EDITORIALE orizzonti e orientamenti
Il cicloescursionismo scrive e il Presidente generale risponde di Vincenzo Torti*
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Claudio Torreggiani). C’è poi chi ha ritenuto che il Presidente generale del Cai abbia auspicato “una riduzione dell’utilizzo delle biciclette sui sentieri in quanto potenzialmente nocive per il terreno e generatrici di incidenti tra gli escursionisti” (Alberto Ferrari), mentre Umberto Zecchinati vi ha colto “un malcelato fumus persecutionis nei confronti di tutti coloro che indistintamente frequentano non solo le strade ma anche i sentieri utilizzando la MTB” e stigmatizza il capoverso “in cui si esprimono due “logiche conseguenze” in base alle quali le dimensioni dei tracciati corrispondono al solo fabbisogno di percorrenze a piedi (o zampe); e i sentieri devono intendersi destinati ad un uso coerente con la loro genesi e quindi a chi cammina”, per cui “la coerenza letterale di quanto sopra esposto fa scaturire spontaneamente la deduzione che i sentieri non siano destinati a chi li desidera percorrere con le ruote”. “Deluso e basito dai modi del suo editoriale e dalle volontà del CCIC” si è detto Alfonso Mucciante, che aggiunge “fuori c’è un mondo oltre a noi che continuerebbe ad andare; ed è proprio qui che l’attività del Cai può fare la differenza nell’educare e trasmettere i nostri concetti e lo stile Cai! Altro che vietare...”. Fabio Geminiani ha commentato: “non ho apprezzato il suo articolo che manca di onestà intellettuale e ho trovato estremamente fazioso: sembra che abbia lo scopo di accontentare qualche lamentoso e di fomentare odio in un processo che dovrà avvenire... ritengo che il suo articolo confezionato per un pubblico ristretto confonda quei quattro maleducati che fanno chiasso per tutto il movimento dei bikers di montagna”. Parimenti “basita dopo la lettura dell’editoriale”, inteso nel senso di voler “vietare di percorrere i sentieri in ambito Cai/MTB”, si è detta Adriana Cucco. Con altra comunicazione, di tono pacato e costruttivo, Lorenzo Ghiggini si è dichiarato “veramente stupito circa i contenuti espressi, soprattutto per quanto riguarda la destinazione d’uso Continua a pagina 86
novembre 2021 / Montagne360 / 1
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ocie e Soci carissimi, con riferimento all’Editoriale di settembre dal titolo “Abbandonare i sentieri? No, grazie!” ho ricevuto e, in qualche caso sono giunte anche alla Redazione di Montagne360, le comunicazioni di alcuni Soci, titolati o appassionati di cicloescursionismo che, sia pure con toni diversi tra loro, ne hanno criticamente commentato i contenuti. Ho pensato, quindi, che fosse corretto portare il tutto alla vostra attenzione e valutazione, con le opportune precisazioni, trattandosi di un tema di generale interesse sul quale vi è stata una analitica e puntuale presa di posizione da parte del CCIC. C’è chi, come Piergiorgio Rivara, dopo aver precisato che “non esiste cicloescursionismo senza sentieri”, senza i quali diverrebbe “cicloturismo”, e aver ricordato gli sforzi per promuovere uno stile di guida rispettoso dei pedoni e dei tracciati ha scritto “leggere il tuo passaggio mi ha davvero amareggiato”. C’è chi invece vi ha colto una mancanza di rispetto “nei confronti delle centinaia di persone che negli ultimi trent’anni hanno lavorato affinché l’attività cicloescursionistica venisse diffusa il più possibile all’interno di tutte le Sezioni e al di fuori di esse” (Antonio Faviano); chi si è detto “Basito, triste e arrabbiato”, “tradito, buttato via da chi magari non sa neanche cosa sia la bici da montagna” (Massimiliano Gastaldi); oppure ha scritto “ho letto con incredulità e grande amarezza il suo editoriale di settembre.... un proclama inequivocabile diffuso a mezzo stampa: da oggi il Club alpino italiano, per voce del suo Presidente generale, è contrario all’utilizzo della mountain bike sulla rete sentieristica e invoca un intervento del Governo e del Parlamento per sancirne il divieto” (Giulio Schweizer). Ancora: “Per me lei non è più il mio Presidente, sono uno dei 150 tra titolati e qualificati del “Ex” cicloescursionismo Cai… capire i suoi testi, scritti appositamente con un linguaggio che a posteriori potrà essere girato a piacimento, non è facile. Ma in questo caso la cosa più difficile è capire quale sia il suo scopo. Perché lei un piano lo ha.” (così