UNA CITTA’, CASORIA, CHE INQUIETA, TURBA, DISTURBA
Ho voluto testimoniargli la stima ed il rispetto per avere, da giugno 2019, governato la mia Città. Un uomo dei tempi moderni, schietto, moderato, mai fuori dagli schemi, una storia personale importante. L’avv. Raffaele Bene è stato negli anni 90, a fianco del consigliere regionale Nicola Marrazzo. Ho manifestato al Sindaco Bene, in un bar di Casoria, che bisognerebbe avere orrore dell’indifferenza. Gli ho ricordato ancora una volta che Carlo Alberto Dalla Chiesa ha lavorato a Casoria, era il Comandante di Stazione della Caserma dei Carabinieri, allora in via Cavour, di fronte dove oggi c’è l’Ufficio Postale. Nella cucina di quella Caserma è nata Rita, sulla cui Carta d’Identità vi è scritto nata a Casoria. L’aiutò a nascere una famosa ostetrica del tempo, 1948, Donna Nannina a vammana. Con la moglie andava a messa, faceva la spesa. Eppure, caro Sindaco, in questa Città non vi è una strada dedicata a lui, tanto meno una lapide. Gli hanno, però, dedicato i giardinetti di fronte la ferriera ed anche quelli in via Giuliano Colonna. E, però, in buona compagnia. Non vi è una strada
CONTINUA A GIRARE LO STEMMA DELLA CITTÀ
DI CASORIA SBAGLIATO; OVUNQUE, PISTE CICLOPEDONALI SENZA BICICLETTE ECC.
neanche per Paolo VI (tante volte ospite del Cardinale Maglione e delle Suore Sacramentine). Gli Amministratori di questa Città, il cui cemento ha coperto le brutture delle loro anime, non hanno avuto tempo. Sembra stia provvedendo Roberta Giova nelle cui intenzioni vi è anche quello di rilanciare la Commissione Toponomastica.
Bisogna avere orrore dell’indifferenza verso un PalaCasoria chiuso ed anche aperto, di parchi commerciali che diventano residenziali, di tanta monnezza. Eppure, ricordavo sempre al Sindaco, che ciò che ha avvilito maggiormente questa Città, così speranzosa nel suo arrivo, è stato il non far conoscere i problemi che non si riescono a risolvere.
Questa Amministrazione Comunale si è
presentata alla Città, supportata nella sua “missione amministrativa” dalle donne e dagli uomini di Campania Libera, Obiettivo Comune, Insieme per Casoria, Casoria Viva e altre liste civiche; ho consigliato, ancora una volta, al Sindaco, di accorpare l’assessorato agli Affari Generali e del Personale con i Contratti, il Contenzioso ed i Patrocini Morali. Ho più volte chiesto al Sindaco un incontro di arricchimento di conoscenze e di esperienze. Affrontare i problemi alla presenza dell’Assessore alla Sicurezza, Marco Colurcio, l’intelligence investigativa della sua Amministrazione, la videosorveglianza, il progetto impostato e voluto dalla consigliera comunale Stella Cassettino, iniziato quando era assessore alle innovazioni tecnologiche nella Giunta Municipale a guida del suo predecessore avvocato Pasquale Fuccio, ed oggi, sembra, abbandonato cioè sospeso, le strisce blu, gli uffici dismessi in via Piave, al Parco Le Querce, del Settore “Servizi diretti alla Persona”; la dirigenza dei Settori del Comune. La presentazione del nuovo dirigente del Settore Ecologia e Nettezza Urbana
con la conseguente divisione di ruoli e compiti con l’architetto Salvatore Napolitano. Speriamo e crediamo che nel frattempo ciò sia avvenuto con, magari, la rimodulazione delle dirigenze dei Settori del Comune di Casoria.
La Macchina Comunale; uno dei problemi che maggiormente sta affliggendo il Sindaco, la maggioranza e la stessa Giunta Municipale. “Direttore, ne abbiamo parlato nella intervista che mi facesti a dicembre 2019 per NanoTV. Difficile. Da troppi anni non utilizzati per quello che sanno fare. Ci sono sacche di resistenze da parte di persone che andrebbero rimosse”.
Non potrà augurarsi, il Sindaco Bene, che si abbiano per la sua amministrazione pari parere.
Chi si è adoperato per mandare a casa il Consiglio Comunale, guidato allora da Pasquale Fuccio, oggi viene frenato da una CRISI DI ANALISI, COSCIENZA E SUBCONSCIO.
Casoria suggerisce a questa Amministrazione Comunale, gli Assessori ed i Dirigenti di Settore, di tornare ad occupare la
scena pubblica.
L’Amministrazione Comunale dovrebbe denunciare l’indifferenza che, ancora una volta, facciamo noi, verso le convenzioni delle lottizzazioni mai utilizzate da alcuna amministrazione, i Parchi Commerciali, i permessi a costruire, l’amianto in via San Benedetto, i fitti passivi, i fitti attivi non incassati, i locali di patrimonio comunale non utilizzati ma occorre gridare all’indifferenza verso l’arredo urbano di Piazza Domenico Cirillo. L’indifferenza verso il funzionamento della macchina comunale. “Una macchina senza motore” fu definita, solo qualche mese fa, dall’allora assessore alle finanze Luigi Goffredi, l’Azienda che lo chiamo’ quale tecnico, a seguire sotto il profilo amministrativo la Ragioneria, le Finanze, il Bilancio, l’Economato ed i Tributi (cioè questo ultimo anche Servizio Entrate). Deleghe azzerate per l’assessore tecnico arrivato da San Giorgio a Cremano in quota Sindaco ma di lunga militanza socialista.
La Città spera tanto in questa Amministrazione. Non vuole rimanerne delusa. Sono tanti i pensieri sciolti che ho rivolto al Sindaco avv. Bene.
Prima di lasciarci il Sindaco mi comunica alcune sue iniziative, mi invita a sottolinearne l’importanza, suggerendomi anche di leggere il sito istituzionale del Comune di Casoria. Certo che lo faccio, anzi colgo l’occasione per invitarla a farlo anche Lei, caro avv. Bene.
Navigare è difficile, ci sono mari procellosi ed in tempesta. Governare lo è ancora di più. Comunicare, invece, è molto facile. Basta volerlo!
Invece, l’amministrazione che l’ha preceduta si è riempita la bocca di democrazia partecipata, bilanci pubblici, continuo contatto con la gente. Parole, solo parole.
A presto e per i pochi mesi che mancano
per il suo mandato (“Gli avvoltoi credo che dovranno ancora stare a digiuno. Il momento è sicuramente difficile ma ritengo che con la responsabilità di tutti coloro che tengono alla Città sarà possibile cambiare il passo”).
Per tenere gli avvoltoi a digiuno, caro Sindaco e caro Raffaele, dovreste occupare la scena pubblica, utilizzare tutte le possibilità di comunicazione in possesso all’Azienda Ente Locale Comune di Casoria. Dotare ogni settore di un ufficio di comunicazione: gli Affari Generali e del Personale, i Servizi Demografici, la Ragioneria, gli Interventi di Polizia sul Territorio, i Lavori Pubblici ed Inquinamento, l’Assetto del Territorio, la Frazione Arpino, l’Ecologia, la Sicurezza ed Assistenza Sociale, la Pubblica Istruzione con la Cultura, lo Sport ed il Tempo Libero.
Buona Fortuna, caro avv. Bene, Sindaco della Città di Casoria, a Lei ed ai suoi Assessori ed a tutti i componenti della sua maggioranza.
Alla prossima….
CLIMATE CLAIM: MEZZA ITALIA TRAVOLTA DALL’ACQUA. INONDAZIONI ANCHE A CASORIA
Negazionisti e terrapiattisti di tutto il mondo: rassegnatevi! Il cambiamento climatico non è l’ennesima teoria complottista imbastita dagli untori del Covid19 per rallegrarci con l’ennesima crisi globale nel caso non ci fossero bastati pandemia, ritorno dei talebani, guerra in Ucraina, repressione violenta, inflazione alle stelle, crisi di sistema, collassi economici, stragi nel Mediterraneo, guerra in Sudan, pericolosi rigurgiti vetero nazionalisti e chi più ne ha più ne metta. Finché con pietismo peloso guardavamo alla TV rimbalzare da Indonesia e disperati dintorni nelle nostre pupille le strazianti immagini di tsunami apocalittici, terremoti devastanti, immanenti colate laviche rigurgitate dalle profondità degli Inferi e risputate fuori a cancellare intere regioni, sentendoci al sicuro nelle confortevoli braccia delle nostre comode poltrone, tutto in fondo sembrava poco più realistico di uno di quei fantasy apocalittici che fanno la fortuna delle grandi Major hollywoodiane, di quelle che magari, finito il telegiornale sceglievamo in coerente continuità emozionale per trascorrere la serata e tirare l’ora di andare a letto a fare per contrappasso sogni belli.
Che strane bestie ce stanno dint’a ‘stu bosco! Mi viene da pensare parafrasando una celebre battuta di un ancor più celebre film del Principe della risata. Che strane bestie siamo, davvero. L’unica specie vivente affetta da delirio di onnipotenza divina, convinta che ogni vivente e ogni elemento minerale esista per essere asservito ai suoi capricci
senza alcuna contropartita. L’unica bestia che uccide per il gusto di farlo, che avida accumula immemore della propria caducità e dell’assenza di tasche del più prezioso sarcofago, insaziabile e rapace, corrotta dall’avidità e della smania di sopraffazione. L’unica che costruisce la propria distruzione giorno per giorno con le sue stesse mani e poi si meraviglia quando, guarda un po’, le conseguenze della sua scelleratezza le ricadono addosso.
E anche in quel caso la colpa è sempre di qualcun altro. Imperativo categorico: la colpa è sempre di qualcun altro e il cattivo non sono io. Bah. Durante la pandemia cantavamo dai balconi, ci illudevamo che da una prova generale di annientamento di tale annichilente portata saremmo tutti usciti mondati dai peccati originali e non. Uomini nuovi saremmo stati, consapevoli del valore dell’esistenza e della necessità di preservare ogni più piccola e umile creatura, pervasi da un afflato di fratellanza universale che ci portava a cantare Abbracciame sui balconi con un’unica voce vibrante di emozione e promesse.
E invece. Siamo maestri dell’oblio, specializzati nel dimenticare le promesse, come i fioretti fatti ai Santi e alle Madonne nell’urgenza del pericolo e puntualmente disattesi appena le cose si mettono meglio. Quando poi impreviste e imprevedibili su di noi si aprono le cataratte del cielo e si abbattono le furie degli elementi, ecco arrivare il panico, il dolore, il lutto, la disperazione, l’incredulità del fatto che una catastrofe
L’Emilia-Romagna è ancora alle prese con la tragica conta delle vittime e dei danni provocati da oltre due settimane di precipitazioni eccezionali per intensità e durata che hanno provocato inondazioni,
epocale come la serie di alluvioni che ha travolto l’Italia nelle scorse settimane, devastando soprattutto l’Emilia-Romagna possa essere capitata a noi. Eppure. Per decenza e rispetto non aggiungerò inutili commenti ai milioni di parole e di immagini irradiate dagli schermi televisivi, dai giornali, dalla Rete e da ogni altro canale di comunicazione, ma solo il mio sincero cordoglio e l’auspicio che stavolta riusciremo davvero a fare una seria operazione di consapevolezza e ad assumere tutte le azioni conseguenti. Non solo la Pianura Padana ha subito le conseguenze di quel cambiamento climatico non più vaticinato da visionari allarmisti scienziati pazzi, ma innegabilmente già in atto.
Da Nord a Sud si contano danni, si aggiunge paura a paura, disagi a disagi, dolore a dolore. La stessa Casoria non è stata risparmiata, pur se, fortunatamente, i danni qui sono stati davvero risibili rispetto a quanto accaduto altrove. Salvo che per il discusso caso del sottopasso di cui si è occupato il nostro indomito direttore Nando Troise ne “La foto del giorno” il rotocalco web televisivo di NANO TV del 16 maggio scorso. Cambiamo dunque tono narrativo e raccontiamo la storia, iniziata venerdì 12 maggio intorno alle 14 e conclusasi quattro giorni dopo. Tutti i casoriani conoscono bene quel sottopasso, che diventa fiume da guadare in canotto ad ogni temporale. Figurarsi cos’era dopo le tempeste di maggio.
Ebbene, dalle 14 del 12 maggio al mezzodì del 16 in quel torbido lago che era diventato il sottopassaggio che va da via Concordia a Pietro Nenni attraversando via Gaetano Pelella. è rimasta intrappolata un’auto il cui conducente si era incautamente avventurato a sfidare i marosi. L’auto proveniva da via Pelella e l’intrepido conducente, nonostante il cartello stradale che avvisa del pericolo e vieta il transito in caso di pioggia,
ha deciso di sfidare la sorte e lanciarsi nell’acqua convinto forse che la sua berlina bianca full optional possedesse anche alta tecnologia da anfibio militare, come e meglio della Bat-mobile. Risultato: auto annegata e multa da pagare, perché il cartello all’ingresso parla chiaro e con l’acqua alta quel sottopasso non è transitabile. Dura lex sed lex. Conclusione: oltre la beffa il danno e viceversa. Altri allagamenti hanno interessato via Aspromonte e via Montemiletto. Alle 14 la statale Sannitica era un fiume in piena. Il sindaco, sollecitato dall’inarrestabile Nando a rilasciare dichiarazioni, ha candidamente risposto: “Ci sono stati allagamenti in tutta la provincia”, verità sacrosanta, ma commento abbastanza scontato, visto che il direttore intendeva dimostrare al primo cittadino l’unicità assoluta (per quelle che sono le sue conoscenze in merito) del sottopasso casoriano, evidentemente realizzato senza considerare che un passaggio stradale depressionario rispetto alla sede stradale va realizzato tenendo conto della necessità di dotarlo di un adeguato sistema di drenaggio. Vero è che le precipitazioni che si sono abbattute sullo Stivale nelle ultime settimane hanno avuto la potenza distruttiva di vere piaghe bibliche, ma non considerare affatto che quando piove gli avvallamenti diventano pozzanghere è da dilettanti più o meno in buona fede che allo sbaraglio ci mandano gli altri. “Abbiamo provveduto agli espurghi e sono intervenuti i vigili del fuoco”. Mi sembra il minimo sindacale. Ciò nonostante, all’alba di martedì 16 maggio, anzi al mezzodì dello stesso giorno, quando è andata in onda la puntata de “La Foto del giorno” incentrata sugli allagamenti casoriani e in particolare proprio su quello del sottopasso incriminato, la berlina bianca era ancora affondata nella melma al punto che gli agenti della municipale non erano riusciti a leggerle la targa per emettere il doveroso
verbale di contravvenzione all’incauto proprietario. Una risposta meno istituzionalmente rigida e piuttosto scontata è stata data al mattatore di NANO TV dall’assessora all’assetto del territorio Tommasina D’Onofrio, la quale ha ammesso che “Purtroppo, finché non partiremo con i lavori definitivi di sistemazione delle pompe, la situazione sarà sempre la stessa” riconoscendo che non di sola pioggia monsonica annega Casoria ma anche di anni di approssimazione (scelgo il termine per salvare la buona fede dei suoi predecessori ove mai ci fosse, ndr) urbanistica comunale. Con cognizione di causa, da tecnico qual è, la dottoressa D’Onofrio rincara: “Quei lavori al sottopasso di Via Concordia furono fatti male,” e poi accende una luce di speranza: “Fortunatamente siamo in grado di terminarli entro questa estate in modo da poterli concludere per quando si andrà incontro alle piogge autunnali”. E tutti a Casoria, direttoremattatore in testa, vogliono confidare nelle sue parole, augurando all’assessora di riuscire a realizzare tutte le opere sulle quali ha promesso il suo impegno, a partire dai piani integrati, chiamati a rendere Casoria una città sostenibile. L’ultimo messaggio che il nostro direttore-conduttore partecipa ai suoi web spettatori è di Giuseppe Notaro, esponente del gruppo FdI casoriano, il quale rende noto che: “Il 26 maggio prossimo proporremo la nostra visione sulla cura e la tutela del territorio, nel corso di una conferenza programmatica che terremo in biblioteca. Del resto, siamo stati gli unici a sollevare il problema idrogeologico del territorio anche nel programma elettorale”. Sarà, intanto la città di San Mauro, mai letteralmente come in questi giorni, fa acqua da tutte le parti. Foto, notizie e commenti del Magnifico DiRettore vi aspettano al link sottostante.
https://fb.watch/kz70oqYtO-/
UN GRANDE PECCATO MA LE SCELTE VANNO RISPETTATE
Luciano Spalletti a Napoli ha fatto un capolavoro. È venuto nella tempesta, sembrava un milite ignoto che combatteva contro la sfiducia mentre agli angoli della città si chiedeva spiegazioni su NapoliVerona. Era il 2 luglio 2021, quando arrivò alla stazione di Napoli Afragola con pochissimi giornalisti e neanche un tifoso ad accoglierlo. È uomo di connessioni emotive, ama la sfida e si è sobbarcato una missione: ricostruire il Napoli, condurlo nella transizione che De Laurentiis aveva già annunciato nell’estate del 2021, rimetterlo in piedi sia a livello ambientale che di risultati. Il primo obiettivo era tornare in Champions League, dare di nuovo ossigeno alle casse del club, riportare il Napoli nel sentiero della crescita che aveva abbandonato da quel maledetto ammutinamento. I sogni sono un po’ delle ossessioni, quando inizi a crederci ti tormentano, avverti che possono diventare reali e travolgerti. Spalletti ha sempre pensato che il Napoli potesse tornare campione, del resto ha scelto la pettorina nell’estate del 2021 portando nel vissuto dei calciatori quel coro che apprezzava da avversario, quando con l’Inter affrontava la squadra di Sarri, quella dei 91 punti. Senza la costanza di Spalletti, probabilmente non si sarebbe abbattuto ne-
anche il muro tra il club e il tifo organizzato, voleva che la città esplodesse di gioia, sognava lo stadio intenso, colorato, pieno e l’ha avuto predicando la compattezza del “Tutto per lei” anche nei momenti difficili. Ci ha sempre creduto ma bisogna essere onesti: basta riascoltare la conferenza stampa prima di Lazio-Napoli, a inizio settembre le legittime perplessità sull’organico a sua disposizione c’erano. Basterebbe ammetterlo, non c’è alcun problema, il capolavoro di aver vinto lo scudetto a Napoli dopo 33 anni e senza Maradona è intoccabile. È un’emozione troppo forte, una gioia immensa che non va messa mai in soffitta, deve accompagnare Napoli ancora per tanto tempo, anche oltre il 4 giugno.
C’è tantissimo di Spalletti in questo trionfo, ha rispettato il manuale dell’allenatore in pieno: valorizzare i calciatori, saper leggere i momenti
giocando su profondità e ampiezza della rosa nella prima parte, creando il distacco in classifica con la continuità dei più forti tra gennaio e marzo.
Ha rilanciato Lobotka, valorizzato Osimhen, creato le condizioni per migliorare il rendimento di giocatori come Di Lorenzo, Kim e Kvaratskhelia che non aveva avuto quest’impatto neanche nel campionato russo, fatto rendere al meglio Anguissa che in tutta la sua carriera ha segnato 11 gol di cui 4 al Napoli, 2 al Valencia e 5 in Nazionale, ottenuto il massimo anche da tante seconde linee. È un grande peccato che, come sembra ormai in maniera chiara, la sua avventura nel Napoli non continui. Non è la squadra di Sarri, è una realtà giovane, con tanti giocatori come per esempio Raspadori, Elmas che non hanno ancora tirato fuori tutto il loro potenziale, un calcio che non è irripetibile
perché è ormai metabolizzato nelle abitudini di questi ragazzi come dimostra la gara contro l’Inter. La Pec è una conseguenza, la verità è che il rapporto con De Laurentiis è complesso da molto tempo. Le scelte vanno rispettate, l’impressione è che Spalletti, sapendo che è quasi impossibile migliorare ciò che è stato fatto, non voglia lanciarsi in un’altra avventura ricca d’incertezze ma con una sola prospettiva chiara: diventare un bersaglio alle prime difficoltà, come accadde lo scorso anno dopo Empoli-Napoli. Vi ricordate lo striscione della Panda, le uova consegnate a capitan Insigne prima di Napoli-Sassuolo, il ritiro prima convocato e poi trasformato in cene sociali, il refrain della napoletanità e del giro in camper? Lui non le ha mai dimenticate, addirittura ne ha parlato ad Udine con i fuochi d’artificio in sottofondo.
È un grande peccato ma bisogna accettare e rispettare le scelte anche quando fanno male perché interrompono la grande bellezza di una squadra campione d’Italia. Il Napoli ha dimostrato di saper affrontare i cambiamenti, merita fiducia. Non dovrebbe esserci neanche il bisogno di dirlo ma nella città delle uova e degli striscioni sulla Panda e sulle vecchie sigarette Kim è meglio ribadirlo. Del resto repetita iuvant.
ANTONIO BOTTA
PRENDERSI CURA DI SE’ COME GENITORI PER PRENDERSI CURA DEI FIGLI
INTERVISTA A MARIANO IAVARONE, AUTORE DEL LIBRO “GENITORIALITÀ POSITIVA”, EDITO DA CITTÀ NUOVA
Mariano Iavarone, cittadino di Casoria, dottore in psicologia e specializzato in consulenza e mediazione familiare, ha scritto “Genitorialità Positiva” edito da Città Nuova, un libro per genitori, ma molto utile anche per insegnanti. Una scelta sicuramente oculata dell’Autore, visto che alla coppia genitoriale, in questi tempi di orientamenti incerti, si chiede sempre più il compito di trasmettere valori e comportamenti appropriati ai figli, ma, al contempo, essa fa registrare una grande fragilità per la diminuzione dei matrimoni, l’aumento delle unioni di fatto, l’aumento di separazioni e divorzi, con conseguenze non solo sulla vita degli adulti, ma anche sulle generazioni dei figli, poiché viene a mancare l’alleanza educativa necessaria per tenere in mano e condurre il processo formativo dei bambini e dei ragazzi. Iavarone ha tutte le carte in regola per porsi al fianco di madri e padri al fine di sostenerli nel delicato ruolo educativo che ricoprono, avendo oltre vent’anni di esperienza nel campo delle tutela minorile, del supporto alla genitorialità e nel coordinamento e supervisione di servizi sociali per le famiglie. Già giudice onorario, ha fondato e coordina la “Rete Genitori Positivi”.
Le domande rivoltegli vertono sul contenuto del libro, ma la prima riguarda la “Rete” predetta. “E’ un progetto culturale e scientifico” egli spiega “finalizzato all’educazione degli adulti (genitori, operatori e insegnanti in primis) e delle istituzioni (scuole, servizi socioeducativi, politiche locali) per la promozione di stili, atteggiamenti e comportamenti consapevolmente positivi e protettivi nei confronti di bambini e ragazzi, finalizzati all’accompagnamento della loro crescita. I genitori sono considerati le principali risorse da mobilitare, al fine di accrescerne la loro responsabilità, secondo l’assioma che per salvaguardare bambini e ragazzi occorre prendersi cura dei loro datori di cure”.
Non pochi sono i libri pubblicati sulla genitorialità. Che cosa l’ ha spinto a scriverne un altro sullo stesso tema?
Mi occupo di supporto ai genitori, di accompagnamento, di formazione da tanti anni e mi sono reso conto che è proprio la strada necessaria per pensare a una società migliore.
In che senso?
Nel senso che il prendersi cura dei genitori rappresenta l’aggancio per costruire nuove relazioni, nuove forme di accudimento dei figli, puntando a scommettere su qualcosa di positivo. Occupandomi da tempo dei fallimenti genitoriali, che sono fonte di grande sofferenza per i bambini, ho notato che in ogni situazione di crisi familiare manca chi sia capace di porre adeguata attenzione, oltre che sui minori, anche sui genitori. Mi riferisco, in particolare, a tante politiche sociali, efficaci nell’alleviare i disagi dei bambini, dimenticandosi, però, di interventi di cura per i genitori.
Il suo libro, allora, intende colmare questo vuoto?
Sì, esatto, la sfida che mi sono posto, scrivendolo, è proprio questa: proporre un approccio alla genitorialità mirato a prevenire esperienze sfavorevoli; un approccio focalizzato sulla promozione di percorsi di consapevolezza per i genitori, affinché possano meglio svolgere la loro funzione di cura, di relazione verso i bambini e i ragazzi. E’ rivolto non soltanto ai genitori, ma sicuramente a tutti coloro che svolgono una funzione educativa, soprattutto agli insegnanti. Sappiamo che in ogni relazione si riattivano delle parti negli adulti che non sempre vanno nella direzione dell’attenzione ai bisogni dei bambini e dei ragazzi, perché a volte ci sono delle parti irrisolte, delle ferite, delle disattenzioni e, quindi, puntare all’attenzione della cura di sé significa imparare ad attivare degli atteggiamenti riflessivi, capaci di incentivare delle pratiche di cura più attente. Il concetto centrale del libro è
quello di capacità genitoriale, intesa come capacità di contenere, come un calice, il figlio, il ragazzo, l’alunno. Per fare questo bisogna riconoscersi quali contenitori e capire, appunto, che cosa può trovare il bambino dentro di noi.
“Genitorialità Positiva”, é il titolo che lei ha scelto per il libro. Oltre a ciò che ha già espresso nelle risposte precedenti, quali ulteriori significati racchiudono i due termini accostati ?
La parola “genitorialità” è un termine acquisito nell’ultimo ventennio in campo psicologico e nelle politiche sociali; prima non era granché considerata. La tendenza a considerare un bambino separato dai genitori ha permeato gli interventi anche in campo clinico e pedagogico. Recuperare un paradigma della genitorialità significa mettere al centro la diade adulto – bambino. Per prendersi cura dei bambini occorre preoccuparsi dei loro genitori: la correlazione è strettissima, non esiste un bambino senza i genitori.
E per “positiva” cosa intende?
Non è sicuramente un modo di approcciarsi ai ragazzi in una maniera ingenuamente ottimistica, quella del tipo “andrà tutto bene”. Significa costruire, invece, dentro di sé atteggiamenti tali da favorire modalità relazionali che possano stimolare nei bambini e nei ragazzi la parte migliore di sé. L’affettività positiva dei genitori, dunque, é quella che manifesta amorevolezza verso i figli, senza, però, creare dipendenza. Al tempo stesso, occorre avere anche un atteggiamento normativo, perché i genitori hanno una funzione di guida, anche questa intesa in senso positivo, ossia tale da non indurre una sottomissione, ma capace, attraverso regole condivise, di accompagnare i bambini e i ragazzi verso l’autonomia. E’ importante, inoltre, liberare la relazione con i figli da ogni pratica che abbia un atteggiamento manipolativo.
Che significato attribuisce al termine “manipolativo”?
Intendo dire che gli adulti non devono anteporre i propri bisogni a quelli del bambino /a, in termini di sopraffazione fisica, psicologica e commerciale o di strumentalizzazione per soddisfare dei propri bisogni; penso, ad esempio, all’adultizzazione dei bambini e dei
ragazzi, quando si favoriscono in loro quei tipici atteggiamenti che li mostrano più grandi e ciò serve solo a gratificare gli adulti.
La manipolazione avviene anche al contrario, quando si vuole che i bambini permangano in una situazione di dipendenza affettiva (compiacendoli, prevenendo ogni loro bisogno, ndr) restando piccoli. Pensiamo anche a quelle situazioni in cui, durante le separazioni coniugali, il figlio viene manipolato, “tirato” da una parte e dall’altra”.
C’è una letteratura pedagogica e psicologica che, in questi anni, supportata anche da ricerche, conferma quanto lei, nel libro, evidenzia e rimarca in maniera molto chiara e opportuna, rifacendosi anche alla sua esperienza professionale “sul campo”. E’ così? Certo. La “genitorialità positiva” è un costrutto che richiama le “linee guida” internazionali ed europee che sollecitano la necessità di prestare attenzione alla cura delle genitorialità fragili, in particolare. E quando dico “genitorialità fragili” non mi riferisco soltanto a quelle situazioni di grave compromissione, ma anche alla fragilità ordinaria, che vivono tutti gli adulti, dovuta a un contesto sociale e culturale in cui
la precarietà è sempre presente. Quindi, nessuno di noi può dirsi non fragile. Questa, in realtà, è una scommessa positiva, perché mettermi in una condizione di considerarmi fragile significa aprirmi la possibilità di connettermi con gli altri e di puntare a migliorarmi. Chi non si considera fragile resta da solo, pensa di bastare a se stesso. Chi ammette le proprie fragilità, che non sono un difetto né una malattia, si apre alla relazione, al confronto e, quindi, alla crescita. Quindi, il termine positivo significa adulti capaci e desiderosi di mettersi in discussione, sapendo che il percorso relazionale con un figlio è un itinerario di crescita che si fa in due, non riguarda soltanto il figlio o soltanto il genitore, é paragonabile a una danza. In merito alla considerazione sulla fragilità degli adulti, un concetto, infatti, che lei ha evidenziato nel libro “Genitorialità Positiva” è che bisogna prendersi cura di sé per prendersi cura dei figli. In che modo, avere cura di sé come genitori? Prendersi cura di sé per prendersi cura dei figli significa ammettere che nella storia personale, durante la nostra crescita, c’è stato un bambino, un adolescente che ha vissuto le sue esperienze
familiari, sociali e scolastiche, più o meno positive, efficaci, con adulti di riferimento più o meno amorevoli, che inevitabilmente hanno lasciato in noi delle tracce. Ciò significa che nelle relazioni con le figure di riferimento, ognuno di noi ha ricevuto dei permessi verso la propria crescita o anche dei divieti, che hanno favorito in noi, fin da piccoli, la costruzione di una visione del mondo, di convinzioni verso se stessi e le altre persone. Questo mix di permessi (stimoli positivi alla crescita, ndr) e divieti (ostacoli alla crescita, ndr) lo portiamo dentro di noi anche da adulti Accade così che nella relazione con i bambini emerge ciò che siamo stati, ossia “il nostro bambino interno”si riattiva. Nell’ incontro relazionale, i genitori o insegnanti consapevoli di ciò riconoscono le parti irrisolte, le elaborano e non le trasmettono; al contrario, gli adulti non consapevoli tendono, invece, a utilizzare la relazione con i bambini per soddisfare propri bisogni non appagati. Allora, prendersi cura di se stessi significa in sostanza attivare dei percorsi di crescita, tipo percorsi relazionali positivi e/o percorsi di aiuto in ambito clinico, in cui si impara a gestire le parti irrisolte, potenziando quelle positive.
MARGHERITA DE ROSA
UNA PASSEGGIATA CULTURALE AL CAM PER CAPIRE E CAPIRSI
Passeggiare fa sempre bene, soprattutto all’aria aperta, se questa fosse salubre, ma, indipendentemente da ciò, fa bene passeggiare soprattutto al CAM, il Museo d’Arte Contemporanea, diretto dal maestro Antonio Manfredi, museo che può definirsi il fiore all’occhiello del nostro territorio; in esso, infatti è possibile, attualmente, godere della visione della mostra fotografica Aperiart- Azzurro Napoli, ma nel contempo, si ha l’opportunità di avere dinanzi al proprio sguardo opere provenienti da tutto il mondo, per cui, una passeggiata artistico-culturale vale proprio la pena programmarla! Da creazioni che si riferiscono alla martoriata Ucraina, all’uomo diventato ormai l’ombra di se stesso per la crudeltà del proprio simile, a ritratti ed ad opere astratte, provenienti da diverse nazioni del pianeta, ad elementi che vanno interpretati come meglio la nostra fantasia ci suggerisce fino a giungere a qualcosa che rimanda alla dolcezza e al tepore della casa, che, tra le tante opere esposte, colpisce in modo particolare, poiché si tratta di un piccolo lettino per bambini, che, appunto, richiama il tepore di una dimora sicura, degli affetti più belli e veri ed è in netto contrasto con la prima opera che è stata presa in considerazione, quale quella di una bambola, simbolo delle donne ucraine, sole e in pericolo, bambola affiancata dallo scheletro, icona dei tanti caduti nella furia di una guerra assurda. Ovviamente, le suggestioni sono tante e ogni artista, dall’italiano Dominico Balsamo, ai tedeschi, ai giapponesi, ai francesi che hanno esposto ed esporranno al CAM, trasmette emozioni particolari, per cui un ritratto, una struttura apparentemente non comprensibile, consentono di “andare al di là”, oltre quelle apparenze e quei formalismi che vorrebbero intrappolare l’arte: ma quella contemporanea, si sa , è un’arte anarchica, si passi il termine, nel senso buono del vocabolo; anarchia positiva, poiché ciascun artista, a proprio modo, esprime il suo mondo interiore, pur realizzando opere che guardano all’oggettività del reale. Infatti non può dirsi che quanto è visibile al CAM sia fuori dal tempo, anzi, ma l’occhio dell’artista sa che deve oltrepassare i limiti della banalità, facendo sì che l’osservatore percepisca sensazioni, anche sgra-
devoli, perché no?, che riportano alla profondità dei sentimenti e del dolore umano, così come, con eguale intensità, alcuni dipinti consentono di percepire gioia, vitalità, speranza. Una passeggiata al CAM è dunque un pieno di emozioni e una fonte di insegnamento, insegnamento che è peculiarità dell’arte contemporanea, la quale ci spinge a superare le barriere del visibile per penetrare nella psicologia dell’artista e nella complessità di un’anima che, sebbene realizzi un’opera apparentemente insignificante per l’uomo della strada, sta donandoci il suo modo di vedere la realtà, ci sta arricchendo, regalandoci parte si sé; il vero artista, come molti sapranno, si assimila al Creatore e di “creazione” al CAM ce n’è tanta da poter fare propria, quindi, una passeggiata in questo museo è un privilegio concesso ai casoriani dall’artista Antonio Manfredi, ormai da anni, ed è un modo per ricordare che l’altra faccia della realtà solo l’arte può renderla visibile, attraverso realizzazioni che hanno il sapore, spesso, dell’incomprensibile, del mistero, dell’inconsapevole che è in noi e che, chi osserva, specularmente può ritrovare, comprendendo meglio il creatore dell’opera e, chissà, forse di più anche se stesso….
ANTONIO BOTTA
CELEBRATI IERI, A VICCHIO, I 100 ANNI DALLA NASCITA DI DON LORENZO MILANI
I SUOI PILASTRI “LEGALI”: VANGELO E COSTITUZIONE
NELLA FEDE LA FORZA INDOMABILE
CHE LO FECE ESSERE ANTICAPITALISTA, ANTICOMUNISTA E ANTICLERICALE. AL SERVIZIO DEI POVERI, SCELSE DI FARE SCUOLA AI PIÙ PICCOLI, AGLI ESCLUSI DALLA SOCIETÀ, PER EDUCARLI A LIBERARSI DA SOLI E COSÌ
DIVENTARE UOMINI ATTRAVERSO “IL DOMINIO DELLA PAROLA”. DAL SUO TESTAMENTO AI RAGAZZI: “HO VOLUTO PIÙ BENE A VOI CHE A DIO. MA HO SPERANZA CHE LUI NON STIA
ATTENTO A QUESTE SOTTIGLIEZZE E ABBIA SCRITTO TUTTO AL SUO CONTO”.
In occasione della ricorrenza dei 100 anni dalla nascita di don Lorenzo Milani, celebrata ieri a Vicchio, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sono stati pubblicati alcuni libri per rinnovarne il ricordo, tra cui “Don Lorenzo Milani. L’esilio di Barbiana - di Michele Gesualdi” e “Don Milani. Vita di un profeta disobbediente”- di Mario Lancisi, nei quali sono state evidenziate le sue qualità di prete e di pedagogista poste al servizio dei “poveri”, ossia di coloro che, essendo in condizioni di inferiorità culturale, erano oppressi, emarginati, umiliati, soggiogati da chi deteneva il dominio della “parola”. Non appena diventato maestro, appena ventiduenne, lessi il suo libro “Lettera a una professoressa” e in seguito “La pedagogia sociale di don Mi-
lani”, che mi misero letteralmente in crisi, spingendomi a rimettere in discussione le acquisizioni fino ad allora apprese sulla metodologia e sulla didattica, in particolare della Lingua italiana. Leggendo, poi, “Esperienze pastorali”, censurato dall’autorità ecclesiastica del tempo (don Milani fu trasferito a Barbiana, su decisione del suo Vescovo, per isolarlo, perché “evangelicamente” scomodo e rivoluzionario) e “L’obbedienza non è più una virtù”, contro l’obbligo di uccidere in guerra, oltre al libro “Dalla parte degli ultimi” di Neera Fallaci, sorella meno nota della scrittrice Oriana, mi resi conto della sua inquieta ansia profetica, del soffio potente dello Spirito che, attraverso di lui, sconvolgeva modi stantii di praticare la fede, ponendo i credenti di fronte alle
responsabilità esigenti richieste dalla Verità del Vangelo di Cristo, in ordine all’urgenza di prendere posizioni per la pace, per il disarmo e la giustizia sociale, a favore dei poveri.
Limitando il mio intervento al don Milani maestro, occorre sottolineare che a una scuola fatta su misura dei pochi, ai fenomeni di disimpegno, di superficialità della classe docente, egli rispose con un impegno e una disponibilità commoventi, con una assiduità nel suo lavoro seria e responsabile, con una ricerca continua ed instancabile del come fare scuola, per accrescere la misura umana delle persone singole e delle comunità. Affrontò, insomma, il problema della scuola, prima ancora che in termini didattico – metodologici, in termini politici. Come la Montessori
e il Decroly, per non dire di altri, non aveva alcuna specializzazione in pedagogia, ma fece dell’educazione il suo campo di azione e di battaglia, dopo una sofferta conversione che lo portò a farsi prete. Non fu, però, un sacerdote di comodo, non scese a compromessi e, proprio nella sua fede, trovò la forza indomabile che lo fece essere anticapitalista, anticomunista e anticlericale Egli, prete, attuò una scuola profondamente laica e aconfessionale. Scelse, infatti, di fare scuola ai più piccoli, agli esclusi dalla società, per educarli a liberarsi da soli e così diventare uomini. Che importava se quei poveri appartenevano a famiglie di comunisti?
Egli era con loro, al loro servizio, non perché si sentiva comunista, ma perché nei
poveri vedeva Cristo stesso. Ogni suo sforzo, perciò, era teso a dare ai piccoli, “a quelli che spesso la scuola boccia” e che, quindi, vengono a costituire quell’immensa schiera di persone ai margini della società, “il dominio della parola”, lo strumento, cioè, per entrare in comunicazione con gli altri; perché possedere la parola, significa alla fine avere la possibilità di aprirsi alla Rivelazione: attraverso quel dominio, infatti, l’uomo, per don Milani, diventa persona dotata di autocoscienza e conscia del proprio destino nella società ed entra in relazione con gli altri; così egli si può incontrare anche con Cristo, “Parola di Dio” fatta carne. Era convinto che quando avrebbe portato i suoi giovani a prendere coscienza di loro stessi e delle loro posizioni nel mondo, si sarebbero loro stessi, consapevoli di “essere delle povere creature ignare del futuro e di tutto” , rivolti là dove “si assolvono i peccati e si promette, anzi si assicura il perdono di Dio e la vita eterna”.
Era un prete scomodo, senz’altro un educatore scomodo se si pigliava la briga di “turbare la coscienza” di molti borghesi scossi dal suo modo apparentemente strano, inconsueto di comportarsi. Rifiutava ogni falsa concezione dell’umiltà e del rispetto degli altri, proprio del galateo
borghese (anch’egli di origine borghese e coltissimo, proveniente da una famiglia di facoltosi intellettuali), che viene spesso eretto a legge morale. E voleva che a chi mirava in basso, non a chi era in basso, si rinfacciasse ogni giorno la sua pochezza, la sua miseria morale, la sua inutilità, la sua incoerenza. Occorreva, per don Milani, come hanno fatto i profeti prima e dopo Cristo, rendersi antipatici, noiosi, insopportabili a tutti quelli che non vogliono aprire gli occhi alla luce.
In “Lettera a una professoressa, che è “il grido” della rivendicazione della sovranità come partecipazione agli elementi primari ed essenziali quali la parola e l’istruzione, si afferma che alla scuola si va per imparare e non per essere bocciati, emarginati, esclusi. E quando si impara c’è soddisfazione, c’è gioia, specie quando l’imparare diventa una scoperta, un fatto soggettivo. Allora, per imparare di più, piacerà al ragazzo starci di più. I ragazzi amano la scuola quando se ne dà loro molta, quando diventa la parte principale della loro vita, della loro giornata, quando ritrovano una possibilità di riuscita: una scuola, dunque, a tempo pieno, nella quale gli alunni possano trovare una risposta ai loro interessi; una scuola dove s’impara,
non è fatica, non fa male; fatica é quella scuola in cui uno teme di essere bocciato o interrogato; una scuola dove ci si aiuta invece di competere, dove si legge il giornale e si discute, dove si imparano la critica filologica dei testi, l’uso degli audiovisivi e soprattutto la tecnica dell’arte dello scrivere; una scuola vista non come un luogo di selezione, ma come possibilità di alfabetizzazione, di possesso della lingua, è, per don Milani, la soluzione base del problema religioso, culturale, sociale, politico Efficacemente condensato il suo pensiero nella nota espressione: “La scuola non deve essere un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Due, dunque, i riferimenti che ispiravano il suo essere prete, maestro e cittadino: il Vangelo e la Costituzione. L’essere inseriti nella vita, il vivere quotidianamente a contatto con i ragazzi di estrazione socio – culturale svantaggiata e amare la politica, per don Milani, è tutt’uno. Molta gente crede che far politica voglia dire essere iscritti ad un partito; invece si sbaglia, perché politica si fa sempre, anche quando si fa scuola, quando si compie una scelta. Politica significa accorgersi che i problemi degli altri sono uguali ai tuoi e darsi da fare per risolverli insieme. In “Lettera
a una professoressa” è scritto chiaramente: “Bisogna lottare per uscire da questo inferno: uscirne tutti insieme e per sempre uniti a quelli che soffrono è politica. Sortirne da soli è avarizia. La politica è l’unico mezzo per liberarci”. Le cose, perciò, bisogna vederle in modo realistico, per cui “ogni maestro deve essere un uomo politico, nel senso che deve saper analizzare, cogliere la realtà in cui vive per portare la vita nella scuola assieme al bambino.”
Il maestro, pertanto, non ha affatto un ruolo secondario Il suo valore consiste nella coscienza della propria dignità di uomo e di cittadino. Egli deve essere sempre disponibile per i suoi allievi e questa disponibilità sortirà un premio inaspettato: Dio stesso. “ Quando avrai perso la testa, come l’ho persa io, dietro a poche decine di creature, troverai Dio come primo. E’ inutile che tu ti bachi il cervello alla ricerca di Dio o non Dio”.
In una frase del suo testamento si vede tutto l’amore del prete di Barbiana per i poveri, ma anche la sua ortodossia alla fede cristiana, perché egli ha voluto bene alle stesse creature che Cristo ha amato: “ Ho voluto più bene a voi che a Dio. Ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto”.
CHIARA D’APONTE
SHHH! CANTA NAPOLI! NAPOLI CAMPIONE D’ITALIA!
Con la vittoria del tanto atteso, tanto sognato e tanto meritato scudetto la città di Napoli è letteralmente esplosa! Non vi è strada che non sia addobbata a festa da mesi, da quasi tutti i balconi e le finestre sventolano bandiere e striscioni, sono stati srotolati migliaia di metri di decorazioni in plastica bianca e azzurra che, ormai, ricoprono tutta la città. Per strada una persona su due indossa una maglia del Napoli, la quasi totalità dei turisti ne acquista almeno una. Anche il mondo dell’arte si è dato molto da fare. Nel quartiere Sanità, nel borgo dei Miracoli, Luciano Ranieri, giovane street artist ha realizzato uno splendido murales raffigurante Diego Armando Maradona. Perché, si sa, in campo c’erano sì Osimhen, Di Lorenzo, Kim e Kvara ma se il Napoli ha vinto lo scudetto sicuramente sotto sotto c’ “è stata la mano di Dios”! Per onorare una scommessa pre scudetto il comico Francesco Paolantoni si è girato tutto il lungomare con indosso soltanto una pentola! Ma anche il mondo della musica si è ingegnato. Il content creator Alex Garini, ad esempio, si è inventato, sulle note di “Ameno” di ERA, “Osimhen” che ha avuto un successo stratosferico. Milena Setola, poi, è stata ottima interprete di “NAPOLI CAMPIONE”. Scritta da Carlo Iacono e da Salvatore Esposito (rispettivamente
RAFFAELE FUMO
Direttore e Vicedirettore di Sportdelsud) e musicata dal maestro Erasmo Petringa la canzone potrebbe davvero diventare il nuovo inno del Napoli, sebbene sia davvero difficile dimenticarsi di Nino D’Angelo e della sua “Napoli”. I giorni passano, ormai il Campionato è praticamente terminato ma la febbre azzurra non accenna ad abbassarsi. Al contrario: è come se in città si fosse diffusa una strana malattia che ha prodotto un vero e proprio esercito di persone che provano un senso di gioia, orgoglio e rivalsa mai provati prima. Una moltitudine chiassosa ed allegra che ha come slogan “Scusate il ritardo…Ricomincio da tre”. Uno stuolo di appassionati di pallone che finalmente vengono premiati per tutti i patimenti, tutte le umiliazioni
(calcistiche, si intende) e tutti i bocconi amari mandati giù dall’infausto giorno del fallimento della squadra partenopea in poi. Descrivere a parole cosa si prova girando per la città è veramente difficile. Il vento dell’ottimismo non soffiava da parecchio su Napoli, alcuni sono passati a miglior vita senza aver mai avuto la possibilità di farsi accarezzare dolcemente da questo vento. In questi mesi sembra che tutto sia possibile, sembra che lo scudetto sia la base sulla quale si possa finalmente progettare e costruire un futuro migliore. E’ assai probabile che tutto questo non accadrà, del resto noi napoletani siamo un po’ umorali e basta poco per portarci dall’estrema esaltazione alla più totale disperazione. Ma, finché dura, godiamoci il momento!
BOMBA D’ACQUA A CASORIA: SOTTOPASSO ALLAGATO
Nei giorni precedenti a causa del maltempo, il sottopasso di via Concordia, in origine costruito per snellire il traffico della Strada Statale Sannitica si è inondato. un automobilista è rimasto impantanato, per fortuna ne è uscito incolume, non si sa con esattezza se costui ha percorso il sottopasso sottovalutando che l’acqua non costituisse pericolo oppure assumendo un comportamento negligente, in un senso e nell’altro c’è la segnaletica, la quale vieta il transito in caso di pioggia. In seguito, sono state rilasciate delle dichiarazioni in merito dal Sindaco Raffaele Bene e dell’assessore al riassetto del territorio la dott.ssa Tommasina d’Onofrio.
Raffaele Bene: “Ci sono stati allagamenti in tutta la provincia, in alcuni casi sono intervenuti i vigili del fuoco mentre in altri siamo intervenuti noi con lo spurgo”.
Tommasina d’Onofrio: “Purtroppo finché non partiremo con i lavori definitivi di sistemazione delle pompe la situazione sarà sempre la stessa, i lavori sono stati fatti male, qualora iniziassero finiremo entro l’estate, per far fronte alle piogge autunnali”. Le dichiarazioni del Sindaco lasciano a desiderare, è allucinante assistere ogni volta ad un’inondazione, mettendo a disagio i residenti; inoltre non è stato specificato il responsabile dei lavori fatti in precedenza (Comune di Casoria, Rete Ferroviaria Italiana). Dunque, fin quando non saranno fatti i lavori è preferibile evitare il sottopasso, per evitare spiacevoli inconvenienti.
TERRANOSTRA SOLLECITA L’AMMINISTRAZIONE
Uno striscione in via Boccaccio recita “Voi perdete tempo, noi la pazienza! Rivogliamo il bene comune”, poi un comunicato ufficiale
Si è parlato e si continuerà a parlare tanto dei progetti PICS e dei vari cantieri aperti o da aprire in città. Uno dei progetti più attesi è il nuovo parco di via Boccaccio, conosciuto come ‘Terranostra’ per l’autogestione dal basso, durata sette anni e conclusa con l’avvio della progettazione e degli imminenti lavori. Le tempistiche annunciate, però, sono state disattese e il procedere verso dei lavori che dovrebbero essere completati entro fine anno sembra essere molto lento. Mancano ancora l’assegnazione a una ditta e la conseguente apertura del cantiere. Soprattutto, in vista di una nuova estate torrida, la socialità e la frescura che caratterizzavano lo spazio mancheranno ancora molto alla cittadinanza. Lo hanno fatto notare gli attivisti e le attiviste di Terranostra, che sono stati anche promotori di una petizione per modificare il regolamento comunale sulla gestione dei beni comuni. Martedì hanno affisso uno striscione proprio fuori l’ex deposito dell’aeronautica e distribuito
re i lavori e nell’attesa di compiere dei passi concreti verso una futura gestione collettiva dei beni comuni urbani.
Il Consiglio Comunale ha detto sì ufficialmente alla nostra petizione per il riconoscimento del diritto di uso civico e collettivo nel regolamento sui beni comuni, demandando a una commissione le opportune modifiche. Sono, però, passati vari mesi e del tavolo tecnico aperto neanche l’ombra. Anche i lavori del parco sarebbero dovuti iniziare molto tempo fa, ma l’affidamento a una ditta per l’apertura del cantiere arriverà, se tutto va bene, a giugno.
Sarà, purtroppo, una nuova estate senza la frescura, la cura, il presidio sociale e
di benessere collettivo che questo posto ha rappresentato a lungo per tutta l’area nord di Napoli.
Attualmente, la terra è sempre più abbandonata e anche la gestione degli altri spazi verdi cittadini lascia a desiderare.
Il lavoro per il bene comune e per garantire la partecipazione dal basso della cittadinanza non può essere sporadico, ma ha bisogno di continuità e di più strumenti. I tempi del Comune di Casoria sono troppo lenti e non possiamo permetterci che gli avanzamenti fatti finora siano dispersi o che, per qualsivoglia motivo, si blocchino i progetti e vengano disattese tutte le promesse fatte finora alla città.
Al Comune di Casoria, chiediamo, quindi, la rapida convocazione della commissione consiliare con l‘invito di tutte le realtà interessate al processo sui beni comuni e un nuovo incontro con le istituzioni per aggiornarci sull’andamento dei lavori dei vari progetti PICS e per avanzare nuove proposte per il bene comune.
Agli abitanti e alle abitanti chiediamo di seguire, sostenere e partecipare alla nostra campagna in città, che non è mai finita e, anzi, continuerà più forte di prima… fino alla vittoria!
volantini con un nuovo appello/comunicato, che viene qui riportato integralmente: Siamo abitanti e realtà sociali di questo territorio, impegnate per la difesa dell’ambiente e dei beni comuni; per sette anni abbiamo autogestito insieme il verde di Terranostra di via Boccaccio. Grazie a questa esperienza la nostra comunità è stata riconosciuta e coinvolta, in parte, nella progettazione del futuro parco. Ciononostante, sono ancora in corso i processi civili e penali che vedono coinvolti vari attivisti.
Abbiamo lasciato la terra per consenti-
LARGO MARADONA, STORIA DI UN DIO E DEI SUOI FEDELI
disegno, ovviamente in accordo con il nuovo inquilino di quella (s)fortunata casa, altro fedelissimo napoletano che ha giocato un ruolo oltremodo significativo nella storia della realizzazione di Tempio Maradona
La semplice finestra diventava allora tela di un artista, raffigurante un Dios molto simile a quello creato da Filardi, che Iodice tentò di preservare e riproporre agli osservatori. Eppure, quel Maradona un po’ fumettistico e poco reale, sembrava non convincere del tutto i tifosi napoletani, affezionati all’immagine di un viso ben precisa, perfettamente scolpita nei cuori da quel lontano luglio del 1984. Inoltre, il corpo del giocatore era consumato e sbiadito dal tempo. Bisognava dare nuova vita al disegno.
Luogo di culto della fede napoletana, Largo Maradona è il nuovo tempio che accoglie suppliche e penitenze di un popolo il cui dio non è una misteriosa e misconosciuta apparizione, ma un volto, un corpo e capelli neri e ricci ben definiti. Situato nel cuore pulsante dei Quartieri Spagnoli, il Tempio di Maradona è sede di una spiritualità profana devota a bandiere e sciarpe biancoazzurre, dove teche in vetro contengono i ricordi e le memorie di un uomo, ormai reliquie della religione napoletana.
Il crocefisso ligneo posto dietro l’altare di una chiesa, al quale il credente cristiano volge lo sguardo e la sua preghiera, si trasforma nel maestoso murale raffigurante l’effigie del “Pibe de oro”, Diego Armando Maradona.
Era il 1990 quando il giovanissimo artista Mario Filardi fu incoraggiato ed economicamente sostenuto dagli ultras napoletani e dagli abitanti dei Quartieri a realizzare il primo grande murale dedicato al nuovo San Gennaro, che aveva appena fatto vincere il secondo scudetto alla squadra della città.
Per due giorni e due notti Filardi lavorò incessantemente al ritratto di Diego, rifacendosi ad una piccola fotografia che portava sempre con sé da grande tifoso; un santino di protezione, insomma. L’opera fu apprezzata ed acclamata, ma dopo alcuni anni deturpata. Insieme al sole e alla pizza, simbolo di Napoli è anche l’abusivismo, che in questo racconto diventa però protagonista di una magia: fu, infatti, aperta una finestra proprio in corrispondenza del volto di Maradona, che impediva di osservare e ammirare la bellezza del santo.
Per questo motivo, Salvatore Iodice, anche lui figlio dei Quartieri Spagnoli, nel 2010 si fece carico del divino compito di ridipingere il volto di Maradona. Da ingegnoso falegname qual era pensò di ricoprire la finestra con pannelli di legno, così da rendere più agevole il
È a questo punto della narrazione che interviene il secondo personaggio – non a caso – argentino, fautore dell’ultimo intervento al grande murale. Nel 2017, si trovava in quella zona di Napoli lo street artist Francisco Bosoletti, impegnato nel rifacimento della “Pudicizia” di Antonio Corradini, ovvero l’altro straordinario murale che fa compagnia a quello di Maradona nel largo che prende il suo nome. Bosoletti donò al Maradona di Iodice e Filardi un aspetto più realistico, veritiero, espressivo; più umano. Meta di pellegrinaggio di tutti i napoletani, Largo Maradona attira oggi quantità indefinibili di turisti, i quali appaiono totalmente ammaliati da un credo così diffuso, radicato, condiviso ovvero da una cultura unica, inafferrabile e sfuggente.
San Diego Armando Maradona, prega per noi.
LUCA BASSANESE, RESET! IL NUOVO ALBUM
Un lavoro discografico nato tra palcoscenici e camere d’albergo
Dice Bassanese: “abbiamo lavorato sui brani dell’album tra una prova e l’altra prima di un concerto o addirittura nel pullman, in viaggio e negli hotel”
Dopo i tanti concerti tenutesi in Europa con la sua Piccola Orchestra Popolare, l’album RESET! Vuole essere un nuovo punto di arrivo nella carriera artistica di Luca Bassanese. Un album di inediti e brani che caratterizzano da sempre l’impronta artistica dell’autore, presente da alcuni anni nei maggiori palchi europei della World music come Sziget in Ungheria, Paléo Festival in Svizzera, Bardentreffen in Germania, Nuits Metis in Francia e molti altri. Il suo percorso caratterizzato da un suono fortemente sud Europeo si riconosce anche in questa nuova opera.
Stefano Florio, produttore, coautore e label manager di AIDA music: “RESET! È un album collettivo, con brani energici e pieni di vita, grazie alle potenti sonorità folk e popolari che da anni portiamo sui palchi d’Italia e d’Europa. RESET! È un album realizzato al di fuori di modelli di mercato che non ci appartengono e che riteniamo da sempre deleteri al nostro modo di fare musica e parola.”
Ci sono brani come “Canta per la vita”, “Piove”, “Carneval” o la stessa “Reset!” che invitano ad una partecipazione collettiva ed altri brani con tematiche più esistenziali e sociali come “Lascia tutto e vieni qui”, “Anima bella”, “Libera”. Nel brano “Ridi pagliaccio” Luca Bassanese duetta con la special guest dell’album, il
tenore lirico Amadi Lagha, in un duetto che alterna sapori d’opera a cavalcate di ritmi popolari.
In questo album c’è anche una canzone nata come una riflessione sulla follia dell’essere umano dal titolo “Soldati buoni soldati cattivi”, dice Bassanese: “La guerra è il più grande crimine contro l’umanità difficile sottrarsi al quotidiano e restare indifferenti soprattutto se racconti la vita che ti circonda tramite musica e parole cercando di trovare in essa ogni perla di bellezza”
Due sono gli omaggi alla canzone d’autore e alla canzone popolare che Bassanese fa all’interno del suo nuovo album, interpretando “Bocca di Rosa” di Fabrizio de Andrè in una veste energica e corale, mentre di “Bella ciao” realizza una versione a due voci uomo e donna ad indicare come questa canzone sia nel mondo universale a difesa dei diritti civili.
BREVE BIOGRAFIA
Luca Bassanese è un cantautore italiano che utilizzando gli stilemi di quello che si può definire un nuovo popolare, assie-
me alla sua Piccola Orchestra porta da anni sui maggiori palchi d’Europa il suo repertorio musicale originale caratterizzato da un potente suono folk.
In Francia, è stato definito come: “Il menestrello, attivista, poeta e musicista italiano che critica l’austerità convocando fanfare e tarantelle trans alpine, in una grande operetta felliniana popolare e mondiale” (Festival internazionale “Le Grand Soufflet” – Rennes, Francia).
Già Targa MEI (Meeting Etichette Indipendenti) come miglior artista di musica popolare e Premio Recanati Musicultura, è un artista in sintonia con i movimenti ambientalisti e di impegno civile.
Luca Bassanese è un “sognatore”: ecologista, fisarmonicista, cantante, poeta. Con la Piccola Orchestra Popolare si muove liberamente tra l’esuberante universo di Fellini, la tarantella popolare, feste da ballo e l’atmosfera frizzante degli ensemble balcanici. Le sue esibizioni dal vivo sono festose e socialmente coinvolgenti. Un antidoto all’oscurità dei nostri tempi.
ROSSELLA VERZE
GLI STUDENTI DELL’I.C. 2 MOSCATI MAGLIONE PROTAGONISTI DI VOCE ALLE DONNE
Grazie all’associazione Clarae Musae e a D’Anna editore, nell’ambito della rassegna “Voce alle donne”, nell’auditorium del plesso di via Pelella, gli alunni delle classi terze della scuola secondaria- I grado dell’I.C.2 Moscati Maglione hanno dialogato con la scrittrice Giulia Campece.
“Colpa e Riscatto al Monastero delle Pentite a Napoli” è il testo che ha coinvolto ed emozionato studenti e docenti.
In effetti, il 18 maggio, ha preso “l’avvio un percorso, un ciclo di incontri con una prospettiva trasversale e una sfumatura di formazione, che affronta temi di grande attualità, recuperando il percorso storico delle idee per approfondire e comprendere meglio il presente.” – ha affermato la Dirigente Scolastica prof. ssa Virginia De Robbio nel porgere il benvenuto all’autrice del romanzo, prof. ssa Giulia Campece, alla prof.ssa Vittoria Caso, ideatrice della rassegna “Voce alle donne” e alla dott.ssa Paola Ambrosio, Vicesindaco del comune di Casoria.
“Un progetto articolato - ha aggiunto con entusiasmo la dott.ssa Ambrosio - ideato per sottolineare argomenti di grande impatto culturale e civile, certamente utile nel favorire la formazione
dell’identità di genere attraverso il confronto tra passato e presente”
“Nel corso della rassegna, che gode del patrocinio morale del Comune di Casoria, - ha precisato la prof.ssa Vittoria Caso - gli studenti incontreranno autrici ed autori, che gratuitamente metteranno a disposizione dei ragazzi le loro competenze, il loro sapere e la loro lunga esperienza con un denominatore comune: le donne. I ragazzi avranno in tal modo la possibilità di riflettere e prendere coscienza delle difficoltà, degli stereotipi, dei valori e dei disvalori che hanno condizionato e ancora oggi condizionano uomini e donne nei comportamenti e nelle relazioni umane e sociali.”
“Colpa e Riscatto al Monastero delle Pentite a Napoli”- D’Anna editore si è dimostrato ben adatto a tale scopo proprio perchè la narrazione nel suo sviluppo evidenzia quanto la strada percorsa nei secoli dalle donne sia stata tortuosa, burrascosa, tutta in salita, irta di ostacoli. I ragazzi si sono stupiti che donne, vittime innocenti di modi di pensare, di pregiudizi, di abusi, soprusi, comportamenti violenti potessero essere considerate “colpevoli” e dovessero espiare le loro colpe in monasteri e ritiri, mentre i loro
aguzzini continuavano a vivere tranquilli e liberi di fare ancora del male; hanno preso atto sia che la diversità merita rispetto e deve essere considerata (una delle protagoniste è nana) una ricchezza, sia che l’amicizia è sempre un supporto di grande valore, così come hanno apprezzato l’empatia dell’autrice verso le sue eroine e lo stile fluido e avvincente della narrazione. Gli studenti, infatti, hanno letto alcuni passi del romanzo, drammatizzati all’occorrenza, con grande padronanza e hanno posto all’autrice moltissime domande, dimostrando non solo di aver compreso i punti nodali dell’opera e di essersi appassionati alla lettura ma anche di aver preso a cuore la sorte delle protagoniste.
Un testo, dunque, come hanno sottolineato sia la D.S. prof.ssa De Robbio, sia la prof.ssa Caso, sia la dott.ssa Ambrosio ricco di spunti di riflessione storici e sociali che apre la mente sui passi compiuti dalla società verso il progresso, ma anche su quanto ancora resti da fare, nonostante la presenza di spiriti sensibili e aperti a superare limiti diffusi.
L’autrice, alla quale sono andati i complimenti di docenti e discenti, ha risposto a tutti i quesiti dimostrando ancora una volta che sicuramente è un’esperienza entusiasmante calarsi nella realtà descritta nei libri attraverso la lettura e lo è ancora di più se gli studenti hanno la possibilità di colloquiare con l’autore. Tanti complimenti anche alle docenti, guide preziose e indispensabili per gli alunni e un grazie particolare alla prof. ssa Teresa Capasso, referente della biblioteca.
“Le parole uniscono e creano legami indissolubili ed eterni- ha concluso la Dirigente Scolastica - e, attraverso il dialogo e la lettura, aiutano i giovani a cercare nei libri gli insegnamenti per costruire un futuro migliore.”. Come non essere d’accordo?
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Gestire le richieste di manutenzione e sostituzione dei contenitori per utenze domestiche e non domestiche.
Informare sui servizi e sugli orari delle isole ecologiche. Segnalare problematiche del servizio di raccolta, spazzamento e diserbo. Prenotare il ritiro di ingombranti e sfalci d’erba.
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La Chiesa del Carmine riapre dopo oltre 15 anni, partiti i lavori di restauro e consolidamento: “Restituiamo patrimonio alla città e mettiamo basi per turismo religioso”
La Sagrestia secentesca della Chiesa del Carmine riaprirà dopo oltre 15 anni. Sono cominciati i lavori di consolidamento e restauro del piccolo gioiello del centro storico casoriano.
L’intervento è finanziato interamente con i fondi Pics (Programma Integrato Città Sostenibile) della Regione Campania e prevede il consolidamento e restauro della Chiesa del Carmine di Piazza Cirillo per la creazione del Polo del turismo religioso. La piccola chiesa, realizzata nel XVII secolo, con il piccolo oratorio (“congrega”), ricco di stucchi, ha anche un valore simbolico per la Città, essendo stata la chiesa di riferimento di molte famiglie del centro storico di Casoria fino agli anni
Ottanta. In seguito i problemi di dissesto strutturale hanno portato alla chiusura agli inizi degli anni Duemila.
Ora l’Amministrazione comunale, grazie al lavoro dell’assessore all’Urbanistica Tommasina D’Onofrio, che ha seguito l’intera procedura dei Pics, non solo vuole riaprirla, ma anche riqualificarla per farne uno dei perni del piano per il turismo religioso.
Il sindaco Raffaele Bene ha visitato il cantiere dell’opera: “Sarà una grande emozione per tutti i Casoriani rivedere aperte le porte della Chiesa del Carmine: c’è un’intera generazione che nemmeno conosce questo luogo storico che presto restituiremo alla Città. La sua riapertura sarà un trampolino per dare linfa al turismo religioso che, grazie al nostro patrimonio e al culto di San Ludovico, potrà aprire le porte della nostra Città a tanti visitatori”.
VERONICA CAPRIO
MAI PIÙ CANNUCCE E CICCHE DI SIGARETTE
PRESENTATO L’ACCORDO TRA ASSOCIAZIONI E BALNEARI PER SALVARE LE TARTARUGHE
“La costa domiziana è una delle poche terre dove ancora si possono verificare miracoli. E oggi sono testimone di uno di questi eventi” Felice Casucci, assessore regionale al turismo, partecipando al centro di aggregazione di Castel Volturno ai lavori della presentazione del progetto “Lidi amici” di Domizia, proposto dall’associazione Domizia, benedice l’accordo siglato fra ambientalisti e imprenditori balneari per la tutela del ricco patrimonio naturalistico della riviera flegreo domizia. Otto le norme previste nel disciplinare preparato dal comitato scientifico di Domizia che i trenta lidi che hanno già aderito all’accordo rispetteranno a partire dal primo giugno, fra cui l’eliminazione delle cannucce in plastica, una stretta sui fuochi d’artificio, la fornitura gratuita ai clienti fumatori di posaceneri in carta e il controllo da parte del personale dei lidi delle tracce di nidificazione di tartaruga marina e fratino. I lavori della presentazione del progetto ecoturistico sono stati moderati da Giovanni Russo, direttore di Tele Club Italia, che ha chiesto a Vincenzo Ammaliato, presidente di Domizia, come è nata l’idea dell’accordo? “La cooperazione per la difesa dell’ecosistema della costa a nord di Napoli fra ambientalisti e operatori balneari – ha risposto il presidente Ammaliatonon è un’opzione, ma una precondizione”. Gli ha fatto eco Giovanni Sabatino, presidente dell’ente riserve costa Licola, secondo cui le sinergie in atto già da più anni in zona fra tutti i soggetti interessati, istituzioni, forze dell’ordine, associazioni, professionisti dell’ambiente e società civile sta favorendo la ripresa ambientale e sociale dell’area domizia. Salvatore Trinchillo, vicepresidente nazionale del sindacato italiano balneari ha sottolineato che il suo comparto non può non tenere conto delle esigenze ambientali e naturali durante gli investimenti e gestioni delle proprie strutture e l’adesione massiccia dei suoi colleghi all’accordo ecoturistico è estremamente incoraggiante per un presente e un futuro migliore soprattutto per i giovani che avranno un territorio migliore. Ai lavori hanno partecipato anche professionisti dell’ambiente, come la zoologa Sandra Hoscheshein, coordinatrice del Turtle Point della stazione zoologica di Napoli, centro di riferimento scientifico di tutto il
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Mediterraneo, che ha ricordato il record di nidificazioni della costa domizia negli ultimi due anni e che circa il 50 per cento delle tartarughe che nuotano nel Mediterraneo transitano nelle acque che bagnano la riviera domizio flegrea. Marcello Giannotti, ornitologo dell’associazione Ardea a difesa del fratino, invece, si è detto soddisfatto dell’accordo che renderà più agevole le attività degli ambientalisti e maggiormente protetta la vita della fauna e della flora della zona, che l’ecosistema domizio non ha bisogno di interventi speciali, ma di piccoli gesti costanti e accorti. Significativi nell’ottica della sinergia in corso nell’area domizia le presenze e gli interventi ai lavori di Raffaele Lauria, coordinatore regionale del Wwf, Francesco Pascale di Legambiente, Nicola Campomorto di Enpa Salerno, Umberto Cinque, Vicepresidente Confcommercio Caserta, Giuseppe Palma, Assoittica Italia, Giuseppe Altieri AltroItalia Ambiente, Giuseppe Scialla, Presidente Commissione Condiliare Indagine Acque di Castelvolturno, Gennaro Oliviero de I soci Sub, Donato di Santo dell’Opas. Molto apprezzati anche i saluti del sindaco di Castel Volturno, Luigi Petrella, dell’assessore all’ambiente di Cellole, Giuseppe Ponticelli e dell’assessore di Giugliano Pietro di Girolamo che hanno simbolicamente consegnato ai rappresentanti sindacali dei balneari la bandiera blu del progetto Lidi Amici di Domizia che vuole accompagnare molto lontano la riviera domizia flegrea, verso un deciso sostegno ambientale, sociale ed economico. Da soli si va veloci, insieme si va lontano il motto di Domizia, che ha nell’obiettivo arrivare molto lontano.
“UNA VOCE PER NAPOLI”
PRIMA EDIZIONE FESTIVAL DELLA CANZONE NAPOLETANA TARGATO U&S RECORD’S / OP MUSIC
Un grande evento che ha riscosso un altrettanto grande successo il giorno 20 maggio 2023 presentato da Michele d’Onofrio (FIGHETTO) e che vede l’artista PATRIK, secondo posto Francesco Rotondo, il quale si aggiudicano come premio un disco, terzo posto COSIMO VASTOLA che si aggiudica un singolo interamente con musica live, quarto posto Bruno Golino che si aggiudica una diretta televisiva SU
HASHTAG TV CANALE 268 (NAZIONALE)
Giudicati da una giuria di grande spessore; VIN-
CENZO POLVERINO E CARMINE FRUNGILLO. Premio critica se lo aggiudica invece, MONICA RANIERI, SASY RICCARDI E DONNA SIMONA
LA CANTORA; tutti e tre artisti sono stati premiati da testate giornalistiche di grande calibro come, Rubrica Social, una scommessa vinta ci rilevano
UMBERTO SANSELMO E SERENA NARDI, Titolari della U&S Record’s e organizzatori dell’evento che sono già a lavoro e carichi per la seconda edizione.
ANTONIO IESCE
A CAMPOLI DEL MONTE TABURNO TORNA LA FESTA DELLA CILIEGIA
Torna anche quest’anno il 9-10-11 giugno a Campoli del Monte Taburno, in provincia di Benevento, la famosissima Festa della Ciliegia organizzata dalla Pro Loco ‘Monte Taburno’ con il patrocinio del Comune di Campoli M.T. e dell’Unpli provinciale. Il programma, in fase di ultime definizioni, avrà delle sorprese, novità e naturalmente delle conferme!
Saranno tre giorni ricchi di eventi, buon cibo, ottimo vino, musica, divertimento e scoperta dei sapori e delle bellezze del territorio.
Come ogni anno poi si avrà la possibilità di vivere la festa potendo approfittare del pacchetto turistico all inclusive (al costo di 45,00 euro a persona) che permetterà i visitatori di alloggiare in una delle strutture presenti sul territorio.. Nel pacchetto completo, che da diversi anni sta riscuotendo gran successo, c’è il pernottamento e la prima colazione presso gli agriturismi, b&b ed hotel convenzionati per i tre giorni della festa; poi a scelta un menù completo a cena o a pranzo il sabato o la domenica presso lo stand dell’evento nel centro storico ed il posto riservato per la visita guidata in fuoristrada nei ciliegeti. È possibile prenotare poi, in aggiunta alle altre attività della manifestazione: visita nei ciliegeti a cavallo, laboratorio dalla ciliegia alla marmellata, degustazione guidata e laboratorio didattico per
MARCO CALAFIORE
i bambini. L’elenco delle strutture ricettive è in continuo aggiornamento; si procederà a riempire le strutture più vicine alla manifestazione per poi allargare il raggio fino ai paesi limitrofi. Per informazioni sulle prenotazioni telefonare al 340.5052665
Invece tra le novità dell’edizione 2023 c’è una magnifica escursione in MTB nella “Valle dei Ciliegi” in collaborazione con ‘Taburno Bikers’ Asd Gisoldi: un percorso di 25 chilometri per scoprire il meraviglioso territorio attraverso ciliegeti, vigneti, uliveti e torrenti. Quest’anno per il tradizionale raduno di auto d’epoca si è deciso di puntare sulle
classiche Fiat 500. Infatti, sono stati invitati i soci del Fiat 500 Club Italia per un raduno riservato solo alle Fiat 500, iconica auto italiana che rappresenta effettivamente un’epoca passata ma non ancora dimenticata.
Un’occasione perfetta per ammirare la bellissima terra immersa nel verde e poi godersi il meritato riposo gustando le specialità agli stand della festa dove ci sarà come da degustazione un menù tradizionale ed uno completamente alla ciliegia!
A completare l’offerta gastronomica ritorna, dopo i successi degli scorsi anni, la Pizza alla Ciliegia e la braceria con carni locali.
Non mancherà, come gli anni scorsi, la possibilità di comprare il frutto direttamente dalle mani dei produttori, recandosi al Mercato della Ciliegia dove sarà possibile conoscere e apprezzare le numerose varietà ed eccellenze del frutto. Soprattutto, sarà possibile scoprire un prodotto autentico, etico e controllato. La Pro Loco ‘Monte Taburno’ invita tutti a vivere questi tre giorni di spensieratezza, di divertimento e di degustazione di piatti tipici della tradizione campolese che si andranno ad affiancare ad altri a base di ciliegie.
Per informazioni (anche via whatsapp) al 338.1933698 oppure consultare il sito www.prolocomontetaburno.it e i canali social dell’associazione turistica.
NUOVA ORCHESTRA SCARLATTI
V EDIZIONE DI ORTO SONORO. UN SUONO PER OGNI PIANTA
Ritorna la magia dell’Orto Botanico trasformato in un giardino di suoni. Per la rassegna I Concerti per Federico, realizzata dalla Nuova Orchestra Scarlatti in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, domenica 28 maggio 2023, all’Orto Botanico di Napoli in Via Foria 223, si svolgerà la V Edizione di “Orto Sonoro. Un suono per ogni pianta”, una festa musicale per tutti, a ingresso gratuito dalle ore 17.30 alle 19.30.
Come nelle precedenti edizioni, l’Orto Botanico si trasformerà in un vario e animato giardino dove i suoni si abbineranno ai
colori della natura: a partire dalle 17.30, vari gruppi strumentali dell’Orchestra Scarlatti Junior e dell’amatoriale Scarlatti per Tutti si esibiranno nei diversi spazi dell’Orto, coinvolgendo il pubblico in una passeggiata musicale che riproporrà la suggestione della Nachtmusik all’aperto, mai come oggi attuale nel connubio ideale tra arte e ambiente. I vari itinerari confluiranno intorno alle ore 18.45, nello spazio della Grande Serra, per un breve concerto sinfonico conclusivo, con pagine di Mozart, Sibelius, Beethoven, J. Strauss, diretto dal M.° Gaetano Russo. Ingresso gratuito
“OGGI SPOSI”
SI AVVERA IL SOGNO D’AMORE DI VIVIANA E CIRO
Splendida in bianco, col lungo strascico che accarezza la gradinata antistante la chiesa di San Paolo in via Giulio Pastore a Casoria, Viviana alza lo sguardo verso la fresca penombra che l’attende in chiesa e respira a fondo per rallentare il battito frenetico del cuore. In fondo alla navata, ai piedi dell’altare la aspetta Ciro, elegantissimo nel completo blu impreziosito dallo spruzzo di bianco del fiore appuntato sulla giacca dal lato del cuore e vibrante di emozione almeno quanto lei. Appena varcata la soglia, al braccio del papà Gianni, concentrato sul ritmo da imprimere ai passi per contenere la commozione che gli allaga il cuore, la sposa viene accolta dai violini e dalla voce calda del tenore che intona le prima note dell’Ave Maria. Sono le 10,30 del 19 maggio 2023, un venerdì toccato dalla grazia, perché c’è il sole a Casoria, mentre mezza Italia annaspa sotto gli ombrelli. La cerimonia è semplice e solenne e dopo il fatidico sì e il rituale bacio del neo-marito alla novella sposa, le firme sui registri, le foto ai piedi dell’altare, Viviana e Ciro lasciano la chiesa come nuova famiglia costituita
accolti dallo scroscio di applausi di parenti e amici convenuti a festeggiarli e dalla immancabile pioggia di riso benaugurale. Baci, abbracci, sorrisi e molte lacrime. Lacrime di gioia che sgorgano dagli occhi a liberare emozioni a lungo trattenute nel nido del cuore. E adesso? Tutti in auto, direzione Villa Diamante, che troneggia sulla splendida collina di Posillipo, in via Alessandro Manzoni. Tutti gli invitati, ovviamente, mentre Viviana e Ciro, tallonati dai fotografi, si infilano nella scintillante berlina coupé blu diretti al set degli scatti degli innamorati. Poi, raggiunti gli ospiti che li accolgono in un tripudio di gioia, l’atteso brindisi che inaugura la festa: si dia inizio al buffet, si aprano le danze! Ognuno cerca e trova il suo nome ai tavoli disposti ad arte e si abbandona al piacere del convivio levando spesso il calice in onore dei novelli sposi. La musica non manca e la voglia di divertirsi, sciolti i nodi della prima, potente emozione, neppure. Le ore passano in fretta, come sempre fanno le ore della gioia e le dita d’ oro e d’arancio del tramonto mozzafiato sui due golfi sfiorano le guance degli
sposi a sugellare la promessa di un avvenire radioso e felice. È ormai scesa la notte quando sulle vibranti note di un sassofono, i novelli sposi tagliano la torta attorniati dalle fontane di luce dei bengala che bucano il buio e brindano al futuro.
Auguri vivissimi a Ciro Altamura e Viviana Manco, amata nipote del nostro impareggiabile direttore Nando Troise, per l’avventura più entusiasmante della vostra vita: l’amore. Viva gli sposi!
BENVENUTO MATTEO
Nove mesi di attesa: un’attesa dolce, fatta di sogni, pensieri, paure e tante domande. Come sarà il piccolino che deve venire al mondo? Avrà gli occhi di mamma o quelli di papà? Avrà i capelli chiari o li avrà scuri?
E gli occhi? Blu come nonna o verdi come il papà?
E poi le doglie, il travaglio, i dolori del parto…ma alla fine eccolo, il nuovo arrivato Matteo Iasevoli. Sarà per lui una vita tutta da scoprire ma sicuramente piena di successi. Le più sentite congratulazioni per questa nascita attesa, ormai, da tempo nella famiglia Iasevoli/ Perone, “e non solo”.
Autorizzazione del Tribunale di Napoli
n. Reg. 5116 del 28/02/2000
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Questo numero è stato chiuso il 25 maggio 2023
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