Voci - Numero 2 - Anno 7 - Amnesty International in Sicilia

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Asia

MYANMAR, TERRA SENZA PACE di Anna Violante

YANGON, MYANMAR - 2021/12/04: Circa 50 manifestanti antimilitari che fanno il saluto a tre dita e tengono in mano un grande striscione con le parole “L’unica vera prigione è la paura e la vera libertà è la libertà dalla paura”. Protestavano contro il golpe militare e per chiedere il rilascio di Aung San Suu Kyi. Molti manifestanti sono rimasti feriti dopo che le forze della giunta di Min Aung Hlaing hanno aperto il fuoco sui manifestanti pacifici usando proiettili veri e un camion dell’esercito è entrato nella manifestazione ad alta velocità. Feriti anche due giornalisti. © SANTOSH KRL/SOPA IMAGES/LIGHTROCKET via Getty Images

Il 6 ottobre, in una lettera aperta a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, la segretaria generale di Amnesty International Agnès Callamard ha esortato i governi ad aumentare la pressione diplomatica per porre fine alle violazioni dei diritti umani da parte dell’esercito e a fermare il flusso delle armi, mentre chiedeva ai paesi dell’ASEAN (Association of Southeast Asian Nations / Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico) di premere sulla giunta perché rilasci tutti i prigionieri politici e consenta l’assistenza umanitaria alle organizzazioni internazionali. 1 La lettera è seguita ad un appello firmato da 70.000 persone di 161 paesi. Min Aung Hlaing, il generale sanguinario che il primo febbraio ha preso il potere con la forza in Myanmar, sembra non convincere del tutto più nessuno all’ONU. Benché finora gli embarghi si siano rivelati poco efficaci e le azioni concrete non abbiano seguito le parole di  1 - Myanmar: Open letter on the need for urgent action to end violations and impunity in Myanmar https://www.amnesty.org/en/documents/asa16/4779/2021/en/

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deploro che nell’ultima seduta di ottobre sono state pronunciate quasi all’unanimità, paesi chiave come la Cina e i membri dell’ASEAN hanno ripetutamente espresso il loro disappunto nei confronti della condotta dei generali al potere. La prima ha poca fiducia nella stabilità del governo, condizione indispensabile per perseguire i propri fini di sfruttamento del territorio e dei beni commerciabili, i secondi non hanno ammesso Min Aung Hlaing alla loro seduta di ottobre ritenendolo reo di non aver assolto alle loro raccomandazioni sull’allentamento della repressione nei confronti degli oppositori politici e delle minoranze etniche e religiose. Nello stesso tempo, però, tutti i paesi asiatici, compresi India e Giappone, continuano a inviare diplomatici per trattare con la giunta di affari economici e sull’allentamento della morsa repressiva. Intanto la popolazione civile soffre e muore sempre di più. Agli oltre 1.000 morti e 8.000 prigionieri, uccisi o rastrellati durante le manifestazioni di dissenso pacifico al golpe o nelle loro case, si aggiungono i contadini delle minoranze etniche sfollati in campi DICEMBRE 2021 N.2 / A.7 - Voci


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