Biancoscuro Art Magazine #45

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biAncoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Numero 45 - aprile/maggio 2021 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

In questo numero

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ISSN 2385-1708

BAC Winter Edition I selezionati ed i vincitori American Dream Una rinnovata riflessione Peter Halley Lo spazio umano Horst P. Horst e Lisette Model Doppia personale a Torino Passeggiando all’indietro Al confine tra Siberia e Mongolia

Alfredo Rapetti Mogol

Oltre le parole...


BIaNCOSCURO art contest MONTE-CARLO EDITION - APERTURA ISCRIZIONI MAGGIO 2021 -

33 Premi: / 33 Prizes:

4 Copertine sulla Rivista d’Arte BIANCOSCURO 4 BIANCOSCURO Art Magazine Cover 4 Mostre personali in prestigiose location 4 Personal exhibition in prestigious location 4 Artists Management 4 Artists Management 4 Cataloghi personali condivisibili sui social network 4 Personal catalogs shareable on social networks 16 mostre in prestigiose Art Fair 16 exhibitions in prestigious Art Fair

Premiazione finale a Monte-Carlo Final award ceremony in Monte-Carlo

1 Super Premio Speciale BAC (Valore 3.000,00€) 1 Super Special Prize BAC (Value 3.000,00€)

pittura painting scultura sculpture fotografia photography grafica graphic art Tutte le opere saranno pubblicate sul catalogo ufficiale e sul sito BIANCOSCURO Art Contest! All the artworks will be published on the official catalogue and on BIANCOSCURO Art Contest website!

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

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L’Editoriale di Vincenzo Chetta

BAC Winter Edition I selezionati ed i vincitori

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In copertina: (on the cover)

American Dream a Firenze Giorgio Laveri Palazzo Strozzi presenta una Doppio appuntamento a Varese: “rinnovata riflessione” “Volver” e “#hashtag #sei” Peter Halley Lo spazio umano

Alfredo Rapetti Mogol Oltre le parole...

Getulio Alviani Contro la “massificazione”

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Boccioni: 1901-1909 Le opere giovanili in mostra a Milano

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I ritratti di Modigliani Stile e influenze dell’artista livornese

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Il tempo interrotto La fotografia al tempo della pandemia

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Fotografi e fotografe al Mattatoio. Lo sguardo su Roma in un patrimonio comune e durevole

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August Rodin e Hans Arp Alla Fondazione Beyeler, per la prima volta insieme

Roberto Gabetti Antropologia visiva

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L’arte scomparsa di Renato Horst P. Horst e Casaro. Da Cinecittà a Hollywood, Lisette Model l’ultimo cartellonista Doppia personale a Torino

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Street Art: murale a tema ambientale, Corn79 e Mrfijodor per il MAcA di Torino 012

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Al confine tra Siberia e Mongolia. Introduzione ai percorsi del mito [22ª puntata] 062

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Over the Cover: Giorgio Toniolo Vincitore al BIANCOSCURO Art Contest

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Bimestrale di Arte, Cultura e Informazione

ART FAIRS

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Caravaggio Un grande capolavoro ai Musei Reali di Torino

EXHIBITIONS

SPECIALS

Fabiano Speziari. Message in a pencil

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Claudio Detto. Istintivo ed emozionante Myriam Tornese. La leggerezza del colore

MANAGING EDITOR Daniela Malabaila

Aragonese. L’arte di Marco Ferrante Nino Coppola. L’architettura e la filosofia, in pittura

Ugo Zannoni. Il mecenate dell’Ottocento scaligero Michelangelo Grigoletti. L’omaggio al ritrattista Parma e le manifatture del ‘700 europeo Un viaggio nella ricchezza decorativa

La Storia dell’Arte Una preziosa selezione di Tornabuoni

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Kyoji Nagatani. La mostra personale a Varese JR a Palazzo Strozzi Antico e contemporaneo in dialogo Poelmans e Stojanović Doppia personale da Andrea Festa Fine Art

Arte per corrispondenza. Il nuovo progetto del MAMbo

Nairy Baghramian a Milano La prima personale alla GAM

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Printed on certified paper FSC® C147178 (www.fsc.org) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag

Alfredo Pirri. Passi Alessandro Pessoli. City of God Alfred Seiland: tra storia e attualità La sua prima retrospettiva italiana 087

PHOTOGRAPHERS Adele Arati, Luigi Caracappa, Vincenzo Chetta, Liberementi, Enrico Mangano, Isabella Rigamonti, Luca Erba, Nick Ash, Robert Bayer, Christian Baraja, Ela Bialkowska - OKNOstudio, Denise Colomb, Andrea Corbellini, Michel Darbellay, JR, Marcus J. Leith, Dora García, Marjon Gemmeke, Roberto Marossi, Gigi Montali, Alberto Novelli, Daniela Pellegrini, Valentina Tamborra, Chris Winget.

PRINTING Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE)

Leonor Fini. La mostra multisensoriale a Trieste Il respiro della natura. La sezione dedicata al contemporaneo alla GAM di Verona

CONTRIBUTORS Giuseppe Carnevale, Franco Crugnola, Vincenzo Chetta, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto.

PUBLISHER Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it

Tommy Malekoff. The Geography of Nowhere

NUMERO 45 aprile / maggio 2021

EDITORSHIP & GRAPHIC Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it

Musica e arti visive. Tra stili e melodie, dal Simbolismo alle Avanguardie

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45 ISSUE April / May 2021

EDITOR IN CHIEF Vincenzo Chetta

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BIANCOSCURO Rivista d’Arte

BI-MONTHLY OF ARTS, CULTURE AND INFORMATION

Art Fair Fiere ed esposizioni internazionali

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BIANCOSCURO Art Magazine

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The publisher is available for persons entitled for any iconographic sources. Manuscripts, photos or other materials even if unpublished are not given back. In addition to the signed articles, texts published on Biancoscuro Art Magazine are taken from the mentioned sources or text available l under the creative commons license. s Reg. Trib. Pavia n.4 of 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2021. Reserved artistic and literary copyright. Reproduction in whole or parts is forbidden save with the written permission of the publisher.

BIMESTRALE DI ARTE, CULTURA E INFORMAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE Vincenzo Chetta REDAZIONE & GRAFICA Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it CAPOREDATTORE Daniela Malabaila COLLABORATORI Giuseppe Carnevale, Vincenzo Chetta, Franco Crugnola, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto. FOTOGRAFI Adele Arati, Luigi Caracappa, Vincenzo Chetta, Liberementi, Enrico Mangano, Isabella Rigamonti, Luca Erba, Nick Ash, Robert Bayer, Christian Baraja, Ela Bialkowska - OKNOstudio, Denise Colomb, Andrea Corbellini, Michel Darbellay, JR, Marcus J. Leith, Dora García, Marjon Gemmeke, Roberto Marossi, Gigi Montali, Alberto Novelli, Daniela Pellegrini, Valentina Tamborra, Chris Winget. EDITORE Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it STAMPA Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) Stampato su carta certificata FSC® C147178 (www.fsc.org) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. Manoscritti, foto o altri materiali inviati alla redazione anche se non utilizzati non verranno restituiti. Oltre agli articoli firmati, i testi pubblicati su Biancoscuro Rivista d’Arte sono tratti dalle fonti citate oppure da testi disponibili l secondo le licenze creative commons. s Registrazione al Tribunale di Pavia n.4 del 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2021. Tutti i diritti di produzione in qualsiasi forma, compresa la messa in rete, che non siano espressamente per fini personali o di studio sono riservati. Per qualsiasi utilizzo che non sia individuale è necessaria l’autorizzazione scritta dell’Editore.


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l’Editoriale

Arte Genova 2020, l’ultima arte fiera prima della pandemia

di Vincenzo Chetta

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n un anno di pandemia, il mercato dell’arte si è ridotto del 22%: questo è ciò che afferma uno studio condotto da UBS e Art Basel. Le vendite a livello globale sono scese fino a 50,1 miliardi di dollari, contro i 64,4 miliardi del 2019. Lo so, stiamo parlando di grandi numeri e grandi vendite, ma onestamente mi aspettavo dati peggiori, pensavo che si toccasse un livello ancor più basso di quello della crisi finanziaria del 2008, quando ricordo che le vendite a livello mondiale scesero ad un valore di soli 39,5 miliardi. Possiamo affermare che, nel mondo dell’Arte, il colpo peggiore è stato subito dalle fiere di settore: 365 quelle pianificate per il 2020, 223 circa quelle cancellate, anche a ridosso dell’inaugurazione. Si spera che il 2021 porti l’apertura di qualche occasione fieristica in giugno e luglio, ma molte hanno già rinviato l’appuntamento a settembre, sperando di non dover nuovamente chiudere poco prima della vernice. Con fiere e gallerie chiuse era inevitabile un calo delle vendite, ma guardando il rovescio della medaglia, notiamo quanto sia servito per trovare il giusto spunto per un cambiamento, una ristrutturazione del sistema. Nuove strategie digitali e vendite online, la trasformazione commerciale dell’arte le ha subito recuperato terreno rispetto

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ad altri settori in cui l’e-commerce è stabile da tempo. Con il mondo in lockdown era inevitabile che il web ne uscisse vincitore, con negozi fisici chiusi e l’umanità chiusa in casa, sono cresciuti ben del 28% gli acquisti online. La vera svolta per l’arte da vendere e acquistare? È stata la pubblicazione delle quotazioni delle opere d’arte, elemento fondamentale per il 72% dei collezionisti intervistati durante la ricerca “The Art Market 2021”, condotta dalla McAndrew, che conferma che le gallerie che pubblicano in maniera trasparente i prezzi hanno una probabilità sei volte maggiore di effettuare vendite online. L’autrice del rapporto, la Dottoressa Clare McAndrew, afferma che non si aspetta presto un ritorno a qualcosa di simile alla normalità, anzi, il prossimo periodo sarà “un altro anno di transizione” (per dirla in maniera positiva). Nonostante l’impegno del governo ad ampliare le aperture dei musei, gli stessi al momento di andare in stampa sono nuovamente chiusi in buona parte d’Italia; fiere del settore previste per maggio, sono già state rinviate in autunno, e al momento non si parla di riaprire alla cultura in presenza. Attendiamo, nuovamente fiduciosi. Nel frattempo, a tutti voi, buona lettura

Vincenzo Chetta

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GIANMARIA

POTENZA

A dx: Grattacieli - Bronzo verniciato a fuoco h 370 cm, 2021 Sopra: Dettaglio Grattacieli Foto: Mario Volani

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American Dream a Firenze Palazzo Strozzi presenta una “rinnovata riflessione” di

Lucia Garnero

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nizialmente prevista con inaugurazione a marzo e successivamente programmata dal 15 aprile al 22 agosto, Palazzo Strozzi presenta “American Art 19612001”, una grande mostra che, per la prima volta, racconta l’arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti storici decisivi, l’i-

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nizio della Guerra del Vietnam nel 1961 e l’attacco dell’11 settembre 2001. Date spartiacque che definiscono l’affermazione degli Stati Uniti come superpotenza politica, ma segnano anche un’epoca di grande sperimentazione per l’arte, di cui l’America diviene punto di riferimento a livello

globale. Attraverso una straordinaria selezione di opere di celebri artisti, come Jasper Johns, Sotto: Roy Lichtenstein (New York 1923-1997) Artist’s Studio No. 1 (Look Mickey) 1973, olio, vernice Magna, sabbia su tela, 244,2x325,4 cm. Minneapolis, Walker Art Center. Dono Judy e Kenneth Dayton e T.B. Walker Foundation,1981. © Estate of Roy Lichtenstein

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Donald Judd, Barbara Kruger, Robert Mapplethorpe, Kerry James Marshall, Bruce Nauman, Cindy Sherman, Robert Rauschenberg, Kara Walker e Andy Warhol, passando dalla Pop Art al Minimalismo, dalla Conceptual Art alla Pictures Generation, fino alle più recenti ricerche degli anni Novanta e Duemila, vengono affrontati temi importanti, quali lo sviluppo della società dei consumi, la contaminazione tra le arti, il femminismo e le lotte per i diritti civili. Il percorso propone oltre 50 artisti, con un’attenzione speciale rivolta ad alcune figure chiave. Realizzata a cura di Vincenzo de Bellis (Curator and Associate Director of Programs, Visual Arts, Walker Art Center) e Arturo Galansino (Direttore Generale, Fondazione Palazzo Strozzi), promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze e dal Walker Art Center di Minneapolis, con Gucci premium sponsor e il sostegno di Enel , la mostra testimonia la poliedrica produzione artistica americana tra pittura, fotografia, video, scultura e installazioni, in quarant’anni di storia. Come sottolineato da Arturo Galansino, American Art Sopra: Cindy Sherman (Glen Ridge, New Jersey 1954) Untitled#92 1981, stampa cromogenica a colori, 61x121,9 cm. Minneapolis, Walker Art Center. Art Center Acquisition Fund, 1982. © Cindy Sherman. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis A sinistra: Claes Oldenburg (Stockholm 1929) Shoestring Potatoes Spilling from a Bag 1966, tela, kapok, colore acrilico, 274,3x132,1x101,6 cm. Minneapolis, Walker Art Center. Dono T.B. Walker Foundation, 1966. © 1966 Claes Oldenburg

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AMERICAN ART 1961-2001. La The Walker Art Center Collections From Andy Warhol to Kara Walker Palazzo Strozzi, Firenze April 15 – August 22, 2021

(Check the opening on the site)

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rom 15 April to 22 August 2021, Palazzo Strozzi will be hosting American Art 1961–2001, a major exhibition taking a completely new look at the history of modern art in the United States between two key moments in US history, the Vietnam War and the attack on the Twin Towers, with a superb selection of works by such celebrated artists as Andy Warhol, Mark Rothko, Louise Nevelson, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Bruce Nauman, Barbara Kruger, Robert Mapplethorpe, Cindy Sherman, Matthew Barney and Kara Walker. Curated by Vincenzo de Bellis (Curator and Associate Director of Programs, Visual Arts, Walker Art Center) and Arturo Galansino (Director General, Fondazione Palazzo Strozzi), the exhibition celebrates great American art over forty years of history, from the 1960s to the 2000s, with an outstanding selection of over eighty works by 55 American artists, including paintings, photographs, video art, sculptures and installations on loan from the Walker Art Center in Minneapolis, one of the world’s leading museums of contemporary art. The United States represents one of the historical prototypes of contemporary democracy that still today contains in itself deep social, racial and gender contradictions - declares Vincenzo de Bellis -. Art allows us to be able tell the stratifications of a very complex society. And this is what the exhibition American Art 1961-2001 aims to do, conceived as a story through the many American artistic expressions. Devised for Palazzo Strozzi as sole venue, the exhibition sets out to illustrate America’s rich and multi-faceted artistic output, exploring its relationship with the changes taking place in contemporary society and helping to define America’s fertile and complex identity in the second half of the 20th century. Successive generations of American artists experimented with styles that opened the doors to a redefinition of the boundaries of art, merging different techniques and media, and that also used the power of art as a tool for addressing such topics as the consumer society, mass production, feminism and gender identity, racial isl sues and the struggle for civil rights.s

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Sopra: Andy Warhol (Andrew Warhola Jr.; Pittsburgh, Pennsylvania 1928-New York 1987) Sixteen Jackies, 1964, acrilico, smalto su tela, 204,2x165,9 cm. Minneapolis, Walker Art Center. Art Center Acquisition Fund, 1968. © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.

Sherrie Levine (Hazleton, Pennsylvania 1947) Fountain (after Marcel Duchamp: A.P.) 1991, bronzo, 36,8x36,2x63,5 cm. Minneapolis, Walker Art Center. T.B. Walker Acquisition Fund, 1992. © Sherrie Levine. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis

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1961-2001 stimola “una rinnovata riflessione sull’idea di “American Dream” grazie alle opere di artisti che ridefiniscono il ruolo e le possibilità dell’arte. […] Dopo un anno difficile come il 2020, la mostra vuole dare un segnale di ripartenza per la vita sociale e culturale di Firenze e della Toscana, in primo luogo per il pubblico locale e come offerta per i visitatori nazionali e internal zionali.” s

Sopra: Bruce Nauman (Fort Wayne, Indiana 1941), Art Make-Up, 1967-1968, pellicola da 16mm (colore, muto, sonoro) trasferita su video, 40’. Minneapolis, Walker Art Center. T.B. Walker Acquisition Fund, 2002. © Bruce Nauman by SIAE 2021 A destra: Matthew Barney (San Francisco 1967), Selezione da Cremaster 2: The Drones’ Exposition, 1999; trasferimento video da HDTV, nylon, acrilico, intarsio di moquette, stampe cromogeniche laminate, bandiere, film: 79’17”, 12 fotografie: cm 111,7 x 111,7 x 3,17 ciascuna, 12 bandiere: cm 90 x 167 circa ciascuna. Minneapolis, Walker Art Center. Collection Walker Art Center and San Francisco Museum of Modern Art, T.B. Walker Acquisition Fund, 2000. © 1999 Matthew Barney Production still: © 1999 Matthew Barney, Ph. Chris Winget, Courtesy Gladstone Gallery, New York and Brussels

AMERICAN ART 1961-2001.

Le collezioni del Walker Art Center. Da Andy Warhol a Kara Walker 15 aprile - 22 agosto 2021

(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Strozzi, Firenze INFO T. +39 055 2645155 prenotazioni@palazzostrozzi.org Tutti i giorni 10.00 - 20.00 Giovedì 10.00 - 23.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzostrozzi.org

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Peter Halley Lo spazio umano di Mario

Gambatesa

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l Museo Nivola, a Orani, dal 29 marzo scorso al prossimo 20 giugno (se il Dpcm lo consentirà) ospita le opere di Peter Halley, artista americano e figura centrale nel movimento neoconcettualista degli anni ‘80. La mostra, a cura di Giuliana Altea, Presidente della Fondazione Nivola e Antonella Camarda, Direttrice del Museo Nivola, mette in evidenza l’operato artistico di Halley. Pittore, scrittore, docente ed editore, Peter Halley nasce il 26 settembre 1953 a New York. Inizia gli studi alla Philips Academy di Andover, nel Massachusetts, che frequenta dal 1967 al 1971. In questo pe-

riodo Halley avverte l’influenza del testo Interaction of Color del 1963 di Josef Albers, artista del Bauhaus (1919-1933)

poi trasferitosi al mitico Black Montain College, che costituirà un punto di riferimento per tutto il suo lavoro. Dal 1973 abita a New Orleans, dove viene stimolato dall’atmosfera cosmopolita della città. Nello stesso anno inizia a imSopra e a sinistra: Peter Halley Heterotopia II installation view interior view Greene Naftali Gallery New York, 2019 In alto a destra: Peter Halley A Perfect Plan 2020, acrylic, fluorescent acrylic and Roll-a-Tex on canvas 74x108.5 inches A destra: Peter Halley Heterotopia I installation view presented by Flash Art Magazine and the Accademia di Belle Arti di Venezia Magazzini del Sale no. 3, Venice, IT (curated by Gea Politi), 2019

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piegare materiali recuperati tra i prodotti del circuito commerciale, mentre entra in contatto e riflette sugli scritti dell’artista Robert Smithson, autore di testi critici e teorici sulle relazioni tra l’opera d’arte e l’ambiente circostante. Alla fine degli anni Novanta ha insegnato all’Università di California di Los Angeles e nel 2002 divenne Director of Graduate Studies di pittura alla Yale School of Art. Halley è una figura centrale del Neo Concettualismo americano, la sua arte è costituita da grandi spazi geometrici, quelle che lui stesso chiama le “prigioni”, si tratta di un campo digitale fatto di texture. Questo spazio simulato diventa un vero e proprio spazio umano, quello che generalmente gli esseri umani si costruiscono, quello stesso spazio che spesso e volentieri pone un limite alla nostra comprensione. Nel percorso di Halley è frequente la collaborazione con altri artisti e designer, particolarmente forte quella con Alessandro Mendini con cui Halley collabora

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nel 2008 per la mostra alla Galleria Massimo Minini, a Brescia, e ancora nel 2013 alla Mary Boone Gallery di New York e ulteriormente, l’anno successivo, alla Cartier Foundation a Parigi. La geometria minimalista richiama le schede dei circuiti elettronici, invece i colori utilizzati, intensi e brillanti, ottenuti grazie all’uso dei colori Day-Glo, rimandano alle ondate di flussi luminosi prodotti dalla società tecnologica. I fluidi vitali che circolano nei condotti e che sfociano nelle celle sono le vite

... La storia dell’arte astratta è la storia di una vera progressione nel sociale. È la storia dell’organizzazione degli spazi compartimentali e dei sistemi formali che fanno il mondo astratto. Peter Halley

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degli individui che circolano nel sistema tecnologico/sociale, dove le azioni sono chiuse entro certi limiti, già precostituiti dal sistema, dove la libertà apparente è garantita, ma dentro certi confini.

Una visione del tutto attuale che Peter Halley affronta nelle sue opere postmoderne e che definisce ancora una volta il rapporto con la cultura digitale. La sua ricerca vive di colpi di scena, si tratta appunto di passaggi re-

pentini da registri caldi a quelli freddi, dal bianco al nero, alternandosi con texture, diagrammi e codici a barre. Un circuito frenetico che sottolinea i tratti certi di una metropoli conteml poranea. s

Sopra: l’artista Peter Halley Ph.Nicholas Calcott A sinistra, dall’alto verso il basso: Peter Halley installation view Mary Boone Gallery New York, 2002 Peter Halley installation view Waddington Galleries, London, 1999 Peter Halley installation view Mary Boone Gallery, New York Collaboration with Alessandro Mendini, 2013

PETER HALLEY

29 marzo - 20 giugno 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo Nivola, Orani INFO T. +39 0784 730063 Da lunedì a venerdì 9.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museonivola.it

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Boccioni: 1901-1909 Le opere giovanili in mostra a Milano di Rebecca Maniti

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a Galleria Bottegantica ha deciso di aprire la stagione con una interessante mostra dedicata a Umberto Boccioni, e precisamente alla sua produzione tra il 1901 ed il 1909. “Il giovane Boccioni” ripercorre con rigore scientifico la fase giovanile e formativa dell’artista, in cui

lo studio del passato si lega alla volontà irrefrenabile di conoscere il presente e di sperimentare il futuro. Con la cura della storica dell’arte Virginia Baradel, la rassegna propone una accurata selezione di opere di un Boccioni ventenne, carico delle esperienze di studio condotte a Roma, Padova, Vene-

zia e Milano, intervallate dall’importante soggiorno parigino del 1906 (usato per scappare dalla “provincialità” italiana) e dal successivo viaggio in Russia. Nato in Calabria da famiglia romagnola, tutta la sua vita è stata caratterizzata dai continui spostamenti legati al lavoro del padre, è proprio seguendo lui a Roma nel primi del 1900 che inizierà ad appassionarsi realmente al disegno e a farne una professione. La capitale italiana porterà l’incontro con Gino Severini, anch’esso in cerca di una guida lontana dalle accademie ufficiali: trovarono il proprio mentore nello studio dell’artista Giacomo Balla. Da lì è stato un susseguirsi di nuovi viaggi in diverse città e attraverso le avanguardie. L’influenza delle diverse correnti figurative europee e l’interesse per la tradizione classica e rinascimentale, affiorano ripetutamente nelle opere del periodo, anche su quelle su carta alle quali la mostra dedica particolare interesse attraverso una selezione di disegni che coprono gli anni dell’apprendistato del giovane Boccioni. In un primo nucleo di opere ecco quelle risalenti al periodo in cui fu allievo di Giacomo Balla, poi uno di opere immediatamenUmberto Boccioni - La madre 1912, olio su tela, 52x35 cm. Piacenza, Galleria d’arte moderna Ricci Oddi

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Umberto Boccioni - Finestra 1904-1906, matita e biacca su carta 210x280 mm. Collezione privata

te successive, con un tratto sicuro, e ancora le tempere commerciali che Boccioni dipinge per ragioni economiche, e non per ricerca e sperimentazione. In esposizione anche alcune incisioni, alle quali si è dedicato successivamente. Dal 1907, con il trasferimento a Milano, Boccioni orienta la sua ricerca verso uno stile capace di conciliare la modernità positivista con l’idealità nell’ambito dell’illustrazione e della cartellonistica, ma non mancano le picUmberto Boccioni - Trittico. Veneriamo la Madre 1907-1908, olio su tavola, 27x56 cm. Collezione privata

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Umberto Boccioni - Ciociara 1904, tempera su carta azzurra, 141x93 mm. Collezione privata

cole vedute di paesaggi lombardi ed i ritratti (“Paesaggio lombardo” e “La madre malata” del 1908 ne sono preziose testimonianze). Interessanti i bozzetti per il manifesto dell’Esposizione di pittura e scultura promossa dalla Famiglia Artistica (maggio-giugno 1909), in cui troviamo la sintesi perfetta delle diverse cifre stilistiche di Boccioni: dal divisionismo, alla pennellata larga e sintetica di matrice postimpressionista, agli l echi del modernismo. s

IL GIOVANE BOCCIONI

30 aprile - 30 giugno 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Galleria Bottegantica, MIlano INFO T. +39 02 62695489 info@bottegantica.com Da martedì a sabato 10.00/13.00 - 15.00/19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.bottegantica.com

Umberto Boccioni - Automobile 48 29 1907-1908, tempera su cartoncino 374x248 mm. Collezione privata

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I ritratti di Modigliani Stile e influenze dell’artista livornese di Daniela

I

Malabaila

l 27 marzo scorso si sarebbe dovuta inaugurare la mostra “Modigliani. Opere dal Musée de Grenoble” alla Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo, a Parma. Come sappiamo, anche questo settore dell’Arte e della cultura vive giorno per giorno allineandosi alle direttive anti-covid, speriamo dunque che si possa visitare dal vivo questa interessante mostra che pone in esposizione alcune opere di Amedeo

Modigliani, una celebrazione tardiva del centenario dalla scompara prematura a soli 35 anni. Nato a Livorno, nel 1902 s’iscrisse alla “Scuola libera di Nudo” di Firenze e un anno dopo si spostò a Venezia, dove frequentò la stessa scuola presso l’Istituto per le Belle Arti; nel 1906 giunse a Parigi, all’epoca la capitale europea delle avanguardie artistiche. Entrò in contatto con personaggi come Pablo Picasso, Maurice Utrillo, Max Jacob, Jacques Lipchitz e Chaïm Soutine, e vi conobbe anche la pittrice Jeanne Hébuterne, destinata a divenire sua compagna di vita oltre che musa per i suoi dipinti. Famoso per il suo lavoro rapido (si dice che completasse un ritratto in una o due sedute), una volta terminati, non ritoccava mai i suoi dipinti. Modigliani però si era inizialmente pensato come scultore più che come pittore e iniziò a scolpire seriamente dopo che Paul Guillaume, un giovane e ambizioso mercante d’arte, s’interessò al suo lavoro sulla scultura nera. A causa delle polveri generate dalla scultura, le sue condizioni di salute peggiorarono e si trovò dunque costretto a concentrarsi unicamente sulla pittura. DiA sinistra: Maschera africana Gouro, Costa d’Avorio. Collezione privata Marcello Lattari.

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venne, oltre che un grande pittore, anche un eccellente disegnatore, riuscendo, con un tratto volumetrico e allo stesso tempo bidimensionale, a catturare la sensibilità e la psicologia di chi si lasciava ritrarre. L’esposizione, grazie alla collaborazione col Musée de Grenoble, consente di analizzare il rapporto fra disegno e pittura e di cogliere i principali riferimenti culturali nel suo lavoro di ritrattista. In mostra (al momento in programma fino al 4 luglio 2021) anche il dipinto “Femme au col blanc”, olio su tela del 1917, raffigurante Lunia Czechowska, moglie dell’amico d’infanzia di Léopold Zborowski, mercante d’arte e mecenate di Modigliani, oltre a cinque ritratti a matita di personaggi della capitale francese degli anni Dieci, dove egli fu al centro della scena artistica, al tempo all’avanguardia internazionale. I capolavori dell’arte francese del periodo in cui egli visse e operò, appartenenti alle raccolte della Fondazione Magnani-Rocca (oltre a Cézanne, anche Renoir, Monet, Matisse e Braque; ma anche l’italiano Severini, che in quegli anni viveva a Parigi), offrono al pubblico una visione ampia della scena artistica del tempo, che dà dunque modo di analizzare l’ambito nel quale Modigliani si

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esprimeva, probabilmente diventano comprensibili anche i suoi eccessi da “artista maledetto”. Nella poetica pittorica di Modigliani, il ritratto rappresenta l’unico veicolo d’espressione possibile del furore creativo dell’artista ed il vitale strumento di esternazione dell’ansia, profondamente umana, d’intrecciare uno scambio relazionale con altri esseri.

In alto a sinistra: Amedeo Modigliani, Portrait de Gillet, circa 1917-1919, matita su carta.

Sopra: Amedeo Modigliani, Femme au col blanc, 1917, olio su tela.

A sinistra: Paul Cézanne, Arbres 1887-1890, acquerello su carta.

Lungo il percorso espositivo, possiamo incontrare le sottolineature delle influenze che hanno toccato Modigliani, come ad esempio l’insegnamento di Paul Cézanne e le maschere africane, alcuni pezzi dei quali sono accostati ai lavori di Modigliani. Non dimentichiamo l’influenza più importante di tutte, quella del Parmigianino, dal quale proviene l’ideale femminile con il collo lungo. Un’esposizione che speriamo di poter presto visitare, per l riempirci gli occhi di bellezza. s

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MODIGLIANI

Opere dal Musée de Grenoble 27 marzo - 04 luglio 2021

(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo INFO T. +39 0521 848327 Mercoledì, giovedì e venerdì 10.00 - 18.00 Sabato, domenica e festivi 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.magnanirocca.it

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LUIGI SETTEMBRINI www.settembrini.org

info@settembrini.org

luigisettembrini.artist

Solem orientem - 2020, polimaterico su tela di juta, 100x100 cm.

Solem occidentem - 2020, polimaterico su tela di juta, 61x50 cm.


FAUSTO SEGONI IV MILLENNIO a cura di Franco Profili e Davide Silvioli testo critico di Anna Cochetti TERNI, MUSEO ARCHEOLOGICO Primavera / Estate 2021 CAOS - Centro Arti Opificio SIRI Viale Campofregoso, 98 - Terni

info: 0744 1031864 info@caos.museum www.caos.museum franco.profili@cavourart.it faustosegoni@alice.it

“Marte Agrario”


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Alfredo Rapetti Mogol Oltre le parole... di Vincenzo Chetta

H Alfredo Rapetti Mogol “Io e te”, 2018, piombo e inchiostro su spartito musicale, 32x23,5 cm. © Ph. Andrea Corbellini

o incontrato per i lettori di BIANCOSCURO Alfredo Rapetti Mogol, anima gentile per eccellenza, noto artista e paroliere, famoso anche con lo pseudonimo Cheope. Mi ha raccontato il suo percorso e la sua arte. Nipote e figlio d’arte: il nonno, Mariano, in arte Calibi, era autore di canzoni come “Vecchio scarpone” e “Le colline sono in fiore”, mentre il padre Giulio, in arte Mogol, è diventato celebre per aver scritto i testi di innumerevoli brani di successo

per svariati artisti, tra i quali l’indimenticabile Lucio Battisti; la madre, Serenella De Pedrini, è una disegnatrice di moda. Nato a Milano nel 1961, inizia la sua carriera come paroliere nel 1983 con la canzone “Il chitarrista”, cantata da Ivan Graziani. Successivamente, ha composto numerose canzoni per Raf come ad esempio Il battito animale, Due. Nel 1994 inizia la collaborazione con Laura Pausini, per la quale ha composto oltre 60 brani tra cui: “Strani amori”, “Incancellabile” e “E ritorno da te”. Ha lavorato, tra gli altri, anche con Adriano Celentano, Mina, Divo, Carlos Santana, The Corrs, Gilberto Gil, Ron, Boomdabash, Alessandra Amoroso, Loredana Bertè, Fiorella Mannoia, Giusy Ferreri, Marco Mengoni, Michele Bravi ed Eros Ramazzotti. È docente alla Fondazione Industria Milano - New York ed al CET (Centro Europeo di Toscolano) gestito dal padre Mogol. Ma Alfredo non esaurisce la sua carica artistica con la creazione di bellissimi testi, la sua carriera come artista visivo è in continua ascesa. Numerose sono state le mostre personali e collettive che lo hanno visto protagonista, ed il suo curriculum annovera mostre personali alla Fondazione KMG di Berlino, alla Fondazione Ideazione di Roma, a Villa Olmo di Como, all’Albergo delle Povere di Palermo, alla Certosa di San Lorenzo di Padula, alla Galleria Maretti di Monte-Carlo e alla Ca’ D’oro di Roma. Fra le collettive ricordiamo: Grand Palais di Parigi; MAR’S di Mosca; Palazzo Strozzi a Firenze; Museo per l’Arte Straniera di Riga; Salone d’Autunno a Parigi; Museo Permanente di Milano e la Biennale di Venezia nel 2007. Nel suo fare arte si occupa di comunicazione emotiva, sia nell’ambito della pittura

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che in quello della scrittura, cercando di essere sempre il più vero possibile, di non ingannare. Abbiamo così in tutte le sue creazioni, una parte vera e autentica di lui. Le opere di Alfredo Rapetti Mogol sono realizzate prevalentemente in due modi: nel primo osserviamo un tratto calligrafico che perde man mano il significato assumendo carattere gestuale e decorativo; nel secondo, ecco le parole scomposte, rappresentate a caratteri cubitali, spezzate e accorpate in maniera da formare un nuovo linguaggio. Le sue opere si potrebbero descrivere con le parole del padre: “Capire tu non puoi... Tu chiamale se vuoi, emozioni...” Vincenzo Chetta: Una vita nel mondo artistico, dalle parole scritte per essere cantate, a quelle scritte per essere ammirate. Com’è nata la passione per le arti visive? Alfredo Rapetti Mogol: La Passione per le arti visive nasce dal DNA di mio nonno paterno che fu Presidente dell’Associazione Arti grafiche e fondò la sua ditta De Pedrini SPA nel 1920, ancora attiva e nelle eccellenze di quest’arte. Sono sempre stato appassionato di arti visive, ho dipinto fin da giovanissimo e durante il liceo ho frequentato la scuola del fumetto a Milano. Nel 1996 ho cominciato a lavorare sulla parola dipinta che, insieme a quella cantata, rimane la radice di tutto il mio lavoro. V.C.: “Mogol” è il nome d’arte di tuo padre, come mai ha iniziato ad apparire nella tua firma? A.R.M.: Mogol, pseudonimo di mio padre come autore di testi, è diventato da quindici anni per suo volere il cognome di tutta la nostra famiglia, anche se ancora non in molti lo sanno. Sempre mio padre mi ha poi

Alfredo Rapetti Mogol nel suo studio © Ph. Valentina Tamborra

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A destra: Alfredo Rapetti Mogol “Mappa del cielo”, 2012 acrilico, bitume e piombo su tavola, 60x40 cm. © Ph. Andrea Corbellini

Sotto: Alfredo Rapetti Mogol “A chi se non noi due”, 2019 acrilico su tavola 96x126 cm. © Ph. Andrea Corbellini

chiesto espressamente di usarlo anche in pittura, non l’avrei mai fatto, né mi sarei mai permesso altrimenti. V.C.: Dalle prime opere degli esordi a quelle di oggi, cosa ha influenzato maggiormente il tuo percorso artistico e quali eventi hanno caratterizzato maggiormente la tua evoluzione? A.R.M.: Il mio percorso artistico in pittura si è modificato completamente dal 1996, anno in cui ho cominciato a lavorare sulla parola dipinta. Da allora ho cercato di declinare il segno, la scrittura su tela, tavola, cemento, in ogni altro modo possibile e a me affine per concetto ed estetica, attuando una serie di cicli: scritture, lettere, cieli, dedali, cementi, piombi, fino ad arrivare alla parola scomposta. Ogni giorno qualcosa mi ispira, che venga dalla terra o dal cielo, il mio tentativo è di tradurlo in arte e comunicarlo nel modo più sincero e semplice possibile. Chiaramente

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Alfredo Rapetti Mogol “Lettera bianca” 2013, acrilico su tela 100x100 cm. © Ph. Andrea Corbellini

ogni mostra preparata o vista mi ha accresciuto, ogni verso scritto o letto, ogni minuto vissuto nella vita come nell’arte mi è servito a crescere e a capire di più i miei due mestieri. V.C.: Come e quando è nata la “parola scomposta”? A.R.M.: La parola scomposta, scomposizione alfabetica elementare come ho voluto chiamarla, è arrivata come quasi tutte le cose che faccio: con una visione. Una intuizione su cui ho lavorato molto prima di decidere come mettere in pratica. Dall’idea alla prima opera è passato oltre un anno. Il lavoro è basato sulla scomposizione di frasi semplici, familiari a tutti, creando delle isole letterali, dei segmenti linguistici che abbiano una vita propria e ci trasportino in un altro tempo o in un altro luogo, in altra cultura. Ad esempio “io sono io” diventa IOS ON OIO. Il messaggio così scritto rimane più a fondo nel fruitore dell’opera che ha operato un piccolo sforzo di decodificazione per “leggerlo”. Gli è andato

incontro, ha cercato un contatto con l’opera e per questo viene premiato. V.C.: Cosa rappresentano le grafie con cui dipingi? A.R.M.: Scrittura come segno,come forma del pensiero, di un pensiero in continua evoluzione, come impronta ed infinita testimonianza dell’essere umano. Scrittura come gesto e tentativo di rappresentare i diversi stati d’animo che ci attraversano. Segno, alfabeto che perde volontariamente il suo significato letterale per ricercarne uno più primigenio ed universale, che a tutti noi appartiene, senza barriere linguistiche o culturali, condiviso per sensibilità ed origine. Parola che si trasforma in pittogramma, in pura calligrafia che non contiene ed impone precisi messaggi personali scelti, ma che eventualmente suggerisce ed evoca private risposte, nell’infinita possibilità di una libera lettura soggettiva. Scrittura come traccia della memoria e di un imprescindibile e sempre vivo umano DNA.

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V.C.: Tra tutte, a quale tua opera sei più legato, in quale riconosci tutto te stesso? A.R.M.: Ognuna in cui mi riconosco profondamente e che sento mi possa pienamente rappresentare. Senza distinzione. V.C.: Cosa ti aspetti dalle persone che durante una mostra ammirano le tue opere? A.R.M.: Che si sentano a casa, davanti a qualcosa che gli appartiene, che gli somiglia. Che si sentano compresi e in pace. V.C.: Ha più valore l’opera compiuta, o quello che gli spettatori possono pensare dell’opera? A.R.M.: Sono convinto che un’opera compiuta, autentica e sincera produca negli spettatori la stessa vibrazione emotiva che ha provato chi l’ha creata. V.C.: Data la tua esperienza personale, A sinistra: Alfredo Rapetti Mogol “Mappa del cielo”, 2015, acrilico e bitume su tela, 140x110 cm. © Ph. Andrea Corbellini Sotto: Alfredo Rapetti Mogol “Io sono io”, 2017, acrilico su carta, 68x96 cm. © Ph. Andrea Corbellini

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Sopra: Alfredo Rapetti Mogol “Mappa del cielo”, 2016, acrilico su rame, 76x90 cm. © Ph. Andrea Corbellini A destra: Alfredo Rapetti Mogol nel suo studio © Ph. Valentina Tamborra

cosa consiglieresti ad un giovanissimo che decide di fare della passione, un lavoro? A.R.M.: Consiglierei di crearsi una feroce autocritica con la quale possa avere possibilità di valutare obiettivamente il proprio lavoro e, soprattutto, dargli il modo di dare credito al proprio gusto. V.C.: Quali sono i tuoi prossimi progetti? A.R.M.: Una mostra pubblica a luglio, personale al Castello di Vigevano e ad ottobre un’installazione con il maestro Michelangelo Pistoletto per la biennale di Firenze. V.C.: Non vedo l’ora di poterle visitare. Grazie mille per la tua pazienza Alfredo, sei una persona veramente speciale. s l

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Giorgio Toniolo

Vincitore al BIANCOSCURO Art Contest di

Ettore Tiretto

G “Frattura” fotografia digitale

iorgio Toniolo è il vincitore, nella sezione dedicata alla fotografia, dell’edizione 2020 del BIANCOSCURO Art Contest con l’opera dal titolo “2020”, alla quale è dedicata la nostra rinomata “Over the Cover” di questo numero. Toniolo ha fatto la differenza nella sezione fotografia, vincendo il prestigioso Premio Copertina assegnato il giorno 17 ottobre 2020 al Grand Visconti Palace di Milano alla presenza del Direttore di BIANCOSCURO Vincenzo Chetta e della Giuria (presente in formato ridotto a causa delle norme anti-contagio), rappresentata da Daniela Malabaila, Franco Crugnola e Isabella Rigamonti.

L’opera ha passato man mano i diversi step di selezione del concorso, ma ha da subito attirato l’attenzione della commissione critica del BIANCOSCURO Art Contest: questa realizzazione fotografica è figlia concettuale del momento storico che stavamo e stiamo purtroppo ancora vivendo, un, troppo lungo, periodo pandemico che è tuttora causa di restrizioni e forti stress. Nella realizzazione degli scatti, l’obiettivo primario di Toniolo è il processo creativo, i colori, la luce ed il taglio della foto, ma ricordiamo che nella sua fotografia sono importantissimi anche i linguaggi visivi che creano nella mente dello spettatore un viaggio ad occhi aperti: le sue sono opere che permettono di catapultar-

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“2020” 2020, fotografia digitale, 38x50 cm.

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“La creazione” fotografia digitale

“Selleries refuge” fotografia digitale

si al loro interno come un viaggio onirico. Ma scopriamo qualcosa in più sulla vita di Giorgio Toniolo: vive in Piemonte, in un piccolo paesino di collina, Prarostino, in provincia di Torino, ed ha iniziato ad appassionarsi di fotografia da giovanissimo, arrivando ad acquistare la sua prima reflex a 16 anni. “Con la fotografia ho trovato il mio mezzo di espressione. Sono affascinato dalla bellezza. Credo che la bellezza si trovi ovunque… Anche quando è nascosta nell’oscurità”, ci racconta Toniolo. Negli ultimi anni ha perfezionato la sua tecnica, naturalmente sempre alla ricerca di nuovi stimoli e di migliorie nel suo lavoro artistico. Per la realizzazione dei suoi scatti utilizza luoghi e soggetti comuni. A livello compositivo, le sue opere possiamo definirle senza ombra di dubbio concettuali, quasi un viaggio tra l’idea che vuole

“The revenge of the nails” fotografia digitale

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esprimere e realtà dell’oggetto o della scena immortalata. Predilige il bianco e nero, le linee pulite ed essenziali, le simmetrie perfette, insomma una fotografia minimalista che concentra l’attenzione proprio dove il fotografo vuole. Toniolo sappiamo essere da sempre appassionato di arte e design, ma è soprattutto un grande fotografo dalle elevate doti tecniche e creative, con una carriera in continua ascesa che vede questa vittoria come un punto dal quale riprendere la scalata verso il meritato successo, così come è

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stato assolutamente meritato il Premio al BIANCOSCURO Art Contest. Non possiamo che essere fieri di poterlo consacrare con questa pubblicazione, sicuri che la sua continuerà ad essere una carriera costellata di successi. s l

Sopra: “Manhattan” fotografia digitale A destra: Giorgio Toniolo in una sua elaborazione fotografica INFO @giorgiotoniolo

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TRIXI BULLA

“Radice di larice” 2020, intaglio e lavorazione in foglia d’oro, h. 70 cm.

artistaonline.it/artisti/biografia/trixi trixi.lamps trixibulla@gmail.com lampadetrixibulla


Caravaggio

Maurizio D’Andrea

Un grande capolavoro ai Musei Reali di Torino di

Artista Contemporaneo

Ettore Tiretto

D

allo scorso 25 febbraio 2021, ai Musei Reali di Torino, è esposto il “San Giovanni Battista” di Caravaggio. L’opera, realizzata tra il 1604 e il 1606, appartiene alle collezioni delle Gallerie Nazionali di Arte Antica ed è esposto per la prima volta a Torino grazie a uno scambio promosso in occasione della mostra “L’ora dello spettatore. Come le immagini ci usano” in programma a Palazzo Barberini di Roma. Grazie al sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, al contributo di Reale Mutua e alla collaborazione del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, l’opera è presentata al centro della sala dedicata agli artisti caravaggeschi italiani e stranieri della Galleria Sabauda. Caravaggio, uno dei pittori più celebrati e amati di ogni tempo, con il suo stile audace e innovatore, mostra San Giovanni ancora adolescente, in un momento di riposo nel deserto, dove trascorse gran parte della sua esistenza. La mostra permetterà di presentare al pubblico uno dei capolavori del pittore, ma sarà anche un’occasione unica per mostrare lo stretto dialogo che intercorre con le opere di quei pittori italiani e stranieri, di prima e seconda generazione, che furono profondamente l influenzati dalla sua pittura. s

Michelangelo Merisi da Caravaggio San Giovanni Battista Gallerie Nazionali di Arte Antica Galleria Corsini Roma Ph. Alberto Novelli

CARAVAGGIO AI MUSEI REALI

25 febbraio - 30 maggio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Musei Reali di Torino - Galleria Sabauda, Torino INFO info@coopculture.it Dal lunedì al venerdì 9.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museireali.beniculturali.it

Maurizio D’Andrea propone opere simboliche dove le scene incontrano contrasti di forme e colori che fondono le loro basi sul concetto di “spazio ed equilibrio” tra le parti condivise da una forte e distinta capacità espressiva. L’artista giunge a queste soluzioni attraverso composizioni sia geometrico-astratte che liriche, risolte con un dinamismo cadenzato da preziose dissolvenze e con un ricco accostamento di colori vivaci e di aspetti scanditi da una prominente e risolutiva capacità di adattamento alla realtà. L’artista analizza, indaga, scava nella propria interiorità senza mai fermarsi usando sempre nuove soluzioni strutturali, nuove tecniche, nuove ricerche creative. La sua maturità compositiva attraverso una imprescindibile evoluzione artistica gli ha permesso in questo modo di costruire il suo manifesto interiore in cui si assommano identità poetiche ed ideali aspetti esistenziali. Maurizio D’Andrea si muove fra vari ambiti artistici come la pittura, la grafica, digitale, la scultura, l’arte generativa, la fotografia. I suoi molteplici orientamenti sono alquanto speciali, celano una fantasia imbrigliata che quando si scatena libera un sorprendente armato vigore inventivo. Per queste ragioni può definirsi artista universale e versatile per il suo modo di dichiararsi nell’essenza delle cose e degli atteggiamenti e la sua possibilità di rendere un pensiero immagine e specchio della propria identità psicologica. In questi lavori, fondati sull’assoluta libertà di esecuzione, assistiamo ad un gesto ripetitivo e vigoroso, all’accuratezza della realizzazione, allo scorrere del pennello, all’utilizzo di collage e assemblaggi. Si fa artefice di un universo in continua trasformazione poiché l’arte segue sempre il corso del tempo. Un tempo difficile da raccontare dove il concetto di arte viene stravolto a favore di una tecnologia sempre in continua espansione. Proprio per questo abbandona gli eccessi della pittura del passato, per addivenire ad un’arte decisamente personale dove gli estremi modi e colori provocati dalle atmosfere suggestive si addensano sui supporti attraverso una libera espressione di emozioni, emettendo energia che affascina lo spettatore. Ha ricevuto numerosi premi per meriti artistici ed è stato inserito come artista emergente in diverse riviste del settore.

Ti scrivo una poesia 2021, acrilico su tela, 60x60 cm.

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www.dandreart.info


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Ugo Zannoni Il mecenate dell’Ottocento scaligero di Mario

Gambatesa

F

ra le celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, va ricordata la mostra veronese dal titolo “La Mano che Crea”. L’esposizione vuole far riscoprire la figura di Ugo Zannoni, scultore, collezionista e mecenate dell’Ottocento scaligero. La mostra, allestita presso la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti (Palazzo della Ragione)

è stata concepita come un laboratorio dove professori e studenti dell’Accademia di Belle Arti e dell’Università di Verona hanno potuto collaborare e fare esperienza diretta di ciò che avviene dietro le quinte, prima e durante l’apertura dell’esposizione. Il concetto di museo partecipativo non poteva non essere evidenziato parlando appunto della figura di Zannoni, il cui interesse è stato sempre rivolto alla didattica ed all’impegno civile in favore della cultura. Nato a Verona nel 1836, Zannoni, studia all’Accademia di Venezia per entrare poi all’Accademia di Brera a Milano nel 1858. Nel 1865 Zannoni vince il concorso per il monumento di Dante in occasione del VI centenario della nascita del poeta fiorentino, che diverrà la sua opera più celebre, ancora oggi collocata in piazza dei Signori a Verona. La fama di questa scultura lo porterà ad aprire uno studio a Milano, dove comincerà a realizzare statue per il Duomo della città, così come altre opere per l’esposizione internazionale del 1872, aprendo contatti altolocati, tanto da essere nominato da re Vittorio Emanuele II, Cavaliere della Corona. Dopo la morte di Francesco Hayez viene nominato consigliere dell’Accademia Angelo Recchia - L’arte avvilita (o La pittura avvilita) 1876, olio su tela, 34.5x27 cm. Verona, Musei Civici – Galleria d’Arte Moderna Achille Forti © Ennevifoto, Verona A destra: Vincenzo Hayez - Ritratto di Ugo Zannoni 1873, olio su tela, 72x59.5 cm. Verona, Musei Civici – Galleria d’Arte Moderna Achille Forti

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Ugo Zannoni - Busto ritratto di Giulio Pompei 1871, marmo, 77.3x65x40.5 cm. Verona, Musei Civici – Galleria d’Arte Moderna Achille Forti © Ennevifoto, Verona

Ugo Zannoni - Busto ritratto di Cesare Bernasconi 1871, marmo, 78x52.3x37.5 cm. Verona, Musei Civici – Galleria d’Arte Moderna Achille Forti © Ennevifoto, Verona

di Brera. Dal 1905, tornato a Verona, si adopera per costituire una Galleria d’Arte Moderna nel Museo Civico scaligero e a questo scopo offre la propria collezione al Comune. Con questo nobile gesto, Zannoni ha donato alla città trentacinque sculture del suo atelier e ottantatré dipinti di autori in prevalenza lombardi. La collezione Zannoni rappresenta uno spaccato esemplare dell’affascinante mondo del collezionismo d’arte ottocentesco, un esempio in cui si riflette il forte senso civico che ha animato singolarmente la società civile veronese e veneta a cavallo tra Ottocento e Novecento. La mostra, aperta al pubblico dal 27 giugno scorso, sarà visitabile fino al 31 dicembre prossimo, sempre con l’eventuale favore dei nuovi Dpcm ministeriali. L’intero lavoro espositivo è stato condiviso con un comitato scientifico composto da studiosi e con l’aiuto di giovani volontari del Servizio Civile Nazionale che hanno seguito ogni fase del progetto. L’esposizione è un omaggio che la città di Verona rivolge ad un artista ed un mecenate, che ha segnato profondamente un perio-

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do decisivo per l’arte ottocentesca. Le sue opere arrivano a noi come monito per ricordare quanto la cultura sia importante nelle nostre vite, un rifugio sicuro soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo. Tenendo sempre a mente che l’Arte, in tutte le sue meravigliose sfaccettature, rende migliore il mondo l in cui viviamo. s A sinistra: allestimento della mostra Sotto: Paolo Farinati - Cristo uomo dei dolori 1581, olio su tela, 45x60 cm. Verona, Musei Civici – Museo di Castelvecchio

LA MANO CHE CREA

La Galleria pubblica di Ugo Zannoni (18361919). Scultore, collezionista e mecenate 27 giugno 2020 - 31 dicembre 2021

(Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, Verona INFO T. +39 045 8001903 gam.comune.verona.it Da lunedì a venerdì 12.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

gam.comune.verona.it

Alberto F

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Alberto Fornai albertofornai@gmail.com

Alberto

Fornai

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“L’urlo”-

2011,

acrilico

su

tela,

BIANCOSCURO RIVISTA d’ARTE

100x100

cm.

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Flora Castaldi

FLORA Castaldi FLORA - Maître franco-italien de l’Art Contemporain

FLORA “Perles de Nacre” 60x60 cm. FLORA IN MOSTRA Museo Diocesano - Gubbio, Italia - dal 17 ottobre al 1 novembre 2020 Museo Diocesano - Salerno, Italia - dal 12 al 20 dicembre 2020 Palazzo d’Adda - Varallo Sesia, Italia - dal 28 marzo al 5 aprile 2021 Espace Neptune - Saint- Jean- Cap -Ferrat - Côte d’Azur, France - du 6 au 14 juin 2021 Art Innsbruck - Austria - dal 7 all’11 luglio 2021

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Michelangelo Grigoletti L’omaggio al ritrattista veneto di Rebecca Maniti

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maggio dovremmo poter visitare una mostra celebrativa dedicata a Michelangelo Grigoletti, grande artista del 1800. La ras-

segna, che si sarebbe dovuta tenere nel 150° anniversario della scomparsa ed è stata posticipata per le note misure di contenimento del contagio da Covid19, è sotto la cura di Vania Gransinigh ed è organizzata dall’Assessorato alla Cultura. Grigoletti si è avvicinato all’arte grazie allo zio che ha riconosciuto il suo talento, frequentò l’Accademia di belle arti di Venezia e studente modello, arriverà a insegnare lui stesso nella scuola veneziana, ad autori come Giacomo Favretto, Federico Zandomeneghi, Tranquillo Cremona, Eugenio Prati, Albano Tomaselli e Gian Battista Carrer. “Omaggio a Michelangelo Grigoletti (1801-1870)” sarà allestita nelle sale del Museo Civico d’arte dall’8 maggio al 25 luglio 2021. “La mostra - sottolinea l’Assessore alla Cultura Pietro Tropeano - prosegue la riscoperta e la valorizzazione dei grandi artisti del nostro territorio iniziata con il Pordenone. Michelangelo Grigoletti, pordenonese di Roraigrande, ha saputo riempire con la sua individualità creativa uno dei periodi forse meno conosciuti dell’arte veneta. È stato un grande ritrattista della nuova Accademia di Venezia lasciandoci una ricca collezione di opere In alto a sinistra: Michelangelo Grigoletti Ritratto della sorella Meri 1829, olio su tela, 43x36,5 cm. Pordenone, Museo Civico d’Arte A sinistra: Michelangelo Grigoletti Ritratto della famiglia Petich 1845, olio su tela, 138x180 cm. Pordenone, Museo Civico d’Arte. A destra in basso: Michelangelo Grigoletti La nobile Isabella Fossati con la figlia Maria Clorinda, il genero e le nipoti 1828-29, olio su tela, 136x169 cm. Nobile Isabella Palumbo-Fossati

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OMAGGIO A MICHELANGELO GRIGOLETTI (1801 – 1870)

ROSANNA C A R L I N I

08 maggio - 25 luglio 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo Civico d’Arte, Pordenone INFO T. +39 0434 392935 Mercoledì, giovedì e venerdì 15.00 - 18.00 PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.comune.pordenone.it Audacia e Astuzia 2021, olio su tela, 25x25 cm. Michelangelo Grigoletti - Ritratto della signora Bianca F. 1845 ca., olio su tela, 56,6x46 cm. Pordenone, Museo Civico d’Arte

in parte presenti nel Museo Civico di Pordenone.” Il percorso espositivo si divide in tre sezioni: la prima sarà dedicata alla pittura a soggetto storico-romantico, la seconda ai dipinti a tema sacro e religioso, la terza sezione riguarderà invece la produzione ritrattistica, veri capolavori di sensibilità umana e indagine

psicologica. La mostra sarà l’occasione anche per mostrare il “Ritratto della famiglia Petich” capolavoro del 1845 da poco restaurato. Michelangelo Grigoletti merita questa celebrazione, assoluto protagonista come interprete di primo piano di un periodo in cui a trionfare furono le poetiche neoclassiche, sostituite ben presto da quelle romantiche, con un’apertura l finale sul realismo di fine Ottocento. s

Was born in Rome and has always been an art lover. Art is something she has focused on for her own personal enjoyment and she has been able deepen her knowledge of it, thanks to the city she was born the techniques and personalities of various famous artists, from them, she draws inspiration for her paintings, which she loves to create with personal variations. Her personal creative theme is expressed in portraits, as she finds that the face holds the unique emotional and intimate part of every person, transferring a precise moment of expression into the canvas. Some works are visible on artcontest.biancoscuro.it and Instagram cr_rosannacarlini.

Coraggio e Fierezza 2021, olio su tela, 25x25 cm.

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cr_rosannacarlini


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August Rodin e Hans Arp Alla Fondazione Beyeler, per la prima volta insieme di Flavio

Ennante

P Sopra: Auguste Rodin Meditation without arms o the inner voice, versione piccola 1894, gesso, 54x26,7x20 cm. Musée Rodin, Parigi, inv. S.00680 Foto © Musée Rodin Ph. Christian Baraja Sotto: Auguste Rodin Torso di Adèle 1882, gesso di parigi, calco di prova 13,3x44,6x18,9 cm. Musée Rodin, Parigi, inv. S.01223 Foto © Musée Rodin Ph. Christian Baraja

otrebbe essere difficoltoso visitare questa mostra per chi non abita in Svizzera, ma è talmente ben ideata che è impossibile non raccontarla. Inoltre chiunque può avere la possibilità di “visitarla” virtualmente grazie alle visite guidate digitali: il curatore Raphaël Bouvier ci accompagna in un tour delle sale per scoprire “Rodin/Arp”, una delle più ampie mostre di scultura della Fondazione Beyeler, con ben 110 opere provenienti da musei internazionali e collezioni private. La mostra è stata ideata dalla Fondation Beyeler, Riehen / Basel, in collaborazione con il Museo Arp Bahnhof Rolandseck, Remagen e organizzata in collaborazione con il Musée Rodin, Parigi. La rassegna svizzera espone per la prima volta insieme le opere di August Rodin e di Hans Arp, le mette in dialogo attraverso le più iconiche di entrambi gli artisti, ma presenta anche sculture, rilievi e opere su carta che finora sono state raramente esposte. Da una parte abbiamo dunque l’opera pionieristica del grande riformatore della scultura della fine del XIX secolo, dall’altra, l’opera influente di un grande protagonista della scultura astratta del XX secolo. Ma cosa può mettere in relazione questi due talentuosi autori? Entrambi

gli artisti hanno mostrato un’eccezionale inventiva artistica ed un grande entusiasmo per la sperimentazione; le loro opere hanno lasciato un’impronta profonda nei loro tempi, ma hanno mantenuto il loro valore culturale nel tempo, ed entrambe hanno contribuito in maniera assolutamente rilevante allo sviluppo della scultura. Rodin ha introdotto idee trasformative e nuove possibilità artistiche che Arp in seguito ha ripreso, sviluppa-

Auguste Rodin tra le sue sculture nel Pavillon De L’alma Meudon, 1902. Ph. Eugène Druet © Musée Rodin

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RODIN / ARP Fondation Beyeler, Riehen / Basel December 13, 2020 - May 16, 2021

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or the first time, a museum exhibition brings into dialogue Auguste Rodin (1840–1917) and Hans Arp (1886– 1966), pairing the groundbreaking work of late 19th-century sculpture’s great reformer with the influential work of a major protagonist of 20th-century abstract sculpture. Both artists displayed exceptional artistic inventiveness and enthusiasm for experimentation. Their works left a deep imprint on their times and retain their full relevance to this day. The sculptural milestones created by Auguste Rodin and Hans Arp provide remarkable illustrations of fundamental aspects in the development of modern sculpture. Rodin introduced transformational ideas and new artistic possibilities, which Arp later took up, developed, reinterpreted or contrasted in his biomorphic shapes. Even though we cannot be certain that Rodin and Arp ever met in person, their works display great artistic kinship and many shared references, as well as marked differences, which makes the confrontation of their distinctive creations a particularly revealing visual experience. The exhibition exposes connections in terms of content and conceptual approach, rooted in the exploration of existential themes such as creation, growth, transformation and decay. The works represent human, animal or vegetal bodies, fused and conflated in a novel manner. One finds in Rodin and in Arp a wholly personal yet comparable conception of nature and art, which brings to the fore processual and experimental aspects, and also turns chance into an artistic principle. Both artists were interested in the notion of aliveness as a philosophical theme, to which they gave expression in vibrant sculptures. The articulation of construction and deconstruction also becomes apparent in the genre of assemblage, which Rodin introduced into the realm of sculpture and Arp developed further. Bringing together around 110 works from international museums and private collections, «Rodin / Arp» is one of the most extensive sculpture exhibitions staged to date at the Fondation Beyeler. While its focus lies on Rodin’s and Arp’s sculptures (including a monumental outdoor sculpture in the museum park), it will also present reliefs by Arp as well as drawings and collages by both artists. The exhibition brings together iconic works such as Rodin’s Thinker and Kiss as well as Arp’s Ptolemy and Torso. Lesser-known works make the relations between the two artists all the more graspable. The exhibition was conceived by the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, in cooperation with the Arp Museum Bahnhof Rolandseck, Remagen, and organized in collaboration with the Musée Rodin, Paris. The exhibition is curated by Dr. l Raphael Bouvier. s

E così la verità delle mie figure, invece di essere semplicemente superficiale, sembrava dispiegarsi dall’interno, come la vita stessa.

Auguste Rodin

A sinistra: Hans Arp Stern 1939, gesso, 32x17,5x9 cm. Museo Kröller-Müller, Otterlo © 2020, ProLitteris, Zurigo Ph. Marjon Gemmeke Sotto: Hans Arp SCHALENBAUM 1960, bronzo, (0/3, Rudier, 1982) 196x99x105,5 cm. Fondation Beyeler, Riehen / Basel, Beyeler Collection © 2020 ProLitteris, Zurigo Ph. Robert Bayer, Basilea

to, reinterpretato o contrastato nelle sue forme biomorfiche. Le loro opere mostrano dunque una grande affinità artistica e molti riferimenti condivisi. Ad esempio, seppur in tempi differenti, entrambi si affacciano ai temi della creazione, della crescita, della trasformazione e del decadimento, e sia Rodin che Arp erano interessati alla nozione di vitalità come tema filosofico, a cui hanno dato espressione in vibranti sculture. Pensiamo poi a come inizia il percorso espositivo, con la scultura “Automatic Sculpture (Omaggio a Rodin)” di Arp del 1938 e con la sua poesia “Rodin” del 1952: questi tributi fanno capire immediatamente quanto sia saldo il legame fra i due artisti, seppur

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Non vogliamo copiare la natura. Non vogliamo riprodurci, vogliamo produrre. Vogliamo produrre come una pianta che produce un frutto.

Hans Arp

immaginiamo non si siano mai conosciuti. Forse sarà difficile da visitare dal vivo, possiamo farlo online, approfittiamone, è un’occasione da non perdere per imparare qualcosa di nuovo dal dialogo fra le diverse opere, e per ammirare, molto semplil cemente, la bellezza della scultura. s

RODIN / ARP

13 dicembre 2020 - 16 maggio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Fondazione Beyeler, Riehen - CH INFO T. +41 61645 97 00 info@fondationbeyeler.ch

In alto a destra: Hans Arp nel suo studio tra le sue sculture, Clamart, 1954. Ph. Denise Colomb © Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine, Dist. RMN-Grand Palais / Denise Colomb © RMN-Grand Palais

Da lunedì a domenica 10.00 - 18.00 Mercoledì 10.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.fondationbeyeler.ch

A destra: Auguste Rodin - Il bacio versione grande, 1889–1898, bronzo (Coubertin, 2008), 181,5x112,3x117 cm. Collezione Fondation Pierre Gianadda, Martigny. Ph. Michel Darbellay Fondation Pierre Gianadda

ROBERTO PINO roby70.art@gmail.com robys.arts

sites.google.com/view/robys-art

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20Ordina years like candles in the wind la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it

2021, stucco, smalto e acrilico su masonite, 50x40 cm. Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it


Antonella Pecoraro NINNI

Pecoraro Antonella

antonella@artecultura.net

Ninni - “FORESTA AMAZZONICA 1”- 2021 - acrilico su tela - 140x100 cm.

“Ninni esprime attraverso il colore le sensazioni che emanano le immagini, come se un sogno le trasfigurasse: i soggetti risultano infatti immersi in un contesto cromatico che rimane fondamentalmente informale, perché solo il colore può evocare le sensazioni e le emozioni che tali soggetti suscitano nella pittrice, che cerca di comunicare allo spettatore: siamo così nuovamente immersi nella trasfigurazione del sogno.” Domenico Iacaruso


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Parma e le manifatture del ‘700 europeo Un viaggio nella ricchezza decorativa di

Mario Gambatesa

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ino al 6 giugno 2021 la Reggia di Colorno ha in programma la grande mostra “Le Porcellane dei Duchi di Parma - Capolavori delle grandi manifatture del ‘700 europeo”. Il progetto nasce con

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la valorizzazione della Reggia di Colorno avviata nel 2015, in cui furono riportati nella sede originaria i mobili che erano stati dislocati nelle sedi della provincia di Parma. Il lavoro di archivio fece poi emergere un lunghissimo elenco di porcellane (di cui 15 statuine), tazze e piatti: oggetti che Luisa Elisabetta di Francia e il consorte Filippo di Borbone utilizzavano per i ricevimenti ducali. Si tratta di oggetti provenienti dal Palazzo del Quirinale, dal Complesso Monumentale della Pilotta di Parma, dalle Gallerie degli Uffizi, dal Museo della Villa Medicea di Poggio a Caiano, dai Musei Reali di Torino, dalla Fondazione Cariparma e dall’Archivio di Stato di Parma. In particolare, Luisa Elisabetta detta Babette, figlia del re di Francia Luigi XV, collezionava per se stessa e suo marito questi oggetti di porcellana per arredare la sua nuova residenza, come confermano le numerose lettere in mostra. Si può dire fosse letteralmente ammaliata dal fascino esotico di questo materiale compatto, lucente e leggero, capace di dare vita a oggetti dalle linee raffinate che, nei suoi frequenti viaggi a Versailles, non trascurava di acquistarne a spese del padre. In quegli anni il gusto francese dello stare a tavola era arrivato a Parma: le portate monumentali erano sostituite da tante piccole portate, ciascuna delle quali [1] Bottega Meissen - Amorini porcellana, 16 cm.

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[2] Bottega Meissen - Allegoria dell’Europa porcellana, 25,5 cm.

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richiedeva il proprio corredo di piccole e numerose stoviglie, ad esempio i piccoli contenitori di marron glacés di porcellana decorata e traforata, le tazze con piattino molto largo, usato per raffreddarne il contenuto, le quattro alzate per ostriche, acquistate più per moda e collezione che per l’uso. Notevole il servizio di Capodimonte, regalo di Maria Carolina alla sorella Maria Amalia, detto “servizio dell’oca” per la decorazione della zuppiera. Riallestita anche la sala da pranzo di Maria Luigia, con una tavola dell’epoca perfettamente apparecchiata, con la poltrona della Duchessa e il suo ritratto. La mostra (aperta al pubblico se le disposizioni ministeriali consentiranno la

[3] Bottega Meissen - Allegoria del Fiume porcellana, 15,5 cm. [4] Bottega Meissen - Allegoria dell’Asia porcellana, 30,5 cm.

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[5] Bottega Meissen - Vendemmiatori porcellana, 21 cm.

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riapertura museale) è curata da Antonella Balestrazzi e da Giovanni Godi che, con un gruppo di esperti, ha individuato i tesori parmensi. Le porcellane saranno

esposte nel piano nobile della Reggia, seguendo una suddivisione per temi. Accanto alle porcellane saranno in mostra i ritratti, le lettere e i documenti relativi agli acquisti della Duchessa e del Primo Ministro François Guillaume Leon Du Tillot. Inoltre, si potranno ammirare i disegni di mobili e arredi progettati da Ennemond Alexandre Petitot, piante del palazzo ducale di Colorno, libri ed incisioni di feste e nozze dei duchi di Parma, ma anche i ricettari in uso alle cucine del settecento. Sarà un vero e proprio viaggio nella storia del gusto e della ricchezza decorativa che identificava lo status sol ciale di chi la possedeva. s A sinistra: due immagini degli interni della Reggia di Colorno. Ph. Gigi Montali

LE PORCELLANE DEI DUCHI DI PARMA Capolavori delle grandi manifatture del ‘700 europeo 15 maggio - 19 settembre 2021

(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Reggia di Colorno, Parma INFO T. +39 0521 312545 reggiadicolorno@provincia.parma.it VISITA GUIDATA E PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA da martedì a domenica 10.00/13.00 - 15.00/18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

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MARIA CAVAGGIONI

maria.cavaggioni@gmail.com

Stregata dal colore 2017 olio su tela, 90x60 cm.

Maria Cavaggioni maria.cavaggioni


COVID-19 LOCKDOWN COVID-19 LOCKDOWN Polimaterico, stucco, acrilico, mascherine in tela, rete metallica su pannello in MDF, Polimaterico, stucco, acrilico, mascherine in tela, rete metallica su pannello in MDF, 70x50x4 cm., 2021. 70x50x4 cm., 2021. L’arte della memoria...Vito Spada è anche questo, qui ci racconta il nostro momento storico, della memoria...Vito Spadavivere è anche qui ci racconta il nostro momento storico, ci L’arte permette una riflessione di come unoquesto, spazio molto antropizzato, un’idea di spazio tolto ci permette una riflessione di come vivere uno spazio molto antropizzato, un’idea di spazio tolto con la volontà di recuperarlo... una lettura del mondo contemporaneo con tutti i suoi paradossi, con la volontàconflitti di recuperarlo... una lettura del mondo contemporaneo con tutti i suoi paradossi, e tutti i suoi drammi, ma è anche un messaggio di speranza. conflitti e tutti i suoi maèèun anche un nuovo. messaggio di speranza. Un ritratto della realtà del drammi, momento... mondo MIRELLA CORICCIATI Un ritratto della realtà del momento... è un mondo nuovo. MIRELLA CORICCIATI

www.vitospada.it | www.germinazioniarte.com | e-mail: vspada57@libero.it | cell. 3687870770 www.vitospada.it | www.germinazioniarte.com | e-mail: vspada57@libero.it | cell. 3687870770


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Musica e arti visive Tra stili e melodie, dal Simbolismo alle Avanguardie di Ettore Tiretto

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ome ormai da un anno, al momento in cui scrivo non so se potremo mai ammirare dal vivo questa mostra, che si dovrebbe tenere dal primo aprile al 4 luglio a Palazzo Roverella (Rovigo). Sto parlando di “Vedere la musica. L’arte dal Simbolismo alle Avanguardie”, prodotta con Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo,

con l’Accademia dei Concordi e il Comune di Rovigo, affidata alla curatela di Paolo Bolpagni. Questa esposizione si prospetta essere non solo molto interessante, ma anche unica nel suo genere, non ho memoria infatti di un progetto similare che includa in una mostra così importante il rapporto tra la musica e le arti visive. Un’esposizione di vasto respiro sulle molteplici relazioni tra queste due sfere espressive, dalla stagione simbolista fino agli anni Trenta del Novecento. Bolpagni racconta e introduce: “Alla fine del XIX secolo, si assiste all’affermarsi in tutta Europa di un filone artistico che si ispira alle opere ed alle teorie estetiche di un compositore carismatico e affascinante come Richard Wagner: i miti nibelungici, la leggenda di Tristano e Isotta, l’epopea del Graal, il tutto spesso condito di implicazioni esoteriche. A partire dal primo decennio del Novecento, però, la riscoperta di Johann Sebastian Bach e il fascino esercitato dalla purezza dei suoi contrappunti vengono a sostituirsi al modello wagneriano, non solamente in campo musicale. Infatti, il cammino in direzione dell’astrattismo troverà riscontro nell’aspirazione della pittura a raggiungere l’immaterialità delle fughe di Bach, alluse nei titoli delle opere di Vasilij Kandinskij, Paul Klee, František Kupka, Félix Del Marle, Augusto Giacometti e molti altri”. Da queste sue parole, possiamo dunque capire immediatamente come lo stile delle diverse arti si influenzi e si mescoli, una melodia come A sinistra: Aubrey Beardsley - Isolde illustrazione sulla rivista “Pan”, v.5, Berlino 1899-1900, libro a stampa

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musa, un dipinto come ispirazione. mostra prosegue nella sua indagine, acRicordiamo alcune liaison, come la Se- curata e originale, una mostra-spettal cessione viennese che conobbe un mo- colo di assoluto fascino. s mento fondamentale nella mostra del 1902 dedicata a Ludwig van Beethoven, che aveva come fulcro il famoso Fregio di Gustav Klimt ispirato all’Inno alla gioia della Nona sinfonia; oppure le successive avanguardie, ad esempio nel Cubismo i pittori prediligono come soggetti gli strumenti musicali e nel Futurismo ha una grande importanza la componente sonora. Ma è con Vasilij Kandinskij e Paul Klee che la musica divenne davvero centrale (negli anni del Bauhaus sperimentarono entrambi la traduzione grafica di ritmi e melodie in linee, punti e cerchi). La

SIMONA

Zecca

Heartbreak Hotel - Room 1 2021 olio su tela, 50x60 cm. Sopra: Umberto Boccioni Ritratto del Maestro Busoni 1916, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea A sinistra: Anselmo Bucci Studio per il violoncellista Crepax 1934, olio su tavola, collezione privata In basso a sinistra: Vasilij Kandinskij La grande porta (Nella capitale Kiev) 1928, Colonia Theaterwissenschaftliche Sammlung der Universität

VEDERE LA MUSICA

L’arte dal Simbolismo alle avanguardie 01 aprile - 04 luglio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Roverella, Rovigo INFO T. +39 0425 460093 info@palazzoroverella.com Da lunedì a venerdì 9.00 - 21.00

Lilith 2021 olio su tela, 60x80 cm.

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzoroverella.com simonazeccaart simonazeccaart

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EUGENIO CERRATO

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Pranzo di Natale - 2021

via Marconi 23 Oleggio (NO) tel. 338 92 34 647 Photo by Gasparetto


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La Storia dell’Arte Una preziosa selezione di Tornabuoni di

Rebecca Maniti

U

na Galleria d’Arte non solo come luogo dedicato al mercato, ma come luogo dedicato alla cultura. È così che si presenta Tornabuoni Arte che, in questo particolare momento dovuto all’emergenza Covid con la chiusura dei musei e delle gallerie pubbliche, presenta l’Antologia 2021. Arte moderna e contemporanea: un’accurata selezione di opere, frutto dell’importante lavoro di ricerca che la galleria ha svolto nell’arco dell’ultimo anno. L’esposizione è visitabile da dicembre nelle due sedi italiane di Firenze e Milano, ed è un’opportunità unica non solo per i collezionisti, ma per il pubblico in genere per poter visitare una mostra che ripercorre i momenti più significativi della storia dell’arte dagli inizi del XX secolo ad oggi, attraverso i capolavori di alcuni dei suoi principali protagonisti. Utile e ben fatto il catalogo che accompagna questo progetto, con un testo introduttivo firmato da Sonia Zampini. Da Boldini a opere di Maestri come Balla, Campigli, Carrà, Felice Casorati, de Chirico, De Pisis,

Renato Guttuso, Magnelli, Marini, Paresce, Enrico Prampolini, Ottone Rosai, Savinio, Gino Severini, Sironi, Soffici, Tozzi e Viani. Non mancano Morandi, Picasso, Carla Accardi, Fontana, Burri, Christo e tanti altri a completare perfetl tamente la scena dell’Arte. s

A sinistra: Emilio Isgrò Oristano acrilico su tela, 100x70 cm. Sotto: Christo Running Fence (project for Sonoma County and Marin County, California) 1975, tecnica mista e tessuto su cartone, 56x71 cm.

ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA Antologia scelta 2021

07 dicembre 2020 – 28 novembre 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Tornabuoni Arte, Firenze / Milano INFO T. +39 055 6812697 info@tornabuoniarte.it Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

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L’arte scomparsa di Renato Casaro Da Cinecittà a Hollywood, l’ultimo cartellonista di

Lucia Garnero

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nizialmente prevista con apertura al pubblico nel mese di dicembre 2020, ma rimandata al 2021 a causa della pandemia, si sarebbe dovuta aprire il 28 marzo la grande mostra sull’opera di Renato Casaro, il cartellonista che “firmò” i manifesti per i capolavori del cinema, da Cinecittà a Hollywood. “Renato Casaro, l’ultimo cartellonista del cinema. Treviso, Roma, Hollywood” è curata da Roberto Festi e Eugenio Manzato, con la collaborazione di Maurizio Baroni. Questi tre specialisti del settore hanno analizzato e selezionato trecento tra gli elementi più importanti di un enorme archivio,

composto da più di mille manifesti e locandine realizzate da Casaro all’interno di un percorso artistico durato cinquant’anni. La mostra si suddivide in tre sedi espositive: la Chiesa di Santa Margherita, il Complesso di San Gaetano ed i Musei Civici di Santa Caterina. La grande novità del 2021 è proprio l’apertura della nuova sede espositiva della Chiesa di Santa Margherita. Protagonista di un’arte scomparsa, Renato Casaro (Treviso, 1935) è un simbolo di quella scuola italiana di cartellonisti del cinema, di cui perizia tecnica, creatività e genio erano garanzie certe e indiscutibile valore aggiunto per il successo di numerosi film A sinistra: L’ultimo imperatore, 1987 Sotto: Io sto con gli ippopotami, 1979, Italia, Commedia [Italo Zingarelli]

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nazionali e internazionali. Il sodalizio di Casaro con il cinema inizia quando, ancora ragazzo, crea le grandi sagome (pezzi unici dipinti a mano) che venivano collocate all’ingresso del Cinema Teatro Garibaldi e del Cinema Esperia di Treviso. A 19 anni, nel 1954, Casaro parte per Roma, trova lavoro nello studio di Augusto Favalli e nel 1955 firma il suo primo manifesto per Cinecittà. Nel 1957, sempre a Roma, apre un suo studio. Da questo momento in poi, il suo stile conquista grandi registi del calibro di Dario Argento, Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Luc Besson, Tinto Brass, Liliana Cavani, Francis Ford Coppola, Sergio Leone, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Alberto Sordi, John Sturges, Giuseppe Tornatore, François Truffaut, Carlo Verdone. La mostra documenta 170 film a partire dai manifesti a due e quattro fogli destinati alle sale cinematografiche o all’affissione. Sono presenti anche i rari fogli degli anni 1955-1965, mai esposti prima, che presentano un artista in rapida formazione nel fertile ambiente romano dell’industria del cinema. Il nome della rosa (The Name of the Rose), 1986 Italia, Germania Ovest, Francia Drammatico [Jean-Jacques Annaud]

Papillon, 1974, Francia, USA, Drammatico [Franklin J. Schaffner] Geronimo, 1962, USA, Western [Arnold Laven]

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Balla coi Lupi, 1990

Sono quindi accostati, nella grande “terrazza” del Santa Margherita, Trinità e Rambo agli indimenticabili manifesti di capolavori quali I magnifici sette, C’era una volta in America, Amadeus, Il nome della rosa, Il tè nel deserto, L’ultimo imperatore. Seguendo una progressione cronologica e tematica, la mostra accosta, ai grandi affissi, una selezionata serie di bozzetti studio e gli originali provenienti dall’archivio dell’artista e da collezioni pubbliche e private. La tecnica espositiva consente di comprendere la crescita professionale e la cifra stilistica, ma anche le innovazioni tecniche che Casaro adotta e sviluppa negli anni: dalla pennellata alle composizioni fotografiche, fino alle raffinate maquettes ad aerografo. Nelle tre sedi della mostra è prevista la proiezione di un inedito video, prodotto da FilmWork che mostra al pubblico trailer e spezzoni di film, dei quali Casaro ha curato il corredo iconografico, e alcune sue riflessioni sulla sua carriera professionale. Per ognuna delle sedi, inoltre, sono previste sezioni espositive e didattiche dedicate ai visitatori più giovani (per la creazione di un manifesto in totale autonomia), agli ipovedenti (con la riproduzione tridimensionale del celebre affisso Il

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ANNUS HORRIBILIS - 2020, fotografia stampa su carta applicata su supporto in legno, 30x30 cm.

www.emmekappa.it

RIVISTA d’ARTE emmekappa.it Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it


biancoscuro

tè nel deserto) e ai visitatori maggiormente interessati all’evoluzione del genere, con i film simbolo di Casaro che raccontano tutta la filiera produttiva, nei suoi aspetti tecnici e artistici, in cui ha origine e si l sviluppa la creazione di un manifesto. s

RENATO CASARO.

L’ultimo cartellonista del Cinema Treviso, Roma, Hollywood

28 marzo – 30 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo Nazionale Collezione Salce - Chiesa di Santa Margherita e Complesso di San Gaetano - Musei Civici di Santa Caterina, Treviso INFO T. +39 0422 658442 info@museicivicitreviso.it Da lunedì a venerdì 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museicivicitreviso.it

Rambo III, 1988, USA, Azione [Peter MacDonald]

PIER PAOLO LORENZINI “COTTE”

BIANCOSCURO

RASO FUSCIA E BIANCO PLASTICA 2020, composizione di legno, legno combusto, tele, stoffe, cartone, acrilico e catrame in tecnica mista, 102x102 cm.

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piero.lorenzini.31


ANTONIO MANCINI

Kyoji Nagatani

La mostra personale a Varese di

Ettore Tiretto

H

Donna che prende il sole 2019, acrilico su tela , 90x50 cm.

Dal progetto “ITALIANI” selezione d’Arte contemporanea All’artista Antonio Mancini: “La selezione del suo operato in occasione del progetto editoriale “Italiani” attesta la validità del suo impegno stilistico. La sua presenza conferma la grandezza del panorama artistico contemporaneo.” Vittorio Sgarbi

a aperto il 13 marzo la mostra personale di Kyoji Nagatani (Tokyo, 1950) alla Galleria Punto sull’Arte di Varese. Purtroppo ha subito dovuto chiudere a causa delle norme dell’emergenza sanitaria, ma la galleria ha deciso di prorogarne la durata di ulteriori 15 giorni, fino al 17 aprile, sperando di poterla far fruire dal vivo ai propri visitatori. Una mostra molto interessante sotto diversi punti di vista, tra i quali anche l’accesso al materiale audiovisivo creato per la mostra tramite QR code, da scoprire portandosi un paio di auricolari e lo smartphone. Per celebrare i quarant’anni dal suo arrivo in Italia (lo scultore si trasferì a Milano nel 1981 grazie ad una borsa di studio del governo italiano per l’Accademia di Brera), Sofia Macchi (fondatrice della Galleria) ha deciso di costruire un percorso che parte proprio dal suo debutto, mettendo in mostra un pezzo prezioso, “Testa di ragazza” del 1982, in cui è evidente la prima suggestione classica. Altro pezzo interessante è “I paesaggi del cuore” del 1984, nel quale è già ben presente la poetica del seme che poi sarà propria all’artista nel corso degli anni successivi. La mostra è pensata come un’antologica e strutturata in un allestimento museale. La storia dell’artista infatti, oltre che dalle opere, è raccontata anche da una serie di pannelli che ne specificano le tappe, da estratti di testi scritti in precedenza sul suo lavoro e da locandine delle sue principali mostre personali. Non appena sarà possibile, la Galleria organizzerà un momento di incontro con Nagatani ed il curatore Alessandra Redaelli, sicural mente da non perdere. s

VERSO L’INFINITO

Nagatani Kyoji Testa di ragazza 1982, bronzo, 52x33x17cm.

Nagatani Kyoji I paesaggi del cuore 1984, bronzo foglia d’oro, 33x95x21cm.

KYOJI NAGATANI

13 marzo - 03 aprile 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) PUNTO SULL’ARTE, Varese INFO T. +39 0332 320990 info@puntosullarte.it Da martedì a sabato 10.00/13.00 - 15.00/19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.puntosullarte.com

antoniomanciniarte@gmail.com www.antoniomancini.net

Nagatani Kyoji Genesi 203 2020, bronzo patinato, 22x27x26cm.

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JR a Palazzo Strozzi

FRANCESCO CAMPANELLA

Antico e contemporaneo in dialogo di

Flavio Ennante

I

l 19 marzo Palazzo Strozzi ha cambiato volto attraverso l’intervento di JR, uno degli artisti contemporanei più celebri al mondo, chiamato a reinterpretare la facciata con una nuova installazione site specific dal titolo “La Ferita”. JR utilizza il collage fotografico come tecnica caratteristica del suo stile, esploso nella dimensione dell’arte pubblica nelle città di tutto il mondo, dalle favelas di Rio de Janeiro alla grande piazza della Piramide del Louvre, da Ellis Island a New York alla prigione di massima sicurezza di Tehachapi in California. L’occasione è figlia dell’attualità che ci vede da oltre un anno nel limbo delle chiusure di ogni luogo, ivi compresi quelli destinati alla cultura

e all’arte. Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, commenta: “La nuova opera di JR rappresenta un segnale forte di riflessione sulle difficili condizioni di accesso alla cultura nell’epoca del Covid-19, ma allo stesso tempo un’occasione per un nuovo coinvolgimento del pubblico all’insegna di valori come libertà, immaginazione creativa e partecipazione. Nell’attuale difficoltà di offrire occasioni di fruizione dell’arte in spazi tradizionali, la scelta di creare un’opera visibile a chiunque sulla facciata di Palazzo Strozzi diviene un invito a ritrovare un rapporto diretto con l’arte e una sollecitazione per nuove forme di condivisione e partecipazione.” L’iniziativa è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Andy Bianchedi in memoria di Hillary Merkus Recordati, importante la collaborazione di Galleria Continua al l progetto di JR. s

Sunday morning II 2018 tecnica mista con acrilico e collage su tela 70x100 cm.

Sopra: Arturo Galansino e JR davanti a Palazzo Strozzi. Ph. Ela Bialkowska, OKNOstudio A sinistra: JR - La Ferita 2021, Firenze, Palazzo Strozzi. Ph. JR Sotto: Tehachapi, Daytime, triptych, U.S.A., 2019

Quotidianamente, vediamo i muri delle nostre città ricoperti di manifesti strappati, scritte e disegni; osservando ci immaginiamo le caratteristiche di quella società. Francesco Campanella, nato a Novara nel 1965, prende spunto per la sua Arte dal contesto urbano, creando il suo stile da un connubio tra l’Informale e la Street Art, con tecnica polimaterica su tela e tavola.

francesco.campanella.391 francesco.campanella.391

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francescocampanella7@gmail.com


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Giorgio Laveri Doppio appuntamento a Varese: “Volver” e “#hashtag #sei” di Vincenzo Chetta

I Giorgio Laveri “Truka”, 2021, ceramica smaltata con interventi a III fuoco in oro zecchino, 23,5 cm.

naugurazione fissata per domenica 11 aprile 2021 (decreti permettendo) presso la galleria Punto sull’Arte per la mostra “Volver”, personale di Giorgio Laveri, artista savonese, oltre che regista teatrale e cinematografico. La mostra, a cura di Alessandra Redaelli, sarà affiancata dalla presentazione del progetto “#hashtag #sei” a cura di David Melis. In concomitanza con il vernissage, una sala della galleria si trasformerà in un set fotografico. Le gigantesche polaroid di Laveri saranno finalmente esposte anche a Varese, dopo essere state presentate in anteprima mondiale nel 2020 nello spazio museale Usina del Arte di Buenos Aires, e successivamente a Vence in Francia, a Borgio Verezzi, a Albissola Marina e a Reggio Emilia. I visitatori saranno ritratti dall’artista con l’uso di una macchina fotografica Polaroid originale e tutti gli scatti saranno inseriti all’interno di un catalogo che racchiude i diversi momenti espositivi. Un’occasione unica per incontrare l’artista, approfondire la sua

Giorgio Laveri “Gustavo”, 2018, ceramica smaltata con interventi a III fuoco in decalcomania e platino, 34x24x17,5 cm.

ricerca e prendendo attivamente parte ad un progetto inedito. Tornando alla mostra personale, sarà presentato il meglio della sua recente produzione al periodo: “#Hashtag” progetto che nasce da una riflessione personale dell’artista sulla Polaroid con il cambiamento epocale che portò questo oggetto, capace di scattare foto e svilupparle istantaneamente, il “Truka” eleganti stick di rossetto, “Una tira l’altra” le iconiche rosse ciliegie, “Stylò” eleganti penne stilografiche, “Molliwood” geniali mollette che tenevano sospese ad asciugare le foto scattate dal fotografo di scena e sviluppate sul posto (teatro di scena), infine “Gustavo” (che prende il nome dalla linea Gustav) il carro armato giocattolo, un’opera dedicata a tutte le persone che hanno perso la vita nella battaglia di Montecas-

Giorgio Laveri “Una tira l’altra”, 2021, ceramica smaltata, 62 cm.

Giorgio Laveri “Mollywood”, 2020, ceramica smaltata, 36,5x6x7 cm. Giorgio Laveri “Stylò”, 2020, ceramica smaltata con interventi a III fuoco in oro zecchino, 36 cm.

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sino nel 1944. Opere dai colori smaltati e dalla lucentezza della ceramica impreziosita da interventi al terzo fuoco anche in oro zecchino, che ribaltano la consuetudine in cortocircuiti percettivi che incantano nell’estrema piacevolezza estetica. Un’operazione che pur partendo da suggestioni pop ne supera la portata in un gioco squisitamente concettuale. Osservando le opere di Laveri una domanda nasce spontanea: perché ingigantire in ceramica gli oggetti? la risposta si trova nelle parole dell’artista che racconta il suo esordio da ceramista: “Negli anni ‘70 facevo cinema, poi mi trovai ad Albissola Marina e capii che in quel luogo non si poteva fare cinema. All’epoca, lo potevi fare solo a Roma, ad Albisola si faceva solo ceramica. E allora mi attivai! Se avessi voluto continuare a fare cinema, avrei dovuto farlo con la ceramica. Come? Ingigantendo le cose, facendo diventare quelli che sono diventati poi i miei personaggi ceramici, i divi dei grandi film.”

“Volver” sarà storicizzata con catalogo bilingue con la riproduzione delle opere esposte, il testo della curatrice Alessandra Redaelli e il progetto #hashtag curato da David Melis, realizzato da Punto sull’arte. L’Artista sarà presente in Galleria in occasione del vernissage, in totale sicurezza e l nel rispetto delle normative. s VOLVER

Giorgio Laveri

11 aprile - 8 maggio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) PUNTO SULL’ARTE, Varese INFO T. +39 0332 320990 info@puntosullarte.it Da martedì a sabato 10.00/13.00 - 15.00/19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.puntosullarte.com Giorgio Laveri “#hashtag”, 2020, ceramica smaltata con interventi a III fuoco in decalcomania, 30x40x27 cm.

GABRIELE MARCHESI

GIOVANE PRIMAVERA 2020, grafite, pastello e foglia oro su tavola, 80x80 cm.

BIANCOSCURO

RIVISTA d’ARTE contatto@gabrielemarchesi.pavia.it Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it

Gabriele Marchesi


Gianluca Giuseppe

S E R E G N I

SILENTE LIGHTS - mixed media on synth-canvas, 40x60 cm.

santiepresepe@gmail.com


Tommy Malekoff The Geography of Nowhere di

Rebecca Maniti

N

egli ultimi anni, Tommy Malekoff, ha attraversato gli Stati Uniti una decina di volte. Piano piano ha iniziato a notare come anche i più anonimi edifici si trasformassero in oasi per il viaggiatore. Ispirato quindi dalla struttura architettonica dei centri commerciali americani e dall’esperienza di viaggio on the road, l’artista ha gettato le basi per la mostra “The Geography of Nowhere”, che è anche la sua prima personale in Italia, a Milano, nelle sale della galleria ZERO… . Un esempio su tutti: quello che non era altro che un benzinaio, appariva nella notte come un faro luminoso. Questi luoghi soddisfano bisogni elementari, la sera, questi luoghi, persistono illuminati e da lontano sembrano ultraterreni con i loro fasci di luce che fungono da guida. L’artista ha iniziato a immaginare i minimarket come se fossero chiese e i fast food, teatri. Ha pensato anche all’effetto che la luce artificiale ha sulle falene e a come certe strutture esercitino lo stesso effetto sulle persone dopo il crepuscolo. Incappando in queste immagini, Tommy Malekoff ha evocato il vivido ricordo adolescenziale di uno specifico edificio: un fast food della catena Hardee’s, venduto e trasformato in uno strip club di nome Southside Johnny’s. I tavoli di un arancio brillante, in cui si sedeva con la famiglia a mangiare hamburger, sono stati tramutati in una tana senza finestre da cui mistero e peccato si propagavano. Immaginava la vecchia vetrina del servizio drive-thru ancora in funzione, come una sorta di portale su un mondo proibito. A maggio ha guidato fino al Southside John-

ny’s, superando un centro commerciale ha notato l’inconfondibile struttura trapezoidale dei tetti di un Pizza Hut, ma senza insegna: era stato convertito in un fioraio. Questa coincidenza lo ha spinto a riflettere sul surplus di edifici di questo genere e sulle potenziali seconde vite delle loro strutture, così uniche per quanto diffuse. Forse c’era davvero la possibilità che, da qualche parte, un vecchio KFC ospitasse realmente un luogo di culto? Ha cominciato a realizzare piccole sculture architettoniche basate su di esse, cercando di affidarsi, per quanto possibile, all’istinto, al ricordo e all’immaginazione. Mentre costruiva Roadsite II, si è reso conto che creare queste sculture non era altro che una forma di riappropriazione, un tentativo di possedere e conservare un tipo di architettura dotato di un suo specifico folklore, monumenti destinati a reincarnarsi, o l ad essere totalmente rasi al suolo. s

Francesco Casolari casolari.francesco@gmail.com

frengo_casolari www.francescocasolari.com

Tommy Malekoff - Roadsite IV, 2020, foamcore, cardboard, thin wood, plexiglass, light cords, 18x25x48 cm. Courtesy of the artist and ZERO... Ph. Roberto Marossi

Miami 3000 2019, acquaforte 80x80 cm.

Rappresentazione futuristica di Miami. Una città del futuro con astronavi in stile iperfigurativo ed assonometrico.

Tommy Malekoff “Desire Lines”, 2019, two channel digital video, sound Courtesy of the artist and ZERO... Ph. Roberto Marossi

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Poelmans e Stojanović

Doppia personale da Andrea Festa Fine Art di

Ettore Tiretto

F

ino al 21 aprile (dpcm permettendo) la galleria Andrea Festa Fine Art ospita una doppia personale curata da Domenico de Chirico: “The Hidden History” (prima personale in Italia di Tom Poelmans, artista belga) e “Mourning the Red Cactus” (mostra di Danilo Stojanović, anch’esso alla prima personale in Italia). Fortunata-

mente inaugurate (sempre in sicurezza naturalmente) prima della nuova “zona rossa”, l’evento ha visto partecipi anche i due talentuosi artisti. Il lavoro di Poelmans (formato alla Royal Academy of Fine Arts ad Anversa, dove attualmente vive e lavora) mostra una eterogeneità eccezionale e intricata, caratterizzata sia da composizioni precise sia da pennellate sicure e materiche, coprendo ogni centimetro delle superfici utilizzate. Per quanto riguarda Stojanović (croato di nascita, formatosi a Venezia, città nella quale oggi vive e lavora), la sua ricerca è sicuramente influenzata dall’esperienza liminale del doppio, che permea l’esistenza e soprattutto la coscienza nei suoi aspetti più reconditi: la materia dipinta acquista una grande complessità relazionale tra gli elementi in scena, che appaiono nella loro fluidità così come la realtà appare alla coscienza. Due artisti profondi in un evento cul rato e interessante, dai mille volti. s

Danilo Stojanovic - Last Days of the Red Cactus 2020, olio e acrilico su tela, 100x140 cm. A sinistra: Tom Poelmans - The Gathering 2021, olio su tela, 50x40 cm.

M aestro G iuseppe G rieco “E ditor D reams ”

CATARSY - 2020 Astratto Informale - acrilico su tela, 30×30 cm.

www.editordreams.it


Luigi Mapelli - MAPO

L.Mapelli “Mapo” - Il quadro nel quadro - olio su tela, 70x90 cm.

info@artemape.com

-

w w w. a r t e m a p e . c o m


biancoscuro

Leonor Fini La mostra multisensoriale a Trieste di Flavio

Ennante

A

Le porcellane Coll. privata, Trieste © Marianna Accerboni

ll’interno del ciclo di manifestazioni dedicato ai personaggi internazionali della cultura triestina del ‘900, il 15 maggio si inaugurerà, a Trieste, al Polo museale del Magazzino 26 in Porto Vecchio, la mostra multimediale di pittura, luce, musica e percezione olfattiva dedicata a Leonor Fini, pittrice surrealista, ma anche costumista, scenografa, incisore, illustratrice e scrittrice di fama internazionale. Intitolata “Leonor Fini. Memorie triestine”, ideata e curata sul piano critico da Marianna Accerboni, la rassegna è promossa dall’Associazione Foemina APS

Leonor Fini - Luna 1982, olio su tela, 60x73 cm. Coll. privata, Trieste © Marianna Accerboni

66

in coorganizzazione con il Comune di Trieste e in collaborazione con la Biblioteca Statale Isontina di Gorizia e la Media partnership del quotidiano Il Piccolo/GEDI Gruppo Editoriale. Grazie a una ricca sequenza di elementi inediti e rari (disegni, dipinti, acquerelli, incisioni di Leonor, documenti, libri, affiches, lettere, una sezione filmografica curata dal regista belga Yves Warson, video interviste, abiti appartenuti all’artista ed un approfondimento sul piano letterario e grafologico della sua personalità), l’esposizione rivela, oltre al risvolto più intimo e privato della Fini, anche un approfondimento sul clima culturale della Trieste del Novecento. Da non perdere il video con le interviste della curatrice sulla Fini a Gillo Dorfles e

Leonor Fini - Il fotografo, anni ‘60, acquerello, 30x20 cm. Coll. Giulietta Frausin, Trieste © Marianna Accerboni


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a Daisy Nathan (sorella del pittore triestino Arturo Nathan), e la sezione dedicata alle porcellane decorate da Leonor, finora mai citate nelle numerose pubblicazioni dedicate all’artista. L’inaugura-

zione prevede una performance multimediale di luce e musica, oltre che olfattiva, inoltre verrà realizzato un profumo dedicato alla pittrice, intitolato “La luce di Leonor”, in riferimento agli

intensi contrasti di luce presenti nella sua pittura: la bottiglietta contenitrice sarà perciò luminescente e l’essenza verrà diffusa in mostra, rappresentandone la l “colonna olfattiva”. s

LEONOR FINI

MEMORIE TRIESTINE

15 maggio · 18 luglio 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Polo museale del Magazzino 26, Trieste INFO T. +39 040 304885 Venerdì, sabato, domenica e festivi 11.00 - 22.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

museodelmaretrieste.it

Leonor Fini - Parigi anni ‘50 Coll. privata, Trieste © Marianna Accerboni

LIDIA ASENOVA BOYANOVA

BIANCOSCURO Dream in black - 2020, grafica con matita bianca, 50x35 cm. RIVISTA d’ARTE Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it

facebook.com/asenova.lidia


ROBERTO BELLUCCI w w w. a r t e b e l l u c c i r o b e r t o . c o m

SOFFIO - 2021, OLIO SU TELA, 120X60 CM.

SFERA - 2021, OLIO SU TELA, 120X60 CM.

bellucci.roberto@alice.it

roberto.bellucci.104

trionfo_di_angelo


biancoscuro

Il respiro della natura

La sezione dedicata al contemporaneo alla GAM di Verona di

Rebecca Maniti

L

a mostra “Contemporaneo non stop. Il respiro della natura”, in esposizione fino al 30 settembre 2021, dà il via agli eventi artistici della nuova sezione alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti. La rassegna è fruibile anche in versione digitale nel sito e nei social dei Musei Civici di Verona, anche per promuovere una nuova modalità di

CONTEMPORANEO NON STOP Il respiro della natura

15 dicembre 2020 - 30 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, Verona INFO T. +39 045 8001903 gam.comune.verona.it Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

gam.comune.verona.it

valorizzazione ed utilizzo del patrimonio artistico pubblico. “Continuiamo a lavorare per sviluppare il circuito dell’arte dei Musei Civici – sottolinea il Direttore Francesca Rossi – per offrire al pubblico, quando sarà di nuovo il tempo delle aperture, una proposta ampia e diversificata. Un impegno che non si è mai fermato e che continua nonostante le difficoltà del momento. L’apertura all’interno della GAM di uno spazio dedicato al Contemporaneo è una delle importanti testimonianze che ben rappresentano l’impegno profuso fino ad oggi dall’Amministrazione per accrescere la scelta artistica dei Musei di Verona. Un circuito dell’Arte a cui si collegano tutti i principali protagonisti della città”. La

mostra in corso intende sviluppare una riflessione intorno al tema della natura, soggetto da sempre indagato dagli artisti, ma che oggi assume un significato più rilevante. Presenti le opere di Fabrizio Plessi, Davide Coltro, Gohar Dashti, Enzo Fiore, Guerresi Maimouna, Sara Rossi oltre ai maestri Pino Castagna, Alik Cal valiere e Eugenio Degani. s

A destra: Davide Coltro - Arborescenze, 2015 flusso iconico trasmesso a quadro mediale Sotto: Vittorio Corsini - Dai su fammi un sorriso 2020, tubi al neon, grata in acciaio, 50x100 cm. Prato, Galleria Farsetti

Loredana BOLDINI w w w . l o r e d a n a b o l d i n i . i t loredana@loredanaboldini.it l_bold28graphic l_bold28 RIVOLUZIONE DIGITALE - 2020, acrilico su tela, 50x60 cm.


Laura Marra

Arte per corrispondenza Il nuovo progetto del MAMbo di

Ettore Tiretto

M

Profumo d’estate 2021 acrilico su tela 20x20 cm.

Natura morta con verdure su tagliere 2020 acrilico su tela 30x20 cm.

entre permane una situazione di incertezza destabilizzante dovuta all’andamento mutevole della pandemia da Covid-19, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna prosegue la sperimentazione di nuove modalità di relazione, e lo fa con il progetto “Dear you”, a cura di Caterina Molteni, con l’identità visiva di Mattia Pajè Per il museo è un ulteriore modo di accrescere le interazioni con il pubblico, dandogli e dandosi la possibilità di creare un rapporto tangibile con le opere, che sebbene non avvenga nello spazio espositivo non rinuncia a una fisicità non mediata dal digitale. Si tratta infatti di una nuova modalità di interazione con il pubblico, che avviene tramite corrispondenza. Sono sei gli interventi di artiste e artisti internazionali: Hamja Ahsan (Londra, 1981), Giulia Crispiani (Ancona, 1986), Dora García (Valladolid, 1965), Allison Grimaldi Donahue (Middletown, 1984), David Horvitz (Los Angeles, 1982) e Ingo Niermann (Biefeled, 1969). Tutti con esperienze, proveniente, vite diverse, ma accomunati da una pratica fortemente legata alla poesia, alla scrittura ed alla performance. ll MAMbo ha invitato il suo pubblico a partecipare e diventare lo “you” destinatario di questa corrispondenza artistica. Ad ogni iscritto verranno spedite sei lettere, una per artista coinvolto, ed ogni busta conterrà un’opera in forma di lettera ed un testo di accompagnamento sul progetto. Considerando le attuali condizioni di semi-isolamento a cui la popolazione mondiale è costretta, il progetto si sofferma sull’intimità non solo come sofferta solitudine, ma come luogo di una possibile e vitale autodel terminazione. s

DEAR YOU

marzo - maggio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto)

Alexa Karolinski e Ingo Niermann - Oceano de amor 2019, video still, HD video a colori, sonoro, 95 minuti

Hamja Ahsan - Shy Radicals 2020, video still. Ridley Scott Associates

Giulia Crispiani - Ossesso, 2020 Veduta della performance presso Il Colorificio, Milano Courtesy l’artista e Il Colorificio. Ph.Claudio Giordano

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Bologna INFO T. +39 051 6496611 info@mambo-bologna.org Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.mambo-bologna.org Dora García - EXILE, 2014 – in corso Veduta di allestimento dell’installazione presso Witte de With Art Center (ora Melly Art Center), Rotterdam. Ph. Dora García

lauramarra71@hotmail.it

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Nairy Baghramian a Milano La prima personale alla GAM di

Rebecca Maniti

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al 26 maggio al 26 settembre 2021, Fondazione Furla e GAM presentano “Misfits”, la prima mostra personale di Nairy Baghramian in un’istituzione italiana, a cura di Bruna Roccasalva. Nairy è nata nel 1971 a Isfahan, in Iran. Nel 1984 si è trasferita a Berlino, dove attualmente vive e lavora. Il progetto dell’artista, risultato di una partnership tra Fondazione Furla e GAM - Galleria d’Arte Moderna, Milano, con il generoso contributo della Fondazione Henraux, è concepito appositamente per gli spazi della GAM, ed esplora alcuni dei temi cardine della ricerca dell’artista, dal suo interesse nell’attraversare e ridefinire il confine tra interno ed esterno, al rapporto tra l’oggetto estetico ed il suo contesto istituzionale. Per questo progetto, l’artista è partita dallo specifico contesto urbano della GAM, ovvero un giardino aperto agli adulti solo se accompagnati da bambini. Ha utilizzato come materiale il tradizionale marmo per la prima volta, per creare una serie di sculture di grandi dimensioni, formalmente concepite per abitare sia gli spazi interni che quelli esterni del museo, che combinano una riflessione sul gioco come strumento educativo. Le parti smontate di queste sculture richiamano la struttura di alcuni giochi e diventano il punto di partenza per considerare come delusione, disadattamento, inadeguatezza e il fallimento potrebbe non essere solo esperienze temporanee nella formazione l dell’individuo, ma raison d’être indipendente. s

FURLA SERIES #03 NAIRY BAGHRAMIAN. MISFITS GAM - Galleria d’Arte Moderna, Milan May 26 - September 26, 2021

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ondazione Furla and GAM - Galleria d’Arte Moderna, Milan, are pleased to announce Misfits, a Nairy Baghramian exhibition curated by Bruna Roccasalva. The artist’s first solo exhibition in an Italian institution, Misfits is a project conceived specifically for the GAM spaces. It explores some of the pivotal themes of the artist’s research, from her interest in crossing and redefining the border between interior and exterior to the relationship between the aesthetic object and its institutional context. Nairy Baghramian has been pushing the limits of sculptural language for two decades. In her rigorous formal and conceptual research, she investigates the relationship between architecture, object and the human body, highlighting the political potential of sculptural forms and the importance of the physicality of the work. Thus, through its specific formal, material and expository hallmarks, the work manages to embody ideas and theoretical assumptions. Baghramian firmly believes that a work of art, despite its considerable autonomy, is always inextricably linked to the time, place and socio-political context in which it appears. Accordingly, for the Misfits project, she began with the specific urban setting of the GAM, that is, a garden open to adults only when accompanied by children. The artist hasused the traditional material marble for the first time to create a series of large-scale sculptures, formally conceived to inhabit both the interior and exterior spaces of the museum. They combine a reflection on play as an educational tool with her interest in intervening in the physical and conceptual spaces that mark a boundary. The disassembled parts of these sculptures recall the structure typical of certain objects used in play and become the starting point for considering how disappointment, maladjustment, inadequacy and failure could not only be temporary experiences in the formation of the individual but assert their independent raison l d’ètre even as formal manifestations. s

Nairy Baghramian- Jumbled Alphabet, 2021 Courtesy the artist and Marian Goodman Gallery, and Kurimanzutto. © Ph. Nick Ash

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“My research is to make the relation between the human being and the impalpable dimension which generates chaos clear in a wonderful asymmetrical balance”

MARK CATTANEO

Serie Grigi

C66 - C12

oxidation, corrosion on metal with acids and interventions acrylic on canvas 40x40 cm.

markcattaneo.9@gmail.com www.markcattaneo.com


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Alfredo Pirri Passi di

Flavio Ennante

O

ttocento metri quadrati ricoperti di specchi calpestabili, una nuova, temporanea pavimentazione per la Sala Ipostila del Castello Maniace, dove si moltiplicheranno le immagini delle volte a crociera, delle colonne in pietra luminosa, della sobria architettura normanna. “Passi”, la coinvolgente installazione itinerante di Alfredo Pirri (Cosenza, 1957), giunge per la prima volta in Sicilia, operando una trasformazione di un monumento millenario, grazie alla forza concettuale dell’arte contemporanea. Si tratta della più grande edizione dell’opera realizzata fin qui in uno spazio chiuso, seconda solo a quella a cielo aperto pensata per il Foro di Cesare. Da un’idea di Helga Marsala, l’approdo di Passi al Castello Maniace si è reso possibile grazie ad ADITUS in stretta collaborazione con la Soprintendenza dei Beni

culturali e ambientali di Siracusa. Passi è il titolo di una serie di installazioni avviata nel 2003 da Alfredo Pirri, con un fortunato intervento all’interno della Certosa di San Lorenzo a Padula (Salerno), a cura di Achille Bonito Oli-

va. Da quel momento il progetto è stato accolto in diverse sedi storiche, in Italia e all’estero. L’installazione al Castello Maniace di Siracusa rimarrà visibile sino al 30 setl tembre 2021.s

Alfredo Pirri - Passi - Foro di Cesare, Roma 2007 Ph. Daniela Pellegrini

Lorenzo ragno Celli

MY FADING VOICE SINGS OF LOVE 2020 Crete su legno 30x45 cm.

lorenzoragnocelli21@gmail.com ragnolc BIANCOSCURO

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Antonio Arte

Alessandro Pessoli City of God di

Ettore Tiretto

C

ity of God, la mostra personale dedicata all’artista Alessandro Pessoli (Cervia, 1963) è organizzata da Alchemilla (Bologna), greengrassi (Londra) e ZERO… (Milano), inaugurerà venerdì 23 aprile 2021(decreti permettendo), all’interno di Palazzo Vizzani a Bologna. La curatela è di Fulvio Chimento. Alessandro Pessoli è considerato attualmente uno dei più stimati artisti italiani di livello internazionale: diplomato all’Accademia di Bologna, dal 2010 vive e lavora a Los Angeles. La mostra “City of God” attinge alla produzione recente di Alessandro Pessoli, oltre a presentare opere realizzate appositamente per l’appuntamento bolognese. Di recente realizzazione sono le opere in terracotta, tecnica che caratterizza il lavoro di Pessoli negli ultimi quindici anni, punto di raccordo ideale fra le sculture e i disegni in mostra. Alla produzione recente fanno riferimento anche i dipinti, in cui la complessità iconografica della pittura italiana, aggiornata alla luce delle correnti “internazionali”, viene risolta con una vivace immediatezza di soluzioni compositive. Le opere realizzate appositamente per l’evento sono due gruppi di disegni su carta a tecnica mista, intitolati Set your body free e The border. Nei disegni emerge l’attitudine dell’artista a procedere attraverso un originale rimescolamento di codici figurativi, con la conseguenza di attrarre e di “magnetizzare” il presente, arricchendo la superficie dei lavori di mezzi rappresentativi propri della comunicazione del nostro tempo. Nella mostra, Pessoli mette in relazione vari registri narrativi, ora ironici e surreali, ora tragici e avvolgenti, divenendo regista occulto che determina la presenza scenica dei suoi

ALESSANDRO PESSOLI CITY OF GOD

23 aprile – 26 giugno 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Vizzani, Bologna

personaggi, insofferenti alle insidie del presente. Nella “Città di Dio”, dolcezza e dramma viaggiano sullo stesso binario, le passioni hanno tinte forti, il destino è una piccola fiamma che resiste al vento. La mostra rimarrà aperta al pubblico con ingresso libero fino al 26 giugno 2021 e fa parte del programma istituzionale di ART CITY Bologna 2021, la manifestazione, ricordiamo, l è promossa dal Comune di Bologna.s Vaso con papaveri

Alessandro Pessoli - Stupida dolce testa 2016, olio, pittura a spray, pastelli su tela, 66x40,6 cm. Courtesy greengrassi (Londra) e ZERO… (Milano)

Le opere di Antonio Arte, artista contemporaneo autodidatta italiano, denotano la preferenza per un valore alla quotidianità con poetica corrispondenza di liriche evocazioni di colori e contrasti. Il linguaggio pittorico dei fiori esprime la vitalità con incalzante padronanza di una emozione narrativa che il pittore la converte entro geometrie che investono con sapienza le forme e i colori, feconde intuizioni di una ineguagliabile espressività. I fiori sono riverbero delle luci che squarciano in un angolo di un luogo tra riflessioni e percezioni, le coloriture offrono un taglio di pulizia di precisi equilibri rievocate in raffinate visioni di spessore e rigore di fresche e limpide stesure con strutturazione delle tinte sfumate che rendono percepibile una estetica e suggestiva orchestrazione in sovrana armonia. I due dipinti sono la piena esplosione di parole che fissano l’immagine in una rappresentazione di ricerca di bellezza e ombre discrete, ove avviene la sequenza spazio, immagine, rappresentata dalla profondità e dal movimento che collega percezioni, intuizioni, riflessioni. L’artista proietta una raffigurazione piena di linearità semplice che vibra di una straordinaria immagine essenziale, sollecitata dalla sensibilità, in precisa visione prospettica, il respiro di un significato tensione spazio, immagine - emozionale vivace - definito in sensazioni da incalzante varietà degli intarsi cromatici propri di una valida sintassi Arte-Espressiva - interiorizzata dalla realtà ambientale.

Sotto: Alessandro Pessoli - Fellini Cinema 2019, terracotta, 50x43,5x25 cm. Ph. Marcus J. Leith Courtesy greengrassi (Londra) e ZERO… (Milano)

INFO T. +39 340 4700468 Venerdì e sabato 16.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.alchemilla.it

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Fiori estivi

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BAC Winter Edition 2020

1 Giuria critica, 19 selezionati, 1 mostra, 3 grandi premi: l’acquisizione in collezione BIANCOSCURO, la copertina e l’ over the cover del bimestrale

I

l BAC (BIANCOSCURO Art Contest) Winter Edition, è il progetto di BIANCOSCURO che ogni anno mette in palio la copertina e numerose mostre collettive, e da questa edizione ha aggiunto due premi esclusivi: la pubblicazione sulla Over The Cover della rivista e l’acquisizione in collezione BIANCOSCURO insieme ai grandi nomi dell’arte internazionale. Tutte le opere iscritte al concorso sono pubblicate sul catalogo cartaceo, sul sito ufficiale e sulle pagine social dedicate al concorso su Facebook e su Il catalogo ufficiale BAC Winter Edition 2020

Instagram. Le opere sono pubblicate a pagina intera sul catalogo ufficiale che raccoglie tutte le quelle partecipanti all’edizione 2020, tra le quali la giuria ha selezionato le opere che andranno in mostra collettiva ad Art Parma Fair, al momento in programma per ottobre 2021, evento che ogni anno realizza ciò che promette, dal mercato dell’arte molto vivo e attivo. Tra le opere in concorso, la giuria ne ha selezionate dunque 16 più 2 ex-aequo, mentre 1 opera è stata selezionata dal pubblico dei social network (Face-

Alcune delle opere esposte nella Virtual Gallery BIANCOSCURO

book+Instagram), tramite una semplice votazione online. Tra tutte le opere selezionate sono state designate le 3 opere vincitrici della rassegna, alle quale è stato assegnato rispettivamente il Premio Speciale BAC (acquisizione in Collezione BIANCOSCURO), il Premio Copertina ed il Premio Over the Cover conferiti dalla Giuria Biancoscuro. Le opere sono state esposte in mostra nella Virtual Gallery di BIANCOSCURO (a causa delle restrizioni attuali) dove sono tuttora visibili. Alcune delle opere esposte nella Virtual Gallery BIANCOSCURO

La Giuria BIANCOSCURO, per l’edizione Winter, è composta da redazione e comitato critico. I componenti sono:

Vincenzo Chetta, Direttore della Rivista d’Arte Biancoscuro; Daniela Malabaila, Caporedattore Biancoscuro Rivista d’Arte; Jean François Gailloud, Presidente del Montreux Art Gallery; Rebecca Maniti, redazione Biancoscuro; Flavio Ennante, redazione Biancoscuro;

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Marie Hélène Heusghem, Direttore del Montreux Art Gallery; Franco Crugnola, Direttore della Showcases Gallery; Isabella Rigamonti, Designer, collaboratrice Showcases Gallery; Ettore Tiretto, redazione Biancoscuro; Lucia Garnero, redazione Biancoscuro.

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A seguito dell’esposizione, mettendo in relazione diversi parametri, la giuria ha definito le opere vincitrici, ma non è stato semplice, gli autori in gara

Bertolo

Cerrato

Cobàs

Detto

Elli

Espada

Lensi

Loliva

Mannini

Marini

Pettene

Romano

sono molto talentuosi e tutti meritano un plauso. I risultati sono stati resi pubblici sui siti internet www. biancoscuro.it e artcontest.biancoscuro.it, oltre che sulle pagine social di BIANCOSCURO e BIANCOSCURO Art Contest. Le opere finaliste (qui a sinistra) sono di: Pierangelo Bertolo, Eugenio Cerrato, Mario Cotte Cobàs, Claudio Detto, Claudio Elli, Rafael Espada, Igor Grigoletto, Mario Lensi, Francesco Loliva, Pier Paolo Lorenzini “Cotte”, Guido Mannini, Gabriele Marchesi, Arnaldo Marini, Umberto Pettene “UpArt”, Dario Grigoletto Romano, Davide Sertorelli, Luigi Settembrini e Simona Zecca. L’opera di Massimo Tanzi invece è risultata la più votata dalla giuria popolare, con oltre 800 preferenze tra Instagram e Facebook. Marchesi Le visite al sito ed i commenti ricevuti sui social e via mail dal nutrito pubblico di collezionisti e galleristi hanno dimostrato ancora una volta quanto sia stata l accurata la selezione. s Sertorelli

I vincitori Settembrini

Zecca

Tanzi

“Giovane Primavera” Gabriele Marchesi

L’opera che ha convinto la giuria BIANCOSCURO è quella di Dario Romano con l’opera “Palla al centro”, sua sarà quindi la prossima copertina di BIANCOSCURO #46 in uscita a giugno 2021. Ha destato grande interesse anche un’altra opera, che la giuria ha deciso di premiare con la pubblicazione sulla Over the Cover di BIANCOSCURO #46: “Efisia” di Davide Sertorelli. Infine il vincitore del Premio Speciale BAC: è Gabriele Marchesi con l’opera “Giovane Primavera” che entrerà a far parte della Collezione BIANCOSCURO insieme a l grandi autori internazionali. s

“Palla al centro” Dario Romano

“Efisia” Davide Sertorelli

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Art Fair

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Fiere, manifestazioni ed esposizioni internazionali International fairs, exhibitions and exhibitions

Italia

MiArt 17-19 settembre 2021 www.miart.it

BERGAMO Bergamo Arte Fiera gennaio 2022 www.bergamoartefiera.it BOLOGNA Arte Fiera 21-23 gennaio 2022 www.artefiera.it

FORLI’-CESENA Vernice ArtFair 17-19 settembre 2021 www.verniceartfair.it

Grand Art 26-28 novembre 2021 www.grandart.it

MONTICHIARI (BS) Expo Arte data da definire www.expoarteweb.it PADOVA Arte Padova 12-15 novembre 2021 www.artepadova.com

TORINO Artissima Unplugged 5-7 novembre 2021 www.artissima.art

Flashback (ediz. diffusa) 5-7 novembre 2021 www.flashback.to.it Paratissima 5-7 novembre 2021 www.paratissima.it

PARMA ArtParma 2-3 e 8-10 ottobre 2021 www.artparmafair.it

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BARCELONA (E) Loop Fair november 16-18, 2021 www.loop-barcelona.com BASEL (CH) Art Basel september 23-26, 2021 www.artbasel.com

Liste Basel september 20-26, 2021 www.liste.ch

VERONA ArtVerona 15-17 ottobre 2021 www.artverona.it

BERLIN (D) Berlin Art Week september 15-19, 2021 www.berlinartweek.de

PER INFORMAZIONI: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: +39 049 8800305

PAVIA PaviArt 25-26 settembre 2021 www.paviart.it MILANO Mia Photo Fair 7-10 ottobre 2021 www.miafair.it

AMSTERDAM (NL) Affordable Art Fair october 28-31, 2021 www.affordableartfair.com

VENEZIA La Biennale di Venezia 23 apr. - 27 nov. 2022 www.labiennale.org

Arte Forlì Contemporanea data da definire www.fieracontemporanea.it GENOVA Arte Genova 4-7 giugno 2021 www.artegenova.com

Europe

Pavia Art Talent 27-28 novembre 2021 www.patpavia.it

Art Berlin september, 2021 www.artberlinfair.com VICENZA Arte Vicenza data da definire www.artevicenza.net

Positions Berlin september 9-12, 2021 www.positions.de


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BRUXELLES (B) Art Brussels april 22-25, 2021 www.artbrussels.com

MADRID (E) Art Madrid may 26-30, 2021 www.art-madrid.com

Brafa january, 2022 www.brafa.be

MARBELLA (E) Art Marbella november 4-14, 2021 www.marbellafair.com

CHESTER (ENG) Chester Arts Fair november, 2021 www.chesterartsfair.co.uk COLOGNE (D) Art Cologne november 17-21, 2021 www.artcologne.com

MONTE-CARLO (MC) Art Monte-Carlo april 29-may 2, 2021 www.artmontecarlo.ch MONTREUX (CH) Montreux Art Gallery november 10-14, 2021 www.mag-swiss.com

GENEVE (CH) Art Genève june 17-20, 2021 www.artgeneve.ch KARLSRUHE (D) Art Karlsruhe february, 2022 www.art-karlsruhe.de INNSBRUCK (A) Art Innsbruck july 8-11, 2021 www.art-innsbruck.at

PARIS (F) Fiac october 21-24, 2021 www.fiac.com Art Paris september 9-12, 2021 www.artparis.com

World CHICAGO (USA) Expo Chicago april 8-21, 2021 www.expochicago.com DUBAI (UAE) Art Dubai march 29-april 3 , 2021 www.artdubai.ae HONG KONG (CN) Art Basel Hong Kong may 21-23, 2021 www.artbasel.com

Affordable Art Fair august 27-29, 2021 www.affordableartfair.com MELBOURNE (AUS) Affordable Art Fair september 3-5, 2021 www.affordableartfair.com

MEXICO CITY (MEX) Zona MACO SALZBURG (A) Art Salzburg Contemporary april 28-may 2, 2021 www.zonamaco.com september, 2022 art-salzburg-contemporary.com

ISTANBUL (TR) CI contemporary istanbul – 20 GENNAIO december,2019 2021 O FIERA INNSBRUCK contemporaryistanbul.com

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VIENNA (A) LONDON (ENG) Vienna Contemporary Frieze London september 2-5, 2021 october 13-17, 2021 www.viennacontemporary.at www.frieze.com ART SALZBURG CONTEMPORARY & ANTIQUES INTERNATIONAL ZURICH (CH) London Art19 Fair– 21 OTTOBRE Art International 2018 Zurich CENTRO FIERA DI SALISBURGO january 19-23, 2022 sep. 30-oct. 3, 2021 www.londonartfair.co.uk www.art-zurich.com

MIAMI BEACH (USA) Art Basel Miami Beach december 2-5, 2021 www.artbasel.com

MOSCOW (RUS) Cosmoscow september 10-13, 2021 www.cosmoscow.com NEW DELHI (IND) India Art Fair february, 2022 www.indiaartfair.in NEW YORK (USA) ArtExpo NewYork april 22-25, 2021 www.artexponewyork.com Affordable Art Fair may 20-23, 2021 www.affordableartfair.com SHANGHAI (CN) Shanghai Art Fair september, 2021 www.sartfair.com SINGAPORE (SGP) Affordable Art Fair november 12-14, 2021 www.affordableartfair.com TOKYO (J) Art Fair Tokyo march, 2022 www.artfairtokyo.com TORONTO (CDN) Art Toronto october 28-31, 2021 www.arttoronto.ca VANCOUVER (CDN) Art! Vancouver september 22-26, 2021 www.artvancouver.net Per visualizzare l’elenco completo aggiornato inquadra con il tuo smartphone il codice QR e collegati al nostro sito ufficiale: w w w.b ian c o s c u ro.it /ar t -fai r s

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ro al centro delle temibili Terre di Mezzo, in cui esiste questo pacifico, democratico e indipendente Stato, da sempre una via libera per il passaggio di popolazioni che transitavano e transitano alla continua scoperta di nuovi territori. Una terra che rappresenta il concetto di viaggio, in cui poco è importante arrivare, ma lo è il semplice camminare in paesaggi immensi, in cui regna lo spazio di Madre Natura ed il suono del tempo dell’anima del cuore. Il 21 luglio 2012, iniziammo a ricercare l’ancestrale popolazione “00”, con un fuoristrada ci dirigemmo a Nord verso la capitale, anche se non mi era dato sapere dov’era il nostro punto di partenza e chi fossi. Impaziente, senza farmi scorgere, rovistai in quella che presumevo fosse il mio bagaglio, a parte degli indumenti per la mezza stagione e della crema solare non trovai alcun oggetto che potesse ricondurmi alla mia identità. Sapevo che il periodo migliore per esplorare la Mongolia era l’estate, per evitare il grande freddo invernale che da settembre a maggio gradualmente scende dai -32°C del nord ai -15°C delle zone a sud. Sapendo che tra l’estate e l’inverno le escursioni termiche possono arrivare ai 35/45 gradi, constatai che gli accessori forniti erano perfetti per il clima. Una leggera pioggia stava finendo, causata dal monsone asiatico, ed il sole torrido cominciava a scaldare, mi tolsi la giacca, Eve con tono premuroso rivolgendomi la parola, mi suggerì: “Inizia ad abituarti, in questi luoghi è un continuo coprirsi e scoprirsi, le temperature variano in continuo, soprattutto tra il giorno e la notte; ma stanotte dormiremo in treno e come hai visto ti abbiamo consegnato tutto il necessario.” Arrivati all’International Airport Chinggis Khaan di Ulan Bator, con un volo privato giungemmo a Novosibirsk in Siberia, per raggiungere un gruppo di ricerca danese in arrivo sulla Transiberiana. In stazione, davanti alla ferrovia degli zar (la più lunga del mondo), con i treni dipinti con lunghi fili rossi, mi tornò in mente qualcosa di famigliare, ma Emiri mi distrasse, comunicandomi che la diramazione Transmongolica, a Ulan-Ude, capitale della Repubblica

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Siberia, Mongolia © Photo by Adele Arati

Mi ero da poco risvegliata, la mia mente vagava in cerca di riferimenti, ma non li trovava. Chi ero? Da dove venivo? Perché esistevano altre realtà oltre a questa? Ricordavo solo le stesse domande che già facevo dall’età di tre anni, dopo l’evento notturno del 21 gennaio 1970, ora erano però ancora più tangibili. Entrò nella stanza una giovane donna e con voce fiebile gli chiesi: “Dove sono? Che giorno è?” Mi rispose: “Sei in Mongolia ed è il 21 luglio 2012.” Ero già abituata a trovarmi in strane situazioni, solitamente da piccoli non ci si preoccupa di sapere chi siamo, ma non puoi mostrare a una bambina qualcosa e poi negargli che esiste.Ormai ero una donna, ricordavo gli studi fatti, l’esperienza di quel lontano giorno, ma non la mia Identità Rapita. Solo l’arté ti permette di studiare e sperimentare in libertà. Fortunamente il mio bagaglio smarrito era in una memoria che non appartiene ai luoghi degli occhi, capivo che il mio semplice compito era solo collegare le multi_discipline per unire i due Universi. Esplorare dovevo averlo già fatto, ricordavo molte cose, ma non ricordavo dove e come lo avevo fatto. Mi alzai da quell’asettico letto, ero vestita con una tuta completamente bianca, la stanza era abbagliante, senza porte, una colonna con forma di fungo era al suo centro, appariva come un acquario, aveva al suo interno uno strano liquido e fili trasparenti, pensai alle pietre del Kerala. Quella donna mi tolse una flebo, mi fece indossare un abito ed una giacca imbottita senza maniche, ai piedi mi infilò dei lucenti stivali in pelle con le punte rivolte in alto, infine sul capo bagnato mi ripose uno strano cappello. Lievitando nella fredda camera circolare, raggiungemmo la porta che era nel soffitto e girando delle maniglie a forma di corna l’aprimmo. Il contrasto con quello che trovai fuori fu meraviglioso: sbucai in una tenda circolare come la stanza sottostante, ma calda e colorata. Una volta fuori da quella struttura, quella donna si presentò: “Mi chiamo Eve Nidoyie, sono una ricercatrice biomedica e sto ricercando il gruppo umano 00, quello d’origine, é fondamentale trovarlo per avviare delle importanti ricerche e tu sei ormai parte della squadra. Benvenuta in Mongolia.” Era bellissima, aveva una corta acconciatura, la tipica donna africana in tutto il suo splendore e mi ricordava una statuetta di Khereduankh, la madre di Imhotep e anche qualcos’altro che al momento mi sfuggiva. Fuori c’erano tre persone ad aspettarci, si presentarono: “Ciao, siamo Emiri, Shuiscè e Moria, alcune delle vostre guide...” Così iniziò l’avventura in Mongolia.

[22ª puntata]

Le terre di mezzo, i percorsi del mito, il cammino piramidale dell’essere

Al confine tra Siberia e Mongolia: sulle tracce della memoria perduta

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Buriata, era la meta. Salimmo sul convoglio e, passando da una carrozza all’altra, finalmente incontrammo la Dottoressa genetista Arja Koshosen e l’Archeologo Jussi Niem. Arja era bruna con profondi occhi chiari, Jussi era biondo con occhi scuri, trovai la cosa molto strana. Lo scompartimento era lussuoso, di velluto rosso con il poggia schiena trapuntato, sul tavolino un volantino in varie lingue racchiudeva informazioni sull’imponente ferrovia. Leggendo in italiano compresi che era lunga 9.228 chilometri e unisce Mosca a Pechino; nel 1900 fu presentata all’esposizione universale di Parigi e costruita anche dal contributo friulano. Pensai: “Ma allora sono italiana dato che scelto questa lingua?” Ma Shuiscè avvicinandosi mi tolse la brochure dalle mani. Da Novosibirsk attraversammo le lande desolate, i paesaggi dei monti Sayan (che separano l’altopiano Mongolico Nord Occidentale dalla Siberia), sino a giungere a Krasnoyarsk. Tra i boschi della Taiga a Irkutsk, con le sue case decorate in legno, mettemmo a punto l’introduzione alla ricerca e compresi il perché di questa insolita partenza al confine della Mongolia. Jussi iniziò a spiegare: “Dovete sapere che in questi confini occidentali, al di là della Mongolia, in uno dei fiumi che alimenta il Lago Bajkal, l’Angara, hanno vissuto le culture archeologiche di Mal’ta- Buret’, appartenenti al paleolitico superiore, con tre fasi di occupazione tra i 26.000 e 17.000 anni fa.” Poi, nel mentre costeggiavamo il Lago Baikal sino alle steppe Siberiane di Ulan-Ude, prese la parola Arja: “Questo territorio racchiude cose molto interessanti, tra cui i resti di un ragazzo di 24.000 anni fa, trovati nel 1927 dall’archeologo russo Mikhail Gerasimov e conservati al Museo statale dell’Ermitage di San Pietroburgo. Attualmente queste ossa sono in mano alla ricerca del dna antico, che con un permesso speciale le stanno analizzando. Grazie a questo, si sta giungendo alla conclusione che questi antichi antenati derivavano da una più ancestrale e sconosciuta popolazione Euroasiatica, gli ipotizzati fantasmi dell’umanità e mai fino a ora trovati. Si sta deducendo che le popolazioni dell’Asia di quel periodo competevano a pieno con quelle Africane - Europee, inoltre le indagini paleontropologiche pensano avessero un aspetto mongolo.” Scesi dal treno a Ulan-Ude, eravamo quindi diretti in jeep sulla riva sinistra del Belaya, un affluente dell’Angara, ai siti di Mal’ta - Buret’. Essendo il tragitto lungo, una delle guide, Emiri, continuò nelle spiegazioni: “Il vasto territorio dell’Asia settentrionale e centrale, anche se a oggi è poco conosciuto a livello preistorico, grazie agli studi del Dna Antico, si sta posizionando per l’importanza che ricopre, per comprendere il nostro passato.” La Siberia orientale e la Mongolia del nord si possono considerare un popolo unico, anche se diviso da un confine puramente nomenclare: stesse sembianze, costumi, tradizioni

Siberia, Mongolia © Photo by Adele Arati

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e con antichi abitanti fantasma. Jussi aggiunse: “Le analisi in corso (del team internazionale Universitario composto da americani e danesi) sui resti scheletrici dell’omero di questo ragazzo, stanno sconvolgendo il mondo archeologico. Gli studi stanno dimostrando che quasi il 30% del DNA della discendenza dei nativi americani moderni proviene da questo giovane.” Domandai: “Dunque i nativi americani provenivano dalla Siberia?” Arja chiuse il discorso: “Aspettiamo i risultati nel prossimo 2013.” Arrivati sul luogo potei osservare che questi ancestrali eurasiatici del nord: 24.000 anni fa abitavano in abitazione sotterranee, rettangolari o circolari delineate da un muro di grosse pietre. Erano ricoperte di pelli e ossa di grandi animali, con un corridoio all’ingresso. All’interno di questi habitat furono trovate statuette Madre antropomorfe, in avorio di mammut e con una perforazione alla base, simili a quelle dell’area Mediterranea. Un’altra particolarità mi aspettava: durante gli scavi del 1956-1957, nelle aree maschili erano stati recuperati altri monili a forma di chiavi della vita, con una testa larga a serpente (tipo cobra, anche se questi rettili sono rari in queste zone). Per logica potevano essere collegati ai successivi depositi neolitici del Mediterraneo orientale e del Caucaso (o probabilmente precedenti). Poi ci imbattemmo in altri oggetti con una decorazione a cupole (coppelle), come un linguaggio morse fatto di linee e punti spiraliformi, in osso o corno, che si diramano sempre da fori centrali. Erano artisti dell’era glaciale che si esprimevano con motivi geometrici incisi, trovati maggiormente in sepolture e di cui ci sfugge il significato. I miei studi come fili intessuti venivano a galla, li esposi cercando di dare un contributo alla ricerca ed un perché alla mia presenza: “Riflettendo, devo asserire che “24.000 anni fa” la considero una data recente, i resti di questa cultura mi riportano a un più antico Homo Sapiens, il Cro-Magnon. Con quell’alta statura, le lunghe gambe, il naso aquilino prominente come gli indigeni indiani e una grande capacità cranica. So che appartenevano al genoma autosomico dei futuri neolitici agricoltori e ormai mi è evidente che non era solo diffuso in Europa, Medio Oriente e NordAfrica; ma anche in Asia, Polinesia e tra i nativi americani. Le statuine madre sono la prova che i sette scheletri nelle grotte dei Balzi Rossi Liguri, quelle della Puglia e di Les Eyzies de Tayac Sireuil in Dordogna erano in qualche modo legati geneticamente agli antichi euroasiatici del Nord. Dunque chi erano i misteriosi popoli fantasma “00”? Se non erano venuti a contatto con gli africani moderni, a quando poteva risalire il loro antenato comune? Considerando che seppur diversi, si potevano incrociare, dunque non erano da considerarsi razze, ma etnie?” Purtroppo Shuiscé interruppe il discorso, il tempo era finito, era il moSiberia, Mongolia © Photo by Adele Arati

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mento di rientrare da Mal’ta per raggiungere il confine a nord della Mongolia. Percorrendo gli affluenti scendemmo al Lago Baikal e le sue 27 isole, con un’ultima visita all’isola più grande di Olkhon, il centro spirituale, con le sue baie di sabbia, tra cui quella di Saraysky lunga 3 chilometri e con l’acqua trasparente. Moria, nel costeggiare gli immensi specchi d’acqua narrò: “Il Lago ha più di 300 emissari, la riserva idrica più grande del pianeta, il 23% dell’acqua esistente. Grande come la Danimarca e il più antico del mondo, è una fossa tettonica la cui profondità è di 1637 metri, un habitat naturale da 25 milioni di anni che ha accompagnato l’essere umano nella sua crescita. Leggende locali raccontano di avvistamenti sulla superficie delle sue acque, di oggetti non identificati e di creature argentee. Qui vive la minoranza etnica dei buriati gli ultimi mistici, i popoli nomadi indigeni che con i Mongoli condividono l’antica cultura Kurgan.”Jussy, riportandoci su una linea scientifica accreditata, subentrò al mito dei discorsi di Moria: “Nell’Eurasia la cultura Kurgan è l’antenata di 4000 anni fa e occupava tutto il territorio; ma resta il fatto che dai 24.000 anni fa di Mal’ta- Buret’, vi è un salto di 20.000 anni di eventi non scritti.” Eve aggiunse: “Inoltre le popolazioni euroasiatiche occidentali sono 7 volte più simili tra loro di quanto non lo siano gli Est Asiatici, con un netto gradiente al centro dell’Asia centrale ed in Giappone. Le attuali popolazioni che oggi abitano queste terre, non sono per almeno il loro 60% di DNA, quelle che lo abitavano 24000 anni fa.” Ripensai alle mie nozioni sulla storia del linguaggio e alla distinzione delle Lingue Altaiche, il rebus di come l’attuale struttura delle popolazioni fece ad emergere, mi diede un’idea, ma non feci in tempo ad esporla. Ora era il momento di visionare gli Altaj Mongoli a nord, sulle tracce della cultura d’unione di queste terre, varcammo il confine di ritorno e tra piste sterrate ci avviammo negli immensi spazi stepposi dell’elevato altopiano mongolo, delimitati dagli Altaj, dai Monti Bajkal e che scivola verso est... 24 apPunto intro: “Non dovevo farmi influenzare dal pensiero altrui, dovevo solo ascoltarlo e ricollocarlo rispetto ad una mia visione d’insieme culturale. Sul tavolo vedevo tanti elementi tra loro simili, ma separati. Slegati da temporalità errate, pre-assegnate e confuse. Riuscivo a immaginare i fili che li collegavano ma per ora era solo Tracce...” Adele Arati

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Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale, le parti culturali sono vere, ma intrecciate dai fili della fantasia Crea_R_ Evolutrice. Testi tratti dal primo romanzo artistico Fanta-ma-Scientifico n°00 by adele arati: “Il suono Matematico dell’Acqua”. Siberia, Mongolia © Photo by Adele Arati

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Fabiano Speziari Message in a pencil di Vincenzo Chetta

I

ndagare l’animo umano, il rapporto con la natura e l’ambiente che lo circonda: questi i pensieri che sono alla base della serie “Message in a pencil”, grandi matite che veicolano messaggi, una via di mezzo fra arte e design, realizzate utilizzando il legno come unico materiale, dall’artista Fabiano Speziari. La pencil grande misura 2 metri ed è dotata di led luminosi, realizzata in 9 pezzi per ogni edizione. La pencil piccola è lunga 40 centimetri ed ogni messaggio è realizzato in tiratura limitata di 25 pezzi. Speziari ha iniziato negli ultimi anni una collaborazione importante con il gallerista Valentino Spelta, titolare della BillyRayArt di Milano, che ha anche l’esclusiva per questi oggetti d’arte. Il gallerista, essendo lui stesso un ex calciatore e grande appassionato, ha chiesto all’artista di realizzare una serie dedicata al calcio e Speziari ha raccolto con piacere la richiesta, realizzando pencils dedicate alle più importanti squadre italiane. Le “Matitone” nascono dall’idea di replicare un oggetto comune: la prima infat-

ti, replicava la famosa matita rosso/ blu usata dai maestri nelle scuole in passato. La scritta è un monito: per quanto l’essere umano possa apprendere, spesso si dimentica delle esperienze vissute e tende a commettere gli stessi errori. Dopo questa prima “Matitona” ne sono nate altre con colori e messaggi differenti. Ogni messaggio, per quanto “frivolo”, porta con sé un significato che deve far riflettere. L’artista sviluppa in contemporanea l’idea degli agglomerati, moduli abitativi che rappresentano la casa e la vita umana, relegata ad un ambiente urbano e massificato, dando vita a quadri e sculture luminose. Ma non è solo pencil e agglomerati abitativi, Speziari è infatti al lavoro su altri progetti: lo sviluppo di una nuova enciclopedia botanica per le future generazioni e la realizzazione di mini diorami, che utilizzano tecnologie sonore e luminose, nonché la dematerializzazione dell’arte sperimentando la cryptoart. s

La matitona ”Everything falls into place”

Le matitone della serie ”Calcio Italiano”

l

INFO www.billyrayart.com @billyrayvalentino

Paolo Camporota w w w. p a o l o c a m p o r o t a . i t

Il combattimento... Tra pensieri e realtà - 2021, olio su tela, 150x120 cm. 82

La prima matitona rosso/blu “We are all bad students”


OUR STAFF

EXCELLEN CE ARTGALLERY

MASSIMO CEDRINI

CEO, Founder of gallery and artist Massimo Cedrini

Over 40 years experience galerist and art appraiser (tasación de arte y muebles antiguos)

Art analyst and restorer

PHOENEIX ART DIFFUSION Founder of Army Angel Project

Art Director, Giuseppe Carnevale

International Model Army of Angel Project

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www.ex cellenceartgallery.com


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Claudio Detto

Istintivo ed emozionante

U

n percorso artistico partito dalla metafisica di Morandi e De Chirico (omaggiati nelle prime opere ad olio degli anni ‘70) e sfociato

poi nell’attuale astratto informale europeo, quello ricco di emozioni e sensazioni, carico degli aspetti più nascosti, intimi, dell’artista Claudio Detto. Milanese ed autodidatta, sin da giovanissimo ha mostrato la sua passione per l’arte, mai sopita, che lo ha portato a diventare, oltre che stimato artista, anche collezionista di autori italiani del ‘900. Nella sua pittura oggi troviamo i suoi stati d’animo, riprodotti su tela in maniera istintiva, non posso dire “casuale” perché l’arte astratta non lo è mai, ma dettata dal talento innato, quello è lampante. Analizziamo ad esempio l’opera “Carnaby”, il riferimento alla famosa strada di Londra ci salta subito in mente, ed eccola lì l’essenza di quei luoghi, fucina di creatività per tanti anni, piena di negozi di musica indipendente e stilisti alternativi, ora semplice meta turistica purtroppo.

Nell’opera di Claudio Detto troviamo tutto, più la osserviamo, più ci troviamo dentro quell’atmosfera incalzante e ricca di stimoli. La sua carriera, in continua ascesa, l’ha portato a partecipare a diverse mostre ed a numerosi premi nazionali ed internazionali ottenendo ottimi riscontri di critica e pubblico. Daniela Malabaila

A sinistra: Sand - 2020, tecnica mista su tela, 70x100 cm. A destra: Carnaby - 2020, tecnica mista su tela, 100x80 cm.

www.dettoartemoderna.it

claudiodettoart@gmail.com

DettoArteModerna

dettoc

GIUSEPPE PORTELLA

Risveglio d’inverno - ciclo i festosi - 2021, resine e dibond su tavola, 70x70 cm.

giuseppe.portella

giuseppe.portella.96

www.newartpromotion.it/giuseppe-portella


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Getulio Alviani

Contro la “massificazione” di Vincenzo Chetta

“L

a massificazione ha ormai portato ad un abnorme proliferazione di tutto, dovuta a quanto c’è di più facile e non certo all’intelligenza. Dai vari ingranaggi-meccanismi perversi ne esce quanto mai era emerso, perché materiale di scarto e non strutturale all’esistenza. Ha preso valore un’infinita paccottiglia informe di facitori di quadri (non opere), di oggetti, di arte in genere e quant’altro tra allestimenti e installazione, che si mescola e fonda con il resto del magma scandalistico della società e questo sta arrivando ovunque, anche nei luoghi in cui sembrava impensabile, perché tutto si è volgarizzato finanche dove le cose avevano la prerogativa di essere sofisticate. In arte, dove il plus valore è immenso, ma non solo, c’è la scaltrezza e il cinismo dei mercificatori che con stragrande spudoratezza e potere, stanno sancendo nuove regole e sono solo preoccupati di ottenere un beneficio personale o un polo di interesse per non importa cosa, più che risolvere problemi, in questo caso visivi o plastici.” Queste le parole di Alviani, grande artista al quale abbiamo dedicato la copertina sullo scorso numero, autore famoso non solo per le sue opere visive, ma anche per i suoi testi, di una attualità, concedetemelo, disarmante! L’opera di Getulio Alviani si qualifica al di là di una giusta impostazione di metodo per la varietà delle invenzioni e per un

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accorto impiego dei materiali, non passivamente affidati alle loro intrinseche possibilità evocative, bensì coordinati secondo una definita, lucidissima, idea creativa. Getulio Alviani appartiene a quella pattuglia di artisti impegnati nella ricerca di forme e strutture elementari, la cui visualizzazione chiama direttamente in causa lo spettatore per stabilire con lui un rapporto diverso da quello proteso dalle arti di tipo tradizionale: in questo caso allo spettatore è dato di trasformarsi in fruitore, totalmente partecipante le metamorfosi spazio-temporali-luministiche dell’oggetto artistico proposto.

Alviani precisa che i movimenti di essa sono da stabilirsi in: specularità + riflessione + fonte luminosa + angolazione visiva + movimento. Il lavoro che ha impegnato Alviani va fatto risalire ai tempi del concretismo e a quelli del Bauhaus, innanzi tutto, capire le motivazioni delle proposte cinetiche (e le relazioni tra fotografia e cinema da una parte, e le arti figurative dall’altra), mettendo a confronto le ricerche attuate, sviluppate su una linea così concepita, con la nostra cultura dominata dalla fenomenologia. s l

Getulio Alviani “Superficie a testura vibratile”, 1962 Museo del Novecento di Milano

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Myriam Tornese La leggerezza del colore

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rtista belga di nascita, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Lecce, Myriam Tornese da sempre coltiva l’innata passione per l’arte ed il talento nella pittura. Le sue opere vengono esposte in numerose mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero, collezionando sempre consensi, tanto da essere presen-

Sopra: Myriam Tornese Pensiero d’amore crete su legno, 55x75 cm. In alto a destra: Myriam Tornese Sognando l’amore crete su legno, 54x40 cm. A destra: Myriam Tornese Melodia di Fiori tempera su tela, 40x50 cm.

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ti in molte collezioni pubbliche e private. Questo successo è presto comprensibile, basta ammirare qualche sua opera per sentire sulla pelle la leggerezza del colore che stende sulla tela, pennellate veloci e impalpabili che, una dopo l’altra, lasciano trasparire non solo l’immagine figurativa oggetto del dipinto, ma le emozioni e le sensazioni, le atmosfere che circondano l’artista. Dai ritratti (qui proposti “Pensiero d’amore” a sinistra, e “Sognando l’amore” in alto a destra) veniamo quasi “rapiti” verso la condizione umana del soggetto, siamo anche noi in quel preciso momento immortalato sulla tela, vediamo la modella, ma diventiamo anche noi stessi protagonisti di quella scena. Non sentiamo forse la sensazione di quel sorriso a fior di labbra pensando alla persona cara? E non capiamo immediatamente lo sguardo perso e sognante di chi vorrebbe poter vivere la propria storia d’amore? Il vero talento della Tornese però non è solo quello di portarci per mano all’interno delle storie che ci racconta con un singolo frame, ma è quello di fare la stessa cosa con oggetti “inanimati”. L’opera “Melodia di fiori”, qui a destra, ne è il più semplice esem-

pio: è un vaso di fiori elegante e romantico, ma porta con se tutta l’atmosfera del luogo in cui è stato dipinto, quasi percepiamo la musica che attraversa la stanza e il chiacchiericcio delle persone che la animano. Tutto questo, con un semplice vaso di fiori freschi. Daniela Malabaila

INFO miriamtornese@gmail.com

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Aragonese

L’arte di Marco Ferrante di

Rebecca Maniti

M

arco Ferrante (in arte Aragonese) artista e pittore, nasce a Napoli nel1981. Si è formato presso la Rome University of Fine Arts, alla Scuola d’Arte e Mestieri N. Zabaglia-Roma Capitale ed in seguito presso l’Accademia di belle Arti di Roma. Ha ampliato la sua formazione artistica al Dipartimento di Architettura DiARC Federico II Napoli e successivamente al Master in Beni Culturali - Museologia con indirizzo Gestione e valorizzazione dei Beni Culturali, si è concentrato sulle arti plastiche e figurative. Si lascia ispirare dalla pittura romantica e impressionista a tema paesaggista, con la natura rappresentata nei momenti più insoliti ed emozionanti. Si forma anche sotto la guida di pittori esperti della fucina romana, fedeli alla tradizione del dipingere “en plein air”, nella scia dell’impostazione paesaggistica e ritrattistica instaurata a Roma dalla Scuola Romana. Da anni riesce a trasportare sulla tela gli aspetti essenziali e armoniosi della natura e della vita, con l’immediatezza della percezione e la bontà di una sicurezza d’esecuzione. Sa farsi interprete

magistrale del paesaggio, della natura e dei colori; ha un sereno ritmo compositivo con i suoi soggetti che sono tratti dal mondo naturale e quotidiano. Passa in maniera spontanea e naturale dal figurativo all’informale, dall’acquarello all’olio con tecniche miste che vanno dalle più complesse rappresentazioni grafiche alle semplici variazioni tonali. Vive e opera a Roma e partecipa a numerosi eventi (altri in programmazione) sulla pittura contemporanea e le sue opere sono su importanti cataloghi del settore come il CAM n. 57 Catalogo dell’Arte Moderna - Giorgio Mondadori - Edito da Mondadori e l’Atlante dell’Arte Contemporanea 2021 Edito da DeAgostini. Sul suo operato si è espresso il Prof. Vittorio Sgarbi: “C’è un forte, viscerale anelito, in Marco Ferrante, verso tutta quella pittura che, dal Classicismo all’Impressionismo, si è fatta strumento estetico di una ricerca esistenziale in cui coinvolgere l’intera umanità, la sensazione, di carattere allo stesso tempo emotivo e intellettuale, per cui l’individuo riesce ad avvertire la sua piena aderenza al creato di cui fa parte. Non semplice contemplazione, quindi, piuttosto tentativo di immedesimazione spirituale in ciò che si osserva, come a volere scorgere nelle sue sembianze i segni di una segreta, ma inel stinguibile parentela interiore.” s

Sopra: Aragonese - Riflessioni 2020, tecnica mista con olio e vinilici su tela, 70x90 cm. Sotto: Aragonese - Paesaggio di campagna 2016, olio su cotone telato, 24x18 cm. A sinistra: l’Artista al lavoro nel suo studio

INFO marco.ferrante750@gmail.com mf.aragonese marco.q.ferrante

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Nino Coppola

L’architettura e la filosofia, in pittura di Flavio

Ennante

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aurea in Architettura, in Storia e Conservazione dei Beni Architettonici e Ambientali ed in Dottrine Religiose, Master di II° livello in Restauro, specializzato in Archeologia Classica con Master, Nino Coppola ha partecipato a numerose manifestazioni d’arte in Italia e all’estero. Attualmente svolge la professione di architetto, pittore e designer. Hanno parlato di lui diversi critici, ad esempio, sul dipinto “La via dei ricordi” (qui a sinistra) Federico Zeri ha scritto: “La pittura di Coppola è potenza figurativa che sprigiona energia, i colori proiettano l’osservatore in un sogno meritevole di riflessione. Il messaggio artistico di Coppola offre una svolta significativa nell’interpretazione teologica dove la fede è tutto e si percepisce nel silenzio dell’anima.” Vittorio Sgarbi ha scritto: “La pittura di

Coppola è filosofia trasformata in forme e colori che danzano liberi sulla tela. Il simbolo, ridotto a una visione accessibile a pochi, è una sintesi di arte-storia-scienza. Coppola, tra realtà e visioni inconsce, coglie l’essenza intima della materia che l diviene musica, poesia e forma colorata.” s INFO nino.coppola@libero.it

A sinistra: Nino Coppola - La via dei ricordi 1990, olio su tela, 50x70 cm. A destra: Nino Coppola - Oltre la luce 2020, olio su tela, 80x60 cm.

Pino Nania naniap@alice.it

IL RICORDO CONFIGURA L’IMMAGINE 2019, acrilico su tela incollata su legno, 90x60 cm.


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Il tempo interrotto La fotografia al tempo della pandemia di Mario

Gambatesa

Pensare per immagini nel tempo interrotto della pandemia, guardando al paesaggio fisico e mentale disegnato dal coronavirus, è l’idea guida di questa mostra.

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al 25 febbraio scorso, Palazzo Barberini ha aperto le porte del suo splendido palazzo alla mostra “Italia IN-ATTESA”. Curata da Margherita Guccione, Carlo Birrozzi e Flami-

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Margherita Guccione, Carlo Birrozzi, Flaminia Gennari Santori

nia Gennari Santori, l’esposizione raccoglie dodici racconti fotografici di altrettanti fotografi di diversa generazione, nell’ambito di un progetto dedicato alla creazione di un archivio visivo dell’Italia durante l’emergenza sanitaria. I fotografi in mostra

sono Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr e George Tatge. Gli autori hanno realizzato pro-

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getti fotografici che raccontano il vuoto e la sospensione nella vita ordinaria in un momento straordinario come la pandemia. Nei loro lavori hanno sondato paesaggi urbani ed extra-urbani, siti e luoghi della cultura della Penisola. Le immagini prodotte spaziano tra diversi generi e generazioni, tra molteplici modalità e tecniche, tra tradizione e sperimentazione. Sono più di cento le fotografie esposte lungo un percorso che si snoda tra cinque diversi ambienti di Palazzo Barberini (Sala delle Colonne, Cucine Novecentesche, Sala Ovale, Sala Paesaggi, Serra) tre dei quali aperti al pubblico per la prima volta in

questa occasione. Obiettivo del progetto e della mostra è quello di proporre un racconto unico sulla situazione attuale, tenendo conto di come il lockdown e l’emergenza sanitaria possano aver influito sullo sguardo di alcuni dei principali narratori visivi italiani. Lontane

dagli stereotipi del Belpaese, le immagini parlano di paesaggi affascinanti che sposano la bellezza sublime con la percezione di una crisi profonda, dove alla natura rigogliosa che riempie progressivamente gli spazi urbani, corrisponde il vuoto e l’assenza di vita umana.

A destra: Cresci Mario - Minimum #08 2020 A sinistra: Jodice Francesco - Colosseo #000 Roma, 2020 Sotto: Jodice Francesco - Gallaratese #004 Milano, 2020

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Sono racconti parziali, soggettivi, che ci introducono a nuovi punti di vista, modificando le consuete poetiche di narrazione dello spazio fisico. Il percorso crea sorprendenti incursioni fotografiche e dialoghi inconsueti all’interno e con gli ambienti monumentali che diventano lo spazio fisico inatteso, storico e allo stesso tempo contemporaneo, che accoglie il racconto visivo dell’Italia del 2020. La mostra rappresenta una delle tre iniziative, distinte ma complementari, del progetto 2020 FermoImmagine, insieme alla mostra “Città sospese. I siti In alto: Ferretti Ilaria - Natura Italia nido e insetto stecco, primavera 2020 A sinistra: Palazzo Barberini, una vista della mostra “ItaliaIn-Attesa” Ph. Alberto Novelli Sotto: Tatge George Montecastello di Vibio Piazza Guglielmo Marconi, 2020

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CRYS

Cristina Ticoli

italiani Unesco nei giorni del lockdown” e a Refocus, open call. L’esposizione, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, è realizzata dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea e dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione. Aperta al pubblico fino al 13 giugno prossimo, (sempre se le nuove misure consentiranno la riapertura dei luoghi dell’arte), la mostra sarà un monito per non dimenticare, ma soprattutto per imparare da questa catastrofe che ha coinvolto inevitabilmente tutto il mondo: che sia per noi quindi, un insegnamento per poter l migliorare il nostro futuro. s

Fiesta 01 2019, tecnica mista con acrilici, finitura in resina e applicazioni di stemma e targa provenienti da autovetture demolite 40x40 cm. Cristina Tichitoli (in arte Crys) è un’artista emergente milanese, ha conseguito il diploma al liceo artistico Boccioni nel ramo grafico/visivo e ha continuato gli studi grafici presso l’istituto Rizzoli per l’insegnamento delle arti grafiche. Appassionata della pop art e di Andy Warhol, sperimenta continuamente usando anche materiali di riciclo. Immagini famose, cartoons, icone pop, frammenti di loghi o marchi sono accostati in modo giocoso ed ironico raccontando momenti contemporanei. Uno spaccato della società così come la vede e la vive la generazione di questa giovane artista. Ha partecipato a diverse mostre e collabora con gallerie.

A destra: Palazzo Barberini, alcune viste della mostra “ItaliaIn-Attesa” - Ph. Alberto Novelli Sotto: Ferretti Ilaria Gubbio, Festa dei Ceri, Piazza Grande, 15 maggio 2020: alzata dei ceri

ITALIA IN-ATTESA

12 racconti fotografici 25 febbraio - 13 giugno 2021

(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini, Roma INFO gan-aar@beniculturali.it Da lunedì a venerdì 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.barberinicorsini.org

Wonder woman and shopping Lego series 2020, tecnica mista, collage, dipinta con acrilici e finitura in resina, 50x70 cm.

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crys_artist

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arte.crys@libero.it

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Fotografi e fotografe al Mattatoio Lo sguardo su Roma in un patrimonio comune e durevole di

Lucia Garnero

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revista con apertura fino al 16 maggio (fatte salve eventuali misure di contenimento della pandemia), al Padiglione 9A del Mattatoio ha inizio la mostra “Fotografia. Nuove produzioni 2020 per la Collezione Roma”, a cura di Francesco Zizola, promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale e dall’Azienda Speciale Palaexpo. La mostra nasce dalla volontà di dare seguito al progetto sorto in seno a “Fotografia Festival Internazionale di Roma” che aveva istituito, nel 2003, la residenza per un fotografo di fama internazionale. Erano state raccolte per l’evento, nell’Archivio Fotografico del Museo di Roma, le immagini di 15 grandi protagonisti della fotografia contemporanea. Nel 2019 viene proposto, a Francesco Zizola, di curare la ripresa della pratica delle residenze, temporaneamente interrotte. Zizola invita a Roma 5 artisti noti nel mondo della produzione artistica e fotografica internazionale: Nadav Kander, Martin Kollar, Alex Majoli, Sarah Moon e Tommaso Protti. La mostra presenta i 130 scatti dei 5 fotografi che lavorano in residenza a Roma nel corso del

Sopra: Alex Majoli Progetto: Fiore de Sabbia Untitled A sinistra: Tommaso Protti Progetto: Bordi Untitled

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2019 (tranne Kollar che sceglie di viaggiare a piedi e di elaborare il proprio lavoro attraverso un percorso di avvicinamento a Roma a partire dal Danubio). Seppure in modi differenti, gli scatti raccontano la capitale con gli occhi di chi non la abita, ma impara a conoscerla arrivando da lontano. Ad aprire il percorso in mostra è il lavoro di Tommaso Protti, le cui fotografie mettono a confronto la Roma Storica con la realtà aspra della Nuova Roma, popolata da graffiti, ragazzi e scritte sui muri. La sezione centrale della mostra ospita Martin Kollar e Alex Majoli, che occupano rispettivamente la parte sinistra e la parte destra del padiglione. Il primo presenta una riproduzione del suo “diario di bordo”, titolato “Tutte le strade portano a Roma, the Long Stroll”. Martin Kollar ripercorre la strada che, dall’antico confine, riporta al centro dell’Impero, a

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Roma: sono 1255 km percorsi a piedi in 42 giorni attraverso cinque paesi europei. Gli istanti “scattati” compongono un diario, che rappresenta quanto offerto in mostra dall’artista. Di fronte alla serie di Kollar, Alex Majoli fotografa proprio la Città Eterna, utilizzandone le strade e le piazze come se fossero un set cinematografico. Con toni e artifici da fotogiornalista, ci proietta dentro una Roma stratificata in numerosi palcoscenici, nei quali le immagini della classicità fanno da quinta alla rappresentazione e in cui la bellezza e l’armonia provano (e talora riescono) a contrastare il disordine e la decadenza. Il percorso continua con il lavoro di Nadav Kander, con una serie di grandi stampe che riflettono il formalismo che caratterizza tutta la sua opera. Per meglio approfondire il suo sentire e indagare le origini della città, ne cerca

In alto: Martin Kollar - Progetto: Long Stroll, All Roads lead to Rome Untitled Sopra: alcune viste del percorso espositivo

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Martin Kollar - Progetto: Long Stroll, All Roads lead to Rome - Untitled

Nadav Kander Progetto: Enduring Generations Enduring Generations VII, (498 BC - 07 December 2019) Forum Romanum, Rome

le tracce più antiche e materiche nei pori delle pietre che sono state decorazioni, colonne o statue e sollecita a scorgere “l’organismo vivente della città di Roma”. In fondo alla sala principale la mostra continua in uno spazio separato, più intimo e silenzioso, che ospita il lavoro di Sarah Moon, conclusione poetica, in cui l’artista stabilisce una relazione con il passato che esula dalla ricerca di un incontro. Nelle sue fotografie, il “bianco e nero” è, come lei stessa definisce, “il colore dell’inconscio, della memoria”. Nella sua interpretazione, Roma esiste in quanto immagine radicata, tessuto emotivo e sentimento di appartenenza universale alla l comunità degli uomini. s

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FOTOGRAFIA

Nuove produzioni 2020 per la Collezione Roma

23 febbraio – 16 maggio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Mattatoio, Roma INFO T. +39 06 39967500 info.mattatoio@palaexpo.it Da lunedì a venerdì 11.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.mattatoioroma.it

Sarah Moon Progetto: Diario Romano Pineta di Cinecittà

FOTOGRAFIA. Nuove produzioni 2020 per la collezione di Roma Mattatoio, Roma February 23 – May 16, 2021 (Check the opening on the site)

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otografia. Nuove produzioni 2020 per la collezione Roma is an exhibition devised to lend tangible form to the wish of Rome the Capital City’s Cultural Development Department to follow up on a project devised as part of the Fotografia Festival Internazionale di Roma as long ago as in 2003, when it first established a residency scheme for a photographer of international repute in the city. The scheme made it possible over the years to collect the work of fifteen leading contemporary photographers for the Museo di Roma’s Photographic Library, illustrating their personal take on the city. Curated by Francesco Zizola, the exhibition is promoted by ROMA Culture In 2019 Francesco Zizola was asked to help revive the scheme, which was temporarily in abeyance at the time, in order to enrich the museum’s permanent collection. Zizola invited five established artists from the international artistic and photographic world to take up residence in the city, and today the Mattatoio is proud to display some 130 pictures by Nadav Kander, Martin Kollar, Alex Majoli, Sarah Moon (who also produced a video for the project) and Tommaso Protti. All these artists

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Sotto: alcune viste del percorso espositivo

worked in Rome as part of the residency scheme in 2019, except for Kollar who chose to travel on foot and to play out his take on the project by walking from the banks of the Danube all the way to Rome. Alex Majoli’s shots reveal a very new approach to the way a photographer can document reality, while Sarah Moon’s pictures explore the role of memories and of the memory in relation to what the city of Rome has to offer. Nadav Kander, a recognised master on the international photographic scene, uses his camera to probe the face of ancient and historical Rome as it hands its inner essence down from one generation to the next, while Tommaso Protti analyses the rough, tough conditions of life in the suburbs today. Kollar’s work is something else altogether, when we consider that it took him 42 days to walk from Bratislava to the Eternal City along the roads that were once the beating arteries of the Roman Empire. Thanks to their varied conceptual and visual approaches, these new materials offer us a multi-faceted and penetrating insight into the city’s many faces while at the same time constituting an important legacy for the Photographic l Library’s collection. s

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Alfred Seiland: tra storia e attualità La sua prima retrospettiva italiana di Daniela

Malabaila

A

lfred Seiland, fotografo austriaco, professore alla Stuttgarter Akademie der Bildenden Künste, è il protagonista della mostra fotografica allestita al Musei di Santa Giulia per i festeggiamenti del ritorno a Brescia della Vittoria Alata, la straordinaria scultura romana che, dopo

un attento restauro durato due anni presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è tornata in città. “Alfred Seiland. IMPERIVM ROMANVM. Fotografie 2005-2020” aveva fissato la sua apertura al pubblico al 26 marzo, ma come sappiamo l’attuale situazione sanitaria ha nuovamente chiuso le attività museali. É importante però che si parli lo stesso

delle rassegne culturali, in maniera da poter prepararci a quando finalmente potremo ammirare opere e percorsi espositivi dal vivo. Questa sarà la sua prima retrospettiva in Italia, e giunge dopo il successo delle esposizioni al Museo Romano Germanico di Colonia, ai Rencontres di Arles e all’Albertina di Vienna. La mostra si pone come un ponte ideale tra il patrimonio storico e lo sguardo attuale in coerenza con l’identità del progetto pluriennale dedicato alla celebrazione e alla valorizzazione della Vittoria Alata. Curata da Filippo Maggia e Francesca Morandini, promossa dal Comune di Brescia e dalla Fondazione Brescia Musei e coprodotta con Skira, la mostra è accompagnata da un completo catalogo bilingue edito da Skira. In esposizione potremo vedere 136 immagini di grande formato tratte da IMPERIVM ROMANVM, il monumentale progetto sviluppato in oltre quindici anni di lavoro dal fotografo austriaco. Tra le fotografie esposte, anche 6 scatti realizzati a Brescia tra il 2019 e il 2020, che colgono il patrimonio antico della città e ne documentano il valore monumentale e sociale, in costante cambiamento secondo canoni contemporanei. Per realizzare questo importante progetto Alfred Seiland Al-Khazneh, Petra, Giordania, 2009

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Seiland ha intrapreso un lungo viaggio attraverso 40 Paesi, dalla Siria alla Scozia, ai paesi che si affacciano sul Mediterraneo e oltre, per fotografare quei siti archeologici romani in cui si cogliessero le diverse sfumature di interazione tra uomo e rovine. “Monumenti antichi e paesaggi mitici, testimoni di oltre due millenni di storia erosi lentamente da fenomeni politici, sociali e naturali - racconta Francesca Morandini vengono riprodotti da Alfred Seiland come avrebbe fatto un pittore da cavalletto ottocentesco al seguito di missioni archeologiche in regioni remote. L’immagine che Seiland scatta è il momento finale di un percorso di ricerca, studio e conoscenza di luoghi il cui significato risiede nella storia, nelle vicende umane legate al sito, nella loro dimensione mitica e ne ferma la situazione attuale sospesa tra il ‘non più’ e al conteml po il ‘ma ancora’.” s Dall’alto verso il basso: Alfred Seiland Tempio della Concordia, Valle dei Templi Agrigento, Sicilia, Italia, 2010 Alfred Seiland - Aquedotto di Cartagine Mohammedia, Tunisia, 2013 Alfred Seiland - Il Tempio di Apollo a Side Selimiye, Turchia, 2011

ALFRED SEILAND. IMPERIVM ROMANVM Fotografie 2005-2020 26 marzo – 18 luglio 2021

(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo di Santa Giulia, Brescia INFO T. +39 030 2977833 santagiulia@bresciamusei.com Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

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Roberto Gabetti Antropologia visiva di

Flavio Ennante

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[1] Roberto Gabetti Ricostruzione dell’area della Porta Palatina, 1951, Torino [2] Roberto Gabetti La Bottega d’Erasmo dal cortile 1956-57, Torino

Roberto Gabetti Rete dei ferri per il primo solaio della Borsa Valori, 1954-55, Torino

n programma per questo mese una mostra dedicata a Roberto Gabetti, proprio nella sua Torino, a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia. In attesa che le attività culturali possano riaprire in presenza, diamo uno sguardo alle immagini che Gabetti (conosciuto soprattutto come architetto e Professore al Politecnico di Torino) ha scattato con la sua Leica. Fin da ragazzo ha fatto della fotografia il prolungamento del suo occhio e luogo della concentrazione visiva. Il fondo fotografico custodito dalla famiglia Gabetti si compone di circa 300 rullini 35mm, per un totale di 5.000 negativi corredati dai relativi provini a contatto e dalle informazioni di contesto che permettono di risalire ai soggetti, alla località e spesso anche alla data degli scatti. Un Archivio di inestimabile valore. Attraverso oltre cento fotografie stampate a partire dai negativi originali, il curatore della mostra Sisto Giriodi ha costruito un percorso espositivo che ripercorre alcuni momenti della vita privata e professionale di Gabetti: viaggi in Italia e all’estero sulle orme dei maestri dell’architettura, modellini e progetti, scatti che esprimevano il gusto per la linea, la forma, il dettaglio, l’armonia. Commenta il curatore della mostra: “Gabetti ha tenuto per vent’anni, dal 1945 al 1965, un ‘diario’ fotografico, fino ad

ora segreto, dei suoi viaggi di studio, dei progetti e dei cantieri. Le fotografie di Gabetti sono delle fotografie strane, che non hanno padri nobili, nè maestri riconoscibili nelle avanguardie storiche del ‘900. Si carat-

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biancoscuro terizzano per scelte personali: provare punti di ripresa diversi da quelli del fotografo in piedi con la macchina in bolla; accettare la presenza nelle immagini della vita quotidiana, scelte che rimandano ad un’idea di fotografia come conoscenza delle ragioni delle architetture, delle città e dei paesi, ma anche come antropologia visiva dei modi di vivere, di abitare, di vestirsi, di spostarsi...”. La mostra sarà accompagnata dal catalogo, edito da Lindau, con oltre 200 scatti l e testi di Sisto Giriodi e Daniele Regis. s

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ROBERTO GABETTI FOTOGRAFO

24 marzo – 25 aprile 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Torino INFO T. +39 011 0881150 camera@camera.to Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

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[3] Roberto Gabetti Il Canal Grande ripreso dal bar 1950, Venezia [4]

[4] Roberto Gabetti sul cantiere della Borsa Valori di Torino, 1956

ANNA

IZZO

www.annaizzoartdesign.com annaizzoartist

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LA VIOLENZA È UNA GABBIA 2020, scultura monumentale in acciaio, 350x400x200 cm. Città di Capri


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Horst P. Horst e Lisette Model Doppia personale a Torino di Ettore Tiretto

L

o scorso 24 marzo, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, a Torino, avrebbe dovuto inaugurare la propria stagione di mostre del 2021 con una doppia personale dedicata a due importanti fotografi: Horst P. Horst e Lisette Model. Le mostre, accompagnate da due cataloghi, entrambi pubblicati da Silvana Editoriale, riprendono il filone espositivo dedicato ai grandi autori della storia

della fotografia del XX secolo (progetto iniziato nel 2018 con Mollino, proseguito con Man Ray nel 2019). La rassegna offre lo spunto per apprezzare le diverse declinazioni artistiche nell’uso del linguaggio fotografico: dall’architettura al ritratto, dalla fotografia di strada a quella di moda. Genio della fotografia di moda lui, ironica e dissacrante street photographer lei; se per l’autore tedesco le proprie modelle rappresentano un’eleganza senza tempo, dai richiami classici e dalla bellezza statuaria, i soggetti ritratti dall’austriaca diventano caricature di sé stessi, emblema di una società goffa e decadente. Due punti di vista e modi di esprimersi completamente diversi, ma entrambi punti di riferimento nello sviluppo del proprio specifico genere fotografico ed ispiratori di intere generazioni. Nella mostra dedicata a Horst P. Horst, realizzata grazie alla collaborazione con l’Horst P.Horst Estate e Paci contemporary gallery di Brescia, il percorso espositivo curato da Giangavino Pazzola si sviluppa in maniera cronologica e, con una selezione di oltre 120 opere di vario formato, prende in considerazione i principali periodi creativi del fotografo, ripercorrendone la storia negli snodi fondamentali della sua evoluzione, dagli esordi alle ultime realizzazioni. La mostra dedicata a Lisette Model, realizzata grazie alla collaborazione con la mc2gallery di Milano e la Galerie Baudoin Lebon di Parigi, è invece a Horst P. Horst. American Vogue Cover, 15 May 1941 © Horst Estate/Condé Nast. Courtesy Paci contemporary gallery

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cura di Monica Poggi, ed è la prima antologica realizzata in Italia. Con una selezione di oltre 100 fotografie, l’esposizione ripercorre la carriera dell’artista sottolineandone l’importanza avuta negli sviluppi della fotografia degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. La sua influenza ha avuto un raggio d’azione molto vasto, anche grazie a una spiccata capacità nel cogliere con ironia e sfrontatezza gli aspetti più grotteschi della società americana del dopoguerra. Le inquadrature ravvicinate, l’uso ricorrente del flash, i contrasti esasperati: sono tutti espedienti volti ad accentuare le imperfezioni dei corpi, gli abiti appariscenti, la gestualità sguaiata. Due mostre affascinanti, che mostrano i lati che l’essere umano l vuole nascondere. s

CAMERA DOPPIA

Horst P. Horst – Lisette Model

24 marzo – 04 luglio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Torino INFO T. +39 011 0881150 camera@camera.to Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

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Lisette Model Woman with veil, San Francisco, 1949 © 2020 Estate of Lisette Model, National Gallery of Canada, Ottawa Courtesy Baudoin Lebon / Keitelman

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T r A t e e r t S T r A t e e Str Corn79 e Mrfijodor per il MAcA di Torino Un murale a tema ambientale di

Flavio Ennante

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orino - Corn79 e Mrfijodor, street artist dell’Associazione “Il Cerchio e le Gocce”, hanno realizzato due interventi, un unico progetto a tema ambientale, per il Museo A Come Ambiente - MAcA e per la palazzina del Comando Territoriale della Polizia Municipale di Torino. “Per quanto concerne il MAcA, il nostro impegno, essendoci specializzati da molti anni in arte urbana, è stato quello di dialogare artisticamente con lo spirito del museo esteriorizzando i concetti racchiusi nei suoi spazi interni, concentrandoci sul valore culturale del museo e creando delle opere in sintonia con il quartiere, dove il passato industriale si mescola con l’architettura contemporanea. Tre lati del MAcA per parlare di energia, acqua, economia circolare e riciclo”, spiegano Corn79 e Mrfijodor. “Qui il focus è l’equilibrio tra uomo-natura, un bilanciamento che mai come oggi deve essere ristabilito. Le mie illustrazioni - racconta Mrfijodor - mandano un messaggio chiaro: diversi elementi figurativi sono impilati in maniera precaria ma stabile con una fabbrica a ‘schiacciare’ il tutto. La fabbrica ha una doppia valenza: concettuale perché è un elemento che deve cambiare ed evolversi, e di testimonianza in ricordo del passato industriale della zona di Parco Dora. Le astrazioni geometriche e le cromie sviluppate da Corn79 dialogano con le architetture e l’ambiente circostante alle due strutture proprio a rappresentare la prospettiva di un possibile futuro differente, rivolto a migliorare il nostro rapporto simbiotico con l’ambiente.” Con i due interventi di Mrfijodor e

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Corn79, “Il Cerchio e le Gocce” aderisce a “Street Earth On Tour 2020”: una call for cities del Comune di Ravenna in collaborazione con l’Associazione Circuito dei Giovani Artisti Italiani in cui le città aderenti realizzeranno murales a tema ambiente nella propria città. Grazie a questo progetto Torino conferma la sua continuità con ToWard2030 nella realizzazione di opere di arte urbana sulle superfici cittadine con una specifica attenzione all’ambiente e alla sostenibilità. Le opere sono state realizzate grazie al contributo della Città di Torino, Area Giovani e Pari Opportunità - Torino Creativa, e al Museo A come Ambiente l - MAcA. s


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Inquadra il QR con il tuo smartphone per guardare il video CORN79 & MrFIJODOR Murales MACA - Torino 2020 INFO Mrfijodor www.mrfijodor.it Facebook.com/MrFijodor Instagram.com/mrfijodor

INFO Corn79 www.corn79.com Facebook.com/corn79 Instagram.com/corn_79

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