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Massimo Bagnoli Fiap
Massimo Bagnoli
Fiap
In questi mesi ci sono state aziende di autotrasporto che per 40 In questi mesi ci sono state aziende di autotrasporto che per 40 giorni hanno continuato a operare ben sapendo che l’attività sarebbe stata in perdita. Ma non si sono fermate. E questa è stata una grande prova di responsabilità, direi di forza, che ha messo il settore al centro dell’attenzione, anche dell’opinione pubblica. Garantire i servizi non era per nulla scontato, lo hanno capito tutti. In un certo periodo, addirittura gli autotrasportatori erano tenuti lontani dai magazzini. Guardati con sospetto come pericolosi, appestati, dovevano aspettare ore e ore prima di poter scaricare. E poi si è stati costretti a viaggiare senza poter usufruire di servizi minimi, senza la possibilità di un ristoro. Come dicevo molte aziende, quelle con i truck, hanno continuato a operare senza i carichi di rientro, quindi a parità di costi ma con una diminuzione molto signifi cativa del valore del trasporto. Per chi si occupava dell’ultimo miglio per determinate fi liere, pensiamo alle forniture di bar, ristoranti, pub, invece tutto all’improvviso si è fermato. E attenzione, restano gli strascichi, la piena ripresa dei servizi non c’è stata ancora.
Tra i provvedimenti del Governo a sostegno del nostro comparto ora attendiamo di capire cosa succederà con il Decreto Rilancio: il testo è ancora in costruzione. Dei 20 milioni stanziati per i rimborsi dei pedaggi autostradali non benefi ceranno le imprese che sono state impegnate nei servizi dell’ultimo miglio, quindi in ambito locale. Molte nostre aziende associate fanno fatica a ottenere il microcredito passato ora da 25 a 30mila euro. Ci auguriamo che i prossimi provvedimenti contengano misure fi nalizzate a un effettivo sostegno del nostro settore, che già prima dell’emergenza manifestava chiari segnali di sofferenza. E poi ci sono altre questioni aperte che devono essere risolte, questioni che oltretutto non impattano sulle casse dello Stato e, per
questo, potrebbero essere affrontate e risolte anche in fretta. Mi riferisco alla certezza dei tempi di pagamento; peraltro già esistono norme in tal senso ma prive di effi cacia quindi, di fatto inutili. E poi occorre rispristinare i valori di riferimento per stabilire i costi minimi.
Questa lunga e pesantissima emergenza ha dimostrato che la struttura di molte nostre aziende è fragile, si è rivelata del tutto impreparata a reggere uno choc di questo genere, per quanto del tutto imprevedibile, roba che si credeva solo nei fi lm di fantascienza. E sulla base di quanto avvenuto, il settore dovrebbe imparare la lezione. Le imprese devono crescere in qualità ed effi cienza e quindi anche in termini dimensionali. Il nostro lavoro non può più essere inteso attraverso vecchi schemi, cioè qualcosa di semplice, tradizionale. Francamente ritengo non sia più il tempo di elemosinare risorse, magari per fare pagare meno imposte, penso per esempio al riconoscimento delle spese non documentate. È una logica da abbandonare, bisogna smettere di difendere posizioni ormai superate. Piuttosto le risorse devono essere indirizzate alla crescita delle aziende, per favorire la loro capacità di competere all’interno di scenari sempre più ampi e complessi, nei quali tecnologia e digitalizzazione fanno, e faranno, sempre più la differenza. In questo ambito, già nell’ultimo miglio si sono fatti importanti passi avanti, penso alla geolocalizzazione delle consegne. C’è un mondo che va avanti da poter e dover esplorare. Anche noi guardiamo avanti.