Bergamo Economia settembre

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LE INTERVISTE • Angelo Agnelli • Fabiano Di Marco • Alessandro Cianciaruso • Federico Cologni

Arriva da Bergamo il DPI progettato per la protezione delle vie respiratorie contro il Covid-19 by Somain Italia

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MENSILE DI SETTEMBRE 2020 - NUMERO 136 - € 3,00

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L’EDITORIALE settembre 2020

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MADE IN ITALY ADDIO

anno shopping nel nostro paese. Cinesi, tedeschi, francesi, spagnoli. Ma non si tratta di turisti a passeggio tra le vie del centro che escono dalle boutique, firme del nostro Made in Italy. Si tratta piuttosto di colossi della nostra economia che prendono il volo cambiando improvvisamente bandiera. È proprio il caso di dirlo, Made in Italy addio. E infatti continua a crescere la lista delle aziende italiane vendute all’estero, realtà imprenditoriali che finiscono per perdere la loro identità (e spesso anche i poli produttivi). Qualcuno li chiama “saldi all’italiana”, che negli ultimi anni hanno portato oltre 500 marchi italiani in mano straniera. E a ogni nuova acquisizione da oltralpe si ripropone, con sempre più urgenza, il quesito sulle conseguenze di questa svendita del patrimonio imprenditoriale italiano. Ma non è di certo un caso se queste aziende - e ne cito giusto qualcuna - hanno dovuto cedere a mani straniere: Buitoni, Parmalat, Santarosa, Valentino, Alitalia, Telecom, Peroni, Fiorucci, Algida, Carapelli, Bertolli, Sasso, San Pellegrino, Pelati AR Antonino Russo, Fendi, Safilo, Pininfarina, Italcementi, Pirelli, Finmeccanica (Ansaldo Sts e Ansaldo Breda), Benetton (World duty free), Edison, Pucci, Bulgari, Loro Piana, Cova, Gucci, Bottega Veneta, Richard Ginori, Pomellato, Brioni, Poltrone Frau, Krizia, Goldoni, Grom, Fastweb. Abbiamo ceduto perfino i nostri club di calcio: Inter e Milan hanno perso, ca va sans dire, la loro milanesità. E l’ultimo esempio arriva da Goldoni, oggi cinese. Possibile che la politica non si accorga delle continue difficoltà, degli impedimenti, delle disparità che un’azienda sita in Italia debba affrontare per competere sui mercati internazionali? E dov’erano i sindacati e la rappresentanza industriale quando si parlava di globalizzazione e andavano dettate regole certe per difendere, sostenere e promuovere la nostra economia fatta di piccole e medie imprese? Seppur definite, dalla stessa Europa, un’eccezione tra le PMI del Vecchio Continente, non possiamo di certo dimenticarci che si tratti di oltre 4 milioni di eccezioni che ogni giorno garantiscono oltre 16 milioni di posti di lavoro e ogni anno contribuiscono all’87% del PIL. Ma le aziende che vengono acquisite non sono l’unico segnale d’allarme. Il malessere della nostra economia ha (anche) altri sintomi. Ci sono, ad esempio, oltre 35.000 aziende italiane - stime a ribasso

- con partecipazioni all’estero, di fatto “delocalizzate” per quanto riguarda la produzione, portata al di fuori della Penisola. Di queste, un numero spaventa molti ma al tempo stesso ne incoraggia altri a seguirne le gesta: un +8,3% ovvero la crescita del loro fatturato dovuto per lo più a minori costi fissi. Una percentuale che, in termini assoluti, può essere tradotta in un giro di affari di oltre 40 miliardi di euro. In attesa dell’impatto che la pandemia avrà anche sulle crisi aziendali, si contano i tavoli di crisi aperti al Ministero dello Sviluppo Economico: sono 120, una decina in meno rispetto allo scorso autunno e 40 in meno rispetto ad un anno fa, ma pur sempre 120. Vertenze che coinvolgono circa 170mila lavoratori. Già perché è solo quando quest’ultimi si barricano in fabbrica o promuovono sit in di protesta che si accende un faro sull’economia nostrana. Ed ecco che si demonizza l’imprenditore “brutto, sporco e cattivo” che antepone i propri interessi a quelli dei dipendenti, che privilegia il fatturato al territorio. Ma qualcuno si è mai chiesto cosa costringe un industriale a lasciare la propria casa, la propria città, rinunciare a collaboratori fidati e a mani esperte? Marchi storici, imprese di famiglia, storie industriali e familiari legate a doppio filo a un materiale, a un prodotto, a un settore vengono spazzati via da costi fissi insostenibili. Tralasciando corruzione e burocrazia, ostacoli spesso proibitivi e scoraggianti soprattutto per le multinazionali che vorrebbero investire nel belpaese, avere il costo dell’energia tra i più alti del mondo e un costo del lavoro tra i più alti in Europa mette spesso fuori gioco le industrie. Due fattori che influiscono in maniere decisiva non solo sui bilanci ma sull’intera operatività e produttiva degli stabilimenti, fattori che ci lasciano ai margini del mercato. Costi fissi ed elevati che non ci permetto infatti di competere sul prezzo, facendoci perdere l’affidamento di numerose commesse per pochi centesimi e ancora non ci dà la possibilità di presentarci a numerose gare di appalto dove il discrimine prezzo la fa da padrone. Tagliati fuori da un sistema economico pensato per i “più grandi”, ci siamo costantemente rimboccati le maniche per differenziarci in quel che ci riesce meglio, le nostre eccellenze. Per lo meno, su quelle che ancora battono bandiera tricolore. Paolo Agnelli


CONTENUTI settembre 2020

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COVER STORY

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MANAGER

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L’INTERVISTA

ECONOMIA ATTUALITÀ & POLITICA

6. L’INTERVISTA Agnelli e Callioni: «Non ci poniamo limiti come Agnelli Tipiesse» 12. MEDICINA Fabiano Di Marco, competenze, team e passione. Come abbiamo affrontato il virus 18. TOP BUSINESS Electric Motors Volpi sigla un nuovo sodalizio con “Wat” 22. MANAGER Alessandro Cianciaruso, Seas una realtà da 20 milioni di euro con oltre 300 dipendenti 32. PASSAGGIO DI CONSEGNE Paolo Cianciotta il nuovo presidente dell’ANFI 36. COVER STORY Genesi AERE, Arriva da Bergamo il DPI progettato per la protezione delle vie respiratorie contro il Covid-19 by Somain Italia 44. LA PSICOLOGA La questione dell’essere 46. L’ANALISI MMT Powell e la curva di Phillips


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TOP BUSINESS

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PORSCHE 718 BOXSTER

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ANFI

STRABERGAMO

MEDICINA

EVENTI RUBRICHE

50. 54.

FINANZA Strumenti digitali STRABERGAMO Un’edizione virtuale

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CHI, DOVE E PERCHÈ

66. MOTORI • Maserati MC20 • Porsche 718 Boxster

BERGAMO ECONOMIA MAGAZINE Rivista mensile di economia attualità, costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo nr. 5 del 21/02/2013) Società editrice: Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n 24122 Bergamo Direttore responsabile: Paolo Agnelli Direttore editoriale: Francesco Legramanti

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Concessionaria pubblicità locale: Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Tel. 035 678811 - Fax 035 678895 info@bergamoeconomia.it www.bergamoeconomia.it Stampatore: CPZ SPA Costa di Mezzate (Bg) Via Landri, 37 - Tel. +39 035 681 322 Abbonamenti: Tel. 035 678811 Costo abbonamento: 25 euro per 10 mesi


Foto Sebastiano Rossi

L’INTERVISTA

Agnelli e «Non ci poniamo limiti

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Angelo Agnelli

Callioni A come Agnelli Tipiesse»

ngelo Agnelli, già presidente dell’Olimpia Pa l l avo l o Bergamo, è stato da poco eletto vicepresidente della Lega Pallavolo maschile, importante nomina per cui tutto il mondo pallavolistico bergamasco gioisce avvenuta a seguito di un altro successo di cui Angelo è stato artefice: la vittoria del trofeo di Coppa Italia di Olimpia lo scorso anno. Il neo vicepresidente ci ha aperto le porte dell’azienda di famiglia (“Pentole Agnelli” ndr.) per parlarci di questo nuovo percorso sportivo intrapreso.

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Foto Light&Magic Productions

Andrea Callioni

Angelo Agnelli, presidente dell’Agnelli Tipiesse e ora anche nuovo vicepresidente della Lega Pallavolo Serie A. Ci acconti di questa nuova esperienza. L’ex vicepresidente non è riuscito ad inscrivere la sua squadra al campionato di A2, dovendo rinunciare alla sua carica, per questo motivo, in un periodo così scomodo e delicato, mi è stato passato il testimone, accettato da me con grande orgoglio e uno spirito altamente collaborativo, in comune accordo con il vicepresidente del Consorzio per quota Superlega Stefano Fanini, in modo tale da consentire unità in una Lega unica ma con fortissime diversità. Ogni giorno si ha a che fare con società con necessità differenti, soprattutto

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a livello di budget, trovare un punto comune è veramente un compito difficile che richiede lavoro costante e grande impegno. Recentemente si è tenuto il comitato 4.0 che il nostro presidente amministratore delegato Massimo

Righi ha portato avanti in maniera integerrima ed eccellente, abbiamo lavorato con le altre Leghe, esclusa la serie A di calcio, per ottenere il nuovo decreto sulla ritenuta d’acconto per avere degli sgravi fiscali verso le sponsorizzazioni.

«L’Agnelli Tipiesse: un accordo per unire le due società, stiamo facendo le cose meglio di come avremmo potuto farle da soli»

Una nomina che arriva in un momento storico unico. Che “cambiamenti” ha portato la pandemia nel mondo dello sport? Ad ora il campionato non è ancora iniziato ma ripartirà a breve, ci sono stati problemi per capire se e come sarebbe ricominciato. Abbiamo richiesto il protocollo per allenamenti e partite così da poter tenere sotto controllo i giocatori con i test sierologici e tamponi per ricominciare in sicurezza.


e Giuseppe Carenini (presidente del Cisano ndr.), da bravi bergamaschi, ci siamo rimboccati le maniche e, nonostante i molteplici ostacoli, chiudendoci in una stanza insieme a Perego, patron della Tipiesse, e Callioni, neo vicepresidente di Olimpia, siamo riusciti a trovare un accordo per unire le due società senza mettere da parte nessuno, ciò ci ha permesso di iscriverci facendo le cose meglio di come avremmo potuto farle da soli. In un momento così buio per la nostra provincia, unire sotto un’unica stella i due grandi protagonisti della pallavolo maschile bergamasca è il segnale che la tenacia dei bergamaschi può superare ogni difficoltà. Abbiamo incominciato la preparazione il primo agosto, ad oggi sembra che il progetto funzioni e si lavori bene, ci alleniamo al palazzetto di Cisano, in questo modo abbiamo più disponibilità di orari per gestire al meglio i protocolli anti-Covid vigenti, tra cui la sanificazione.

«Sai da dove parti ma non sai dove arrivi». Abbiamo notato che il livello si è alzato ma c’è sempre una disparità nella scelta dei roster, c’è chi ha deciso di combattere per la promozione con giocatori più esperti e chi, come noi, ha puntato sui giovani, usando questo periodo per maturare ed essere più ambiziosi nel tempo. Il campionato quest’anno riserverà il blocco delle retrocessioni perché, non sapendo gli introiti economici delle società, non potevamo rischiare di far retrocedere solo a causa della crisi Covid chi ha investito per anni. Quali sono i suoi progetti futuri in qualità di presidente? In futuro mi piacerebbe dare ancora più spazio a questo sodalizio appena nato, vorrei che le due società, nel rispetto dei limiti dell’una dell’altra, crescessero insieme. Il Cisano ha anche un bellissimo settore giovanile con allenatori ed educatori competenti e con il loro aiuto e la loro esperienza, in un periodo postCovid, mi piacerebbe espandere questo progetto anche sul territorio cittadino.

«Abbiamo deciso di puntare sui giovani, usando questo campionato per maturare ed essere più ambiziosi nel tempo»

Il prossimo obiettivo è quello di riaprire i palazzetti ai tifosi, anche se per i primi tempi si dovrà giocare a porte chiuse. Ci parli dell’accordo tra Olimpia Bergamo e Pallavolo Cisano: nasce la Agnelli Tipiesse di Serie A2. Già a novembre c’è stato un incontro dove più realtà della pallavolo maschile bergamasca si sono sedute ad un tavolo per capire se era così essenziale tenere nella Lega più squadre della stessa provincia, una delle ipotesi a cui siamo convenuti era appunto la creazione di una società che potesse inglobare Olimpia e Pallavolo Cisano. Il Covid ha prodotto una crisi economica pesante, abbiamo fatto molta fatica a trovare degli sponsor ma io

Come procede invece con lo Scanzo che ha affermato di credere nel progetto ma di essere in ritardo per un accordo? Lo Scanzo fino alla fine sembrava interessato all’accordo ma all’ultimo ha deciso di non farne parte. In serie B da soli avrebbero speso più di quanto sarebbe stato fondendo la loro società con la nostra, è che qui traspare il protagonismo della squadra. Per il prossimo campionato 202021 per la Serie A2, quali sono le aspettative? Le aspettative per la serie A2 sono di gran lunga superiori a quelle che ci aspettavamo come Lega, noi non ci poniamo limiti, l’età media dei nostri giocatori è di 24 anni, molto bassa per la categoria, ciò sta ad indicare la nostra volontà di investire in un progetto giovani a lungo termine, guidato dalla maestria tecnica del connubio Graziosi - Insalata. Mi piace dire:

Abbiamo avuto il piacere di parlare anche con Andrea Callioni, presidente di Cisaf Trasporti e vicepresidente di Olimpia Pallavolo Bergamo. Quando e come è nata la sua collaborazione con la squadra? È nata da poco, quasi per caso, la scorsa stagione ho avuto modo di vedere alcune partite di questa squadra storica e già in quelle occasioni ho trovato un ambiente coinvolgente ed affiatato, parlando poi con il presidente mi si è aperta la possibilità di una partnership tra la mia azienda e l’Olimpia a cui abbiamo dato il nostro contributo. La collaborazione mi ha portato grande soddisfazione, abbiamo vinto la Coppa Italia anche se il campionato è finito prima del previsto a causa della pandemia. Con il tempo ci siamo legati

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sempre più, fino alla nomina di vicepresidente ed ora auspico di poter tornare al più presto a vedere le partite dal vivo. Cosa ne pensa della fusione tra Olimpia e Pallavolo Cisano? Angelo ha combattuto per il progetto dell’Agnelli Tipiesse al fine di rafforzare le due squadre per avere una spinta in più per il prossimo campionato ed è inoltre riuscito a mantenere i legami con i vari sponsor, abbiamo abituato i nostri tifosi ad un livello alto per cui abbiamo cercato degli ottimi giocatori tenendo conto però delle possibilità economiche e del budget concesso dalle varie partnership. Vogliamo rafforzarci sempre di più per poi arrivare tra due o tre anni a vincere, il salto è molto impegnativo, sia dal punto di vista del gioco sia da tutto ciò che ci sta dietro, per questo penso sia essenziale unire le forze e le risorse che si hanno. Cosa si aspetta da questa nuova squadra nel prossimo campionato? Le aspettative sono alte, l’anno

Bergamo vince la Del Monte® Coppa Italia Serie A2/A3

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scorso abbiamo visto una squadra vincente quindi la speranza è che Agnelli Tipiesse combatta per i primi posti della classifica. Purtroppo questo è un anno un po’ di transizione a causa del Covid, da una parte ci sono un po’ di dubbi e incertezze su come iniziare il campionato, dall’altra abbiamo un team qualificato pronto a crescere per migliorare sempre più e l’obiettivo è quello di primeggiare, visto gli importanti risultati delle prime partite amichevoli.

e rinunciando ad altre offerte più vantaggiose per rimanere un altro anno a Bergamo per dare il suo sostegno. Un rientro importante è stato Pierotti, giocatore molto valido che ritorna dalla Superlega. La squadra ha inoltre acquisito nuovi giocatori tra cui: Santangelo, lo schiacciatore d’eccellenza arrivato direttamente dalla Corea, Finoli, il nuovo alzatore argentino, e D’Amico, libero. Restano Signorelli, che da Brescia è arrivato lo scorso anno, e Milesi, protagonista della scorsa stagione. Lo staff medico invece è composto dal Dottor Mura, che controlla i giocatori dalla panchina e si occupa di tutti gli esami antiCovid della squadra, e dal Dottor Valsecchi, ortopedico d’eccellenza e responsabile medico. Ilaria De Luca

«La collaborazione mi ha portato grande soddisfazione ora spero di poter tornare a vedere le partite dal vivo»

La nuova Agnelli Tipiesse sarà guidata dal coch Gianluca Graziosi che ha una grande esperienza e in passato ha ottenuto risultati incredibili, sarà invece Nicola Gibellini il preparatore altletico. Il centrale Andrea Cargioli si è conquistato la maglia da capitano, sostenendo a pieno la fusione delle due società


Milan Bergamo Airport

SIAMO PRONTI A RIACCOGLIERVI L’Aeroporto di Milano Bergamo si è dotato di accorgimenti e misure igienico-sanitarie al fine di garantire la vostra sicurezza durante l’intera permanenza in aeroporto. Il rispetto di alcune regole, come l’obbligo di mascherina, unito all’installazione di dispositivi volti a garantire la piena igienizzazione e la sicurezza degli ambienti, ci permetterà di farvi tornare a vivere il piacere del viaggio.


Foto Antonio Milesi

MEDICINA

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Fabiano Di Marco Competenze, team e passione Come abbiamo affrontato il virus

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rofessore, l’onorificenza che ha recentemente ricevuto da Mattarella la colloca tra coloro che si sono contraddistinti nella lotta contro il Covid. Ha già avuto occasione di specificare che tale riconoscimento è maturato in un contesto tragico. Guardando in modo costruttivo a questa esperienza cosa pensa abbia insegnato a tutti noi, sia in campo medico che umano? La tragedia dell’emergenza sanitaria ha lasciato dolore, lutti e ferite aperte in tutti noi. Visto dal contesto ospedaliero, questo terribile periodo è stato un test importante della nostra capacità organizzativa, gestionale e di flessibilità a livello clinico. La gestione dell’emergenza in Ospedale è stata una parentesi di straordinario arricchimento professionale e umano. Il primo insegnamento che ne ho ricavato è che il carattere, la forza personale dei colleghi e collaboratori viene prima di tutto. Anche prima del ruolo o della posizione ricoperta nell’organigramma aziendale. Le persone devono essere

valorizzate per quello che sono capaci di esprimere, per il contributo che vogliono e che sono in grado di dare allo sforzo collettivo. Il secondo insegnamento è l’importanza del team. I singoli, con la loro sensibilità e il loro profilo possono dare un valore aggiunto, un contributo importante. Ma senza un gruppo affiatato e capace di lavorare unito non si raggiunge nessun risultato. Terzo: la capacità dei singoli e dei gruppi di rendere le idee possibili. Se qualcuno mi avesse raccontato in anticipo quello che sarebbe successo non gli avrei creduto. Ora so che la nostra volontà individuale e collettiva sa essere più forte di molte tragedie. Vuole ripercorrere la cronaca dell’inizio dell’emergenza Covid a Bergamo? Come ne siete usciti? Ci siamo attivati da subito. Il 21 febbraio a Codogno viene isolato il primo paziente risultato positivo al virus. A Bergamo abbiamo fatto una riunione e la sera stessa stavamo liberando i primi posti letto nel reparto di Malattie infettive. Dal giorno dopo è stata istituita l’Unità di Crisi e messa in funzione la prima terapia intensiva

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forse non davano troppo a vedere - stati d’ansia o preoccupazioni eccessive. Quali terapie farmacologiche vengono prestate al momento e su quali strade si sta orientando la ricerca? La terapia standard è continuamente rivista da un’equipe di infettivologi, pneumologi, rianimatori e diverse altre figure. Viene somministrato uno steroide la cui efficacia è stata dimostrata da uno studio inglese. Al Papa Giovanni lo utilizzavamo fin dai primi giorni. Utilizziamo il Remdesivir, un antivirale. Poi l’eparina e la scoagulazione nei casi di trombosi. Le terapie sperimentali fanno ricorso a farmaci antinfiammatori cosiddetti “biologici” - che hanno una funzione estremamente selettiva. In casi selezionati continuiamo ad utilizzare il plasma iperimmune. Attualmente ci sono decine di studi che stanno valutando trattamenti specifici.

Covid. Dopo una settimana avevamo già decine di pazienti. Abbiamo dovuto commutare i posti letto da convenzionali a Covid. Per fortuna avevamo già iniziato con i corsi di formazione teoricopratici e i corsi sulla vestizione/ svestizione e sul corretto uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI). Ne siamo usciti grazie al lavoro di squadra, grazie all’approvvigionamento dei materiali, dei dispositivi e dei mezzi di protezione. Grazie alla formazione, all’attività infermieristica e medica. Fondamentale è stato il reclutamento di nuovi operatori e specialisti. Preziosa la convergenza di diverse competenze, anche di campo non strettamente medico: tecnico, amministrativo, ingegneristico e così via. Devo dire che ne siamo usciti anche e

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soprattutto grazie al lockdown. Tutto il personale del Papa Giovanni era impegnato nell’emergenza Covid. A fine marzo gestivamo ormai più di 500 posti letto dedicati a questi pazienti. Senza il lockdown non ce l’avremmo fatta. Come ha vissuto Lei quel periodo così tragico? Ero completamente immerso nel mio lavoro. L’obiettivo era quello di salvare più vite possibile. Questo, devo dire, ha evitato a me e ad altri colleghi di essere travolti emotivamente da quanto ci stava succedendo. In tanti abbiamo lavorato per settimane consecutive senza sosta, tutti i giorni. In famiglia abbiamo vissuto il periodo della pandemia in un clima relativamente sereno. Anche mia moglie è medico. I nostri figli non mostravano - o

Ad oggi le polmoniti interstiziali sono quasi del tutto scomparse e la curva epidemiologica in Italia è pressoché sotto controllo. Cosa dobbiamo monitorare? Il numero dei tamponi positivi rende l’idea di quanto il virus stia circolando ma non ci permette di avere il polso sulla gravità della malattia. I numeri da tener d’occhio sono essenzialmente due: il numero dei pazienti ricoverati e soprattutto il numero di pazienti di terapia intensiva occupati. Questi due parametri ci consentono di capire se l’andamento della malattia sia davvero preoccupante. Abbiamo saputo che i pazienti che hanno contratto il Covid faticano a riprendersi e hanno problematiche che potenzialmente potrebbero cronicizzarsi. State riscontrando problematiche simili anche a Bergamo? Il nostro programma di rivalutazione dei pazienti è estremamente accurato. E’ ancora presto per trarre le prime conclusioni, che devono essere il frutto di un lavoro serio, approfondito e validato scientificamente attraverso una pubblicazione. Ma ci sono motivi per essere ragionevolmente ottimisti rispetto alle previsioni iniziali circa la

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«La pandemia ha lasciato dolore e ferite aperte. Dal punto di vista ospedaliero, la gestione dell’emergenza è stata una parentesi di straordinario arricchimento professionale e umano, ne siamo usciti grazie al lavoro di squadra»

drammaticità e la gravità degli esiti. Diverso è il discorso sull’impatto psicologico, che rileviamo in molti pazienti. Il titolo di una sua recente intervista è: “Il vaccino è la mascherina”. Ce lo può spiegare meglio? La speranza di tutti è che il vaccino possa essere la risposta. Ma non si sa con precisione quando arriverà. Fino ad allora le due armi efficaci sono la mascherina e il distanziamento sociale. Ce lo dimostra la nostra stessa esperienza. Dopo il lockdown non abbiamo visto pazienti con sintomi da Covid per diverse settimane, addirittura per alcuni mesi. Io dico sempre che la mascherina è un gesto di generosità sociale. Protegge gli altri da te. Lei è anche professore presso l’Università degli Studi di Milano. A seguito della pandemia appena accaduta, cosa trasmetterà ai suoi studenti, nonché futuri medici, d’ora in poi? Non credo che cambierà molto nei principi e nei valori che trasmetterò

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loro. Vede, la nostra professione nasce da un impulso interiore: la voglia di occuparsi degli altri. Sento spesso esponenti del mondo economico lamentarsi delle nuove generazioni, accusandole di poco spirito d’iniziativa, di scarsa forza di volontà. Devo dire che da noi è l’esatto contrario. I nostri giovani crescono già con l’orgoglio per questa professione. Non manca loro il fuoco della passione, un’enorme voglia di imparare, una straordinaria capacità di mettersi a disposizione del paziente e di aiutare i colleghi, giorno e notte. La stessa pandemia è stata una grande prova di generosità per molti di loro. Le racconto un episodio: una specializzanda della scuola di Pneumologia di Milano stava dando una mano in un Ospedale di un’altra provincia. Era tormentata dalla preoccupazione di non riuscire a dare il contributo che avrebbe voluto. Fu lei stessa, in lacrime, a chiedermi di venire qui a Bergamo. Pensa che questa tragedia ci abbia resi veramente migliori e più

collaborativi? Durante la pandemia sono migliorate tante cose. La collaborazione era qualcosa di concreto, tangibile. La burocrazia, che è da sempre un grosso problema anche a livello sanitario, era di fatto scomparsa. Tutto veniva fatto nel pieno rispetto delle regole. Nel confronto con l’era pre-Covid si era però riusciti a sfrondare il superfluo. Al primo posto c’era la necessità di curare i pazienti. Voglio sperare che gran parte di questi insegnamenti rimangano anche nel mondo postCovid. Un messaggio di ripartenza per Bergamo? Bergamo e la sua provincia sono state messe a dura prova. Fino all’arrivo del vaccino credo dobbiamo essere molto cauti, una nuova chiusura sarebbe un problema enorme dal punto di vista sociale ed economico. La città e il territorio possono e devono ripartire. Usiamo la mascherina ed il distanziamento sociale il più possibile. Solo così possiamo ripartire in sicurezza.


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Veradent Clinic S.r.l. - Direttore Sanitario: Dr. Enrico Luigi Romolotti (Bonate), Dr. Dino Chiarini (Cene), Dr. Antonino Mandracchia (Zogno) Informazione sanitaria ai sensi della legge 248 (legge Bersani) del 04/08/2006.


TOP BUSINESS

ELECTRIC MOTORS VOLPI SIGLA UN NUOVO

Foto Antonio Milesi

SODALIZIO CON “WAT”

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lectric Motors Volpi, azienda leader nel settore della vendita dei motori elettrici industriali con sede a Grassobbio, viene fondata da Francesco Volpi negli anni ‘50, poi rilevata dal nonno di Federico Cologni, attuale amministratore unico, che ha sviluppato il business aziendale negli ultimi anni. Federico, come nasce Electric Motors Volpi? Nasciamo inizialmente come riparatori di motori elettrici, e negli anni abbiamo ampliato la nostra rete commerciale non solo in Bergamo e provincia ma anche nei comuni limitrofi di Brescia e Milano. Ci occupiamo inoltre di vendita e riparazione di servomotori e motori brushless, pompe, riduttori e compressori. Inoltre collaboriamo con i massimi produttori italiani e con i nostri partner turchi. Nell’ultimo anno, guardando al presente ma con un occhio al futuro, abbiamo creato una partnership importante, diventando importatori esclusivi per l’Italia di un nuovo marchio di motori elettrici, WAT, dando un

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Federico Cologni 19


nuovo taglio alla nostra azienda: non più solo service e riparazione a livello locale, ma anche vendita e distribuzione a livello nazionale. Quali sono i punti di forza di Electric Motors Volpi? Sicuramente la velocità di consegna e il marchio WAT, oltre all’efficienza energetica dei nostri motori elettrici, tutti certificati a ridotto impatto ambientale. A ciò si aggiunge la grande disponibilità di prodotti presenti nel nostro magazzino e nella sede in Turchia, grazie alla quale possiamo garantire la pronta consegna su un numero elevatissimo di modelli. I nostri motori sono inoltre testati e certificati a livello internazionale, mentre il settore qualità è molto sviluppato ed è proprio grazie alla nostra esperienza che possiamo

«Il marchio Wat fa parte del gruppo turco Arcelik, il quale a sua volta fa parte della Holding Koc, che come fatturato annuo vale ben 29 miliardi di euro» lavorare non solo su prodotti standard ma anche su prodotti specifici, in base alla richieste della clientela. Un nostro punto di forza da non sottovalutare è anche la fitta rete di Agenti di cui disponiamo e il resto del team composto da collaboratori, reparto officina e responsabili, con un organico complessivo di 35 persone. Aspetto importante quello del risparmio energetico, caratteristica peculiare dei vostri motori. Fino a non molti anni fa, in Italia, si trovavano ancora sul mercato i motori a efficienza energetica bassa, soprattutto di importazione cinese. Noi invece puntiamo su uno standard ad alta efficienza energetica con un impatto ecologico molto ridotto e che, aspetto da non sottovalutare, reca anche un effetto benefico sui costi operativi. Attualmente la normativa Europea obbliga l’installazione sui macchinari di motori con grado

di efficienza IE3, quindi molto alta. Proprio WAT, già da 15 anni produce non solo i motori con efficienza energetica IE3 ma anche IE4 e IE5, imponendosi fortemente sul mercato. In cosa consiste il progetto WAT? Il marchio WAT fa parte del gruppo turco Arçelik, il quale a sua volta fa parte della Holding Koç, l’azienda turca più importante, che come fatturato annuo vale ben 29 miliardi di euro, con i suoi 90 mila dipendenti, già nota per i marchi di elettrodomestici Grundig e Beko (sponsor del Barcellona Calcio). Dopo i primi contatti siamo andati in Turchia e ne è nata questa collaborazione come importatori esclusivi per l’Italia del marchio, al fine di valorizzarlo e farlo conoscere nel nostro paese. È emersa l’esigenza di pianificare una strategia commerciale allargata al territorio nazionale ed è qui che entra in gioco Massimiliano Moschini, Direttore Commerciale,

che nutre un lungo sodalizio con la famiglia Cologni e che ha introdotto un cambio di strategia, allargando il mercato a tutta l’Italia grazie a questo business nascente. Siamo così partiti col creare una rete di Agenti su tutta l’Italia, veri professionisti del settore dei motori elettrici. In questi 12 mesi si è intensificato il legame con i partner turchi che, oltre a credere molto in questa collaborazione, ci hanno aiutato nell’allestimento di fiere nazionali affini al settore dei motori elettrici industriali, in cui dare maggior risalto al marchio WAT. Che tipo di approccio volete avere al mercato? Sicuramente un approccio che è un’evoluzione rispetto al mercato tradizionale dei motori elettrici. La nostra strategia è quella di operare su quattro canali: fornire le grosse industrie costruttrici di macchinari, la distribuzione elettromeccanica e il cliente finale. Un nuovo canale


legato alla comunicazione proprio perché ci teniamo ai nostri clienti e cerchiamo di dare loro sempre il meglio che possiamo offrire. Ad esempio utilizziamo un sistema di mailing-list per interfacciarci con loro. Utilizziamo strategie comunicative efficaci per informare la clientela sulle novità legate ai prodotti e ai servizi che offriamo, facendo attenzione a non essere troppo insistenti, ma informando e trasmettendo materiale periodicamente. Sempre poi in condivisione con il mio team, abbiamo posizionato l’immagine della società a un livello più alto. È stato rifatto completamente il sito web affidandoci a un’agenzia di marketing che ci supporta anche nella comunicazione specifica sui social, cosa che ci dà sicuramente una marcia in più distinguendoci dalla concorrenza a livello nazionale. Daniela Picciolo

che si sta aprendo è quello rivolto alla distribuzione di materiale elettrico, settore che fino a qualche tempo fa risultava impensabile perché i nostri prodotti allora non facevano parte di quel tipo di core business.

Abbiamo inoltre approfittato del tempo a disposizione dato dal lockdown per curare l’aspetto legato alla comunicazione, come i social, la creazione di newsletter e aggiornando il nostro sito aziendale.

Come avete affrontato il periodo del lockdown? Abbiamo sempre lavorato con il service avendo parecchi clienti della filiera essenziale anche se è stato sicuramente un periodo molto difficile come del resto lo è stato per tutta l’economia italiana. Nonostante ciò abbiamo continuato a mantenere vivi i rapporti con i nostri partner e clienti, sfruttando ciò che la tecnologia fortunatamente ci permette di fare. Questo è servito soprattutto per tenere alta la nostra immagine aziendale. Grazie alle videoconferenze abbiamo continuato a mantenere i rapporti con la sede in Turchia e soprattutto con gli Agenti e i nostri clienti.

Come azienda avete una grande attenzione verso il cliente, ci può spiegare meglio questo aspetto? Devo dire che ho spinto molto sull’aspetto

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MANAGER

ALESSANDRO CIANCIARUSO

SEAS

Una realtà da 20 milioni di euro di fatturato che dà lavoro a oltre 300 dipendenti e ne assume costantemente di nuovi

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n passato nell’aviazione italiana come tecnico manutentore, poi la voglia di sperimentare qualcosa che gli appartenesse. Ha del miracoloso l’avventura di Alessandro Cianciaruso, creatore e responsabile, insieme a Herbert Milligan, di Seas Italia, partner unico di Ryanair nella gestione della sicurezza a terra e sugli aeromobili. Partita praticamente da zero, Seas è oggi una realtà che dà lavoro a oltre 300 dipendenti e ne assume costantemente di nuovi, grazie a un innovativo protocollo formativo che ha il suo centro nevralgico nell’accademia Seas di Verona. Abbiamo incontrato Alessandro Cianciaruso per farci raccontare come è riuscito ad arrivare a un simile risultato.

Ryanair mi ha proposto di occuparmi anche delle altre basi in Italia. All’epoca, la parte manutentiva di Ryanair era affidata a una società inglese, il cui operato spettava a me sorvegliare. Questa branch britannica, però, di fatto non aveva nessuno in Italia, quindi spesso accadeva che affidassero a me alcuni compiti, come ad esempio la gestione dei rapporti con le banche e i professionisti, o la contrattualistica. Avevo dunque sott’occhio l’esatta situazione manageriale di entrambe, e da lì è nata l’idea di mettermi in proprio. Ho presentato il progetto a Dublino, che mi ha dato fiducia, ho seguito un master di un anno in gestione aziendale, e infine siamo partiti da Roma Ciampino e siamo arrivati ai numeri attuali, 300 dipendenti e 20 milioni di euro di fatturato, cosa che mai avrei creduto.

Come è nata l’idea di Seas, e successivamente la partnership con Ryanair? Diciamo che è nata all’inverso, ovvero prima è nata la partnership con Ryanair e successivamente si è sviluppata l’idea aziendale. Io vengo da un’esperienza pluriennale come tecnico manutentore nell’aeronautica italiana con AirOne. A un certo punto, per provare esperienze diverse all’estero, ho deciso di provare a contattare Ryanair che in quel periodo cercava personale tecnico per la sede di Dublino. Così ho fatto una scelta di vita e insieme alla mia famiglia mi sono trasferito in Irlanda. Qualche anno dopo, ero ancora l’unico dipendente italiano, vista l’espansione della compagnia, Ryanair mi ha chiesto se volessi tornare in Italia per occuparmi della base manutentiva di Orio. All’epoca non avevo esperienza manageriale, di cui però si è occupata la compagnia stessa di fornirmi la formazione, e così è iniziata questa nuova avventura di alcuni mesi. Dopodiché, soddisfatta del mio lavoro,

Orio al serio è una buona base per lavorare dal punto di vista della sicurezza? Essendo una base fondamentale per Ryanair, l’unica in Italia in cui la compagnia ha deciso di investire, e considerato che i numeri e le attività che facciamo a Bergamo non sono poi tanto lontani da quelli della base di Dublino, direi che è indubbia la sua importanza. Vero è che ciò è stato possibile anche perché l’aeroporto stesso è cresciuto grazie a Ryanair, e quindi ci supporta in tutto, essendo la sua visione totalmente in linea con quella del cliente. Si è creata una felicissima


23 Foto Antonio Milesi


combinazione. Dal punto di vista della sicurezza interna e degli aeromobili, Orio non è diversa dagli standard di qualsiasi aeroporto internazionale a prescindere dalle dimensioni. E comunque, Ryanair è una compagnia che pretende il massimo per la sicurezza sia dei lavoratori che dei passeggeri.

scelta è stata quella che oggi ci ha consentito di essere quello che siamo. Altre realtà simili alla nostra sono andate incontro al fallimento, con Ryanair questo rischio non esiste in quanto si tratta di un’azienda della massima affidabilità. Cosa succederà in futuro non è dato sapere, ma

«Nel periodo del Covid, siamo riusciti, fra grandi sacrifici a garantire lo stipendio a tutti. Glielo dobbiamo, i dipendenti sono la ricchezza di un’azienda» Oltre a Ryanair quali altre compagnie considerereste per una partnership? Detto sinceramente, non abbiamo avuto neanche il tempo di pensarci. Molti ci hanno criticato per la scelta di dedicarci esclusivamente ad un singolo cliente, ma devo anche riconoscere che questa 24

posso dire che il Covid è stato per l’aviazione civile la safety car del Gran Premio. Perché dico questo? Perché ha azzerato le distanze tra le varie compagnie e aziende collegate, quindi siamo tutti alla pari. La lenta ripartenza avverrà dalla stessa posizione per tutti, e la crescita dipenderà dalle singole

capacità e dall’abilità nel creare sinergie. E io, personalmente, sono uno che preferisce fare squadra che comandare, purché il fare squadra veda la partecipazione di realtà solide e serie, che mettano al primo posto la stabilità aziendale e la sicurezza, anche economica, dei lavoratori. Avete maturato grande esperienza in particolare sul 737, una delle macchine più utilizzate al mondo. Devo dire che abbiamo preso il meglio da altre realtà. La nostra capability aziendale dipende dal fatto che abbiamo fatto affidamento sui migliori professionisti. Da quando Ryanair è entrata nel mondo Lauda, ci stiamo specializzando anche sugli Airbus. Per questo dico che vale la pena fare sinergia, pur avendo sempre ben presente la stabilità dell’azienda. Avete creato anche una vera e propria Accademia per la formazione dei vostri tecnici. Continua a pagina 26



Esatto, nel 2018 a Verona. Fare il tecnico non è un lavoro facile, e si è evoluto nel tempo, quindi occorre selezione. Al tempo stesso, avevamo necessariamente bisogno di forza lavoro per crescere, e l’unica soluzione era creare un’accademia gestita personalmente da noi, che mettesse sul mercato 40 tecnici all’anno con tutte le certificazioni più aggiornate. Dopo due anni di corso teorico gli studenti vengono assunti direttamente presso di noi, garantendo la formazione pratica, il mantenimento dei nostri standard, e creando occupazione per i giovani. Nessun altro corso professionale garantisce un’assunzione sicura. Recentemente abbiamo iniziato a tenere dei corsi anche in Sicilia. Al momento i numeri non consentono la partenza di un corso a Bergamo, ma in futuro, chissà. L’Istituto Aeronautico locale al momento è ancora molto focalizzato sui piloti e sul settore militare. Non escludo che in futuro si possano creare sinergie su altre figure professionali che girano intorno all’aviazione. 26

Le prospettive di lavoro in questo settore sono buone? Il solo fatto di avere un’Accademia esplicitamente preposta alla formazione dei nostri tecnici, penso renda l’idea di quanto questo settore possa ancora espandersi e crescere in futuro. Noi come Seas cerchiamo di garantire il massimo

«Ryanair è una compagnia che pretende il massimo per la sicurezza» ai nostri dipendenti, proprio a partire dalla fase di formazione. La nostra ricchezza sono i nostri dipendenti, e anche nei momenti di difficoltà sono loro che vanno tutelati. Nel periodo del Covid, siamo riusciti, fra grandi sacrifici a garantire lo stipendio a tutti. Glielo dobbiamo, i dipendenti sono la ricchezza di un’azienda. Siamo stati

tra i primi a emettere un protocollo COVID. Non ho dormito per notti intere per trovare una soluzione al problema, che allora non si sapeva quanto sarebbe durato. Nessuno dei nostri concorrenti ha fatto lo stesso. Ad esempio, siamo riusciti a creare una turnazione tale che nessuna delle squadre si incontrasse, in modo che se ci fosse stato un contagio sarebbe rimasto all’interno della singola squadra, e abbiamo concentrato gli aerei su 4 scali principali. I vostri progetti per il futuro? Sicuramente espandere la nostra Accademia, possibilmente anche a Bergamo. Sarebbe il massimo, e sarebbe coerente con quanto stiamo facendo. Ovviamente, ci tengo a consolidare quanto già esiste dal punto di vista tecnico, quello che come Seas abbiamo costruito. Infine, vorrei continuare a stringere alleanze per poter puntare anche ad altre compagnie. Arianna Mossali




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IL CORSO

Fra.Mar e UNIBG, formazione in Cleaning Management ha realizzato un’intuizione di grande rilevanza». Remo Morzenti Pellegrini, Rettore dell’Università di Bergamo, ha affermato: «Nel progetto è condensata la volontà di valorizzare con un percorso formativo unico in Italia un

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ercoledì 23 settembre presso la prestigiosa sede dell’I.Lab Italcementi al Kilometro Rosso sono stati consegnati gli attestati di partecipazione ai diplomati del primo corso di alta formazione in Cleaning Management, frutto di un’idea di Fra.Mar e organizzato dall’Università degli Studi di Bergamo. Il percorso è iniziato prima della pandemia, ma l’azienda

Giuseppe Remuzzi

aveva già intuito ciò che la crisi Covid-19 ha confermato, cioè l’importanza della pulizia, della sanificazione e della manutenzione nella nostra quotidianità. Roberto Callieri, Amministratore Delegato di Italcementi ha esordito: «Il corso

complessità delle infrastrutture del trasporto si confronta con le esigenze di pulizia» spiega Emilio Bellingardi, Direttore Generale di Sacbo. Secondo Massimo Giupponi, Direttore Generale di ATS Bergamo: «L’intuizione di questo corso è un segnale importante per tutti. Quello che è successo riposiziona il vostro lavoro nel mondo del lavoro e delle relazioni sociali». «Pulizia per l’industria

Remo Morzenti Pellegrini

intero settore». Sottolinea in seguito il Direttore dell’Istituto Mario Negri Giuseppe Remuzzi: «Nell’emergenza si è colta pienamente l’importanza di questo settore». Francesco Maffeis, Presidente di Fra.Mar, rimarca: «Per noi che abbiamo ideato questa avventura oggi si chiude un cerchio. Tante persone credono nel nostro lavoro e ci stiamo sforzando per far sì che il nostro settore abbia una reputazione migliore. Facciamo un lavoro semplice e umile ma con grande professionalità». Aggiunge Stefania Verrienti, Segretario Generale Afidamp: «Pulizia è sinonimo di prevenzione e dunque di sicurezza. Nell’emergenza sono emerse anche sedicenti imprese che hanno fatto danno: invece, non si può improvvisare». «Abbiamo vissuto sulla pelle l’importanza delle aziende di questo settore: la

Massimo Giupponi

vuol dire anche manutenzione» è l’opinione di Gian Giacomo Caldara, Direttore Generale di Siad. In seguito, Luca Perico, ricercatore del Mario Negri, rimarca: «La ricerca soprattutto in questa emergenza non ha mai potuto fermarsi: se abbiamo continuato a lavorare nelle condizioni di maggior sicurezza è anche grazie alle imprese di questo settore». Conclude il Prorettore dell’Università di Bergamo e Direttore del corso Sergio Cavalieri con le seguenti parole: «Ci vuole managerialità anche in questo settore e i risultati di questo corso di specializzazione testimoniano come il territorio possa essere coinvolto in maniera virtuosa».


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Foto Antonio Milesi

Paolo Cianciotta

PASSAGGIO DI CONSEGNE Paolo Cianciotta il nuovo presidente dell’ANFI

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ambio ai vertici dell’associazione orobica che riunisce i militari, in servizio ed in congedo, della Guardia di Finanza. Da gennaio 2020, il nuovo Presidente della Sezione di Bergamo dell’A.N.F.I. è il Tenente Colonnello, della riserva di complemento, dottor Paolo Cianciotta. Il dottor Cianciotta, è strettamente legato al territorio bergamasco. Entrato all’Accademia del Corpo nel 1985, è stato tra i primi allievi a frequentare l’Istituto militare, a suo tempo appena trasferitosi da Roma a Bergamo. Durante la sua

ultradecennale carriera nel Corpo, è poi tornato presso l’istituto di via Statuto, con incarichi di direzione dell’ufficio preposto ai programmi formativi degli allievi ufficiali, con funzioni di coordinamento con le Università, chiamate a concorrere alla formazione degli stessi. Al termine di una carriera articolata attraverso svariati e poliedrici incarichi di servizio, che lo hanno visto operare in attività di polizia giudiziaria nella Palermo dei “Vespri siciliani”, o come comandante di reparti territoriali di polizia tributaria a Genova, e Biella, e presso strutture investigative di elevato livello, quali la Direzione Investigativa

Antimafia di Milano, lasciato il Corpo, è tornato a Bergamo, per dirigere la Polizia locale cittadina. Attualmente, svolge attività da libero professionista nel settore della consulenza aziendale, presso un noto studio legale di Bergamo. L’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia (A.N.F.I.) è un ente morale senza fine di lucro, posto sotto la tutela e la vigilanza del Ministro dell’Economia e delle Finanze, che la attua per mezzo del Comandante Generale del Corpo della Guardia di Finanza, gli scopi sociali propri. In analogia alle altre associazioni combattentistiche e d’Arma, il precipuo scopo dell’associazione Continua a pagina 34


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è quello di promuovere e cementare l’unione tra tutti i militari in servizio ed in congedo della Guardia di Finanza, mantenendo vive le tradizioni del Corpo e dei valori ad esso afferenti. Con sempre maggior frequenza, l’associazione è chiamata a svolgere, sull’intero territorio nazionale, attività di volontariato, volte al superamento di difficoltà morali e materiali della collettività e concorrere alle attività di protezione civile collaborando con le Istituzioni Statuali e/o territoriali, in aderenza alla specificità delle esperienze acquisite in servizio. Sulla specificità dell’incarico, conseguente all’elezione che lo ha portato alla carica rivestita, il Presidente Cianciotta ha dichiarato: «Per coloro che hanno militato, con particolare vocazione, in sodalizi professionali, fortemente improntati ad impegno e valori etici, propri di una deontologia identitaria, il senso di appartenenza, ovviamente, permane anche dopo il servizio così detto attivo. Pertanto, mi sento onorato del prestigio e della fiducia che tanti colleghi mi hanno conferito e sento il peso della responsabilità di riuscire a mantenere sempre elevato e costante, quel l’impegno che l’associazione, in Bergamo,

ha saputo fino ad oggi garantire, in termini di assistenza e sostegno ai soci ed in espressioni di solidarietà verso la civile comunità cittadina. Le associazioni d’Arma, oggi, nella necessità di continuo adeguamento alle istanze della società moderna, avvertono sempre più l’indirizzo a conformarsi massimamente alle esigenze del tessuto collettivo del territorio in cui operano. Per questo motivo, pur nell’ottica di mantenere vive le peculiari funzioni di solidarietà interna al Corpo, sempre maggiori sono le attenzioni che vengono rivolte ad iniziative di supporto morale e contingente alla nostra civile convivenza. Recentemente, anche in occasione dei tristi momenti di inizio anno, l’Anfi di Bergamo ha contribuito a regalare all’ospedale Papa Giovanni XXIII, materiale sanitario per emergenza Covid-19. Da sempre e per il prossimo futuro, la Sezione sarà progressivamente più impegnata in attività di protezione civile e di attenzione alla collettività. Questo, ritengo sia oggi il giusto spirito di servizio di questa Associazione, in supporto esterno, all’attività d’Istituto demandata al Corpo della Guardia di Finanza».

Il Presidente Cianciotta con il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen. C.A. Giuseppe Zafarana, in visita istituzionale a Bergamo 34



Foto Light&Magic Productions

COVER STORY

Da sinistra: Simone, Franco e Roberto Cornali 36

GENESI


Arriva da Bergamo il DPI progettato per la protezione delle vie respiratorie contro il Covid-19 by Somain Italia

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n’azienda di riferimento nel panorama italiano per la messa in sicurezza di lavori in quota e in ambienti confinati. La famiglia Cornali ci presenta il nuovo DPI AERE, Simone Cornali Presidente di Somain Italia ci racconta come l’azienda ha reagito a un momento senza precedenti.

Come è nata l’idea di un Dispositivo di Protezione Individuale specifico per il Covid? S.C. Durante il lockdown siamo sempre rimasti aperti. Abbiamo in pochissimo tempo attivato lo smart working per le funzioni aziendali che potevano lavorare a distanza e fermato solo i reparti di manutenzione e produzione, attivando e anticipando la cassa integrazione. Ci siamo adattati ma ci siamo resi conto che nessuno era preparato ad un’emergenza simile. Anche noi, come gran parte delle famiglie italiane, ci sentivamo in video chiamata ogni sera ed è proprio in questa situazione che ho maturato pian piano l’idea di integrare la nostra produzione con le semimaschere filtranti per la protezione delle vie respiratorie. Nonostante la distanza sono riuscito a trasmettere l’importanza del progetto, che è stato subito accolto con entusiasmo. Era ciò di cui avevo bisogno, il sostegno della famiglia per affrontare uniti questo nuovo obbiettivo. Le mascherine si reperivano con molta fatica, e questo ha aperto la strada a importazioni di prodotti con certificazioni non sempre chiare e trasparenti. Per questo abbiamo deciso di fare un investimento importante, ampliando la nostra gamma, dando sostegno al reperimento di semimaschere sul territorio nazionale. Inoltre, è un prodotto completamente Made in Italy che ci permette di far fronte all’esigenza di proteggere le vie respiratorie da Covid-19 nell’ambiente lavorativo e non solo, rimanendo indipendenti da importazioni. Vogliamo offrire, anche ai privati, lo stesso grado di protezione che ha una semimaschera filtrante professionale ma con un confort adatto all’uso quotidiano. Attualmente la situazione è confusa, le informazioni sono spesso contrastanti, si trovano:

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«Abbiamo progettato un DPI sicuro, certificato secondo il Regolamento dei DPI, Made in Italy, specifico per la potezione da Covid-19 e marcato CE0068» mascherine di comunità, ovvero quelle in tessuti fantasia, prive di qualsiasi certificazione; mascherine chirurgiche che non proteggono chi le indossa e i Dispositivi di protezione individuale che nascono per tutelare i lavoratori in ambito respiratorio ostile, quindi non sono pensate per un utente che deve indossarle per lunghi periodi senza esservi abituato. La nostra semimaschera filtrante si colloca nell’ultima categoria ma, essendo nata specificatamente per la protezione da Covid-19, è progettata per essere sicura ma confortevole e indossabile anche da chi non è avvezzo all’uso dei DPI. La protezione offerta da Aere per il Covid è equivalente a quella di un FFP2 definito nella EN149:2001+A1:2009 Essere il braccio che salva la vita delle persone. Il valore che contraddistingue l’operato di Somain Italia si è mostrato forte anche di fronte all’emergenza. il Covid ha colpito duro la totalità delle aziende italiane e il cuore del territorio bergamasco, ma questo non ha impedito a Somain Italia, guidata da Simone Cornali, di continuare a pensare oltre: ha studiato e progettato AERE, la semimaschera filtrante

specifica per la protezione da Covid, interamente Made in Italy e certificata secondo il Regolamento dei DPI in vigore in Europa. Somain Italia si prepara a rafforzare il suo già solido business sui mercati europei e internazionali.

Somain Italia ha studiato e progettato AERE, la semimaschera filtrante specifica per la protezione da Covid, interamente made in Italy» La lungimirante azienda bergamasca opera da oltre 15 anni nel settore della sicurezza sul lavoro e in particolare nella protezione degli operatori che lavorano in quota o all’interno degli ambienti confinati.

Simone Cornali racconta: nei primi anni il nostro lavoro riguardava principalmente la messa in sicurezza degli edifici residenziali, per permettere l’accesso ai tetti a professionisti e a manutentori che dovevano lavorare in quota. Abbiamo iniziato in provincia nel 2006 e già nel 2011, con l’inaugurazione della sede attuale, abbiamo confermato l’intento di crescere e diventare punto di riferimento sul territorio nazionale. Da allora, lavorando con visione, impegno e determinazione, siamo passati da 20 a 54 dipendenti, diventando leader di settore in Italia. Nel 2014 abbiamo deciso di intraprendere un percorso di internazionalizzazione e ci siamo concentrati maggiormente sul settore industriale e sui luoghi di interesse culturale; specializzandoci inoltre sulle soluzioni per la sicurezza in ambienti confinati e/o sospetti di inquinamento, ossia, vasche, silos, cisterne e affini. Il nostro punto di forza è accompagnare ii clienti e seguirli con un servizio completo, garantendo sopralluoghi, affiancamento, soluzioni studiate ad hoc e formazione, fondamentale per permettere l’utilizzo corretto delle soluzioni proposte.


in occasione del recente test di ingresso a medicina, per tutelare quei giovani ragazzi il cui sogno assomiglia al nostro, proteggere la vita delle persone.

Materie prime completamente italiane

Parte interna, a contatto con il viso, non esposta

Imbustate singolarmente

Media filtrante a 5 strati

Cosa si aspetta da questo nuovo progetto? S.C. Ci sono sul mercato ancora tante mascherine di importazione KN95 immesse a volte in modo non completamente cristallino. Noi, nel frattempo, stiamo lavorando a completare la nostra gamma, che non può e non deve essere limitata all’emergenza Covid ma deve garantire una protezione anche per le comuni situazioni di lavoro in cui è richiesta una protezione delle vie respiratorie da polveri, fumi e inquinanti.

Questo progetto ci porterà a breve a lavorare su tre turni e quindi ad ampliare il nostro personale e a creare posti di lavoro. Siamo fermi nel sostenere il made in Italy e non vediamo l’ora di presentare questo nostro dispositivo attraverso i canali principali, garantendo a tutti la possibilità di proteggersi tramite una distribuzione capillare ed evitando speculazioni. Orgogliosi sostenitori della sicurezza abbiamo donato le semimaschere all’Università degli Studi di Bergamo

Lo sviluppo di un prodotto seguendo le normative europee. Uno step importante e obbligato per la produzione della nostra semimaschera filtrante è stato la certificazione secondo il Regolamento (UE) 2016/425 sui Dispositivi di Protezione Individuale. Abbiamo progettato e testato le nostre AERE in base al documento tecnico PPE-R/02.075 versione 2 redatto su input della Comunità Europea specificatamente per stabilire i requisiti fondamentali per certificare un dispositivo in grado di proteggere le vie respiratorie dal Covid. Siamo arrivati ad un prodotto estremamente performante e dal comfort superiore rispetto alle tradizionali semimaschere filtranti. Cosa differenzia AERE dalle mascherine attualmente sul mercato? Intervengono Enzo Cortinovis e Barbara Ventura, responsabili tecnici della progettazione e della certificazione di AERE. Aere nasce dalla volontà di creare un dispositivo di protezione delle vie respiratorie estremamente protettivo e confortevole e parte da una ricerca capillare di materie prime performanti e rigorosamente prodotte in Italia per evitare di rimanere bloccati in caso di ulteriore emergenza. Particolarmente rilevante è il fatto che la nostra semimaschera filtrante sia assolutamente protetta dalla contaminazione rispetto all’ambiente circostante. L’intero processo produttivo e il confezionamento avviene senza che alcun operatore venga in contatto con il materiale filtrante e ciascuna semimaschera è confezionata singolarmente in bustina di polipropilene sulla quale sono stampate le istruzioni d’uso. Inoltre, la parte interna, che viene a contatto con naso e bocca, è ulteriormente protetta da una lieve saldatura che deve essere aperta direttamente dall’operatore garantendo la non contaminazione prima dell’uso. Aere è nata in un periodo particolare in cui l’attenzione alle condizioni igieniche non poteva essere trascurata. In fase di certificazione sono stati attentamente testati e verificati dall’Organismo Notificato, secondo i criteri del documento tecnico applicabile, i parametri di respirabilità

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del dispositivo, il tenore di anidride carbonica residua, l’efficienza filtrante con aerosol di cloruro di sodio e le performance pratiche relative al comfort e alla protezione offerta. Essendo AERE un DPI di terza categoria, il rispetto dei requisiti essenziali del Regolamento, verificati e certificati dall’Organismo Notificato che sovrintende anche il controllo della produzione, consente l’applicazione al DPI della marcatura CE 0068. AERE è la capostipite di una serie di respiratori, FFP1 FFP2 FFP3 con e senza valvola, destinati alla protezione personale delle vie respiratorie da rischi generici a cui sono soggetti i lavoratori che operano in ambienti contaminati da aerosol e polveri il cui iter di progettazione è già in fase avanzata (EN149:2001+A1:2009). Per rendere sempre più efficace la progettazione e produrre dispositivi sempre più confortevoli e adatti alle più svariate forme di viso ci siamo dotati di uno strumento Portacount, in grado di eseguire il Fit Test quantitativo, che ci permetterà di verificare l’effettiva protezione offerta dai nostri respiratori su ogni singolo operatore.

Una scelta dunque di visione a lungo termine, che contempla quindi un futuro rientro alla normalità. (Andrea Bolpagni, direttore commerciale) La scelta di questo ampliamento di gamma ci consentirà di raggiungere e migliorare la nostra presenza in mercati dove siamo presenti marginalmente. Abbiamo coinvolto alcuni partner storici già addentro alla commercializzazione, è nostra abitudine coinvolgerli in ogni nuova opportunità di business che creiamo, abbiamo ben chiaro il nostro obiettivo: ampliare la rete distributiva sul mercato nazionale ed europeo dialogando con le più grandi realtà del settore, distinguendoci su questo mercato con un prodotto unico come la semimaschera filtrante AERE. Ci rende orgogliosi il fatto di aver prodotto, in un territorio martoriato dal Covid come il nostro, un prodotto specifico, ergonomico e confortevole, mettendo in campo solo ed esclusivamente competenze italiane. I progetti futuri, non solo semimaschere Simone Cornali conclude: sono tre i progetti ai quali stavamo già lavorando, naturalmente il covid-19 ci ha temporaneamente fermato, ora

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«Ci rende orgogliosi il fatto di aver prodotto, in un territorio martoriato dal Covid come il nostro, un prodotto specifico, più che certificato, ergonomico e confortevole, a prezzo accessibile» Processo produttivo completamente automatizzato

l’obbiettivo è riprenderli e portarli a termine. A gennaio il nostro progetto di internazionalizzazione si è esteso oltre l’Europa e siamo arrivati fino in Canada, dove abbiamo ufficialmente aperto una sede per la produzione dei nostri sistemi anticaduta. Nel 2019 abbiamo partecipato alla fiera A+A di Dusseldorf, il maggiore evento di settore presentando in grande stile, per la prima volta sulla scena internazionale, la nostra gamma completa e riscuotendo un grandissimo successo. Nel 2021 la nostra gamma sarà ancora più ricca! In

Toscana, dove abbiamo ritirato un’area industriale dismessa, siamo a capo di una cordata imprenditoriale che creerà nuovi posti di lavoro, grazie a un filo diretto con Enel e Regione Toscana. Come nel nostro DNA guardiamo sempre avanti e lavoriamo sodo per migliorarci continuamente nonostante questo momento di incertezza. Guardiamo al futuro con ottimismo e determinazione con chiara in mente la nostra mission: essere il braccio che salva la vita e protegge i sogni di chi lavora. www.aeremask.it


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Ghibli Hybrid: Consumo di carburante in ciclo combinato min – max (l/100km) 8.5-9.6; emissioni di CO2 in ciclo combinato min – max (g/km) 192-216. I valori indicativi relativi al consumo di carburante e all’emissione di CO2 sono da considerarsi preliminari. I valori definitivi saranno presto disponibili presso le Concessionarie Ufficiali o sul sito www.maserati.com.


SCIENZA & TECNOLOGIA

#ECOGEOISAPR

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egli ultimi anni lo sviluppo dei SAPR (comunemente detti DRONI) hanno permesso di utilizzare questi mezzi nei più svariati ambiti, dall’agricoltura di precisione, alla sicurezza e controllo del territorio, alla ricerca di persone disperse tramite i nostri Vigili del Fuoco e la Protezione Civile, all’ispezioni infrastrutturali ed ora alla medicina.

Con l’arrivo del Coronavirus in Europa e anche in Italia si stanno iniziando ad impiegare i droni per analoghi scopi ad esempio (un drone dotato di altoparlante per volare in vicinanza delle persone e case avvisandole tramite messaggi vocali di stare dentro casa). Sapr con camere termiche, in Cina e in Spagna vengono usati

I droni sono piccoli aeromobili radiocomandati con capacità di volo autonomo, che possono trasportare una vasta gamma di sensori. Grazie alla loro flessibilità di utilizzo e alla velocità con cui possono spaziare aree relativamente vaste a quote ridotte, forniscono la capacità di analizzare vari aspetti della natura che ci circonda da un punto di vista privilegiato per ottenere dati più accurati e completi. I Droni potrebbero contribuire alla lotta contro il Covid-19, infatti, possono essere dotati di contenitori per il trasporto di medicinali e tamponi.

per spruzzare disinfettante per combattere la pandemia ed in tempo reale controllano anche le zone e le persone. Possono essere programmati tramite SDK, hanno una marcia in più che dipende dalle capacità degli sviluppatori di realizzare soluzioni mirate e personalizzate come nel

caso di conte in automatico del bestiame in aeree dense. Droni con Lidar a bordo è un’altra soluzione che oggi permette di volare e produrre nuvole di punti geo-referenziate di alta qualità, dai rilievi effettuati con il Lidar che a seconda della configurazione può essere installato sui droni, sui veicoli terrestri e anche portato a spalla. In ultimo l’osservatorio Droni del politecnico di Milano ha dichiarato che in Italia, il settore professionale, vale 100 milioni di euro con 650 aziende che ad oggi utilizzano i Sapr. Tra produttori di beni e fornitori di servizi, le aziende del settore sono circa 700 e hanno sede nel Nord Italia soprattutto in Lombardia 20%, Lazio 10%, Emilia-Romagna 8%. Notizia di settembre è diventato anche americano autorizzato APR per la consegna pacchi.

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A cura di Diego Marsetti, Ecogeo srl, Bergamo


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LA PSICOLOGA

Foto Fabio Toschi

La questione dell’essere

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arissimi lettori, mi è parso appropriato stavolta parlarvi della bellezza, per lo meno provarci e avvicinarci insieme a ciò che ognuno di noi pensa e desidera che sia la bellezza. Ho considerato la ripresa di molte attività, dopo questo periodo di chiusura forzata e ho preso in considerazione i giovani, sì, proprio loro, nostra speranza di continuazione generazionale e culturale. Siamo esseri umani e sappiamo “essere” o “apparire”, è una scelta! La questione dei singoli può divenire però di interesse generale. Mi sono soffermata sulle condizioni attuali, su come vivono o come pensano di poter vivere, oggi, i giovani, cosa desiderano, di cosa è fatta la loro giornata, il loro futuro. Vorrei affrontare seppur sommariamente le principali problematiche che li attanaglia, che li rende omologati, li fa sentire liberi o illusi

di tale desiderabile sogno. Alcuni di loro vivono la scuola privandosi del piacere di apprendere, poiché ritengono che studiare sia passato di moda e comunque richiede tempo e qualche sacrificio, preferiscono alienarsi in qualcosa che possa essere comune con qualche loro simile e fare di questo “status” una condizione favorita e di superiorità. Fanno della loro limitazione un punto di forza e si impongono a volte con la violenza per primeggiare. Si può pensare a loro come persone che vivono nella bellezza? Vederli persi in qualcosa che neppure loro sanno ben definire, ma li fa sentire adeguati e uguali ad altri che come loro hanno scelto di “apparire”. Capire il perché di “questa scelta” è fondamentale. Altri invece vivono il periodo dell’insegnamento come un dovere e quindi non lo fanno per loro stessi, ma per portare a casa dei risultati attesi, per dimostrare, per convincersi di essere bravi. E poi ci sono loro, quella manciata di ragazzi che vanno a scuola per il piacere di conoscere, per approfondire, per appassionarsi a ciò che li incuriosisce e poter un giorno, chissà, realizzare un progetto. Loro vengono presi per strani, guardati come anormali, il

più delle volte derisi e se ascoltano musica classica o leggono libri diventano assolutamente da isolare. Mi sovviene alla mente l’uomo del mito della caverna di Platone, che quando riuscì a liberarsi delle catene e poter uscire fuori, capì che quelle che prima scorgeva dall’interno erano solo ombre, mentre ora aveva potuto vedere le cose vere esterne coi propri occhi e capire cosa fossero; quando volle condividere la scoperta coi suoi compagni schiavi, quelli lo schernirono e si sentirono uguali tra loro e diversi da colui che aveva tentato di spiegare loro la realtà. I giovani si incatenano a dei modelli, a delle cose che pensano essere belle per sentirsi come tutti. La bellezza è sicuramente soggettiva, ma non può essere adattata e sicuramente spazia in ogni dove e ne restiamo rapiti. La bellezza rassomiglia alla purezza e dunque non ha scopi, è sensazione. Ma la bellezza richiede determinate condizioni che sono misura di bene, armonia e bontà. E queste condizioni qualcuno le ritiene inutili, raggirabili, superabili. Qualcuno, che ignora che la bellezza è legata alla felicità. Ognuno di noi possiede bellezza, purtroppo non è sempre a noi visibile e finiamo per perderla se non

costruiamo l’essere che ci appartiene e ci dedichiamo invece all’apparire. Fondamentale è la relazione che riusciamo ad intraprendere con gli altri, sin dalla nascita, relazione che rivaluti però il bello ed il buono, ed ecco che si comincia dalla famiglia, per continuare nelle scuole e finire nella società. Chi diventeranno i nostri giovani? Quali modelli prenderanno in considerazione? Quali responsabilità sentiamo di poterci addossare per questo tipo di evoluzione che il mondo ha avuto e sta avendo? Siamo sicuramente tutti coinvolti e occorre abbandonare a volte la nefasta razionalità per lasciar agire quella sensazione di bellezza che vorrebbe uscire fuori dall’uniformità che ci vuole omologati e appartenenti ad un’uguaglianza che potrebbe risultare deleteria. Le nostre personalità hanno bisogno di spazio, tempo e bellezza, aiutiamoci a far un uso corretto dei modelli, abbandonando quelle catene che solo apparentemente sembrano rassicuranti, ma ci impediscono di guardare laddove la bellezza vive nella regola della verità. Sicuramente essere è molto meglio di apparire e ci rende davvero liberi! Vale la pena tentare. Silvana Bonanni


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L’ANALISI MMT

POWELL E LA CURVA

di PHILLIPS La scienza progredisce un funerale alla volta

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a suscitato molto clamore il discorso del 27 agosto scorso di J e r o m e Powell, New Economic Challenges and the Fed’s Monetary Policy Review, con il quale ha annunciato il “robusto aggiornamento” della politica della FED. Nella realtà si tratta di più di un semplice aggiornamento, è una nuova fase del cambio di paradigma macroeconomico (che auspichiamo non resti limitato ai soli confini USA). Powell ha parlato di nuovi obiettivi per la stabilità dei prezzi: la FED è disposta a consentire che l’inflazione diventi “moderatamente superiore al 2%” con approcci monetari finalizzati all’obiettivo. Di fatto ha dichiarato di accettare formalmente una politica di inflazione media, mettendo in secondo piano il mandato del controllo dell’inflazione (che sino ad oggi sembrava scolpito su pietra). La

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lotta all’inflazione non è più una priorità, pur di tenere bassa la disoccupazione. Sino ad oggi, al fine di evitare un aumento dell’inflazione, i tassi di interesse sono stati alzati preventivamente ogni volta che la FED lo riteneva necessario. Come ha fatto notare l’economista Bill Mitchell - una delle voci più autorevoli della Modern Money Theory - si tratta di un cambio di passo importante: l’azione della FED non sarà più “preventiva”, bensì “reattiva” in risposta dell’andamento della disoccupazione USA.

aumenti del deficit del governo perché portatori di inflazione (accettando il solo compromesso per aumenti temporanei) e sostiene che esista un tasso naturale di disoccupazione coerente con un’inflazione stabile. La curva di Phillips è il principio teorico con cui si continuano a condannare (o peggio ancora si bandiscono) le politiche di riduzione della disoccupazione realizzate attraverso una politica della domanda aggregata (spesa e tassazione), accusata appunto di causare un’accelerazione dell’inflazione. Il discorso di Powell evidenzia però l’insostenibilità di un principio teorico che non ha evidenze empiriche (come già spiegato dagli economisti MMT).

«La curva di Phillips è il principio teorico con cui si continuano a condannare le politiche di riduzione della disoccupazione realizzate attraverso una politica della domanda aggregata»

Powell ha decretato la morte della curva di Phillips? E perché equivale ad un cambio di paradigma? Negli ultimi sessant’anni il dibattito macroeconomico è stato fortemente condizionato (per usare un eufemismo) dal concetto economico della curva di Phillips che stabilisce una relazione stabile e inversa tra inflazione e disoccupazione. Facendo riferimento a questo quadro teorico, il pensiero mainstream tutt’oggi condanna i prolungati

R E T E M M T. I T | I N F O @ R E T E M M T. I T

Chiudo citando ancora Bill Mitchell, che in un recente articolo sul cambiamento di paradigma, ha citato l’osservazione del fisico tedesco Max Planck, comunemente abbreviata in “La scienza progredisce un funerale alla volta”. Nel nostro caso forse stiamo finalmente assistendo al funerale della curva di Phillips. Deanna Pala - Rete MMT Italia



FINANZA

Come la tecnologia ha inflluenzato la nostra quotidianità ai tempi del Covid-19 e del lockdown

stato possibile senza infrastrutture e tecnologie duttili e immediate che hanno consentito a parecchie persone di lavorare riducendo gli spostamenti. Vale anche per il commercio elettronico, che durante la pandemia ha raggiunto tassi di utilizzo e diffusione tali da fare prevedere scenari e opportunità molto interessanti anche per l’economia. iL 92% dell’e-commerce si riferisce a scambi tra imprese (il cosiddetto B2B), mentre il restante 8% si riferisce all’e-commerce dei consumatori finali (o B2C). Si stima che nel periodo marzogiugno 2020, il volume delle vendite via e-commerce sia salito del 25% rispetto allo spesso periodo del 2019. Tale andamento è particolarmente significativo nel difficile contesto del secondo trimestre 2020, in cui il PIL in Italia, crolla del 15,8% rispetto al primo. In chiave merceologica, i prodotti maggiormente acquistati on line sono abiti, prodotti alimentari, articoli sportivi, articoli per la casa, attrezzature elettroniche. Tra i

Strumenti digitali

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urante il periodo d’isolamento i cittadini e le aziende hanno avuto l’occasione di capire quanto la tecnologia digitale possa fare per modificare la nostra routine quotidiana di vita e di lavoro. Come per lo smart working che non sarebbe

servizi, film, musica e servizi di comunicazione. Nel corso dell’emergenza sanitaria anche le piccole imprese hanno decisamente aumentato l’utilizzo del canale digitale per comunicare con clienti, fornitori e colleghi di altre unità produttive. Oltre la metà delle aziende ha implementato l’utilizzo di una o più tecnologie digitali tra le quali sito web, social network, piattaforme di videoconferenze, formazione online ed e-commerce. In particolare, oltre il 70% di queste aziende ha aumentato l’utilizzo di uno o più strumenti digitali, il 30% ne ha accresciuto le funzionalità e il 21% ha introdotto uno o più strumenti digitali non presenti in azienda prima della pandemia. Il tasso di crescita delle PMI attive nell’e-commerce è decisamente aumentato salendo al 20%, un ritmo doppio del tasso di trend del 10% medio annuo. Nonostante ciò il tasso di utilizzo delle tecnologie digitali rimane molto sotto la media. L’accelerazione causata

dalla crisi ha consentito a molti imprenditori di superare resistenze e a mettere l’attenzione alla tecnologia digitale e all’innovazione in cima alle priorità: sarà fondamentale lavorare per ridurre al massimo i costi di transazione della trasformazione digitale delle imprese, in particolare delle micro e piccole. I costi della tecnologia, sono in costante discesa; oggi è possibile costruire il proprio negozio virtuale ed essere presenti sulle principali piattaforme a costi molto bassi, ampiamente ripagabili dalle prime vendite on line. Servono professionalità competenti che affianchino le imprese con metodo aiutandole a individuare le soluzioni più adatte, i percorsi evolutivi, le strategie vincenti. In questo modo sarà possibile traghettare le nostre imprese verso una nuova normalità che le veda più solide e innovative, ma ancora in grado di produrre soprattutto qualità. Francesco Megna Commerciale settore banking


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Un’edizione virtuale

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a Strabergamo, una manifestazione sentita da tutti i cittadini bergamaschi e non solo, che vede ogni anno la partecipazione di migliaia di iscritti, quest’anno a causa del Covid non è stata organizzata, con la decisone di rimandarla all’anno successivo, nel 2021. Così in questo numero di Bergamo Economia di settembre, mese in cui ha luogo solitamente la camminata, abbiamo deciso di celebrare questa gara podistica non competitiva, raccogliendo le testimonianze di tutti coloro che ne sono stati i protagonisti nelle edizioni precedenti, o che in un modo o in

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un altro hanno un ricordo legato ad essa, a cominciare dal patron dell’evento, Baldassare Agnelli. «La cosa che più mi ha colpito in questi mesi è l’enorme quantità di messaggi e mail che mi sono arrivate da persone interessate alla

manifestazione, speranzose che anche quest’anno la Strabergamo venisse organizzata. Questo ci fa capire come sia fortemente sentita a Bergamo e come venga vista non come una semplice camminata ma come un appuntamento fisso a cui gli affezionati non possono mancare». Così, navigando nel mare dei ricordi, rimembra quando da ragazzino partecipava con i compagni di giochi alle prime edizioni: «Si partiva da Borgo Palazzo in qualche centinaio di persone. Era la prima camminata non competitiva che esisteva a Bergamo, sulla scia della Stramilano. Una novità che suscitava grande curiosità nella Bergamo di allora. Parteciparvi era come una grande

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festa, un’occasione per conoscerci e conoscere le vie meno note della città. Adesso le cose sono cambiate e sono nate marce non competitive in molti paesi della bergamasca. La sua mancanza quest’anno ha lasciato un grande vuoto tra i cittadini». Un tragitto tra le principali vie della città, suddiviso in 4 percorsi, da 7, 12, 15 e 19 km, dal più semplice al più impegnativo per i camminatori più esperti. Una kermesse di 3 giorni, oltre che un’occasione per presentare attraverso i vari stand, le organizzazioni no profit del nostro territorio. Un modo un po’ diverso per riscoprire la città e i suoi angoli nascosti rivolto a tutti: famiglie, bambini e appassionati di corsa. Anche Marino Lazzarini,

«Un modo un po’ diverso per riscoprire la città e i suoi angoli nascosti rivolto a tutti» 56

presidente del Club “Amici dell’Atalanta” è fortemente legato alla manifestazione a cui partecipa tutti gli anni: «l’aspetto più bello di questa camminata è il fatto che riesca a raggruppare le famiglie, mostrando una Bergamo diversa, attraverso i sentieri che non si possono percorrere con la macchina ma solo a piedi e che raramente si fanno. Speriamo per l’anno prossimo di mantenere ancora viva questa splendida tradizione perché la Strabergamo rappresenta un appuntamento importante per la città e per la nostra provincia. Io vi ho sempre partecipato, fin da quando la manifestazione è nata e quando dico che unisce tutti, non lo dico tanto per dire, ma veramente in tanti anni non ho mai visto un litigio durante la corsa, ma solo passione e condivisione». Massimiliano Pezzoni, organizzatore della Strabergamo, anche quest’anno ha ricevuto mail e telefonate per il tanto atteso appuntamento che è stato rimandato: «In tanti in questi giorni mi hanno fermato per strada chiedendomi se la Strabergamo ci sarebbe stata e con rammarico ho

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dovuto dire loro che per quest’anno, per motivi precauzionali legati al Covid, non è stato possibile organizzarla. Questo ci fa capire come la manifestazione sia sentita e radicata nelle persone che ogni anni vi partecipano, con la promessa di esserci anche l’anno successivo. Basti pensare che la scorsa edizione c’erano ben 11 mila iscritti, numero che aumenta di anno in anno. La chiave del successo? Cerchiamo di renderla più interessante cambiando almeno due percorsi su quattro ad ogni edizione, così gli iscritti possono fare percorsi sempre diversi. Un ricordo che serberò sempre con me è quello che ha per protagonista un signore di Padova che aveva partecipato alla Strabergamo, ma

«Una manifestazione in cui la comunità si riunisce abbracciando i valori dello sport e del benessere»

alla fine della gara non aveva potuto ritirare la maglietta che solitamente regaliamo ai partecipanti come premio finale, dal momento che le avevamo terminate tutte. Così ci ha mandato una mail chiedendoci se potevamo spedirgli una delle nostre magliette per cui sarebbe stato disposto a pagare qualunque cifra. Noi abbiamo deciso di regalargliela. Questo fa capire il sentimento che lega non solo bergamaschi, ma tutti gli appassionati a questa splendida gara». Anche Alberto Gamba, proprietario di Sportpiù insieme alla propria famiglia dal 1981, ha voluto sottolineare l’importanza di una manifestazione in cui la comunità si riunisce abbracciando i valori dello sport, della condivisione e del benesseri psico-fisico: «Quando ancora adesso vedo le foto delle edizioni passate, provo una grande commozione a vedere i nostri soci che partecipano alla Strabergamo. Un fiume di maglie colorate, in quanto la maglia loro assegnata aveva un colore diverso da quelle degli altri partecipanti, a rappresentare la grande passione per lo sport».

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Un momento per tutti i soci della palestra, per incontrarsi tra loro e con i propri istruttori, in un contesto diverso dal solito, per ritrovarsi a prendere un tè caldo poco prima dell’inizio della camminata e per condividere le tappe del percorso in un crescendo di emozioni. Nuccio Longhi, presidente dell’Olimpia Pallavolo dal ’73 al 2011, nel corso di questi anni ha sempre partecipato come organizzatore della Strabergamo, manifestazione che è andata crescendo nel tempo per numero di partecipanti, come ricorda l’ex presidente: «Nella prima edizione, a cui parteciparono poco più di qualche centinaio di partecipanti, si partiva e si arrivava all’Oratorio di Borgo Palazzo. In quell’anno,

«Bergamo ha tutte le caratteristiche per crescere più forte di prima e avere una buona ripresa economica» 60

con Pierino Corvo, parroco di allora, ricordo che discorrevamo sulla manifestazione e di quali iniziative potevamo proporre ai ragazzi di allora. Una manifestazione che col passare degli anni ha cambiato i suoi percorsi, con partenza e ritorno sul Sentierone, come ormai da tradizione. Speriamo l’anno prossimo di ritrovarci ancora tutti insieme a partecipare a questa fantastica camminata». Anche l’ex questore Girolamo Fabiano ha voluto infine esprimere il suo parere riguardo a questa manifestazione così rappresentativa per la nostra città: «Mi dispiace moltissimo che quest’anno la Strabergamo non sia stata organizzata, perché raccoglieva tanta gente che si dedica allo sport non solo a livello agonistico, ma anche amatoriale. Ciò che penso è che Bergamo abbia comunque tutte le caratteristiche per crescere più forte di prima e avere una buona ripresa economica e sociale, importante per risollevare l’Italia dalla crisi appena attraversata». (dp)



EVENTI

Premio Quarenghi Al medico sportivo Mario Ireneo Sturla

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a Coppa Quarenghi quest’anno non è stata organizzata causa Covid, ma la premiazione delle più importanti personalità del mondo dello sport non è mancata. Così, venerdì 18 settembre, nella splendida cornice di San Pellegrino Terme, il Premio Angiolino Quarenghi al medico sportivo, è stato consegnato a Mario Ireneo Sturla, docente all’Università di Padova e grande autorità nel campo della medicina sportiva, che da decenni collabora con il mondo del ciclismo e del pugilato. Il Presidente del Comitato Coppa Angelo Quarenghi, Gianpietro Salvi ha così descritto il premio, una scultura dell’artista italiano Elia Ajolfi: «Il premio Angelo Quarenghi è unico al mondo e vuole premiare il medico sportivo di fama internazionale che più si è distinto grazie al suo impegno». Presenti inoltre alla serata conviviale, organizzata dal Comitato Quarenghi in collaborazione con


il Coni e il Panathlon Club Bergamo, oltre al presidente del Panathlon Gianluigi Stanga e al vicepresidente Baldassare Agnelli, anche numerosi campioni del mondo dello sport come gli ex ciclisti Emanuele Bombini e Luca Colombo. Tra le personalità , anche l’assessore al turismo regionale Lara Magoni, il presidente del comitato regionale FPI Massimo Bugada, la senatrice di Forza Italia Alessandra Gallone e l’ex canoista medaglia olimpica Oreste Perri. Daniela Picciolo


Foto Antonio Milesi

EVENTI

A.Ri.Bi e Panathlon In Saps Agnelli Cooking Lab avvenuta la donazione della bicicletta a Riccardo, il ragazzo rapinato

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ercoledì 9 settembre presso la Saps Agnelli Cooking Lab, grazie alla generosità di A.Ri.Bi, Associazione per il rilancio della Bicicletta del CSI Bergamo, e del Panathlon Club di Bergamo, Associazione internazionale il cui scopo è l’affermazione dell’ideale sportivo e dei suoi valori morali e culturali, Riccardo, quindicenne derubato della propria bicicletta lo scorso agosto, ha ricevuto in dono un mezzo identico a quello che gli era stato portato via. Alla consegna erano presenti Claudia Ratti e Gianluigi Stanga, rispettivi presidenti delle associazioni sopra citate, e il padrone di casa, nonchè vicepresidente del Panathlon, Baldassare Agnelli, i quali hanno avuto l’idea di ricomprare la bicicletta al ragazzo, insieme ad un casco e una divisa della Ucb, Unione Ciclistica Bergamasca.

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LA STRADA DIGITALE CHE CONNETTE LA BERGAMASCA È TARGATA ANCHE ISOLA, VALLE SERIANA E TREVIGLIO ORA NAVIGANO CON LA BANDA ULTRALARGA

ˆ Bruno Pianetti Founder & Ceo Planetel

“ La fibra è il driver dell’innovazione digitale che trasformerà i nostri centri urbani nelle smart city del futuro “ Planetel S.r.l. Via Boffalora, 4 24048 Treviolo (BG) Tel. 035.204070 info@planetel.it www.planetel.it

Continua l’espansione della rete in fibra ottica proprietaria dell’azienda di Treviolo, artefice della crescita digitale che sta rivoluzionando la provincia di Bergamo. La rete, già presente in numerosi Comuni, raggiungerà a breve tutti i paesi dell’Isola, alcuni territori dell’hinterland di Bergamo tra cui Sorisole e Ponteranica, la pianura con Treviglio in testa e tutti i comuni della bassa e media Valle Seriana. Non solo Bergamo però: in provincia di Verona si lavora a pieno ritmo per l’attivazione Pescantina, grande Comune della Valpolicella, oltre che per il completamento dei territori di Bussolengo e Pastrengo. E così, entro il 2020 saranno 100 i Comuni cablati: 80 in provincia di Bergamo, 17 in provincia di Verona, 2 in provincia di Brescia e 1 in provincia di Mantova. “La fibra non è un semplice prodotto tecnologico, – spiega Bruno Pianetti, CEO e founder di Planetel – la fibra è una strada nascosta nel sottosuolo, che percorre il nostro territorio e unisce le comunità più numerose così come i paesi più isolati, rispondendo ai nuovi bisogni dei cittadini. La fibra è l’opportunità di fruire di una connessione ultraveloce per avere a portata di mano i contenuti che viaggiano in rete, è il driver dell’innovazione digitale che trasformerà i nostri centri urbani nelle smart city del futuro”. E riguarda tanto i privati, quanto le realtà business: l’infrastruttura realizzata da Planetel, infatti, prevede non solo una rete FTTC, con la fibra che arriva agli armadi stradali posti nelle vicinanze delle abi-

tazioni, ma anche il cablaggio di molte aziende e residenze con linee FTTH dedicate fino a 1 Giga. Questo garantisce la trasmissione ultraveloce dei dati su linee in fibra ottica e favorisce, soprattutto per le imprese, l’accesso a servizi tecnologici d’avanguardia: Voip, centralini virtuali, server in cloud, backup ad alta sicurezza, archiviazione in strutture remote protette e servizi streaming. La disponibilità di una connessione domestica ultra veloce si è invece rivelata fondamentale per dare continuità al business from home. Navigare in Internet, condividere documenti, accedere al proprio spazio cloud e partecipare a webinar o videoconferenze sono tutte attività praticabili in modo efficiente solo grazie a una connessione in grado di garantire elevate prestazioni anche in presenza di un traffico dati elevato. Tecnologia al servizio del tessuto sociale ed economico, quindi. E in qualsiasi luogo: “Da sempre prestiamo una forte attenzione alla dimensione locale – chiarisce Aurelio Bertocchi, Direttore Commerciale e Marketing dell’azienda – perché siamo convinti che non ci possa essere una vera evoluzione digitale del territorio se l’attenzione delle compagnie del settore resta focalizzata solo sulle grandi città”. Per questo, grazie agli investimenti di Planetel, i Comuni interessati dal piano di sviluppo hanno potuto e potranno compiere un deciso passo in avanti nel processo di digitalizzazione, aprendosi alle potenzialità di tutti quei servizi che potranno beneficiare della rapidità e della stabilità della nuova connessione in fibra ottica.


MOTORI

MASERATI MC20 L’INIZIO DI UNA NUOVA ERA

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aserati MC20, il nuovo gioiello del Tridente, è stata presentata in anteprima m o n d i a l e all’Autodromo di Modena lo scorso 9 settembre, nell’ambito di un evento spettacolare e unico nel suo genere, dal titolo “MMXX: Time to be Audacious”. La supersportiva della casa automobilistica modenese, ordinabile presso la concessionaria Scuderia Blu

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(entrerà in produzione a fine anno), è una vettura dalla sorprendente efficienza aerodinamica, che nasconde un’anima sportiva con il nuovo motore, Nettuno, un V6 da 630 cavalli e 730 Nm di coppia che garantisce un’accelerazione da 0-100 km/h in meno di 2,9’’ e una velocità massima superiore ai 325 km orari. Un motore che segna il ritorno di Maserati alla produzione dei propri propulsori dopo oltre 20 anni. MC20 è una vettura estremamente leggera

che pesa meno di 1.500 kg (peso in ordine di marcia) e grazie ai 630CV erogati si classifica come best in class per il rapporto peso/potenza che è di 2,33 kg/CV. Per raggiungere questo primato si è puntato sulla scelta dei materiali di qualità, sfruttando la fibra di carbonio, senza nulla sacrificare in termini di comfort. Nettuno, il primo motore di questo nuovo capitolo, è il V6 biturbo della MC20, un gioiello tecnologico che ha già ottenuto un brevetto depositato a livello


internazionale e che porta in strada la tecnologia MTC (Maserati Twin Combustion), l’innovativo sistema di combustione sviluppato in casa. Di estrema rilevanza il progetto nella sua globalità che ha portato alla realizzazione di una vettura simbolo del made in Italy. MC20 è stata infatti progettata a Modena e verrà prodotta nella sede di Viale Ciro Menotti da cui, da oltre 80 anni, escono i modelli della Casa del Tridente. Il sistema Virtual Vehicle Dynamics Development, che

include l’utilizzo di un simulatore dinamico tra i più avanzanti al mondo, è stato sviluppato direttamente all’interno di Maserati Innovation Lab ed è basato su un modello matematico complesso, chiamato Virtual Car. Questo approccio ha permesso di effettuare il 97% dei test dinamici, ottimizzando i tempi di sviluppo. L’affinamento della vettura è stato poi completato secondo la consolidata tradizione Maserati con approfondite sessioni di guida

sia in pista sia su strada, nelle più diverse condizioni di utilizzo. Il design della MC20 ha seguito come direttrice la storia del Brand che vede l’eleganza, le prestazioni e il comfort nel suo DNA. Le portiere Butterfly non hanno solo una funzione estetica, ma sono importanti perché migliorano l’ergonomia della vettura stessa e permettono un’entrata e un’uscita dall’abitacolo ottimale. L’aerodinamica è stata studiata con oltre duemila ore/uomo di

La nuova super sportiva di Maserati, vettura dal DNA marcatamente sportivo, raccoglie il testimone dalla MC12 67


lavoro nella Galleria del Vento Dallara e più di mille simulazioni di fluidodinamica CFD (Computational Fluid Dynamics) che hanno permesso di creare una vera e propria opera d’arte. Il risultato è una vettura con una linea pulita, senza appendici mobili, ma solo uno spoiler posteriore di dimensioni ridotte, che migliora l’effetto deportante lasciando inalterata la bellezza della vettura. La MC20 è stata studiata per essere sviluppata nelle versioni coupé e cabrio ed essere dotata di alimentazione totalmente elettrica. Entrando nell’abitacolo, al centro viene sempre posto il conducente e nulla deve distrarre dall’esperienza di guida sportiva. Due gli schermi, da 10 pollici: uno per il cockpit, l’altro per il Maserati Touch Control Plus (MTC Plus MIA). Nel tunnel centrale, coperto di fibra di carbonio, è di rigore la semplicità con pochi elementi: il caricabatteria wireless per smartphone, il selettore di modalità di guida (GT, Wet, Sport, Corsa e un quinto ESC

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Off che disattiva i controlli), due pulsanti per le marce, gli alzacristalli, il comando del volume dell’infotainment e sotto il bracciolo compare un vano porta oggetti. Tutti gli altri comandi sono sul volante, con il tasto riservato all’accensione a sinistra e il launch control a destra. La nuova MC20 sarà sempre connessa grazie al programma Maserati Connect. L’intera gamma dei servizi include la navigazione connessa, Alexa e Wifi Hotspot e può essere gestita attraverso l’App smartphone o smartwatch di Maserati Connect. Alessandro Belotti

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MOTORI

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a nuova sportiva nata dalle menti degli ingegneri Porsche è una vettura che riesce ad unire il mondo sportivo, evocato dalle favolose performance, con uno strepitoso piacere di guida, da provare tutti i giorni. Abbiamo testato la nuova vettura della casa automobilistica

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tedesca, messa gentilmente a disposizione per l’occasione dalla concessionaria Centro Porsche Bergamo, nella splendida cornice del Passo San Marco. Dal punto di vista del design, la geometria orizzontale delle prese d’aria rende il frontale visivamente molto ampio, conferendogli grande carattere: Boxster è infatti l’emblema della vettura sportiva nella sua forma più pura, anche grazie a dimensioni di tutto 72

rispetto. La nuova vettura è lunga 4.379 mm, larga 1.801 mm e alta 1.281 mm, con un passo di ben 2.475 mm. I passaruota, inconfondibilmente Porsche, sono più alti rispetto al cofano anteriore e con il loro linguaggio della forma accentuano il design dei fari con elementi interni più incisivi. Non bisogna dimenticare inoltre che la capote in tessuto mostra, da chiusa, linee piatte e tipicamente sportive:

premendo un tasto si apre e si chiude in modo completamente automatico in 9 secondi e fino a 50 km/h. Per quanto riguarda gli interni, la plancia della Porsche 718 Boxster - costruita con estrema cura - è seducente e funzionale al tempo stesso: nel cruscotto spiccano i tre strumenti circolari con contagiri centrale, il volante sportivo dal design puristico e la parte ascendente del tunnel centrale.


Per quanto riguarda la motorizzazione, si tratta del 4 cilindri turbo, in grado di erogare 300 CV (220 kW) a 6.500 giri/min

Tutti i tasti e le funzioni sono intuitivi e tutte le informazioni a portata di mano, per rendere ancora più unica, funzionale e piacevole l’esperienza di guida Porsche. La strumentazione con schermo a colori da 4,6 pollici fornisce costantemente i dati del computer di bordo, mostra la cartina del sistema di navigazione opzionale, fornisce spiegazioni e informa sulle impostazioni audio e di comunicazione. A bordo di

questa straordinaria vettura tutto è all’insegna di un’estrema eleganza, unita alla funzionalità e alla cura dei dettagli: gli interni in pelle Sport-Tex sono disponibili in colore nero o nell’elegante colorazione bicolor blu grafite-gesso. Lo Sport-Tex assicura inoltre elevata traspirabilità, buon sostegno e un look suggestivo. Sulla Boxter tutte le dotazioni tecnologiche sono orientate all’efficienza, a partire dal sistema di illuminazione: la vettura

è infatti dotata dei fari Bi-Xenon con luci diurne integrate e tecnica a Led, mentre nella parte posteriore colpisce il design tridimensionale delle luci di retromarcia con faretti di stop a 4 punti. Per quanto riguarda la motorizzazione, si tratta del 4 cilindri turbo, in grado di erogare 300 CV (220 kW) a 6.500 giri/min, con una coppia massima di 380 Nm, disponibile già a 1.950 giri/min e fino a 4.500 giri/ min grazie alla sovralimentazione 73


turbo. La nuova vettura della casa automobilistica tedesca è quindi in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in soli 4,9 secondi (che scendono a 4,7 con il pacchetto Sport Chrono), con velocità massima di 275 km/h. Il cambio manuale a 6 marce offre inoltre tempi di cambiata brevi per un piacere di guida sportivo e diretto. In combinazione con il pacchetto Sport Chrono opzionale la guida è ancora più piacevole: in modalità Sport e Sport Plus, la funzione “doppietta” dinamica assicura un regime ottimale nei passaggi di marce inferiori, un’esperienza di guida più emozionante e un sound suggestivo. Alessandro Belotti

Via 5° Alpini, 8 24124 Bergamo Tel. 035 4532911 www.bergamo.porsche.it 74



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