BeLeaf APRILE-GIUGNO 2022
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STORIA DELLA CANAPA
Canapa campana fra ricordi e riprese
IL DECLINO DELLA CANAPICOLTURA CAMPANA PORTÒ A FORTI EMIGRAZIONI E PROFONDE E LACERANTI DEPRESSIONI IN DIVERSI SETTORI
Liza Binelli
I
n una vasta area compresa tra Napoli e Caserta per secoli si è coltivato canapa, grazie a tutta una serie di fattori quali: la fertilità del terreno, il clima secco, la presenza di manodopera e la disponibilità d'acqua. Ma prima di arrivare ad aver terreni adatti si è dovuto ricorrere ai lavori di bonifica, in quanto c'erano acquitrini e stagni infestati da zanzare portatrici di malaria, che impedivano qualunque attività agricola. Nel 1592 c'è stato il primo intervento di bonifica conclusosi vent'anni dopo, tuttavia la scarsa manutenzione dei canali ha vanificato gli sforzi e le acque sono tornate ad essere infette e malsane. Nel corso del Settecento con Carlo di Borbone sono stati introdotti nuovi metodi di coltivazione e sono state compiute opere di modernizzazione come la creazione di canali. Con l'abolizione del sistema feudale, l'uso delle acque fu dichiarato libero, così i contadini si affrettarono a dissodare il suolo e a scavare per allargare i maceratoi già esistenti o a crearne di nuovi a colpi di vanga. La realizzazione della rete stradale in aggiunta, rese più agevole il trasporto delle merci. Nel XIX secolo la canapicoltura ebbe grande diffusione non solo in Campania, ma in tutto il Mezzogiorno, divenne il mestiere che scandiva le vite agresti, a tal punto che, le cerimonie religiose come matrimoni e comunioni, ma anche affari di una certa rilevanza, venissero spostati in periodi più tranquilli, quando il lavoro nei campi richiedeva meno impegno.
Il raccolto in genere cadeva intorno al 20 di luglio, si formavano degli alti covoni messi sui terreni ad asciugare sotto i caldi raggi del sole, confidando anche nell'influenza lunare, considerata benefica. Si tagliavano poi le cime e, quindi veniva messa a bagno nei maceratoi. Gli addetti si chiamavano lagnatari o fusarari e lavoravano in condizioni a dir poco miserevoli.
per cui numerosi erano coloro che li affittavano o andavano a macerare presso “canali naturali”, come: il Carbone, l’Aurno e il Melaino. I maceratoi naturali erano ad acqua semi-fluente e tutti situati sul corso dei Regi Lagni. Essi sono il risultato di opere di canalizzazione e bonifica iniziate nel 1610 dagli spagnoli. Le continue inondazioni del fiume Clanio, da cui deriva il termine Lagno, infatti, tormentavano le popolazioni locali e impedivano lo sviluppo urbanistico sin dall’epoca pre-romana. Terminati in sei anni, i Regi Lagni sono canali rettilinei che raccolgono acque piovane e sorgive convogliandole dalla pianura a Nord di Napoli per oltre 56 km da Nola verso Acerra e quindi al mare.
Ma non tutti i coltivatori possedevano vasche di macerazione,
La canapa, una volta estratta dall'acqua e lavata, veniva poi
Per tutto l'Ottocento i metodi erano ancora quelli classici: macerazione, raccolta, essicazione.