Voci - Numero 3 Anno 4 - Amnesty International in Sicilia

Page 19

Armi e conflitti

LA GUERRA NASCOSTA DEI DRONI di Maurizio Simoncelli

Un Reaper MQ-9 Remote Piloted Air System (RPAS) si prepara al decollo in Afghanistan - 17 March 2011 / Ph.: Corporal Steve Follows RAF - MOD © Crown copyright

G

li sviluppi tecnologici nel settore aerospaziale militare hanno portato ad un crescente utilizzo dei droni, che sono velivoli guidati a distanza da un equipaggio variamente composto. I droni militari possono avere un duplice uso, quello con finalità ISTAR (cioè rilevazione, sorveglianza, controllo ecc.) e quello di attacco. Nel corso degli ultimi anni l’utilizzo dei droni militari è andato espandendosi sia quantitativamente sia qualitativamente al punto che gli analisti prevedono che in futuro l’intera aviazione militare sarà formata da questi nuovi mezzi che evitano rischi vitali per gli equipaggi presenti a bordo negli aerei a pilotaggio tradizionale. In tal modo in caso di conflitto si può ipotizzare la teoria delle perdite zero per chi li utilizza: al massimo potrebbe essere abbattuto il velivolo, ma l’equipaggio collocato a distanza anche di molti km non correrebbe alcun rischio. Vi sono droni come il Global Hawk in grado di volare 30 ore consecutive, guidato a distanza da diversi equipaggi che successivamente si possono intercambiare senza interrompere mai le attività della missione del velivolo. Se inizialmente furono Israele e gli Stati Uniti i primi ad utilizzarli, essi ormai sono in dotazione di una quarantina di paesi e il loro uso va diffondendosi sempre più, dato che permettono missioni di attacco rischiose in territori ostili senza rischi per le vite umane dei piloti. Ma il rischio rimane per le vite delle persone che si trovano nell’area dell’obiettivo al punto 19

che neppure i dati forniti dalla National Intelligence Agency statunitense nel 2016 riescono a precisare quante sono le vittime di questi attacchi. Ancor meno si hanno dati attendibili sui cosiddetti danni collaterali, cioè sui civili innocenti uccisi e feriti. A parte gli errori di valutazione (tristemente famoso fu l’attacco ad una festa di matrimonio in Pakistan), proprio l’utilizzo di queste armi in territori dove non si è presenti direttamente, ma solo attraverso la rilevazione satellitare, aerea o telefonica (il segnale del cellulare) aumenta enormemente i margini di errore nella valutazione che avviene attraverso sì tecnologie sofisticate (monitor, radar ecc.), ma comunque non infallibili data comunque la decisione umana. Inoltre, non di rado, vengono utilizzati non in situazioni di conflitto aperto, ma per l’eliminazione selettiva di precisi obiettivi soprattutto nell’ambito della guerra permanente al terrorismo, così come la definì Bush jr. all’indomani dell’attentato alle Twin Towers. I droni, dotati di bombe o di missili, colpiscono improvvisamente l’obiettivo, magari per strada o in un appartamento, nelle cui vicinanze scorre la vita quotidiana della popolazione, che viene drammaticamente coinvolta nell’attacco. Si pongono pertanto diversi problemi. In primo luogo in una situazione di conflitto conclamato la popolazione civile è di fatto allertata e cerca di mettersi al sicuro, mentre i combattenti, in base al diritto internazionale AGOSTO 2018 N.3 / A.4 - Voci


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.