Qui Bergamo n.ro 284

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ANNO 29 - N° DUECENTOTTANTAQUATTRO - NOVEMBRE 2021 - € 3

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SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO

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ALESSANDRA GALLONE: SE BERGAMO CHIAMA... TANTO ENTUSIASMO PER LA NUOVA VOLLEY BERGAMO SARA LODA: CAPITANA MIA CAPITANA SARA VITALI: SPONSOR PER PASSIONE LA BATTAGLIA DEI ROTARY CONTRO IL COVID TAUSAMI: LA CUCINA NEOZELANDESE A BERGAMO STEFANIA CADONATI: ABBIAMO A CUORE IL TUO SORRISO HALLOWEEN: NOTTE AL CASTELLO DEGLI ANGELI FABIO VOLO: UNA VITA NUOVA CANTINE LANTIERI: QUATTRO MEDAGLIE D’ORO JEEP RENEGADE 4XE PLUG-IN HYBRID FAUSTO MASNADA: SOGNO UNA VITTORIA AL TOUR



Ma che aspettate? Voi che aspettate, voi che siete stati frastornati, voi a cui hanno fatto credere di tutto e di più, voi che adesso non sapete più a chi dar retta, che vi sentite imbrogliati, turlupinati, vittime di un complotto che vede i potenti della terra impegnati per diminuire il peso dell’umanità sul pianeta. Voi che ancora pensate di potervela cavare da soli senza la solidarietà degli altri esseri umani. Voi che avete solo tanta paura, che non prendete nemmeno un’aspirina perché altrimenti state male, voi che vi sentite davvero indifesi da qualsiasi parte vi giriate… Voi che siete sempre una minoranza schiacciata e malvista per i parametri “normali”, voi che non siete contro, ma semplicemente diffidenti. A voi chiedo di porvi una domanda. Il virus appartiene al mondo animale? Visto che è vivo, si riproduce e ci attacca per annullarci… Chi lo ha creato? Madre natura o, per chi ci crede, il Padre Eterno che non ne sbaglia una… Non è il primo virus, il Covid, e non è l’unico che, nella storia dell’uomo, ha provato ad annientarci. Questo ha avuto la capacità di attaccarci con truppe da sbarco agguerritissime, sfruttando la nostra debolezza e viaggiando sui nostri aerei. Inoltre contro la nostra risposta vaccinale ha cambiato aspetto e aumentato la sua aggressività riproponendosi spietatamente, se non fermato, l’annientamento degli esseri umani. I quali del resto se non si fossero resi capaci di difendersi dai virus sarebbero già ampiamente estinti. Ebbene, da qualunque parte arrivi, da un laboratorio o da qualche animale selvatico, è di certo un nostro nemico che ci ha dichiarato una guerra mortale. Solo uno dei due sopravviverà o noi o il virus. Se sarà lasciato libero di galoppare ancora tra le popolazioni del mondo, provocherà ancora tante vittime innocenti, colpevoli di abitare questo pianeta che, oltre a tante cose meravigliose, ha anche i virus. Non sempre le guerre si vincono senza perdite e se si è attaccati di notte, all’improvviso, nel sonno delle nostre certezze dimostratesi fragili come è successo con il Covid19, ci si difende con quello che si può, anche tirando ciabatte ai carri armati. Le nostre armi non sono perfette ma nessuna lo è ed esiste la possibilità che qualcuno resti vittima del fuoco “amico” di chi non voleva certo ucciderlo. Effetti collaterali che ogni guerra di liberazione provoca. E di liberazione si tratta, da un dittatore che non vuole ascoltare ragioni, che vuole farci fuori tutti perché evidentemente ostacoliamo un suo piano evolutivo che ci risulta sconosciuto e difficile da accettare. V.E.Filì

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EDITA PERIODICI srl Via Bono, 10 - Bergamo Tel. 035 270989 www.editaperiodici.it www.qui.bg.it Aut. Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992

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Pag. 4 Alessandra Gallone Io ci sono

Pag. 28 San Francesco: la pasticceria come era una volta

Stampa: Euroteam Nuvolera (Bs)

Stampato con inchiostri a base vegetale.

Pag. 8 Giovanni Panzetti e la nuova Volley Bergamo

Pag.13 Capitana Sara Loda

Pag. 17 Sara Vital: sponsor per passione

Pag.22 I Rotary nella lotta al Covid

Pag. 25 Haka in cucina al Ristorante Tausami

Pag. 30 Stefania Cadonati: ho a cuore il tuo sorriso

Pag. 33 Halloween al Castello degli Angeli

Pag. 35 Una vita nuova per Fabio Volo

Pag. 36 Quattro Gold Medal per Cantina Lantieri

Pag. 42 Settecento

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Pag. 51 Ripensare le libertà del dopo Covid

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Direttore responsabile: Vito Emilio Filì Direttore editoriale: Patrizia Venerucci venerucci@editaperiodici.it Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bg.it

Redazione eventi: Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it Fotografie di: Federico Buscarino Sergio Nessi Paolo Stroppa Hanno collaborato: Bruno Bozzetto Manuel Bonfanti Maurizio Maggioni Giuseppe Mazzoleni Benito Melchionna Francisco Malenchini Giorgio Paglia Valentina Visciglio

ALESSANDRA GALLONE: SE BERGAMO CHIAMA... TANTO ENTUSIASMO PER LA NUOVA VOLLEY BERGAMO SARA LODA: CAPITANA MIA CAPITANA SARA VITALI: SPONSOR PER PASSIONE LA BATTAGLIA DEI ROTARY CONTRO IL COVID TAUSAMI: LA CUCINA NEOZELANDESE A BERGAMO STEFANIA CADONATI: ABBIAMO A CUORE IL TUO SORRISO HALLOWEEN: NOTTE AL CASTELLO DEGLI ANGELI FABIO VOLO: UNA VITA NUOVA CANTIEN LANTIERI: QUATTRO MEDAGLIE D’ORO JEPP RENEGADE 4Xe IBRIDA, SUV PLUG-IN HYBRID

Pag. 52 Fausto Masnada. sogno di vincere al Tour

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ALESSANDRA GALLONE

Alessandra Gallone,

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insieme ad Elena Carnevali, con la quale condivide, su opposta sponda, un lungo percorso politico, è la donna bergamasca con maggiore esperienza amministrativa e di partito. Gallone e Carnevali hanno affrontato entrambe i passaggi classici della carriera (la cosiddetta “gavetta”).Tanti anni fa, la loro prima campagna elettorale, per entrare nel Consiglio Comunale di Bergamo, Ale a destra, Ele a sinistra. Poi, crescendo, sempre dopo essere passate da elezioni e consenso, hanno svolto ruoli da Assessore e infine sono arrivate in Parlamento, dove si trovano tutt’ora. La Gallone, senatrice nei banchi di Forza Italia, invece alla Camera dei Deputati, la Carnevali, in quelli del Partito Democratico.

ph. Beatrice Sana

SINDACO? SE BERGAMO CHIAMA, IO CI SONO


Alessandra Gallone è stata una delle nostre copertine, esattamente la n°31 nel Giugno del

1995 all’indomani della sua prima elezione a Bergamo. Eravamo molto più giovani e certamente più ingenui entrambi. Sull’ultimo numero di questa rivista, dopo 26 anni, abbiamo fatto il suo nome circa una probabile candidatura a futuro sindaco di Bergamo. Una provocazione anche per far uscire allo scoperto il dibattito nel centrodestra. La chiamo al telefono un sabato mattina dopo aver concordato la chiacchierata via WhatsApp. Buongiorno Senatrice, la disturbo? “Nessun disturbo anzi è un piacere potersi dedicare a una chiacchierata con un “vecchio” amico perché sono sempre in movimento seguendo il partito, le elezioni amministrative, i lavori parlamentari e il territorio in un momento così intenso, particolare e difficile. Con la famiglia che porta tanta pazienza. Ride. Non cerchi di evitare le domande che le ho mandato con la scusa della stanchezza… Perché Bergamo, dopo aver avuto un sindaco come Franco Tentorio, gli ha preferito Gori? Qual è stato l’errore del centrodestra alle passate elezioni? “Difficile rispondere. Sono dinamiche elettorali a volte spiazzanti. Bergamo è una città esigente. Gori rappresentava la novità e sicuramente è stato un ottimo comunicatore. E poi ha potuto godere della raccolta di molto che era stato seminato dal predecessore. Oggi chi lo sfiderà lo farà su quanto realizzato da lui in questo mandato effettivamente”. Quale futuro vorrebbe per Bergamo? “Il futuro che merita. Un futuro luminoso. Degno di una città centrale in Lombardia che deve riuscire ad aprirsi ancora di più verso l’esterno e diventare attrattiva. Dopo quello che ha passato, la nostra città ha dimostrato forza e dignità uniche confermando di possedere un tessuto saldo che va affiancato, sostenuto e valorizzato per una ripartenza all’insegna dell’evoluzione che va oltre la resilienza. Pensando che abbiamo da gestire anche un momento storico particolare, quello della transizione ecologica per affrontare il quale bisogna essere pronti a realizzare la piena sostenibilità: ambientale, economica e sociale. È necessario un grande lavoro corale, con una regia decisa per volare alto anche fuori dai confini nazionali. E qua mi collego al tema dell’aeroporto che, lasciando per un attimo da parte le polemiche di invasività che ingenera e che andranno comunque affrontate e risolte, dimostra nei numeri di essere strategico per l’economia di tutto il territorio. Rimane comunque la questione infrastrutturale e dei collegamenti ferroviari che non sono adeguati a una città così vivace che ha bisogno di muoversi. Bergamo merita una visione di lungo respiro che la proietti nel futuro, condivisa e costruita insieme con il sistema universitario da sempre fucina di pensiero e competenze. Abbiamo oggi un’universita “diffusa” (una scelta precisa del nostro ateneo) che può agire usando il proprio policentrismo per valorizzare i vari territori. E ancora, l’Ospedale “nuovo”, il nostro Papa Giovanni XXIII”, che era stato concepito perché avesse curvatura universitaria con la facoltà di Medicina, adesso meriterebbe di diventare velocemente almeno Azienda Ospedaliera. E poi, lo stadio. Bellissimo nella sua ristrutturazione ma che avrebbe sicuramente potuto avere maggiore dimensionamento fuori dal centro città. Rimpiango il progetto della cittadella dello sport pensata dalla “mia” giunta Veneziani… (però confido nel progetto visionario ed ecologico di Chorus life). Bergamo ha tanti volti e altrettanti bisogna valorizzarne: Bergamo del lavoro, della salute, della famiglia, del volontariato, della cultura e della formazione. E a proposito di istruzione e formazione sono convinta dell’importanza di rafforzarne profondamente il sistema per poter essere pronti a governare l’innovazione che ci porterà nel futuro. Oggi una delle questioni fondamentali della transizione è il problema delle aziende nel trovare personale qualificato. Il sistema scolastico andrebbe rivoluzionato. Ogni indirizzo andrebbe denominato “liceo” anche per superare quel concetto per cui se vai al liceo sei uno bravo mentre se frequenti l’istituto tecnico sei di serie B. Oggi serve un sistema che coniughi la base culturale con il saper fare e Bergamo, in questo, potrebbe diventare un vero laboratorio”. Chi vedrebbe come futuro candidato sindaco? “Ci vorrà qualcuno che, innamorato profondamente della propria città, chiuda gli occhi e getti il cuore oltre ogni ostacolo. Perché amministrare una città come Bergamo è estremamente impegnativo e totalizzante. Ci vuole entusiasmo, responsabilità e consapevolezza dell’impegno da profondere”.

Nasce politicamente con Marzio Tremaglia in Alleanza Nazionale partito per il quale viene eletta consigliere comunale di Bergamo dal 1995 al 1999, dal 1999 al 2004, dal 2004 al 2009 (Pdl) e dal 2014 al 2019, dopo lo scioglimento del Pdl, per Forza Italia. È stata Assessore comunale alla pubblica istruzione dal 1999 al 2004. A palazzo Madama Senatrice nella XVI legislatura in quota Popolo della Libertà (2008-2013) allo scioglimento del movimento durante l’esperienza del governo Monti aderisce a Fratelli d’Italia rimanendo nella quota in cui era stata candidata ed eletta. Dal 20 dicembre 2012 ne è Capogruppo al Senato. Non rientra in Parlamento nella legislatura successiva e alla fine del 2013, in dissenso con la linea del partito aderisce a Forza Italia per la quale si presenta alle elezioni amministrative del 2014 a Bergamo. Viene eletta ancora una volta consigliere comunale e diventa subito esponente di spicco dell’opposizione. Torna a Palazzo Madama nel 2018, quando viene rieletta senatrice in quota Forza Italia, nel collegio uninominale Bergamo e Valli, sostenuta dal centro-destra unito. Vicepresidente del gruppo di Forza Italia del Senato, fa parte della commissione di vigilanza Rai (capogruppo di FI) è Segretario e capogruppo della Commissione Ambiente e membro della commissione Agricoltura. Componente della commissione di Inchiesta sul traffico illecito di rifiuti e gli ecoreati. Responsabile nazionale del settore Formazione e del dipartimento Ambiente, il 6 settembre 2019 viene nominata commissario di F.I. per la provincia di Bergamo. Nel 2019 ha sfiorato il 100% di presenze nell’aula del Senato (99,9%).

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SINDACO? SINDACO? SE BERGAMO CHIAMA, IO CI SONO

Preferirebbe candidarsi a Sindaco o tornare in Parlamento? “Ho deciso dal primo giorno di impegnarmi in politica per essere al servizio del nostro territorio e per essere una delle voci dei miei concittadini. In consiglio comunale come in Parlamento. Bergamo è la mia città. Ci sono nata, cresciuta, ci ho studiato e lavorato. Il primo bacio a mio marito l’ho dato sulle nostre Mura. Qui è nata nostra figlia. Il mio collega Adriano Galliani mi dice sempre che ho una visione Tolemaica con Bergamo sempre al centro. Quando Bergamo chiama io rispondo”. Cosa ne pensa di Mario Draghi? “È stato l’uomo della svolta e, francamente, fa piacere sapere di avere un Presidente del Consiglio autorevole, competente, apprezzato, che porta il nome dell’Italia in alto e, ancor più con l’uscita di scena di Angela Merkel, constatare che tutti in Europa vedono in lui un punto di riferimento importante. Chi fa politica è sempre allergico ad avere un primo ministro tecnico, ma siamo caduti in piedi. Inoltre Draghi è sempre stato molto apprezzato anche da Silvio Berlusconi che lo ha sempre sostenuto nominandolo col suo governo al vertice della Banca d’Italia e poi appoggiandolo fortemente quando il Consiglio Europeo lo nominò a capo della Banca Centrale Europea ed è stato il primo a esprimersi favorevolmente quando si è trattato di formare un governo di unità nazionale. Un presidente che fa della competenza e della serietà il suo modus operandi ha dato un ordine, una guida sicura in un momento così difficile per il nostro Paese. In Senato è cominciata la sessione di bilancio e il mio lavoro adesso, insieme a quello dei colleghi bergamaschi, sarà quello di dare un contributo per integrare le proposte del governo: penso alla proroga e all’estensione dei bonus edilizi alla luce dell’aumento del costo delle materie prime, alla revisione del reddito di cittadinanza che così non funziona, al sistema di incentivi strutturali per le riconversioni aziendali e per la sicurezza sul lavoro, al sostegno alla libertà di scelta educativa, alle zone a economia speciale per i comuni di montagna, alla nostra sanità, alla possibilità di rivedere le tasse di successione per chi ha perso familiari per il covid e tanto altro. Bisogna avere una visione sistemica e non lavorare a compartimenti stagni”. Berlusconi Presidente della Repubblica? “Se lo meriterebbe. Sarebbe un grande Presidente”. Sarebbe anche a capo del Consiglio Superiore della Magistatura dopo anni di scontri con le toghe… “Chi conosce bene Silvio Berlusconi sa che persona di altissima statura sia. Non sarebbe un problema.” Salvini? “Matteo Salvini è nostro alleato e, all’interno della coalizione di centro destra porta avanti le proprie battaglie, anche quando fa parte del governo. In questo momento comunque è essenziale guardare tutti nella stessa direzione se si vogliono portare a casa risultati importanti e mi fa piacere che tutti insieme si lavorerà anche sulla legge di bilancio per supportare il governo e sostenere i territori senza disperdere le risorse in mille rivoli ”.

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ALESSANDRA GALLONE

Il ricordo più bello? “Sono tanti. Ma penso sempre al giorno in cui venne approvata in Senato la legge di cui vado fiera e di cui sono stata relatrice: quella sull’equiparazione dei figli. Una legge di civiltà che ha reso i figli tutti uguali. Non esistono più nel codice civile aggettivi dopo la parola figlio. Tutti hanno gli stessi diritti. Mi emoziono ogni volta che ripenso al momento di quel voto che al Senato riuscii a portare all’unanimità”. (V.E.Filì)


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Il motore della squadra, Giovanni Panzetti, oggi Direttore Generale dopo aver ricoperto vari ruoli all’interno della società, è la vera eminenza grigia della pallavolo femminile a Bergamo. Di questo sport conosce tutto ed è stato in passato uno degli artefici dei grandi successi della squadra. Anche lui è fiducioso in una riscossa che, siamo certi, non tarderà ad arrivare.

Quest’anno ci crediamo.Vogliamo credere che possa tornare sul parquet cittadino la grande pallavolo femminile che ha visto Bergamo protagonista di un passato imparagonabile se non a quello delle più blasonate squadre di calcio maschile. Dopo l’uscita di scena della Foppapedretti, che ne era stata lo sponsor negli anni migliori e un periodo di comprensibile disorientamento, la società ques’anno è decisamente intenzionata a ritornare ad avere un ruolo da protagonista in campo nazionale dove le ultime stagioni non sono state brillantissime. Sono entrate in squadra molte nuove promettenti atlete, provenienti da tutto il mondo e questo è il primo aspetto positivo. Ci sono nuovi sponsor di grande peso e tanto, tanto entusiasmo intorno alla squadra che, con la passione coltivata per anni in quel palazzetto dalle ragazze rosso-blu, vuole tornare a prendersi gli applausi di un pubblico sempre più numeroso.



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Speriamo che, anche grazie al successo europeo della Nazionale femminile di Volley, la gente torni volentieri al Palazzetto adesso che finalmente si può. La passione seminata in passato ha messo solide radici e germoglierà non appena sarà un po’ “innaffiata” da qualche successo in campo. Lo sa bene Giovanni Panzetti, Direttore Generale della squadra con la quale ha vissuto trionfi e sconfitte, gioie e dolori, uno che non molla mai, com’è giusto che sia per ogni cosa nella quale si crede. Viva il Volley.



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CAPITANA MIA CAPITANA Francisco Malenchini Ph. Sergio Nessi

Certi amori non finiscono mai, fanno dei

giri enormi e poi ritornano… Sara Loda ha iniziato a palleggiare all’oratorio di Sarnico sognando di poter giocare un giorno nella mitica Foppa, come tutte le ragazzine che a quei tempi imparavano i primi bagher. Lei è brava e, diventare una giocatrice di volley, diventa il suo obiettivo. Il giorno di calcare il parquet del Palazzetto di Bergamo arriva abbastanza presto. Da lì in poi, una carriera un po’ nomade in varie città, per la sua voglia di mettersi sempre comunque in discussione, di cercare nuovi traguardi e continuare a giocare perché quella è la sua vita. Un percorso sportivo che le consente di accumulare quell’esperienza, nel gioco e nello spogliatoio, tanto da eccere richiamata di nuovo nella sua città con la fascia da Capitano della squadra che, dopo essersi un po’ addormentata sugli allori del passato e aver affrontato anni difficili, oggi rinnovata nelle risorse e con tanto entusiasmo, prova a ritornare al vertice del campionato o quanto meno a preparare la rincorsa per un futuro di nuovo brillante. La incontriamo al Lazzaretto Ti sei allenata stamattina? “Stamattina pesi. Un paio di volte alla settimana e, quando facciamo pesi, il pomeriggio... palla”. Nel giorno di riposo dopo una gara, cosa fai? “Mi rilasso e di solito lo passo con il mio fidanzato cercando di staccare da tutto”. A prescindere da una sconfitta o da una vittoria riesci a staccare la spina? “Se si vince mi sento più serena, se si perde bisogna sforzarsi un po’ per archiviare l’amarezza”.

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SARA LODA


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Cara Bergamo, ti scrivo... Ti scrivo perché, come in tutte le storie d’amore, uno dei due parla poco e fatica a dire quello che pensa. Preferisce scriverlo. Ecco, questa sono io. Sono qui a scrivere per te. Queste poche righe, poche ma appassionate, sono per te che hai creduto in me fin da quando ero piccina. Mi hai accolta e protetta tra le tue braccia, mi hai cresciuta e mi hai fatta diventare la donna e atleta che sono ora. Mi hai insegnato e trasferito il carattere da vera bergamasca di cui tanto vado fiera e che mi spinge a lavorare sodo per raggiungere i miei obiettivi senza abbassare la testa. Mai. Mia cara Bergamo, ho deciso di scriverti perché questo nuovo Volley Bergamo 1991 ha bisogno di sentire il tuo abbraccio, lo stesso che ha accolto me quando ero piccolina. Questa squadra, queste ragazze, questi allenatori e tutti i nuovi dirigenti che si sono messi in gioco per far rinascere la Pallavolo rossoblù devono averti al loro fianco. Devono “sentirti” come ti ho sentita io la prima volta che sono entrata nel Palazzetto: brividi, passione, coraggio. Arrivava tutto, dalle tribune al campo. E questo gruppo, che non vede l’ora di renderti fiera, ha bisogno di te, di sentire la stessa fiducia incondizionata che hai dato me. Mia Bergamo sono sicura che, come hai sempre fatto, sarai lì, a lottare insieme a noi. Ci darai la marcia in più che farà la differenza. Insegnerai anche alle nuove arrivate qual è il dna che ci contraddistingue. Farai battere il cuore a chi arriva dalla California e da Porto Rico, dal Salento e dal Brasile, dalla Finlandia e dall’Abruzzo, dalla Germania e dal Canada, dal Lazio, dal Veneto e dalla Sicilia. Perché siamo tanti, tutti diversi, ma con la stessa voglia di stupire. Stai con noi. Sarà bellissimo festeggiare insieme...

Sara Loda con la schiacciareice americana Khalia Lanier alta 186 centimetri e figlia d’arte: il padre è ARRIVEDERCI infatti Bob Lanier, exAstella del basket EMOZIONI DALaMONDO NBA Detroit e2022 Milwaukee.

Conta di più la testa o la preparazione fisica? “Entrambe ma, fra le due, quella che conta di più è la testa. Oggi ci sono preparatori e metodi di preparazione atletica ad un livello elevatissimo e sempre più atlete portate fisicamente a fare questo sport, ma la differenza la fa la testa. Nella pallavolo, la concentrazione è fondamentale. Puoi anche avere grandi doti fisiche ed è importante tenersi in forma ma quello che fa la differenza è l’atteggiamento mentale di come si affrontano le partite”. Hai sempre giocato nel ruolo di schiacciatrice? “All’inizio giocavo come opposto ma penso sia questa la mia posizione ideale, quella in cui riesco ad esprimermi meglio”. Andata e tornata da Bergamo. Ci racconti un po’ la tua storia. “Sin da subito, essendo di Bergamo, il sogno era di poter giocare in questa società. Quando ci sono arrivata ero già abbastanza grande. Due o tre anni nelle giovanili e poi sono andata a giocare in serie B a Flero, poi in Piemonte dove ho vissuto un’entusiasmante promozione in serie B, poi a Bergamo per una stagione e mezza, poi a Scandicci quindi a Monza. Ed adesso rieccomi qui!”. Contenta? “Mi mancava Bergamo, mi mancava non giocare per i colori della mia città, volevo essere io la giocatrice idolo delle ragazzine bergamasche, volevo essere il capitano di quella squadra. La società ha creduto in me e io vorrei ripagare loro, gli appassionati e i tifosi, con tutto quello che posso dare”. Quando hai capito che volevi arrivare qui? “Gioco a pallavolo perché mi diverte. Finita la scuola superiore ho dovuto fare la scelta e ho deciso di trasformare il mio hobby, la pallavolo appunto, nel mio lavoro. Questa scelta mi ha sempre resa felice”. Senti di dover dimostrare qualcosa di più come Capitano? “Ho provato a tirar fuori il meglio di me stessa per dare il buon esempio, e cerco di essere attenta a quello che succede tra le ragazze in palestra e in campo per capire se qualcosa non va per il verso giusto. Mi sento responsabile, mi accorgo di dettagli e aspetti a cui, come giocatrice, non badavo più di tanto. La maturità sportiva ti porta a questo”. Dove può arrivare Bergamo quest’anno? “Non saprei davvero fare un pronostico e può succedere di tutto. La stagione è iniziata da poco e molte delle squadre favorite, tentennano ad ingranare. Noi stiamo sicuramente facendo un percorso di crescita. All’inizio, nelle prime partite di campionato, eravamo un po’ contratte, mentre adesso ci stiamo conoscendo meglio e riusciamo a trovare tra di noi la sintonia giusta. Certo più si vince meglio è, anche perchè più si vince, più ci si crede. Sono quindi molto contenta della crescita dimostrata nelle ultime giornate. Certo, erano partite contro formazioni alla nostra portata, erano da vincere e lo abbiamo fatto. Mi sembra che il gruppo ci sia ed è un bel gruppo. Tutta la rosa è propositiva e ci supportiamo tra di noi. Non ci sono invidie particolari, si sta bene, in palestra c’è un bel clima e tutte hanno voglia di fare bene”.


CAPITANA MIA CAPITANA

SARA LODA

La tua giornata? “Sveglia alle sette e mezza, non dormo molto, colazione salata e via in palestra per l’allenamento. A fine mattina torno a casa mangio qualcosa, poi una pennicchella sbirciando un po’ di tv, quindi mi preparo per l’allenamemto del pomeriggio. La sera, cena fuori qualche volta, altrimenti un po’ di televisione. e a nanna presto. Mi piace stare in compagnia, andare qualche volta in centro a fare shopping”. È difficile tenerti in forma o devi fare particolari rinunce? “A me piace mangiar bene e quindi un po’ di rigore si deve tenere. Durante la stagione sportiva è difficile correre rischi perché con l’allenamento continuo si brucia tutto, mentre durante l’estate, allenandomi meno, devo stare più attenta e cerco sempre di trovare un equilibrio tra la buona tavola e la forma fisica”. Il tuo ricordo più bello legato alla pallavolo... “Difficile ricordarne uno in particolare è difficile scegliere la partita della vita... Ogni volta c’è un ricordo prezioso. E quindi il più bello è quello che deve ancora arrivare”. Il tuo rapporto con la Nazionale? “Ho giocato qualche partita in Nazionale e credo che sia il sogno di ogni sportivo. Bellissima esperienza, grandissime emozioni che vorrei ripetere ogni volta. Ma mi rendo conto che ci sono tantissime giocatrici molto preparate e un posto in questa nazionale super sia difficilissimo da ottenere”.




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Bergamo? “La pallavolo è uno sport dove il gioco di squadra, il team, il talento e l’impegno sono un’arma vincente e questi sono gli stessi valori che hanno fondato e che guidano anche Vitali SPA nella propria attività quotidiana. Inoltre siamo molto legati al territorio e alla nostra città, Bergamo, e quindi non potevamo non essere al fianco della Volley Bergamo 1991 in questa nuova avventura”. La vostra è un’impresa di costruzioni legata al territorio. Quali benefici in termini d’immagine vi aspettate? “Riteniamo che l’immagine aziendale sia molto importante, è il nostro biglietto da visita. Aver l’opportunità di lavorare anche nella nostra città è per noi una grande soddisfazione e l’ammodernamento del nostro territorio, in termini di sicurezza e innovazione è un onore, oltre che un dovere. Essere portati in campo sulla maglia delle nostre atlete è un motivo di orgoglio e sigilla il nostro legame con la città di Bergamo”. Lei è solo lo sponsor o è anche una tifosa della squadra? “Sono prima di tutto una tifosa della pallavolo, da piccola ho anche praticato questo sport per qualche anno.”

19 Ph. Sergio Nessi


SARA VITALI

SPONSOR PER PASSIONE Qual è il suo ruolo all’interno della Vitali spa? “Ho un ruolo di amministrazione e dirigenziale. Inoltre sono la responsabile della gestione dei social dell’azienda, seguo anche la gestione del marketing, la piattaforma di vendita online e l’organizzazione degli eventi aziendali”. Un’ala dell’Accademia Carrara è stata intitolata con il nome della vostra Azienda. Cosa vi lega al mondo dell’arte? “La Barchessa di destra della Carrara era lasciata abbandonata da anni e purtroppo nessuno decideva di portare avanti il restauro a causa dell’importante costo. Per questo motivo abbiamo deciso di scendere in campo e ad inizio del 2019 abbiamo completato i lavori di ristrutturazione della Barchessa di destra, ora intitolata Ala Vitali. Questo restauro è stato un dono di Vitali all’Accademia, al comune di Bergamo e a tutti i cittadini. La nostra città è ricca di storia, di monumenti, di arte, un patrimonio da salvaguardare e valorizzare.” Ci può fare una breve storia dell’azienda Vitali spa? “Siamo un’azienda bergamasca, nata nel 1989 (quest’anno facciamo 32 anni) dalla passione per il mondo delle costruzioni. Agli inizi avevamo un solo impianto di produzione di conglomerato bituminoso (ancora attivo) a Ponte San Pietro; oggi il gruppo conta 250 persone dirette e altrettante indirette, con più di 500 mezzi di ultima generazione, con oltre sei siti produttivi (in Lombardia e in Sardegna) e cantieri in tutta Italia e non solo. Siamo presenti e siamo tra i leader in molteplici settori, tra cui quello della progettazione e del Real Estate, delle infrastrutture, della produzione, delle bonifiche e della demolizione”.

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Quali sono i lavori in corso e quelli in prospettiva? “Abbiamo diversi cantieri in tutta Italia, da Nord a Sud, da Bolzano a Siena a Cagliari.


Attualmente siamo impegnati nella demolizione del vecchio termovalorizzatore di Bolzano, in disuso da qualche anno, demolizione preceduta dalla bonifica dell’intera area. In questa commessa è stata premiata la tecnica di decostruzione e di bonifica grazie alla nostra esperienza. Siamo impegnati anche nei lavori di ampliamento dell’Autostrada A8 con la realizzazione della 5a corsia nel tratto compreso tra l’interconnessione con la tangenziale Ovest e il bivio per la A9 Lainate-Como-Chiasso. In particolare, oltre all’ampliamento della piattaforma autostradale, il progetto prevede il ribaltamento dello svincolo di Lainate con la realizzazione del nuovo casello, la realizzazione di 2 nuovi cavalcavia e la conseguente demolizione degli esistenti, la realizzazione di una galleria di collegamento al di sotto del bivio tra A8 e A9 oltre che tutte le opere di completamento ed intensificazione della viabilità interferita tra cui la realizzazione ex novo del ramo di collegamento verso Rho e numerosi tratti di piste ciclabili. Nell’estate del 2020 abbiamo varato un nuovo ponte sull’A8, costituito da un’unica arcata di 60 metri e dal peso di 425 ton. A breve inizieremo la demolizione a Brescia della Torre Tintoretto, un edificio alto 60 m con circa 400 case popolari ormai in avanzato stato di degrado, nell’ambito di riqualifica del quartiere sorgeranno poi diverse abitazioni più moderne ed efficienti. Inizieremo presto anche i lavori per la riqualificazione dell’Hennebique, ex silos del porto di Genova, abbandonato da parecchio tempo. Sarà suddiviso in quattro corpi principali, quello centrale ospiterà uffici e luoghi per eventi, ci sarà poi un terminal crociere, un hotel ed infine una parte adibita a residenze per studenti. Per quanto riguarda la città di Bergamo in particolare, ricordiamo il progetto di Porta Sud che riguarda la rigenerazione e la riqualificazione dello scalo ferroviario. L’obiettivo è quello di migliorare i collegamenti urbani, integrare l’asset viabilistico della città, grazie a connessioni più efficaci per i diversi sistemi di trasporto. Ci sarà un area destinata agli studenti, con l’idea di aggregare i principali Licei della città di Bergamo, creando un campus moderno con grandi spazi destinati al verde e piste ciclabili e circondati da servizi alla persona”. Come vi state trasformando per aderire alle tante richieste di sostenibilità? “Siamo abituati nella storia a cambiamenti e trasformazioni generate principalmente da autorità Nazionali, sembrerà un paradosso ma oggi viviamo in un’epoca in cui il cambiamento lo stanno dettando le aziende (pubbliche e private), tra cui la nostra. É bello vedere che siamo tutti impegnati quotidianamente per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Continuiamo ad investire per avere macchinari ed impianti tecnologicamente all’avanguardia, per ridurre al minimo le emissioni di CO2, selezionare e recuperare direttamente in cantiere i materiali derivanti dai lavori tramite l’utilizzo di frantoi mobili di ultima generazione Un esempio concreto è una delle ultime importanti commesse da noi concluse poche settimane fa, il rifacimento della pista 17L/35R dell’Aeroporto di Milano Malpensa, dove tutta la pavimentazione pre esistente é stata interamente recuperata in loco ed utilizzata per la stesa del nuovo manto aeroportuale. Questo ci ha permesso un notevole risparmio sullo smaltimento dei materiali e sulla logistica realizzando una vera e propria economia circolare.” Avete dei protocolli aziendali per la tutela dell’ambiente nel quale operate? “Possediamo diverse certificazioni, tra cui la UNI EN ISO 9001:2015 e da dieci anni siamo certificati ISO 14001:2015, sistema di gestione ambientale, questo per dimostrare l’attenzione con la quale operiamo e teniamo monitorati gli impatti di ogni nostra attività sull’ambiente, migliorando continuamente in modo efficace e sostenibile. La sostenibilità è un vero e proprio driver di cambiamento: siamo consapevoli che questa responsabilità permetterà di ottenere enormi vantaggi per la collettività e l’ambiente”. (F. Malenchini)


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CONTRO IL COVID

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Nel segno di una ritrovata quasi normalità, tornano le conviviali Rotariane. Tra le più attese quella del Club di Treviglio e della Bassa Bergamasca che ha tirato le somme di un periodo di grandi problematiche e di grande slancio altruista da parte di tutto il mondo Rotary, in tutto il mondo, come a Bergamo dove lo spirito del Club si è espresso in tutta la sua potenzialità, genialità e nell’incredibile capacità organizzativa, dimostrando una grande rete di umanità. A Bergamo, nei giorni del panico totale della prima feroce ondata della pandemia, è stato creato un call-center per prestare ascolto a chi si era contagiato, a chi non sapeva di esserlo, a chi chiedeva consigli e attenzione. “Tutto ha inizio con una telefonata - racconta Maggioni, medico esponente del Rotary di Treviglio, nonchè nostro collaboratore storico - ci sentiamo tra soci di vari club nei giorni in cui nessuno, non il Governo, non la Regione, non l’ATS, sapeva davvero cosa fare. Gente spaventata, la disperazione di veder andare via in ambulanza i vicini o i parenti, il terrore di venir contagiati e portare il virus ai famigliari. Ci siamo chiesti cosa fare per rispondere a questo grido di aiuto. Ci vorrebbe un call-center. Se ne parla, poi uno di noi mette a punto una piattaforma per gestirlo e un altro mette a disposizione le linee telefoniche”.

Il Rotary ha sostenuto l’operazione e durante la conviviale, tenutasi presso il Pallace Hotel di Zingonia, ha anche conferito un attestato ad alcuni soci che hanno dato vita a quel call center. Gli stessi in seguito hanno reso possibile il Progetto Rocco che, sulla base dei dati raccolti su circa 600 persone guarite dal Covid, ha potuto tracciare una mappatura delle più diffuse conseguenze della malattia.

È arrivato anche Giorgio Gori, trafelato e di passaggio che non ha però voluto rinunciare a testimoniare la gratitudine dell’Amministrazione comunale di Bergamo per quanto fatto dai Club Rotary sul fronte del contrasto alla pandemia e a gettare anche qui il seme che sta portando ovunque: Bergamo con Brescia capitale della Cultura nel 2023. Ai Rotary dei due territori Gori ha chiesto di allearsi e Ok il call center, ma chi risponde? E qui entra in gioco l’intrapren- proporre iniziative che rendano le due realtà più attrattive. denza di Maggioni nel lanciare il tam tam tra altri medici in trincea come lui: in poche ore ne arruola oltre centoventi, in tutte le aree del Paese che si mettono a disposizione per dare, a chi telefona, istruzioni precise su cosa fare in caso di sintomi, febbre, ecc. Erano i giorni in cui la protezione civile passava nei quartieri ad urlare dagli altoparlanti di restare a casa… “È stato un intreccio di competenze - ha proseguito Maggioni - che ha permesso di dare una risposta a chi, in quei giorni, non ne trovava presso i medici o gli ospedali. I gironi peggiori di un vero inferno in terra, la corsa a costruire l’Ospedale alla Fiera e i decessi che aumentavano. Centinaia di telefonate di gente impaurita la quale, più che di una diagnosi, aveva bisogno di essere rassicurata. Giorno e notte a sentire chi aveva 40 di febbre e respirava ormai a fatica… Per molti di questi medici che volontariamente hanno reso possibile il servizio del call center è stata un’esperienza che ne ha segnato la vita. Molte delle persone che si sono rivolte al call center, ne sono rimaste legate e ancora oggi sentono quei medici, specie se il Covid ha lasciato loro segni invalidanti”.

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Presenti, oltre al sindaco di Bergamo Giorgio Gori, Juri Imeri, sindaco di Treviglio, Giuseppe Leoni presidente del Rotary Club ospite, Roberto Xausa, Governatore di distretto dei Rotary che dopo un vero encomio pubblico ha premiato chi tra i rotariani di Bergamo ha dato vita al call center per aiutare le persone colpite dalle problematiche da Covid: Alberto Barzanò, Giuseppe Venuti, Letizia Mansutti e Maurizio Maggioni. Ha ringraziato i Rotary anche Paolo Cogliati in rappresentanza ATS Bergamo che ha ricordato Don Francesco per i volontari “donati” dalla Curia, Paolo Calderoli e Nicoletta Albricci, gli esecutori informatici del call center, Massimo Borgnini a.d. di Planetel, Carlo saffioti per l’ospedale da campo, Rosa Savoldi per i volontari degli ospedali da campo.

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Chef in un noto locale di Auckland, Johnathan adesso vive e lavora a Bergamo nel Ristorante Tausami aperto al 69 di via Zambonate Nella foto, da sinistra, Beatrice, sorella minore di Marzia, mamma Antonella, John e Marzia

HAKA IN CUCINA

LA PRELIBATEZZA DELLA CUCINA NEOZELANDESE E DELLE ISOLE SAMOA IN UN NUOVO RISTORANTE NEL CENTRO DI BERGAMO

25 ph. Sergio Nessi

DIVENTATO DI TENDENZA GRAZIE LA CUCINA DI JOHN

È una vera scoperta, un regalo per i buongustai e tutti gli amanti delle curiosità in cucina lo apprezzeranno. Dire fusion sarebbe davvero riduttivo. C’è dell’altro e di più. Loro lo chiamano Biophilic Restaurant. Ogni cosa è scelta con la stessa attenzione di chi cura la propria dimora e, appena entrati vi sentirete immediatamente a vostro agio accolti da calore, tanto colore e leggerezza. Come a casa di amici. Amici che vengono dalla Nuova Zelanda. Marzia una bergamasca di ritorno e con lei John un samoano bellissimo. Con loro Angela, nata dal loro amore. La loro storia l’avevo già ascoltata dalle parole di Antonella, la mamma coinvolta, con l’altra figlia Beatrice, nell’operazione Tausami, dopo una lunga esperienza come titolare di un famoso Hotel sulla riviera romagnola. Racconta che la figlia ha scelto di fare esperienze all’estero e ha trovato il posto più lontano. In Australia prima e in Nuova Zelanda dopo, per fare ritorno a Bergamo con un discreto seguito e un’idea in testa. Col termine “biofilia” si intende l’amore per la vita e per ogni organismo vivente. Il termine fu coniato dallo psicologo tedesco Erich Fromm, che era alla ricerca di un modo per definire l’orientamento psicologico delle persone attratte da tutto ciò che può essere definito come “vivo”.


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“Volevo vedere il mondo - Marzia ha qualche tatuaggio, è dello scorpione - Sono partita per l’Australia dove ho trovato lavoro in un ristorante. Sono tornata in Italia e sono ripartita ma per la Nuova Zelanda, con un contratto di lavoro come manager in un ristorante italiano di Auckland. Pensavo di viaggiare ancora ma lì ho incontrato Johnathan, che oggi è mio marito e che era lo chef di quel ristorante italiano dove lavorava da 22 anni. L’amore ha cambiato le nostre vite e dopo la nascita di Angela, abbiamo deciso di venire in Italia con la precisa idea di aprire un nostro ristorante. A Bergamo, dove abbiamo condiviso il nostro progetto con mia mamma Antonella da molti anni nel campo della ristorazione e dell’ospitalità. Della cucina se ne occupa lui: vi farà assaggiare qualche prelibatezza in voga nel continente agli antipodi. “Non si tratta certo della cucina tradizionale dei Maori ma di quello che si può trovare oggi nei migliori ristoranti neozelandesi.


Alla fine della nostra chiacchierata John è spuntato dalla cucina e ha danzato per noi una Haka, la danza Maori, perfetta lasciandoci a bocca aperta. Dice che di solito non lo fa ma voi potete sempre chiederglielo... Uno spettacolo Come i suoi piatti ALCUNE CREAZIONI DI JOHN

La distanza dalla Nuova Zelanda all’Italia viene riavvicinata dall’amore, da un battito cardiaco sincero e dal cibo che per noi vuol dire casa. Quel “mangiare” per andare alla ricerca di emozioni nuove, di emozioni semplici fatte di sorrisi e terre nuove da individuare. Si dice che scoprire del cibo nuovo arricchisce l’anima delle persone ma io non vedo l’ora di vedere il tuo sorriso dopo aver mangiato, quel sorriso che ho sempre sognato anche da 18.527 km di distanza.

L’espressione Biophilic è tornata in voga, in tempi recenti, nel mondo del design. La si è usata infatti per definire il cosiddetto Biophilic Design, ovvero una corrente innovativa che mette il rapporto tra uomo e natura al centro delle sue pratiche di progettazione. Il Central Park One di Sidney, l’Urban Farm di Tokyo, lo Scarlett Hotel in Cornovaglia e anche il Bosco Verticale di Milano sono tutti edifici progettati seguendo i dettami del biophlic design. Coniugate tutto questo con la cucina e capirete un po’ di più di quello che vi aspetta da Tausami che in samoano significa semplicemente “mangia”.

schiacciata di patate con capesante e il nostro burro ai funghi gamberoni al forno, zenzero, aglio e peperoncino salmone gravlax alla barbabietola con pane nero e creme fraiche al wasabi pulled pork sliders kiwi burger surf & turf burger stinchetto di agnello al forno con purè di kumara e verdure verdi di stagione filetto di pesce con burro al curry e riso al cocco gnocchi di kumara con gamberi

Tausami biophilic è un luogo che sa di casa, coinvolge, regala gioia, calore, simpatia.Gestito da una famiglia quasi tutta al femminile.Beatrice vi accoglierà e consiglierà le specialità che lo chef John con grande passione e dedizione cucinerà. Marzia saprà come prendervi per la gola con i suoi deliziosi dolci internazionali. Il tutto accompagnato da ottimi vini, dalla Nuova Zelanda alla Francia con prestigiosi champagne, alle colline slovene fino alla nostra Franciacorta. Insomma… non vi resta altro che venire a “casa”.

Tausami

Biophilic Restaurant Via Zambonate, 69 Bergamo Tel: 3392128606 E-mail:

info@tausamirestaurant.it


PASTICCERIA SAN FRANCESCO DAL 1965 LA QUALITÀ A BERGAMO ATTIVO ANCHE IL SERVIZIO TAKE AWAY E DELIVERY. CHIAMA IL NUMERO 035 259522 E RENDI PIU’ DOLCE IL TUO NATALE Tommaso Revera - Fotografie Paolo Biava

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Dal 1965 lo staff della Pasticceria San Francesco vi accoglie in un’atmosfera familiare garantendo un servizio di caffetteria eccellente, dolci tipici e pasticceria artigianale preparata nel laboratorio interno. Il rispetto per la tradizione dolciaria locale, l’amore per gli ingredienti genuini e un ampio assortimento di mignon e prodotti caratterizzano questa realtà conosciuta e apprezzata non solo dai residenti del quartiere Santa Lucia. Artigianalità, materie prime genuine, ingredienti freschi, servizio di catering e consegne a domicilio: questi i tratti distintivi della Pasticceria San Francesco che dispone di un laboratorio artigianale interno presso il quale vengono realizzati prodotti dolciari d’eccellenza dal 1965. I mastri pasticceri creano torte personalizzate, dolci su ordinazione, panettoni artigianali e molto altro. Questa storica insegna di via IV Novembre si distingue per la capacità di fornire un ampio assortimento di torte per tutti i gusti, gelato artigianale,

Danilo Bonora, titolare Pasticceria San Francesco

panettoni, uova al cioccolato, dolci della tradizione bergamasca, oltre ad un servizio di bar caffetteria d’eccellenza. Ma non solo: Pasticceria San Francesco è specializzata anche nella realizzazione di dolci natalizi e pasquali, pralineria e biscotti per tutti i gusti offrendo un apprezzato servizio di cake design artigianale per torte personalizzate e da cerimonia in base a ogni esigenza. Grazie alla pluriennale esperienza nel settore, lo staff della Pasticceria San Francesco, sapientemente guidato dalla professionalità e dall’esperienza di Danilo Bonora, mette a disposizione il servizio di catering offrendo buffet dolci e salati, torte personalizzate e stuzzicheria artigianale di qualità. Presso il laboratorio artigianale interno, inoltre, vengono realizzati dolci e torte con l’utilizzo della farina integralbianco: un autentico alleato per la conservazione degli elementi nutritivi e un ridotto impatto glicemico.


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ABBIAMO A CUORE

IL TUO SORRISO

Sin da bambina sognava di diventare dentista e così è stato. “Ancora da piccolina - ci ha confidato la Dott.ssa Stefania Cadonati - mi affascinava il mondo della medicina e, in particolare, l’idea di poter coniugare le conoscenze maturate in ambito medico con un lavoro di tipo pratico”. Una professione che tutt’oggi la appassiona molto e le regala tante soddisfazioni. “Fare qualcosa che possa rendere felici le persone rappresenta per me un grande stimolo”. Siamo andati a trovarla in Via Rossini dove, dal 2013, ha sede il suo studio professionale. Quali sono i servizi offerti dal tuo studio

30 e come si compone il tuo staff?

“Nonostante sia uno studio monoprofessionale, grazie alla collaborazione di due assistenti mi occupo di quasi tutte le branche dell’odontoiatria: odontoiatria generale, implantologia, protesi, ortodonzia, pedodonzia e molto altro ancora. Un’attività a 360 gradi, insomma! In studio mi avvalgo anche della consulenza di un fidato collaboratore esterno per l’implantologia e la chirurgia più complessa, e di un’igienista per le attività di cura periodiche”.

Un ventaglio di soluzioni molto ampio è essenziale per seguire a tutto tondo le esigenze dei pazienti, non è così? “Esattamente, l’intento è proprio questo. Al centro delle nostre attenzioni c’è sempre la salute del paziente e il suo benessere generale, oltre naturalmente al fattore sicurezza. Tutta la strumentazione e i materiali impiegati seguono un rigido e complesso iter di sterilizzazione e sanificazione per offrire la massima igiene possibile”. Quali sono i punti di forza del tuo studio dentistico? “Il nostro principale pregio è considerare il paziente non come un numero, ma come una persona che ha bisogno di attenzione e cure, da seguire in modo continuativo per riuscire a valutarne i progressi. Avendo intrapreso presto questa professione, oggi ho il privilegio di curare pazienti che seguo ormai da oltre vent’anni: nel tempo questo mi ha permesso di diventare la dentista di riferimento anche dei loro figli. Una bella soddisfazione!”.


Da quando svolgi questa professione? “Mi sono laureata nel ’99 e da lì in poi ho intrapreso questa attività arrivando ad aprire uno studio a Curno nel 2010 e, nel 2013, approdando nel mio studio professionale di Via Rossini, al civico 4”. Cosa ti gratifica di più del tuo lavoro sotto l’aspetto umano? “Vedere che i miei pazienti, dopo essere stati in cura da me, a loro volta mi portano i propri figli mi gratifica molto: vuol dire che sono diventata la loro dentista di famiglia, il che mi riempie di orgoglio. Allo stesso modo avere pazienti che, al termine di un percorso di cure, mi ringraziano e sono felici dei risultati conseguiti mi ripaga tantissimo a livello umano”. Quali sono i principali progressi degli ultimi anni in campo odontoiatrico? “Lo sviluppo della tecnologia ha portato con sé tante belle novità. Sicuramente essermi dotata dell’impronta digitale, necessaria sia per l’ortodonzia, sia per la protesi, è stata una scelta vincente: è una tecnica odontoiatrica che i pazienti apprezzano molto, perché riesce a scongiurare nausea e conati di vomito, e per noi operatori rappresenta una soluzione estremamente pratica e funzionale”. La platea di pazienti che hai il privilegio di curare è piuttosto eterogenea, esatto? “Sì, direi dal bambino all’anziano, ognuno con problematiche specifiche”.

La Dott.ssa Stefania Cadonati ha conseguito la Laurea in Odontoiatria presso l’Università degli Studi di Milano ed è iscritta all’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Bergamo. È abilitata alla professione dal 1999 e ha aperto lo studio nel 2010. È iscritta all’ANDI, Associazione Nazionale Dentisti Italiani. Professionalità, esperienza, conoscenza approfondita e gentilezza sono le doti più importanti quando si tratta di prendersi cura delle persone: un impegno alla vostra serenità passa anche dal sorriso di chi si prende cura di voi.

I trattamenti strizzano sempre più l’occhio all’estetica: ce ne sono alcuni più richiesti di altri? “L’ortodonzia estetica con gli allineatori trasparenti è sicuramente molto richiesta, sia per ristabilire una giusta occlusione, sia per ripristinare l’armonia del proprio sorriso. Si tratta di una soluzione efficace dal punto di vista estetico e funzionale, che riduce il discomfort di un’apparecchiatura fissa tradizionale”. E il sempreverde sbiancamento dentale? “Puntiamo anche su quello, certo, che è sempre molto richiesto, ma proponiamo un trattamento a misura del singolo paziente. Per venire incontro alle esigenze e ai desideri di ognuno effettuiamo sia sbiancamenti domiciliari, sia alla poltrona, applicando un gel sbiancante poi attivato da una luce specifica”.


C’è sempre più interesse, negli ultimi anni, per la gnatologia, la cura dei disturbi articolari, sbaglio? “Proprio così. Quando si presentano pazienti con casi più complessi, tuttavia, riconosciamo in maniera onesta le nostre abilità e siamo soliti indirizzarli a specialisti gnatologi con esperienza pluriennale. Penso sia importante, nell’interesse del paziente, riconoscere cosa si è realmente in grado di fare e cosa, invece, no”.

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Visto il periodo che stiamo vivendo, quali sono le norme di sicurezza che applicate per garantire la sicurezza dei vostri pazienti? “Sin da subito ci siamo attenuti ad un protocollo anti Covid che, nel tempo, è stato via via affinato per garantire la massima sicurezza all’interno del nostro studio. Non a caso, da metà maggio 2020, quando si è concluso il lockdown, siamo tornati operativi e, fortunatamente, da quel momento non abbiamo mai interrotto la nostra attività. I pazienti, nonostante gli appuntamenti siano fisiologicamente più distanziati, apprezzano questa attenzione e si sentono più tutelati”. In materia di formazione, c’è un ambito più di altri che ti affascina? “Ce ne sono tanti, ma sicuramente mi affascina molto il mondo della protesi. Per la mia formazione personale, infatti, scelgo spesso corsi che hanno come oggetto questa branca dell’odontoiatria . Anche l’ortodonzia estetica, divenuta sempre più attuale, è un ambito che osservo con crescente curiosità”. Ci sono delle raccomandazioni utili in ambito di prevenzione e cura? “Quello che raccomando sempre è di sottoporsi ad almeno una visita di controllo annuale. Tante volte incontro pazienti che, non ravvisando disturbi, arrivano in studio quando un problema banale si è trasformato nel tempo in qualcosa di più serio. Un altro suggerimento è quello di iniziare a portare anche i bambini dal dentista dal terzo o quarto anno d’età, così che possano familiarizzare con l’ambiente anche in assenza di problemi specifici”. Dott.ssa Stefania Cadonati - Studio dentistico Via Rossini, 4 Bergamo Tel. 035 4156612 info@stefaniacadonati.it www.stefaniacadonati.it



HALLOWEEN AL CASTELLO DEGLI ANGELI Non c’era un sito più adatto del Castello degli Angeli a Carobbio degli Angeli per scatenarsi in una notte di Halloween davvero speciale

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Via Scalette, 24060 Carobbio degli Angeli BG tel. 035 951056 www.castellodegliangeli.com


FABIO VOLO HA PRESENTATO ALL’AUDITORIUM SANTA GIULIA DI BRESCIA IL SUO NUOVO ROMANZO “UNA VITA NUOVA”

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UNA VITA

NUOVA


È uscito il 2 novembre scorso per Mondadori “Una vita nuova”, nuovo romanzo di Fabio Volo che lo scrittore ha presentato il 9 novembre scorso all’Auditorium Santa Giulia durante un incontro organizzato da Latteria Molloy e Sottovuoto Festival, con il patrocinio del Comune di Brescia. Con l’autore Stefano Malosso, lo scrittore bresciano ha ripercorso le tappi salienti di quest’ultima fatica letteraria dando vita un dialogo molto interessante. Due amici su un’auto rossa attraversano l’Italia: musica da cantare, il vento tra i capelli, la mano fuori dal finestrino a giocare con l’aria. Hanno una quarantina d’anni e una vita incagliata. Andrea aspetta un verdetto da cui dipende la sua vita sentimentale. Paolo è in crisi: di coppia, di identità, di mezza età. O forse è solamente bisogno di leggerezza. L’auto su cui viaggiano è una vecchia Fiat 850 spider. Il padre di Paolo l’aveva dovuta vendere per far spazio alla famiglia, e ancora la rimpiange. Così Paolo ha deciso di recuperarla e fargli una sorpresa. Mentre risalgono dalla Puglia a Milano, Paolo e Andrea parlano tra loro con la spietatezza che ci si può concedere solo fra amici: l’amore, il lavoro, i genitori... E quelli che sembravano problemi insolubili si sgonfiano alla luce di una leggera ironia. Sarà un viaggio pieno di divertentissimi imprevisti e di scoperte, delle bellezze che a volte non si vedono mentre siamo concentrati a fare quello che gli altri si aspettano da noi. Un viaggio che condurrà Paolo dal dovere al volere, dal pensare al sentire, dal pudore alla tenerezza.

Fabio Volo è scrittore, attore, conduttore televisivo e radiofonico. Ha pubblicato Esco a fare due passi (2001), È una vita che ti aspetto (2003), Un posto nel mondo (2006), Il giorno in più (2007), Il tempo che vorrei (2009), Le prime luci del mattino (2011), La strada verso casa (2013), È tutta vita (2015), A cosa servono i desideri (2016) e Quando tutto inizia (2017), Una gran voglia di vivere (2019), tutti editi da Mondadori. I suoi libri sono tradotti in molti paesi del mondo.



CANTINA LANTIERI 4 GOLD MEDAL

QUATTRO MEDAGLIE D’ORO PER LANTIERI AL PRESTIGIOSO THE CHAMPAGNE & SPARKLING WINE WORLD CHAMPIONSHIP 2021. ANCHE DUE ARGENTI ALL’AZIENDA FRANCIACORTINA, CHE CONFERMA GLI STRAORDINARI PIAZZAMENTI DEGLI SCORSI ANNI NEL PRINCIPALE CONCORSO MONDIALE DEL SETTORE

Anche quest’anno, straordinaria affermazione per la Cantina Lantieri di Capriolo che ha conquistato ben quattro medaglie d’oro al The Champagne & Sparkling Wine World Championship 2021 (CSWWC), il principale concorso internazionale riservato ai vini mossi, ideato da Tom Stevenson, il più autorevole esperto mondiale di Champagne and Sparkling Wines.


QUATTRO MEDAGLIE D’ORO PER LANTIERI

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Ad aggiudicarsi l’oro sono stati Lantieri Franciacorta Brut, Lantieri Franciacorta Extra Brut, Lantieri Franciacorta Satèn, Lantieri Franciacorta Brut Arcadia 2017. Oltre ai quattro ori, Lantieri ha conquistato anche due argenti con i Franciacorta Nature e Satèn Magnum. Un risultato che pone la storica azienda franciacortina di Fabio Lantieri fra le primissime al mondo. Per il terzo anno consecutivo Cantina Lantieri è quindi sul podio del “mondiale delle bollicine”, dato che nel 2019 il suo Franciacorta Cuvée Brut NV Magnum era stato proclamato World Champion nella categoria Classic Brut Non-Vintage Blend e l’anno scorso i suoi Franciacorta erano stati premiati con 4 medaglie d’oro e 2 d’argento. CSWWC, il concorso fra spumanti più duro e importante del mondo, ha visto in lizza oltre 1.000 iscritti da una trentina di paesi. Complessivamente sono state assegnate a 19 Paesi un totale di 129 medaglie d’oro e 268 d’argento.L’Italia ha conquistato la vetta della classifica trionfando con 58 medaglie d’oro e 129 d’argento, seguita dalla Francia. “Siamo molto felici ed orgogliosi di questi riconoscimenti, dal momento che i nostri Franciacorta erano a confronto con i migliori Champagne e Sparkling del mondo - ha commentato Fabio Lantieri de Paratico – Il fatto poi che per il terzo anno consecutivo


siamo stati premiati per varie tipologie di Franciacorta, è un importantissimo riconoscimento per la nostra cantina nel suo complesso e conferma che la strada che stiamo seguendo della ricerca dell’assoluta qualità (in tutti i passaggi, dalla vigna alla cantina) ha dato i risultati sperati”. I Lantieri de Paratico, nobile e antica famiglia bresciana, hanno radici franciacortine che risalgono a più di mille anni or sono. Nell’XI sec. fecero erigere a Paratico un imponente castello, dove la storia narra sia stato ospitato durante il suo esilio Dante Alighieri che, ispirato dal paesaggio, avrebbe scritto alcuni versi della Cantica del Purgatorio. Nel ‘500 la famiglia si trasferì a Capriolo, dove si è perpetuata la tradizione vitivinicola e ha oggi sede l’azienda. I Lantieri si distinguevano per la produzione di vini già dal XVI secolo: erano allora apprezzati fornitori dei Gonzaga, Signori di Mantova, e delle corti di Ferrara e Milano, con il “Rubino di Corte Franca”, antesignano dei vini attuali. La Cantina Lantieri ha oggi sede nel centro storico del borgo medioevale di Capriolo. I 21 ettari di vigneto si estendono in parte intorno alla sede aziendale e in parte alle pendici del Monte Alto. La produzione è dedicata principalmente a tutta la gamma dei Franciacorta, (di cui vengono prodotte 160.000 bottiglie), a cui si affiancano pregiati Curtefranca (20.000 bottiglie).

Cantina Lantieri Via Videtti 3 - Capriolo (BS) Tel. 030 736151 info@lantierideparatico.it - www.lantierideparatico.it







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SUV PLUG-IN HYBRID

RENEGADE 4Xe IBRIDA

Un successo di pubblico che deriva dalle sue inimitabili caratteristiche: grazie alla tecnologia ibrida plug-in, i modelli Jeep 4xe sono i SUV Jeep più performanti e divertenti da guidare di sempre, letteralmente capaci di “andare ovunque e di fare qualsiasi cosa”, in ossequio al noto claim “Go Anywhere, Do Anything”. Allo stesso tempo sono vetture ideali per la guida quotidiana in città, per merito della tecnologia ibrida plug-in che consente di viaggiare a zero emissioni e con un’autonomia di circa 50 km in modalità full-electric. A bordo di Jeep Renegade, dunque, il divertimento diventa efficiente e la proverbiale capability off road Jeep esprime equilibrio tra piacere di guida e rispetto per l’ambiente. Jeep Renegade 4xe combina un motore turbo a benzina da 1,3 litri con un motore elettrico situato sull’assale posteriore e alimentato da una batteria da 11,4 kWh ricaricabile durante la marcia o mediante una presa di corrente esterna: a casa, attraverso una presa domestica, utilizzando l’efficiente ed esclusiva easyWallbox oppure l’avanzata Connected Wallbox, o da un punto di ricarica pubblica. Da solo, l’efficiente propulsore turbo da 1,3 litri eroga due livelli di potenza, 130 CV e 180 CV a cui si aggiungono 60 CV prodotti dal motore elettrico per un totale di 190 CV o 240 CV. In termini di coppia, il motore elettrico produce 250 Nm e il motore termico 270 Nm. Grazie alla combinazione tra il propulsore a combustione interna e il motore elettrico, Renegade 4xe assicura prestazioni e un piacere di guida straordinari: l’accelerazione da 0 a 100 km/h avviene in circa 7,5 secondi e la velocità massima è pari a 130 km/h in modalità elettrica e fino a 200 km/h in modalità ibrida. La risposta pronta e l’erogazione fluida garantiscono il massimo piacere di guida.


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Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill)

LUPUS IN FABULA

Benito Melchionna Procuratore emerito della Repubblica

RIPENSARE LE LIBERTÀ NEL DOPO COVID? 1 - La libertà tra repressione e anarchia Le diverse “restrizioni” imposte per legge - causa Covid - all’autonomia dei cittadini offre l’occasione di interrogarci sulla necessità di ripensare addirittura il valore e i limiti delle libertà, conquistate attraverso secoli di lotte contro la servitù e la sudditanza. Questo perché da un lato il dono grandioso della libertà ci soffoca quando viene compresso. Quando invece il malinteso senso di libertà personale è esaltato nella sua totalità e travalica i propri confini, la stessa libertà si trasforma in anarchia, in contrasto con le norme che tengono salda la convivenza (ad es., circolare contromano in monopattino investendo i pedoni, usare la libertà di parola per ingiuriare gli altri o per dire cose stupide, ecc..). Tali eccessi, amplificati dalla Tv e dai mass media, spingono a mettere in discussione il dogma della democrazia e il valore dell’uguaglianza formale, aprendo il varco ai sistemi politici autoritari e repressivi che – in nome dell’ordine - imperversano in mezzo mondo. In questa logica si inseriscono le contestazioni dei no vax e dei no pass e le analisi giuridiche che negano la legittimità di talune misure limitative delle primarie libertà garantite dalla Costituzione. Ciò con specifico riguardo alla libertà di circolazione riconosciuta dall’art.16 Cost., tuttavia “salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”. 2 - La “legge dell’emergenza sanitaria” Alcune restrizioni, imposte dalla “legge della emergenza sanitaria”, e cioè suggerite dalla paura di diffusione del virus (in particolare, obbligo di green pass, che di fatto costringe alla vaccinazione), sono impugnate come discriminatorie e tra l’altro incompatibili con i parametri costituzionali della ragionevolezza e del rapporto costi-benefici, rapporto mirato all’obiettivo di bilanciare tra loro gli obblighi di legge e i vantaggi per la salute individuale e collettiva. Proprio su tale questione - come tra l’altro dimostra l’attualità del progetto referendario sulla eutanasia e sulla disponibilità della vita - si è acceso lo scontro sul primato della salute individuale e della libertà di cura rispetto alle esigenze di sanità pubblica.

In questo contesto è ovvio che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero” (art.21 Cost.); ma è altrettanto ovvio che le manifestazioni di piazza non possono trasformarsi in atti (vietati e da sanzionare) di violenza, come ad es. il blitz del 9 ottobre 2021 ai danni della sede in Roma del sindacato CGIL. Il dibattito va comunque ricondotto nell’alveo tracciato dall’art.32 Cost., che definisce la salute “diritto fondamentale dell’individuo” e insieme “interesse della collettività” (vedi, sul punto, l’Ordinanza 23 settembre 2021, con la quale la Corte costituzionale ha ritenuto i DPCM anti-pandemia giustificati dalla decretata emergenza sanitaria). Peraltro, anche il Consiglio di Stato (sentenza n.7045 del 20 ottobre 2021), nel respingere il ricorso degli operatori sanitari del Friuli Venezia Giulia contro l’imposizione dell’obbligo vaccinale, ha ritenuto tale “misura” costituzionalmente legittima. Rilevando appunto che la Costituzione antepone la solidarietà alle libertà individuali; dato che non esiste una libertà tanto assoluta da non dover fare i conti con il fondamentale “inderogabile dovere di solidarietà” (politica economica e sociale) posto dall’art.2 Cost.. 3 - La solidarietà nel tempo nuovo Tutto ciò induce ad attrezzarci per affrontare gli scenari che ci attendono nel post pandemia, dove nulla o poco sarà più come prima. Si imporranno pertanto modelli culturali idonei a riequilibrare – anzitutto attraverso la mitigazione dei progetti di “vita a distanza” – il nuovo ordine (?) mondiale, governato sempre più da pervasivi ecosistemi digitali e affaristici. Intanto, per recuperare uno sguardo umano e un dialogo costruttivo, sarebbe utile meditare sulle ferite arrecate al nostro turbo-capitalismo dalla crisi sanitaria. Riflettendo sul fatto che i valori di solidarietà e fratellanza “reggono” solo se - e fino a quando – riusciamo ad armonizzare l’io con il noi, facendo squadra e praticando la reciproca attenzione per l’altro (inteso come “noi”). Purtroppo, la solidarietà e la reciprocità sono valori sconosciuti da chi si relaziona con il male e insegue la politica degli affari; da chi quindi discrimina, marginalizza e fa strage di ogni diversità. Come dimostrano coloro che vogliono erigere nuovi muri contro i migranti (per poi magari sfruttarli in nero); o quelli che discriminano e danneggiano le donne esibendo un primitivo macismo muscolare. Senza trascurare, infine, il racconto della catastrofe umanitaria dell’Afghanistan, all’esito disastroso di una guerra tra arcaici fanatismi etnico-religiosi e la perduta egemonia USA, nel quadro della civiltà occidentale, che molti ritengono ormai avviata al tramonto. benitomel38@gmail.com

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FAUSTO MASNADA

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SOGNO DI VINCERE AL TOUR Ph. Sergio Ness - Francisco Malenchinii


Deciso. Determinato. Per lui il ciclismo è tutto da quando aveva sei anni. Oggi Fausto Masnada, “Masna” per gli amici, è una brillante realtà del ciclismo nazionale. Un infortunio lo ha messo ko in estate dopo una bella prestazione al Giro d’Italia ma la sua rinascita è iniziata con il secondo posto al recente Giro di Lombardia. Sogni tanti ma con i piedi sui pedali. Allora Masna come hai iniziato ad amare il ciclismo? “È una amore nato presto. All’età di sei anni grazie alla spinta di un amico, Luca amico ancora oggi, che aveva iniziato qualche mese prima di me a frequentare la pista di Brambilla. Così, un giorno, insieme a lui, sono andato a provare il circuito dove si allenavano le squadre dell’associazione Pedale Brembillese. Da allora è nata per me una grande passione e le prime gare, andarono subito molto bene… Il mio amico Luca, ha smesso quando l’ho battuto tre volte di fila. Si è dato al calcio ma è sempre un mio grande supporter”. Cosa avresti voluto essere se non un corridore? “Rispondere non è facile… Come dicevo, ho iniziato a pedalare a sei anni e ho sempre avuto l’obiettivo di diventare un professionista. Ho comunque proseguito un percorso di studi, mi sono diplomato, ma non ho mai pensato a cosa avrei voluto fare di diverso. Sono sempre stato concentrato sull’unico obiettivo di diventare professionista e non ho pensato ad altro fino a quando ci sono riuscito… Solo negli ultimi tempi ho cominciato a pensare a cosa fare dopo le gare in bicicletta. Quando ero più giovane questa preoccupazione non c’era, subentra adesso. Si matura e si capisce che il ciclismo è una cosa passeggera poi… ci sarà un’altra vita”. Cosa ti piacerebbe fare? “Ho tanti progetti in testa ma niente di concreto. Mi piace molto leggere ed essere informato su tutto. Mi piace stare con le persone, conoscere cosa fanno nella vita, capire altre realtà. Sono curioso e socializzo sempre volentieri per conoscere nuovi universi al di là delle corse in bici”. La tua prima bicicletta? “Penso che avesse il peso di quella che utilizzo ora, anche se le dimensioni sono cambiate parecchio.... Era una bici da bambino che ci veniva fornita dalla Pedale Brembillese insieme al casco, alle scarpe, le maglie… Ci davano tutto. Mi ricordo che aveva ancora la leva del cambio sul canotto e bisognava staccare le mani dal manubrio per poter cambiare rapporto, poi c’erano tutti quei cavi in giro quelli dei freni, del cambio. Era una bici vecchia, era azzurra, più vicino al blu, con la scritta Pedale Brembillese”. Quando hai capito che avevi le carte giuste per diventare professionista? Quale molla è scattata? “La voglia di arrivare e il desiderio di dimostrare a me stesso che potevo farcela. La cattiveria, la determinazione la puoi mettere solo tu. Dopo i tutti i sacrifici, avendo dato il meglio di me e sfruttando l’occasione giusta ho capito che ci sarei potuto arrivare. Sono i risultati nelle categorie giovanili che ti portano verso il professionismo, non ti resta che spingere sui pedali ad ogni gara come se fosse l’ultima, aspettando che ci si accorga di te e arrivino la squadra ed il contratto. Una tua giornata tipo “Varia molto e dipende dal periodo in cui ci troviamo ma, nel 50 % dei casi mi sveglio tra le sette e le otto. Inizio con 40 minuti esercizi, poi la colazione che varia a seconda del tipo di allenamento che dovrò affrontare. In sella per 4-6 ore perché chi affronta le grandi gare a tappe deve avere grande resistenza. Dalle 10 del mattino fino alle 2 del pomeriggio. Si pranza senza mai saltare i pasti poi un riposino, il massaggio e arriva già il momento della cena. Le giornate volano”. Chi ti conosce e ti vede correre capisce l’importanza dell’atteggiamento mentale… “A livello di potenza non c’è molta differenza tra i corridori migliori, la differenza la fa la testa.Tutti si preparano al meglio ma i risultati si hanno tra chi riesce a ‘tenere’ con la testa”.

Inizia la carriera nel Pedale Brembillese, squadra ciclistica di Val Brembilla, in provincia di Bergamo. Poi tra i dilettanti con il Team Colpack ottiene alcuni successi, tra cui spicca il Piccolo Giro di Lombardia; dopo essere stato stagista per la Lampre-Merida nell’agosto 2016, passa professionista nel 2017 con l’Androni Giocattoli di Gianni Savio. A fine stagione si mette in luce cogliendo il terzo posto nella classifica generale del Presidential Cycling Tour of Turkey. L’anno successivo, in seguito ad un terzo posto al Giro dell’Appennino, debutta in un grande Giro partecipando al Giro d’Italia di inizio maggio, concludendolo al ventiseiesimo posto; nelle battute conclusive dell’annata conquista l’ottava tappa e la classifica generale del Tour of Hainan. Nel 2019, in seguito ad un buon avvio di stagione, conclude al terzo posto finale il Giro di Sicilia di inizio aprile. A fine mese vince invece la terza tappa del Tour of the Alps con un’azione da finisseur, ripetendosi nella quinta, al termine di una lunga fuga, conclude inoltre quinto nella classifica generale. Dopo aver ottenuto anche un secondo posto al Giro dell’Appennino, vinto dal compagno di squadra Mattia Cattaneo, partecipa al Giro d’Italia: nella sesta tappa, inseritosi nella fuga di giornata, si aggiudica la volata a due con Valerio Conti sul traguardo di San Giovanni Rotondo, ottenendo al contempo la sua prima affermazione in un grande Giro. Nel prosieguo della Corsa rosa si mette spesso in mostra con altre fughe da lontano: grazie a una di esse riesce a transitare per primo in solitaria sul Passo Manghen della ventesima tappa, conquistando così la Cima Coppi dell’edizione.Ventesimo nella generale finale, racimola ulteriori terzo e quarto posto parziali, finendo in testa nelle classifiche dei traguardi volantie della Combattività. Nel 2020 sarà 9°al Giro d’Italia mentre nel 2021 un infortunio lo fermerà alla 12 tappa. Atleta con una grandde potenziale che vedremo ancora crescere. Quest’anno è arrivato secondo al Giro di Lombardia con una grande prova di carattere.


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Ti ritieni un corridore di corse a tappe o ti esprimi meglio nelle classiche di un giorno? “La squadra crede nelle mie potenzialità e penso che vogliano portarmi ai grandi giri. Credo che sia il meglio per me. A cronometro devo fare ancora degli step… Presto potrò disporre anche di un manubrio personalizzato che può aiutarmi a migliorare. Non ho mai vitsto il cronometro come una priorità ma, da quando sono alla Deceuninck, ho iniziato a vedere la cosa con un’altra ottica. Avevo anche iniziato per il verso giusto poi ci sono stati degli infortuni che hanno rallentato i programmi di preparazione. L’obiettivo è comunque quello di migliore alle cronometro perché spesso, le corse di una settimana, si vincono con i due-tre secondi guadagnati nella corse contro il tempo”. Come hai vissuto gli infortuni che hai avuto? “Sicuramente quando capita un infortunio c’è sempre qualcosa da imparare. Se si cade si prendono in esame le dinamiche delle cadute per capire se si sono commessi errori… Quando mi è venuta la tendinite al Giro d’Italia, ho cercato di capire cosa fosse successo e perché mi era venuta l’infiammazione per cercare di migliorare quell’aspetto. Quando sono “rientrato” mi sono dato le risposte e la mia condizione in generale è cresciuta. L’infortunio è un parametro che rafforza noi stessi: si diventa consci del fatto che anche se cadiamo, con la giusta filosofia, possiamo ritornare a correre. Aumenta la consapevolezza. Parliamo del secondo posto all’ultimo Giro di Lombardia? “Non è una corsa facile da dimenticare. Non avevo la certezza di correre fino a pochi giorni prima, perché essendo una squadra così forte, è anche difficile scegliere quali corridori schierare. Però in questa squadra si ragiona bene e si valuta chi merita il posto e perché. Chi è andato forte nelle gare precedenti, in modo meritocratico, viene iscritto alla corsa. Io sono riuscito ad raggiungere buoni risultati nelle gare che hanno preceduto il Lombardia e sono stato selezionato. È stata una gara pazzesca fino alla fine. Tutto il giorno ho sentito il sostegno e il calore della gente che mi ha dato la spinta in più per andare oltre il limite e non sentire la fatica.

Il passaggio più bello è stato sicuramente quello della Boccola. Era come essere in uno stadio e mi sono meravigliato di emozionarmi così tanto nonostante stessi facendo una gran fatica. Era una strettoia in mezzo alla gente che urlava... davvero emozionate. Anche quando riguardo il video mi emoziono. Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare professionisti come te? “Non è facile sbiliaciarsi nel dare consigli ai giovani. Ho notato che c’è fretta di passare presto al professionismo, di diventare subito qualcuno, un corridore importante: Ritengo che il livello nel professionismo sia davvero elevato come è giusto che sia per cui si corre anche con uomini veri che hanno raggiunto la maturità sportiva e hanno grande esperienza. Per cui anche se, nelle categorie giovanili si vince tanto non è la stessa cosa. Lì si corre con avversari della stessa età. Bisogna avere pazienza, accettare un po’ di gavetta.”.


FAUSTO MASNADA SOGNO DI VINCERE AL TOUR

Il sogno nel cassetto di Fausto? “Il sogno di ogni corridore è vincere un grande giro ma è uno step difficile da raggiungere. Mi piacerebbe però riuscire a vincere una tappa del Tour de France, corsa alla quale non ho ancora partecipato. E mi piacerebbe anche vincere il giro di Lombardia che ritengo la corsa più adatta alle mie caratteristiche. Quest’anno ci sono andato vicino... Ti ispiri a qualche campione? Non ho un idolo ma ho sempre seguito i campioni del momento… Uno su tutti Contador, perché era uno che attaccava sempre e interpretava le gare in un modo unico che mi emozionava. Poi sicuramente con Chris Froome, un’altro a cui ispirarsi che secondo me ha dato la svolta al ciclismo moderno. Lui sì aveva qualcosa in più. Prossima stagione? Dovrei disputare due grandi giri. Non è stato definito dalla squadra quali. Iniziando a fine gennaio parteciperò principalmente ad alcune corse a tappe o in Europa o in America e da lì a seguire tutto il candelario delle classiche del Word Tour. Dalla Tirreno Adratico, alla Parigi Nizza, il giro della Catalunya per avvicinarmi nel migliore dei modi, spero, al prossimo Giro D’Italia. .

In occasione dell’intervista a Fausto Masnada siamo stati ospitati dalle calde atmosfere dell’Enoteca Zanini uno dei punti di riferimento dell’enogastronomia in città che si trova in Borgo Santa Caterina, 90/a a Bergamo Tel. 035.225049 www.enotecazanini.com

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BMW iX: UNA NUOVA ERA

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LINEA ELETTRICA


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Superfici generose e linee caratteristiche conferiscono alla BMW iX un aspetto monolitico. Un design con superfici aerodinamiche, insieme a caratteristiche specifiche come la forma del finestrino che si assottiglia verso la parte posteriore nella zona laterale “stramflow”, contribuiscono a rendere possibile l’eccezionale valore cw di 0,25. Le maniglie delle porte, integrate a filo nella carrozzeria, e le porte senza cornice per la prima volta su un SAV BMW, dimostrando lo spirito pionieristico. Vi aspettiamo in concessionaria a Bergamo Via Campagnola 48-50 Tel. 035/4212215


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una vita nello spazio


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2 FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia www.fuochidipaglia.it

LE MATERIE ULTIME Negli ultimi mesi si grida ad una ripresa economica italiana

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da record che a fine d’anno dovrebbe arrivare al 6% di crescita del PIL. C’è da sottolineare che siccome nel 2020 avevamo perso il 9%, non siamo ancora ai livelli del pre-Covid. E comunque non tutti i settori crescono nello stesso modo, anzi. Un po’ come la famosa teoria del poeta romano Trilussa che sosteneva che la statistica è la scienza secondo la quale se tu mangi due polli al giorno e io nessuno, tu ed io mangiamo in media un pollo al giorno a testa. Questo è un esempio emblematico di distorsione statistica attraverso le forzature delle medie. E questo ragionamento si può posporre anche alla crescita generalizzata di un PIL che non consideri la puntualizzazione per ogni settore produttivo. C’è un dato che però preoccupa fortemente ed è l’aumento repentino dell’inflazione, che oggi sfiora il 3%. Quindi a prezzi costanti, il PIL è cresciuto in realtà solo del 3%. L’inflazione è balzata in avanti soprattutto a causa degli strepitosi aumenti dei costi energetici (benzina e gas in testa) e dal conseguente incremento smisurato delle relative bollette, industriali e casalinghe che siano. Ma c’è un altro problema di stretta attualità: le materie prime. In generale non solo sono sempre più care, ma si trovano con molta difficoltà e in tempi lunghi. Persino dalla Cina ci sono approvvigionamenti incerti. I noli navali per caricare le merci sono introvabili e i prezzi si sono decuplicati. Così centinaia di navi sono ferme nei porti in attesa di essere caricate o scaricate. Non si capisce bene se si tratti di una speculazione voluta e che quindi è destinata a sgonfiarsi, oppure se si sia in presenza di una domanda isterica e concentrata che abbia ridotto le poche scorte disponibili, già compromesse dai vari lock down. Il settore auto ha perso quest’anno circa il 30% di vendite, perché mancano alcuni componenti come chip e semicon-

duttori, diventati introvabili a causa del contestuale aumento degli ordini in apparecchiature elettroniche, telefonini in testa. Di fatto i problemi conseguenti sono molto pesanti e vanno ad impattare duramente sulla possibile crescita dei consumi. Attenzione allora, perchè potrebbe crearsi un fenomeno molto pericoloso: la stagflazione. Cioè quando nello stesso mercato sono presenti un aumento generale dei prezzi (inflazione) e una contestuale mancanza di crescita dell’economia in termini reali (stagnazione economica). Di sicuro questo isterismo nelle materie prime non rende facile per le imprese riuscire a programmare il futuro, sia in termini di consegne che di prezzi applicati. Di conseguenza la politica fa ancora più fatica ad analizzare correttamente la questione e a trovare delle corrette soluzioni positive. Da poco si è concluso il G20, ma i grandi del mondo erano tutti concentrati sui cambiamenti climatici. Poco importa se poi per portare in giro il presidente Biden fossero necessarie una sessantina di auto di scorta: i loro scarichi probabilmente sono in deroga. Insomma è davvero un periodo difficile, dove l’ombra del Covid è ancora presente e la psiche delle persone è fortemente modificata dopo quasi due anni di restrizioni e di volti mascherati. Lo si evince anche dal volume del traffico automobilistico che è fortemente in crescita con guidatori sempre più intolleranti e nervosi. Concludendo, se è vero che mancano le materie prime, i vaccini anti Covid sembrano invece essere disponibili in grande quantità. E allora via alla terza dose, a cui poi seguirà la quarta e forse la quinta. Il tutto condito da uno stato di emergenza che verrà quasi certamente prorogato, con apposita legge, fino alla prossima estate. Vigilate dunque e non bevetevi di tutto! Alla prossima e in alto i cuori leggeri. Anche su Twitter: @Fuochidipaglia


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OKUDA SAN MIGUEL

THE RENAISSANCE

METAVERSE MAGMA gallery presenta The Renaissance Metaverse, la prima grande mostra personale in Italia dell’artista spagnolo di fama internazionale Okuda San Miguel: dipinti, sculture e installazioni di grandi dimensioni create appositamente per questa mostra, integrate nella struttura dell’ex Chiesa di San Mattia e nello spazio espositivo della galleria MAGMA. Un ponte tra contemporaneo e classico, un salto tra reale e virtuale, una metamorfosi del contemporaneo e dell’antico: uno scorcio di una realtà ineludibile. In The Renaissance Metaver-


se, Okuda San Miguel riflette sullo stato attuale della creazione artistica mentre affronta la sfida della digitalizzazione, collegando questo pensiero nei due diversi spazi espositivi che ci invitano a specchiarci sull’evoluzione storica del contesto in cui accediamo all’arte. La conoscenza, la scienza e l’arte sono importanti motori del cambiamento e dell’evoluzione storica. Se si trattava della stampa, delle leggi della prospettiva, delle rotte commerciali, o dell’apparenza bancaria, oggi ci troviamo ad interagire con internet, realtà virtuale, bitcoin, NFT e, perché no, completa immersione nel cosiddetto Metaverso.


Gli scienziati devono essere scettici, richiedere prove e rimanere obiettivi. E ora, dopo aver verificato, studiato, analizzato, non hanno più dubbi: il cambiamento climatico è reale e la causa siamo noi. A Milano si è svolto il National Geographic Fest 2021, dal 6 al 12 novembre, una settimana di incontri con esperti italiani e internazionali per cogliere l’urgenza di una svolta radicale nelle politiche di contrasto al degrado ambientale. Oltre 35 appuntamenti, 7 proiezioni e 3 première con più di 45 ospiti nazionali e internazionali per esplorare, analizzare, (ri)scoprire e valorizzare il Pianeta che ci ospita e le sue incredibili risorse. Tra le proiezioni migliori del festival il documentario dedicato alla vita di Jacques Cousteau.

JACQUES COUSTEAU

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Jacques Cousteau: Il figlio dell’oceano (titolo originale Becoming Cousteau) della National Geographic Documentary Films, diretto dalla due volte nominata all’Oscar e vincitrice di due Emmy, Liz Garbus (foto a destra), è uno straordinario e coinvolgente documentario per realizzare il quale la regista ha utilizzato oltre 550 ore di materiali inediti e d’archivio, per consentire ai film, alle parole e ai ricordi di Cousteau di raccontare la sua storia. Un uomo che dopo aver cercato compagnie petrolifere per sostenere la sua avventura, in tarda età scelse di diventare il primo grande sostenitore della conservazione degli oceani. Jacques Cousteau: Il figlio dell’oceano sarà disponibile su Disney+.

Liz Garbus

FIGLIO DELL’OCEANO


CHE SAN SIRO SARÀ LETTERA APERTA DEGLI AUTORI DEL NUOVO STADIO DI SAN SIRO A MILANO GIOVANNI GIACOBONE, CHRISTIAN RECALCATI, MASSIMO ROJ SPORTIUM - PROGETTO CMR

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Cari amanti dello sport, cari colleghi progettisti, la ricostruzione dello Stadio San Siro offre un’occasione irripetibile non solo per consegnare alla città e alle sue squadre un impianto all’altezza degli omologhi di ultima generazione in tutto il mondo, ma anche di ridisegnare l’intero quartiere. Il progetto del nuovo stadio non si limita a puntare alla realizzazione di una struttura sportiva bella ed efficiente ma si delinea come un vero e proprio processo di rigenerazione urbana, sostenibile, che coinvolge il quartiere San Siro e, con esso, l’intera città. Sportium, società del gruppo Progetto CMR, con Manica Architecture, hanno avuto l’onore di essere selezionate come finaliste della gara indetta da Inter e Milan. Il progetto “Gli Anelli di Milano” è il simbolo dell’unione tra Inter e Milan, eterni rivali sul campo ma che hanno messo assieme le forze per conservare una delle tradizioni più amate della città. Da italiani, da milanesi, da sportivi e tecnici, abbiamo avuto l’occasione di lavorare a un’opera che racchiude la passione per la competizione, l’amore per la città che comprende i ricordi più belli come assidui frequentatori dello stadio sin dalla giovanissima età. In questa opera abbiamo fatto valere la nostra cultura politecnica, l’italianità dell’approccio al progetto, attento alla storia della città, del quartiere, ai bisogni delle persone ma con uno sguardo sempre rivolto al futuro, a un’idea assolutamente nuova di edificio per lo sport che è sia una straordinaria macchina per l’intrattenimento sia un hub di integrazione sociale e di servizi per la collettività. Per il nuovo stadio abbiamo progettato un impianto

tecnologicamente avanzato, con un elevato livello di sostenibilità e una particolare attenzione alla manutenzione agevole ed economica dell’infrastruttura per il futuro. Abbiamo immaginato un nuovo modo di vivere lo Stadio che non si accenderà solo per le grandi occasioni ma che potrà trasformarsi anche quando non ospiterà le partite. Un impianto che nasce dal territorio e che emerge dal terreno, con un podio in pietra lombarda che cela i tornelli e gli elementi per la sicurezza, dal quale s’innalzano gli “anelli” con i volti di 16mila tifosi, incisi su pannelli metallici e sospesi su cavi d’acciaio. Saranno l’immagine della nuova facciata e doneranno, vibrando, vitalità al fronte dell’edificio anche quando gli ospiti non occuperanno i suoi spalti. Sarà una pelle permeabile che permetterà una ventilazione naturale dell’impianto minimizzando i consumi. Le forme curvilinee dell’architettura del nuovo impianto e la continuità delle gradinate che abbracciano il campo da gioco, tramandando la gloriosa immagine dello Stadio di San Siro, la interpretano in una chiave inedita che rappresenta pienamente la vocazione di accoglienza della nostra città. Un progetto avveniristico, ma con un profondo legame con il passato. Gli Anelli di Milano costituiscono la visione italiana e milanese del nuovo Stadio che pensiamo interpreti l’essenza dello sport: abbracciare, aggregare, includere, unire, vivere. Per queste ragioni il desiderio di fare conoscere i valori che hanno dato forma al progetto ci ha suggerito di condividere la nostra proposta con tutti Voi.



IL RITORNO DI ANTIGONE

LA GRANDE TELA ANTIGONE CONDANNATA A MORTE DA CREONTE DI GIUSEPPE DIOTTI TORNA IN ACCADEMIA CARRARA DOPO IL RESTAURO

72 La grande tela Antigone condannata a morte da Creonte

di Giuseppe Diotti (1779–1846) torna in Accademia Carrara, attraverso un allestimento permanente pensato ad hoc al primo piano dell’Ala Vitali. Il monumentale dipinto, concluso nel 1845, viene restituito al pubblico a seguito di un nuovo intervento di restauro a cura di Delfina Fagnani, diretto per la Soprintendenza da Angelo Loda e per il museo da Paolo Plebani, reso possibile grazie al sostegno di Fondazione Credito Bergamasco. L’Antigone testimonia un importante valore storico e identitario per la Carrara: commissionata nel 1834 dagli stessi amministratori a Giuseppe Diotti (allora direttore della Scuola di Pittura), la tela unisce idealmente le due anime dell’istituzione bergamasca, così come il conte Giacomo Carrara aveva voluto alla fondazione, ovvero Pinacoteca e Scuola di Pittura. Il dipinto raffigura un episodio tratto dalla tragedia di Sofocle, in cui il tiranno Creonte condanna a morte Antigone per aver dato sepoltura al fratello Polinice, nonostante il divieto imposto dalla legge. Un tema che è stato lungamente discusso tra i committenti e l’artista. La ricollocazione in Carrara diventa inoltre occasione per l’avvio di nuovi progetti didattici: due classi dell’Istituto Giulio Natta di Bergamo nell’ultimo anno si sono dedicate allo studio dell’opera e dell’artista, approfondendo il restauro e la sua genesi, sotto la guida di Delfina Fagnani. Un piccolo gruppo di studenti si sta formando come mediatori per poter raccontare l’opera al pubblico nel corso degli appuntamenti gratuiti previsti nei weekend del mese di novembre.

Antigone condannata a morte da Creonte 1845 olio su tela, cm 275x375 Giuseppe Diotti Casalmaggiore 1779 – 1846

L’OPERA E LA STORIA ESPOSITIVA Ricevuto l’incarico, Diotti si mette al lavoro nel 1834: il bozzetto è terminato poco prima di Natale, mentre il cartone preparatorio (oggi all’AccademiaTadini a Lovere) viene concluso nel1837. Sono necessari altri otto anni per portare a termine la tela, consegnata nel 1845, in perfetto stile neoclassico. Il fulcro dell’azione scenica del dipinto è il tiranno Creonte, raffigurato al centro, mentre consegna Antigone ai suoi carnefici. Alle spalle di Creonte è collocato Ipseo, confidente del tiranno. Un armigero e il boia, rappresentato a torso nudo, trascinano la figlia di Edipo verso il suo misero destino, mentre un’ancella chiede pietà. A destra, sullo sfondo, due uomini scavano lafossa. Sulla sinistra, Argia cade svenuta tra le braccia di una guardia e di un’ancella quando viene a sapere della condanna a morte. A completare questo gruppo, la figura di una plorante che si copre il volto avviandosi verso la città di Tebe, raffigurata. L’Antigone di Diotti ha vissuto diverse traversie espositive, principalmente legate alle sue monumentali dimensioni: inizialmente fu esposta nel salone


del museo al primo piano, successivamente, dopo aver subito diversi spostamenti, la tela venne rimossa definitivamente dal percorso espositivo durante il secondo conflitto mondiale. Ritrovata nel1976 nei depositi, avvolta su di un rullo, e recuperata dall’allora direttore Francesco Rossi, l’Antigone fu oggetto di un primo e lungo lavoro di restauro condotto da Bruno Sesti e Delfina Fagnani agli inizi degli anni Novanta. Dal 2008 al 2015, durante gli anni di chiusura del museo, la tela ha trovato ospitalità presso Confindustria Bergamo. La nuova collocazione permanente in Ala Vitali, vede il posizionamento del dipinto sulla parete di fondo, a formare una sorta di quinta scenica per conferenze e incontri. Progettato da Studio Datei Nani, l’allestimento prevede una struttura studiata ad hoc in grado di incorniciare l’opera e, al contempo, di velarla, temporaneamente nel caso di particolari esigenze.


IL RITORNO DI ANTIGONE

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IL RESTAURO

Il nuovo intervento di restauro realizzato da Delfina Fagnani a partire dal 2020, sotto la direzione di Angelo Loda e Paolo Plebani e con il sostegno di Fondazione Credito Bergamasco, conclude idealmente il lavoro iniziato negli anni Novanta. In quell’occasione la Soprintendenza decise per un risarcimento pittorico differenziato nelle diverse aree, che lasciasse esposta la tela originale nelle zone lacunose. Con il nuovo restauro si è deciso per un completamento motivato dalla necessità di restituire al pubblico una piena fruizione dell’insieme dell’opera, in vista della nuova collocazione permanente in museo.Tenuto conto delle repliche conosciute, dei disegni e dei cartoni preparatori eseguiti dall’artista. Grazie alle analisi ottiche di fluorescenza ultravioletta, riflettografia all’infrarosso, elaborazione dell’infrarosso in “falsocolore” e alle riprese con microscopio digitale,si è potuto orientare il tipo di intervento con il ripristino dello strato preparatorio e della stesura pittorica. Con questo importante restauro, Accademia Carrara mostra ancora una volta quanto conservazione e tutela delle opere d’arte siano funzioni fondamentali di un museo. La tela di Antigone costituisce un tassello importante del passato della nostra istituzione quando la Scuola di pittura era intimamente connessa, anche in termini di contiguità fisica, alla collezione del conte Carrara, in un connubio tra formazione ed esposizione che è stato, fin dalle origini, un tratto caratteristico del museo. La Carrara continua nella sua opera di valorizzazione degli artisti e della sua storia, curando e raccontando il suo patrimonio e consentendone, al contempo, la piena fruizione. L’opera pittorica è infatti anche protagonista di un particolare allestimento: collocata nell’AlaVitali, sarà sempre visibile durante gli incontri pubblici previsti in questo spazio musealee, grazie a un sistema flessibile a scomparsa, potrà essere celata in base alle necessità espositive. Un sentito ringraziamento va alla Fondazione Credito Bergamasco, che continua ad affiancare la Carrara con il suo generoso impegno. Nadia Ghisalberti assessore alla Cultura del Comune di Bergamo “Non mi era mai capitato di avere la fortuna e l’onore di dirigere, insieme agli amici di Fondazione Accademia Carrara, la conclusione di un restauro iniziato quasi trent’anni fa e non terminato per una voluta scelta della Soprintendenza del tempo di lasciare visibili i segni di deterioramento nel settore sinistro dell’opera, cercando in questo modo di documentare la complessa vicenda conservativa della tela stessa. Quella scelta operata secondo criteri all’epoca già non del tutto condivisi, non appare ai nostri occhi più accettabile, in quanto incongrua con la restituzione dell’opera d’arte alla sua leggibilità più piena”. Angelo Loda responsabile Soprintendenza Archeologia Belle Artie Paesaggio per Bergamo e Brescia “Oltre a rappresentare il testamento artistico di Diotti e delsuo magistero di artista e docente, l’opera è testimone dell’identità culturale di Accademia Carrara, vera e propria cerniera tra le due anime dell’istituto culturale, intrinsecamente connesse: quella della formazione artistica basata sui sommi esempi d’arte offerti dalla collezione museale e sulle linee guida indicate dal direttore. La perfezione, il nitore ricercati con rigore e dedizione dall’autore, principe della cultura pittorica neoclassica, ed il danno provocato dal tempo e dall’incuria, mi sono sempre parsi in conflitto. Di qui l’idea di riesaminare lo stato di conservazione del dipinto e di intervenire nuovamente, anche per ragioni oggettive, per armonizzare le lacune la sciate a vista dal restauro degli anni Novanta”.


2 POLITICANDO di Maurizio Maggioni

LA LIBERTÀ DI SCEGLIERE QUANDO ANDARSENE In mezzo alla posta elettronica che ogni giorno mi assilla, ho ricevuto una bella lettera da Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni, a cui sono iscritto sin dalla sua costituzione. Titolava “Raccolte oltre 2.000.000 di firme per i referendum sulla cannabis e l’eutanasia”. Considerato il momento che ho appena vissuto personalmente e che molti stiamo vivendo, la leggo tutta d’un fiato. Prima di quanto previsto dagli organizzatori e dalla stessa legge per la presentazione delle firme, grazie all’introduzione dello Spid, grazie ai banchetti per la raccolta delle firme dei vari movimenti e partiti, trasversalmente, tutto si è fatto in poco tempo ed in modo corretto. Una grande prova di sensibilità democratica, della volontà di oltrepassare i confini sia culturali sia politici. Ancora una volta il Popolo ha fatto capire al politico che lui serve a poco se devono sempre intervenire, appunto, i movimenti culturali e trasversali per poter decidere i cambiamenti epocali di una società ingessata e instupidita dall’incapacità dei politici, che dovrebbero loro stessi fare tutto ciò, confrontarsi tra di loro, trovare alleanze trasversali, convergenze parallele, unirsi nel voto sul e per il cambiamento e poi tornare ognuno nel proprio alveo: come per il divorzio per esempio o l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti o sulla responsabilità dei giudici o il nucleare (disgrazia unica). Se passeranno questi referendum, finalmente si potrà vivere in un paese migliore e molto più civile. Riguardo alla Cannabis, erba, fumo, maria... finirà un proibizionismo che non è mai servito a nulla, anzi ha permesso il fiorire della delinquenza e dello spaccio, partendo dai piccoli “fornitori” che, avvicinati al guadagno facile e all’impunità, sono divenuti dei delinquenti incalliti. Non entro nei dati specifici, dalle prigioni ai Sert e a tutto ciò che ne consegue. Costi compresi. Il proibizionismo non ha mai risolto a nulla, nè con alcool nè con il sesso nè con tutto il resto. La Merlin pensava di fare un favore alle donne, invece ha fallito miseramente e tutto è sotto i nostri occhi, ma nessuno vuole porvi rimedio. Come si fa a “proibire” ciò che l’uomo vuole dal più antico mestiere della storia? Risultato? Prostituzione incontrollata, pura illegalità, schiavismo sessuale etc. etc.

Una corretta regolamentazione con diritti e doveri e la certezza della pena, risolverebbe una volta per tutte un fenomeno diventato ormai incontrollabile tanto è diffuso: l’uso della cannabis è ormai endemico, il fumo è utilizzato a tutti i livelli sociali ed intellettuali. Ciò che però ritengo più interessante per poter definire un paese “civile” è il secondo Referendum, quello che riguarda la possibilità di decidere il proprio fine vita. Lasciare che ognuno di noi possa decidere quando, afflitto da una malattia incurabile che lo porterà alla morte con tempi lunghi ed in modo attroce, con la mente vigile ma con tutte le funzioni vitali, dal respiro in poi, ormai definitivamente compromesse… Allora, lasciare ad ognuno la decisione di essere “accompagnati” nell’ultimo viaggio, sì questa è umanità in scienza e coscienza, senza entrare nella sfera della morale e della religione. Essere immorali è far soffrire colui che desidera dipartire e tutti i suoi parenti, gli amici, i vicini. Ho sofferto personalmente tutto ciò, e posso dire che questo non è utile a nessuno, ma proprio a nessuno. È immorale lasciar soffrire una persona quando la stessa ha deciso e chiesto di essere lasciata andare, come dicono e chiedono con una voce flebile e un sorriso... Chi siamo noi per decidere di non accontentarli. Chi siamo noi per giudicare la morale degli altri, oltre la nostra. Chi siamo noi, direbbero i non favorevoli, per decidere di sostituirci a Dio e alla Natura. Quanti quesiti, quanti struggenti dubbi, quanti pensieri passano per la mente di noi uomini fallaci, che sempre devono prendere una decisione, nel bene e nel male. La stessa decisione di far scoppiare una guerra che avrà, come conseguenza, molte morti, sofferenze e malattie. Come dover prendere la decisione di, e se, far vaccinare tutto il popolo, rischiando delle vittime per gli effetti collaterali, ma salvando i più e permettere il ritorno ad una vita che comunque non sarà più come prima del Covid. Come accettare che i migranti-clandestini che entrano e passano dal nostro Bel Paese per raggiungere agognate mete, delinquono e non siano perseguibili per senso di umanità? Come accettare che l’inquinamento del nostro ambiente continui così: prima con il carbone, poi con il petrolio, ora con le batterie “green” e i paesi emergenti, Cina e India, che nulla rispettano, non le regole ambientali non quelle umane del neo-schiavismo industriale. Chi siamo noi per non permettere ad un uomo di decidere di se stesso. Ricordiamoci di Primo Levi, per esempio, e proprio di Luca Coscioni e di tutti gli altri che silenziosamente sono passati a miglior vita grazie alla Pietas dei loro medici, delle formidabili strutture sanitarie che abbiamo in Italia. Solo uscendo dalle proprie trincee culturali si potrà giungere a creare una società migliore; la storia insegna che quando è giunto il tuo momento non ci si deve accanire terapeuticamente, che il rispetto della persona è imprescindibile, che l’onore deve essere rispettato. Proprio a Bergamo, oltre quarant’anni fa è stata fondata l’AIDO, associazione italiana donatori organi, per dare una giusta e dignitosa vita a coloro che soffrivano e non avrebbero potuto vivere senza la sostituzione di un organo donato da uno sfortunato ad un paziente traumatizzato e o incurabile. Grazie Giorgio grazie Patrizia! Questa è la bellezza della vita la Pietas, l’umanità, la continuità. Speriamo che i giovani di oggi sappiano muoversi trasversalmente per far approvare una legge giusta e corretta che tenga in considerazione la volontà del singolo nel momento della presa di coscienza che per lui è giunto il momento del commiato. La pietà è il senso della vita, della civiltà, la libertà delle proprie scelte: è un bene inalienabile.


GRANDE SUCCESSO PER IL FESTIVAL ORGANISTICO 2021

Si è concluso venerdì 29 ottobre in Cattedrale la 29°edi-

zione del Festival Organistico internazionale con un ‘doppio’ concerto piuttosto paradigmatico della filosofia di questa manifestazione, che nei lustri ha conquistato stima, affetto ed attenzione da parte di tutta la città, ma soprattutto ha prepotentemente inserito Bergamo in quella ristretta cerchia di città europee che dell’arte organistica e del proprio patrimonio organaro fanno una risorsa culturale e turistica di notevole valore. In programma c’era il concerto di Jonathan Scott, un vero e proprio funambolo delle tastiere, che nella seconda parte prevedeva l’esecuzione della sua trascrizione dei ‘Quadri d’un esposizione’ di Modest Mussorgsky, cuore del progetto vincitore del 2° Concorso ‘Children Project Competition’, organizzato dall’Associazione European Cities of Historical Organs con lo scopo di avvicinare bambini ed adolescenti al magico mondo dell’organo. Per i problemi legati alla pandemia, nel pomeriggio era stata ‘registrata’ la parte più didattica e divulgativa del progetto, ora disponibile sul canale ufficiale YouTube del Festival fruibile da tutte le scuole di ordine e grado. Un pubblico strabocchevole, al massimo della capienza con-

sentita, ha partecipato con entusiasmo e stupore al concerto serale. L’abside era interamente ‘coperto’ da uno schermo sul quale, nella prima parte, sono state proiettate le immagini di Jonathan impegnato nell’esecuzione delle pirotecniche ‘Quattro Stagioni’ di Antonio Vivaldi (altra sua riuscitissima trascrizione), e, nella seconda, l’animazione a cura del fratello Tom vincitrice del Concorso. Ma tutta la 29° edizione è stato un grandissimo successo di pubblico e di critica. Chiese sempre piene (con tutti i controlli e le verifiche necessarie per contenere Covid-19), recensioni di altissimo profilo per ognuna delle sei serate, partecipanti (e questa è la cosa più importante per gli organizzatori) sempre felici all’uscita dei concerti. Importantissimo in questo senso il ruolo tenuto anche quest’anno (sperimentato nel 2020) delle dirette streaming dei concerti su YouTube. Uno sforzo organizzativo notevolissimo che ha permesso a tutti di fruire dei concerti: chi non poteva assistere in presenza ma, soprattutto, chi era dall’altra parte del mondo! Anche qui, i commenti ‘social’ positivi sono stati molteplici. Un mezzo, tra l’altro, che permette di promuovere oltreconfine non solo il Festival, ma le bellezze di un’intera città che nel 2023 sarà, con Brescia, Capitale della Cultura Italiana.


ARRIVEDERCI AL 2022


FUORI DALLE

GABBIE 78 74


AFFIDATI I PRIMI TRE CUCCIOLI OSPITATI NEL PICCOLO RIFUGIO PER CANI REALIZZATO PRESSO IL CARCERE DI SPOLETO GRAZIE AL PROGETTO FUORI DALLE GABBIE FINANZIATO DALLA FONDAZIONE CAVE CANEM IN COLLABORAZIONE CON IL COMUNE DI SPOLETO E L’ISTITUTO PENITENZIARIO DELLA CITTÀ! UN MODELLO DI GESTIONE E ACCUDIMENTO DI CANI SENZA FAMIGLIA ALTERNATIVO AL CANILE. Marco e Paolo (nomi di fantasia), due persone detenute alle quali è stata affidata la gestione del piccolo rifugio per cani allestito nella Casa di Reclusione di Spoleto, hanno salutato i primi tre cuccioli e li hanno affidati alle cure delle nuove famiglie. Sono otto i cuccioli accolti nel rifugio a fine estate, accuditi con amore e attenzione e accompagnati in un percorso di socializzazione per favorire le possibilità di adozione. Grazie al lavoro svolto, i primi tre cuccioli sono stati affidati alle nuove famiglie: Evita, Teo e Annibale hanno infatti trovato una nuova casa. Il progetto “Fuori dalle Gabbie” è un progetto innovativo della Fondazione CAVE CANEM ONLUS, presente anche all’interno della Casa Circondariale di Napoli Secondigliano e nell’Istituto Penale per i Minorenni Casal del Marmo di Roma, che ha un duplice obiettivo: coinvolgere le persone detenute in percorsi formativi e lavorativi, che consentano l’acquisizione di competenze professionali, spendibili al termine della condanna o nel corso della stessa, e fornire un servizio qualitativamente elevato di gestione e di accudimento a favore dei cani senza famiglia, spesso vittime di abbandono e maltrattamenti e bisognosi di assistenza costante. La prima manifestazione di tale modello progettuale ha preso vita proprio a Spoleto, la Fondazione CAVE CANEM ONLUS opera quale soggetto finanziatore e facilitatore per lo svolgimento delle attività, a supporto della Casa Circondariale, dell’Amministrazione comunale di Spoleto e del canile comunale della città “Questo è il senso del nostro progetto - dichiara Federica Faiella, Vicepresidente della Fondazione CAVE CANEM ONLUS - chiudere il cerchio. Siamo partiti con dei corsi di formazione a carattere teorico-pratico erogati dai professionisti della Fondazione alle persone detenute che hanno preso parte al progetto; i partecipanti al progetto hanno, successivamente, svolto lavori di pubblica utilità all’interno del canile comunale della Città di Spoleto, di manutenzione ordinaria e straordinaria. Nella seconda fase del progetto abbiamo allestito un piccolo canile rifugio, per i cani che necessitano di attenzioni particolari, all’interno della casa di reclusione di Spoleto e abbiamo affidato alle cure delle persone detenute, che lavorano all’interno del canile nella casa circondariale, il primo gruppo di cani. I volontari dell’Associazione Noi & Loro si sono occupati delle attività propedeutiche alle adozioni. Oggi siamo felici di annunciare che tre cuccioli di questo primo gruppo hanno finalmente trovato una famiglia amorevole!” “Si tratta di cani che erano estremamente paurosi, non abituati alla presenza delle persone e al guinzaglio - aggiunge Mirko Zuccari, dog trainer manager della Fondazione CAVE CANEM ONLUS l’ottimo lavoro di recupero comportamentale svolto dai partecipanti al progetto Fuori dalle Gabbie ha consentito il loro pieno recupero e la successiva adozione”. “Desideriamo ringraziare la dott.ssa Chiara Pellegrini, direttrice della Casa di Reclusione di Spoleto, la dott.ssa Chiara Nicchinonni, Direzione Ambiente e Turismo di Spoleto, la dott.ssa Federica Andreini, istruttrice dell’Ufficio Ambiente del Comune di Spoleto, il Commissario Marco Piersigilli, comandante della Polizia Penitenziaria e il dott. Pietro Carraresi, responsabile dell’area trattamentale per aver creduto insieme a noi in questo progetto, consentendo così la sua piena realizzazione.” conclude Federica Faiella. La Fondazione CAVE CANEM ONLUS è stata istituita il 24 giugno 2019 dalla volontà della Presidente Adriana Possenti e della Vicepresidente Federica Faiella. Un’impresa sociale al femminile che si prefigge l’obiettivo di cambiare il destino di cani e gatti in difficoltà e di promuovere un’evoluzione nel rapporto uomo/animale, grazie a modelli di co-progettazione, occasioni di formazione, pratiche socialmente innovative. Nel corso del primo anno di vita della Fondazione sono stati finanziati e realizzati 12 progetti in più punti d’Italia generando valore a favore di 1463 cani e 396 persone. Da due anni la Fondazione CAVE CANEM ONLUS impegna le proprie energie per aiutare cani senza famiglia, uomini e donne che hanno ancora tanto da offrire – aiutali anche tu. Contatti Segreteria Generale della Fondazione CAVE CANEM ONLUS info@fondazionecavecanem.org

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FONDAZIONE A.R.M.R. AIUTI PER LA RICERCA SULLE MALATTIE RARE

DONATE 13 BORSE DI STUDIO AI RICERCATORI DEL MARIO NEGRI

Ing. Giuseppe Mazzoleni Fondazione ARMR

Questo mese diamo spazio alla

cerimonia di consegna delle 13 borse di studio destinate ad altrettanti ricercatori dell’Istituto Mario Negri.

Daniela Guadalupi presidente di Fondazione ARMR

Nonostante l’anno particolarmente difficile che stiamo attraversando, la Fondazione per la Ricerca sulle Malattie Rare, pur senza poter contare sulle molte attività svolte per la ricerca fondi a causa delle restrizioni sanitarie, ha raggiunto comunque il suo principale obiettivo, il motivo stesso della sua esistenza. Infatti, la Fondazione, anche per il prossimo anno, è riuscita nell’impresa di raccogliere 220.000 euro che hanno consentito l’erogazione di 13 borse di studio destinate ad altrettanti ricercatori dell’Istituto Mario Negri. Le difficoltà economiche che hanno coinvolto un po’ tutti, non hanno però impedito ai sostenitori della Fondazione, ringraziati accoratamente dalla Presidente di ARMR Daniela Guadalupi, di continuare a ritenere l’aiuto alla ricerca scientifica una scelta imprescindibile per un futuro migliore per noi e per le generazioni future.

L’assegno che consentirà l’erogaxzione delle Borse di studio donato all’Istituto Mario Negri

Alcuni dei ricercatori che usufruiranno delle borse di studio

INSIEME ALLA “RICERCA” UNITI PER VINCERE!


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