Più in generale, non è giunto il momento di riconoscere alla logistica un ruolo “strategico” per lo sviluppo del Paese? È da tempo che sosteniamo il ruolo fondamentale dell’autotrasporto e della logistica. Il dramma di questa emergenza sanitaria lo ha reso eclatante: senza autotrasportatori non sarebbero arrivati medicinali, alimenti e altri generi necessari per la comunità e le attività produttive ancora in funzione. Quali sono state, a suo giudizio, le misure più efficaci varate dal Governo a sostegno del comparto? Più che parlare delle misure a favore parlerei prima di tutto di quelle che non hanno risolto, o addirittura hanno appesantito i problemi. In cima alla lista senz’altro c’è la drammatica carenza di liquidità, che non è stata risolta dai provvedimenti adottati. A ciò si aggiunge l’appesantimento degli oneri burocratici. Positivi, invece, il posticipo di imposte e contributi, il credito di imposta sulle locazioni e il contributo a fondo perduto, purché i tempi di erogazione vengano decisamente accelerati. E ora cosa occorre fare per favorire la ripresa del comparto a favore dell’intero Paese? Per rispondere a questa domanda non basterebbe l’intero spazio riservato all’intervista. In sintesi, possiamo rilevare che sono prioritari i grandi investimenti in infrastrutture e la messa in sicurezza di quelle esistenti. Sono indispensabili, inoltre, un drastico snellimento della burocrazia, una graduale riduzione della tassazione e sostegni mirati alle micro imprese dell’autotrasporto che garantiscono la funzionalità del nostro Paese. Nello scenario post Covid-19, cosa dovrà cambiare per rendere competitivo il nostro sistema logistico? È fondamentale che vengano superate le attuali diseconomie. Solo un sistema di gestione delle merci efficiente e veloce, senza colli di bottiglia, potrà contribuire al ritorno alla normalità e a nuove opportunità per l’Italia. Quali rischi e quali opportunità si prospettano in tempi così incerti? Questo periodo di pandemia ha fatto emergere grandi criticità. Dalla fragilità del nostro sistema produttivo, che è significativamente tributario di altri Paesi, alla insufficiente rete logistica non mancano i nodi cui mettere mano. Dobbiamo saper sfruttare al meglio le grandi potenzialità italiane, che sono nel Dna del Made in Italy, autentiche eccellenze mondiali.
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