La Manovella Web n. 12/21 - Dicembre

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SUL FILO DELLA MEMORIA

Campione in altalena La bruciante partenza alla 24 Ore di Le Mans 1966 di Phil Hill-Muir su Ford MKII, mentre Bandini-Guichet su Ferrari 330 P3 sembrano attardati.

L’AVVENTURA DI PHIL HILL ALLA SCUDERIA FERRARI. di Danilo Castellarin Capitò giusto sessant’anni fa, nel 1961, quando Phil Hill fu il primo americano a conquistare il titolo di campione del mondo di F1. L’auto era la Ferrari 156 e tutti si aspettavano una festa grande. Invece a Maranello si abbatté un ciclone più forte della tempesta Vaia che ha devastato il Nordest, più violenta dell’uragano Apollo che ha funestato la Sicilia. Cos’era capitato? Il Drake, fresco di titolo, mise alla porta l’intero staff dirigente. In molti la chiamarono la cacciata degli angeli ribelli. Fu così che nacque l’ATS. Phil Hill si ritrovò in mezzo alla bufera e visse mesi difficili alla Ferrari, come lui stesso mi raccontò un giorno durante una riunione del Club International des Anciens Pilotes F1 a Saint-Jean-Cap-Ferrat. Tutto iniziò con la morte di Wolfgang Von Trips nel 1961, tamponato da Jim Clark all’ingresso della Parabolica. «Doveva essere un giorno felice perché ero diventato campione del mondo. Invece la morte di 14 spettatori e di Wolfgang Von Trips proiettò un’ombra sinistra sull’automobilismo. Ferrari, che da poco era stato scagionato per l’incidente della Mille Miglia del 1957, era tornato nell’occhio del ciclone. Cosicché a noi piloti e a tutti i dirigenti di Maranello venne impedito di partecipare al funerale di Von Trips, per evitare risposte incaute ai giornalisti». La Ferrari sarebbe stata rappresentata alla cerimonia funebre solo da Laura Domenica Garello, la moglie del capo. «Fu lei a chiedermi di accompagnarla alla stazione di Milano con la mia Peugeot 404. Ma non ne avevo proprio voglia. Così, sia io sia Richie Ginther, ci tirammo indietro dicendo che dovevamo andare in Svezia per affari. Lasciammo Amerigo Manicardi a fare l’autista della signora Ferrari. Purtroppo capitò un imprevisto. Mentre io e Ginther eravamo a zonzo su una strada dalle parti di Modena, Richie notò che stavamo sorpassando l’auto di Manicardi. Temevamo di essere riconosciuti a due passi da casa, dopo aver detto che eravamo in Svezia e non avremmo fatto certo una gran bella figura.

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