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AssarmatoriStefano Messina
Stefano Messina
Assarmatori
“Per il trasporto marittimo è stata una vera catastrofe; la più grave crisi dal dopoguerra”. Così Stefano Messina, presidente di Assarmatori, l’associazione che rappresenta il cluster marittimo italiano, defi nisce questi mesi di emergenza legata al Covid-19.
Qual è stato nel complesso l’impatto legato al lockdown per il settore della logistica e per quello marittimo in particolare?
Il mercato crocieristico, uno dei settori più dinamici degli ultimi anni, che nelle previsioni del 2020 avrebbe dovuto superare in Italia i 13 milioni di passeggeri, si è completamente fermato. Forse ripartirà tra qualche settimana, ma con limitazioni tali che certo non compenseranno le perdite spaventose di questi mesi. I traghetti non si sono mai fermati, per non interrompere la catena logistica che alimenta gli approvvigionamenti, la produzione industriale e i consumi, ma solo in questi giorni hanno ricominciato a trasportare anche i passeggeri oltre alle merci e comunque con notevoli limitazioni. La perdita di fatturato che il settore registrerà a fi ne anno potrebbe arrivare al 70-75% e non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro per defi nire l’entità del danno economico che queste imprese dovranno sostenere. E anche il trasporto internazionale delle merci è stato colpito duramente e tutt’ora stenta a tornare alla normalità.
Tra i provvedimenti adottati dal Governo, dal Cura Italia al Decreto Rilancio, quali sono stati i diversi interventi a favore della logistica? Per l’economia del mare, in particolare, cosa è stato fatto?
Ben poco, direi, non è stato messo in campo alcun aiuto specifi co se non la sospensione per pochi mesi della tassa d’ancoraggio. Per so
stenere il settore aereo sono stati trovati più di tre miliardi, e si è deciso di compensare anche le perdite delle ferrovie, ma le compagnie marittime sono state lasciate sole ad affrontare le conseguenze di questa drammatica situazione. Ci è stato solo detto che si cercherà di trovare qualcosa per il cabotaggio nei fondi europei, se arriveranno. Si tratta di una grave sottovalutazione perché in ballo non c’è solo il destino delle imprese armatoriali che garantiscono una rete di collegamenti essenziali, ma ci sono anche migliaia di posti di lavoro di marittimi italiani. Proprio l’attività senza soste dei nostri traghetti ha dimostrato che grande infrastruttura strategica sia il servizio che svolgono; non a caso Paesi come Finlandia, Regno Unito e Irlanda, che dipendono tantissimo, come l’Italia, dal trasporto marittimo di merci e passeggeri hanno tutti introdotto misure di sostegno mirate per aiutare le imprese operanti nel loro comparto.
Cosa si potrebbe fare invece per favorire una ripresa del settore?
Noi chiediamo che si recuperino almeno i fondi già messi a bilancio e poi non utilizzati proprio per effetto del coronavirus. La nostra proposta è di utilizzare i residui dei fondi per il supporto dell’occupazione marittima italiana per le navi iscritte al cosiddetto Secondo Registro (quelle che fanno servizio sulle rotte internazionali), già messi a bilancio per il 2020 e soltanto parzialmente utilizzati, a causa del blocco delle attività. Ma soprattutto chiediamo di assegnare queste risorse secondo un ordine di priorità che veda al primo posto quei soggetti che devono stare al centro della nostra azione e cioè le imprese che hanno continuato a operare nei servizi strategici – come sono i servizi di trasporto combinato passeggeri e merci e di continuità territoriale con le isole - e i marittimi italiani imbarcati sulle nostre navi. Oggi sono questi i soggetti più fragili e maggiormente esposti nella crisi.
Nello scenario post Covid-19, quale sarà il ruolo del mare e della logistica? Quali i cambiamenti a cui assisteremo nei prossimi mesi e anni anche a livello internazionale?
Credo che proseguirà il processo di integrazione della catena logistica. La risposta alla crisi non può essere che una maggiore razionalizzazione e un ulteriore effi cientamento del sistema. Sarà una sfi da impegnativa per tutti, ma la direzione è quella.