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Confida prende posizione nei confronti dell’iniziativa dell’AIDI Agli inizi del mese di aprile, Confida si è trovata di fronte ad una campagna di stampa che suo malgrado la coinvolgeva. Dopo anni di lavoro e impegno per riuscire a far comprendere all’esterno quanto fosse sbagliata l’associazione di idee che cercava di mettere sullo stesso piano l’obesità infantile e il vending, AIDI (sicuramente sotto pressione su questo delicato argomento) ha pensato bene di presentare alla stampa una iniziativa di autoregolamentazione volta ad eliminare le merendine nei distributori di scuole elementari e medie inferiori. Pubblichiamo in queste pagine la sintesi della posizione presa dall’AIDI e l’immediata risposta di Confida. LA POSIZIONE DELL’AIDI L’Associazione delle industrie dolciarie italiane (AIDI) ha deciso di sospendere la vendita di dolci, merendine e biscotti nei distributori automatici dislocati nelle scuole elementari e medie inferiori. Tale iniziativa è una sorta di autoregolamentazione che le Aziende aderenti all’AIDI hanno deciso di adottare e che si inseriscono nel contesto della piattaforma sull’obesità che il Ministero della Salute è in procinto di sottoscrivere i primi di maggio con tutti gli “stakeholders”. AIDI a breve presenterà un codice di azioni volontarie che le aziende associate hanno deciso di adottare in materia di informazione, commercializzazione ed educazione come contributo responsabile per cercare di risolvere o quantomeno ridurre la dimensione del fenomeno soprappeso/obesità. Tra queste scelte, vi è quella ripresa dai media, afferente l’impegno a non commercializzare i prodotti dolciari tramite distributori automatici nelle scuole elementari e medie inferiori. CONFIDA RISPONDE ALL’AIDI “Non si risolve il problema dell’obesità infantile togliendo le merendine a insegnanti e bidelli. i distributori automatici nelle scuole elementari e medie inferiori sono solo in luoghi presidiati. che si voglia distogliere l’attenzione dai veri problemi? che si voglia scegliere la via più semplice e mediaticamente più plateale?” Dopo anni di impegno sul fronte dell’educazione verso corretti stili di vita, ora è sufficiente un annuncio che sa tanto di spot mediatico per far pensare di aver risolto il problema dell’obesità infantile. La strada – ci dispiace dirlo – è ancora molto lunga. Milano, 6 aprile 2007 – “Con sommo stupore apprendiamo il messaggio lanciato ieri dall’AIDI – afferma Vincenzo Scrigna, Presidente di CONFIDA l’Associazione italiana della distribuzione automatica – Ci sembra che si sia perso il reale punto di vista della situazione e che l’annuncio dell’AIDI sia solo un modo per distogliere
Vincenzo Scrigna - Presidente CONFIDA
i problemi da dove veramente sono. Forse che qualcuno si è chiesto quanti sono i distributori dai quali l’AIDI ha deciso di eliminare i dolci? Sono pochissimi e tutti in luoghi presidiati dal corpo docente o da personale ausiliario. Se l’intenzione quindi è quella di non rendere disponibili alimenti fuori controllo a bambini in età scolare, allora, non si capisce perché agire su un falso problema.” Considerando che ai nostri bambini nelle scuole elementari e medie inferiori non è dato libero accesso ai distributori automatici che sono presenti solo in luoghi riservati al corpo docente e al personale di servizio e di sostegno, zone quindi sempre presidiate dagli adulti, una tale azione avrebbe il solo effetto di sottrarre il diritto ad una normale pausa di ristoro agli adulti che lavorano in questi luoghi. Da una ricerca CNR Avellino in collaborazione con l’ISA - Istituto di Scienze dell’Alimentazione, che ha preso in esame gli alunni di alcune scuole elementari di Avellino per verificare le cause dell’obesità, emerge che è inesistente l’influenza che i distributori automatici hanno rispetto all’insorgere di questa malattia nei bambini di età scolare. Il luogo che risulta essere più a rischio è proprio la famiglia, che acquistando pacchi di merendine che dispongono di 6-12-24 pezzi a confezione e lasciandoli al libero arbitrio dei figli, non attua un effettivo controllo sulle quantità assunte, magari, come conferma la ricerca di Swg realizzata per il Moige, il Movimento Italiano Genitori, davanti alla tv. Il vero problema, allora è l’educazione alimentare, che deve essere in primis una responsabilità della famiglia. L’obesità infantile poi non è da attribuire ad un cibo specifico. Non esistono alimenti da demonizzare, ma impegni seri da assumere insieme. Nessun alimento di per sé è dannoso e l’AIDI dovrebbe essere la prima a testimoniarlo. Quello che è importante è l’educazione alla giusta quantità e la sensibilizzazione all’importanza del moto. “Nessun alimento deve essere quindi escluso dalla nostra alimentazione, neppure la merendina – continua ad affermare Carlo Cannella, Professore Ordinario di Scienza dell’Alimentazione all’Università La Sapienza di Roma, che collabora da diversi anni con Confida sul tema “Dieta e Nutrizione” - la regola di base è assumere poco, ma di tutto”.
D.A.ITALIA 41