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Giorgio Merletti Pr esidente Confartigianato Imprese

Giorgio Merletti

Presidente Confartigianato Imprese Confartigianato Imprese

Nato ad Arsago Seprio (Varese) nel 1951, Nato ad Arsago Seprio (Varese) nel 1951, Giorgio Merletti è laureaGiorgio Merletti è laureato in architettura e imprenditore nel settore del legno-arredo. Dal 2012 è presidente di Confartigianato, la Confederazione italiana dell’artigianato e delle piccole imprese che associa circa 700mila imprenditori.

Il lockdown ha messo a dura prova il Paese e contemporaneamente ha posto in primo piano il ruolo strategico della logistica, comparto fondamentale per le chances di sviluppo di un Paese. Uno sforzo che però ha avuto un costo per il settore.

Complessivamente il settore ha resistito, ma per molte imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni, permangono gravi criticità legate al calo della domanda, alla crisi di liquidità, ai mancati e ritardati pagamenti e, soprattutto, all’incertezza sui tempi della ripresa.

Dal Cura Italia al Decreto Rilancio i provvedimenti del Governo hanno previsto forme di sostegno a favore delle imprese della logistica. Quali, ritiene, siano state le più effi caci?

Apprezzabile nel Decreto Cura Italia l’estensione alle imprese di trasporto e logistica di interventi come la sospensione e il rinvio dei versamenti di imposte e contributi e la cassa integrazione. Così come nel Decreto Rilancio è positivo l’incremento di ulteriori 20 milioni di euro per le riduzioni dei pedaggi autostradali per i transiti 2019 fruibili già dal mese di giugno. Ma serve ben altro per sostenere un settore fondamentale per il futuro del nostro Paese.

Quindi per favorire la ripresa del comparto a favore dell’intero Paese, a suo avviso, cosa bisogna fare, da dove bisogna partire?

Il nostro è un sistema logistico e infrastrutturale che ha bisogno di una profonda riorganizzazione e di importanti investimenti pubbli

ci e privati che ci facciano recuperare il gap accumulato negli anni scorsi. Un primo gap da colmare è il rapporto tra dorsali e prossimità: l’innervatura periferica delle infrastrutture è molto debole in Italia, sia a livello di infrastrutture materiali che di infrastrutture immateriali. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che l’Italia si sviluppa in verticale e per le Regioni meridionali è diffi cile competere, in termini logistici, con il resto d’Europa. Per questo non possiamo perdere l’appuntamento con la nuova stagione europea che si è appena aperta, anzi che si deve ancora aprire compiutamente, in termini di risorse da investire in quantità mai vista prima, sembrando ormai dietro di noi le politiche di austerity e i vincoli di bilancio. Dobbiamo saper esprimere, fi nalmente, una visione strategica complessiva capace di unire politiche industriali e ridefi nizione e riqualifi cazione delle infrastrutture.

Nello scenario post Covid-19, quale sarà il ruolo della logistica? Quali cambiamenti intravede a livello interno e internazionale non solo nell’ambito del comparto?

Certamente saranno signifi cativi gli effetti sui mercati, anche se è ancora presto per valutare le ripercussioni congiunturali negative e i cambiamenti che dovremo affrontare. L’esperienza che abbiamo vissuto ci ha però insegnato che le catene del valore, legate massicciamente, negli scorsi anni, alle delocalizzazioni di molte produzioni considerate a basso valore aggiunto verso i Paesi dell’oriente del mondo, dovranno essere riorganizzate e, probabilmente, questo consentirà soprattutto al nostro Paese di recuperare quote di mercato importanti nelle fi liere manifatturiere internazionali. Ovviamente questo avrà delle conseguenze importanti anche nelle fi liere logistiche che dovranno seguire questi processi di riorganizzazione del mercato, introducendo forti dosi di innovazione tecnologica e incorporando quote sempre più importanti di digitalizzazione.

Un cambio di mentalità, di cultura che deve coinvolgere tutti i soggetti, quindi.

Da questo punto di vista il “cliente” dovrà essere sempre più integrato nelle piattaforme logistiche e di movimentazione delle merci. Peraltro, l’esigenza di rendere le produzioni sempre più green, comporterà probabilmente la crescita di importanza della ‘tracciabilità verde’ degli spostamenti e una misurazione sempre più attenta dell’impatto ambientale e sui cambiamenti climatici.

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