Voci - Numero 1 Anno 5 - Amnesty International in Sicilia

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Cinema

I MINORI ED IL CINEMA di Francesco Castracane

Class Enemy - Nemico di classe [Razredni sovražnik] Regia di Rok Biček - Slovenia, 2013

Questo articolo, prima di suggerire alcuni film di riferimento sulla questione delle violazioni dei diritti dei minori, dovrà affrontare alcune questioni complessive, necessarie allo scopo di definire l’ambito teorico di riferimento. Anzitutto la riflessione riguardo le questioni minorili, vanno allargate a tutti i mass media che attualmente costituiscono la struttura comunicativa contemporanea: la TV, i vari social network, i videogiochi, la musica. All’interno di questo magmatico mondo di iperstimolazioni percettive, quale è il ruolo che i messaggi veicolati hanno nella costruzione delle culture giovanili e delle innumerevoli sottoculture che ne derivano? La questione è piuttosto complessa, ma va qui affrontata come premessa. Il problema di fondo è, che nella maggior parte dei casi, per quanto all’infanzia e all’adolescenza si riconosca un proprio diritto all’esistenza, nei fatti ciò non avviene. Il bambino e l’adolescente vengono messi al centro delle aspettative del mondo adulto, senza che questi abbiano però una capacità di rappresentazione autonoma. La maggior parte dei film che parla dei bambini o dei giovani, è piena dei luoghi comuni degli adulti. In tali lavori, quasi sempre non si trova il racconto della vita del minore, ma piuttosto la rappresentazione delle fantasmatiche interiori dell’adulto. Ad esempio molti film parlano dei tentativi dei genitori di riallacciare rapporti con i propri figli, ma spesso si rappresenta unicamente il punto di vista delle figure adulte. Oppure i lavori sono circondati da una patina di rimpianto per l’età dell’innocenza persa. Ovviamente, la scelta dei temi da rappresentare è fortemente influenzata dal contesto storico e culturale dell’autore. Dai paesi meno sviluppati economicamente arriveranno storie di povertà e violazioni concrete dei diritti dei minori, mentre invece dai paesi più “ricchi” le storie riguarderanno soprattutto la solitudine emotiva dei giovani, che inseriti in una società atomizzata, sono Voci - FEBBRAIO 2019 N.1 / A.5

accerchiati dalla pressione costante del consumo e dall’incapacità del mondo adulto di dialogare concretamente con il sapere giovanile. La filosofia della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, approvata il 20 novembre 1989 dall’Assemblea delle Nazioni Unite e ratificata dal Governo italiano nel 1991, è fondata sul concetto di minore come soggetto autonomo di diritti politici, civili sociali, culturali, economici. Per essere tale, il minore deve essere informato/formato, in modo adeguato al suo sviluppo psicologico e cognitivo, sui propri diritti e doveri a partire dalla prima infanzia. è evidente che buona parte di questa Convenzione è largamente inattuata. Inoltre, in Italia, esiste un Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, la cui ultima versione è stata approvata nel Maggio 2018, il quale, nell’ultimo capoverso dell’articolo 11 recita: “La comunicazione commerciale non deve contenere un’esortazione diretta ai bambini affinché acquistino o sollecitino altre persone ad acquistare il prodotto pubblicizzato. L’impiego di bambini e adolescenti nella comunicazione deve evitare ogni abuso dei naturali sentimenti degli adulti per i più giovani. Sono vietate rappresentazioni di comportamenti o di atteggiamenti improntati alla sessualizzazione dei bambini, o dei soggetti che appaiano tali.” Basta accendere la TV è vedere come ci siano continui ammiccamenti al mondo dell’infanzia e a come l’utilizzo dei colori e delle musiche riporti all’estetica infantile. Una parte delle campagne pubblicitarie, sono formalmente rivolte agli adulti, ma costruite per piacere ai bambini. Se lo spot piace ai bambini, questi faranno pressione sugli adulti per essere accontentati. Se convinco un bambino che quel supermercato è bello, questo spingerà i genitori ad andare a fare la spesa in quel posto piuttosto che in un altro.

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