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Le risposte di alcuni Paesi europei

L’Europa, travolta dallo tsunami Covid-19, ha dovuto affrontare l’onda lunga della pandemia e dei suoi devastanti effetti. Gli Stati membri si sono trovati di fronte a imprese e famiglie in enorme diffi coltà che rischiavano, giorno dopo giorno, di essere risucchiate dal vortice della recessione.

Si è compresa sin dal principio la necessità di agire in modo repentino per supportare le realtà socio-economiche nazionali, innanzitutto cercando di evitare una crisi di liquidità che avrebbe bloccato il sistema Paese più dello stesso lockdown.

L’intervento istituzionale dell’Unione europea, pur prezioso, non poteva bastare. I singoli Stati hanno quindi dovuto mettere mano ai loro bilanci e, attraverso una legislazione emergenziale, adottare le misure di sostegno più congrue alla situazione.

Vediamo quindi i provvedimenti posti in essere durante le varie fasi dell’emergenza da Germania, Francia, Spagna, Polonia e Austria con specifi ca attenzione alle imprese e al mondo dei trasporti e della logistica.

Lo Stato membro che ha mobilitato più risorse è senz’altro la Germania che ha varato un maxi piano da 1.100 miliardi. Con il cosiddetto Corona-Krisenpaket, un articolato pacchetto di misure fi nalizzate a fronteggiare la situazione emergenziale, pubblicato sulla Gazzetta Uffi ciale Federale il 27 marzo 2020, e con le successive disposizioni, il Governo tedesco ha superato il vincolo costituzionale del pareggio di bilancio e ha messo in atto una serie di operazioni economico-fi nanziarie che hanno garantito la tenuta del Paese. Oltre alle misure di ampliamento dell’accesso al sussidio per il lavoro a breve termine (Kurzarbeitgerld), atto a preservare posti di lavoro e reddito dei lavoratori, e la semplifi cazione dell’accesso al reddito base per i lavoratori autonomi, la Germania ha investito 50 miliardi di euro in sovvenzioni ai titolari di imprese di piccole dimensioni (sino a 10 dipendenti) e ai lavoratori autonomi gravemente colpiti dagli effetti della pandemia, prevedendo inoltre il differimento a fi ne anno degli adempimenti fi scali senza interessi.

Germania

Francia

Per quanto riguarda la liquidità poi, con il nuovo Fondo per la stabilizzazione economica (WSF) e il KfW (acronimo di Kreditanstalt für Wiederaufbau, Istituto di Credito per la Ricostruzione o Banca di sviluppo pubblica, assimilabile alla nostra Cassa Depositi e Prestiti), il Governo tedesco ha previsto l’espansione del volume e dell’accesso alle garanzie sui prestiti pubblici per imprese di diverse dimensioni, con una dotazione di circa 822 miliardi di euro, pari al 24% del Pil.

Sul fronte politiche sociali, la Germania ha agito attraverso il Pacchetto Protezione con l’obiettivo di mitigare le conseguenze socio-economiche della pandemia da coronavirus, garantendo in special modo ai soggetti più deboli l’accesso alle prestazioni di sicurezza sociale.

Di queste misure hanno chiaramente usufruito anche le imprese di trasporto e gli autotrasportatori che, scendendo nel dettaglio del settore, hanno potuto beneficiare anche della sospensione dei divieti di circolazione nei giorni festivi fino a fine giugno e dell’allentamento delle regole sui tempi di guida e di riposo fino al 31 maggio.

La Francia ha affrontato lo scossone prodotto dal Covid-19 soprattutto mediante la Legge n. 289, che contiene le modifiche alla Legge Finanziaria 2020, e la Legge n. 290 del 23 marzo 2020 contenente le misure di sostegno immediato per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Le norme in questione, con le integrazioni successive, hanno introdotto un pacchetto di misure economiche del valore complessivo di 45 miliardi di euro, pari a circa il 2% del PIL nazionale, indirizzate in larga misura alle imprese. Tra i provvedimenti principali, il Governo francese ha previsto il supporto alla liquidità attraverso la proroga dei

versamenti erariali e contributivi per le imprese, il supporto ai salari dei lavoratori occupati a orario ridotto, il supporto finanziario diretto (inteso come attribuzione diretta di fondi per consentire il sostegno dei costi operativi durante l’emergenza) per le piccole e medie imprese e i per i lavoratori autonomi.

Sul versante finanziario, il Governo d’oltralpe ha previsto la possibilità per lo Stato di accordare delle garanzie sui crediti concessi dalle società finanziarie alle imprese francesi, con decorrenza da marzo 2020 e fino al termine dell’anno, in modo da aiutare le banche a sostenere la liquidità delle imprese più colpite dalla crisi.

In tema di lavoro e sicurezza sociale, sono state previste disposizioni per limitare i licenziamenti, favorire le attività a tempo parziale e la formazione professionale, modificare la disciplina per le ferie pagate, derogare alla legislazione vigente in tema di orario di lavoro, adattare la normativa vigente sui termini e gli obblighi a carico dei datori di lavoro.

Per quanto riguarda specificamente l’autotrasporto, la Francia ha reso note in maniera molto celere le linee guida per il settore (risalenti al 20 marzo), ha provveduto a disporre un certificato per i movimenti professionali (“Justificatif de déplacement professionnel”) necessario agli autisti stranieri e ha agito su tempi di guida e divieti di circolazione.

L’exit strategy spagnola dall’emergenza Covid-19 ha preso l’abbrivio dal primo provvedimento, il Real Decreto n. 463 del 14 marzo 2020, il quale, insieme alle sue due successive modificazioni e integrazioni, ha messo in campo 8,9 miliardi di euro, corrispondenti a circa lo 0,7% del PIL, con prospettive di investimento più ampie previste per i mesi a seguire.

Il Governo spagnolo ha operato attraverso diverse misure, tra cui l’attribuzione dei sussidi di disoccupazione relativi all’ERTE, Expediente de Regulación Temporal de Empleo (Schema di aggiustamento temporaneo del lavoro) ai lavoratori che avevano perso l’impiego a causa del Covid-19, senza il requisito di contribuzione preventiva e senza la riduzione dei diritti fin a quel momento accumulati. A questo si è aggiunto un incremento della quota di retribuzione di malattia a vantaggio dei lavoratori contagiati dal coronavirus o in regime di quarantena, un bonus per i lavoratori autonomi colpiti dalla sospensione dell’attività economica e ulteriori finanziamenti di bilancio per circa 300 milioni di euro.

Altre misure hanno riguardato l’esenzione dal pagamento dei contributi sociali a favore delle imprese colpite dalla crisi che hanno mantenuto i livelli occupazionali facendo ricorso al programma ERTE e la proroga di 6 mesi delle scadenze dei versamenti erariali per piccole e medie imprese e per i lavoratori autonomi. In ambito finanziario, la principale iniziativa del Governo iberico si è tradotta nell’ampliamento fino a 100 miliardi di euro dell’ammontare delle garanzie pubbliche sui prestiti alle imprese e ai lavoratori autonomi, introducendo due schemi

Spagna

Polonia

Austria

di garanzia pubblica, uno riservato a Pmi e autonomi e l’altro alle imprese di grandi dimensioni.

Per quanto riguarda i trasporti, la Spagna ha agito con gli strumenti più comuni, quali l’ammorbidimento delle regole sui tempi di guida e di riposo, la sospensione dei divieti di circolazione, il riconoscimento del lavoro di autotrasportatore come attività essenziale: i conducenti hanno potuto circolare liberamente e non è stato previsto l’obbligo di quarantena per chi tornava dall’estero.

In Polonia l’insieme degli strumenti per contrastare le conseguenze socio-economiche della pandemia, denominato Scudo Anticrisi, ha unito l’attività del Governo e quella della banca centrale NBP.

Il 18 marzo il premier polacco annunciava un piano da 212,5 miliardi di zloty (pari a 47 miliardi di euro), ovvero circa il 10% del Pil, di cui 70,5 miliardi dal “Pacchetto Liquidità” dalla banca centrale NBP, 66,5 miliardi in contanti dal Tesoro dello Stato e da vari fondi di riserva, 74,5 miliardi di agevolazioni fiscali e creditizie. Nei giorni successivi sono stati aggiunti strumenti ulteriori - fino allo Scudo Anticrisi 4.0 - che hanno portato l’ammontare degli strumenti a sostegno dell’economia polacca a 331 miliardi di zlody, pari a 73 miliardi di euro.

Lo Scudo Anticrisi ha introdotto disposizioni in tema di miglioramento della liquidità finanziaria a vantaggio delle imprese, di rinvio nell’attuazione di diversi obblighi e di tutela dei posti di lavoro e del reddito dei lavoratori dipendenti

Tra gli strumenti contro la crisi, un ruolo primario è stato occupato dallo Scudo Finanziario dal valore di 22 miliardi di euro indirizzato innanzitutto alle imprese, con un calo del giro d’affari di almeno del 25%, che avessero garantito il proseguimento dell’attività e la tutela dell’occupazione.

Sul fronte trasporti, la Polonia ha permesso la circolazione delle merci non apportando restrizioni se non quelle relative ai controlli sanitari ai valichi di frontiera. L’ultima misura rilevante è la revoca, introdotta il 4 giugno, del divieto di transito per i conducenti di veicoli merci che effettuano operazioni di trasporto internazionale e passano attraverso il territorio polacco con altri mezzi di trasporto per raggiungere il luogo di riposo o rientrare da esso, previa esibizione alla frontiera di copia del contratto di lavoro, patente di guida e carta di qualificazione del conducente.

Anche l’Austria ha attivato un pacchetto di misure straordinarie per far fronte all’emergenza coronavirus, mettendo in campo a livello nazionale 38 miliardi di euro, cui si sono aggiunti gli aiuti economici per i settori più colpiti dalla crisi adottati a livello regionale e comunale.

Allo scoppio dell’emergenza, il Parlamento ha approvato una legge ad hoc, la Gesamte Rechtsvorschrift für Errichtung des Covid-19-Krisenbewältigungsfonds, attraverso la quale è stato creato un fondo da 28 miliardi di euro destinati ad assicurare i posti di lavoro, a coprire

parte delle perdite delle imprese e a riattivare dunque l’economia.

Successivamente il governo austriaco ha provveduto alla creazione di un fondo di difficoltà (Härtefallfonds) da 2 miliardi di euro, indiriz- zato alle microimprese e ai liberi professionisti e amministrato dalla Camera di Commercio Austriaca (WKO).

Per quanto attiene alla liquidità, anche l’Austria ha predisposto un sistema di garanzie statali per nuovi crediti bancari da parte delle azien- de, mobilitando 9 miliardi di euro cui si sono aggiunti i 15 miliardi del fondo d’emergenza (Corona-Hilfsfonds), basato su garanzie per crediti con basso livello di interessi e pagamenti a fondo perduto, destinato ai settori più colpiti.

Ulteriori misure sono state adottate sul fronte fiscale, con la dila- zione del pagamento delle tasse, con la rinuncia parziale o completa al pagamento degli interessi in caso di arretrati e con la creazione di fon- di di aiuti per startup (Covid-Start-Up-Hilfsfonds” e “Venture Capital Fonds”) dal volume totale di 150 milioni di euro.

In ambito trasporti, l’Austria ha posto in essere controlli piuttosto restrittivi soprattutto alle frontiere tanto da sollevare l’opposizione del Governo italiano che ha chiesto, durante le fasi più acute dell’e- mergenza, maggiore collaborazione. Dal 4 giugno i controlli ai valichi di frontiera con Svizzera, Liechtenstein e Germania, attivi fino a quel momento, sono stati eliminati mentre quelli con l’Italia sono rimasti invariati.

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