NUOVE ASCENSIONI a cura di Carlo Caccia
Tre amici, due generazioni, una via nuova Il teatro è la parete est del Mittelrück o Pizzo di Loranco (3363 m) in valle Antrona (Alpi Pennine), dove nell’agosto scorso Fabrizio Manoni, Tommaso Lamantia e Luca Moroni hanno aperto RÜCKnROLL (500 m, 7b+ max, 6c obbl.) tra la Diretta del 1978 e la Direttissima del 1986
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uesta volta partiamo da lontano, da una delle montagne più belle del mondo. Si chiama Shivling, tocca quota 6543 metri, e insieme ai Bhagirathi sorveglia la fronte del ghiacciaio Gangotri, nell’Himalaya del Garhwal. Siamo in India, alle sorgenti del Gange, e lo Shivling appare come un’icona: da Tapovan è una piramide perfetta, con il geometrico spigolo nord che divide la parete nordovest a destra dalla nordest a sinistra. Su quest’ultima – un gran bastione di 1700 metri chiuso in alto da un doppio, potente scudo roccioso – corre la via aperta in otto giorni, nel giugno 1986, da Fabrizio Manoni, Enrico Rosso e Paolo Bernascone: un’impresa di altissimo livello, completata in bello stile, che pur rimasta nell’ombra – all’epoca i riflettori erano puntati sulle fasi finali della “corsa” agli Ottomila di Reinhold Messner, che completò la collezione nell’autunno successivo – resta una pietra miliare nella storia dell’alpinismo italiano. E se non ci credete andate a leggere Shiva’s Lingam di Enrico Rosso (Versante Sud, 2018) che ricostruisce l’avventura sia con le parole sia con eloquenti immagini, come quella in cui Manoni è impegnato sul verticalissimo e compatto scudo superiore: come su El Capitan ma senza boschi e prati sotto, nell’aria sottile dei 6000 metri di un angolo remoto dell’Asia centrale. A quel tempo l’ossolano Fabrizio, classe 1963, aveva soltanto ventitré anni e non poteva certo immaginare che sette lustri dopo, nel 2021, si sarebbe trovato in parete, lungo una via nuova, con due compagni di un’altra generazione. I loro nomi? Tommaso Lamantia e Luca Moroni, che nel 1986 non sapevano neppure cosa fossero le montagne: il 74 / Montagne360 / dicembre 2021
primo, classe 1982, era un bimbo di quattro anni, e il secondo, classe 1990, non era ancora nato. Tre amici e due generazioni, dunque, per una “prima” sulla Est del Mittelrück o Pizzo di Loranco (3363 m), di cui bisogna raccontare brevemente la storia. TRA OSSOLA E VALLESE Il doppio nome rivela una montagna sul confine, tra Italia e Svizzera e più precisamente tra Ossola e Vallese, nelle Alpi Pennine al cospetto del Pizzo d’Andolla (3656 m). Non appariscente dal lato elvetico (valle di Saas), il Mittelrück è assolutamente imponente da quello italiano (valle Antrona), con un’arcigna parete orientale che dalla base alla vetta misura circa 500 metri. A proposito di vetta: la prima ascensione nota, datata 1887, porta la firma di William Martin Conway – grande
esploratore dal Karakorum alle Ande – ma non ci sono dubbi che qualcuno precedette l’inglese e i suoi compagni, accolti in cima da un ometto di sassi. Un altro instancabile pioniere, Aldo Bonacossa, affrontò il Mittelrück nel 1918, aprendo insieme ad Adriano Revel la lunga e scenografica Cresta Lago Maggiore (sperone est): «Una via famosa, nota a molti alpinisti», commenta Fabrizio Manoni. Nel 1951 il fianco nord dello stesso sperone fu salito da Bruno Travaglino, Giovanni Rossi e Fedora Moresco mentre nel 1966, finalmente, Gian Franco Moroni, Gino Rametti e Dante Valterio attaccarono con successo la parete est, superando difficoltà di V+ e A1. «Questa prima via passa sulla destra – spiega Manoni –, seguendo un percorso logico anche sullo zoccolo ed evitando, traversando a