricerca del foraggio e di spollinamento e accelera così la prevalenza di beccaggio. Sistemi che prevedono uno spazio esterno sembrano offrire una serie di opportunità che incoraggiano il foraggiamento con una relativa riduzione del beccaggio. Uno studio del 2010, che ha indagato sul benessere di galline allevate in 4 diversi sistemi di allevamento nel Regno Unito, ha osservato che un lieve beccaggio delle piume era massimo nel sistema free-range, ma pochi soggetti avevano piume danneggiate e il punteggio che le valutava era basso. D’altra parte, il sistema freerange mostrava la prevalenza più elevata di beccaggio cloacale, due volte superiore agli allevamenti in gabbia tradizionale, arricchita e a terra. Ciò era associato a un livello elevato di attività e al posizionamento sui trespoli,
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IN PRIMO PIANO
che aveva aumentato il beccaggio cloacale. Inoltre nelle galline a terra si è notato un beccaggio severo elevato che mostrava il punteggio maggiore di danni alle piume, con diverse galline che avevano piume danneggiate. Si è concluso che le galline allevate su lettiera profonda trascorrevano più tempo a muoversi, razzolare e spollinarsi, mentre quelle nella gabbia tradizionale spendevano la maggior parte del tempo alimentandosi; quindi l’aggressività risultava inferiore nelle galline in gabbie arricchite e aumentava in quelle su lettiera. Inoltre, la mancata disponibilità di lettiera o trespoli era il motivo di mancanza di attività nelle gabbie tradizionali, per cui alle galline restava solamente l’opzione di alimentarsi. Uno studio del 2001 sull’utilizzo dei trespoli e dei nidi in relazione alla dominanza sociale ha rivelato che fornire i trespoli aiutava a ridurre il beccaggio aggressivo, in particolare se si usavano trespoli alti (3 paralleli, uno a 70 cm e due a 35 cm). Sono stati valutati anche gli effetti del nido e di diversi strumenti abrasivi per le unghie e se ne è desunto che l’installazione di entrambi può soddisfare esigenze ambientali, riducendo il beccaggio delle piume: nidi, gabbie di dimensioni di 90x40x60 cm e strisce abrasive apportano il massimo beneficio.
Comportamento legato al comfort A causa dello spazio inadeguato in batteria tradizionale, le galline non riescono a esprimere il comportamento vitale per il mantenimento corporeo e la cura della livrea. Ciò include stiramento, scuotimento del corpo e pettinatura delle piume, che sono comportamenti legati a uno stato di comfort. I trespoli sono in grado di consentire alcuni comportamenti confortevoli, come la capacità di appollaiarsi, e facilitano la durezza delle ossa. Nell’installazione dei trespoli nei capannoni però vanno considerate sia la loro lunghezza che la loro altezza: le galline preferiscono i trespoli alti tra i vari piani, perché consentono la piena espressione dell’atto di appollaiarsi, oltre che altri comportamenti collegati.
Uova a terra Le uova a terra sono un altro frequente problema dell’industria di produzione delle uova e rappresentano la causa dei maggiori livelli di contaminazione, nonché di riduzione di schiusa o qualità del pulcino nei riproduttori. Le uova a terra rappresentano anche un problema nel
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comportamento di ovodeposizione. Nel 1999 è stata condotta un’analisi sulle condizioni di allevamento di 59 capannoni commerciali in Svezia che ha confermato che la possibilità di raggiungere il trespolo prima di 4 settimane di età riduce il numero di uova deposte a terra nella fase iniziale di produzione; inoltre, diminuiscono notevolmente episodi di cannibalismo cloacale nel corso dell’intero ciclo produttivo. Tale riduzione è stata correlata al fatto che i trespoli consentivano alle galline di imparare in fretta la strada per l’accesso al nido di deposizione, favorendo la loro fuga dalle compagne aggressive. Si è anche visto che l’accesso parziale alla lettiera diminuiva le uova a terra rispetto all’accesso a tutta la superficie di lettiera. La modifica dei sistemi multipiano con attrezzature facilitanti, come le rampe, ha un impatto positivo sul comportamento e sulla produzione. Uno studio del 2019 ha confrontato le rampe e le scale di un sistema multipiano rispetto ai trespoli, in termini di comportamento e produzione, e ha notato che il numero di uova deposte a terra risultava ridotto nei box con le rampe, ma solo quando l’angolazione della rampa diminuiva sotto i 40°. Lo studio ha inoltre stabilito che le rampe consentono alle galline di adattarsi precocemente, il che comporta un uso efficace dello spazio e dei nidi, specialmente nelle gabbie.
Conclusioni In generale le modifiche apportate nei sistemi di produzione in relazione alle attrezzature migliorano il comportamento delle galline e il loro benessere. Poiché anche fattori ambientali, come temperatura e luce, influenzano i sistemi di produzione, occorrerebbe continuare a fare ricerca per combinare i sistemi produttivi e le relative attrezzature o materiali ad altri fattori, onde favorire ulteriori sviluppi del benessere. Ringraziamenti
Gli autori desiderano ringraziare Mr. Francis Taingzunaaloung per l’enorme contributo dato nella fase di revisione di questo articolo. Precedentemente pubblicato su Turkish Journal of Agriculture - Food Science and Technology, 8(1): 239-245, 2020
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IN PRIMO PIANO
- febbraio 2022 -
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REPORTAGE
Revisione della legislazione attuale sul trasporto degli animali vivi
©zpm-karol.pl
Il Parlamento europeo ha approvato il 20 gennaio scorso le raccomandazioni della commissione d’inchiesta sulla protezione degli animali durante il trasporto (ANIT), riconoscendo che le norme UE sul trasporto degli animali sono obsolete, fuorvianti e poco applicate. Gli europarlamentari hanno concordato sulla necessità di un aggiornamento della legislazione per limitare la durata del trasporto, aumentare il comfort degli animali e controllare meglio le esportazioni.
Una revisione è necessaria dopo 16 anni dalla sua prima approvazione in quanto un aggiornamento su basi scientifiche può garantire un’applicazione e un’attuazione più armonizzate in tutti gli Stati membri. Il relatore Daniel Buda (EPP, RO) ha dichiarato: “il benessere degli animali durante il trasporto non è negoziabile e deve essere rispettato fino a quando gli animali raggiungono la loro destinazione finale. Il trasporto di animali vivi deve continuare, sia negli Stati membri che nei Paesi terzi, rispettando i più alti standard di benessere animale. È importante per l’economia dell’UE e per la sopravvivenza finanziaria dei nostri allevatori”.
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La correlatrice Isabel Carvalhais (S&D, PT) ha aggiunto: “il benessere degli animali è una bandiera di questa istituzione. Il trasporto di animali vivi è una parte inseparabile del benessere degli animali nell’UE, che abbiamo valutato in profondità e con grande impegno con la nostra commissione d’inchiesta. Dobbiamo investire in migliori soluzioni per ridurre la necessità di trasportare animali vivi. Dobbiamo tenere a mente, tuttavia, la dimensione sociale di ciò che stiamo proponendo e come questo influirà sulle persone”. L’inchiesta del Parlamento, avviata nel giugno 2020 per indagare sulle presunte violazioni delle norme europee
- reportage -
REPORTAGE
sul trasporto degli animali attraverso l’istituzione di un’apposita commissione, ha concluso che le disposizioni UE in questo settore non sono sempre rispettate nei Paesi membri e non tengono pienamente conto delle diverse esigenze di trasporto degli animali. Le violazioni più evidenti riguardano l’altezza libera insufficiente, la non idoneità degli animali al trasporto e il sovraffollamento, i dispositivi di abbeveraggio inadeguati o la mancanza di acqua e cibo. Vengono inoltre utilizzati veicoli non idonei e il trasporto avviene talvolta a temperature estreme e con tempi di percorrenza prolungati. Per rimediare alla situazione, i deputati hanno adottato le raccomandazioni fornite dalla commissione ANIT al termine della sua inchiesta con 557 voti favorevoli, 55 contrari e 78 astensioni, invitando la Commissione e i Paesi dell’UE a intensificare gli sforzi per rispettare il benessere degli animali durante il trasporto, aggiornare le norme dell’UE e nominare un commissario dell’UE responsabile del benessere degli animali.
I deputati vogliono un sistema di telecamere a circuito chiuso sui veicoli di trasporto, specialmente per le operazioni di carico e scarico. Le autorità nazionali dovrebbero approvare i piani di viaggio degli animali solo se la temperatura prevista per l’intera durata del viaggio è tra i 5 °C e i 30 °C. Inoltre, dovrebbero essere registrati temperatura, umidità e livelli di ammoniaca nei veicoli. I deputati riconoscono che attualmente non esiste alcun sistema di controllo per il trasporto verso Paesi terzi e chiedono agli Stati dell’Unione europea di ispezionare tutte le spedizioni destinate ai viaggi lunghi verso Paesi terzi, per garantire che gli animali siano nutriti e idratati, che i dispositivi di abbeveraggio funzionino correttamente e che dispongano di spazio e altezza adeguati. L’esportazione di animali vivi dovrebbe essere approvata solo se è conforme agli standard europei sul benessere degli animali. Fonte: www.sivempveneto.it
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REPORTAGE
Uova, produzione stabile e mercato dinamico Alla tavola rotonda “Il futuro del mondo agricolo tra innovazione e convenienza”, organizzata da Gdo Week e Mark up a Fieravicola, Fabio del Bravo, responsabile della Direzione Mercati di Ismea, ha illustrato le ultime tendenze e le prospettive del settore delle uova, che mostra andamenti particolarmente dinamici sia in termini di innovazione di prodotto che di consumo. Le uova, assieme alla farina, sono state tra i prodotti più acquistati durante la pandemia e si è assistito a un aumento del 13% dei capi allevati a fronte di un drastico ridimensionamento di quelli in gabbia (-24%).
liardi di euro per la sola parte agricola. Il volume produttivo è stato raggiunto grazie a 41 milioni di galline ovaiole accasate in oltre 2.600 allevamenti. Il tasso di approvvigionamento del settore si attesta sul 97%.
Economiche, di alto valore nutritivo, quasi esclusivamente di origine nazionale e sempre più spesso provenienti da allevamenti etici, negli ultimi tempi le uova sono tra gli alimenti maggiormente apprezzati dai consumatori. A favorirle in anni complicati come quelli appena trascorsi, anche la bassa esposizione verso il canale Ho.Re.Ca e la presenza di un sistema produttivo integrato e autosufficiente che non ha scontato problematiche di approvvigionamento estero, legate alle limitazioni degli spostamenti.
Secondo i dati registrati in Anagrafe Nazionale, nel 2020, il 49% dei capi in deposizione è stato allevato “a terra”, il 42% in allevamenti con “gabbie arricchite”, il 4% in allevamenti all’aperto e il 5% in allevamenti biologici.
La produzione italiana, nel 2020, si è attestata su oltre 12,6 miliardi di uova, pari a circa 796 mila tonnellate di prodotto, per un corrispettivo di poco inferiore a 1,4 mi-
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Cresce il prodotto proveniente da allevamenti all’aperto (+13,4%), che rimane tuttavia ancora una nicchia nella distribuzione moderna (3%). Le uova certificate biologiche mantengono il 10% dei volumi venduti, mostrando incrementi del 4% rispetto al 2019, ma gran parte degli acquisti per questa tipologia avviene in altri canali. Il consumo apparente ha raggiunto nel 2020 il suo livello più alto, con oltre 219 uova pro capite.
- reportage -
REPORTAGE
La commercializzazione delle uova avviene soprattutto attraverso la Grande Distribuzione. Nei primi sette mesi del 2021 si è avuto un ridimensionamento degli acquisti rispetto al 2020, ma i volumi restano superiori a quelli degli anni precedenti, con un +10,6%. Da un’indagine condotta su un panel di consumatori per comprendere il loro comportamento di acquisto, è emerso che la reputazione delle uova è nel complesso molto positiva, in particolare in confronto ad altre fonti proteiche, come carne e formaggi. I più giovani considerano le uova un alimento facile e veloce da preparare, che può facilmente “risolvere” un pranzo o una cena; mentre nella fascia di età che va dai 35 ai 44 anni, sette consumatori su dieci ritengono importante non eccedere nel consumo.
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L’allevamento all’aperto è quello considerato migliore da metà degli italiani, perché coniuga i concetti fondamentali di benessere e ambiente. Sei consumatori su dieci sono infatti propensi a spendere almeno il 10% in più per l’acquisto di uova provenienti da galline allevate all’aperto. I driver di acquisto più gettonati sono la garanzia di freschezza e di salubrità, in particolare l’assenza di antibiotici e OGM, seguono poi la certezza sulla provenienza e la modalità di allevamento. Meno rilevanti invece gli aspetti legati alla caratteristiche qualitative, quali il numero di uova nella confezione, la dimensione, il colore e il tuorlo. All’ultimo posto nella motivazione di acquisto vengono il prezzo e la marca. Dall’indagine emerge anche che i consumatori si aspettano in etichetta la presenza di informazioni tecniche indispensabili, come la data di scadenza o la corretta modalità di conservazione. Otto consumatori su dieci ritengono essenziale la presenza di certificazioni relative al benessere animale; sei su dieci sono sensibili all’impatto del processo produttivo sull’ambiente.
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Per quanto riguarda le future intenzioni di consumo, più di nove italiani su dieci pensano di mantenerlo inalterato in termini di volume. In un mercato da ritenersi indubbiamente maturo e stabilizzato, si intravede tuttavia una lieve percentuale di espansione, in quanto a un 2% che intende ridurre il consumo di uova, si contrappone un 5% che invece si esprime per un aumento. Nei prossimi mesi la crescita di mercato si indirizzerà soprattutto sul prodotto tradizionale, in guscio, mentre resterà piuttosto stabile la quota relativa ai prodotti più innovativi. Fonte: Ismea
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INTERVISTA
Una storia di successo al femminile realizzata grazie all’automazione Prinzen Con le sue 90.000 ovaiole circa, l’Azienda Agricola Marini Gabriella rappresenta una realtà medio-piccola come ce ne sono molte nel bresciano. Qualche anno fa però, nella fase di trasformazione da allevamento in gabbia a quello a terra, l’azienda ha preso la decisione di affidarsi all’automazione più avanzata, scegliendo macchinari Prinzen per la raccolta delle uova.
Veduta del magazzino dell’Azienda Agricola Marini Gabriella di Calvisano (BR)
Per quasi quarant’anni a Calvisano, in provincia di Brescia, l’Azienda Agricola Marini Gabriella ha prodotto uova da galline in gabbia. Quando è arrivato il momento del passaggio all’allevamento a terra, i titolari hanno preso una decisione: effettuare un investimento che garantisse all’azienda un livello di automazione tale da consentire a due donne di portare a termine la raccolta delle uova completamente da sole. A raccontarci la quotidianità dell’azienda è Andrea Lesioli, il figlio della titolare, che sottolinea però come l’attività sia gestita quasi esclusivamente da donne, ovvero la madre e la moglie. “Per 40 anni abbiamo avuto un allevamento di galline in gabbia, lo gestiva mia nonna. Nel 2019 siamo passati all’allevamento a terra e in quell’occasione abbiamo deciso di fare un investimento per poter gestire il lavoro nel modo più semplice e pulito possibile. Io faccio un altro lavoro e la raccolta delle uova è interamente nelle mani di mia mamma e di mia moglie. In azienda lavora un’altra persona, che sta a contatto con gli animali, ma non si occupa della
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- intervista -
INTERVISTA
raccolta, a parte il controllo all’interno dei capannoni delle poche uova eventualmente rimaste a terra.” L’azienda agricola, da quando è passata all’allevamento a terra, è al secondo ciclo: le 88.000 galline ovaiole sono accasate in due capannoni, di cui uno doppio, dotato di voliere Vencomatic. Dai capannoni le uova vengono convogliate al magazzino, dove suocera e nuora, grazie alla completa automazione realizzata con macchinari Prinzen, riescono a svolgere l’intero processo in meno di 3 ore. “La Speedpack 110 Prinzen, con il suo disimpilatore automatico dei vassoi, processa 40.000 uova all’ora – ci racconta Andrea Lesioli – e consente di avere una panoramica sull’intero processo. La rulliera in particolare è estremamente efficiente, riesce a girare le uova delicatamente con una visibilità completa, permettendo un’ispezione visiva molto efficace.” La Speedpack 110 consente di raccogliere le uova attraverso tre punti di trasferimento, assicurandone un trattamento ottimale: meno trasferimenti durante il processo di lavorazione, infatti, consentono una perfetta gestione del prodotto.
Ma il macchinario che ha veramente risolto i problemi dell’azienda agricola è il pallettizzatore Prinzen PL110. Nato per soddisfare la sempre maggior richiesta di automazione e progettato per lavorare in perfetta combinazione con gli altri sistemi Prinzen, il Palletiser 110 riceve le pile di vassoi dall’impilatore automatico e le posiziona direttamente sopra al pallet, sollevando 4 pile di vassoi con ogni movimento, permettendo la gestione di 40.000 uova all’ora. Dotato di una cabina propria, si abbina a qualsiasi imballatrice automatica presente sul mercato, ha una forma compatta e occupa poco spazio.
“Il Palletiser 110 ha rappresentato il punto di svolta per la nostra azienda e si è rivelato il giusto investimento”, prosegue Andrea Lesioli. “Dato che la raccolta è gestita esclusivamente da mia madre e da mia moglie, avevamo la necessità di rendere il lavoro il meno gravoso possibile. Era impensabile far sollevare carichi a una donna, ma al contempo volevamo mantenere l’azienda a livello famigliare, senza ricorrere a manodopera esterna. Del resto, la raccolta delle uova si conclude in poco meno di una mattinata ed è quindi difficile trovare persone disposte a lavorare part-time. Questa macchina a marchio Prinzen ci ha consentito di automatizzare completamente il processo di raccolta e imballaggio delle uova, eliminando quella parte di lavoro fisico logorante, rappresentato dal posizionamento delle pile sui pallet.” Il Palletiser 110 viene quindi scelto per gli evidenti vantaggi, primi fra tutti la migliore ergonomia e i tempi di raccolta più rapidi: nella nuova versione ha infatti aumentato la capacità delle uova processate da 36.000 a 40.000 all’ora e ha una maggiore capacità di stoccaggio dei divisori in plastica (20 in totale), permettendo così all’operatore di focalizzarsi sull’ispezione del prodotto, a garanzia della sua massima qualità.
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Articolo sponsorizzato Vencomatic
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DOSSIER
Efficacia della fitasi nel tacchinotto rispetto al pulcino Sulla base del contenuto in ceneri tibiali, i risultati dell’aggiunta di enzima fitasi a diete per tacchinotti sembrano simili, come efficacia, a quelli ottenuti nei polli.
Cees Kwakernaak, Schothorst Feed Research, Lelystad, Paesi Bassi
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Nel 2009 Peter Woodward ha presentato una relazione sugli effetti di fosforo e fitasi nel tacchino. In breve, il fosforo (P) è un nutriente essenziale negli avicoli, importante per lo sviluppo di ossa forti e sane, ed è decisivo per la produzione di carne. Il fosforo
- dossier -
nelle piante è legato alla molecola di fitato, che presenta una digeribilità scarsa negli avicoli. Le fonti di fosforo inorganico sono tuttavia limitate, il che ha reso il fosforo un ingrediente particolarmente costoso per le formulazioni a uso avicolo. Woodward ha
DOSSIER
calcolato che il costo del fosforo rappresenta circa il 10% del valore del mangime starter nel tacchino. La capacità della fitasi, come enzima esogeno, di rilasciare il fosforo legato al fitato, è evidente ed è diventata una fonte alternativa economica di fosforo. Oggi, gli enzimi fitasi sono aggiunti normalmente alle diete per avicoli per ridurre i costi e l’escrezione di fosforo, diminuendo così anche l’impatto ambientale. La fitasi è in grado di influenzare positivamente l’assorbimento ileale di amminoacidi e di energia. Il fosforo derivato dalla fitasi non ha necessariamente un valore fisso, ma dipende da vari fattori, come il fitato già presente nel mangime e il contenuto in calcio. Spesso i produttori di fitasi calcolano lo stesso valore di fosforo per polli, tacchini e anatre, ma gli studi sul valore del fosforo derivato dalla fitasi nei tacchini sono scarsi rispetto al pollo. Questo articolo compara l’efficacia di due fonti di fitasi in una prova su tacchinotti e pulcini, in un progetto sperimentale condotto da Schothorst Feed Research. A tacchinotti e pulcini è stata fornita una dieta con bassi livelli di fosforo, a base di mais/soia come controllo negativo (NC - Tabella 1). Sono state poi formulate tre diete, aggiungendo lo 0,6 - 1,2 e 1,8 g/kg di fosforo derivato da fosfato monocalcico (PC), tramite scambio con Diamol e CaCO3. Rispetto alla dieta di controllo NC, il contenuto totale di calcio nelle diete PC risultava maggiore, con 1,0 g/kg per i tacchini e 1,3 per i polli (anche come risultato dello scambio Diamol e CaCO3). Sono stati quindi aggiunti alla dieta di controllo NC vari prodotti a base di fitasi a 4 diversi dosaggi, determinando così 12 trattamenti dietetici per specie animale. I prodotti testati sono stati: fitasi derivata da Buttiauxella spp espressa dal Trichoderma reesei (BT) e fitasi da E. Coli espressa da Pichia Pastoris (EP). Entrambi i prodotti testati sono stati analizzati per l’attività fitasica standard (FTU) secondo AOAC da LUFA (Germania). Le diete erano state pellettate a freddo con l’aggiunta di TiO2 come marker inerte. Per ciascuna specie animale ogni trattamento dietetico veniva testato con 6 repliche in gabbie metaboliche con 16 soggetti, da 5 a 21 giorni di età. Mangime e acqua erano forniti a volontà. Il 21esimo giorno è stato raccolto il contenuto di 21 cm di ileo, iniziando dalla giunzione ileocecale. I campioni, raggruppati e classificati per gabbie, sono stati liofilizzati e analizzati per Ti e P, per calcolare il coefficiente di as-
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I sistemi Jansen sono noti per la loro qualità e affidabilità. Vengono proposte varie soluzioni, tra cui sistemi a voliera per ovaiole commerciali e svezzamento pollastre, nidi per ovaiole commerciali e riproduttori.
Nuovo ventilatore MagFan costruito in materiale composito, motore a variazione di velocità con inverter, trasmissione in presa diretta, portata d’aria fino a 70.000 mc/h a 0 Pa e con risparmio energetico fino ad un massimo del 70%.
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DOSSIER
Tabella 1 – Composizione delle diete di controllo (NC) a basso livello di fosforo (P) per tacchini e polli. Dieta
NC tacchini
sorbimento apparente di fosforo. Sono state poi prelevate le ossa tibiali a 4 soggetti per gabbia e analizzate per il contenuto in ceneri per kg di materia secca senza grassi. I parametri ottenuti sono stati quindi analizzati per gli effetti del trattamento dietetico (con ANOVA in Genstat). Sono state infine disegnate le curve di risposta alla dose esponenziale, per ciascun prodotto fitasico, con i relativi parametri per specie. L’esperimento è stato approvato dal comitato etico animale.
NC polli
Ingredienti espressi in parti (g/kg): Mais
366,0
560,3
Panello di soia
370,0
300,5
Semi di soia tostati
72,8
0,0
Panello di mais
50,0
14,8
Panello di ravizzone
50,0
38,0
Panello di girasole
10,0
0,0
Olio di soia
29,9
21,1
Grasso animale
0,0
20,0
NaCL
2,8
2,4
NaHCO3
1,3
1,7
Vit. + miscela di minerali
5,0
5,0
TiO2
2,5
2,5
Amido di mais
2,5
2,5
L-Lisina-HCL 79%
3,4
1,7
DL-Metionina 99%
2,4
2,2
Lisina-Treonina 98%
0,2
0,4
Carbonato di calcio
12,6
12,5
Fosfato monocalcico MCP
4,4
1,0
6,1
5,4
Diamol Ingredienti
variabili1
Per entrambe le specie animali e i prodotti fitasici, il livello FTU più basso aumentava significativamente l’assorbimento ileale del fosforo e il contenuto in ceneri tibiali. Nonostante il livello di EP fosse superiore rispetto a quello di BT, gli abs del fosforo con BT risultavano significativamente superiori a quelli con EP, sia nel tacchinotto che nel pollo. Riguardo ai parametri relativi alle ceneri tibiali, questa differenza significativa tra prodotti fitasici era evidente paragonando i livelli di 1.155 FTU di EP rispetto ai 1.035 FTU di BT nei tacchini e ai 1.505 FTU di EP rispetto ai 1.046 FTU di BT nei polli. Ciò evidenzia una chiara efficacia, espressa in FTU standard, per BT rispetto a EP, indipendentemente dalla specie animale. La differenza è rilevabile anche quando si eseguono le curve esponenziali di risposta al dosaggio. Nei Grafici 1 e 2 vengono mostrate le curve delle ceneri tibiali rispettivamente per tacchini e polli. L’equazione della curva è stata usata per calcolare l’equivalenza tra i prodotti a base di fitasi, come mostrato nella Tabella 3.
(g/kg):
Diamol
7.293
6.788
CaCO3 puro
0,707
1.212
0,000
0,000
Fosfato monocalcico MCP
I risultati per la digeribilità apparente dell’assorbimento ileale del fosforo (abs P) e del contenuto di ceneri tibiali, per ciascun trattamento, sono riportati, sia per tacchinotti che per polli, nella Tabella 2, espressi come percentuale rispetto al trattamento di controllo NC (0=al 100%). I livelli dei dosaggi FTU non sono stati identici per fitato e specie animale; ciò è dovuto al dosaggio previsto per ottenere una determinata FTU nei prodotti in esame, ma la valutazione successiva alla formulazione delle diete sperimentali ha messo in luce differenze tra la teoria e l’evidenza pratica.
Nutrienti calcolati (g/kg): AMEn (broiler MJ/kg)
11,3
12,1
AMEn (broiler kcal/kg)
2.700
2.900
Ca
8,0
6,5
P
5,6
4,4
IP
3,0
2,5
P-IP
2,6
1,9
P ritenuto
2,6
1,8
Proteina grezza
284
210
Grasso (B)
76
75
Lisina dig.
15,3
10,5
Metionina+Cistina dig.
10,1
8,0
Treonina dig.
9,2
6,9
Triptofano dig.
2,8
2,1
1
Le diete di controllo positive sono state formulate aggiungendo fosfato monocalcico (MCP) al posto di Diamol e CaCO3.
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Sulla base del contenuto in ceneri tibiali, 500 EP equivalgono a 225 FTU di BT nei tacchini, o a 260 nei polli; quindi il comportamento è simile tra le due specie, con un fattore di 2,0 tra BT ed EP. Questo fattore resta valido nella determinazione dell’equivalenza di EP con 500 FTU di BT quando si deve prendere come riferimento una sezione più alta delle curve. Le risposte all’aggiunta di fitasi
- dossier -
DOSSIER
Grafico 1 e 2 – Curve di risposte esponenziali per il contenuto in ceneri tibiali nel tacchino e dosaggi relativi di fitasi BT o EP (Grafico 1); contenuto in ceneri tibiali nel pollo (Grafico 2).
sono state migliori nei tacchini: le differenze nell’efficacia dei due prodotti sono risultate a vantaggio dei tacchinotti rispetto ai pulcini. La valutazione dell’assorbimento ileale del fosforo di BT risultava migliore, rispetto a EP, soprattutto nei tacchini (fattore di circa 2,5) e inferiore nei
polli (fattore di 1,5). La situazione al ventunesimo giorno potrebbe essere diversa dalla situazione al settimo giorno, perché il fosforo nella dieta risulta simile durante il periodo sperimentale iniziale, ma la richiesta di fosforo diminuisce, per kg di dieta, con la crescita.
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DOSSIER Tabella 2 – Risultati relativi (valore di NC trt = 100%) per il coefficiente di assorbimento ileale apparente di P (abs P) e per il contenuto in ceneri tibiali nel pollo e tacchino a 21 giorni di età. Tacchini Trt.
Prodotto
Dose1
abs P
Polli Tibia
Dose1
Enzima no.
abs P
Tibia
Enzima
FTU/kg
rel. %
rel. %
FTU/kg
rel. %
rel. %
1
NC
0
100 g
100 g
0
100e
100 h
2
BT
345
120f
114e
303
111d
110ef
3
BT
690
132bc
124cd
530
115cd
117cd
4
BT
1.035
136ab
130ab
887
121ab
119abc
5
BT
1.380
141a
131ab
1046
125a
123a
6
EP
385
103g
106f
442
110 d
107fg
7
EP
770
116f
116e
961
116bc
116d
8
EP
1.155
126de
122d
1.505
114cd
118cd
9
EP
1.540
127cd
127bc
1.811
116bc
120abc
10
PC1 + 0,6P
0
114f
112e
0
89g
112e
11
PC2 + 1,2P
0
118f
128ab
0
89g
119bcd
12
PC3 + 1,8P
0
120ef
132a
0
94f
122ab
<0,001
<0,001
<0,001
<0,001
2,97
15
2,92
13
Valore P (dieta) Lsd (dieta) a-h I
valori medi nella stessa colonna senza lettere comuni sono significativamente differenti (P<0.05). 1 Basato sull'analisi del FTU (AOAC ) nel prodotto esaminato e della sua quota aggiuntiva (mg/kg). Valori misurati per NC trt: il coefficiente di assorbimento del fosforo ileale è stato di 49,8 e 59,1% per tacchini e polli, rispettivamente, mentre il contenuto in ceneri tibiali è stato 363 e 380 gr/kg per sostanza sgrassata secca.
Tabella 3 – Equivalenza in FTU standard tra enzimi fitasi (EP e BT), basata su una curva esponenziale adattata al contenuto in ceneri tibiali o sull’assorbimento apparente del fosforo come parametri di risposta. Basato su
EP BT BT
BT EP EP
Nei tacchini Nei polli
Nei tacchini Nei polli
Ceneri della tibia
500 FTU = 225 FTU 260 FTU
500 FTU = 980 FTU 1012 FTU
Assorbimento ileale
500 FTU = 182 FTU 390 FTU
500 FTU = 1204 FTU 844 FTU
Un altro fattore è la capacità di adattamento della dieta di controllo NC, che risulta in una degradazione di fosforo fitato eccessiva o sovra regolata in assenza di fitasi. Per la dieta di controllo NC si è calcolato che la degradazione minima di IP (Inositol monophosphate, Inositolo
26
monofosfato) deve essere stata attorno al 6% nei tacchini e al 26% nei polli. Si potrebbe anche concludere che questa capacità del pollo non sia maggiore rispetto al tacchino, in quanto collegata al fosforo totale nella dieta. Il contenuto in ceneri tibiali al ventunesimo giorno è il risul-
- dossier -
tato più evidente della prova e non dipende solo dall’assorbimento di fosforo in questo specifico giorno, ma fornisce una migliore comprensione dell’efficacia della fitasi rispetto al valore dell’assorbimento ileale di fosforo in quel giorno. Sulla base del contenuto delle ceneri tibiali e della risposta della dieta di controllo si è calcolato che 1,0 g di MCP-P potrebbe essere rimpiazzato da 674 FTU di BT o 1.215 FTU di EP nei tacchini, mentre nei polli il valore sarebbe 594 FTU di BT o 1.240 FTU di EP. La differenza tra i prodotti fitasici corrisponde ai risultati prima esposti. Comunque questi valori non sono in linea con quelli usati nella pratica, che si basano su molte prove secondo le quali 500 FTU di EP possono sostituire almeno 1,0 g di MCP-P. Ciò dipende da vari fattori, non considerati in questa prova, ma che dimostrano la complessità nel determinare i valori assoluti della matrice del fosforo.
Conclusioni Nel tacchinotto e nel pulcino la fitasi BT presenta un’efficacia significativamente maggiore per FTU standard rispetto a EP. Sulla base del contenuto in ceneri tibiali, i risultati nei tacchinotti sono paragonabili a quelli dei pulcini. La determinazione dei valori del fosforo che derivano dagli enzimi fitasici resta una materia complessa, indipendentemente dalla specie animale. La bibliografia è disponibile su richiesta Dagli Atti della Turkey Science and Production Conference
DOSSIER
Poultry
CO M P
& P RO ETENZA
FESSIO
NALITÀ
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FOCUS
La pulcinaia L’inizio del ciclo è fondamentale ai fini delle rese finali: in nessun altro momento, infatti, il pulcino cresce così rapidamente come avviene nella sua prima settimana di vita.
Connie Mou, Ph.D. Poultry Environmental Management, Michael Czarick, Extension Engineer Jones-Hamilton, Agricultural Division, University of Georgia
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Nell’ultima settimana del ciclo di 42 giorni del broiler il peso dell’animale aumenta di circa un terzo. Al contrario, un pulcino nei primi 7 giorni di vita cresce circa il quadruplo e anche di più. Naturalmente se un pulcino cresce così rapidamente, deve consumare molto mangime. La ricerca ha dimostrato che, già solo nel primo giorno di vita, esso assume circa un quarto del suo peso in mangime; alla fine della prima settimana un pulcino di 40 grammi avrà mangiato circa 140 grammi di mangime, acquistando quasi altrettanto in peso, con una conversione di circa 1,1 (Alqhtani, 2016). Questa rapidissima crescita nella prima settimana di vita si ottiene solamente se il pulcino, oltre che al mangime, ha anche accesso a molta acqua: infatti un pulcino che non può bere non mangia nemmeno e quindi non cresce. In studi passati, si è visto che nei primi giorni di vita un pulcino beve circa 3 grammi di acqua per ogni grammo di mangime consumato. Infatti
- focus -
FOCUS
alla fine della prima settimana avrà bevuto circa 340 ml di acqua: si tratta di 8 volte il suo peso iniziale. Capire esattamente quanta acqua può bere un pollo può essere utile per valutarne meglio le performance. Nonostante esistano anche altri mezzi per misurare le performance dei broiler, la maggior parte è poco attuabile o troppo costosa. Si possono usare bilance, ma costeranno migliaia di euro per ogni capannone; sono frequenti le bilance dei silos, che, anche se costose, consentono di monitorare il consumo di mangime, ma non sono efficaci con i pulcini, che consumano poco mangime, e soprattutto ne sprecano tanto spargendolo fuori dalle mangiatoie. Invece un flussometro per l’acqua è relativamente economico e può essere utile per dare un’idea abbastanza accurata, anche se indiretta, del consumo di mangime, come pure del peso del gruppo, in modo da sapere se sia o meno in linea con le previsioni. Quindi conoscere il consumo idrico del gruppo consente di conoscere anche quello di mangime. Soprattutto, se se ne tiene traccia, può essere utile vedere i consumi per confrontarli a quelli dei gruppi precedenti: si può pertanto valutare se un gruppo, in quel determinato giorno, si stia mantenendo nella media storica dell’allevamento. Se è inferiore, ad esempio, si possono apportare delle correzioni (come regolare l’altezza degli abbeveratoi, la temperatura, la disponibilità di mangime, ecc.) al fine di evitare problemi di rese. Se invece la media supera quella storica del capannone, si può valutare quali siano state le cause.
gruppo tipico (immaginiamo 24.000 pulcini) il flussimetro dovrebbe essere in grado di misurare un flusso almeno di 1 litro/minuto, con una misurazione ideale di 0,4-0,5 litri/ minuto. Questi ultimi sono validi per misurare il consumo del gruppo di 1 giorno, mentre quelli da 1 litro/minuto sono utili dal secondo-terzo giorno di vita. Ovviamente un capannone più grande potrà contenere più pulcini e quindi misurare il consumo idrico dal primo giorno sarà più facile. Misurare con accuratezza l’uso di acqua al giorno 1 può dunque essere molto utile. In genere, più acqua i pulcini bevono, meglio rendono. Se il consumo è inferiore a quello dei cicli precedenti, significa anche che mangiano meno del previsto, e quindi cresceranno meno, magari per qualche problema nel sistema di alimentazione. Indipendentemente dalla causa, comunque, un flussometro che misuri accuratamente il consumo idrico è uno dei metodi migliori e più economici, per l’allevatore e per il tecnico, per sapere come stia progredendo il gruppo sin dalla prima settimana di vita. Dagli Atti della Midwest Poultry Federation Convention 2021
Bisogna notare che a volte i consumi idrici nella prima settimana possono essere bassi, magari perché i pulcini arrivati sono piccoli e quindi bevono meno di gruppi giunti in allevamento con un peso maggiore. Ciò non significa che nel tempo non riescano a recuperare. I pulcini piccoli abbisognano solamente di maggiore cura per avere una buona partenza: infatti alcuni di loro tendono ad avere una temperatura corporea inferiore, facendo salire la quota di calore disperso, per cui bisogna aumentare le temperature. Inoltre, le linee idriche devono essere abbassate, aumentando al contempo le zone di alimentazione. In questo caso il controllo quotidiano del consumo idrico consente di capire come sta procedendo un gruppo sottopeso.
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Come per qualsiasi strumento di controllo, l’accuratezza è cruciale. La maggioranza dei flussometri presenti nei capannoni avicoli può andare bene per misurare il consumo idrico dei primi giorni di vita. Per i primi giorni di un
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MARKETING
Modelli e dinamiche del commercio mondiale di uova e carne avicola Parte 1 – Il commercio di uova
©Detmold da Pixabay
Nel giugno 2021 la FAO ha aggiornato i dati relativi al commercio mondiale per il 2019, consentendo all'autore di presentare una panoramica sui modelli e le dinamiche del commercio mondiale di uova e carne avicola. In questo articolo si analizzerà il commercio delle uova; il successivo si occuperà del commercio di carne avicola, mentre l’ultimo si concentrerà sulla carne di pollo e di tacchino.
Modelli di produzione di uova a livello mondiale e continentale
Hans-Wilhelm Windhorst L’autore è Professore Emerito all’Università di Vechta e Visiting Professor all’Università di Medicina Veterinaria di Hannover, Germania
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Per comprendere meglio la presente analisi delle dinamiche e dei modelli del commercio di uova, è necessario cominciare con una breve panoramica sullo sviluppo della produzione globale di uova tra il 2009 e il 2019 e con l’analisi del contributo che ciascun continente ha dato al totale. Tra il 2009 e il 2019, la produzione mondiale di uova è aumentata del 32,7%, passando da 62,9 a 83,5 milioni di tonnellate. La Figura 1 documenta l’elevata concentrazione regionale nella produzione. L’Asia ha contribuito per il 61,9% al volume di produzione mondiale, seguita dall’Europa e dall’America centrale e meridionale.
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Produzione di uova
la maggior parte delle uova è stata prodotta per il consumo interno. Si deve anche considerare che le uova non possono essere surgelate, hanno una breve durata di conservazione e non possono essere spedite su lunghe distanze.
Totale: 83.4 milioni di tonnellate 0,4% 12,0%
4,1%
8,7%
Africa Asia Europa N America CS America Oceania
12,9% 61,9%
Figura 1 – Contributo dei continenti alla produzione mondiale di uova nel 2019 (design: A.S. Kauer sulla base di dati FAO).
Le importazioni crescono più rapidamente delle esportazioni Il commercio mondiale di uova ha mostrato una notevole dinamica tra il 2009 e il 2019. La Figura 2 documenta l’andamento dei volumi delle esportazioni e delle importazioni nel decennio analizzato. Il volume delle esportazioni è aumentato di 557.325 tonnellate, pari al 31,6%, quello delle importazioni di 916.053 tonnellate, pari al 56,3%. Vale la pena notare che il volume delle esportazioni è rimasto pressoché stabile tra il 2018 e il 2019, mentre il volume delle importazioni è aumentato di 315.000 tonnellate.
Tabella 1 – Incidenza delle esportazioni nella produzione di uova a livello di continente nel 2019 (fonte: calcoli dell’autore sulla base di dati FAO). Produzione (1.000 t)
Export (1.000 t)
Incidenza dell’export nella produzione (%)
Africa Asia N America CS America Europa Oceania
3.424,1 51.674,7 7.297,7 10.011,0 10.739,4 341,7
18,1 749,0 188,6 24,8 1.339,7 2,3
0,5 1,4 2,6 0,2 12,5 0,7
Mondo
83.484,7
2.322,4
2,8
[mil. tonnellate]
Continente
2,6
2,0
1,3
0,7
0,0
2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 Esportazioni
La Tabella 1 mostra l'incidenza delle esportazioni nella produzione di uova a livello di continente. Degli 83,5 milioni di tonnellate di uova prodotte nel 2019, sono stati esportati solo 2,3 milioni di tonnellate, una percentuale bassa rispetto al 15,2% di carne avicola. Un’analisi dettagliata della situazione a livello continentale rivela differenze notevoli. L'incidenza più alta di esportazioni di uova nella produzione è quello dell’Europa con il 12,5%. Questo dato documenta l’eccedenza di produzione rispetto al consumo in diversi Paesi membri dell’UE (27). In tutti gli altri continenti, la quota delle esportazioni è stata molto inferiore. A prima vista, può essere sorprendente che solo lo 0,2% della produzione sia stato esportato dai Paesi dell’America centrale e sudamericana: questo deriva dal fatto che
Importazioni
Figura 2 – Sviluppo delle esportazioni e delle importazioni mondiali di uova tra il 2009 e il 2019 (design: A.S. Kauer sulla base di dati FAO).
La crescita in assoluto più alta delle importazioni l’hanno fatta registrare l’Afghanistan, Hong Kong, i Paesi Bassi e gli Emirati Arabi Uniti. Il fatto che le importazioni fossero notevolmente superiori alle esportazioni può avere una spiegazione nell’elevato surplus di esportazioni nel 2017 e nel 2018 rispetto alle importazioni, che è stato poi scambiato nel 2019.
L’Europa e l’Asia dominano il commercio di uova La concentrazione regionale è stata estremamente elevata nelle esportazioni e nelle importazioni di uova. La
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MARKETING
Figura 3 documenta che nel 2019 il 57,7% di tutte le uova che hanno raggiunto il mercato mondiale è stato esportato da un Paese europeo. Europa e Asia hanno contribuito per quasi il 90% alle esportazioni mondiali, il Nord America si è classificato al terzo posto con una quota dell’8,1%. La concentrazione regionale è stata ancora più elevata nelle importazioni. Gli Stati europei e asiatici hanno importato il 93,1% di tutte le uova commercializzate, le Americhe solo il 5,4%. L’elevato contributo dell’Europa al volume delle esportazioni è una conseguenza del tasso di autosufficienza del 105% dell’Unione europea (27). Il fatto che anche i Paesi europei siano al primo posto nelle
0,1%
Esportazione Totale: 2.3 milioni di tonnellate
Elevata concentrazione regionale nelle esportazioni e nelle importazioni di uova Nel 2019 i dieci principali Paesi esportatori di uova hanno contribuito con il 75,9% del volume alle esportazioni mondiali. Nella Tabella 2 sono riportati i dieci Paesi leader e il loro contributo alle esportazioni mondiali di uova. Tabella 2 – I dieci Paesi leader nelle esportazioni di uova nel 2019 (fonte: dati FAO). Paesi
1,1%
Export (t)
Contributo (%)
389.909 275.033 215.626 188.015 138.792 135.591 128.599 117.628 86.837 86.660
16,8 11,8 9,3 8,1 6,0 5,8 5,5 5,1 3,7 3,7
10 Paesi
1.762.690
*75,9
Mondo
2.322.446
100,0
Paesi Bassi Turchia Polonia USA Uzbekistan Germania Malesia Spagna Ucraina Belgio
8,1% 0,8%
Africa Asia Europa N America CS America Oceania
importazioni è dovuto al considerevole commercio all’interno dell’UE, che sarà analizzato più avanti.
32,2%
57,7%
* il totale non aumenta per l’arrotondamento
Importazione
0,1%
Totale: 2.5 milioni di tonnellate
1,4%
2,8% 2,6%
Africa Asia Europa N America CS America Oceania
45,3% 47,9%
Figura 3 – Contributo dei continenti alle esportazioni e alle importazioni mondiali di uova nel 2019 (design: A.S. Kauer sulla base di dati FAO).
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Mentre i Paesi Bassi hanno fatto registrare il maggior volume di esportazioni per molti anni, la Turchia e la Polonia sono diventati grandi esportatori solo nell’ultimo decennio. Le esportazioni di uova turche sono aumentate da 90.000 tonnellate nel 2009 a ben 361.000 tonnellate nel 2018; nel 2019 sono scese a 275.000 tonnellate a causa della forte riduzione delle esportazioni verso l’Iran, l’Iraq e l’Arabia Saudita, che non sono state compensate dalla crescita delle esportazioni verso la Siria, il Kuwait e il Qatar. Le esportazioni polacche sono cresciute da 142.000 tonnellate nel 2009 a 265.000 tonnellate nel 2017, per poi diminuire a 216.000 tonnellate nel 2019. I focolai del virus dell’Influenza Aviaria nel 2019 (Smietanka et al. 2020) non solo hanno causato l’abbattimento degli animali e una diminuzione della produzione, ma anche l’arresto delle importazioni da parte dei principali Paesi di destinazione per le esportazioni di uova. Un confronto tra la produzione e le esportazioni di uova a livello nazionale consente di trarre alcune interessanti
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conclusioni (Tabella 3). I Paesi Bassi, il Belgio, la Polonia e l’Uzbekistan hanno registrato l’incidenza più elevata di esportazioni nella produzione, mentre gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno esportato solo una piccola parte della loro produzione. Un’analisi dettagliata dei flussi commerciali rivelerebbe che i Paesi Bassi, il Belgio e la Polonia hanno esportato la maggior parte delle loro uova verso
altri Paesi membri UE. Con una quota pari al 68,6% nel volume totale delle esportazioni, la Germania è stato il primo Paese di destinazione per le esportazioni di uova provenienti dai Paesi Bassi e al secondo posto, subito dopo i Paesi Bassi, nelle esportazioni della Polonia con una quota del 26,2%. Per l’Uzbekistan non sono disponibili dati relativi ai flussi commerciali.
Tabella 3 – Incidenza delle esportazioni nella produzione di uova per i dieci Paesi leader nell'export nel 2019 (fonte: calcoli dell’autore sulla base di dati FAO).
Anche la concentrazione regionale nelle importazioni di uova è stata molto elevata. La Tabella 4 indica i dieci principali Paesi importatori di uova nel 2019, che hanno contribuito per il 76,8% al volume mondiale delle importazioni. La Germania si è classificata al primo posto con il 17,1%, seguita da Iraq, Paesi Bassi e Hong Kong, confermando di essere il primo Paese importatore di uova da diversi decenni. Nel 2019 il 72,9% delle sue importazioni proveniva dai Paesi Bassi, seguiti dalla Polonia (14,8%), dal Belgio (2,8%) e dalla Danimarca (2,6%). Le strette relazioni commerciali tra i Paesi Bassi e la Germania sono evidenti. A prima vista è sorprendente che anche la Germania si sia classificata tra i principali Paesi esportatori di uova nonostante un tasso di autosufficienza di appena
Paesi Paesi Bassi Turchia Polonia USA Uzbekistan Germania Malesia Spagna Ucraina Belgio
Produzione (1.000 t)
Export (1.000 t)
Incidenza delle esportazioni nella produzione (%)
679,0 1.243,6 566,1 6.706,8 433,5 923,1 833,1 891,0 953,5 189,0
389,9 275,0 215,6 188,0 138,8 135,6 128,6 117,6 86,8 86,6
58,2 22,1 38,1 2,8 32,1 14,7 15,4 13,2 9,1 45,8
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delle esportazioni malesi era destinato a Singapore e il 90,5% delle importazioni di Singapore proveniva dalla Malesia. Le brevi distanze hanno rappresentato il fattore determinante per queste intense relazioni commerciali.
Sintesi e prospettive il 70,5% e che il 59,3% delle esportazioni fosse destinato ai Paesi Bassi. La ragione va ricercata nel fatto che gli allevatori e i produttori di uova olandesi possiedono grandi allevamenti di ovaiole nella Germania orientale. Sono loro che hanno inviato la maggior parte della produzione nei Paesi Bassi: tali movimenti sono quindi risultati nelle statistiche del commercio come esportazioni dalla Germania e come importazioni dei Paesi Bassi, il che spiega il terzo posto tra i principali Paesi importatori di uova. Tabella 4 – I dieci Paesi leader nelle importazioni di uova nel 2019 (fonte: dati FAO). Paesi
Import (t)
Contributo (%)
396.641 298.000 265.859 204.725 145.325 122.441 100.903 94.588 90.511 63.719
17,1 12,8 11,4 8,8 6,3 5,3 4,3 4,1 3,9 2,7
10 Paesi
1.782.712
*76.8
Mondo
2.322.446
100.0
Germania Iraq Paesi Bassi Hong Kong Afghanistan Singapore Emirati Arabi Uniti Russia Belgio Francia
Nel 2019 è stato esportato solo il 2,8% della produzione mondiale di uova. Poiché le uova intere non possono essere congelate e hanno un tempo di conservazione relativamente breve, sono state principalmente commercializzate solo su brevi distanze. L’Europa e l’Asia sono stati i continenti dominanti nel commercio delle uova intere, negli altri continenti tale commercio è stato di minore importanza. La concentrazione regionale è stata molto elevata anche nelle esportazioni e nelle importazioni, con una quota di circa il 76% dei dieci Paesi leader nel commercio mondiale. Sono state instaurate notevoli relazioni commerciali bilaterali tra Paesi Bassi e Germania e tra Malesia e Singapore. Considerato che le uova saranno una delle fonti proteiche più importanti per la crescente popolazione mondiale anche in futuro, la produzione di uova aumenterà ulteriormente nel prossimo decennio e potrebbero svilupparsi nuove relazioni commerciali (che forse avranno ad oggetto i prodotti a base di uova, più che le uova intere). I sostituti alternativi alle uova a base vegetale acquisteranno importanza, ma in un prossimo futuro guadagneranno solo piccole quote di mercato.
* il totale non aumenta per l’arrotondamento
Bibliografia e approfondimenti
Con una quota del 68,6% nel volume totale delle esportazioni, la Germania è stata il primo Paese di destinazione per le esportazioni di uova dei Paesi Bassi e al secondo posto rispetto a questi ultimi nelle esportazioni della Polonia con una quota del 26,2%.
FAO database. http://www.fao.org/faostat/en.
Anche tra Malesia e Singapore si è sviluppata una relazione commerciale bilaterale analoga. Nel 2019 l’85,7%
Beck, M.: MEG-Marktbilanz Eier und Geflügel 2020. Bonn 2020. Smietanka, K. et al.: Highly pathogenic Avian Influenza H5N8 in Poland in 2019-2020. In: Journal of Veterinary Research 64 (2020), no. 4, p. 469-476. https://doi. org.//10.2478/jvetres-2020-078. (Retrieved: 7. 6. 2021) Windhorst, H.-W.: The Champions League of the egg producing countries. In: Zootecnica International 43 (2021), no. 1, p. 26-29. Windhorst, H.-W.: The forgotten world: the egg industry in the least developed countries. In: Zootecnica International 43 (2021), no. 2, p. 22-25.
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TECHNICAL COLUMN
Migliorare le performance delle ovaiole con la raccolta, l’interpretazione e la conservazione dei dati
Estella Leentfaar, nutrizionista Hendrix Genetics
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Ormai è risaputo che solo una corretta assunzione giornaliera di acqua e di mangime può garantire la migliore espressione genetica in tutte le specie animali da produzione zootecnica. Ogni azienda che lavora in questo settore garantisce i propri standard solo se l’animale viene messo in condizioni favorevoli per produrre. Ciò vale per il settore suino e quello bovino, ma quello che maggiormente necessita il rispetto di strette regole nutrizionali è sicuramente l’avicolo e più precisamente quello delle galline ovaiole.
- technical column -
TECHNICAL COLUMN
Un corretto sviluppo dei pulcini e una produzione ottimale di uova si possono raggiungere solo se gli animali consumano acqua e mangime in modo corretto, proporzionale e costante. Purtroppo però, ancora oggi molti allevatori non sono in grado di giudicare in modo univoco se i loro animali rientrino nei parametri forniti dalle case di genetica. Troppo spesso le pagine dei registri vengono lasciate vuote o, ancora peggio, non vengono sfruttate le opportunità tecnologiche dei nuovi sistemi informatici presenti in allevamento. “L’occhio del padrone ingrassa il cavallo” recitava un vecchio proverbio, ma oggi questo non è più sufficiente. Con allevamenti sempre più grandi e capienti il controllo visivo degli animali non basta più; il tempo è sempre meno e le cose da fare si accumulano. Per questo motivo una lieve distrazione, un controllo eccessivamente superficiale possono non dare, anche a un allevatore esperto, segnali di malessere del gruppo. Perciò solo la valutazione di alcuni aspetti gestionali, la raccolta dei dati, l’interpretazione e la conservazione di questi possono esserci di fondamentale aiuto.
Diminuzione del consumo di acqua e mangime I segnali principali, da ritenere come avvertimenti precoci di qualche prossima anomalia, sono senza dubbio rappresentati da un cambiamento improvviso nell’assunzione di acqua e mangime. Raccogliere i dati giornalieri dei due rispettivi consumi è un vero e proprio strumento di analisi e diagnosi, se messo in mano a esperti. Solo la corretta raccolta dei dati, nei tempi e modi stabiliti, può garantire l’affidabilità di quei numeri. Visualizzare i dati (attraverso grafici) spesso aiuta a interpretare con una sola occhiata eventuali alterazioni che gli animali stanno cercando di comunicarci. Come per un lavoro scientifico, la taratura degli strumenti e la definizione delle unità di misura da valutare, unita agli intervalli e cadenze di misurazione, sono il principio di base perché una stima si possa ritenere attendibile. Un consiglio semplice è quello di allineare e armonizzare le unità di misura con quelle proposte dalle case genetiche. I dati così raccolti possono essere facilmente confrontati con quelli standard di base della specifica razza (tutti gli standard produttivi delle diverse razze sono di-
sponibili online, e in file Excel su richiesta). È bene però non legarsi troppo a questi valori, essi infatti sono frutto di uno studio statistico di dati raccolti in diversi Paesi e possono essere soggetti a variazioni. Per questo motivo, l’esperienza dell’allevatore, coordinata con la perizia dei tecnici aziendali, potrà valutare l’eventuale gravità di variazioni dallo standard genetico. Un efficace impianto per il monitoraggio del consumo di mangime e acqua è ormai indispensabile per la gestione dell’allevamento. Per questo la conservazione di queste informazioni risulta fondamentale per valutare gli sviluppi positivi o il peggioramento delle prestazioni dei nostri animali. Un buon registro permetterà inoltre anche a terze persone, come veterinari, mangimisti o tecnici, di poter valutare in modo oggettivo la situazione dell’allevamento in tempo reale. Non sono solo gli stati patologici ad avere un impatto negativo sul consumo, bensì ogni evento stressante: si pensi allo stress dovuto alla vaccinazione, allo stress ambientale (stress da calore), a un diverso sapore o consistenza del mangime, a fattori anti-nutrizionali presenti molte volte nelle materie prime o, spesso a banali, ma disastrosi malfunzionamenti del sistema meccanico di alimentazione di abbeveratoi o mangiatoie. Un altro fattore causa di questa diminuzione è molto spesso un cambio drastico delle materie prime per la formulazione del mangime e, mai come in questo periodo, il fenomeno sta incidendo in maniera negativa sulle rese degli animali. Il vertiginoso aumento del prezzo, verificatosi nei mesi successivi alla pandemia, ha portato molti formulisti a fare i conti con materie prime sempre più care, dovendo spesso cercare palliativi o surrogati che potessero far quadrare il bilancio sia energetico che economico della razione. Anche l’irrancidimento del grasso o livelli di calcio troppo alti hanno un grande impatto sulla qualità del mangime, che sempre si traduce in una diminuzione dell’appetito, fino al rifiuto della razione da parte dell’animale. Spesso questi dettagli non sono visibili a occhio nudo, forse il cambio di odore e fragranza possono risaltare immediatamente agli allevatori più accorti, ma di certo non è sempre facile conoscere le proprietà di ogni ingrediente contenuto nelle formule. Per meglio conoscerle risulta fondamentale controllare quotidianamente il mangime che arriva e che resta nelle mangiatoie. Infatti, è proprio la mangiatoia l’ultimo anello della catena, che inizia in
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TECHNICAL COLUMN
mangimificio e termina nei silos di stoccaggio in allevamento. Essa risulta essere una vera e propria cartina tornasole per verificare le qualità strutturali e visive del mangime: un alimento di qualità, infatti, apparirà integro fino all'introduzione in mangiatoia. La presentazione del mangime nelle mangiatoie è un fattore da tenere sotto controllo, dato che le galline ovaiole risultano essere particolarmente sensibili alla sua forma e struttura. È caldamente consigliato mantenere invariata la tipologia di presentazione del mangime sia durante il periodo di allevamento (dalle 5 settimane in poi), che durante la fase di deposizione, evitando cambi tra sfarinati e pellet.
tacci graduati dove far passare porzioni di mangime per vederne le dimensioni dei granuli – che chimici, molto più complessi, per i quali è necessario rivolgersi a laboratori specializzati. Le analisi chimiche generali consistono in analisi NIRS1 o di chimica umida, che possono essere utilizzate per le singole materie prime o per il mangime completo. A seconda della prevalenza, le materie prime possono essere analizzate per sostanze nocive e tossiche, come micotossine o Salmonella. Per ognuna di queste prove sarà importante rivolgersi a un laboratorio qualificato e accreditato.
In ogni caso è sempre utile raccogliere e conservare dei campioni di mangime di ognuno dei lotti che si ricevono in azienda, specialmente quando si sospetta che il mangime sia la causa di una riduzione delle prestazioni dei nostri animali. Per un buon campionamento si raccomanda di prelevare una quantità rappresentativa di mangime pari almeno a 500 grammi. Gli esami possono essere sia fisici – eseguibili anche in campo utilizzando appositi se-
Aumento del consumo di mangime e acqua Se la diminuzione di mangime può, quasi con certezza, essere un problema, non va nemmeno sottovalutato un consumo eccessivo di alimento o acqua. Seppur meno allarmante, questo fenomeno può indicare alcune anomalie all’interno del nostro allevamento. Nel caso dell’acqua è facile determinare i motivi di un aumento
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La spettroscopia nel vicino infrarosso (NIRS) descrive un metodo di analisi fisico-ottica basato sulla spettroscopia nella gamma della luce infrarossa a onde corte. Il metodo proviene originariamente dal settore medico, ma è stato utilizzato in agricoltura per molti anni. Per l’analisi, il campione di mangime viene irradiato con raggi infrarossi. Con l’aiuto della riflessione, il sensore NIRS può rilevare gli ingredienti in base alla differenza tra la luce irradiata e quella riflessa.
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dell’abbeverata in base alla cronologia mensile, ma non è altrettanto scontato stabilire i motivi di un aumento del consumo di mangime. Dopo aver scartato l’errore meccanico o gestionale, bisognerà valutare se il fenomeno sia dovuto a un’eventuale esigenza nutrizionale degli animali. Nuovi fabbisogni metabolici, infatti, potrebbero determinare un aumento imprevisto dei consumi: starà alla capacità dell’allevatore mediare tra le reali esigenze di campo e le tabelle imposte dalla casa genetica.
Peso corporeo Questo banale ma importantissimo indicatore è uno dei cardini per la zootecnia. Si pensi alle misurazioni regolari del peso corporeo che possono essere prese sia durante il periodo di allevamento (settimanale) che di produzione (mensile). Concentrarsi e guidare in maniera tempestiva verso la giusta direzione il peso corporeo aiuterà a regolare le future prestazioni di deposizione. All’inizio della deposizione è fondamentale stimolare lo sviluppo del peso
corporeo che poi dovrà essere reso stabile da circa 35 settimane in poi, limitando così il fenomeno dell’ingrassamento delle ovaiole. Per ottenere un monitoraggio affidabile del peso, è importante iniziare a misurare i pulcini dal primo giorno di vita fino a 30 settimane di età una volta alla settimana, facendo poi delle pesate mensili a partire da 30 settimane. Anche in questo caso è fondamentale assicurarsi di prelevare un campione rappresentativo. Per gli animali allevati a terra si possono facilmente utilizzare delle bilance automatiche, che quotidianamente registrano i dati. Per gli animali alloggiati in gabbia, risulterà importante il numero e la posizione scelta per le gabbie, che dovranno essere distribuite in tutta la superficie e altezza del capannone, mantenute come riferimento costante e mai cambiate durante tutto il ciclo di produzione. Anche i cambiamenti di peso delle uova risultano essere buoni indicatori per la salute, il benessere e la gestione dei nostri animali. Riduzioni improvvise nella dimensione delle uova dovrebbero essere considerate come un allarme precoce.
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tramite la funzionalità multivisione, è possibile condividere le performance dei gruppi con terzi come ad esempio veterinari, tecnici, fornitori di pulcini, o fornitori di mangime. Nel contesto di grandi allevamenti tutti gli operatori possono utilizzare lo stesso account, dove vengono registrati i dati di tutti i gruppi accompagnati da eventuali commenti, incrementando così la trasparenza e migliorando la comunicazione con i responsabili di produzione. Paragonata alle varie app disponibili oggi sul mercato, PRIMA non è fra quelle con funzionalità estremamente avanzate, che richiedono costosi abbonamenti mensili o annuali, ma si contraddistingue per la sua semplicità e per svolgere le funzioni necessarie per tenere sotto controllo tutti gli indicatori di produzione, in maniera lineare e gratuita.
PRIMA Si può quindi concludere che, grazie alla gestione numerica dei dati fornitici dagli animali, l’allevamento delle galline ovaiole può diventare in maniera definitiva una scienza statistica. Oggi l’attività di raccolta dati non è mai stata così facile e alla portata di tutti grazie alle varie applicazioni telefoniche disponibili sul mercato. Spunta fra queste PRIMA (Poultry Real-time Insight Management Application), nota per la sua semplicità di utilizzo e soprattutto perché scaricabile gratuitamente. Con PRIMA è possibile registrare tutti gli indicatori fondamentali relativi ai gruppi sia nella fase di allevamento che in quella di produzione: produttività, salute, consumi, condizioni di gestione, standard globali di razza. Questi indicatori possono essere collezionati e visualizzati sia su base giornaliera che settimanale. Inoltre,
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L’accessibilità via smartphone e la possibilità di registrare dati anche senza la connessione internet, off-line, rende PRIMA comoda da usare direttamente in allevamento, senza dover accedere a un computer. A questo punto è importante fare riferimento alla privacy e alla sicurezza. Tutti i dati raccolti con PRIMA non vengono né condivisi con terzi, né tantomeno utilizzati per scopi di lucro alle spalle dell’allevatore. Quando si parla di raccolta dati in allevamento la fiducia è considerata l’aspetto cardine sul quale si basa la relazione intima tra allevatore e fornitore tecnologico. Lo scopo fondamentale di questa app è promuovere trasparenza e soprattutto permettere al fornitore di genetica di fornire supporto tecnico di qualità basato su dati condivisi in tempo reale. Questa app rappresenta il primo passo di un lungo percorso di supporto al cliente che Hendrix Genetics sta mettendo in pratica per raggiungere l’obbiettivo di “Crescita attraverso l’eccellenza” nel 2025. PRIMA è disponibile sia per iPhone che Android, accedendo nei rispettivi Apple app store e Google play store, oppure scansionando il QR code che trovate nell'immagine. Una volta scaricata la app, bisognerà richiedere un account, la richiesta verrà processata nel giro di 24 ore, dopo le quali la si può utilizzare. Rappresentante per l’Italia: Dario Laugero, Responsabile tecnico e commerciale Italia M.: +39 393 33 58 371 Email: dario.laugero@hendrix-genetics.com Institut de Sélection Animale – ISA SAS 1 rue Jean Rostand, Zoopôle BP 23, 22440 Ploufragan Cedex, France-EU
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NUTRIZIONISTICA
Digeribilità dell’amido negli avicoli L’amido è l’alimento quantitativamente più importante nelle diete per avicoli e si presenta sotto forma di granuli, spesso intatti per la loro limitata gelatinizzazione nel corso della pellettatura. Nonostante l’amido tal quale sia di difficile digeribilità per la sua struttura semicristallina, i polli allevati a scopo commerciale sembrano in grado di digerirlo più o meno completamente nel passaggio attraverso il digiuno, anche se si è notata una limitazione nella digestione, in particolare con il mangime pellettato contenente quote elevate di frumento.
B. Svihus
Le proprietà dei granuli di amido, sia come dimensione che come componenti della superficie, possono influenzare la sua digeribilità, ma il fattore determinante che ne impedisce la digestione è l’intrappolamento dei granuli all’interno delle pareti cellulari e della matrice proteica. Quest'ultimo fattore e l'elevata secrezione di amilasi negli avicoli spiegano la carenza di effetti convincenti dell’aggiunta di enzimi esogeni alfa-amilasici alla dieta.
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Le prove ben definite, che valutano la digestione dell’amido e l’effetto dell’aggiunta di alfaamilasi alla dieta sono ancora poche e sono pertanto necessari ulteriori approfondimenti.
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- nutrizionistica -
NUTRIZIONISTICA
Tra i nutrienti delle diete avicole, l’amido è quantitativamente il principale. Le diete possono contenere fino al 50% di amido sul secco. È anche noto che la capacità di digerire i grassi è limitata, almeno negli avicoli giovani, e quindi l’amido deve essere la fonte energetica principale nelle diete starter. La fonte primaria di amido deriva dai semi delle piante erbacee, dove l’amido viene incorporato e usato come fonte di energia durante la germinazione primaverile. Nonostante sia prevalente l’uso di amido di mais, frumento o altri cereali, nelle diete per avicoli vengono a volte utilizzati anche gli amidi di tuberi, come la cassava.
“Nonostante l’amido tal quale sia di difficile digeribilità per la sua struttura semicristallina, i polli allevati a scopo commerciale sembrano in grado di digerirlo più o meno completamente nel passaggio attraverso il digiuno, anche se si è notata una limitazione nella digestione, in particolare con il mangime pellettato contenente quote elevate di frumento”
Digeribilità dell’amido Dato che nel corso del processo di pellettatura la gelatinizzazione è limitata, l’amido nelle diete avicole è presente soprattutto in forma di granuli amidacei originari. Diversi studi hanno dimostrato che i polli si adattano rapidamente alla digestione degli amidi, fin dalla schiusa, come si nota dagli elevati livelli di disaccaridi e alfa-amilasi rilevati già nei giorni successivi alla nascita. Secondo Zelenka e Ceresnakova (2005), il coefficiente di digeribilità degli amidi supera la quota di 0,96 a 3 giorni di vita, nel pollo. Inoltre, gli stessi autori hanno notato che la digeribilità dell’amido decresce in modo lineare con l’aumento della età, soprattutto nei polli a rapida crescita. Thomas et al. (2008) hanno notato che la digeribilità dell’amido nel pollo diminuiva dai 5 ai 7 giorni, ma ritornava a livelli normali verso i 14 giorni. Anche quando si sono analizzati i materiali raccolti dall’ileo dei polli, la di-
geribilità dell’amido risultava superiore a 0,95 nelle diete a base di pellet. Questa notevole capacità degli avicoli di digerire l’amido è impressionante, soprattutto nei broiler, anche perché le diete in pellet e l’alta voracità dei polli comportano il passaggio del materiale nel tratto digerente in meno di 5 ore. Ciò significa che in meno di 5 ore i granuli di amido vengono sciolti e poi rilasciati dalle proteine e dalla parete cellulare, per essere completamente umidificati e degradati dall'amilasi, fino all’assorbimento
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NUTRIZIONISTICA
del risultante glucosio. Ciò è straordinario dato che gli studi in vitro hanno mostrato che i normali granuli di amido intatti, dopo un pretrattamento che imitava la digestione pre-intestinale umana, risultavano digeriti in maniera incompleta dopo 4 ore, in condizioni simili a quelle dell’intestino tenue.
del contenuto raccolto dal segmento ileale tra il diverticolo di Meckel e la congiunzione ileocecale, ciò significa che l’intera digestione dell’amido e il successivo assorbimento del glucosio hanno luogo durante il breve periodo di ritenzione nel duodeno e digiuno, che potrebbe durare circa un’ora.
La capacità del pollo di digerire amidi complessi viene ulteriormente comprovata dal fatto che, quando sono usati cereali interi e non trattati, anche in grande quantità, la digeribilità dell’amido è rimasta comunque elevata. Svihus et al. (1997) hanno rilevato che la digeribilità ileale dell’amido è stata dello 0,98 in una dieta a base di sfarinato contenente il 70% di orzo intero come unica fonte di cereale. In questo caso, il 50% dei soggetti ha mostrato una digeribilità ileale dell’amido superiore a 0,94, anche quando era fornito del pellettato con il 38,5% di frumento intero. Ancora più rilevanti sono i risultati di Hetland et al. (2002), che hanno osservato una digeribilità dell’amido a livello ileale dello 0,98 in diete con il 44% di frumento intero miscelato ad altri ingredienti pellettati.
Nonostante l’elevata capacità di digestione dell’amido, la sua digeribilità reale mostra valori inferiori allo 0,9, sia a livello ileale che del tratto gastrointestinale totale, come si è visto in molte prove. In vari studi si è anche rilevata una notevole variazione tra i tipi di cereali, tra varietà all’interno delle stesse specie, e anche tra i singoli polli. Ciò indica che altri fattori, intrinseci ai cereali e anche ai polli stessi, influenzano la digeribilità dell’amido.
Il processo di digeribilità dell’amido, in questi casi, non può iniziare prima della sua macinatura nello stomaco muscolare e, dato che la digeribilità si basa sull’analisi
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Fattori che impediscono la digeribilità dell’amido È chiaro che le proprietà dell’amido influenzano la sua digeribilità e numerose prove hanno dimostrato che la risposta al glucosio e la digeribilità dell’amido variano a seconda delle fonti. Manca, tuttavia, una conoscenza approfondita sulle cause esatte di queste variazioni. Fattori
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NUTRIZIONISTICA ORIGINAL quali il rapporto tra amilasi e amilopectina, la dimensione dei granuli e il loro contenuto, come pure le proprietà delle proteine, dei lipidi e dei fosfati sulla superficie dei granuli di amido, sono stati identificati quali cause potenziali di una bassa digeribilità dell’amido. Anche se la complessità di questi aspetti e l’assenza di dati sperimentali precludono alcune conclusioni definitive, le evidenze indicano che un granulo di dimensioni piccole può spiegare una digeribilità elevata dell’amido di avena e riso, e che un’ampia matrice di glutine può contribuire a una bassa digeribilità dell’amido di frumento.
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Come sottolineato prima, il frumento è al centro degli studi che evidenziano una bassa digeribilità dell’amido. Il frumento presenta una digeribilità più bassa degli amidi se viene aggiunto a livelli elevati e se paragonato ad altri cereali, quali orzo e avena. L’aggiunta di xilanasi certe volte ha migliorato la digeribilità in diete a base di frumento, il che indicherebbe che le fibre potrebbero avere un’influenza sulla digeribilità dell’amido. Anche se questo fattore è legato a una riduzione della viscosità, il coefficiente di correlazione piuttosto moderato indicherebbe anche altri eventuali effetti connessi all’aggiunta enzimatica. È possibile che l’accessibilità all’amido presente nell’endosperma del frumento sia un problema e che un possibile effetto benefico dell’aggiunta di enzimi sia quello di degradare le pareti cellulari favorendo l’accesso all’amido e altri nutrienti nell’endosperma cellulare, come suggerito da Murphy et al. (2009). Questa ipotesi viene supportata da altri ricercatori, secondo i quali l’aggiunta di xilanasi aumenta il contenuto in energia metabolica nel frumento duro, ma non nel tenero; pare inoltre che la bassa digeribilità sia legata alla durezza di alcune varietà di frumento. Sulla base dell’analisi delle particelle e della valutazione microscopica del contenuto ileale si è visto come una buona parte dell’amido non digerito venga intrappolata nelle pareti cellulari, in particolare nell’endosperma, vicino allo strato aleuronico. Gli stessi autori non hanno rilevato un gran numero di particelle nella classe dimensionale dei granuli di amido nell’ileo, il che indica che la bassa digeribilità osservata con il grano duro non è stata causata dalla natura strutturale dei granuli di amido. In alcune prove si è rilevato che una macinatura molto fine correggeva la bassa digeribilità dell’amido in presenza di particelle di dimensioni normali. Secondo Carré et al. (2007), la bassa digeribilità dell’amido nelle diete a base di frumento è dovuta, almeno in parte, al fatto che i granuli sono intrappolati nelle pareti cellulari o nella matrice proteica. È possibile che i polli, che hanno un tempo di digestione breve, fatichino a digerire tutto l’amido in alcune circostanze. I risultati hanno dimostrato che la digeribilità, in diete meno
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NUTRIZIONISTICA
Effetti dell’aggiunta di alfa-amilasi
“Il frumento è al centro degli studi che evidenziano una bassa digeribilità dell’amido. Il frumento presenta una digeribilità più bassa degli amidi se viene aggiunto a livelli elevati e se paragonato ad altri cereali, quali orzo e avena. L’aggiunta di xilanasi certe volte ha migliorato la digeribilità in diete a base di frumento, il che indicherebbe che le fibre potrebbero avere un’influenza sulla digeribilità dell’amido”
digeribili, aumenta quando il consumo alimentare viene ridotto, per esempio per un cambio di dieta da pellet a sfarinato, il che indica che il consumo di mangime può essere inversamente correlato alla digeribilità dell’amido. Diversi studi hanno mostrato una correlazione significativamente negativa tra consumo di mangime, in singoli polli alimentati con la stessa dieta, e digeribilità dell’amido o valori di energia metabolizzabile apparente (AME). I dati da tali prove mostrano che AME e la digeribilità totale dell’amido erano fortemente connesse nei singoli polli (r=0,984), e che la digeribilità dell’amido risultava inversamente correlata al consumo alimentare. Inoltre, 4 polli su 10, alimentati ad libitum con una dieta a base di pellet finemente macinato, pur avendo un accrescimento nella media, mostravano un consumo di mangime superiore alla norma e valori di AME inferiori alle 2.462 Kcal/ kg. L’ipotesi che il sovra-consumo di mangime porti a un passaggio troppo veloce del cibo, con scarsa digeribilità dell’amido, sembra convalidato dal fatto che l’AME di questi polli è aumentata in seguito al maggior tempo di transito intestinale.
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La letteratura a sostegno della tesi che l’alfa-amilasi esogena possa migliorare la digeribilità dell’amido è scarsa. Finora l’aggiunta di alfa-amilasi non ha migliorato, nel pollo, la digeribilità dell’amido nei primi 14 giorni, probabilmente perché, a differenza dei mammiferi, la capacità degli avicoli di rilasciare una quota sufficiente di amilasi non costituisce un problema. Ciò corrisponde all’osservazione che la digeribilità non migliora aggiungendo pancreatina all’acqua in diete a base di frumento nei polli che mostrano un bassa digeribilità dell’amido. Gracia et al. (2003) hanno notato un notevole miglioramento con l’aggiunta di alfa-amilasi in una dieta a base di mais, e ciò dimostra che la secrezione di alfa-amilasi può costituire un fattore limitativo. Jiang et al. (2008) hanno rilevato che l’aggiunta di livelli crescenti di alfa-amilasi nel pollo ha comportato un aumento di peso, soprattutto alle percentuali più elevate. È interessante notare come la produzione di alfa-amilasi endogena risulti ridotta a questi livelli; a comprova di quanto affermato, altri esperimenti, con inclusione di amilasi in un cocktail di enzimi, hanno mostrato notevoli miglioramenti nell’utilizzazione dei nutrienti, anche se forse la presenza di altri enzimi usati insieme alla amilasi potrebbe indicare un valore limitato in questo contesto. Quando, in una prova sull’accrescimento, si sono separati polli di due razze, sulla base delle variazioni di alfaamilasi pancreatica, si è concluso che un genotipo dava una migliore conversione rispetto all’altro, rivelando che certi genotipi mostrano una alfa-amilasi in grado di comportare una digestione sub-ottimale. Se la peggiore digeribilità dell’amido dipende dalle proprietà specifiche della dieta, come per esempio il tipo di cereali usati, o il loro livello di inclusione, oppure da aspetti collegati ai polli, come l’appetito o lo sviluppo del tratto digerente, ciò potrebbe spiegare i risultati contraddittori e inconcludenti delle varie prove. Comunque, l’elevata digeribilità dell’amido, anche nelle condizioni più spinte, indica che il pollo ha la capacità di digerire l’amido quasi completamente e si può quindi affermare che, nella maggior parte dei casi, disponga di livelli sufficienti di amilasi.
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La bibliografia è disponibile su richiesta Dagli atti del XXV World’s Poultry Congress
NUTRIZIONISTICA
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NUTRIZIONISTICA
Orzo pellettato nelle diete starter per polli Effetti dell'aggiunta di carboidrasi e delle condizioni termiche del trattamento a vapore
W.N.U. Perera, M.R. Abdollahi, F. Zaefarian, T.J. Wester, V. Ravindran Monogastric Research Centre, School of Agriculture and Environment, Massey University, Palmerston North 4442, New Zealand
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L’effetto delle diete con orzo pellettato sulle rese e l’utilizzo delle materie prime dipende in parte dalle temperature di condizionamento (CT) usate. L’aggiunta di carboidrasi (CARB) sulla crescita e l’utilizzo delle materie prime nel pollo (dieta starter, da 1 a 21 giorni), in mangimi a base di orzo, è stata valutata in una prova multifattoriale 2 x 3 con diversi tipi di trattamento, che considerava due livelli di CARB (0 e 0,15 g/kg mangime) e 3 di CT (60, 70 e 88 °C). Per ciascuno dei parametri valutati non sono state notate interazioni significative. L’aggiunta di carboidrasi (CARB) ha migliorato il peso (WG) e la conversione (FCR) rispettivamente di
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30 gr/soggetto e di 6,5 punti; polli alimentati con diete trattate a 60 e 74 C° avevano peso simile e superiore a quello dei soggetti alimentati con dieta sottoposta a 88 °C. Il trattamento del mangime a 88 °C ha aumentato, peggiorandola, la conversione rispetto a quello trattato a 60 e a 74 °C. Indipendentemente dal trattamento termico, CARB ha migliorato la digeribilità dell’amido dell’1,2%. Rispetto ai mangimi trattati a 60 e 74 °C, quelli a 88 °C hanno aumentato la viscosità digiunale dei digesta e hanno ridotto la digeribilità dell’azoto. I mangimi a 88 °C hanno alterato la digeribilità dell’amido rispetto a quelli a 60 °C. In generale CARB ha migliorato peso, conversione e utilizzo dell’amido, mentre le diete a 88 °C hanno peggiorato peso, conversione e digeribilità ileale di amido e azoto. L’assenza di interazioni significative tra CARB e CT consente di ipotizzare che le conseguenze negative di un trattamento a temperature elevate su rese e utilizzazione delle materie prime nel pollo non vengano migliorate dall’aggiunta di carboidrasi.
L’aggiunta di enzimi che degradano i polisaccaridi non amidacei (NSP) è ormai pratica routinaria nelle diete avicole che usano granaglie viscose, come orzo e avena, per superare gli effetti negativi degli NSP, che consistono soprattutto in un aumento di viscosità della dieta a livello intestinale. Poiché temperature elevate nel corso della pellettatura possono peggiorare gli effetti avversi della viscosità, solubilizzando gli NSP insolubili, l’uso di enzimi esogeni nelle diete pellettate diventa ancora più importante. Una migliore comprensione di possibili interazioni tra enzimi che degradano gli NSP e la temperatura potrebbe ottimizzare il potenziale dell’orzo nelle diete avicole. Pertanto, la presente prova è stata condotta per valutare l’effetto dell’aggiunta di CARB e di CT sulle performance e l’utilizzazione dei nutrienti in diete starter per polli a base di orzo.
Materiali e metodi Introduzione È noto che la pellettatura dell’orzo ne migliora il valore nutrizionale, nei mangimi per polli, soprattutto grazie alla rottura della parete cellulare, che rende più accessibili i nutrienti in essa incapsulati da parte degli enzimi digestivi. L’orzo è dunque usato con successo nei mangimi pellettati per polli. In questo studio si sono valutati sia i suoi livelli di inclusione che la dimensione ottimale nelle particelle, mentre non si avevano dati disponibili circa le temperature di pellettatura. Di solito si usano temperature elevate (oltre gli 80 °C) per avere una migliore qualità del pellet e una maggiore igiene, ma ne risultano perdite del valore nutrizionale e un aumento di viscosità, causate dal trattamento termico eccessivo, che interferiscono con l’assorbimento dei nutrienti con una conseguente alterazione dell’utilizzazione del mangime nei polli. D’altra parte, anche temperature basse possono interferire con la digestione, perché non scindono fattori antinutrizionali e danno anche luogo a una insufficiente gelatinizzazione dell’amido, a una denaturazione delle proteine e a una cattiva qualità del pellet. Gli effetti della temperatura variano a seconda della tipologia di granaglia usata, quindi l’ideale è stabilire la temperatura ottimale per ciascuna materia prima. Gli studi che hanno valutato le conseguenze del trattamento termico su diete a base di orzo nei polli finora erano limitati.
In un mulino a martelli è stato macinato dell’orzo (varietà Fortitude) con livelli di amido normali fino al grado di 8 mm. La composizione nutritiva, l’energia metabolizzabile corretta per l’azoto (N) e il contenuto standard di amminoacidi dell’orzo sono stati valutati in una prova precedente e sono stati qui utilizzati per formulare una dieta base, preparata con due diverse modalità: con o senza l’aggiunta di CARB (Ronozyme® Multigrain, a livello di 0 e 0,15 g/kg di mangime). Ogni dieta è stata divisa in tre lotti uguali ed è stata trattata a temperature differenti (60, 74 e 88 °C), regolando il flusso del vapore. I mangimi macinati sono stati quindi sottoposti per 30 secondi al vapore e la temperatura è stata monitorata continuamente all’uscita del condizionatore. Poi tutti i mangimi sono stati pellettati e fatti passare attraverso una filiera da 3 mm con spessore di 3,5 mm. I mangimi contenevano 5 g/kg di diossido di titanio come marker indigeribile. Ciascuno dei 6 trattamenti alimentari è stato somministrato ad libitum a 6 repliche di gabbie (ciascuna contenente 8 polli). Peso e consumo (FI) sono stati registrati settimanalmente per tutti i 21 giorni. Al giorno 21 si sono raccolti i digesta ileali per valutare il coefficiente di digeribilità apparente (CAID) dell’azoto (N) e l’amido. I digesta digiunali sono stati raccolti per valutare la viscosità dei digesta intestinali.
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NUTRIZIONISTICA
Tabella 1 – Influenza dell’aggiunta dell’enzima carboidrasi e delle temperature di condizionamento (CT) su peso (WG; grammi/pollo), consumo (FI; grammi/pollo), conversione (FCR), coefficiente di digeribilità ileale apparente (CAID) di azoto (N), orzo e digesta digiunali. CT (°C)
WG
FI
FCR
Viscosità digesta digiunali
CAID Azoto
Orzo
Effetti principali Aggiunta di enzimi -
1001b
1380
1,391a
0,788
0,956b
3,27
+
1031a
1366
1.326b
0,800
0,967a
3,24
60
1052a
1387
1,327b
0,805a
0,968a
3,13b
74
1029a
1373
1,341b
0,815a
0,963ab
3,17b
88
967b
1358
1,408a
0,762b
0,954b
3,47a
Aggiunta di enzimi
0,011
0,122
0,001
0,310
0,007
0,806
CT
0,001
0,054
0,002
0,001
0,021
0,032
Aggiunta di enzimi × CT
0,175
0,272
0,355
0,347
0,705
0,494
CT, (°C)
Probabilità, P ≤
Medie in una colonna che non hanno lettere comuni sono differenti (P<0.05). 1 Ogni valore rappresenta la media di sei repliche (8 polli per replica) misurate dal giorno 1 al giorno 21. 2 Ogni valore rappresenta la media di sei repliche (6 polli per replica). 3 Ogni valore rappresenta la media di sei repliche (2 polli per replica).
Risultati e discussione Non si sono rilevate correlazioni significative (P>0,05) tra CARB e temperatura in alcuno dei parametri valutati. L’effetto dell’aggiunta di CARB e delle temperature sulle rese e sull’utilizzazione dei nutrienti è riportata in Tabella 1. L’aggiunta di CARB ha migliorato la crescita (WG; P<0,05) e ha ridotto la conversione (FCR; P<0,001) rispettivamente di 30 gr per pollo e di 6,5 punti. Per l’assenza di effetti della carboidrasi sulla viscosità dei digesta digiunali, il miglioramento del peso e la conversione dovuti alla CARB potrebbero essere attribuibili alla degradazione della parete dell’endospermio, con possibile creazione di oligosaccaridi prebiotici. Polli alimentati con mangimi trattati a 60 e 74 °C avevano peso simile (P>0,05) e comunque superiore (P<0,05) a quelli trattati con mangime a 88 °C. Rispetto alle diete a 60 e 74 °C, quelle a 88 °C peggioravano il peso rispettivamente di 62 e di 85 gr/pollo. I mangimi condizionati a 88 °C tendevano (P=0,054) a diminuire la FI di 29 gr/pollo rispetto a quelli trattati a 60 °C, forse a causa del passaggio intestinale rallentato, dovuto a una
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maggiore viscosità dei digesta. La conversione del mangime a 88 °C era dunque peggiore (P<0,05) rispetto a quella dei mangimi a 60 e 74 °C. Considerando che la maggiore viscosità intestinale è responsabile di peggiori performance nei soggetti alimentati con mangimi a temperature elevate, la conversione è risultata peggiore di 2,4 punti per ogni punto di aumento della viscosità dei digesta digiunali, come risposta all’aumento di temperatura da 60 a 88 °C. Si è ipotizzato che il peso e il consumo nei polli alimentati con diete pellettate a diverse temperature sia un equilibrio tra gli effetti negativi di una temperatura elevata sulla disponibilità dei nutrienti e quelli positivi sulla qualità del pellet. In questa prova, la maggiore durabilità del pellet condizionato a 88 °C rispetto a quello a 60 °C (66,4% vs 62,2%) era comunque insufficiente a superare gli effetti avversi sull’utilizzazione dei nutrienti e non ha potuto quindi sostenere la crescita dei polli. Non si sono osservate interazioni tra l’aggiunta di CARB e la temperatura sia per il coefficiente di digeribilità apparente (CAID) dell’azoto che per l’amido (Tabella 1). Indipendentemente dalle temperature, l’aggiunta di CARB ha migliorato la digeribi-
- nutrizionistica -
NUTRIZIONISTICA
lità dell’azoto dell'1,2%. La migliore digeribilità dell’amido e l’assenza di effetti di CARB sulla viscosità digiunale dei digesta sostengono l’ipotesi dell’azione della carboidrasi sulla idrolizzazione della matrice della parete cellulare, in modo da rilasciare le particelle di amido, portando a una sua migliore interazione con gli enzimi digestivi.
La viscosità del mangime e dei digesta intestinali può essere migliorata tramite il rilascio degli NSP incapsulati, che ne favorisce la solubilizzazione, la presenza di NSP di elevato peso molecolare derivanti da una minore depolimerizzazione dei carboidrati o la distruzione degli enzimi a causa delle temperature elevate.
I mangimi trattati a temperatura alta hanno dato una digeribilità dell’amido peggiore (P<0,05) dell’1,4% rispetto a quelli trattati a 60 °C, probabilmente per la maggiore viscosità intestinale e la formazione di amido resistente. La digeribilità dell’azoto è stata influenzata (P<0,001) dalla temperatura: infatti i mangimi a 88 °C avevano una digeribilità dell’azoto inferiore del 5,3% rispetto a quelli a 60 °C. L’aggiunta di carboidrasi e la temperatura non hanno interagito (P>0,05) per influenzare la viscosità dei digesta digiunali, che è stata significativamente (P<0,05) influenzata dalla temperatura: infatti la dieta condizionata a 88 °C ha portato a un aumento del 10,1% (0,32 cP) della viscosità dei digesta rispetto a quelli condizionati a temperature inferiori.
Concludendo, il trattamento a vapore delle diete a base di orzo condizionate a 88 °C ha influenzato negativamente il peso, l’efficienza alimentare e la digeribilità ileale di azoto e amido. Nonostante la maggiore durabilità del pellet, l’efficienza alimentare e l’utilizzazione dei nutrienti sono risultate gravemente compromesse, probabilmente a causa della maggiore viscosità dei digesta. L’assenza di interazioni tra enzimi e temperature indica che nelle diete starter per pollo gli enzimi esogeni hanno avuto un’efficacia simile a ogni temperatura nel migliorare il peso, l’efficienza alimentare e la digeribilità dell’amido. Bibliografia disponibile su richiesta Dagli Atti dell’Australian Poultry Science Symposium 2021
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AGENDA 2022 15 ~ 17 marzo
Meat & Poultry Industry Russia Crocus Expo Moscow, Russia Per informazioni: Exhibition company Asti Group Tel.: +7 (495) 797 69 14 Email: info@astigroup.ru Per la fiera: Email: info@meatindustry.ru Per le conferenze: Email: conference@astigroup.ru Web: meatindustry.ru
22 ~ 24 marzo
Midwest Poultry Federation Convention Minneapolis, Minnesota, USA Per informazioni: Tel.: +1 763 284-6763 Email: info@midwestpoultry.com Web: midwestpoultry.com
Per informazioni: Ruwan Berculo Email: ruwan@vnueurope.com Web: www.viveurope.nl VIV worldwide VNU Exhibitions Europe P.O.Box 8800 3503 RV Utrecht, Paesi Bassi Tel.: +31 (0) 30 295 2700 +31 (0) 30 295 5911 Fax: +31 (0) 30 295 2808 Email: info@jaarbeurs.nl
8 ~ 10 giugno
7° Mediterranean Poultry Summit WPSA Università di Cordoba Cordoba, Spagna Per informazioni: Email: cordoba2020@mpn-wpsa.org Web: www.mpn-wpsa.org
3 ~ 5 agosto
ILDEX Vietnam
30 marzo ~ 1 aprile 7a
Conferenza internazionale sulla salute intestinale degli avicoli
Cartagena de Indias Convention Center Cartagena, Colombia Per informazioni: IHSIG vzw Intestinal Health Scientific Interest Group Knokstraat 38 - 9880 Aalter, Belgio Email: info@ihsig.com Web: www.ihsig.com
31 maggio ~ 2 giugno VIV Europe World Expo from Feed To Food
Jaarbeurs Exhibition Center Utrecht, Paesi Bassi
Saigon Exhibition and Convention Center (SECC) Ho Chi Min City, Vietnam Per informazioni: Saengtip Techapatiphandee Tel.: +662 111 6611 ext. 330 Email: saengtip@vnuasiapacific.com Web: www.ildex-vietnam.com
7 ~ 11 agosto
7 ~ 9 settembre
VICTAM Asia and VIV Health & Nutrition Asia Trade show & forum focusing on feed, pharma & genetics in the animal protein production IMPACT Exhibition Center Padiglioni 9-10 Bangkok, Thailandia Per informazioni: Panadda Kongma Tel.: +662 670 0900 Ext. 204 Email: panadda@vnuexhibitionsap.com Zhenja Antochin Tel.: +31 (0) 6 8379 9693 Email: zhenja.antochin@vnuexhibitions.com Tel.: +66 (0) 2 726 1999 +66 (0) 2 366 9797 Web: victamasia.com Victam International BV Maliebaan 24-26, 3581 CP Utrecht, Paesi Bassi Tel.: +31 33 246 4404 Fax: +31 33 246 4706 Email: expo@victam.com
13 ~ 15 settembre SPACE
Rue Maurice le Lannou - CS 54239 35042 Rennes Cedex, Francia Per informazioni: Tel.: +33 (0) 2 23 48 28 80 Fax: +33 (0) 2 23 48 28 81 Email: info@space.fr Web: uk.space.fr
5 ~ 6 ottobre
Poultry Africa 2022
26° World Poultry Congress
Kigali, Rwanda
Palazzo dei Congressi, Parigi, Francia
Per informazioni: VIV worldwide VNU Exhibitions Europe P.O.Box 8800 3503 RV Utrecht, Paesi Bassi Tel.: +31 (0) 30 295 2999 Email: poultry.africa@vnuexhibitions.com Web: www.poultryafricaevent.com
Per informazioni: Tel.: FR: +33 (0) 1 44 64 14 44 Tel.: BE: +32 (0) 2 776 06 53 Email: wpc@clq-group.com Web: wpcparis2022.com
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