Voci - Numero 2 Anno 3 - Amnesty International in Sicilia

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Economia e sviluppo

RITROVARE LE RAGIONI DELLA SPERANZA di Vincenzo Fazio

“Ridare all’Italia una prospettiva nuova perché rinascano opportunità di lavoro per i giovani e i meno giovani” Da tempo viviamo in un clima di incertezze e profondo disagio, non soltanto per le difficoltà economiche ed occupazionali in cui vive il Paese, ma anche per il disordine morale che investe la classe politica e la mancanza di fiducia nelle Istituzioni. Questo orizzonte denso di dubbi si estende anche all’Europa e, forse, oltre l’Europa stessa. Eppure, bisogna ritrovare le ragioni della speranza, tornando a riflettere sulle radici della crisi attuale per trovare una via d’uscita. Non è più sufficiente, anche se è vero, addebitare a parte della cosiddetta classe politica, sperperi, immoralità, truffe ed egoismi di ogni genere. Bisogna certamente far piazza pulita di tutto ciò. Ma bisogna anche pensare a cosa fare per ridare all’Italia una prospettiva nuova, in cui possano rinascere opportunità di lavoro per i giovani e per i non più giovani che non trovano o hanno perduto il posto di lavoro e ridare ai più deboli, alla crescente massa di vecchi e nuovi poveri, quella dignità umana, sempre più travolta da una cultura fondata su un liberismo irresponsabile e da un individualismo sempre più miope, guardando alla ricerca di un benessere comunitario. 11

Anche se le questioni da affrontare sono in prima evidenza di carattere economico, più in profondità si tratta di problemi politici e culturali. Ma veniamo alle radici economiche dell’attuale crisi e alle possibili via d’uscita. Ci troviamo di fronte a una realtà in cui la classe produttiva (lavoratori e imprenditori) sono ostaggio della classe parassitaria e di quella speculativa, due categorie che bisogna combattere, attraverso un’alleanza forte dei componenti della classe produttiva. La battaglia è difficile perché gli interessi in campo sono forti. Pur essendo ancora la classe produttiva la stragrande maggioranza, risulta disorientata, spesso divisa, e avverte nella crisi il desiderio di liberarsi da ciò che in termini più immediati ed apparenti appaiono essere i nemici da abbattere. Così si pensa che la colpa sia dell’Europa o dell’euro o della politica di rigore nei conti pubblici. Certamente occorre un’Europa più forte, capace di imboccare con forza i sentieri nuovi dello sviluppo, APRILE 2017 N. 2 / A.3 - Voci


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