Voci - Numero 3 Anno 2 - Amnesty International in Sicilia

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Storia

GLOBALIZZAZIONE, RIVOLUZIONE POSTMODERNA, DEMOCRAZIA E DIRITTI UMANI di Giuseppe Carlo Marino

Nel pormi dinanzi alla questione specifica della cosiddetta “globalizzazione” − con l’obiettivo di vagliarne alcuni aspetti di rilevanza storica incisivi sui processi in corso al di là della stessa dimensione dell’ economia nella quale il fenomeno è fondamentalmente registrato e variamente interpretato – sono stato guidato nel giudizio da un’analisi che avevo già svolto addirittura un decennio fa, quando la globalizzazione era ancora argomento acerbo di non molti studiosi, in un mio libro di piuttosto scarsa fortuna (Eclissi del principe e crisi della storia, Milano, Angeli 2000), scritto allora con le intenzioni di quei naufraghi che consegnano i loro estremi messaggi ad una bottiglia chiusa, affidata alle onde del mare. Adesso, mi trovo io stesso nella fortunata condizione di aver ritrovato quella bottiglia e, riaprendola, di verificare che a tanta distanza di tempo quel che allora era acerbo adesso è diventato maturo.

dallo scontro tra il cosiddetto “mondo libero” e il rosso “impero del male” con il suo corredo di “Stati canaglia”. C’era, in quel clima (l’autore in voga era un sociologo nippo-americano che si chiama, come è noto, Fukujama), chi inneggiava addirittura alla “fine della storia”, ritenendo che ormai il tempo sarebbe andato avanti lineare e senza scosse sul tracciato delle sicurezze indotte da un immaginario trionfo della “libertà”. A lui, e a molti altri di analogo orientamento, sembrava ormai definitivamente assicurato che quell’immaginario trionfo fosse cosi stabile e sicuro da eliminare la differenza tra il presente e il futuro.

Allora, nell’anno 2000, alla svolta di un millennio, era ancora prevalente l’euforia per un mondo che sembrava avere recuperato unità e compattezza di prospettive di sviluppo, di fini e di valori universalmente condivisi (la “democrazia”, le libertà diffuse e a portata di mano anche laddove ancora erano ignote o ignorate, la pace perpetua in una prospettiva di generale appagamento dei bisogni al segno del trionfo di un provvido capitalismo ritornato alla sua natura originaria di motore della “Felicità delle Nazioni”); regnava, in un orizzonte mondiale improvvisamente riunificato, una sorta di pace dopo la tempesta, al di là della cupa età della guerra fredda segnata

Però, non è diffusa la consapevolezza di quanto di irreversibilmente sconvolgente è effettivamente accaduto e sta ancora accadendo, con forte accelerazione dall’ultimo decennio del secolo scorso. Scontato che la storia, in quanto storia, non finisce e non può finire, la stessa “globalizzazione” evidenzia che si è definitivamente chiuso un intero capitolo storico: Il capitolo apertosi a fine Settecento con la cosiddetta “rivoluzione industriale” (coincidente, in altri termini, con una lunga fase storica che si è correntemente intestata alla cosiddetta “modernizzazione”). Non è facile rendersene conto, così come non era facile, a fine Settecento, rendersi conto che si stava chiudendo

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Oggi non c’è chi non veda quanto di provocatoriamente ingannevole e di scriteriato, e persino di insultante per la ragione, ci fosse in quella contingente euforia che aspirava a stabilizzarsi come una definitiva weltanschauung.

LUGLIO 2016 N. 3 / A.2 - Voci


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