FARE n. 51 - MARZO 2021

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FARE 51 MARZO 2021

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Dicembre Marzo 2021 2020

in questo numero: In

AGENDA 2030 ONU FORMAZIONE

L’attività Confindustria Emilia Online la di nuova piattaforma di E-Learning perConfindustria uno sviluppoEmilia sostenibile di

PREMIO MASCAGNI 2020 FOCUS MODA

Trentadue storie tenacia, La filiera Moda & di Lusso pensa impegno e cultura tra d’impresa al post pandemia, memoria e futuro

PREMIO ESTENSE NEW MOBILITY

2020 exprossime aequo iniziative IlAquila primod’Oro bilancio e le del progetto promosso dall’Associazione a Pablo Trincia e Concetto Vecchio

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Autorizzazione del Tribunale di Bologna n.6858 del 26.11.1998 Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale 70% - Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015.

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sommario

Le idee e le proposte degli Imprenditori di Unindustria Bologna

numero 51 marzo 2021 DIRETTORE RESPONSABILE Raffaella Mazzali

EDITORE FARE S.r.l. via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118 DIREZIONE E REDAZIONE Confindustria Emilia Area Centro ART DIRECTOR Lorella Luccarini - Confindustria Emilia Area Centro STAMPA LABANTI e NANNI Industrie Grafiche Srl viale Marconi, 10 40011 Anzola dell’Emilia (BO) PUBBLICITÀ FARE S.r.l. via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118 PUBBLI’ concessionaria editoriale S.r.l. corso Vittorio Emanuele 113 41100 Modena tel. 059 212194 - fax 059 226627 pubbli@pubbli.it FOTO Archivio Confindustria Emilia Area Centro, Francesca Aufiero, Max Salani

focus

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vita industriale

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di Valter Caiumi

di Marco Taddei, Laura Ansaloni, Raffaella Mazzali, Marianna Saguatti e Generoso Verrusio

ICT, motore per l’innovazione

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Study in action

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"E-Learning, uno strumento per guardare al futuro con ottimismo"

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Carpi e tessile-abbigliamento, un legame a filo doppio

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"Veloce e digitale", così la filiera moda&lusso pensa al post pandemia

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rubrica a cura di Rete ICT

di Laura Ansaloni

di Generoso Verrusio

di GV

Fashion Research Italy, tra memoria e futuro della moda

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Progetto New Mobility, verso l'automotive del futuro

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di Raffaella Mazzali Presidente Valter Caiumi Direttore Generale Tiziana Ferrari Sede legale e operativa: via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118 www.confindustriaemilia.it Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 6858 del 26.11.1998

"Un nuovo progetto imprenditoriale per la valorizzazione delle nostre montagne"

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Premio Estense, si scaldano i motori per la 57esima edizione

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news emilia

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di GV

di Marco Taddei e Marianna Saguatti

Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento Postale 70% Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015. Gli articoli presentati possono non rispecchiare le posizioni di Confindustria Emilia che comunque li ritiene un contributo sul piano dell’informazione e dell’opinione

fare 3 Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana



focus Cari colleghi, il Premier Draghi porta in dote alla nostra politica la prima iniezione di fiducia dopo molto tempo, e le reazioni dei mercati azionari ci hanno confermato, ancora più velocemente di quanto avremmo mai sperato, l’importanza di un profilo e di uno stile come il suo. A noi suona come un evento straordinario, in realtà la sua distintività ci permetterà di guadagnare una parte del tempo perduto, e ci porterà ad allinearci al linguaggio internazionale, fatto di una politica non solo parlata ma che mette a terra fatti e visioni. Il 9 febbraio scorso il Parlamento europeo ha approvato il regolamento della Recovery and Resilience Facility, il principale programma finanziario di Next Generation Eu per distribuire 750 miliardi tra finanziamenti a fondo perduto e prestiti. Non ci attendiamo soluzioni semplici, ricette a breve termine, ma ci aspettiamo che questo esecutivo possa dare soddisfazione a tutti i moltiplicatori di crescita del nostro Paese, in primis alla nostra comunità imprenditoriale. Visione, coraggio, determinazione ma anche consapevolezza e saper posizionare l’identità e i valori in luogo di notorietà e ricerca di gradimento. Sono questi i tratti distintivi che definiranno i prossimi mesi, determinanti per disegnare un Paese adeguato alle nostre aspettative. Noi, siamo pronti alle evoluzioni che saremo chiamati ad intraprendere. Come associazione, abbiamo preparato strumenti e modelli per questo momento, che finalmente sembra essere arrivato; dando ampio spazio a progetti che ci consentono di difendere il nostro vantaggio competitivo, potenziando le competenze e condividendo le migliori pratiche e il “saper fare” dalle nostre filiere all’intera comunità. L’ultimo dei tanti prodotti ha preso il via il 15 febbraio scorso: Study in Action, la nostra piattaforma di e-learning, la prima a livello nazionale a erogare alle proprie associate un vasto programma di attività formative per riqualificare e aggiornare i profili professionali che necessitano di politiche di re-training, e adeguare le proprie conoscenze alle più recenti evoluzioni tecnologiche e digitali. Vi invito ad accedere alla piattaforma, navigando l’ampia offerta di proposte formative di qualità, pensate per tutte le aree aziendali. La collaborazione è un bene prezioso. Il percorso di formazione condiviso che ne scaturisce è un piccolo passo affinché la vivacità intellettuale e produttiva del nostro eco-sistema territoriale possa giocare un ruolo sempre più strategico per gli anni a venire.

Valter Caiumi

Presidente Confindustria Emilia Area Centro fare 5


UNA BUONA IDEA È SOLO L’INIZIO DEL VIAGGIO

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2HIGH, LE MANUTENZIONI “IN ALTEZZA” DELLO SPIN-OFF DI GICO SYSTEMS “2HIGH si pone come unico fornitore per tutte le manutenzioni ‘in altezza’ degli involucri degli immobili (tipicamente grattacieli e immobili di grandi dimensioni), dei grandi impianti produttivi e delle infrastrutture, proponendo un approccio progettuale alla manutenzione che garantisca al cliente conformità alle norme tecniche e di sicurezza, affidabilità, sostenibilità economica e il mantenimento del valore dei propri assets nel tempo”. Si presenta con queste parole 2HIGH, realtà con sede a Sasso Marconi, in provincia di Bologna, che ha fatto il proprio ingresso ufficiale nel mercato italiano ed europeo lo scorso 1° dicembre. Nata dallo spin-off della divisione “Safety & vertical solutions” di Gico Systems per la volontà dei suoi soci più rappresentativi di creare un campione nazionale in questa importante nicchia di mercato, l’azienda, che oltre a quella bolognese ha una sede già operativa nella provincia di Milano, si pone come obiettivo la crescita capillare nel territorio italiano e non solo. Al suo interno confluiscono competenze a livello tecnico, operativo e commerciale, oltre che a livello progettuale, anche grazie alla presenza nella compagine sociale di Galileo Ingegneria, società con esperienza ventennale nell’ambito della progettazione integrata e della sicurezza. “2HIGH eccelle, inoltre, nel tema ‘ricerca e sviluppo’: al nostro interno abbiamo creato l’Innovation Technology Lab, che vanta il brevetto per l’ideazione e la realizzazione di una speciale gru in carbonio e alluminio, quindi particolarmente leggera e facilmente manovrabile, appositamente progettata per interventi di manutenzione straordinaria in altezza, come ad esempio la sostituzione di vetri, il cui primo esemplare è stato installato sul tetto di un grattacielo di Milano”, spiegano dall’azienda bolognese. Nonostante la sua giovane età, 2HIGH ha già affermato la sua presenza nel mercato con la partecipazione a progetti di grande rilievo nel

vita industriale

“Un capitale economico e umano che abbiamo il dovere di non disperdere e mettere a frutto nel migliore dei modi. Grazie alle ricompense che abbiamo promesso per i nuovi soci, verranno piantati, in collaborazione con ZeroCO2, oltre 400 alberi che produrranno un primo Da sinistra: Michele Bugetti, direttore tecnico, Alessandro Michelini, risultato: l’abbattimento di membro del Consiglio di Amministrazione, Stefano Guerzoni, CEO, Fabiano Bondioli, membro del Comitato Esecutivo e Lorenzo Dallaturca, CO2. Ogni socio inizierà a operation manager di 2HIGH bere acqua in cartone, come territorio bolognese, quali la progettazione e fornitura di cortesia, e diventerà ambassador installazione dei sistemi anticaduta dell’im- entusiasta del nostro marchio”, commenta mobile Liber Paradisus, sede del Comune Christian Creati, CEO di Acquainbrick. di Bologna; manutenzioni programmate dei L’azienda modenese a matrice green, che elesistemi anticaduta degli immobili di Heram- va il brick in cartone a icona della rivoluzione biente; manutenzioni programmate dei co- plastic-free, ha l’obiettivo di intervenire sulla perti per AIMAG. Del portfolio di 2HIGH ridefinizione del concetto di ‘acqua da pasfanno parte, inoltre, progetti speciali nel seggio’, in gergo on-the-go, e sensibilizzare le territorio nazionale e all’estero, tra i quali la scelte dei consumatori grazie a un semplice progettazione e l’installazione dei sistemi anti- e pratico contenitore totalmente riciclabile e caduta della nuova metropolitana di Riyadh, personalizzabile, composto per oltre il 70% da materia prima di origine vegetale: questa in Arabia Saudita. “Il vantaggio offerto da un sistema di ma- è la risposta alle bottigliette di plastica fossile nutenzioni programmate è la possibilità di attualmente in commercio. “La visione che rivolgersi a un unico fornitore per le diverse sta alla base di questo progetto, che possiamo problematiche che riguardano l’involucro catalogare come socioculturale, sta nel defiedilizio. Questo permette di raggiungere al- nire nuovi canoni del consumo per il settomeno tre obiettivi: una riduzione dei costi re beverage, sdoganando definitivamente un di manutenzione di impianti e immobili; un packaging già riconosciuto come il ‘tetrapak’ drastico aumento del coefficiente di sicurezza anche per contenere un bene semplice come nell’esecuzione di interventi manutentivi; la l’acqua. Cercando prima di tutto di produrre garanzia di preservare il valore dei propri immobili nel tempo”, riassumono da 2HIGH.

ACQUAINBRICK, GRANDE SUCCESSO PER LA CAMPAGNA DI CROWDFUNDING Una cifra complessiva di 500.000 euro raccolti e oltre 380 nuovi soci presi a bordo. È l’importante risultato portato a casa dopo 60 giorni di campagna da Acquainbrick, che ha lanciato e chiuso la sua prima raccolta fondi su Mamacrowd, la prima piattaforma italiana di equity crowdfunding per capitale raccolto, per portare l’acqua sostenibile in tutta Italia.

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proattivi. La raccolta fondi si aggiunge ai tanti traguardi già conquistati da un’azienda giovane e in continua crescita, che ha saputo resistere e proseguire nel suo corso nonostante il momento storico attuale abbia messo a dura prova le imprese di qualsiasi settore, in particolare quelle appena nate. Per Acquainbrick la qualità del prodotto, la volontà di cambiamento, la tutela del territorio e il riciclo di materiali sono capisaldi per fare la differenza in un mondo da preservare.

AMMAGAMMA SBARCA IN ISRAELE

Christian Creati, CEO di Acquainbrick

una buona comunicazione delle sue caratteristiche, maggiormente sostenibili rispetto ad altri materiali, e successivamente innestare l’acqua in cartone in un contesto lifestyle sempre più aderente ai cambiamenti della nostra società”, continua Creati. Partorita da quattro imprenditori modenesi nel novembre 2019 insieme con la prima azienda al mondo che commercializza acqua in cartone, l’iberica LY Company, che ha creduto fortemente nello sviluppo di un mercato italiano e ha scommesso tutto sulla nuova startup, Acquainbrick ha mire ambiziose. Dopo aver abbattuto il traguardo del milione e duecentomila brick diffusi solo nel primo anno di lavoro, l’obiettivo dei prossimi mesi è quello di aprire la produzione italiana nelle colline tosco-romagnole di Marradi, per garantire una maggior diffusione del prodotto, parallelamente aumentando il volume della comunicazione a supporto della cultura di questo moderno approccio all’idratazione in movimento. Sostenere questo passaggio è stato l’obiettivo della raccolta di equity crowdfunding avviata lo scorso novembre su Mamacrowd, un canale di connessione con nuovi potenziali investitori che, attraverso la conoscenza del progetto, hanno scelto di partecipare concretamente allo sviluppo economico ed essere essi stessi marketing booster

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Il nuovo anno di Ammagamma, società modenese di data science e intelligenza artificiale, è iniziato con l’annuncio dell’apertura della prima sede estera a Haifa, in Israele, uno dei Paesi leader nel settore dell’intelligenza artificiale a livello mondiale. Lo scorso 7 gennaio la nuova sede è stata ufficialmente aperta in collaborazione con il partner Interprocess, azienda israeliana che opera dal 1974 per favorire la cooperazione industriale e la diffusione sul mercato israeliano di prodotti e tecnologie da Europa, Canada e Stati Uniti. La partnership tra Ammagamma e Interprocess è attiva già dal 2019 e si inserisce nella dimensione della continuità di un rapporto costruttivo tra Modena e Israele, che affonda le sue radici in una storia condivisa: le radici ebraiche di Modena e le radici italiane dell’ebraismo moderno si intersecano, infatti, nella costruzione di un progetto imprenditoriale fondato su una profonda affinità culturale. Questa lunga relazione di reciproca contaminazione rappresenta, oggi, uno scenario di forte ispirazione per un futuro potenziale di cooperazione sempre più stretta. I molteplici settori di interesse condiviso tra Italia e Israele, in campo scientifico, tecnologico e culturale, permettono di immaginare opportunità e di disegnare stra-

tegie sempre più ambiziose di collaborazione tra i due Paesi, di fronte alle sfide poste da scenari sempre più estesi di applicazione dell’intelligenza artificiale. Con l’apertura di questa nuova sede israeliana, oggi, Ammagamma compie un altro passo avanti nella volontà di sviluppare modelli di matematica applicata e intelligenza artificiale sempre più competitivi e sempre più capaci di supportare i clienti in un processo di innovazione, tecnologica e culturale. L’ambizione della società di data science è quella di portare nuove soluzioni alle aziende israeliane con l’intento di generare valore comune, come racconta David Bevilacqua, CEO di Ammagamma: “Non potremmo essere più felici ed entusiasti di annunciare l’apertura del nostro primo ufficio internazionale proprio a Haifa, in Israele. In Israele si dice che ‘A Gerusalemme si prega, a Tel Aviv ci si diverte e a Haifa si lavora’. Questa apertura rappresenta per noi un passo avanti fondamentale, che pone le basi per nuovi scenari di business e di ricerca. Al di là della retorica della startup Nation, Israele sarà per noi una grande sfida, e sicuramente un contesto di grande ispirazione”.


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La nostra Guida Alla guida del Gruppo con sede in Bomporto è Manuela Gibertoni che avvalendosi del suo gruppo di collaboratori trasforma i progetti dalla carta alla Pietra, fornendo un servizio Chiavi in mano. Siamo un gruppo affiatato, ed insieme riusciamo ad affrontare e risolvere i vari problemi e rispondere ai quesiti progettuali che ci vengono posti. Manuela Gibertoni

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Dalla supply chain al food, dalle multiutility al settore plastico, le molte industries coinvolte per lo sviluppo di progetti di IA in Israele descrivono la vivacità di un mercato attento e maturo. Ammagamma sta già lavorando con diverse aziende per ottimizzare processi industriali attraverso modelli di matematica applicata, e presto si apriranno opportunità presso nuovi importanti clienti. “Siamo orgogliosi di annunciare l’apertura della prima sede estera di Ammagamma in Israele. Il nostro Paese è considerato uno dei più importanti centri mondiali, nel campo dell’intelligenza artificiale. Siamo davvero entusiasti di poter promuovere le nostre soluzioni sul mercato israeliano, assieme al nostro partner italiano. Mai come oggi abbiamo bisogno di un nuovo concetto di innovazione, che sono certo potremo promuovere insieme”, commenta Asaf Budin, co-fondatore della società israeliana Interprocess. Per info: www.ammagamma.com

COVID-19, ANNOVI REVERBERI PREMIATA IN CINA Annovi Reverberi, azienda modenese specializzata nella produzione di pompe a membrana per agricoltura, pompe ad alta pressione per utilizzi industriali e idropulitrici, aspiratori e pompe sommerse per il settore cleaning, è stata premiata a gennaio scorso dal governo cinese per avere contribuito con i propri prodotti a fermare la diffusione del Covid-19. A ricevere il premio è stato il direttore generale della filiale di Shanghai, Manuel Tassinari, originario di XII Morelli, in provincia di Fer-

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lenza delle competenze professionali sempre coinvolte”, come recita il sito aziendale. Punto di riferimento internazionale del settore con le divisioni agricoltuSopra: La filiale Annovi & Reverberi a Shanghai. Sotto: Manuel Tassinari direttore ra e industria, vanta generale della filiale di Shanghai premiato da Zou Ruyi, Major di Jinhui Town oggi un’importante presenza anche nel settore rara. cleaning con idropulitrici a marchio AR Blue “Sono in Cina da dieci anni e da sette rivesto Clean e in licensing, a uso sia privato sia proil ruolo di direttore generale”, ha ricordato fessionale, che rappresentano soluzioni d’aManuel Tassinari al Resto del Carlino di Fervanguardia sul mercato globale. rara, “ma voglio sottolineare che questo è un risultato aziendale, frutto degli sforzi di tutti e Annovi Reverberi è presente in cinque condella tecnologia italiana. Ogni anno il gover- tinenti e oltre cento Paesi con una rete di inno sceglie le aziende top di ogni settore e per sediamenti produttivi e commerciali che pome è stata una grande soddisfazione ritirare sizionano l’azienda direttamente sui mercati quel premio, perché ripaga dei tanti sacrifici locali, in una strategia di totale attenzione alle fatti, in un anno difficile a causa del Coro- esigenze dei clienti finali. La sua forza crescennavirus e lontano da casa. Sono contento per te è basata sull’innovazione permanente, sulla questo riconoscimento che non avrei mai costante ricerca delle soluzioni più efficienti, sulla capacità di anticipare e accogliere le sfide pensato si potesse raggiungere”. La tecnologia italiana è stata preziosa nella del mercato. lotta della Cina contro il Covid. Il bisogno di prodotti di alta qualità e di massima affidabilità è stato massimo nei mesi più duri della pandemia. “Lavoriamo nell’ambito delle pompe per lavaggi industriali e siamo riusciti a fornire a tutto lo Stato le pompe per le apparecchiature di disinfezione massiva per strade, hotel e altro, riuscendo a organizzarci e a superare gli ostacoli. Il nostro è un prodotto high-tech e il premio consegnato dal Major è per noi un onore ma anche un riconoscimento della nostra qualità”, continua Tassinari. Fondata nel 1958 a Modena, nel cuore del distretto metalmeccanico italiano, Annovi Reverberi è una azienda moderna, flessibile e in costante espansione. Un’importante realtà produttiva e commerciale che trova forza nel suo Dna. “In un ‘saper fare’ che affonda le radici nell’eredità e nell’esperienza personale del suo fondatore, nella vivacità del distretto produttivo italiano in cui è nata e si è sviluppata, nelle persone di talento che vi lavorano, nella pluralità ed eccel-

AQUASOL, INNOVAZIONE SOSTENIBILE A TUTELA DI AMBIENTE E SALUTE SUL LAVORO Oggi più che mai, per le aziende virtuose la Certificazione del Sistema di Gestione della Salute e della Sicurezza del Lavoro ISO 45001 (che andrà a sostituire la OHSAS 18001) è un traguardo importante. Aquasol, fondata a Bologna nel 2013, con lo scopo di immettere sul mercato soluzioni sostenibili per il trattamento dell’acqua e realizzare applicazioni professionali per il settore zootecnico e agricolo, oggi è attiva anche nei settori industriali della pulizia tecnica e del facility management e si pone l’obiettivo di dimostrare che è possibile creare un ambiente di lavoro produttivo ed efficiente, tutelando nel contempo la salute del lavoratore e l’ambiente. “La ISO 45001 consente alle imprese di attuare un controllo responsabile dei rischi e di aumentare costantemente la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, al fine di proteggere il personale da eventuali pericoli. La certificazione accreditata rappresenta un investimen-



to per l’imprenditore, in termini di gestione e mantenimento nel tempo della conformità alle norme, di miglioramento progressivo delle performance aziendali e di maggiore efficienza dei processi, con ricadute positive sia all’interno dell’azienda che nell’immagine che questa proietta sul mercato”, evidenziano da Aquasol. “Per i lavoratori, al tempo stesso, l’applicazione di un sistema di gestione certificato sotto accreditamento costituisce la garanzia di un contesto lavorativo che considera centrale la salute e la sicurezza. Crea un maggiore coinvolgimento, rafforza la motivazione, con potenziali effetti positivi sulla produttività”. In questo senso, la linea di prodotti Aquasol è pensata per mettere le aziende nelle condizioni di dare un significativo contributo alla salvaguardia dell’ambiente senza sacrificare l’efficacia e la qualità del proprio lavoro, tutelando allo stesso tempo la salute dei lavoratori. Si tratta di prodotti sanificanti, sgrassanti, detergenti e antiodoranti. Sui metalli rallentano la formazione della ruggine, non contengono tensioattivi, solventi, composti del cloro, né altri inquinanti ambientali e, come spiegano da Aquasol, possono essere utilizzati nei settori industriale, alimentare e del Facility e sono particolarmente indicati nelle pulizie tecniche e nei pre/post trattamenti dei metalli, in sostituzione di diluenti, solventi o detergenti con tensioattivi. “Proponiamo innovazioni che consentono sia una miglior difesa della salute del lavoratore che il miglioramento del bilancio di sostenibilità aziendale”, aggiungono dall’azienda bolognese.

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La linea di prodotti Aquasol è composta al 99,83% di acqua pura e dallo 0,17% di idrossido di potassio KOH ed è generata attraverso un processo elettrochimico brevettato a livello mondiale che utilizza acqua di rete idrica resa pura a seguito di pre-trattamento in osmosi inversa (RO), e successivamente processata utilizzando come elettrolita il carbonato di potassio (K2CO3). “Nell’idea generale che ‘il 90% dello sporco può essere lavato via con acqua’, gli sforzi nella promozione della tecnologia di pulizia sostenibile Aquasol, che non danneggia l’ambiente e non deve utilizzare acqua per il risciacquo, contribuiranno notevolmente al raggiungimento di numerosi SDG – Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile adottata al vertice delle Nazioni Unite a settembre 2015. Aquasol concorda con i principi e gli obiettivi degli SDG e contribuirà attivamente alla realizzazione di una società sostenibile”, concludono dall’azienda.

il secondo semestre ha fatto registrare numeri record di vendite, risultando il miglior secondo semestre di tutta la lunga storia di Automobili Lamborghini. Nel dettaglio, con 2.224 vetture, gli Stati Uniti si confermano il primo mercato, seguiti da Germania (607), mainland China, Hong Kong e Macao (604), Giappone (600), Regno Unito (517) e Italia (347). I due Paesi che hanno registrato la più alta crescita sono stati la Corea del Sud (303 unità, + 75%) e la Germania (607 unità, +8%). Sotto il profilo commerciale il nuovo anno si apre con prospettive positive, grazie a un portafoglio ordini robusto, tale da coprire già oltre la metà della produzione pianificata nel 2021. “I risultati 2020 sono la dimostrazione di un grande lavoro che, al netto delle difficoltà di un anno di sfide globali, è stato portato avanti da tutta la squadra Lamborghini con grande dedizione e spirito di resilienza.

IL 2020 DA RECORD DI AUTOMOBILI LAMBORGHINI TRA SFIDE VINTE E SPIRITO DI SQUADRA In un anno di grandi sfide come il 2020, segnato dalla diffusione della pandemia a livello mondiale, Automobili Lamborghini ha saputo reagire con grande energia e determinazione al contesto, impegnandosi in una intensa fase di lanci di nuovi prodotti, ben sei in dodici Paesi, accogliendo nuovamente in squadra il nuovo presidente e AD Stephan Winkelmann, succeduto nel mese di dicembre a Stefano Domenicali, e confermando un’ottima performance di vendita nonostante lo stop produttivo di 70 giorni della scorsa primavera, durante la prima fase di emergenza. Sono state infatti 7.430 le consegne di vetture a livello globale, diminuite del solo 9% rispetto all’anno precedente. In compenso,

Il presidente e AD di Automobili Lamborghini, Stephan Winkelmann


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Per me è un grande onore essere tornato a farne parte. Il senso di comunità sperimentato così forte nel corso dell’anno appena trascorso, insieme ai valori di responsabilità sociale e la spinta all’innovazione che da sempre contraddistingue Lamborghini, saranno le basi per affrontare un 2021 sfidante”, commenta Stephan Winkelmann, presidente e amministratore delegato di Automobili Lamborghini. La Casa del Toro ha reagito prontamente alla prima fase della pandemia e portato avanti anche importanti iniziative di responsabilità sociale lungo tutto il 2020. Tra queste, la riconversione di alcuni suoi reparti per la produzione di mascherine e visiere mediche per l’Ospedale S. Orsola di Bologna e la collaborazione con SIARE Engineering International Group per il co-engineering e produzione di simulatori polmonari; il lancio del progetto culturale e artistico “With Italy, for Italy”, che ha coinvolto 21 talenti italiani della fotografia contemporanea chiamati a interpretare e celebrare la bellezza e unicità delle regioni italiane insieme a modelli Lamborghini del passato e del presente; la collaborazione con la cantante americana Lady Gaga, volta al sostegno delle comunità colpite dalle disparità per la diffusione della pandemia. Infine, il 2020 è stato un anno di grandi partnership per la Casa del Toro, capace di creare connessioni con partner significativi con l’obiettivo di offrire prodotti di altissima qualità realizzati in co-branding. Tra le partnership più apprezzate quella con Ducati, altra eccellenza italiana nel settore dei motori, che ha

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dato vita alla Ducati Diavel 1260 Lamborghini, una moto ispirata alla Lamborghini Sián e realizzata in un’edizione limitata di 630 esemplari, appassionando motociclisti e collezionisti di tutto il mondo.

BEPOOLER AL SERVIZIO DEL PERSONALE SANITARIO BOLOGNESE L’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia globale del 2020 ha imposto ad amministrazioni e aziende pubbliche di fare cambiamenti rilevanti anche sul fronte trasporti e mobilità. Ed è stato il riconoscimento dell’efficacia del servizio offerto da BePooler, la più avanzata piattaforma oggi disponibile in Europa per la mobilità condivisa, nata in Svizzera nel 2015 e pienamente operativa in Italia dal 2017, che ha portato l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna-Policlinico Sant’Orsola-Malpighi a concludere con la società di carpooling un accordo, grazie al quale gli ottomila dipendenti e altri operatori che gravitano attorno all’Azienda Ospedaliera si sono aggiunti ai circa dodicimila degli altri ospedali bolognesi che già avevano scelto questo ser-

vizio. “L’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna-Policlinico di Sant’Orsola incentiva da anni la mobilità sostenibile e il trasporto pubblico locale, in linea con le politiche di ‘qualità urbana’ dell’amministrazione comunale e metropolitana”, spiega Daniela Pedrini, mobility manager e direttore dipartimento tecnico, progettazione, sviluppo e investimenti dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna. “Abbiamo quindi promosso, da un lato, azioni per incrementare l’acquisto degli abbonamenti ai mezzi pubblici da parte dei propri dipendenti e iniziative sulla mobilità ciclopedonale per incentivare l’uso della bicicletta negli spostamenti casa-lavoro sulle tratte brevi e, dall’altro, sulle tratte più lunghe è stato promosso il carpooling, anche per sollecitare l’utilizzo ‘virtuoso’ dei parcheggi (già molto limitati nel Policlinico) e diminuire l’impatto dell’uso ‘esasperato’ dei veicoli privati”. I benefici ottenuti dai lavoratori che utilizzano il corporate carpooling sono stati immediati e importanti sia per i lavoratori, sia per l’Azienda Ospedaliera sia, infine, per l’ambiente: 88 lavoratori utilizzano stabilmente la piattaforma e da ottobre sono stati condivisi 226 viaggi, per quasi tremila chilometri. Inoltre, i lavoratori che hanno condiviso la stessa auto negli spostamenti casa-lavoro hanno avuto la possibilità di avere un parcheggio riservato (prenotabile tramite l’App) e anche un benefit in funzione del chilometraggio percorso. “In questa emergenza sanitaria, con le adeguate precauzioni, il carpooling è sicuro e permette di viaggiare con un numero ridotto di persone, a differenza dei mezzi pubblici. Bepooler, peraltro, traccia ogni singolo viaggio e lo certifica rendendo possibile, nella ma-


A.I.M.E. CELEBRA 40 ANNI DI AUTOMAZIONI PER L’INDUSTRIA

Festeggia 40 anni di attività nel 2021 A.I.M.E. (Automazioni Industriali Meccaniche Elettriche), azienda fondata nel 1981 da due giovani progettisti con la passione per la meccanica e l’elettronica. Dopo gli inizi in un piccolo studio a Modena, nel giro di pochi anni A.I.M.E. affianca allo studio di progettazione il reparto produttivo e nel 1995 realizza un nuovo edificio di 2mila metri quadri, dove nascono le prime automazioni industriali, meccaniche ed elettriche. Le conoscenze tecniche, le capacità creative e innovative, ma soprattutto un lavoro portato avanti con passione e tenace dedizione hanno permesso all’imprenditore Elis Berselli di progettare automazioni all’avanguardia e completamente customizzate, partendo dalle esigenze di produzione del cliente per arrivare alla realizzazione di soluzioni uniche. “Le idee sulle quali sviluppiamo i progetti nascono dall’esigenza di qualificare e quantificare i processi produttivi per una gestione più semplice ed efficiente, studiando soluzioni multifunzionali totalmente integrate con i sistemi esistenti, che consentono di ridurre spazi, risorse e aumentare la produzione”, spiega con orgoglio l’imprenditore. Da qui la progettazione e la realizzazione di automazioni industriali continuo oggetto di ricerca e innovazione, per differenti settori dell’industria. In particolare, nel settore delle bombole ad alta pressione per gas tecnici, metano per autotrazione e bombole a bassa pressione, A.I.M.E. ha progettato e realizzato impianti per eseguire in modo completamente automatico e sequenziale tutte le fasi di manutenzione e le prove di idoneità, oltre ad accatastamenti automatici fino a 40mila bombole. Di grande importanza anche il settore della logistica. Grazie alla lunga collaborazione con una società di logistica e trasporti leader a livello internazionale, infatti, A.I.M.E. ha realizzato soluzioni completamente customizzate per il trasporto di moto e autovetture, linee per la gestione completa del processo produttivo,

progettando ad hoc impianti per l’imballo automatico delle moto, maschere robotizzate di saldatura per box contenitivi in ferro e dispositivi per il carico e lo scarico. Nel settore alimentare sono stati realizzati una serie di dispositivi automatici che consentono di trasformare uno o più prosciutti in una forma rettangolare perfetta, lunga fino a 1,2 metri, pronta per essere affettata e imbustata. Il funzionamento collegiale, parziale o singolo dei dispositivi automatici determina i tempi e i metodi di produzione che la qualità del prodotto richiede. Tra gli impianti più recenti di A.I.M.E., un magazzino automatico per lo stoccaggio di 50.000 boiler collegato alla linea produttiva esistente, realizzato appositamente per una azienda indiana. La continua ricerca e la capacità di innovazione portano A.I.M.E., nel 2016, ad ampliare l’azienda trasferendola in un’area di 11mila metri quadri, ma sempre fedele alle sue radici nel territorio di Modena e ai suoi principi cardine. “Rimanere piccoli è il nostro punto di forza: riusciamo a essere flessibili ed efficienti, creiamo rapporti di vera e propria partnership con i nostri clienti, con loro studiamo il progetto e lo realizziamo nel pieno rispetto della loro realtà operativa. Il valore fondamentale che ha da sempre caratterizzato A.I.M.E. sono le persone: lavorare qui è come far parte di una grande famiglia”, sottolinea ancora Berselli. I figli Luca e Giulia entrano in società aprendo la strada del futuro: portano le automazioni del padre oltreoceano, insieme a lui sviluppano nuove idee, innovazione, nuovi progetti e prodotti per valorizzare una realtà dinamica in continua evoluzione. “Voglio ringraziare i miei dipendenti, i miei fornitori e i miei collaboratori, i miei clienti e tutte le persone che mi hanno accompagnato in questo incredibile, bellissimo viaggio. Come cinque anni fa, durante la festa di inaugurazione della nuova sede di A.I.M.E. nonché per i 35 anni di attività, oggi lo ripeto: questo è un viaggio, non una meta, da proseguire insieme a voi. Grazie di cuore”, conclude Elis Berselli.

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laugurata ipotesi di contagio, informare l’equipaggio per le verifiche immediate. I risultati di questi primi mesi di servizio sono molto soddisfacenti, perché i sette parcheggi riservati al carpooling risultano quasi sempre occupati e si sono create le prime flotte di lavoratori che utilizzano il servizio con costanza, per cui se il servizio continuerà ad essere utilizzato in maniera crescente si potranno riservare altri parcheggi agli utilizzatori con possibilità, in futuro, di esten- La sede dell'impresa di costruzioni Campagnoli a Ferrara dere l’utilizzo dei parcheggi anche ai tanti 19.05.2020”, spiegano da Campagnoli. dipendenti delle ditte di servizi esternalizzati L’impresa, improntata alla qualità grazie all’udall’Azienda ospedaliera”, conclude Pedrini. tilizzo di materiali di prima scelta e alle comPer info: www.bepooler.com petenze professionali di uno staff tecnico in

CAMPAGNOLI, OLTRE 70 ANNI DI STORIA FAMILIARE NELLE COSTRUZIONI Ha festeggiato 70 anni di storia nel 2020 l’impresa di costruzioni Campagnoli, fondata a Ferrara nel 1950 da Giancarlo Campagnoli e che continua oggi con la gestione appassionata dei figli Massimo, Alberto, Roberto ed Erichetta. Quella di Campagnoli Costruzioni, che oggi ha sede a Cento, in provincia di Ferrara, è soprattutto la storia di una famiglia che, passo dopo passo, ha saputo creare un’impresa, portando avanti i presupposti e i valori del fondatore, imponendosi con determinazione nel tessuto socioeconomico della zona, proponendo soluzioni innovative e qualità costruttiva. “La nostra impresa, dal carattere giovane e dinamico, opera con impegno e competenza nell’ambito dell’edilizia, attraverso vari livelli di intervento. Dal settore immobiliare, in ambito di costruzione e vendita diretta, a quello degli appalti civili e industriali, dalle demolizioni, lottizzazioni e movimenti terre agli interventi per il recupero degli edifici danneggiati dagli eventi sismici del maggio 2012, fino allo sviluppo di interventi e prestazioni tecniche finalizzate alla riqualificazione energetica e all’ottenimento degli incentivi “Superbonus 110% ex DL n. 34 del

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grado di supportare le dinamiche e continue evoluzioni dei sistemi di costruzione e i continui aggiornamenti in ambito normativo, ha ottenuto inoltre la massima categoria di qualificazione SOA per la realizzazione di opere pubbliche civili. “Ogni cantiere è seguito con esperienza e passione, in un’ottica di cura per il dettaglio e spirito di squadra quale fattore determinante e vincente del nostro team. L’obiettivo principale è la soddisfazione del cliente, attraverso la proposta di soluzioni personalizzate, sia per la realizzazione di immobili nuovi sia per interventi di ristrutturazione più specifici”, evidenziano ancora da Campagnoli. “La filosofia dell’azienda è riassunta in poche e semplici parole: bisogna arrivare per primi e farlo bene, poiché ci sarà sempre qualcun altro prima di te. E seguire poche semplici regole. La trasparenza, prima di tutto. L’innovazione, cercando di ascoltare i bisogni dei clienti e di rispondere fornendo le giuste soluzioni, come un sarto farebbe con un vestito cucito su misura. Ancora, la specializzazione; per essere competitivi è fondamentale individuare i settori in cui operare. Per risultare riconoscibili, affinché il modus operandi dell’azienda venga percepito come il migliore del settore. E, infine, l’attenzione al gioco di squadra, alla valorizzazione dei collaboratori, per renderli partecipi di un progetto. Perché alla base

di un’impresa ci sono le persone”, rimarcano dalla società ferrarese. In quest’ottica, Campagnoli ha scelto di investire nelle competenze professionali di un team altamente specializzato e oggi guarda con fiducia al futuro, consapevole delle enormi possibilità offerte dai recenti interventi legislativi che sostengono il settore edilizio e impiantistico e di rigenerazione urbana. Le risorse per l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare hanno infatti fortemente inciso sulla vitalità di un settore cruciale come quello delle costruzioni, che nella seconda metà del 2020 ha segnato un incremento dello 0,6% su base trimestrale, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2019 (fonti: Sole 24 ore – report Unioncamere-Infocamere). Una crescita dovuta sostanzialmente alle piccole realtà individuali e imprenditoriali e alle imprese di costruzione su base territoriale, proprio come Campagnoli.

“VENTIVENTI”, A MEDOLLA LA CANTINA BIOLOGICA CHE GUARDA AL FUTURO Un progetto nato un po’ in sordina, nel 2014, con la costituzione della società agricola “Il Borghetto”. Nel 2015 l’acquisto del primo terreno: 20 ettari dei quali 18,7 vitati. Nel 2019 l’aggiunta di altri 25 ettari, dei quali 11,5 vitati, oltre alla registrazione del marchio e all’ottenimento della certificazione biologica. Nel 2020, infine, nonostante la pandemia da Coronavirus, l’anno della consacrazione e della piena operatività: il vero inizio di questa storia imprenditoriale, insomma. Ventiventi (o nella variante numerica 2020)


è una cantina vitivinicola biologica che ha dietro di sé la passione e l’impegno della famiglia Razzaboni di Mirandola, in provincia di Modena, la stessa che ha le redini di Cima, l’azienda che progetta e produce dispositivi di sicurezza per la gestione del denaro. Vittorio Razzaboni, insieme ai figli Riccardo, Andrea e Tommaso, ha dato vita a una realtà nuova e differente nel distretto viticolo a nord di Modena, che mira a intercettare quel turismo enogastronomico tanto caro alla nostra provincia. Ventiventi è un marchio che è stato depositato e registrato in diversi Paesi nel mondo. “La nostra fantasia è servita per immaginarla, la praticità per darle forma, la tenacia per realizzare quel sogno”, sottolinea Andrea Razzaboni. L’azienda agricola si estende su 45 ettari di terreno, con vitigni locali come Sorbara, Salamino di Santa Croce, Pignoletto e Ancellotta, oltre a vitigni internazionali quali Pinot Bianco e Cabernet Sauvignon. “Grazie all’alto contenuto di argilla”, evidenzia ancora Andrea Razzaboni, “i terreni danno vita a vini di carattere e buona struttura, sempre bilanciati dalla spiccata acidità che caratterizza i prodotti del nostro territorio”. Andrea, 24 anni e una laurea in enologia e viticoltura, è il membro della famiglia Razzaboni che segue più da vicino l’intero processo di coltura e vinificazione. “Ventiventi crede in un’agricoltura sana e rispettosa dell’ambiente”, continua Andrea Razzaboni. “Siamo convinti che la sostenibilità sia l’unica strada percorribile ed è per Da sinistra, Tommaso, Riccardo, Andrea e Vittorio Razzaboni

questo che il biologico è un imprescindibile punto fermo, fin dalla messa a dimora del primo vigneto nel 2016. Non ci affidiamo alla chimica ma all’equilibrio della natura, grazie alla tecnologia riduciamo sensibilmente l’utilizzo del rame e dello zolfo. Gestiamo la vendemmia grazie a una vendemmiatrice di ultima generazione che ci permette di portare l’uva in cantina nelle migliori condizioni possibili”. L’azienda agricola, grazie al fotovoltaico, dalla fine del 2020 produce 50 kw, e cercherà di diventare il più possibile autosufficiente dal punto di vista energetico. “Pensiamo che la modernità”, conclude Razzaboni, “passi da razionalità e buonsenso, senza mai perdere di vista il rispetto della tradizione”.

IL GRUPPO CAPRARI INAUGURA LA DIGITAL HOUSE Uno spazio virtuale dedicato a ospitare eventi, webinar e a presentare le ultime novità sui prodotti: si chiama Caprari Digital House ed è la nuova piattaforma realizzata dal Gruppo industriale modenese Caprari, specializzato nelle soluzioni di pompaggio a elevate prestazioni per il ciclo integrato dell’acqua. Caprari Digital House è la risposta efficace a un momento storico in cui, a causa del Covid-19, sono in atto grandi cambiamenti nel modo di vivere e lavorare. Cambiamenti che hanno spinto fortemente il Gruppo Caprari a cogliere l’opportunità di realizzare un innovativo stand virtuale, online da febbraio scorso. Alla base di questo particolare progetto digitale ci sono due parole: flessibilità e

digitalizzazione. La Digital House, infatti, rientra nel programma più ampio di trasformazione tecnologica, denominato Caprari 5.0, iniziato nel 2019 con l’obiettivo di ottimizzare e rendere più efficiente tutti i processi del Gruppo in ottica Customer Centric. Caprari Digital House rappresenta un nuovo modo per servire e supportare i clienti anche da remoto, in grado di offrire un’esperienza autentica a coloro che desiderano entrare nel mondo Caprari, conoscerne il know-how sviluppato in oltre 75 anni di esperienza, partecipare a eventi online e promozioni speciali. “Caprari Digital House non è un semplice ambiente espositivo, è molto di più: è un luogo interattivo dove scoprire i nostri prodotti in 3D, vedere e condividere video tecnici e in più iscriversi a webinar realizzati direttamente dai product manager. Questo virtual booth è uno spazio multilingua, sempre disponibile e accessibile da qualunque dispositivo e in qualsiasi momento, predisposto per accogliere e dialogare in diretta live chat con i clienti, che possono confrontarsi in tempo reale con lo staff commerciale e scoprire velocemente tutti i plus e le caratteristiche eccezionali che rendono le soluzioni per la gestione dell’acqua progettate da Caprari affidabili ed estremamente competitive, davvero al top del settore”, spiegano dall’azienda modenese. Marcello Petrucci, corporate sales and marketing director di Caprari, aggiunge: “Siamo soddisfatti di poter offrire un’esperienza digitale completa ai nostri clienti. Caprari Digital House rappresenta un canale aggiuntivo a quelli tradizionali, che rafforza le relazioni con i nostri clienti e ci offre un’ulteriore possibilità per continuare a essere protagonisti nel comparto delle soluzioni per il ciclo dell’acqua. Visitare la Caprari Digital House dà la possibilità agli utenti online di passeggiare per

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La collaborazione tra Centrogest, La Centrale e Technogroup si è fatta sempre più intensa tanto che da anni le aziende hanno iniziato a presentarsi presso i clienti utilizzando il marchio appositamente ideato: “Gruppo La Centrale”. In questi ultimi anni è sorta l’esigenza, commerciale e operativa, di aumentare ulteriormente il livello di integrazione. Di qui la fusione, deliberata il 28 settembre 2020, che ha effetto giuridico dallo scorso 1° gennaio. Centrogest è oggi un gruppo da 45 milioni di euro di fatturato, presente su tutto il territorio nazionale, con 12 sedi operative, che gestisce 5.000 siti tra Italia, Spagna, Francia, Germania, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Austria, Olanda, Repubblica Ceca, Svizzera e Principato di Monaco.

lo stand in cui troveranno i nostri prodotti affiancati da una serie di video e informazioni tecniche. Non solo: per rendere la visita virtuale ancora più efficace, si potrà prenotare una video call e dunque dialogare da remoto con gli esperti di Caprari, siano essi venditori o product manager. Questo per noi è solo l’inizio, nel 2021 abbiamo in programma di ampliare ancora di più la nostra offerta di presidi digitali, ad esempio stiamo progettando un factory tour virtuale per permettere ai clienti di entrare in stabilimento e conoscere direttamente come nascono i nostri prodotti. Un approccio strategico alla digitalizzazione che ci permetterà di rafforzare ulteriormente la nostra presenza worldwide”.

CENTROGEST INCORPORA LA CENTRALE E TECHNOGROUP INTERNATIONAL

Filippa Arena, amministratore delegato di Centrogest e La Centrale

Dalla fusione per incorporazione da parte di Centrogest, società bolognese operante nel settore dei servizi alle imprese, delle aziende La Centrale e Technogroup International, efficace dal 1° gennaio scorso, è nata una società da 3.000 dipendenti, presente in 8 Paesi europei oltre all’Italia, con 11 sedi e 30 anni di storia. “L’operazione è una tappa fondamentale nel percorso di crescita dell’azienda, la cui mission è quella di costituire un punto di riferimento nel mercato del facility management italiano. L’integrazione, operativa e giuridica, con La Centrale e Technogroup International, costituisce un elemento indispensabile in questo disegno, in quanto le due società sono portatrici di specializzazioni e know-how preziosi in questo mercato”, dichiara l’amministratore delegato di Centrogest, Filippa Arena. In particolare, Technogroup International rappresenterà la divisione tecnologica specializzata nel settore security e impianti speciali, ambito di importanza strategica nel mercato “post Covid”, che impone alle imprese di aumentare la propria flessibilità attraverso l’organizzazione e la tecnologia sia nel proprio core business sia nella gestione del no core e delle facilities. Centrogest considera fondamentale nel proprio percorso di miglioramento la leva delle M&A. A tal proposito, nel 2019 è stata ac-

quisita anche la maggioranza della boutique riminese Secchiaroli Elettronica, anch’essa specializzata nel settore della security e degli Investire sulla formazione: è questo l’obiettivo 2021 di Centrum, azienda di Carpi, in impianti speciali. Questa operazione è stata provincia di Modena, specializzata nel settore possibile grazie al profondo rapporto profesdella sicurezza per aziende, attività commersionale e umano che lega Sergio Pazzaglia (sociali e privati. cio di maggioranza di Centrogest e La CenCentrum ha infatti creato una vera e protrale), Filippa Arena (amministratore delegato pria Academy, che si pone come obiettivo di Centrogest e La Centrale) e Maurizio Mala diffusione della cultura della sicurezza. rinangeli (proprietario e amministratore uni“Coinvolgeremo in primis le risorse interne, co di Technogroup). permettendo ai nostri dipendenti di acquisire Costituita in società per azioni all’inizio deulteriore professionalità da mettere al servizio gli anni Novanta, in breve tempo Centrogest della clientela, poi metteremo a disposizione si impone nel campo delle soft activities. “Il la struttura per corsi di formazione sempre mercato, nel frattempo, si è rapidamente evo- più qualificati rivolti a terzi, partner o installuto e le aziende del settore hanno cominciato latori”, spiega il direttore generale Giacomo ad offrire ai clienti molti più servizi, secondo Ferraresi. il modello del global service. Per questo motivo il management ha pensato di offrire ai propri clienti servizi a 360°, dalla gestione di edifici alla installazione e manutenzione di impianti elettrici, di condizionamento, raffrescamento, antincendio, impianti di sollevamento, impianti speciali. Per fare questo, nel 2000 è stata creata un’apposita società posseduta al 100% da Centrogest, nominata La Centrale”, spiegano dall’azien- Da sinistra, Andrea Guandalini, Giacomo Ferraresi da bolognese. e Giacomo Grazioli

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NASCE LA ACADEMY CENTRUM: LABORATORIO PER DIFFONDERE LA CULTURA DELLA SICUREZZA


CRIT, 20 ANNI DI RICERCA E INNOVAZIONE TECNOLOGICA A SERVIZIO DELL’INDUSTRIA

Da Vignola al mondo supportando le aziende manifatturiere nei percorsi di ricerca e innovazione di processo e prodotto e favorendo il trasferimento di conoscenze tecnologiche. È nella località modenese al confine tra la pianura e le prime colline, infatti, che ha sede Crit (Centro di ricerca e innovazione tecnologica), la società specializzata nell’analisi di informazioni tecnico-scientifiche e nello sviluppo di innovativi progetti di ricerca, che ha celebrato nel 2020 i suoi primi venti anni di attività. Nata nel 2000 dall’intuizione di 14 top aziende del territorio (Beghelli, Carpigiani, Cnh, Datalogic, Ducati Energia, Ferrari, G.D, Fabbri Group, Ima, Itm, Rossi, Selcom, System, Tetra Pak) per fornire ai tecnici delle aziende associate un luogo dove incontrarsi, scambiare esperienze e approfondire argomenti legati all’innovazione e alla tecnologia, nel corso degli anni Crit ha sviluppato nuove competenze e servizi. Oggi le aziende socie sono diventate 27, mentre il network fornitori accreditati conta 41 società e sono 112 i partner internazionali, con collaborazioni attive in sette nazioni dell’Unione europea. “Crediamo fortemente nell’innovazione come strumento per migliorare la vita delle aziende e delle persone. La nostra mission è quella di facilitare il percorso verso un’innovazione aperta e collaborativa, sviluppando competenze, condividendo conoscenze e valorizzando esperienze per supportare le imprese. In quest’ottica, la crescita della nostra azienda, sia in termini di fatturato che di personale, è stata decisiva per affiancare al meglio le aziende del network e i clienti esterni da un punto di vista tecnologico e collaborativo”, afferma Marco Baracchi, direttore generale di Crit. Grazie a un team giovane e altamente specializzato (età media 36 anni, tutti laureati STEM), Crit declina a 360 gradi il termine innovazione: dall’attività di scouting tecnologico (la ricerca di informazioni tecnico-scientifiche) e di Due Diligence (l’analisi del livello

tecnologico di un’azienda) all’individuazione e gestione di finanziamenti tramite bandi regionali, nazionali o europei; dalla certificazione per il Piano Industria 4.0 all’analisi brevettuale, passando per l’organizzazione di eventi e attività formative personalizzate. “L’adesione a diversi network legati all’innovazione (Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna, Spire, Effra) ha allargato ulteriormente il network a livello transnazionale e creato nuove opportunità per i clienti di Crit”, spiegano dalla società. Sono diversi gli ambiti di ricerca e scouting tecnologico che vedono attualmente impegnati i ricercatori di Crit: dalla robotica collaborativa in ambito industriale all’impiego delle tecnologie di stampa additiva (stampa 3D) nelle realtà manufatturiere alla collaborazione con Hera per realizzare contatori di gas innovativi, in grado di fornire misure più precise, ma anche di prevenire o supportare gli utenti in situazioni critiche. Un centro di ricerca nato e progredito in un territorio storicamente vocato all’industria automobilistica, infine, non può non essere coinvolto in un progetto strategico della Motor Valley: Crit, infatti, gestirà la creazione di un acceleratore di startup per il settore automotive e mobility, un luogo in cui investitori istituzionali (Cassa Depositi e Prestiti, Fondazione di Modena, Unicredit) e imprese si incontreranno per sviluppare nuova imprenditorialità, migliorare la competitività ed apprendere metodologie di open innovation. L’acceleratore farà incontrare le migliori startup italiane ed internazionali, avvalendosi anche della partnership con un leader mondiale come Plug&Play. “Siamo orgogliosi di essere stati scelti per gestire questo importante programma nazionale dedicato all’automotive, in virtù della conoscenza tecnologica e della propensione ad applicazioni concrete che abbiamo sviluppato in due decadi di collaborazione con il mondo industriale. Questa nuova sfida costituirà senz’altro uno degli ambiti principali di intervento per il prossimo futuro”, sottolinea Marco Baracchi.

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“Il nostro obiettivo è fare cultura della sicurezza; il settore sta mutando e le normative sono in via di aggiornamento, in primis la regolamentazione dei sistemi di rivelazione incendio e la relativa manutenzione periodica di legge. Fare cultura è quindi diventato un obbligo, e la responsabilità primaria del nostro ruolo di consulenti”, prosegue Ferraresi. L’attenzione di Centrum si rivolge anche al mondo scolastico, nel solco di un’esperienza iniziata già diversi anni fa attraverso la collaborazione con l’Itis di Carpi, realtà con la quale organizza percorsi di formazione legati all’alternanza scuola/lavoro. “Anche in questo anno così complicato non abbiamo smesso di credere in questa collaborazione e abbiamo accolto in azienda giovani studenti coinvolgendoli in un processo di acquisizione di competenze che potrà essere loro molto utile”, continua ancora Ferraresi. La novità del 2021 è la decisione di Centrum di istituire due borse di studio che copriranno il primo anno di iscrizione alla facoltà di ingegneria elettronica di Unimore: ciò avverrà in seguito a un concorso nel quale gli studenti gareggeranno sullo studio e la realizzazione di un vero e proprio progetto incentrato su tematiche elettroniche connesse al mondo dei sistemi di sicurezza. Andrea Guandalini, socio e responsabile commerciale di Centrum, spiega: “Il nostro lavoro quotidiano consiste nel progettare e installare impianti anti-intrusione e nulla di ciò che facciamo potrebbe essere realizzato senza l’apporto della tecnologia, l’analisi dei dati e i sistemi di controllo che ci permettono di tenere al sicuro i nostri clienti, perciò investiamo sul futuro degli ingegneri del territorio. Le tecnologie sul mercato stanno attraversando un upgrade importante e trasversale, i sistemi sono sempre più informatizzati e predisposti a una gestione remotizzata e fruibile tramite i moderni devices; inoltre, è in atto una vera e propria migrazione verso piattaforme di centralizzazione degli apparati e di tutta la gamma di dati e informazioni che questi ultimi costantemente forniscono”. Nel 2020 si è completato il ricambio generazionale con l’ingresso in azienda della terza generazione della famiglia Guandalini: accanto al direttore tecnico e fondatore Remo Guandalini è arrivato, infatti, il nipote Matteo, social media manager e data analyst, figlio di Andrea; un segno di continuità che

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spinge nel futuro l’azienda fondata nel 1993, continuità che si rispecchia anche nella presenza tra i titolari di Giacomo Grazioli, socio e co-responsabile commerciale, e del fratello Giulio, agente di vendita, figli dell’altro socio fondatore dell’azienda. Il 2021 sarà inoltre l’anno del consolidamento della collaborazione con CyberKube, partner che ha permesso a Centrum di entrare a pieno titolo nel campo della sicurezza informatica e della protezione dei dati. “Fornire sicurezza a 360 gradi è il nostro scopo principale e non potevamo non fornire ai clienti la protezione delle informazioni più sensibili che oggi devono essere gestite giocoforza anche lontano dalla sicurezza dei server aziendali”, chiosa Giacomo Grazioli.

CRP MECCANICA PORTA IN EUROPA UN’INNOVATIVA TECNOLOGIA DI STAMPA 3D Grazie all’accordo commerciale siglato nei mesi scorsi tra l’azienda modenese CRP Meccanica, attiva nel campo delle lavorazioni meccaniche di alta precisione a CNC con 20 anni di esperienza nel campo delle tecnologie additive in metallo, e la realtà californiana VELO3D sbarca in Europa un innovativo sistema di stampa 3D laser per metallo che permette di realizzare parti senza supporto, e con un flusso di lavoro integrato end-to-end. Con questa intesa, CRP Meccanica diventa distributore esclusivo per l’Italia e distributore per l’Europa dei sistemi di stampa 3D in metallo support-less Sapphire® e fornirà inoltre l’assistenza sulle macchine installate, costante affiancamento al cliente e supporto anche per il backup in caso di fermi o picchi di produzione. “Lavoreremo al fianco del cliente dalla consulenza di prevendita fino all’assistenza post-vendita, service e manutenzione, offrendo anche supporto durante la fase produttiva”, dichiara il direttore tecnico e presidente di CRP Meccanica, Franco Cevolini. “Stiamo attuando una rivoluzione nella tecnologia produttiva. L’esperienza e la credibilità che tutto il mondo riconosce a CRP Meccanica, aiuteranno VELO3D a mutare radicalmente il mercato italiano ed europeo della stampa 3D in metallo. Siamo pronti ad

abbracciare questa nuova avventura e a mettere a frutto l’expertise maturata in oltre mezzo secolo di attività a servizio dei settori industriali più esigenti. Le competenze delle aziende della famiglia Cevolini unite alla tecnologia di VELO3D daranno vita ad un unicum senza precedenti al mondo. Credo molto in questo progetto, la tecnologia di VELO3D è un vero e proprio game changer che supera tutti i sistemi di stampa 3D in metallo, e può fare la differenza in molti ambiti industriali avanzati”, rimarca Cevolini. “CRP Meccanica è un’azienda unica con i suoi 50 anni di esperienza nel campo delle lavorazioni meccaniche di alta precisione a CNC maturati al fianco delle maggiori industrie high-tech e vanta, inoltre, un’importante pratica ventennale nell’ambito delle tecnologie additive in metallo, che l’ha portata ad apprezzare i significativi vantaggi tecnologici e i benefit per i clienti del nostro sistema Sapphire®. CRP Meccanica è dunque il partner eccellente per sfondare nel mercato italiano ed europeo”, afferma Benny Buller, fondatore e CEO di VELO3D. “Spesso i sistemi di costruzione tradizionali richiedono dei supporti per le geometrie inferiori a 45 gradi. Questo ha sempre rappresentato un vincolo pressoché insormontabile, creando quelle limitazioni in fase progettuale che si traducevano in incertezze qualitative e ritardi: molte geometrie, e quindi forme e strutture, non si potevano realizzare per l’im-


EFFICACIA EMOTIVA nelle aggregazioni aziendali Le operazioni straordinarie - FUSIONI, SCISSIONI, ACQUISIZIONI, TRASFORMAZIONI, PARTNERSHIP crescono costantemente ma...?!? Purtroppo ancora tanti fallimenti nella fase di integrazione. Solo un’operazione su quattro ha successo. Qual è il motivo? La gestione del cambiamento: la capacità di analizzare, valutare e affrontare i cambiamenti che queste operazioni generano nelle diverse organizzazioni.

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possibilità di rimozione dei supporti. Dunque, l’intero processo di costruzione ha sempre richiesto del tempo extra: il design del pezzo doveva essere ottimizzato per la stampa, i supporti dovevano essere costruiti durante la realizzazione del pezzo stesso, e poi essere rimossi nella fase di post-processo, con il conseguente aumento dei tempi di produzione e dei costi. VELO3D ha reso la stampa 3D in metallo una tecnologia supportfreeTM, più veloce, più performante e adatta ai settori industriali più esigenti che devono produrre pezzi di altissimo livello”, spiega ancora Franco Cevolini. Le stampanti Sapphire® di VELO3D possono trovare applicazione, solo per citare qualche esempio, in ambito aerospaziale e difesa, per realizzare microturbine, bruciatori, turbopompe, scambiatori di calore, nell’oil&gas e anche nel motorsport.

DANFOSS POWER SOLUTIONS, A BOLOGNA UNA DELLE ECCELLENZE DEL LEAN MANUFACTURING Un importante riconoscimento, volto a premiare gli esempi più virtuosi di applicazione dei principi e della cultura Lean. È il concorso LEANICON, indetto anche quest’anno dall’Associazione Europea Lean Managers (ALES), l’ente più importante sul miglioramento continuo in Europa, con sede a Bruxelles, che ha visto lo stabilimento Danfoss Power Solutions di Castel San Pietro Terme, alle porte di Bologna, aggiudicarsi il secondo premio distinguendosi tra le 120 aziende partecipanti da tutto il Vecchio Continente

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per l’iconicità, la misurabilità delle performance aziendali e l’approccio verso il miglioramento continuo semplice ed inclusivo. Danfoss Group è una multinazionale danese che opera nell’ambito dei sistemi di controllo climatico, energetico e dei componenti e sistemi oleodinamici ed elettrici; la sua presenza nel mondo occupa oltre 28.000 addetti, producendo un fatturato che nel 2019 si è attestato intorno a 6,3 miliardi di euro. In Italia Danfoss Power Solutions, il segmento oleodinamico del gruppo, è presente con un organico di circa 250 dipendenti dislocati tra i due stabilimenti di Reggio Emilia e Bologna, quest’ultimo dedicato alla produzione di pompe e motori oleodinamici ad ingranaggi. “Il premio LEANICON è un grande riconoscimento, ottenuto in seguito ad anni di costante impegno quotidiano profuso nell’ottimizzazione dei nostri processi produttivi. Un modello di business di comprovato successo globale, che ci garantisce il massimo grado di flessibilità ed efficienza produttiva”, commenta Domenico Traverso, presidente della divisione Work Function, in cui opera la business unit di Bologna. “Il livello di prestazioni operative raggiunto in termini di sicurezza, qualità, consegna ed efficienza, unitamente a una cultura aziendale basata sul miglioramento continuo, ci permettono di affrontare con più consapevolezza le sfide del mercato e di rispondere in modo più rapido alle esigenze dei nostri clienti”, evidenzia Kaj Vaataja, vicepresidente e general manager della business unit. “Il Lean manufacturing fu introdotto in azienda nel 2015, ovvero quando ci trasferimmo dallo stabilimento di Villanova di

Castenaso in quello attuale, più moderno e flessibile e che oggi ci permette di fornire ai nostri clienti innovazione di prodotto e servizio ai più alti standard di efficienza operativa”, dichiara Giulio Stella, direttore dello stabilimento di Bologna. “Danfoss è un’azienda d’eccellenza che crede profondamente nel miglioramento continuo e Bologna è un ottimo esempio di cultura propensa al miglioramento e al cambiamento, terreno molto fertile per il successo e per la sostenibilità nel tempo”, conclude Sarah Dal Prà, Danfoss continuous improvement expert.

DOTENV, PROGETTI DIGITALI CON METODO SARTORIALE Una squadra giovane e appassionata formata per rispondere alle esigenze tecnologiche dei clienti. Così è nata a gennaio 2020 DotEnv, realtà ferrarese che offre web software solution costruite intorno al cliente, su misura al punto da dare vita a un minuzioso lavoro di squadra che vede una accurata analisi della richiesta e la personalizzazione di ogni soluzione. “Per questo parliamo di progetti digitali e metodo sartoriale. Si lavora per realizzare ciò di cui il cliente ha bisogno: vengono analizzate le esigenze e le richieste, condividendo gli obiettivi e fornendo l’assistenza necessaria per sviluppare la migliore soluzione software personalizzata”, dichiarano da DotEnv. Core business dell’azienda è la creazione di soluzioni informatiche, ex novo o tramite l’integrazione con gestionali preesistenti.



Quindi di base applicativi desktop, web e app, con la possibilità di realizzare soluzioni personalizzate e personali. DotEnv accompagna le aziende in un percorso di digital transformation, creando anche soluzioni hardware per acquisire dati e informazioni da macchine, operatori e zone produttive, e li mette rapidamente a disposizione degli strumenti digitali. Il motto dell’azienda è ‘Insieme è meglio’: “Scegliendo di fare squadra con il team di professionisti e partner tecnologici DotEnv, il cliente è certo di entrare in un processo di lavorazione che gli permetterà di ottenere un servizio di assistenza anche dopo la realizzazione del progetto desiderato”, sottolineano da DotEnv. Il team è formato da otto persone, di cui cinque in ambito tecnico e sviluppo, e le restanti tre in servizi amministrativi. DotEnv si avvale inoltre di collaboratori ad hoc per alcuni progetti, in base alle necessità risultanti dal brief con il cliente. Il manifesto del gruppo, che viene virtualmente sottoscritto da ogni componente, è basato su quattro punti fondamentali per svolgere un lavoro professionale e di qualità: ascolto tramite il confronto con il cliente, per costruire e sviluppare la soluzione più adeguata; integrazione con i gestionali già in uso nei sistemi del cliente, potenziandoli per i nuovi obiettivi; personalizzazione dei progetti sulla base di ogni specifica esigenza, creando prodotti unici; risultato ottenuto dal lavoro in sinergia con le persone. L’azienda si trova a Ferrara presso le Corti di Medoro, una zona riqualificata e inaugurata lo scorso ottobre che ha dato vita a un complesso residenziale di proprietà di Investire e gestito da ACER, nel quale diverse attività hanno potuto mettere radici. “In un periodo storico di totale incertezza, avere la sicurezza di un luogo in cui ritrovarsi e fare squadra era importante per tutto il gruppo. Un luogo di creazione di nuovi progetti, consolidamento dei rapporti già costruiti, uno spazio per rispondere alle necessità dei clienti e per condividere la giornata tra una programmazione e l’altra”, concludono da DotEnv. Claudio Alberghini, general manager di Dr. Safety

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DR SAFETY, PIATTAFORMA “ALL INCLUSIVE” PER LA SICUREZZA SUL LAVORO Da Dr Fire® a Dr Safety®: non è una semplice modifica di brand, ma un cambiamento di visione rispetto a tutto quanto riguarda la sicurezza per le aziende, offrendo le soluzioni necessarie a garantirla nel modo più efficace ed efficiente. “È il primo network dedicato al mondo della sicurezza sul lavoro che mette in collegamento aziende, lavoratori, professionisti, produttori e distributori”, spiega Claudio Alberghini, general manager di Dr. Safety. “Siamo un gruppo di imprenditori che vogliono distinguersi per visione e capacità di competere e crescere, perseguendo la quarta rivoluzione industriale, la ‘digitalizzazione dei processi’. Già prima del Covid-19 ci occupavamo di sicurezza, realizzando soluzioni innovative. Eravamo impegnati prevalentemente sulla prevenzione incendi, ma le soluzioni per aumentare la sicurezza sul lavoro crescevano, garantendo una sempre più performante gestione digitalizzata, mentre, parallelamente, le soluzioni IoT garantivano una costante verifica delle attività svolte”. La sfida è diventata, appunto, creare un sistema che andasse oltre Dr Fire®. “Abbiamo individuato uno spazio di business inespresso”, spiega Alberghini. “Per essere protagonisti e costruire il futuro del settore, oggi molto disgregato, abbiamo impiegato diverso tempo, ma siamo riusciti a dare vita a una piattaforma che digitalizza

i processi attraverso un format ‘all inclusive’ strategico che rivoluziona completamente la filiera e il modo di fornire sicurezza sul lavoro al mercato delle imprese e dei consumatori finali. Abbiamo unito visione strategica, innovazione tecnologica e di business, specializzazione settoriale, forte orientamento al networking, multicanalità distributiva, efficienza e sostenibilità economica, per creare un vantaggio competitivo forte, distintivo, difficilmente replicabile, dalle innumerevoli potenzialità. Ed ecco il nuovo brand, Dr Safety®”. Il cliente, acquistando la piattaforma Dr Safety Smart System®, si troverà automaticamente connesso al network. I professionisti qualificati di Dr Safety® sono riconoscibili grazie a un tesserino identificativo (Skill Card©) munito di sensoristica, indispensabile per connettersi con le soluzioni IoT presenti sui dispositivi Dr Safety®. Tale connessione consente di verificare il rispetto delle scadenze per sorveglianza visiva, controllo periodico e manutenzione programmata dei dispositivi, che quindi può avvenire solo attraverso personale qualificato. La ‘catena degli obblighi’ prevede che il datore di lavoro si attivi per ridurre al minimo i rischi sul lavoro, per salvaguardare la sicurezza dei dipendenti. “Abbiamo brevettato un sistema di controllo di prossimità che riconosce il manutentore o l’incaricato alla sorveglianza, che sorveglia o controlla lo stato di efficienza dei dispositivi, mentre l’App registra su una piattaforma crittografata tutte le attività effettuate. Le verifiche vengono registrate sul registro dei controlli (obbligatorio), che è disponibile alle aziende e agli organi di controllo e, in caso di mancata sorveglianza nei tempi stabiliti dalle normative vigenti, grazie all’App, un segnale di allarme avviserà tutta la filiera dei responsabili della sicurezza in tempo reale, percorrendola fino all’RSPP e al titolare o all’amministratore delegato. Grazie a questa ‘catena di responsabilità’ si avrà il controllo di ciò che accade in tempo reale e si potrà intervenire con tempestività, avendo la garanzia che l’impianto sia in totale efficienza e sicurezza. Per questo la piattaforma si chiama ‘no alert no problem’”, conclude Claudio Alberghini.


I.C.O.S. FESTEGGIA 70 ANNI DI QUALITÀ NELLA LAVORAZIONE DELLA LAMIERA

Settant’anni nel campo delle tecnologie di lavoraun’area nella zona industriale di Zola Prezione della lamiera. A contraddistinguere la storia dosa, in via Curiel, 4. I lavori di costruzione di I.C.O.S. - Industria Costruzione Oggetti Stampati, terminarono l’anno successivo e, agli albori oltre alla ammirevole longevità, è la volontà dell’adegli anni ’70, l’azienda si affacciò sul merzienda bolognese, rimasta immutata nel corso decato. Oltre alla mission industriale e mecgli anni, di guardare al futuro con determinazione canica, nel Dna di nostro padre, che era un ed entusiasmo, sempre alla ricerca di nuove soluuomo dai molti interessi, c’era la passione zioni tecnologiche con le quali potersi distinguere legata alla terra e alla natura e il desideMarino Leonelli, fondatore di I.C.O.S. per una produzione all’insegna dell’alta qualità. rio di fare del buon vino. Per questo, negli La storia di I.C.O.S., che nel dicembre 2020 ha celeanni successivi creò anche una bellissima brato la ricorrenza del proprio settantesimo anniversario nel corazienda vitivinicola sulle colline di Castelvetro di Modena, la Teso di una cerimonia con cui il Comune di Zola Predosa, alle porte nuta Galvana Superiore, che oggi produce ottimi vini”, continua di Bologna, ha voluto onorare la longevità e l’eccellenza di alcune Leonelli. Nel pieno del successo e dell’impegno imprenditoriale realtà del territorio, è indissolubilmente legata a quella del suo di Marino Leonelli, l’attività di I.C.O.S. nella nuova sede si rivelò fondatore, Marino Leonelli, e alla sua passione per la meccanica, fin da subito profittevole, portando a immediate collaborazioni tramandata ai figli Piero, Paolo e Carmen che oggi proseguono il con nuovi clienti e a un ampliamento dei settori merceologici, che percorso intrapreso con la stessa cura e dedizione. spaziavano dalla componentistica per i carburatori al settore del“Tutto ha preso avvio in un piccolo paesino nelle colline modenele macchine automatiche, fino a quello dei piccoli elettrodomestisi, dove nostro padre nacque nel 1925”, racconta Paolo Leonelli. ci e dell’automotive. “Il suo primo lavoro fu presso la ditta Alfieri Maserati ed è lì che “Gli anni successivi sono stati contraddistinti da una continua iniziò a coltivare il proprio interesse per la meccanica. Alcuni anni crescita: l’azienda si è evoluta ed è divenuta sempre più moderdopo, nel 1948, si trasferì a Bologna e cominciò a lavorare in un’ana e tecnologica mediante un continuo aggiornamento del parco zienda di macchine automatiche per la produzione e confezionamezzi di produzione, ottenendo nel 1998 la Certificazione di Quamento di fiammiferi”. lità ISO 9000 e a tutt’oggi anche la Certificazione ISO 3834-4. Dal Fu nel 1950, all’età di 25 anni, che Marino decise di mettersi in 2010 partecipiamo a un’aggregazione di 11 imprese nel campo proprio e fondare la I.C.O.S. nella sua prima sede, un capannone della subfornitura meccanica che hanno costituito il contratto di di via Emilia Ponente. Nata come subfornitrice nel tessuto indurete RaceBO. Questo team di aziende, che presenta attività comstriale bolognese, l’impresa si è via via distinta per la capacità plementari e fortemente specializzate, è in grado di offrire prodotti di offrire un servizio a 360 gradi che si sviluppa in quattro aree finiti con standard elevati di qualità a costi competitivi, elementi, produttive, ovvero taglio e piega lamiere, carpenteria meccanica, questi ultimi, che sono l’essenza della sfida che, nel mercato glodeformazione-stampaggio lamiere a freddo, attrezzeria e costrubalizzato, attende un po’ tutte le industrie. A gennaio di quest’anzione stampi. no, inoltre, abbiamo acquisito un nuovo sito di 2.000 metri quadri in “Quando gli affari iniziarono ad andare bene, l’attività venne divia Curiel, 5, che ci permetterà di espandere e migliorare la nostra versificata tramite l’affitto di altri locali, destinati alla costruzione produzione”, conclude con orgoglio Piero Leonelli, oggi alla guida di gabbie per il settore avicolo. Il punto di svolta per la storia deldell’azienda con i fratelli Paolo e Carmen, nel segno della tradiziola I.C.O.S. fu nel 1968, quando nostro padre decise di acquistare ne ma con lo sguardo proiettato al futuro.

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DUCATI CHIUDE IL 2020 CON UN SECONDO SEMESTRE DA RECORD “Il 2020 è stato un anno complesso sotto tanti aspetti e una sfida tutta nuova per chiunque nel mondo. Inevitabilmente si è chiuso in modo diverso da come avremmo voluto, ma Ducati ha saputo sfruttare al meglio il trend di recupero del mercato delle due ruote iniziato a giugno, ottenendo un’eccellente seconda parte dell’anno con un risultato finale migliore rispetto alle previsioni di marzo. Ridefinendo modalità e processi lavorativi siamo riusciti a mantenere la sicurezza dei nostri dipendenti, a stare vicini agli appassionati e a consolidare il brand Ducati nel mondo crescendo in alcuni mercati come la Cina. Abbiamo inoltre conquistato per la seconda volta nella nostra storia il Titolo Mondiale Costruttori in MotoGP”. Sono le parole con cui Claudio Domenicali, amministratore delegato di Ducati Motor Holding, riassume un 2020 caratterizzato da una complessa situazione globale. Nonostante il fermo produttivo di sette settimane proprio nel picco di stagione, che ha pesantemente impattato i primi sei mesi, Ducati ha chiuso il 2020 con un secondo semestre da record. Grazie ai risultati ottenuti da luglio a dicembre, l’azienda è riuscita a consegnare nel corso dell’anno un totale di

Claudio Domenicali, amministratore delegato di Ducati Motor Holding

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48.042 moto, contenendo il differenziale di vendite rispetto al 2019 al -9,7%. È inoltre proseguito il trend di crescita degli ultimi anni in Cina, che con 4.041 moto vendute (+26%) diventa il 4° mercato per l’azienda di Borgo Panigale, in Germania, con 5.490 unità (+6,7%), e in Svizzera (+11,1%), mentre il primo mercato a livello mondiale si conferma l’Italia con 7.100 moto. Il 2020 è stato contraddistinto anche dalla conquista del Titolo Mondiale Costruttori MotoGP, dal proseguimento del processo di rafforzamento della rete vendita, dall’apertura della nuova filiale australiana e dall’avvio della produzione di esemplari unici in serie limitata quali la Superleggera V4 e il Diavel 1260 Lamborghini. “Nel corso del 2020 Ducati si è inoltre impegnata a supportare la propria rete vendita in tutto il mondo, sviluppando il programma Ducati Cares, che ha permesso ai Ducatisti di visitare i propri concessionari di fiducia in assoluta sicurezza, di poter interagire digitalmente per prenotare un appuntamento e valutare l’acquisto di una moto da remoto. Il tutto senza cessare il processo di espansione che è proseguito con l’apertura di nuovi

concessionari e della nuova filiale australiana”, aggiunge Francesco Milicia, vicepresident and global sales director di Ducati. Il trend positivo che ha contrassegnato la chiusura del 2020 permette a una solida Ducati di guardare al futuro con ottimismo e fiducia: “Iniziamo il 2021 con la certezza di una gamma sempre più completa e attenta a soddisfare le esigenze di diverse tipologie di motociclisti. I nuovi prodotti hanno segnato un portfolio ordini all’inizio dell’anno molto positivo ed è un chiaro segnale dell’apprezzamento dei nostri appassionati. Moto come la nuova Multistrada V4, che con la sua tecnologia segna un nuovo traguardo per il mondo delle due ruote, o il Monster, che rappresenta tutta l’essenza Ducati nella forma più compatta, essenziale e leggera possibile per divertirsi ogni giorno. Anche la stagione sportiva che è alle porte ci vede partecipare in MotoGP e Superbike con piloti giovani e di talento, che ci fanno guardare al futuro con ottimismo e una costante voglia di migliorarci”, conclude Claudio Domenicali.

DELTA AIR LINES SCEGLIE EASYSNAP TECHNOLOGY Easysnap Technology, con le sue bustine di gel igienizzante, è entrata nel “care kit” di Delta Air Lines, la migliore compagnia aerea statunitense nel business travel, confermando un trend di grande crescita, soprattutto nelle vendite online, per l’azienda modenese. Innovative, pratiche e facili da usare: sono le soluzioni di packaging di Easysnap Technology che, ideate e sviluppate a Modena, si sono fatte strada nel mondo perché scelte dalle più importanti aziende farmaceutiche, cosmetiche e alimentari per distribuire i propri prodotti. “Si tratta di confezioni semirigide monodose per sostanze liquide e cremose che si aprono con l’utilizzo di una sola mano”, spiega il CEO Andrea Taglini. “Niente più linguette


Andrea Taglini, CEO di Easysnap Technology

da strappare o parti da scartare, niente più tappi da svitare, basta semplicemente piegarle a metà”. Queste soluzioni basate sul principio del “one hand opening” nascono dall’intuizione dell’azienda modenese Easysnap Technology, da cui prendono il nome anche le unità di confezionamento, il cui obiettivo è creare un nuovo modo di aprire le cose. Obiettivo pienamente raggiunto: lo studio e l’attenzione dell’azienda hanno portato alla creazione di questo pack accessibile a tutti: bambini, anziani, persone con disabilità. “Altamente intuitivi, estremamente semplici e leggeri ma anche resistenti, gli Easysnap sono inoltre in grado di erogare il contenuto in modo preciso, pulito e senza sprechi, garantendo le giuste quantità e un’altissima restituzione di prodotto”, ricorda Taglini. Grazie a questa nuova soluzione, l’azienda con sede nel cuore della Packaging Valley è riuscita ad affermarsi a livello globale, sia confezionando prodotti per altri colossi mondiali, sia vendendo le macchine progettate per realizzare il confezionamento in Easysnap. Una straordinaria accelerazione alla diffusione degli Easysnap l’hanno data le nuove prescrizioni connesse all’emergenza sanitaria. Que-

sto packaging pensato per le soluzioni liquide e semiliquide ha trovato infatti una perfetta applicazione nel mercato dell’igienizzante mani: pratico, sicuro e comodo da trasportare e da usare, è stato scelto da grandi marchi per confezionare i propri gel, ma è stato anche impiegato dall’azienda stessa per creare un proprio corporate brand di igienizzante “Snap for Clean”. E non a caso la compagnia aerea statunitense Delta Air Lines ha scelto proprio i monodose Easysnap per il gel igienizzante incluso nel “care kit” per i passeggeri. Così, ogni giorno, milioni di viaggiatori hanno occasione di sperimentare questo modo rivoluzionario di aprire le confezioni: piegandole con le dita di una mano sola. Anche gli acquisti sulle grandi piattaforme online hanno preso il volo toccando numeri da record e ottenendo un ottimo riscontro dagli utenti che valutano a pieni voti gli Easysnap di gel igienizzante, che nell’era Covid ha trovato un consumo eccezionale. Ma sono numerosi i prodotti e i settori ai quali l’azienda ha riservato attenzioni: il pack Easysnap ha infatti trovato applicazione anche nell’ambito alimentare per salse, miele, condimenti vari e integratori, nel settore farmaceutico per diversi farmaci in forma liquida, e in quello cosmetico per creme e make-up. Easysnap Technology è il proprietario e titolare dei diritti del marchio Easysnap in tutto il mondo ed è produttore e costruttore di macchine automatiche per confezionamento nella tecnologia monodose Easysnap.

ELECNOR APPRODA A BOLOGNA Elecnor approda a Bologna con un nuovo contratto di manutenzione per E-distribuzione. L’investimento in Emilia-Romagna del gruppo spagnolo, leader nelle infrastrutture, energia, servizi e telecomunicazioni, avrà importanti ripercussioni locali in termini di assunzioni e formazione di nuove figure professionali. Attraverso Elecnor Italia, la succursale specializzata nelle telecomunicazioni e nella trasmissione di energia elettrica, il Gruppo impiega attualmente 500 persone, principalmente in Piemonte e Lombardia. Il progetto

in Emilia comprenderà lavori di progettazione, installazione e manutenzione di linee aeree e interrate in bassa e media tensione, sottostazioni secondarie e lavori su gruppi di misura elettrici, con/senza tensione, interventi su chiamata per guasti, oltre ad altre attività quali la realizzazione di infrastrutture di rete in fibra ottica e manutenzione ed efficienza energetica con soluzioni personalizzate. Per il progetto di Bologna, Elecnor assumerà diversi profili professionali: elettricisti, personale specializzato nel lavoro in quota, operai generici di scavo, progettisti e tecnici di cantiere. In azienda saranno previsti percorsi di formazione in ambito operativo e piani di carriera per il personale specializzato sia in Emilia che nel resto del nord Italia. Con oltre 60 anni di storia, Elecnor nasce nel 1958 su iniziativa di un gruppo di imprenditori spagnoli, ancora oggi azionisti di riferimento. Inizialmente focalizzata sul settore elettrico, nel giro di pochi anni amplia il campo d’azione alle telecomunicazioni e inizia la propria espansione con la creazione della prima filiale in Spagna, dedicata alla progettazione e realizzazione di opere prefabbricate. Quasi contestualmente nasce in Venezuela la prima filiale estera, considerata la prima pietra miliare del percorso di espansione internazionale del Gruppo, seguita dalla realizzazione di impianti in Brasile e in Cile, dall’acquisizione di società in Scozia, negli Stati Uniti e in Francia e dal rafforzamento nei mercati dell’energia elettrica, del gas, delle telecomunicazioni e delle energie rinnovabili. Elecnor opera oggi su diversi settori quali: gas, impianti industriali, ferrovie, telecomunicazioni, sistemi idrici, costruzioni, ambiente, manutenzione di impianti, e ingegneria aerospaziale. Presente in 53 Paesi, la forte vocazione internazionale dell’azienda l’ha portata negli anni ad un continuo processo di espansione che le ha aperto le porte di nuovi mercati in tutto il mondo, in particolare l’Europa, il Nord America, il Centro America, il Sud America, l’Africa, l’Australia e il Medio Oriente. Quotata nella borsa spagnola, Elecnor ha un team di professionisti altamente qualificati e una forza lavoro di oltre 18.000 dipendenti diversificati per competenze e fascia generazionale, nell’ottica di garantire negli anni il mantenimento costante del know-how, della professionalità e della qualità dei servizi, oltre che di assicurare un costante ed efficiente ricambio generazionale.

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IL GRUPPO ZENIT SCEGLIE I SERVIZI CLOUD DI ELOGIC Zenit, azienda modenese specializzata nel settore del trattamento delle acque reflue, ha riorganizzato la propria infrastruttura IT in un ambiente Cloud tutto italiano: il Private Cloud di eLogic, Cloud Service Provider bolognese del Gruppo Maggioli, ospita infatti l’articolata infrastruttura tecnologica del Gruppo. Per una realtà aziendale come il Gruppo Zenit, con sedi in Europa, Cina e Asia, è di fondamentale importanza l’affidabilità dell’intero sistema informativo che rende fruibili alla rete commerciale dei vari Paesi il sistema ERP SAP, la piattaforma di gestione contenuti Kentico Xperience, gli applicativi verticali e il CRM. “Come la maggior parte delle aziende italiane, anche Zenit nel corso degli anni aveva sviluppato la propria infrastruttura su hardware fisico di proprietà, organizzato su più server presso il proprio CED in colocation su Data Center esterno; l’obsolescenza dell’infrastruttura tecnologia di proprietà ha posto l’azienda davanti a una scelta progettuale importante: investire nell’acquisto di nuovo hardware e software di base per sopperire alle necessità informatiche aziendali attuali e, possibilmente, capace di gestire esigenze a medio termine oppure migrare gradualmente la propria infrastruttura in Cloud, esternalizzando i server e delegando le problematiche di acquisto e gestione operativa degli stessi ad altri”, spiegano le due aziende emiliane. Zenit ha optato per la completa riorganizzazione tecnologica e applicativa in ambiente Cloud, affidandosi alla divisione Cloud Services di eLogic che mette a disposizione dei propri clienti un’infrastruttura tecnologica di proprietà all’avanguardia che risiede presso i più importanti Data Center italiani a garanzia di prestazioni di alto livello e massima qualità. Lo staff tecnico eLogic, inoltre, fornisce presidio e affiancamento consulenziale, sollevando Zenit dagli oneri di gestione. “La nuova architettura di Cloud computing realizzata garantisce migliore affidabilità, riduzione dei potenziali punti di vulnerabilità, un accesso efficiente dalle varie sedi internazionali e facile espansione delle risorse computazionali. Scegliere la nostra soluzione Cloud ha permesso al Gruppo Zenit di superare i vincoli

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tecnici, dettati dalle diverse politiche di utilizzo della rete Internet vigenti nei vari Paesi, attraverso una consulenza ad hoc ed un utilizzo di specifici apparati di networking”, afferma Marco Musolesi, responsabile area Cloud Services di eLogic. “Grazie all’adozione dei servizi di Private Cloud eLogic, abbiamo riorganizzato e garantito il futuro dell’infrastruttura informatica del Gruppo, senza effettuare progetti interni di aggiornamento tecnologico particolarmente invasivi ed economicamente gravosi”, dichiara Massimo Fini, IT manager del Gruppo Zenit. “In questi ultimi anni sono sempre di più le aziende che scelgono di virtualizzare i sistemi informativi migrandoli in Cloud: contenimento dei costi, miglioramento della connettività, salvaguardia dei dati, sicurezza, alta scalabilità e presidio tecnico sono dei reali vantaggi che come Cloud service provider offriamo ai nostri clienti. Investiamo continuamente sui nostri servizi Cloud per migliorarli e le certificazioni ISO 9001 e ISO/IEC 27001 ne sono una conferma”, conclude Mirko Sancassani, CEO di eLogic.

natore dell’Associazione Nazionale sordi. A rispondere all’appello è stata Encaplast, azienda di Mirandola, in provincia di Modena, specializzata da oltre 40 anni nel settore del packaging biomedicale, che ha deciso di contribuire e collaborare con Renometal, azienda emiliana proveniente dall’industria fashion, e il designer Matteo Martinelli, diventando distributore di “WeAre”, la mascherina trasparente indispensabile per chi non sente ed è costretto a leggere il labiale. “WeAre permette di respirare bene e di proteggersi grazie al suo flusso d’aria innovativo e al suo filtro protettivo, che nella versione ‘Baby’ sembra proprio il naso di un clown. WeAre rende tutto trasparente, anche l’acqua, perché è quasi totalmente riciclabile (96,4%) e il filtro può essere riutilizzato previo lavaggio fino a 20 volte, rendendola eco-friendly e pocket-friendly. Siamo davvero entusiasti di questo nuovo progetto, che tocca temi a noi molto cari come sostenibilità e inclusività”, dichiara Elena Poltronieri, key account manager e responsabile di Encaplast. Encaplast è un’azienda fondata nei primi anni Ottanta dalla famiglia Neri a Mirandola e sin da allora ha intrapreso un percorso mirato allo studio e alla realizzazione di soluzioni

LE MASCHERINE PER CHI NON SENTE DISTRIBUITE DA ENCAPLAST L’appello è stato lanciato nei mesi scorsi: le persone con problemi di udito hanno bisogno di leggere le labbra e l’obbligo della mascherina rendeva tutto molto più difficile. “Servono negli ospedali, nelle scuole, negli uffici pubblici, ma c’è grande difficoltà nel reperirle”: spiegava Renato di Carlo, coordi-

Elena Poltronieri, key account manager e responsabile di Encaplast


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packaging specifiche per il settore medicale e farmaceutico. L’essere al centro di uno dei più importanti distretti biomedicali del mondo ha sicuramente giocato un ruolo importante, consentendo di sviluppare tecniche e prodotti costantemente in linea con le esigenze del settore. Come spiegano da Encaplast “l’ufficio tecnico studia la soluzione migliore per le esigenze del cliente, rispettando rigorosamente normative e standard qualitativi. Taglio del materiale, stampa, accoppiamento/laminazione e saldatura sono i punti principali del processo produttivo, tramite il quale prendono vita le soluzioni packaging che rispondono a tutte le richieste. Elevati standard qualitativi ci hanno poi spinto a realizzare una camera bianca a triplo turno di lavoro, dove vengono prodotte sia soluzioni packaging medicale e farmaceutico in grandi serie, sia piccoli lotti per particolari esigenze aziendali. In effetti, qualità del prodotto per il settore medicale e farmaceutico significa soprattutto produzioni in ambienti protetti e altamente puliti. Negli ultimi anni la camera bianca è stata completamente modernizzata: è altamente innovativa, con particolare attenzione ai flussi delle merci e in costante aggiornamento con tecniche e macchinari all’avanguardia. Inoltre, gli standard qualitativi elevati sono resi possibili anche dall’accuratezza con cui il personale controlla ogni singolo packaging prodotto”. “Encaplast è una grande famiglia”, sottolineano Patrizia e Mario Neri, amministratori dell’azienda biomedicale mirandolese. “Ormai 40 anni fa i nostri genitori fondarono questa azienda, ora diventata una realtà inter-

Patrizia e Mario Neri, amministratori di Encaplast

nazionale. Tutto questo grazie al prezioso supporto dei nostri collaboratori che non hanno mai smesso di condividere e credere alle ambizioni della famiglia Neri. Un team collaudato in costante aumento, unitamente a una struttura moderna e all’avanguardia, ci permettono di collaborare con partner di caratura internazionale. L’inserimento all’interno dell’esclusiva associazione di categoria SBA è motivo di grande orgoglio per noi: da sempre visto come traguardo è ora un nuovo punto di partenza per rafforzare la nostra presenza sul mercato mondiale”.

ECM INAUGURA IL SUO TERZO LABORATORIO DI PROVA Ente Certificazione Macchine, realtà di Valsamoggia, in provincia di Bologna, che da più di 20 anni opera nell’attività di certificazione, testing, ispezione e formazione, ha annunciato nel febbraio scorso l’apertura di un terzo laboratorio di prova, per una gamma ancora più ampia di servizi di testing, dedicati in particolare alle batterie al litio. In un’ottica di crescita e miglioramento costanti, ECM ha investito importanti risorse ed energie per estendere ulteriormente le proprie competenze e fornire a imprese e professionisti di tutto il mondo servizi sempre all’avanguardia e in linea con i più recenti sviluppi tecnologici e normativi. Accanto al laboratorio di prova già accreditato 17025, che vanta una lunga e consolidata esperienza a livello internazionale, e all’area prove sita nella nuova sede della divisione dispositivi medici, dove è installata una camera anecoica di ultima generazione per prove di compatibilità elettromagnetica, si aggiunge ora un nuovissimo spazio dedicato alle attività di testing. Questo terzo laboratorio, che si trova in una nuova struttura ed è equipaggiato con le attrezzature più sofisticate, sarà dedicato principalmente all’attività di testing sulle batterie al litio. Alla luce dei grandi investimenti previsti a livello nazionale e internazionale – dal progetto europeo IPCEI per le batterie di nuova generazione alla joint venture Cina-USA per la progettazione e produzione di vetture

innovative nel cuore della Motor Valley emiliano-romagnola – il settore delle batterie al litio rappresenta un business estremamente attuale, che tuttavia richiede attenti controlli e verifiche dal punto di vista della sicurezza. “La tecnologia al litio rappresenta una vera e propria innovazione nel campo dell’energia, tuttavia, accanto ai vantaggi in termini di efficienza e sostenibilità, bisogna prestare grande attenzione ai requisiti di sicurezza che devono essere rispettati, prima di mettere in commercio queste batterie”, spiega il direttore generale di Ente Certificazione Macchine, Luca Bedonni. Dalla mobilità elettrica al fotovoltaico, dall’elettronica di consumo ai macchinari industriali, le batterie al litio sono utilizzate ormai in ogni ambito della vita quotidiana. Per questo è fondamentale che vengano prodotte, impiegate e vendute in conformità a quanto previsto dalle normative applicabili, anche alla luce della loro pericolosità intrinseca in caso di incidenti. Il processo di verifica della conformità delle batterie al litio è molto complesso. A seconda della destinazione d’uso della batteria, si vanno ad applicare standard diversi, che prevedono il superamento di un iter di prova di diversa natura. “ECM ha deciso di specializzarsi in questo tipo di attività proprio perché il mercato ce lo richiede. La nostra mission aziendale è fornire servizi utili affinché siano immessi in commercio soltanto prodotti e attrezzature che rispettino i requisiti di sicurezza, a tutela del mercato”, spiega Bedonni. Grazie alle avanzate strumentazioni in dotazione, inoltre, nella nuova area prove sarà possibile svolgere una rinnovata gamma di test e prove meccaniche di varia natura, su diverse tipologie di prodotti e attrezzature.

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ESTECOM, NUOVO PERCORSO PER IL CYBERSECURITY CONTROL AZIENDALE Gli esperti di cybersecurity ritengono che l’esposizione al rischio informatico sia aumentato per le aziende con collaboratori che lavorano da casa. Personale che riceve una formazione frettolosa, meno supervisione e supporto tecnico, utilizzo di dispositivi personali e reti domestiche sono tutti elementi che facilitano truffe di phishing e malware. È così che molte organizzazioni stanno scoprendo di essere impreparate ad affrontare una nuova realtà e quanto sia importante educare i collaboratori alla sicurezza informatica. La pandemia ha costretto infatti molte aziende, che in precedenza supportavano poco o nulla il lavoro da casa, a offrire questa possibilità a molti o alla maggior parte dei loro dipendenti, in alcuni casi anche in modo permanente. Per questo, è ancora più semplice diventare vittime: dall’impiegato all’imprenditore, nessuno è escluso, i danni possono coinvolgere persone, processi e tecnologie aziendali ed essere di natura economica e reputazionale. “Un imprenditore deve sempre considerare un insieme di fattori a protezione dell’azienda, perché la sicurezza informatica non è solo tecnologie di qualità studiate per l’ambiente di lavoro in cui vengono implementate. La sicurezza informatica è anche attenzione al fattore umano e studio dell’esposizione al rischio”, spiega Nicola Bosello, chairman & sales director del gruppo Eurosystem, di cui Estecom fa parte dal 2018. Va ricordato, infatti, che più della metà degli

attacchi informatici è riconducibile a cause interne all’azienda, ovvero comportamenti poco sicuri con i quali le risorse introducono inconsapevolmente delle minacce. Per questo, investire nella formazione è compito di chi vuole educare i propri collaboratori ai rischi che possono correre e far correre all’organizzazione, aumentando la possibilità di attacchi. L’altro aspetto da considerare sono le superfici sulle quali l’azienda si rende vulnerabile, sia online che offline, e che molto spesso sono rappresentate dai canali utilizzati per la promozione. “Noi di Estecom, insieme ai colleghi del gruppo Eurosystem, abbiamo sviluppato un nuovo percorso di consulenza fatto di servizi, soluzioni e formazione per la sicurezza informatica, con lo scopo di prevenire e mitigare gli attacchi. L’obiettivo è consentire il cybersecurity control dell’azienda attraverso un approccio corretto e consapevole. Stiamo ricevendo feedback positivi dai clienti: i nostri servizi gestiti di security awareness, ad esempio, permettono di avviare un percorso strutturato insieme al team per istruire il personale su come non cadere vittima di attacchi hacker. Mentre per valutare l’esposizione al rischio, aiutiamo le aziende ad individuare le superfici su cui si dimostrano vulnerabili e che possono essere utilizzate dagli hacker per raccogliere informazioni sensibili da sfruttare a danno delle stesse. Magari attraverso un utente inconsapevole”, conclude l’account manager di Estecom, Alessandro Pastore. Per info: marketing@eurosystem.it

EUROSETS INAUGURA L'INNOVATIVA OBEYA ROOM

Alessandro Pastore, account manager di Estecom, e Nicola Bosello, chairman & sales director del gruppo Eurosystem

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Una stanza per agevolare il brainstorming e la condivisione di idee migliorando i processi decisionali, la creatività e il lavoro di squadra. A realizzarla è stata Eurosets, azienda di Medolla, in provincia di Modena, specializzata nella progettazione, produzione e commercializzazione di dispositivi biomedicali. L’efficienza organizzativa di Eurosets, la cui area scientifica prende in carico diversi pro-

getti ogni anno, tra nuovi prodotti, aggiornamenti tecnologici e nuovi brevetti, è stata implementata nei mesi scorsi grazie all’innovativa Sala Obeya, uno spazio che aiuta a migliorare organizzazione e performance in un mercato sempre più esigente e complesso. “Obeya in giapponese significa grande stanza: un luogo per coltivare le idee in gruppo, una cabina di regia dove le persone coinvolte in un progetto si riuniscono condividendo competenze e proposte nel rispetto dei tempi prefissati. Abbiamo voluto dotarci di questo spazio apposito per perseguire l’obiettivo di poter gestire un maggior numero di progetti di ricerca e sviluppo, per offrire sul mercato un più ampio portafoglio di prodotti innovativi”, spiega Antonio Petralia, amministratore delegato di Eurosets. Il metodo messo in campo da Eurosets grazie all’Obeya Room è semplice e si struttura di pochi capisaldi, capaci però di andare a cogliere i punti salienti di un progetto: le specifiche di un lavoro, gli obiettivi intermedi e finale del progetto stesso, l’analisi delle criticità previste, la definizione delle tempistiche. Questi elementi consentono di avere un quadro chiaro e aggiornato relativo allo stato di avanzamento di ogni singolo progetto e, contemporaneamente, tutto il team coinvolto viene informato sulle criticità in corso d’opera e sulle ricadute che potrebbero esserci. “L’Obeya Room è uno strumento funzionale anche all’ottimizzazione dei rapporti professionali: consente infatti una trasparenza nella condivisione delle informazioni in maniera trasversale ai diversi reparti aziendali, riconoscendo il valore aggiunto di ciascuna risorsa coinvolta nella produzione di idee. I meeting nella sala Obeya coinvolgono oltre alle aree


tecnico-scientifiche, anche il reparto marketing, l’ufficio tecnico, le risorse umane e altri settori aziendali in funzione della tipologia e dell’avanzamento del progetto”, continuano da Eurosets. “Le riunioni hanno inoltre delle caratteristiche particolari: un’alta frequenza settimanale, quasi con cadenza giornaliera, ma una durata breve, di massimo 10-15 minuti. Per questo motivo vi si trovano semplici sgabelli, a rappresentare la dinamicità dell’incontro e delle idee scambiate, e una grande lavagna per evidenziare in maniera impattante il focus del meeting”, evidenziano ancora dall’azienda del distretto biomedicale. La sala Obeya di Eurosets è intitolata alla memoria di Gianni Piccinelli, primo tecnico della macchina cuore-polmone a esercitare la sua attività negli anni Ottanta al Maria Cecilia Hospital di Cotignola, in provincia di Ravenna, consentendo di effettuare i primi interventi di cardiochirurgia a cuore aperto. Successivamente, Piccinelli entrò a fare parte del Consiglio di Amministrazione di Eurosets. L’attuale stabilimento di Eurosets, inaugurato nel 2016 in seguito al sisma che colpì la regione, si sviluppa su un’area di oltre 30mila metri quadrati di cui 12,5 adibiti alla produzione. Una struttura innovativa che guarda alla sostenibilità ambientale (l’80% dell’energia elettrica è autoprodotta grazie all’impianto fotovoltaico e all’innovativo impianto di trigenerazione a gas) e alla qualità dei rapporti professionali e del tempo lavorativo trascorso in azienda.

F.T.P. SI AGGIUDICA IL “PREMIO INNOVATORI RESPONSABILI 2020” “Una sfida che abbiamo scelto di cogliere quest’anno per mettere in gioco le nostre competenze di information technology a contributo dell’innovazione responsabile in un mondo che richiede la massima attenzione e cura verso il rispetto dell’ambiente, la promozione dell’uguaglianza di genere, l’uso delle

tecnologie al servizio della collettività”. Sono queste le parole con cui da F.T.P., azienda informatica di Formigine, alle porte di Modena, commentano la vittoria nella sesta edizione del “Premio Innovatori Responsabili” promosso dalla Regione Emilia-Romagna a cui hanno partecipato imprese, professionisti, associazioni, istituzioni scolastiche e università che contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. F.T.P. ha ottenuto il primo premio nella categoria medie imprese (fino a 250 dipendenti) con il progetto “La sfida dell’IT per un mondo più sostenibile”, mettendo al centro della propria strategia d’impresa una prospettiva integrata di sostenibilità economica, ambientale, sociale e digitale. “Innovare responsabilmente significa, attraverso la tecnologia digitale, semplificare e rendere più sicuro il lavoro umano e migliorare il benessere della comunità. I nostri obiettivi riflettono le ‘missioni’ da compiere ogni giorno mettendo in campo competenze e grande impegno per assicurare ai nostri clienti la ‘business continuity’, promuovere la gestione di soluzioni ‘as a service’ in modo da dematerializzare e rendere più veloci e tracciabili i processi aziendali, garantire procedure avanzate di cybersecurity che rendono più resilienti le infrastrutture informatiche”, spiegano dall’azienda modenese. L’evento di premiazione si è svolto il 22 dicembre scorso in diretta streaming a causa dell’emergenza sanitaria. Tra i 141 progetti ammessi e candidati da tutta l’Emilia-Romagna, sono 89 quelli che provengono da imprese di ogni settore. Sulla base della graduatoria approvata, sono stati nominati sette vincitori di categoria, 13 menzioni speciali, ed è stato assegnato anche il premio Ged – Gender equality and diversity label a cinque progetti e due menzioni speciali.

Quest’anno sono stati inoltre assegnati due nuovi premi speciali: il premio Resilienza Covid-19, riservato alle sette migliori esperienze di innovazione nate in risposta all’emergenza sanitaria, e il premio 2030 GiuntaER, che è stato assegnato ai progetti maggiormente rispondenti ai quattro pilastri del Programma di governo della XI legislatura. I risultati e i protagonisti della sesta edizione del premio sono riassunti nel Volume Innovatori Responsabili, e in una serie di video realizzati per promuovere i progetti vincitori. “Vogliamo contribuire a creare un futuro in cui si riduca il divario tra donne e uomini in ogni ambito e in cui le città siano sempre più resilienti dal punto di vista ambientale e sociale offrendo alla cittadinanza maggiori opportunità per vivere la comunità in maniera partecipativa grazie ad un uso etico e responsabile delle tecnologie. Ringraziamo di cuore tutte le nostre risorse interne, la nostra consulente di strategie di sostenibilità Lara Benazzi, e tutti i nostri partner di progetto, nello specifico Fondazione MAW - Officina Futuro, Sfridoo, DAXO Group, Econsulting - SostenAbility. Un grande grazie va anche alla Regione Emilia-Romagna per il riconoscimento che abbiamo ricevuto", concludono dal quartier generale di F.T.P..

FAAC ACQUISISCE TIBA PARKING SYSTEMS Si è completata lo scorso 4 gennaio l’acquisizione da parte di FAAC, multinazionale bolognese punto di riferimento nel settore dell’automazione e controllo accessi veicolari e pedonali, della totalità delle azioni del gruppo TIBA, primario operatore internazionale nel settore della fornitura di sistemi completi di gestione dei parcheggi con esazione, dal fondo di private equity israeliano TENE Capital, dal gruppo Afcon e da una serie di azionisti di minoranza. Il gruppo TIBA progetta, produce, distribuisce e supporta soluzioni flessibili, affidabili e all’avanguardia per ogni esigenza di gestione dei parcheggi off-street a pagamento. Ha il proprio quartier generale a Tel Aviv, in Israele, dove ha sede anche il suo importante centro di ricerca e sviluppo, ma produce la maggior parte dei propri ricavi nel mercato del Nord

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ITALMEC ELETTRONICA SPEGNE 50 CANDELINE Cinquant’anni di eccellenza nel campo del controllo elettronico dei processi industriali. A festeggiare l’importante traguardo nel 2020 è stata ITM - Italmec Elettronica, che lo scorso 17 dicembre ha ricevuto da parte del Comune di Zola Predosa, alle porte di Bologna, un riconoscimento alla longevità e alla capacità industriale nel corso di una cerimonia che si è svolta alla presenza del sindaco Davide Dall’Omo, dell’assessora alle attività produttive Norma Bai e del presidente del consiglio comunale Lidia Rosa Pischedda. “Un traguardo reso possibile grazie alla lungimiranza e alla capacità imprenditoriale di mio padre, Bruno Campanella”, commenta Serena Campanella, oggi alla guida dell’azienda bolognese. Fondata a Zola Predosa il 1° gennaio 1970 da Clara Mattioli, Italmec Elettronica viene acquisita nel 1984 da Bruno Campanella e dalla moglie Giovanna, a cui pochi anni dopo si unisce la figlia Serena, che muove i primi passi all’interno dell’impresa di famiglia nel reparto tecnico, poi in amministrazione e acquisti, fino a prenderne in mano le redini all’inizio del 2018, quando ne diviene direttore generale e poi, nel 2020, amministratore. Realtà all’avanguardia fin dalla sua fondazione, negli anni Settanta Italmec è la prima azienda in Italia a progettare termoregolatori analogici per soddisfare le esigenze del distretto industriale locale di macchine automatiche per il packaging, a quei tempi alla ricerca di un modo per controllare la temperatura della colla utilizzata per chiudere i diversi modelli di imballaggio. “In seguito all’avvento delle materie plastiche di avvolgimento del package, i termoregolatori sono stati utilizzati per misurare e controllare la temperatura delle barre di saldatura (termosaldatura) delle macchine che utilizzavano materiali plastici termosensibili”, evidenzia Serena Campanella.

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A dover gestire il difficile passaggio dalla strumentazione elettronica analogica a quella digitale, con programmazione software su microprocessore, è negli anni Ottanta il nuovo proprietario Bruno Campanella: “Il 1984 fu l’anno in cui la Apple Computer presentò il Macintosh 128k; l’evoluzione tecnologica di quel periodo fu davvero impattante e comportò per la nostra azienda ingenti investimenti in ricerca e sviluppo, in nuovi sistemi di progettazione e in personale specializzato, che ci aprirono molte strade in diversi settori merceologici”, continua Serena Campanella. Negli anni Italmec Elettronica ha sostenuto un rapido sviluppo nella produzione di centraline touch-pad e in seguito con tecnologia touch-screen, programmate sia con software standard che custom, secondo le esigenze di ciascun cliente, capaci di comandare e controllare l’intero ciclo di lavorazione della macchina. Oggi l’azienda fornisce una ampia gamma di prodotti che abbracciano l’intero universo del controllo elettronico, quali sonde di temperatura e umidità e strumentazione elettronica, come termoregolatori, programmatori, indicatori, pannelli di comando e controllo, quadri elettrici, che distribuisce in Italia e all’estero in numerosi settori industriali quali packaging, food&beverage, macchine tessili, macchine lavorazione legno, impianti di verniciatura, impianti di innevamento e impianti di emulsione bituminosa. “Perseguiamo una politica di affidabilità e qualità sia per quanto riguarda il prodotto, che fruisce di una garanzia fino a tre anni, sia per quanto riguarda il sistema, che è certificato ISO 9001:2015. Sviluppiamo inoltre un professionale e attento servizio di consulenza e assistenza al cliente in sede di progettazione, test e lancio nel mercato di nuovi prodotti”, conclude Serena Campanella.


America, dove è riuscita in pochi anni di attività a conquistare la leadership con oltre il 20% di quota di mercato. Come spiegano dall’azienda bolognese, la strategia commerciale del gruppo TIBA, basata su un modello prevalentemente indiretto che fa leva sulla collaborazione con una collaudata rete di distributori e installatori indipendenti, si sposa perfettamente con la presenza di FAAC nel Paese, basata su un modello prevalentemente diretto e operante, con la propria divisione HUB Parking Technology, in aree del tutto complementari a quelle della società acquisita. “L’acquisizione di TIBA ha per noi una fortissima valenza strategica, che ci consente di intensificare gli investimenti in un segmento di business dai volumi per noi sinora subottimali, ma dal nostro punto di vista fondamentale in quanto ci consentirà di rafforzarci nel mercato più grande e redditizio al mondo, riequilibrando così nel nostro portafoglio la centralità del business storico dell’automazione accessi e dei mercati maturi europei”, commenta il CEO di FAAC, Andrea Marcellan. “Un’altra grande operazione per il gruppo in un anno difficilissimo per tutta la business community, fortemente voluta però in quanto assolutamente sinergica con la nostra visione strategica e con la mission che ci è stata assegnata, ovvero continuare a crescere con un ruolo primario a livello globale nella fornitura di soluzioni all’avanguardia per una mobilità sostenibile, nel rispetto delle persone, dell’ambiente e dei più rigorosi standard etici”, aggiunge il presidente di FAAC, Andrea Moschetti. L’operazione, che comporterà un esborso di 135 milioni di dollari oltre alla cassa netta acquisita, è stata finanziata in parte con mezzi propri e in parte a leva. “Non poteva esser-

ci momento migliore per avviare il ricorso alla leva, con condizioni del mercato del debito senza precedenti e straordinariamente favorevoli. Nel complesso il gruppo rimane in solido equilibrio finanziario, anzi con l’operazione di leva prospettata miglioriamo la capital structure, sinora molto sbilanciata lato equity, e il potenziale per un ulteriore ricorso al debito rimane in buona parte inutilizzato”, sottolinea il CFO dell’azienda, Ezechiele Galloni. Con questa acquisizione FAAC aggiunge un ulteriore tassello al suo importante track record di crescita registrato nel corso degli anni sia per linee interne che per linee esterne, giungendo a contare oggi ricavi stimati consolidati per oltre 620 milioni di euro e un organico di oltre 3.400 dipendenti, operativo in 27 Paesi con oltre 50 società e 8 siti produttivi principali.

GIULIO BARBIERI, NEI GAZEBO UNA RISPOSTA AL COVID La pandemia Covid-19 ha modificato temporaneamente la socialità nel mondo intero: da una parte c’è stata la chiusura forzata di ristoranti, pizzerie, alberghi e altri luoghi di ritrovo, dall’altra si è trovata una risposta nell’uso degli spazi aperti, con i dovuti regolamenti e le autorizzazioni da parte delle amministrazioni pubbliche in termini di protocolli Covid, ampliando sensibilmente le superfici messe a disposizione degli esercenti. Questo apre nuovi scenari che, nonostante il momento difficile, di fatto diventano delle opportunità per avviare un restyling introducendo nuove soluzioni e contenuti di design come spiegano dalla Giulio Barbieri Outdoor Solutions, azienda di Poggio Renatico, in provincia di Ferrara, specializzata nella produzione di coperture per esterni in allumini: “Questa fase evo-

lutiva ha favorito i nostri prodotti che sono selezionati per il loro valore percepito che potrebbe essere definito ‘etico’ e ‘democratico’, ovvero in linea con le nuove tendenze stilistiche, nelle quali il rapporto qualità prezzo è del tutto vantaggioso”. L’azienda ha continuato a registrare una forte domanda nel settore delle coperture per esterni implementando l’entità delle esportazioni in diverse metropoli internazionali: per fare qualche esempio, i locali della BBC di Londra, in Inghilterra, e il prestigioso ristorante Mezzaluna, proprio nel cuore di Manhattan, a New York, negli Stati Uniti. “In quest’ultimo lavoro, in particolare, il modello Qzebo è stato il protagonista. Si tratta dell’ultimo nato della gamma gazebo Giulio Barbieri, che si pone nel panorama internazionale quale unicum nel settore delle coperture per esterni. Il suo design abbandona definitivamente la forma del gazebo tradizionale per abbracciare le linee minimaliste e pure dell’architettura contemporanea, rientrando a pieno titolo tra le soluzioni outdoor più apprezzate nel settore privato e HORECA”, commentano dall’azienda. “Nonostante la recessione dovuta alla pandemia, siamo riusciti a chiudere il bilancio 2020 in crescita rispetto al 2019. Siamo fieri di poter offrire prodotti capaci di aiutare davvero gli operatori del settore della ristorazione e quindi indirettamente l’economia dei paesi colpiti dalla pandemia. Appena scattato il lockdown abbiamo trasformato i nostri tunnel estensibili in tunnel igienizzanti per abbattere la carica virale e aumentare la sicurezza dei luoghi pubblici. Questo prodotto, insieme a tutta la gamma outdoor, ci ha permesso di essere presenti e di costituire un tassello utile a contrastare la crisi sanitaria e quella

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economica che ne consegue. Ora siamo concentrati sulla progettazione di nuovi modelli e sul potenziamento della rete distributiva, sia in Italia che all’estero. Sarà un 2021 pieno di novità”, afferma Giulio Barbieri, fondatore dell’azienda che porta il suo nome. Le novità che riguardano la gamma outdoor Giulio Barbieri non si limitano alla grande rivoluzione stilistica applicata al gazebo, un archetipo rimasto uguale a se stesso negli anni, ma nel 2021 è prevista la presentazione di altre strutture estremamente innovative per il settore outdoor, le uniche ad avere un’autentica impronta green, requisito che sarà fondamentale per incontrare le esigenze del mercato futuro. L’azienda ferrarese già da tempo aveva rivolto la propria attenzione alle rinnovabili, e nel 2010 aveva presentato le prime pensiline fotovoltaiche per auto, perfezionando l’offerta e ampliandola con le colonnine di ricarica, suscitando la curiosità della cancelliera tedesca Angela Merkel in persona, durante la sua visita al progetto ecosostenibile di Rügen, isola del Nord della Germania, nel quale le stazioni di ricarica Giulio Barbieri erano presenti tra i molti prodotti innovativi dedicati all’eco-mobilità.

“LEADER DELLA CRESCITA 2021” GRUPPO DEL BARBA TRA LE MIGLIORI AZIENDE IN ITALIA Per il secondo anno consecutivo, Gruppo Del Barba Consulting entra nella classifica “Leader della Crescita”, dedicata alle aziende italiane con le migliori performance nel triennio precedente, dal 2016 al 2019. Dopo il risultato eccezionale dello scorso anno, che ha visto la società di consulenza di Carpi, alle porte di Modena, punto di riferimento nel settore della finanza agevolata da oltre vent’anni, posizionarsi al 33° posto assoluto e prima tra le imprese dell’Emilia-Romagna, il nuovo ranking elaborato da Statista e Il Sole 24 Ore vede Gruppo Del Barba tra i primi 100, in 88^ posizione, e al primo posto nella categoria specifica dei ‘Servizi finanziari’. Le aziende Leader della Crescita 2021 sono quest’anno ben 450, 50 in più rispetto alla scorsa edizione. “Entrare in questa prestigiosa classifica per

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Sopra: Marco Barbieri, amministratore unico di Gruppo Del Barba Consulting Sotto: la sede del gruppo

non ottimali; non posso che ringraziare tutti per il contributo fondamentale”, conclude Barbieri. Per essere inclusi nella classifica è necessario rispettare alcuni criteri, quali un fatturato di almeno 100mila euro nell’anno 2016 e di almeno 1,5 milioni di euro nel 2019; essere una realtà indipendente; avere il domicilio fiscale in Italia; soddisfare la “clausola di onorabilità”, cioè non trovarsi in nessuna delle condizioni previste dall’articolo 80 del decreto legislativo 50/2016; avere avuto una crescita prevalentemente organica. Già a seguito della classifica dello scorso anno, Gruppo Del Barba ha deciso di creare il suo primo progetto ambientale, per celebrare con un’azione concreta il titolo di Leader della Crescita. È nata così la partnership con Treedom, che ha portato alla nascita di una foresta di 500 alberi di cacao, in cui sono coinvolti dipendenti, collaboratori e clienti.

CON GRUPPO FABBRI IL PACKAGING DIVENTA “HYBRID” due anni di fila è entusiasmante e ci aiuta a guardare al futuro con ottimismo, soprattutto dopo un anno come questo, in cui il mondo del business è stato stravolto da eventi che non avremmo mai potuto immaginare. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo intensificato i nostri sforzi per aiutare le imprese italiane a orientarsi nel nuovo mercato che si è venuto a creare, un contesto decisamente più complicato anche per quanto riguarda le agevolazioni e gli incentivi che, grazie alla nostra ventennale esperienza, siamo e saremo in grado di intercettare e di rendere fruibili ai nostri clienti. Questo ci rende consapevoli del fatto che saremo pronti a guidare le imprese verso una nuova fase di crescita già nei prossimi mesi”, commenta Marco Barbieri, amministratore unico di Gruppo Del Barba Consulting. “Il nostro staff è il vero artefice di questo risultato incredibile e sono certo che avremo ulteriori soddisfazioni. Il team si è infatti dimostrato ancora una volta straordinario nell’adattamento alle difficoltà e nell’operare con estrema professionalità in condizioni

È stata presentata a fine gennaio “Fabbri Hybrid”, la nuova gamma di avvolgitrici per prodotti freschi e freschissimi di Gruppo Fabbri, realtà industriale di Vignola, in provincia di Modena, specializzata nella produzione e vendita di macchine e film per il confezionamento alimentare. Grazie alla sua storica esperienza di oltre 70 anni nella produzione di confezionatrici e pellicole per il mercato alimentare, Gruppo Fabbri ha introdotto nel mondo del packaging l’innovativo concetto di “Hybrid” attraverso il lancio delle nuove macchine Automac Dual, Automac Industrial e Automac Ultra, tre avvolgitrici ad alta produttività che garantiscono il perfetto confezionamento di


prodotti freschi e freschissimi con qualsiasi tipo di film stretch, in formato sia neutro, sia stampato: film a base PVC, a base PE, film biobased e film compostabile. Un progetto che ha anche ottenuto il riconoscimento del programma UE per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020. Per l’azienda modenese sostenibilità, convenienza e performance delle soluzioni proposte sono un must: Gruppo Fabbri destina il 3-5% del proprio fatturato annuale alla ricerca e sviluppo e conta oggi più di 120 brevetti attivi in vari Paesi del mondo. “Tutti i film che produciamo sono caratterizzati da spessori ridotti e alte prestazioni, garantendo un bassissimo utilizzo di materie prime e il packaging più leggero possibile”, spiega Stefano Mele, CEO del Gruppo, che continua: “Anche l’efficace gestione del fine vita della confezione è oggetto di grande attenzione da parte di Gruppo Fabbri: l’innovativo film Nature Fresh, certificato come compostabile, ad esempio, può essere gettato direttamente nella compostiera domestica senza generare rifiuti da imballaggio”. Daniele Fusi, product manager macchine, aggiunge un altro aspetto fondamentale: “La perfetta sinergia tra le avvolgitrici ‘Hybrid’ e le pellicole da noi prodotte è garanzia di risultati ottimali, ma le nuove macchine sono state progettate per assicurare un confezionamento di qualità anche con pellicole alternative. Inoltre, prossimamente entreranno a far parte della famiglia Fabbri Hybrid anche avvolgitrici della serie Elixa”. In un momento in cui il dibattito sulla conciliazione tra le politiche di sostenibilità e l’efficienza dell’organizzazione produttiva risulta ancora estremamente attuale, cambiare il film utilizzato a seconda delle richieste dei propri clienti non sarà quindi più un problema: “Grazie a un’unica avvolgitrice in grado di servirsi di più pellicole, i retailer e i confezionatori industriali potranno mantenere l’operatività senza interruzioni, senza la necessità di adattamenti tecnici e, soprattutto, senza costi aggiuntivi” conclude, riassumendo, Massimo Zaccaria, direttore commerciale. In questo modo Gruppo Fabbri, storico fornitore sul mercato mondiale di soluzioni complete per il confezionamento, conferma ancora una volta la propria capacità di rispondere proattivamente alle richieste di un mercato sempre più esigente com’è quello del

terzo millennio: produttività non-stop, facilità di utilizzo, sostenibilità, protezione della freschezza e delle proprietà degli alimenti da ogni tipo di contaminazione esterna, possibilità aggiuntive di comunicazione e branding sulla confezione tramite l’utilizzo di film stampato.

INGEGNERI RIUNITI, RIQUALIFICATA L’AREA INDUSTRIALE DEL BARGELLINO È giunto al termine il progetto di riqualificazione del Bargellino, il quartiere industriale di Calderara di Reno, alle porte di Bologna, affidato a Ingegneri Riuniti, società modenese di ingegneria e architettura che nel 2017 aveva vinto la gara pubblica e l’affidamento dei lavori di progettazione definitiva ed esecutiva, coordinamento per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, direzione lavori e assistenza al collaudo. L’area del Bargellino, confinante con la pista di atterraggio dell’Aeroporto Marconi e con la Persicetana, crocevia della provincia bolognese, ha caratteristiche peculiari. “Abbiamo raccolto la sfida di ricerca dell’identità di un quartiere considerato estremamente delicato a causa del frequente passaggio di aerei a bassa quota, della quasi totale assenza di residenze e di una scarsa qualità urbana; tuttavia, si tratta di un’area dalle grandi potenzialità in quanto vi sono insediate numerose aziende considerate eccellenze del territorio, il sistema di connessione della mobilità è completo e integrato grazie anche alla presenza della stazione dei treni e il tessuto edificato è intervallato da numerose aree verdi”, spiegano da Ingegneri Riuniti. Il progetto di riqualificazione ha coinvolto l’intero quartiere, creando un network integrato di piste ciclabili, migliorando la qualità dei parchi con arredamento e percorsi fitness, organizzando il sistema dei parcheggi e inserendo due grandi poli attrattivi: uno skatepark, il più grande dell’Europa meridionale, e un Fablab, un edificio laboratorio per startup e smart working. “Il progetto del Fablab risulta fortemente espressivo e si distingue per assetto planimetrico e volumetrie di notevole peculiarità, ottenute con tecnologie costruttive semplici. Questo nuovo spazio dedicato allo studio

di tecnologie innovative sorge sul sedime di un edificio pericolante che è stato demolito e condivide il lotto con un altro fabbricato, destinato a foresteria e completamente ristrutturato nell’intervento. La superficie è di circa 220 metri quadrati, un grande monovolume, con pianta libera e versatile”, continuano dalla società modenese. L’assetto planimetrico è generato da due archi di circonferenza a diverso raggio non concentrici, che si aprono verso la strada e cingono virtualmente l’edificio foresteria. La struttura è realizzata con setti in calcestruzzo armato bianchi che esternamente creano un disegno architettonico a “costoloni”, generando una scansione trasversale, collegati tra loro da tamponamenti rivestiti in lamiera grecata blu, colore caratterizzante del quartiere Bargellino. La copertura, costituita da una soletta in calcestruzzo armato gettato in opera, nasce da una doppia inclinata che si innalza sia verso la strada che verso l’edificio accanto. Sono presenti due importanti superfici vetrate: la principale verso la strada pubblica, che costituisce un elemento di grande riconoscibilità e ospita l’ingresso al laboratorio; la seconda verso la foresteria, affacciata sulla zona verde a giardino e fondamentale per garantire l’illuminazione naturale interna. “Terminati i lavori di riqualificazione, una delle nostre maggiori fonti di soddisfazione è la fruizione continua dell’area: sia durante la settimana che nel weekend, i lavoratori della

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MINUTECNICA BOLOGNESE FESTEGGIA MEZZO SECOLO DI ATTIVITÀ Realizzare particolari complessi ad alto contenuto tecnologico e di elevata qualità per medie e grandi serie, richiede grande esperienza, dinamismo, flessibilità, costanza, dedizione e la capacità di essere al servizio di svariati settori. Lo sa bene Minutecnica Bolognese, azienda di Pianoro, alle porte di Bologna, che nel 2021 celebra il suo primo mezzo secolo di attività. “In questi 50 anni di esperienza abbiamo cercato di fare tutto questo e oggi annoveriamo tra i nostri clienti anche importanti gruppi multinazionali produttori di componenti oleodinamici e automobilistici”, spiega il titolare Andrea Martello, ingegnere. L’azienda è nata nel 1971 come torneria meccanica di precisione per conto terzi, e ha lavorato sin dall’inizio della sua attività per importanti clienti nel panorama industriale della produzione di carburatori e di macchine agricole. “Abbiamo vissuto un importante processo di crescita che ci ha consentito di ampliare il nostro raggio d’azione. Dal settore dell’automobile siamo arrivati a operare anche nel comparto dell’oleodinamica e del taglio plasma”, continua Andrea Martello. Accanto alla produzione opera anche un team di lavoro dedicato alla progettazione e alla modifica dei particolari in accordo con l’ufficio tecnico dei clienti. “Un’attività di co-design e di co-engineering che garantisce l’apprezzamento di questo servizio, permette di accrescere trasversalmente competenze e know-how e di realizzare nel tempo un costante miglioramento del processo produttivo per rendere funzionale ed economicamente vantaggioso il prodotto”, precisa il titolare di Minutecnica Bolognese. L’azienda bolognese cresce anche grazie alla forte attenzione che riserva alla qualità di prodotto e di processo. “Abbiamo deciso di iniziare l’iter di gestione del sistema qualità, ottenendo la prima certificazione nel 2001, attualmente rinnovata e aggiornata secondo la norma UNI EN ISO 9001:2015”, sottolinea Andrea Martello. A mezzo secolo dalla sua nascita, Minutecnica Bolognese svolge la sua attività nella sede di Pianoro su una superficie produttiva di circa 2.000 metri quadri, con il prezioso contributo di un qualificato staff composto da 15 addetti, esperti nella lavorazione di particolari meccanici torniti realizzati con torni automatici a CNC e a camme, mono e plurimandrino, caratterizzati da tolleranze e geometrie complesse e realizzati in diversi materiali. Su richiesta del cliente, gli stessi componenti possono essere forniti in ‘free pass’, controllati al 100 per cento, testati su appositi banchi prova e assemblati con altri particolari. “Non realizziamo solo lavorazioni da barra. Per soddisfare più richieste abbiamo da tempo allestito un reparto dedicato alle lavorazioni di ripresa con transfer, rettifiche e macchine per le finiture

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superficiali. Il servizio è poi completato grazie a un parco fornitori selezionato e qualificato che da anni opera nel settore nell’ambito dei trattamenti termici e superficiali, dei rivestimenti chimici e galvanici. Abbiamo cioè cercato di realizzare nel tempo un costante miglioramento sia in termini di qualità, che di flessibilità e di versatilità per rendere sempre più funzionale ed economicamente vantaggioso il prodotto”, evidenzia ancora Andrea Martello. Minutecnica Bolognese è sponsor tecnico di Onda Solare, associazione vincitrice del World solar challenger 2018, e mantiene un’attenzione anche al sociale, che ritiene un valore aggiunto, perché fa parte della Rete delle aziende inclusive della Città Metropolitana di Bologna, imprese atte a promuovere percorsi di inclusione lavorativa di persone svantaggiate, aziende capaci non solo di essere competitive sul mercato ma anche di saper coniugare queste capacità con un impegno nel sociale. Da questa visione dinamica nasce una sinergia vincente con la quale Minutecnica Bolognese riesce a proporsi come interlocutore e partner efficiente, qualificato e competitivo. “A confermarlo sono anche alcuni dei più importanti gruppi multinazionali produttori di componenti oleodinamici e automobilistici, che da anni si rivolgono a noi per soddisfare le loro esigenze. È una soddisfazione vedere come la professionalità del nostro lavoro sia apprezzata anche oltre confine. Abbiamo un’importante quota export in Germania, Polonia, Svizzera e Australia”, conclude Andrea Martello.


zona e giovani sportivi trovano la possibilità di sfruttare le aree verdi, lo skatepark e il campo da basket. Durante il 2020, inoltre, a causa dell’emergenza sanitaria, lo spazio ampio e versatile del Fablab ha permesso alla Protezione Civile di usufruire di un prezioso appoggio logistico per le proprie attività”, concludono da Ingegneri Riuniti.

LAIRT E PRONI: UN CONNUBIO CHE VALORIZZA INNOVAZIONE E TRADIZIONE Lairt, azienda bolognese specializzata nella produzione di articoli stampati a iniezione in materiale plastico prevalentemente tecnico, assemblaggi e costruzione stampi, annuncia l’acquisizione di Proni avvenuta a dicembre 2020: un’operazione che consentirà di ampliare la gamma di prodotti e servizi offerti ai clienti delle due aziende e valorizzerà le competenze maturate in oltre mezzo secolo di storia. Proni è una realtà con sede a Castenaso, alle porte di Bologna: nata negli anni Cinquanta, come produttrice di accessori per serramenti di qualità, oggi si distingue nella progettazione e produzione di prodotti e accessori per serramenti in alluminio, legno e PVC e ha investito in attrezzature e competenze nello stampaggio di particolari in plastica in camera bianca. Lairt venne fondata nel 1957 da Athos Belelli per la produzione di mollette da bucato: presto l’attività si estese alla produzione e all’assemblaggio di molteplici articoli in materiale plastico stampato a iniezione. Dal 1967 l’attività passò a Paolo e Valeria, figlio e nuora

del fondatore, che accrebbero l’esperienza dell’azienda moltiplicando la rosa di prodotti e servizi offerti ai clienti nel settore plastico. Oggi, Lairt è alla terza generazione e opera prevalentemente nei settori automotive, medicale, elettronico. Per soddisfare le richieste di una clientela esigente e selettiva Lairt ha sviluppato anche servizi complementari allo stampaggio plastico: assemblaggio, saldatura a ultrasuoni, vibrazione e infrarosso e finitura superficiali, supporto per il reverse engineering, industrializzazione prodotto, progettazione e realizzazione prototipi e costruzione stampi. “Siamo da molto tempo legati all’azienda Proni con cui abbiamo sempre collaborato in maniera proficua. Grazie all’esperienza di Proni nel settore della camera bianca, saremo in grado di potenziare e ampliare i nostri servizi per il settore del medicale, ottico ed estetico. Abbiamo intenzione di rilanciare Proni come marchio storico di produttore di componenti per serramenti, valorizzando le competenze delle maestranze”, dichiara l’azienda Lairt. A ottobre 2020, Lairt ha approvato il proprio Codice Etico che recepisce i valori e gli impegni dell’azienda nella conduzione degli affari e delle relazioni aziendali. Lairt, infatti, è da sempre proiettata all’innovazione, al costante miglioramento dell’efficienza dei processi aziendali, al rispetto dell’ambiente e degli aspetti etico-sociali, così come alla qualità delle relazioni con i propri dipendenti, con i clienti e con i fornitori: poiché comunicare e condividere i valori aziendali con i propri partners è ormai diventata una buona consuetudine nel settore meccanico, presto anche Proni adotterà il Codice Etico del gruppo.

LT ENERRAY, UN APPROCCIO INTEGRATO PER GLI IMPIANTI A FONTI RINNOVABILI Investire in tecnologia ed innovazione è uno degli aspetti fondamentali per poter rimanere competitivi sul mercato. Lo sa bene LT Enerray, realtà bolognese nata dall’unione di LT Rinnovabili ed Enerray e specializzata nella manutenzione di impianti a fonti rinnovabili, con oltre 500 MWp in gestione, che prosegue il proprio percorso di crescita focalizzando le risorse in figure altamente specializzate, fornendo e sviluppando strumenti digitali e piattaforme software proprietarie ad alto contenuto tecnologico. L’ottimizzazione delle performance di un impianto necessita di un’analisi che comincia dai dati raccolti e prosegue attraverso il confronto costante con le esigenze e le disponibilità del cliente, grazie a tecnologie e strumenti di monitoraggio facilmente fruibili. “È per questo che è nato il dipartimento R&D-Performance Analysis”, afferma Corrado Giancaspro, CTO dell’azienda, continuando con quanto segue: “Sfruttiamo le potenzialità della nuova piattaforma di monitoraggio ‘web-based’, interfacciabile e compatibile con ogni dispositivo in campo, per effettuare servizi specializzati, tra i quali: il rilevamento, l’analisi e il consuntivo dei dati di produzione e di performance dell’impianto (indice PR); le diagnosi specialistiche delle principali cause di guasto nonché l’implementazione di procedure avanzate di ‘troubleshooting’ (WARNING, segnalazione di anomalie operative, o FAULT, fermi macchina/guasti provenienti dall’impianto); l’applicazione di algoritmi predittivi al fine

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di anticipare eventuali rotture; lo sviluppo di proposte di miglioramento delle performance in collaborazione con il service manager; la reportistica mensile di produzione; la gestione dello stato d’avanzamento ticket interventi manutentivi, l’analisi dei KPI contrattuali; la gestione di documentazione di sicurezza H&S”. LT ha anche implementato un sistema gestionale proprietario di ‘troubleticketing’ per migliorare la pianificazione degli interventi di manutenzione straordinaria e per velocizzare sempre di più la risoluzione dei guasti. “La digitalizzazione di questo processo consente la comunicazione istantanea dell’intervento, dell’allarme e del tipo di guasto dalla control room al tecnico, nonché l’archiviazione automatica di dati e documenti. L’accesso al portale permette di consultare e monitorare i diversi step evolutivi dei tickets generati, dalla loro apertura ed assegnazione al service manager di competenza, alle fasi di lavorazione e successiva chiusura, nonché la consultazione dei report di intervento prodotti dai field manager”, aggiungono dall’azienda, facendo anche presente che “tutti i dati registrati dalle piattaforme possono essere consultati dal cliente, aspetto che evidenzia la trasparenza della società”. Questi investimenti in tecnologia si vanno ad inserire nel processo di crescita dell’azienda, oggi tra i primi 20 operatori O&M in Europa anche grazie all’acquisizione dei rami d’azienda EPC ed O&M di Enerray, finalizzata lo scorso dicembre. “L’unione di due importanti società come LT ed Enerray, ex società del Gruppo Industriale Maccaferri e importante realtà di Bologna nel

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campo delle energie rinnovabili, ha portato alla creazione di un gruppo che coniuga competenze diversificate, esperienze pluriennali e tecnologie all’avanguardia nel campo delle energie rinnovabili. Grazie agli investimenti fatti nel biennio 2019-2020 e a quelli che intendiamo realizzare nei prossimi tre anni, con particolare focus a sistemi tecnologici innovativi come piattaforme per analisi predittive e realtà aumentata, intendiamo consolidare la nostra leadership nel settore”, dichiara Massimo La Gioia, amministratore delegato di LT Rinnovabili.

MONARI FEDERZONI ACQUISISCE FATTORIE GIACOBAZZI Lo scorso 24 dicembre, Monari Federzoni, storica realtà di Solara di Bomporto, alle porte di Modena, che produce e commercializza Aceto Balsamico di Modena Igp, ha siglato con Granarolo l’accordo per l’acquisizione del 100% di Fattorie Giacobazzi di Nonantola, in provincia di Modena. La decisione di rilevare una delle realtà più prestigiose nel settore dell’aceto balsamico di Modena rappresenta per Monari Federzoni un segno di continuità nel percorso di valorizzazione di una delle eccellenze agroalimentari più apprezzate del territorio modenese in cui, sottolinea il presidente

e amministratore delegato Sabrina Federzoni, “la nostra famiglia ha origine e opera da oltre cento anni”. Quello con Modena e il suo territorio rappresenta per Monari Federzoni un legame profondo, “che dal 1912 guida e orienta il nostro lavoro e a questo conferisce sempre rinnovato valore. Nel segno della tradizione, tramandata di generazione in generazione, Monari Federzoni guarda al futuro con impegno e competenza, e con la volontà di contribuire in maniera fattiva a innovare e sviluppare il settore dell’aceto balsamico di Modena”, continua Sabrina Federzoni. L’accordo siglato darà vita a uno dei poli più importanti per l’aceto balsamico di Modena con 84 dipendenti nelle sedi e negli stabilimenti, tutti situati in provincia di Modena (Solara di Bomporto e Nonantola), 18 milioni di bottiglie esportate in oltre 55 Paesi, una produzione aggregata pari all’11% del totale di Aceto Balsamico di Modena Igp venduto in Italia e all’estero, e 5.500 barrique/botti per una capacità produttiva che copre circa il 25% delle vendite totali del prodotto invecchiato nel mondo. Il fatturato aggregato delle due aziende è pari a 32 milioni di euro. Monari Federzoni e Fattorie Giacobazzi sono due realtà sinergiche dal punto di vista della tradizione produttiva, dei canali di vendita e della presenza sui mercati, nazionale ed estero. Due identità ben definite e riconosciute che manterranno le rispettive specificità e competenze, creando un sistema di eccellenza, continua il presidente di Monari Federzoni, “che ci permetterà di continuare a condividere, con maggiore forza, la cultura dell’aceto balsamico di Modena in Italia e nel mondo”. Monari Federzoni nasce nel 1912 al tempo in cui la signora Elena Monari gestiva un


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negozio di generi alimentari a Modena, coltivando la passione per il prodotto principe del territorio: l’aceto balsamico di Modena. Il 12 gennaio 1912 la signora Monari richiede al Ministero l’autorizzazione a rivendere l’aceto balsamico all’interno del suo negozio. Le autorità rilasciano la prima licenza commerciale inaugurando così l’inizio di una grande storia di qualità e passione. A poco a poco, l’interesse per la tradizione dei sapori locali si trasforma in una vera attività imprenditoriale. Dalla vendita dell’aceto sfuso, si passa alla vendita in bottiglia con l’apposizione di un’etichetta che riporta il primo logo ideato combinando graficamente i tre simboli del prodotto: il grappolo d’uva, la ragnatela che simboleggia l’invecchiamento e il catenaccio, per tutelare la segretezza della ricetta. Da semplice iniziativa familiare, forte dell’impegno di quattro generazioni e di esperienza e del lavoro di più di 37 dipendenti, la Monari Federzoni oggi “dimostra di aver saputo coniugare l’esperienza degli anni alla passione di sempre, distinguendosi per primati produttivi e organizzativi come eccellenza del territorio e del Made in Italy sul mercato nazionale e internazionale”, conclude Sabrina Federzoni.

NANOPROM CHEMICALS PREMIATA PER LE SUE INNOVATIVE MASCHERINE È stato un impegno concreto contro l’emergenza sanitaria quello che in questi mesi ha portato avanti Nanoprom Chemicals, azienda di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, specializzata nella produzione di vernici leggere per diversi settori, dall’aeronautica alla Formula 1. Fin dal primo lockdown, nella primavera 2020, Nanoprom ha infatti convertito parte della propria produzione per la realizzazione di mascherine arrivando a produrre 2,5 milioni di pezzi al mese al prezzo di 0,40 centesimi l’una (anziché i 0,50 centesimi del prezzo ‘politico’). E proprio per questa attività si è aggiudicata, lo scorso novembre, la quarta edizione dell’Open Innovative PMI, il premio che Bernoni Grant Thornthon (“member firm” di Grant Thornton International Ltd, network presente in oltre 140 Paesi nel mondo) assegna an-

Gianluca Falleti, fondatore di Nanoprom, riceve la targa dalle mani di Giuseppe Daviddi, sindaco di Casalgrande

nualmente alle innovazioni provenienti dalle piccole medie imprese italiane. Nanoprom ha vinto nella categoria “Sostenibilità Ambientale” con la seguente motivazione ufficiale: “Per l’ideazione e la realizzazione di mascherine chirurgiche con un impatto nettamente minore rispetto a quelle tradizionali”. “Siamo molto orgogliosi di questo riconoscimento perché rende merito a un progetto sul quale abbiamo investito notevoli risorse; fin dall’inizio della pandemia, decidemmo di investire in ricerca sulle mascherine per creare indipendenza produttiva e innovazione. Gli sviluppi di questi mesi sono stati tanti, il riconoscimento ricevuto si riferisce alle nostre mascherine chirurgiche monovelo che, in quanto tali, hanno un impatto ambientale quattro volte minore rispetto a quelle tradizionali, oltre a essere più leggere e a garantire un maggiore comfort nella respirazione. La riduzione di materiale per le nostre mascherine è possibile grazie alla ricerca che abbiamo realizzato sui materiali, sviluppando una mascherina certificata CE in poliestere e cellulosa, anziché in polipropilene come quelle tradizionali”, commenta Gianluca Falleti, fondatore e titolare di Nanoprom. Sempre in tema di mascherine, l’azienda ha sviluppato anche un “francobollo antivirale”

che permette al personale sanitario di indossare solo le mascherine FFP2 senza un’ulteriore mascherina chirurgica. Le FFP2 sono infatti definite “mascherine opportuniste”, perché non fanno entrare virus e batteri ma lasciano uscire tutto. Di qui la necessità, normalmente, di associarle alle mascherine chirurgiche. Il “francobollo” Nanoprom, invece, essendo trattato con una speciale vernice antibatterica e antivirale, già certificata dal Tecnopolo di Mirandola, in provincia di Modena, permette di non dovere utilizzare la mascherina chirurgica, con il risultato di maggiore leggerezza per chi la indossa (0,5 grammi contro 3,5 grammi) e un impatto ambientale otto volte inferiore rispetto a una protezione tradizionale. E i riconoscimenti non si sono fermati qui: all’inizio del 2021, con una cerimonia ufficiale, il sindaco di Casalgrande Giuseppe Daviddi ha infatti consegnato una targa di merito al fondatore Gianluca Falleti per il lavoro svolto in tutti questi mesi nel contrasto alla pandemia. Nel ritirare il riconoscimento, Gianluca Falleti ha dichiarato: “Sono onorato del riconoscimento ricevuto e ringrazio il Sindaco, l’amministrazione e tutta la comunità locale per avermi accolto così calorosamente. La nostra attività di ricerca volta al contrasto del Coronavirus e dei virus in genere non si ferma. Con la pandemia che stiamo affrontando abbiamo infatti aperto una divisione biomedicale e, presto, lanceremo altre importanti novità”.

NCG, ESPERTI DI GESTIONE AZIENDALE NELLE PMI Aiutare le piccole e medie imprese a operare e crescere anche in tempi difficili come quello che stiamo vivendo in questi anni, tra crisi economiche e catastrofi sanitarie. È il compito che si è dato NCG (Network Consulting Group), che dal 1997 si occupa di organizzazione aziendale, con un team di esperti da sempre impegnati nella ricerca continua di metodologie ed innovazioni di servizio da applicare in particolar modo sulle Pmi. “Vantiamo una lunga esperienza iniziata dentro le aziende e collaboriamo con partner di eccellenza e associazioni di categoria”, spiega

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Alberto Mari, fondatore della società e attuale presidente, come consulente di gestione aziendale ed esperto di sistemi qualità nelle Pmi. “La situazione delle nostre Pmi, già difficile prima del Covid-19, ora è critica. Non è pensabile perdere tempo o investire in modo sbagliato le poche risorse disponibili. Adesso serve avere le idee chiare sulle priorità e gli obiettivi. Possiamo dare qualche stimolo alla riflessione su tecniche organizzative semplici ed efficaci utili per le aziende. La prima cosa da fare è chiedersi: chi siamo? Che vendiamo? A chi? Perché noi? Partire da queste riflessioni ci costringe a chiarire quali sono i fattori critici di successo che ci permetteranno di raggiungere gli obiettivi. I fattori critici sono le caratteristiche distintive che dobbiamo presidiare maggiormente. Capirlo ci permette di assegnare un’importanza ai singoli aspetti, che poi possono essere approfonditi. La diagnosi organizzativa è importante per scaricare a terra idee e spunti di miglioramento”. L’obiettivo successivo è definire le priorità di intervento per garantire la continuità aziendale. “Il primo passo è quello di valutare l’adeguatezza dell’assetto organizzativo aziendale, utile anche ai fini delle recenti responsabilità richiamate dalla riforma della cosiddetta ‘crisi d’impresa’; il secondo consiste nell’analisi dei bilanci comparata con quelli dei migliori competitor. Questo approccio di diagnosi organizzativa ed economico-finanziaria comparata permette, anche ai non addetti ai lavori, di comprendere chiaramente e velocemente gli aspetti nei quali l’azienda deve concentrare l’attenzione. Una visione di insieme integrata e necessaria per poter agire sugli aspetti che oggi più che mai incidono sull’efficacia, sulla produttività e sulla marginalità delle nostre imprese”, prosegue Mari. Sul proprio sito NCG mette a disposizione anche pubblicazioni per contestualizzare le priorità delle Pmi in questa fase. “Un recente lavoro finito a febbraio 2020 evidenzia in

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modo chiaro quali sono le principali problematiche sulle quali concentrarsi”, afferma il presidente. “La ricerca si è basata su un campione di aziende presso le quali sono state condotte delle diagnosi organizzative con modelli testati e consolidati nel tempo. Il modello utilizzato è stato messo a punto da NCG negli anni, sulla scia di importanti lavori svolti anche in collaborazione con Confindustria Emilia, l’università, gli imprenditori e i consulenti. Quanto emerge evidenzia come, già prima del Covid-19,

la situazione fosse critica e indicativa di interventi necessari soprattutto per le piccole e medie imprese”, conclude Mari. La società bolognese, per aiutare le aziende in questo periodo, ha messo a punto una specifica convenzione per gli associati di Confindustria Emilia, che riguarda delle promozioni mirate. Per info: https://www.ncg.it/promo_ncg

LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA SCEGLIE LA TECNOLOGIA DI NET SERVICE Una piattaforma tecnologica che contribuirà ad accelerare e velocizzare l’informatizzazione e digitalizzazione dei processi interni ed esterni della giustizia in Italia e in Europa. Si chiama ASTREA ed è valsa a Net Service, realtà bolognese dal 1997 attiva nella progettazione e nello sviluppo di soluzioni IT e servizi tecnologici su misura, la vittoria di un importante bando internazionale da 26 milioni di euro indetto nel

2019 dalla Corte di Giustizia Europea. Obiettivo dell’appalto per un sistema integrato di gestione (Adaptive Case Management System), che vedrà Net Service curare per cinque anni le attività di progettazione, realizzazione e messa in produzione, è aumentare l’efficienza di tutta l’Istituzione, limitare la duplicazione delle operazioni e potenziare il sistema di interoperabilità tra la Corte e gli attori esterni. “Siamo enormemente orgogliosi di questo successo. Dopo un lungo e impegnativo processo di selezione, la Corte di Giustizia europea ha riposto la propria fiducia nei nostri team di specialisti e nelle nostre piattaforme. Questo endorsement, ricevuto dalla più alta Istituzione di Garanzia d’Europa, riconosce il duro lavoro svolto negli anni dal nostro Gruppo che ad oggi può ritenersi tra i principali player nel panorama e-Justice”, commenta Gianluca Ortolani, amministratore delegato di Net Service. “Siamo fiduciosi che questo sia l’inizio di una lunga e proficua partnership con la Corte di Giustizia dell’Unione europea, un cliente le cui esigenze e obiettivi sono disegnate proprio per il dna del nostro Gruppo”, dichiara Cristiano Morganti, CEO di Net Service Lux. “L’affermazione di Net Service come capofila per la realizzazione di questo ambizioso progetto conferma le capacità e l’eccellenza dell’imprenditoria italiana nei settori innovativi più avanzati, in grado di competere con le maggiori aziende di informatica globali. Grazie al potenziamento e alla inno-

Gianluca Ortolani, amministratore delegato di Net Service


MOTORI MINARELLI RITORNA IN MANI ITALIANE: DA YAMAHA A FANTIC MOTOR

Una lunga gestazione ha portato a fine 2020 un risultato importante per le aziende coinvolte e per il territorio emiliano: Fantic Motor e Yamaha Motor Europe hanno firmato un accordo che rafforza la loro partnership strategica, basata sull’acquisizione da parte di Fantic Motor del 100% delle azioni di Motori Minarelli. “Il rafforzamento della partnership con Yamaha Motor Europe e l’acquisizione di Motori Minarelli rappresentano per Fantic Motor un passo importante per rafforzare ulteriormente la nostra posizione di leader tecnologico nella produzione di moto, e-bike e prodotti per la mobilità elettrica in Italia”, dichiara Mariano Roman, CEO di Fantic Motor. L’azienda di Calderara di Reno, alle porte di Bologna, che festeggia quest’anno i 70 anni di attività, essendo nata nel 1951 come Fabbrica Bolognese Motocicli, torna così in mani italiane, dopo una lunga e importante fase di collaborazione con Yamaha, iniziata negli anni Novanta, e proseguita nel tempo fino a che nel 2002 il colosso giapponese ne prese il pieno controllo societario. Dopo un lungo periodo di crescita, gli ultimi anni hanno visto un ridimensionamento dell’attività di Motori Minarelli, che attualmente impiega circa 180 dipendenti. Ma la qualità resta indiscussa: la forza dei numeri è sostituita dalla forza delle idee, con la intatta capacità di soddisfare le nuove richieste di innovazione e progettazione. La storia di Fantic Motor inizia, invece a Barzago, in provincia di Lecco, nel 1968, dove produce mini-bikes, go-kart, enduro. Nella produzione di serie, il modello che più di ogni altro ha lasciato il segno è stato il Caballero, che aveva il motore Minarelli: presentata alla fine degli anni Sessanta, fu una delle motociclette più ambite dai giovani italiani. Dopo il fallimento dell’azienda nel 1995 e la chiusura della fabbrica, il marchio viene rilevato dall’imprenditore trevigiano Federico Fregnan nel 2003, e la produzione riavviata nel 2005 a Dosson di Casier, in provincia di Treviso. Dall’ottobre 2014 è stata acquistata per intero da VeNetWork, una rete composta da 57 imprenditori e 220 società, per un fatturato aggregato che si aggira sui tre miliardi di euro. L’obiettivo della dirigenza, guidata da Mariano Roman, è far rinascere l’impresa agli

passati splendori sportivi e commerciali: nel 2014 in forza all’azienda vi sono sei persone e il fatturato è di meno di un milione di euro; nel 2019 il fatturato è salito a 40 milioni e i dipendenti a 120. “In questi anni Fantic Motor è riuscita a risalire la china”, commenta Roman, “da una parte ricostruendo al meglio l’eredità offroad, e quindi lanciando una gamma di offroad professionale, con la creazione di un racing team ed eccellendo nelle gare, dall’altra puntando con forza sulle nuove tendenze, entrando quindi nel settore delle biciclette a pedalata assistita, con la divisione Fantic Bikes che progetta e realizza e-bike cittadine ed e-mtb”. I successi nelle gare e i riconoscimenti alle e-bike sono indiscussi: Fantic è campione italiano ed europeo Motocross 2020 ed è anche campione e vicecampione Mondiale Enduro nella classe 125; inoltre, l’azienda trevigiana ha appena vinto il Campionato Italiano e Mondiale Enduro di e-bike 2020. Fantic si è inoltre distinta per la sua capacità di innovazione vincendo l’Innovation Award nel 2018, l’Euro-bike Award nel 2019 e il German Design Award nel 2021. Il progetto che coinvolge la bolognese Motori Minarelli rientra nei progetti di espansione di Fantic: “L’acquisizione di Motori Minarelli lancia il gruppo Fantic-Minarelli a previsioni di oltre 200 milioni nel 2024”, spiega il direttore generale di Motori Minarelli, Vittorino Filippas. “Per l’azienda bolognese gli obiettivi centrati sono, oggi, il mantenimento dell’organico; più a lungo termine si tratta di passare dalla stabilità alla crescita, attraverso la diversificazione e l’innovazione. Lavoreremo insieme per aumentare ulteriormente la capacità progettuale di Motori Minarelli sui motori termici per poter offrire ai clienti attuali e futuri nuovi propulsori competitivi e tecnologicamente all’avanguardia. Produrremo inoltre in Motori Minarelli moto a propulsione tradizionale e veicoli elettrici per la mobilità urbana”. “Come ha sottolineato anche Eric de Seynes, presidente di Yamaha Motor Europe”, conclude Roman, “la partnership a lungo termine tra Yamaha Motor Europe e Fantic Motor creerà le condizioni per un’agevole transizione al nuovo business plan e permetterà a Motori Minarelli di continuare nella sua missione mantenendo la sua identità”.

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vazione del settore e-Justice confidiamo di poter contribuire al perseguimento dell’obiettivo di una giustizia più rapida ed efficiente nel quadro delle istituzioni nazionali ed internazionali. Siamo grati alle nostre autorità diplomatiche e in particolare alla nostra Ambasciata in Lussemburgo per il supporto a sostegno delle imprese italiane operanti nei settori di punta”, conclude Rocco Antonio Cangelosi, presidente del gruppo. Net Service ha sviluppato un posizionamento primario nel settore della Giustizia Digitale nazionale operando sin dal 2001 quale partner del Ministero della Giustizia italiano, poi in ambito internazionale prendendo parte a svariate iniziative europee in materia di e-Justice. L’azienda bolognese è, inoltre, fornitore di riferimento della nascente Corte europea dei Marchi e Brevetti (Unified Patent Court) a seguito dell’aggiudicazione della gara internazionale per la fornitura del sistema informativo gestionale integrato di cui proprio ASTREA è la piattaforma di riferimento.

OPEN PROJECT, APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE PER DUE OPERE SUI WORKSPACE Ripensare i luoghi di lavoro alla luce della rivoluzione globale che ha sovvertito tutte le consuetudini del vivere, condividere, progettare gli spazi, per realizzare un’opera in grado di rispondere alle richieste del presente e, allo stesso tempo, accogliere e appagare le esigenze in divenire di chi li abita. Questo il cuore della riflessione di Open Project, lo studio con sede a Bologna composto da un team multidisciplinare di 45 professionisti guidato da Francesco Conserva e Maurizio Piolanti che, dalla sua fondazione nel 1984 a oggi, conta numerosi progetti di rilievo nel panorama nazionale e internazionale, assestandosi tra i primi 30 posti per fatturato nella classifica del Sole24Ore degli studi di architettura in Italia.

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L’attività di Open Project riserva particolare attenzione ai workspace, pur contando numerose realizzazioni nell’ambito residenziale, ricettivo e degli studentati, com’è il caso del progetto di The Student Hotel a Bologna, recentemente inaugurato. Una cifra comune lega tutti i progetti di Open Project, pur nella loro complessità, a La smart factory di Bonfiglioli Riduttori realizzata da Open Project un unico core tematico, (foto Andrea Brintazzoli) che mette l’essere umano al centro del le, in continuità visiva e fisica con essa. progetto, con la sua qualità della vita, la Solo una parete vetrata, infatti, separa gli necessità di relazione con gli altri, il be- uffici dall’area produttiva, la cui attività è nessere, la bellezza. ben visibile dalle sale. La fabbrica diventa Tra i progetti di recente realizzazione, lo così un luogo di innovazione, un hub di studio annovera la smart factory a misura ricerca e sviluppo, in cui la tecnologia è al umana di Bonfiglioli Riduttori a Calde- servizio dell’individuo. rara di Reno, alle porte di Bologna, e la Assimilare e interpretare le esigenze, la nuova sede di Teapak a Imola. cultura e gli obiettivi alla base della riUltimato nel 2020, lo stabilimento pro- chiesta del committente, per poi restituire duttivo Nzeb di Bonfiglioli rappresenta un progetto che lo rappresenti, è l’obietla summa dei principi fondamentali che tivo con cui Open Project ha progettato lo studio mette al centro della propria ri- anche il nuovo stabilimento di Teapak, cerca e attività, progettando e realizzando un caso di produzione internazionale nel uno spazio che è sia fabbrica sia centro cuore della Packaging Valley emiliano-rodirezionale di una business unit dell’a- magnola. La sede appena inaugurata, ulzienda bolognese. Alla base dell’opera c’è timata nel tempo record di undici mesi l’intenzione di creare uno spazio che da e conclusa in piena pandemia, permette un lato migliori i cicli produttivi, dall’al- nell’immediato un raddoppio dell’attuale tro sia un ambiente libero da barriere fra produzione consentendo, in un secondo funzioni e ruoli differenti. Si fa strada così momento, di quadruplicare la capacità una concezione del tutto nuova di fab- produttiva. L’investimento trova profonbrica, non più corpo slegato dagli uffici e de radici nel territorio grazie anche alla dall’headquarter, ma elemento integrante tecnologia sviluppata in questo distretto dell’identità e della funzionalità azienda- da aziende leader mondiali per un’opera, Un ufficio della nuova sede Teapak. realizzata da Cefla in qualità di general (foto Andrea Brintazzoli) contractor, che rinnova in maniera misurata il tipo edilizio dello stabilimento produttivo e non manca di colpire per il suo aspetto altamente rappresentativo del brand. “Abbiamo tradotto in linguaggio architettonico i principi su cui l’azienda poggia il suo operato. L’uso mirato dei materiali e dei colori ha permesso di consolidare il valore identitario dello spazio di lavoro, che diventa così anche il luogo dove esprimere al meglio le potenzialità e lo spirito di ognuno”, commentano da Open Project.


OTTICA GIULIANELLI, UNA PASSIONE LUNGA TRE GENERAZIONI Oltre un secolo di storia familiare e imprenditoriale. Un indirizzo di una strada di Ferrara, via Borgo dei Leoni 42, mai variato dal 1914 a oggi. E una famiglia che tiene saldamente in mano le redini dell’attività. La continuità, seppur strettamente legata all’innovazione e alla tecnologia, è il tratto principale che caratterizza Ottica Giulianelli. Situata nel cuore della città estense, Ottica Giulianelli nasce per opera di Alberto Giulianelli, storico fotografo ferrarese, che nel 1914 inaugura il proprio studio dopo aver svolto cinque anni di apprendistato presso alcuni dei più celebri fotografi dell’epoca. “Alla fine dell’800 la fotografia ha avuto una grandissima diffusione. In questa stessa via c’erano già numerosi studi, anche antecedenti a quello di mio nonno. Poi, con il passare del tempo, hanno chiuso e il suo è rimasto l’unico”, dichiara Giampiero Giulianelli, oggi alla guida del negozio insieme alla moglie Rula e alla cognata Vivianne. A rischiare di insidiare la storia di successo che aveva caratterizzato i tre decenni di vita dello studio, durante i quali Alberto aveva conquistato una clientela affezionata e affiancato alla ritrattistica anche l’attività documentaria, sono gli eventi bellici: “Nel gennaio del ’44 un bombardamento alleato ha colpito lo Studio Giulianelli, provocando 80 morti e mutando per sempre la fisionomia della via. Il nonno però non si è perso d’animo, nonostante il negozio fosse andato distrutto, insieme agli strumenti e all’archivio storico. Ha ripreso l’attività ricostruendolo sempre nello stesso posto, con l’aiuto generoso di clienti e amici”, continua Giulianelli. Ed è proprio negli anni di rinascita successivi al secondo conflitto mondiale che Alberto lascia al figlio Giorgio, diplomatosi nel 1950 all’Istituto Nazionale di Ottica di Arcetri, il compito di sviluppare la divisione ottica, che diventa gradualmente preponderante e poi, dagli anni ’80, esclusiva

Alberto Giulianelli, fotografo, fondatore di Ottica Giulianelli

dell’attività aziendale e passione di famiglia, ereditata anche dalla terza generazione Giulianelli con Giampiero, che dopo alcuni anni dal suo ingresso nell’attività eredita la gestione del negozio. “Mio padre è stato nominato ‘Maestro Ottico’ nel 1982, riconoscimento che ho avuto anche io, e ha sempre portato avanti l’aspetto fotografico oltre a quello dell’ottica. Da ragazzino lo guardavo realizzare gli scatti, ma anche effettuare gli esami per fare gli occhiali, vedevo le lenti, i campionari: respiravo quest’aria tutti i giorni, così ho deciso di diventare ottico”, ricorda Giampiero Giulianelli. È lui a condurre lo studio al successo attuale, coniugando la tradizione con la modernità delle nuove tecnologie: “Quando mio padre ha iniziato a ritirarsi dall’attività abbiamo dato un taglio netto alla fotograGiampiero Giulianelli, oggi alla guida di Ottica Giulianelli

fia: non era un settore di nostro interesse né commercialmente proficuo, dato l’avvento del digitale. Quindi abbiamo ristrutturato il negozio, che dalla Seconda Guerra Mondiale in avanti è rimasto sempre così, trasformandosi ed evolvendosi all’interno. Negli anni ho aperto il mio primo ambulatorio, ritagliandomi uno spazio dove poter fare i controlli e le applicazioni di lenti a contatto. Dopo il ritiro di papà abbiamo dato una svolta decisa, allargando moltissimo la parte di vendita e aprendo una terza vetrina laterale. Ora si può circolare nel 90% del negozio, di oltre 250 mq; stiamo pensando di espanderci un po’ di fianco per creare magazzino e ufficio e valutando se creare sinergie con altri professionisti, anche per differenziarci. Guardiamo al futuro con ottimismo grazie anche al grande impegno profuso da mia moglie Rula Karaman e sua sorella Vivianne, senza le quali mai avrei potuto arrivare a oggi proprio per il loro insostituibile contributo e specifico talento”, conclude Giulianelli.

“OGGETTI D’AUTORE”, L’OMAGGIO A MORANDI FIRMATO PAOLO CASTELLI Oggetti e complementi si vestono d’arte, colore e creatività nella capsule “Oggetti d’autore: Omaggio a Morandi” firmata da Paolo Castelli per Istituzione Bologna Musei. Un sodalizio creativo e di successo, quello tra il designer e imprenditore emiliano e l’Istituzione Bologna Musei, iniziato da un incontro fortuito avvenuto nel 2009 durante i lavori di riallestimento - curati da Massimo Iosa Ghini, architetto e designer bolognese di Casa Morandi, la dimora in via Fondazza 36 a Bologna dove l’artista visse dal 1910 al 1964. “Ringrazio Paolo Castelli e il suo team che hanno lavorato a questo progetto. Un omaggio importante a Giorgio Morandi, uno dei grandi protagonisti della pittura italiana del Novecento, fra i nostri artisti più conosciuti e apprezzati al mondo”, afferma Matteo Lepore, assessore alla cultura e promozione della città del Comune di Bologna. La collezione si ispira all’artista e alla sua poetica: a partire dagli oggetti presenti nel-

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lo studio, per Morandi centro di un’osservazione minuziosa, contemplativa e reiterata nel tempo, per soffermarsi sugli elementi formali e cromatici di questi protagonisti assoluti della ricerca artistica morandiana. Nasce così una collezione di oggetti permeati di sofisticata eleganza, che raccontano mondi simbolici con decori e palette mai eccessivi. Da Casa Morandi alle nostre case, questa collezione ci propone accessori e complementi d’arredo con un forte valore identitario. “Volevo realizzare un sogno: dare vita a una collezione sublimata dallo sguardo creativo di Giorgio Morandi e, al tempo stesso, celebrare la nostra città: Bologna”, afferma Paolo Castelli. “Giorgio Morandi è sempre più ispirazione di molti artisti in tutto il mondo. C’è chi lo incontra a inizio carriera, chi in maniera inaspettata in fasi diverse del processo di creazione artistica. Più volte abbiamo ospitato al Museo Morandi gli esiti di questi dialoghi silenziosi. La collezione Oggetti d’Autore. Omaggio a Morandi è una ulteriore bella e significativa tappa. Grazie al digitale e alla rete questi oggetti viaggeranno in tutto il mondo a testimonianza della attualità della

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PROMETHEUS LANCIA LA CAMPAGNA PER EMATIK, IL CEROTTO PER LE FERITE CRONICHE

grandezza del Maestro e del suo rapporto con la città di Bologna”, aggiunge Roberto Grandi, presidente dell’Istituzione Bologna Musei. La collezione, il cui range varia da sedute, tavolini a lampade e oggetti per la casa dal design minimal, offre un assortimento eclettico di arredamento contemporaneo, che si abbina armoniosamente alle sofisticate collezioni già a catalogo: Inspiration e Greenkiss. Questa commistione è parte di un’operazione di qualità a completamento di un progetto già avviato dall’azienda a inizio 2020 per creare una stratificazione di marchi complementari che si integrano al meglio per offrire un’esperienza completa dell’abitare. Paolo Castelli e Istituzione Bologna Musei hanno conferito ad Artemest, piattaforma di e-commerce con sedi a Milano e a New York, specializzata in prodotti di design di alta gamma nelle categorie di arredo, illuminazione, home décor e lifestyle, l’esclusiva della vendita online della collezione. Una scelta strategica e ben definita, che pone al centro la volontà di abbracciare i contemporanei modelli di business e di sedurre un nuovo segmento di mercato. “Questi oggetti nascono dopo la mia visita alla casa del Maestro, dove sono stato travolto da una insolita emozione. Gli oggetti creati sono un 3D della sua vita, spero vengano accolti nelle case come tracce che possano avvicinare le persone alle sue opere”, conclude Paolo Castelli.

L’avvio di nuove assunzioni, il potenziamento della rete commerciale veterinaria, l’adeguamento degli impianti produttivi e l’ottenimento del marchio CE per rendere il prodotto utilizzabile anche nelle strutture ospedaliere e facilitare la guarigione dei pazienti. Sono i principali obiettivi della campagna di equity crowdfunding lanciata lo scorso 4 febbraio dalla startup Prometheus sulla piattaforma MamaCrowd, per portare il cerotto Ematik nel mercato della cura delle ferite croniche dell’uomo. “Finora applicato con efficacia in ambito veterinario, Ematik accelera il processo di guarigione delle ferite croniche come piaghe da decubito e ustioni, che colpiscono 1 paziente su 5 negli ospedali e affliggono ogni anno 20 milioni di persone nel mondo”, dichiarano da Prometheus. Ideato da tre giovani biotecnologi under 30, Alice Michelangeli, Valentina Menozzi e Riccardo Della Ragione, che nel 2017 hanno fondato la startup a Mirandola, in provincia di Modena, nel cuore del distretto medicale emiliano, Ematik è un cerotto bioriassorbibile e altamente personalizzato sulle caratteristiche del paziente, perché combina il suo sangue con biopolimeri ed è in grado di dimezzare i tempi di guarigione senza lasciare cicatrici. Per la sua portata rivoluzionaria, Ematik ha ottenuto in pochi anni diversi riconoscimenti quali lo SME Instrument (Horizon 2020), la Startcup Emilia-Romagna, l’Unicredit Start Lab e il Seal of Excellence della Commissione Europea. Prometheus, che vanta collaborazioni con diversi atenei, come l’Università di Parma e l’Università di Perugia, è stata inoltre tra i finalisti dell’edizione 2019 del Premio Gaetano Marzotto. “Abbiamo dimostrato l’efficacia di Ematik nel settore veterinario. È arrivato il momento per il passo successivo e per questo siamo alla ricerca di investitori che credano nel nostro progetto”, evidenzia Valentina Menozzi, CTO di Prometheus. La nuova campagna, destinata a chiudersi il 31 marzo, mira a raccogliere investimenti per circa 600mila euro. “Tutti gli investitori che avevano preso parte al primo aumento di capitale da 250mila euro


REDI CELEBRA 60 ANNI DI CRESCITA E SGUARDO INTERNAZIONALE Ben visibili da tutte le direzioni, in particolare dal tratto autostradale che collega Valsamoggia a Casalecchio, si stagliano gli imponenti silos che contengono la materia prima di una delle realtà produttive storiche del territorio bolognese, REDI, specializzata nei raccordi per l’edilizia e oggi punto di riferimento, con il gruppo Aliaxis, dei sistemi di scarico in plastica. È proprio da quella materia prima che derivano i prodotti realizzati nel sito di Zola Predosa, in provincia di Bologna, oggi commercializzati sul mercato italiano e internazionale. La storia dell’azienda è la sua forza e il suo cuore pulsante e, proprio in un anno difficile come il 2020, Aliaxis Zola Predosa, come oggi REDI viene definita, ha festeggiato 60 anni di attività: un traguardo importante, che ha visto il marchio REDI evolversi e acquisire importanza a livello mondiale. In occasione dell’importante ricorrenza, lo scorso 17 dicembre il Comune di Zola Predosa ha voluto insignire la storica realtà di una targa celebrativa, consegnata al direttore marketing di Aliaxis Italia, Maurizio Carano, per mano del sindaco Davide Dall’Omo e dell’assessora alle attività produttive Norma Bai. “Durante questi 60 anni ci sono state fasi di crescita e anche, ovviamente, periodi più sfidanti, come quello della crisi del 2008, in seguito al quale l’azienda è riuscita a risollevarsi, riposizionandosi sul mercato ancora più forte e produttiva. Il gesto del Comune ha avuto per noi un significato doppiamente importante, perché senza dubbio sancisce, una volta di più, come impegno, passione, dedizione e collaborazione, ancora oggi valori alla base dei piani di crescita aziendali per un futuro di successo, siano gli ingredienti essenziali che hanno reso possibile scrivere 60 anni di storia”, evidenziano da Aliaxis Zola Predosa. Da sempre fortemente radicata nel territorio in cui si trova, l’azienda rappresenta un punto di riferimento per la comunità locale, ma, grazie all’appartenenza al gruppo multinazionale Aliaxis, si colloca anche in un contesto internazionale e globale; questo background e il contributo dei suoi 250 dipendenti permettono ad Aliaxis Zola Predosa un vantaggio competitivo sui mercati odierni. Il gruppo Aliaxis, presente in tutti i continenti, con sede centrale a Bruxelles, in Belgio, è un punto di riferimento a livello mondiale nei sistemi avanzati di tubazioni in plastica per ap-

plicazioni edili, infrastrutturali, industriali e agricole. Fornisce alle comunità di tutto il mondo soluzioni innovative sostenibili per l’acqua e l’energia, anticipando le esigenze in rapida evoluzione dei suoi clienti e della società. Con una forza lavoro globale di circa 16.000 dipendenti, Aliaxis offre soluzioni specifiche in grado di soddisfare le richieste più disparate. Attiva attraverso marchi storici di prodotti nei diversi segmenti di applicazione, opera in oltre 45 Paesi combinando soluzioni locali con innovazione globale ed eccellenza operativa. Aliaxis Zola Predosa, con il suo marchio di prodotto REDI, rientra all’interno di Aliaxis Italia, una nuova realtà che rappresenta il gruppo multinazionale a livello italiano e che si sta sempre di più consolidando in un “quadrato industriale” che, oltre a quello di Zola Predosa, unisce i siti produttivi di Guardamiglio, in provincia di Lodi, Casella, in provincia di Genova, e Piombino, alle porte di Livorno. “Aliaxis Italia raggruppa sotto di sé aziende storiche i cui prodotti hanno reso possibili applicazioni civili e industriali oggi divenute uno standard sul mercato nazionale e internazionale. Forti di una storia di oltre 65 anni, i siti produttivi di Aliaxis Italia rappresentano passato, presente e futuro della gestione sostenibile delle risorse idriche”, sottolineano dal gruppo, che oggi produce marchi storici come REDI, FIP, ISEA, Nicoll, ASTORE e commercializza numerosi altri prodotti provenienti da stabilimenti europei ed extra europei del gruppo Aliaxis.

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nel 2018, come Nathura Holding, hanno già rinnovato la fiducia nel progetto”, continua Menozzi. Per la produzione del cerotto, Prometheus mette a disposizione degli ospedali una macchina automatizzata che estrae le molecole attive dal sangue del paziente e le combina con i biomateriali: “Una volta disponibile per cliniche e ospedali, renderà il cerotto un dispositivo medico alla portata di tutti, consentendo una rivoluzione nel trattamento delle ferite”, dichiara Riccardo Della Ragione, CEO di Prometheus. Con la concessione in comodato gratuito dei macchinari e la fornitura dei kit monouso contenenti la miscela polimerica brevettata, la startup è dunque in grado di far ottenere in 40 minuti un cerotto pronto all’uso su misura delle esigenze di trattamento del paziente. “Il nostro cerotto sblocca e favorisce il processo di rigenerazione dei tessuti e, col fatto che i biopolimeri in esso contenuti sono biodegradabili, rilasciano nel tempo in modo controllato e costante i fattori di crescita prelevati dal sangue, andando a sbloccare le situazioni cliniche stagnanti”, conclude Alice Michelangeli, CSO di Prometheus.

NUOVA BUSINESS UNIT PER PRO-VISION Innovarsi per continuare a crescere: è la mission del Gruppo Pro-Vision di Carpi, in provincia di Modena, che dal 2019 ha costituito una nuova business unit (denominata Pro-Vision Tech), espressamente

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dedicata allo sviluppo di nuove e innovative soluzioni d’Intelligenza Artificiale in grado di favorire la trasformazione digitale in ambito logistico. La trasformazione digitale rappresenta infatti uno dei principali obiettivi e priorità delle aziende che intendono crescere. In ambito logistico la scelta del fornitore di sistemi informatizzati assume un ruolo ancor più strategico poiché, essendo la vita media dei sistemi di gestione dei magazzini e della supply chain superiore al decennio, il partner tecnologico dovrà fornire, oltre al supporto tecnico, gli stimoli e i suggerimenti per un continuo e sistematico miglioramento aziendale. “È così che ragioniamo in Pro-Vision”, spiega Mario Ascari, CEO e presidente del Gruppo, storica software house modenese che da oltre vent’anni opera nel settore dell’Information Technology realizzando sistemi informatizzati per la gestione dei magazzini WMS (Warehouse Management System) e l’organizzazione dei reparti produttivi (MES). “Grazie all’esperienza maturata in oltre vent’anni d’attività in innumerevoli comparti merceologici, Pro-Vision è considerata uno dei principali fornitori di WMS. In particolare, DynamicStore® è il

WMS sviluppato da Pro-Vision ed è costituito da un sistema informatizzato integrato (che comprende e integra software, hardware, sistemi d’identificazione e localizzazione) in grado di gestire e coordinare le attività logistiche, nonché di garantire la raccolta dei dati, la tracciabilità dei flussi e la rintracciabilità di ogni prodotto e movimentazione. Un esempio del lavoro su cui è impegnata la nuova business unit sono le nuove e innovative soluzioni tecnologiche come i sistemi RTLS (Real Time Location System), algoritmi d’Intelligenza Artificiale, avanzate soluzioni di picking automatizzato e l’utilizzo di dispositivi indossabili come gli occhiali dotati di visione artificiale, grazie ai quali si possono ottenere ottime prestazioni di picking. Già dall’anno scorso abbiamo avviato una importante collaborazione con una società leader nel mondo della produzione di occhiali da lavoro con la quale abbiamo sviluppato una nuova soluzione per l’esecuzione dell’attività di picking mediante un innovativo occhiale con integrata una piccola telecamera collegata a un device portato in cintura. Una soluzione simile ai Google Glass ma espressamente sviluppata per la logistica”, prosegue Ascari. Un altro esempio sono i sistemi RTLS (Real Time Location System) con tecnologia UWB. “Si tratta di una soluzione che, secondo me, è tra le più interessanti, e che nei prossimi anni vedrà un grande sviluppo”, commenta ancora Ascari. “La tecnologia Ultra Wide Band (UWB) permette d’identificare e tracciare, in tempo reale, la posizione e gli spostamenti delle merci, dei mezzi di movimentazione, dei pallet, ecc., con ottime prestazioni in termini di precisione e velocità di aggiornamento. La tecnologia UWB sfrutta la trasmissione di onde radio ad altissima frequenza per localizzare oggetti e mezzi”. Ci sono già aziende che stanno adottando queste nuove soluzioni: “Quest’anno, abbiamo portato a termine due nuovi progetti con sistema RTLS con tecnologia UWB in due aziende del settore dell’acciaieria”, conferma il presidente di Pro-Vision. “Le nuove tecnologie esistono e si possono utilizzare con grandi vantaggi. È chiaro che bisogna attrezzarsi e svilupparsi con le competenze adeguate”. Per info: www.pro-vision.it


SCAM FESTEGGIA 70 ANNI DI ATTIVITÀ ED È PRONTA PER LE NUOVE SFIDE SCAM, azienda modenese specializzata nel settore dell’agrochimica, si appresta a festeggiare i 70 anni di attività con un progetto di nutrizione sostenibile a basso impatto ambientale delle colture agrarie, che la vedrà impegnata nei prossimi anni a implementare varie partnership sul territorio nazionale e internazionale mirate allo sviluppo dei concimi organo-minerali a matrice umificata. Fin dalla nascita SCAM è stata pioniera nei temi di rispetto della fertilità del suolo e della biodiversità, nel miglioramento quanti-qualitativo delle coltivazioni e nella salubrità dei prodotti agricoli. La sede produttiva e direzionale di Modena si sviluppa su una superficie di circa 15 ettari e impiega oggi 100 addetti impegnati nella produzione di fertilizzanti e agrofarmaci, due business completamente diversi che richiedono culture industriali e commerciali profondamente differenti. “L’attività principale di SCAM risiede nella produzione dei concimi organo-minerali granulari che si caratterizzano per le componenti organiche umificate e per il processo produttivo per reazione naturale che consente di ottenere granuli a elevata prestazione agronomica, contraddistinti dalla certificazione ambientale EPD (Environmental Product Declaration). La continua attività di ricerca e innovazione fatta in collaborazione con Università e centri di sperimentazione, le certificazioni, gli investimenti e i miglioramenti della parte produttiva dello stabilimento, hanno portato SCAM ad essere l’azienda di riferimento di settore”, spiega l’azienda.

SCAM è socio fondatore e aderente delle associazioni Agrofarma e Assofertilizzanti (Federchimica), dell’associazione europea dei produttori di fertilizzanti a base organica (ECOFI) ed è attiva in campo istituzionale come membro dei tavoli tecnici europei di settore (CEN, UNI, TC 260 e TC 455). L’offerta commerciale SCAM è ampia e diversificata, oltre ai concimi organo-minerali comprende agrofarmaci, fertirriganti, biostimolanti e prodotti per agricoltura biologica, per garantire produzioni agricole sane e di qualità. “I buoni risultati economici e patrimoniali raggiunti da SCAM non hanno penalizzato altre scelte impegnative fatte nel corso degli anni, dove cultura d’impresa, responsabilità sociale, etica, trasparenza e confronto hanno messo l’azienda in condizione di creare e nel tempo consolidare un rapporto di fiducia, affidabilità e credibilità fra l’industria chimica, la comunità locale e le filiere agroalimentari”, evidenzia il presidente di SCAM, Marco Pirani. “Per SCAM i concimi organo-minerali rappresentano ancora oggi il core business aziendale, grazie alla ‘formula originale’ che li contraddistingue e che li rende unici. L’entrata in vigore del nuovo Regolamento europeo sui fertilizzanti dal 2022 e le indicazioni agronomiche definite dal Green New Deal – Farm to Fork aiuteranno l’azienda nel processo di internazionalizzazione e consentiranno di veicolare anche le altre specialità ad alto valore aggiunto”, sottolinea il direttore generale di SCAM, Felice Lo Faso. “L’impegno di SCAM per il futuro è garantire ai propri partner e agli operatori delle filiere agroalimentari la migliore offerta di mezzi tecnici, per portare nelle nostre case e su quelle di tutto il mondo i cibi ottenuti con una agricoltura virtuosa, ad alta produttività e qualità, ma al più basso impatto ambientale. È l’agricoltura integrata del Made in Italy che, per SCAM, è una vocazione fin dalla propria nascita”, conclude l’azienda modenese.

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REJOINT, FINANZIATO DAL MISE IL PROGETTO “SMART BI-UNI KNEE” Il Ministero dello Sviluppo economico ha firmato a fine gennaio i decreti che autorizzano gli Accordi per l’Innovazione tra Mise, aziende che hanno presentato i progetti e varie Regioni, tra cui l’Emilia-Romagna. “Tra le imprese che vedranno finanziato il proprio progetto c’è anche Rejoint, con il progetto Smart Bi-Uni Knee da realizzare nei siti produttivi emiliani. I costi complessivi del progetto relativo al settore Scienze della vita ammontano a circa 9,2 milioni di euro, di cui 3,7 milioni finanziati dal Mise”, spiega l’azienda bolognese nata cinque anni fa che opera nel medtech-ortopedia. Gli Accordi puntano a favorire la competitività del territorio e l’occupazione attraverso gli investimenti delle imprese in progetti produttivi e di ricerca e sviluppo di rilevante impatto tecnologico. Per la realizzazione di prodotti e processi produttivi innovativi sono previsti investimenti complessivi pari a circa 270 milioni di euro, a sostegno dei quali il Mise ha messo a disposizione circa 70 milioni di euro di agevolazioni. “Siamo stati selezionati insieme ad aziende del calibro di Ferrero, Vodafone, Pirelli, STMicroelectronics e poche altre. Ci riempie d’orgoglio vedere ancora una volta premiata la nostra essenza innovativa e il nostro costante impegno di migliorare la soddisfazione e la qualità della vita dei pazienti che si sottopongono all’operazione chirurgica per

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la sostituzione articolare del ginocchio, divenuta ormai di routine”, commentano da Rejoint. Alcune delle tecnologie su cui sta lavorando Rejoint fanno immaginare un futuro ‘da fantascienza’, come le operazioni tramite robot a distanza, per esempio. In realtà, secondo l’azienda si tratta di possibilità più vicine di quanto si pensi. “Quando si introducono le tecnologie legate a Industry 4.0 in settori conservativi si riesce a stravolgere i processi di business e offrire prodotti qualitativamente migliori. Operiamo in un settore, quello del medtech-ortopedia, notoriamente maturo, e siamo nati per risolvere problematiche evidenziate dai pazienti sempre più giovani e ‘demanding’, fornendo quindi soluzioni chirurgiche personalizzate con prestazioni decisamente superiori in termini sia cinematici che di soddisfazione del paziente”, spiegano dal quartier generale bolognese. Per raggiungere questo obiettivo, Rejoint sviluppa e si fa supportare dalla tecnologia: simula la ricostruzione articolare attraverso un algoritmo di intelligenza artificiale e processi di machine learning che scelgono, disegnano e posizionano le protesi su modelli virtuali dell’articolazione del singolo paziente; produce i componenti protesici con l’utilizzo e lo sviluppo delle più avanzate tecnologie produttive additive e segue poi il paziente attraverso la trasmissione di dati da specifici wearable device indossati dal paziente durante la riabilitazione. “Siamo in grado di mettere in costante comunicazione il chirurgo con il paziente e raccogliere dati di funzionalità e soddisfazione da parte del paziente”, avverte l’azienda. “È una vera novità nel mondo dei dispositivi medici, perché permette di tracciare, senza alcuna intermediazione, la bontà e funzionalità del prodotto e collezionare ed analizzare un’enorme quantità di dati”. Rejoint sta anche lavorando per lo sviluppo

di sistemi robotici d’ausilio alla chirurgia, semi attivi e connessi 5G a chirurghi che potranno operare o tutorare in remoto più chirurgie simultaneamente. Questo sviluppo tecnologico avrà un orizzonte temporale di tre anni. “Questa sarà realmente una grande innovazione e ci avvicinerà a scenari in cui i robot saranno attivi, apprenderanno costantemente e, in futuro, potranno realizzare le chirurgie in modalità indipendente sulla base di un planning deciso dal chirurgo e sulla base del patrimonio esperienziale della macchina”, concludono dall’azienda.

SAIET PUNTA SUGLI SMARTPHONE PER IL MERCATO SENIOR Saiet, azienda bolognese attiva nel mondo della telefonia da quasi sessant’anni, punta sempre più su un mercato di nicchia: i telefoni cellulari e gli smartphone per i senior. “Il modello Smart Senior STS550 è arrivato sul mercato a ottobre, prima in sordina e successivamente accompagnato da una campagna pubblicitaria nell’area test dell’Emilia-Romagna, sia sui quotidiani sia sulle reti televisive regionali”, ricorda il direttore commerciale Claudio Furlanetto. “Si tratta di un prodotto particolarmente innovativo che si affianca alla nostra storica proposta di telefoni cellulari per il mondo senior. È destinato al mondo degli anziani che si sta via via evolvendo verso la telefonia mobile più articolata rappresentata dagli smartphone. Inoltre, a questo modello, da gennaio abbiamo affiancato anche un secondo prodotto più


economico (Smart Senior STS502) che segue la stessa filosofia del fratello più grande, per allargare ulteriormente l’utenza potenziale”. “Il problema che abbiamo voluto risolvere”, prosegue Furlanetto, “è stato rendere semplice un prodotto complesso. Abbiamo aggiunto alcuni tasti di apertura e chiusura della chiamata, per risolvere l’annoso problema dello strisciamento che spesso non va a buon fine. È stato inserito un tasto Sos associato a cinque numeri prefissati per eventuali chiamate di emergenza, ed è stato modificato il software per introdurre icone molto grandi per accedere facilmente alle funzioni principali (chiamata, messaggi, WhatsApp, eventuali altre app, fotocamera). L’audio è stato potenziato, così come la luminosità del display per una migliore visibilità. Infine, il prodotto è dotato di una originale base di appoggio e di ricarica orizzontale che consente di migliorare la video chiamata e, allo stesso tempo, mantenere in carica lo smartphone”. Il 2020 è stato reso difficile dalla pandemia anche per Saiet. “Però, grazie ai nostri prodotti, che andavano incontro alle esigenze manifestatesi durante il lockdown di sentirsi più spesso attraverso la voce e le immagini, siamo riusciti a mantenere i nostri livelli di fatturato”, conferma Furlanetto. “A questo ha contribuito anche la nostra attuale clientela, prevalentemente costituita da rivenditori specializzati di telefonia, i cosiddetti negozi di prossimità. Inoltre, ci ha dato una mano importante l’introduzione del nuovo prodotto e almeno altri cinque modelli che siamo comunque riusciti a lanciare nel primo semestre dell’anno scorso, nell’ambito della proposta di cellulari tradizionali che rappresenta per noi ancora una quota significativa di fatturato”. Per il futuro, Saiet continua a lavorare sempre per il mercato senior, che storicamente ha visto l’azienda bolognese presente fin dal lontano progetto “In Sip”, i primi punti vendita specializzati creati dall’allora gestore telefonico Sip all’interno dei quali Saiet aveva inserito quattro prodotti nella specifica linea denominata Argento (telefoni con tasti grandi con visualizzatore luminoso, potenti suonerie da affiancare al telefono, segreteria telefonica). “Pensiamo di rafforzare la gamma degli smartphone a prestazioni maggiori (display grandi per migliori video chiamate), App specifiche per controllo a distanza e quindi per miglio-

rare la sicurezza degli anziani magari soli. Stiamo anche ragionando su alcuni prodotti collaterali che possono essere collegati allo smartphone, sempre però destinati al mondo senior e quindi rivolti a soddisfare nuove esigenze”, conclude Claudio Furlanetto.

SCHNEIDER ELECTRIC, AL TOP NELLA SOSTENIBILITÀ SECONDO CORPORATE KNIGHTS Schneider Electric, punto di riferimento nella trasformazione digitale della gestione dell’energia e dell’automazione, rilancia con forza la sua strategia di lungo termine per integrare aspetti ambientali, sociali e di governance in tutti gli ambiti della sua attività e per aiutare i propri clienti e partner a raggiungere i rispettivi obiettivi di sostenibilità. L’annuncio coincide con la notizia che Corporate Knights, società media e di ricerca canadese che realizza classifiche e valutazioni su prodotti finanziari basate sulle performance di sostenibilità aziendali, ha posto per la prima volta Schneider Electric al vertice dell’indice annuale delle “Global 100 most sustainable corporations in the world”. Un grande balzo dal 29° posto dello scorso anno, che porta l’azienda in vetta e rappresenta un importante riconoscimento esterno dell’impegno di lunga data di Schneider Electric sui temi di governance ambientale e sociale. Il risultato mette inoltre in evidenza come l’azienda, che nel 2018 ha inaugurato un Innovation Hub nella propria sede di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna, si sia trasformata in un player di grande rilievo nel campo delle soluzioni digitali che rendono possibile l’efficienza energetica e la sostenibilità. “Essere un’azienda sostenibile, con un busi-

ness sostenibile, è il perno della nostra strategia. Schneider si è fatta carico dei temi di governance ambientale e sociale da tanto tempo e continuiamo a individuare obiettivi sempre più ambiziosi”, commenta il presidente e CEO di Schneider Electric, Jean-Pascal Tricoire. “Quando abbiamo attivato il nostro primo ‘barometro di sostenibilità’ nel 2005 siamo stati tra i primi a scegliere di farci guidare da un approccio attento alla governance ambientale e sociale; i nostri obiettivi al riguardo non potevano essere sempre gli stessi, e infatti ogni tre anni li abbiamo resi più stringenti. Tutti noi - aziende, governi, individui - possiamo contribuire per rendere il nostro mondo più sostenibile e inclusivo. I nuovi impegni che annunciamo oggi definiscono l’evoluzione del nostro percorso”. Il nuovo programma Schneider Sustainability Impact (SSI) copre il periodo 2021-2025 e porta con sé un’accelerazione significativa rispetto agli obiettivi preesistenti. Si basa su sei impegni di lungo termine, pensati per dare un contributo a ognuno degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite: agire con un approccio climate-positive; usare in modo efficiente le risorse; essere all’altezza dei propri principi di fiducia; creare pari opportunità; fare spazio al potenziale di tutte le generazioni; fornire strumenti di crescita alle comunità locali. “Avere la capacità e la volontà di rendere il mondo più sostenibile e equo non è semplicemente una responsabilità morale: è una scelta aziendale sensata”, aggiunge Olivier Blum, chief strategy and sustainability officer di Schneider Electric. “Quello che è accaduto nel 2020, segnato da eventi quali il Covid-19, una serie di disastri legati al cambiamento climatico, ma anche dal quinto anniversario degli Accordi di Parigi, rende ancora più urgente agire; inoltre, ha rafforzato la volontà

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no al 19% in più di fatturato rispetto al 2019. in sospeso e anticipare anche quelli a scadenza più flessibili, siamo diventati più efficienti, in A trainare tale risultato, in Europa, Paesi più lunga: in pratica quando abbiamo chiuso, grado di adattare tutti i nostri processi alle neBassi,SIMONI, DA 190 ANNI “I CAVALIERI DELLA SPAZZOLA ROTONDA” cessiBeltà dei gio e Lussemburgo seguiti da Francia, Ger- il nostro magazzino era Il passaggio alle spazzole industriali arriva negli anni ‘50: “Al- mermania e Inghilterra. Il prodotto più richiesto vuoto. A macchine fer- lora si producevano, soprattutto in Romagna, molte macchine c a t i le cucine da esterno, sulle quali Steel ha pun- me, ci siamo concentrati per il trattamento della frutta post-raccolta, quindi lavaggio, c o n tato moltissimo nell’ultimo biennio: non solo sulle relazioni: il marke- ceratura e selezione”, si legge nel libro. “In tutte queste fasi si c u i barbecue, ma vere e proprie cucine in accia- ting ha lavorato moltissi- utilizzavano spazzole in notevole quantità. La spazzola a rullo ha ci inio inox (lo stesso acciaio in uso nei cantieri mo per implementare la rappresentato per l’azienda il primo caso di industrializzazione t e r navali) destinate a resistere anche ai climi più digital strategy e il com- del processo produttivo, con la standardizzazione dei moduli e f a c rigidi. merciale si è dedicato alla un’ottima riproducibilità del prodotto”. cia“Il mercato interno ci ha dato grandi soddisfa- rete vendite e a sviluppa- Fino alla metà degli anni ‘70 si continuarono a fabbricare, anche mo”. zioni”, afferma Auro Po, CEO di Steel, “no- re nuovi contatti. A set- se sempre meno, anche le spazzole tradizionali ad uso manuale nostante i tanti mesi di chiusura e il lockdown tembre abbiamo aperto e spazzole per ferramenta, finché si decise di seguire prevaveramente duro che tutti abbiamo affrontato il primo show-room mo- lentemente le spazzole industriali speciali, cioè su richiesta del TEtra marzo e maggio, siamo riusciti a mantenere nomarca a Roma e spe- cliente. “Agli inizi degli anni ‘80, quando sono entrato in fabbrica, la logica della specializzazione è stata ancora di più pergli stessi volumi del 2019 e persino a registra- riamo di poter comuniCHre unaQuando si dice Simoni si dice spazzole, da ben sei generazioni,c a r e seguita e concretizzata”, ricorda Franco Simoni. “Attualmente BOc r e -precisamente dal 1830. L’attività inizia con Costante Simoni a Cal-p re - vengono prodotte sia spazzole strip che punzonate, con particolare specializzazione per queste ultime. Disponiamo infatti di s c i t acara, passa a Crespellano, dove si sposta il figlio Paolo, per ar-s t o d e lrivare a Zola Predosa, poi a Bologna, e tornando a Zola Predosanuo- numerose macchine a controllo numerico, molto diversificate 3 % .alla metà degli anni Settanta dove il bisnipote Paolo costruiscev i tra loro per coprire una gamma veramente vasta di richieste Ciò èla nuova fabbrica nella zona industriale. E Franco Simoni, figlio diinve- speciali”. s t a t oPaolo e attuale presidente dell’azienda, è tra i diversi imprendi-s t i - Dopo gli anni ‘90 grande impegno è stato posto nell’organizzare il reparto “preparazione nuclei”, cioè la lavorazione all’utensile p o s -tori che sono stati premiati, a fine 2020 in una cerimonia in mudelle basi spazzola. L’azienda ha aperto all’interno un’officina, sibilenicipio, dal sindaco di Zola Davide Dall'Omo, che ha voluto dare introducendo torni, fresatrici, un centro di lavoro automatico e g r a -un riconoscimento alle imprese che da tempo rendono vitale il un tornio a controllo numerico. “Ciò ci ha consentito di renderci zie alpaese. in buona parte indipendenti dalle lavorazioni esterne”, spiega gran-“Sei generazioni di imprenditori: non è un caso unico, però rapSimoni, “con maggiore controllo dei tempi di produzione e dei d i s -presenta un traguardo raro, che soltanto la passione che i miei relativi costi. Da noi si sente dire di frequente che ‘più le ris i m oantenati avevano per il proprio lavoro ha consentito di raggiunchieste sono impossibili e più ci divertiamo’. Questa è forse la lavo-gere”, commenta Franco Simoni. “Questa tradizione ha rischiato migliore sintesi della nostra politica aziendale. Pur cercando ro didi rompersi alla quinta generazione, quella di mio padre Paolo, sempre di andare verso la massima semplificazione, accettiasqua-perché io dopo la laurea in ingegneria meccanica ho oscillato mo di buon grado di valutare ogni proposta del cliente. Spesso d r aper diversi anni tra fabbrica e Università nell’incertezza della da una richiesta ‘impossibile’ è scaturita una soluzione interessvoltoscelta. Mescolando ricerca (in acustica industriale), produzione sante che ha poi avuto sviluppi anche in altre applicazioni”. d adi spazzole e lezioni (agli studenti di fisica tecnica di ingegneria “In tempi difficili come questi”, conclude Franco Simoni, “il mio tutti:elettronica) alla fine ho deciso di continuare l’antico mestiere”. impegno è rivolto a proseguire nella tradizione, se possibile a feb-Questo aneddoto e tanti altri, all’interno di una storia di 190 anni introducendo in fabbrica alcune innovazioni e ben ricordando braiodi impegno e creatività, si possono trovare in un volume che gli insegnamenti di mio padre Paolo, che voleva prima di tutto a b -Franco Simoni aveva realizzato nel 2010, dal simpatico titolo “I un’azienda basata su onestà e lealtà verso gli altri”. b i a -cavalieri della spazzola rotonda”. “Inizialmente, l’intento era m oquello di raccogliere tutte quelle informazioni che, in mancanza lavo-di documentazione, inevitabilmente sarebbero andate disperse. r a t oGià dagli anni Ottanta avevo acquisito, con una serie di intervistementi nel nostro Paese. ARD GROUP, senzaa mio padre, molte informazioni derivate dalla tradizione orale,Il Covid”, conclude Po, s o s t aunitamente a numerose immagini, video e oggetti di epoche pas-“non ha rappresentato L’ASSISTENZA È IN REMOTO p e rsate. Tutto questo materiale è stato ordinato in modo sistemati-una svolta, ma ha acceleCON GLI SMART GLASSES e v a -co in questo volume. Ora il libro è stato rieditato e aggiornato,rato una tendenza già esid e r eperché mio figlio Andrea Simoni, che rappresenta la settima ge-stente per quanto concerSembra d’assistere a una scena del film Mit u t t inerazione dell’azienda, si è laureato in economics and financene la vita aziendale: dalla nority Report, ma in questo caso tutto è g l iall’Università di Bologna proprio nel 2020”. digitalizzazione all’adostraordinariamente concreto. Da una parte ordini zione di orari di lavoro una persona indossa un paio di leggerissimi

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dei nostri clienti di accelerare la transizione in ottica di riduzione delle emissioni. Le nostre soluzioni possono aiutarli anche a raggiungere i loro obiettivi”. Gli impegni presi sono sostenuti da 11 obiettivi concreti, da raggiungere entro il 2025. Per la prima volta, in ognuno degli oltre 100 Paesi in cui Schneider Electric opera, saranno stabiliti degli obiettivi specifici, volti ad affrontare “dal basso” le esigenze espresse dalla comunità locale.

POGGIPOLINI E GELLIFY LANCIANO LA VITE ‘INTELLIGENTE’ Una soluzione tecnologica innovativa, che applica l’intelligenza artificiale al settore delle viti e dei fissaggi, in grado di avere un impatto positivo su tutta la comunità. È quella proposta da Sens-In, la startup ad alto potenziale tecnologico nata a dicembre 2019 come spin-off di Poggipolini, azienda bolognese da tre generazioni attiva nella progettazione e produzione di fissaggi critici, e dallo scorso novembre partecipata dalla piattaforma di innovazione GELLIFY. I nuovi elementi di fissaggio sono dotati di sensori brevettati ad altissima tecnologia e connettività che li rendono sempre connessi. Saranno impiegati, oltre che nei mercati storici di Poggipolini (aeronautica, automotive e industriale) anche in nuovi settori fondamentali quali le infrastrutture (ponti) e la sanità (protesi mediche). Sens-In è un progetto di ‘Venture Building industriale’ che vede coinvolte le due realtà bolognesi in un innovativo modello di coinvestimento in un business in-

novativo che nasce all’interno di una azienda già consolidata. Una soluzione che permetterà di concentrare investimenti e risorse dedicate allo sviluppo di questo specifico prodotto, pensato per diventare protagonista della digital transformation. “Sens-In è nata a fine 2019 come nostro spin-off. Una soluzione che abbiamo deciso di sviluppare quattro anni fa per rendere intelligenti i nostri fissaggi, lavorando in costante contatto con le ingegnerie di ogni nostro cliente e in open innovation con startup, Università e centri di ricerca. I bulloni, oltre ad assolvere le loro funzioni meccaniche, avrebbero potuto prendere vita, diventando intelligenti e comunicando dati mai acquisiti prima. Un design migliorato per ogni singola vite e allo stesso tempo un controllo per l’intero sistema. Da qui la nascita del termine Internet of Fasteners”, spiega Michele Poggipolini, founder and CEO di Sens-In, CEO di Poggipolini e presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia. “Sono felice di annunciare la partnership con GELLIFY, perché potremo contare sulla loro esperienza per sviluppare tutte le soluzioni digitali legate ai dati che acquisiremo. Punteremo quindi su progettazione, sviluppo e realizzazione degli elementi sensibili e di tutta la piattaforma digitale che si occuperà della gestione e della rielaborazione dei dati acquisiti, attraverso intelligenza artificiale e offrendo ai nostri clienti un servizio strategico e unico. È ormai evidente come una semplice vite, penso a particolari applicazioni sui ponti, possa realmente cambiare la vita delle persone”, continua Poggipolini. “Sens-In è un progetto dal potenziale dirompente nell’ambito industriale. La visione di

Michele Poggipolini, imprenditore che proviene dal mondo fisico e produttivo, ci ha subito convinto, perché ha una comprensione molto chiara di come il digitale possa incrementare il valore in ogni prodotto a condizione che con questo sia facilmente integrabile. Trasformare ogni vite in un sensore va oltre lo stato dell’arte nella capacità del digitale di essere davvero parte del mondo fisico durante tutta la vita del prodotto e in tutti i relativi processi, dall’R&D alla pre-vendita, dal monitoraggio dell’utilizzo all’assistenza sia field che remota”, aggiunge Michele Giordani, founder and managing partner di GELLIFY.

SIFIR FIDUCIARIA, DA OLTRE 40 ANNI AL FIANCO DELLE IMPRESE Il particolare periodo storico che stiamo vivendo e le nuove sfide che ci attendono nel prossimo futuro stanno portando le imprese e gli imprenditori a ricorrere sempre più ai servizi prestati dalle società fiduciarie, servizi che garantiscono opportunità uniche con vantaggi esclusivi. Proprio di questo si è parlato lo scorso 22 dicembre nell’incontro “Società fiduciaria: utile strumento di supporto alle imprese”, organizzato dalla società bolognese SIFIR Fiduciaria nell’ambito dell’iniziativa Associati per Associati. “L’attuale situazione dovuta alla diffusione della pandemia da Covid-19 ha indubbiamente incrementato l’esigenza da parte di imprese e imprenditori di usufruire di servizi fiduciari personalizzati e utili sia a far fronte alla crisi sistemica degli ultimi mesi sia a programmare il momento della ripartenza. Riservatezza rispetto all’assetto proprietario e partecipativo, tutela della segretezza dei nuovi investimenti (joint venture, startup e operazioni di private equity), stabilità dei rapporti tra i soci e tutela del passaggio generazionale, garanzia e sicurezza nei pagamenti commerciali, protezione del patrimonio del socio e dell’impresa. Sono questi alcuni dei servizi prestati da oltre 40 anni da SIFIR Fiduciaria, volti a far fronte a esigenze di sempre più grande attualità”, sottolinea Leonardo Arienti, amministratore della società. “La riservatezza e l’anonimato rispetto all’assetto proprietario della società vengono ga-

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previste. L’escrow viene molto utilizzato in ambito commerciale sia per le transazioni nazionali che internazionali, perché garantisce il corretto adempimento delle prestazioni di tutte le parti coinvolte e le loro assoluta tutela”, conclude Arienti.

Leonardo Arienti, amministratore di SIFIR Fiduciaria

rantite attraverso l’intestazione fiduciaria di partecipazioni. In tale ambito, le partecipazioni sociali vengono intestate formalmente alla società fiduciaria, in modo che il nome del reale proprietario non sia individuabile dai terzi. Ciò permette un ampio grado di riservatezza rispetto a tutte le operazioni che un’impresa o imprenditore può effettuare con le proprie partecipazioni. In questo modo, ad esempio, non saranno conoscibili ai terzi le operazioni di cessione di parte o della totalità delle partecipazioni intestate fiduciariamente, l’ingresso di un nuovo socio nella società ovvero la cessione della nuda proprietà o dell’usufrutto a un terzo. Tale servizio è particolarmente impiegato nel corso delle operazioni di riassetto societario (cessione, passaggio generazionale, acquisto di azioni proprie o operazioni di private equity) e nelle operazioni di investimento, quando è interesse dell’imprenditore o dell’impresa non rivelare ai terzi tali attività”, spiega Arienti. Sotto il profilo commerciale, la garanzia di sicurezza dei pagamenti nazionali ed esteri viene raggiunta mediante l’impiego dell’istituto di origine statunitense del deposito a garanzia (escrow). “In sostanza, le parti contrattuali sottoscrivono un contratto di deposito a garanzia (escrow agreement), mediante il quale una parte consegna denaro o altri documenti a un depositario fiduciario (escow agent), il quale ha l’obbligo a sua volta di consegnarli all’altra parte solo qualora questa abbia adempiuto correttamente al contratto, secondo i termini e le condizioni

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dinamica realtà olandese attiva nel campo dell’automazione dei flussi logistici e di supply chain. L’Olanda è uno dei paesi europei in cui il settore dell’elogistics sta facendo registrare tra i maggiori tassi di crescita in Europa, grazie all’aumento esponenziale del mercato dell’ecommerce che, secondo Statista, vale oggi oltre 25 miliardi di euro. SITMA MACHINERY, Complice la forte spinta data dalla pandeAL VIA LA COLLABORAZIONE mia da Covid-19, ormai oltre l’80% della popolazione olandese nell’età compresa tra CON L’OLANDESE VMS i 12 e i 65 anni acquista regolarmente on Una partnership promettente, nata per line e si conta che il numero di web shop e cogliere in maniera efficace le opportuni- aziende con possibilità di acquisto per corrità legate all’esigenza di confezionamento spondenza siano passate da 5.195 nel 2007 in ambito logistico che derivano da un a ben 49.415 nel 2020. Tuttavia, non sono trend di crescita in questo specifico mer- solo web stores, e-retailers e marketplaces cato. È quella avviata recentemente da nazionali a essere privilegiati dall’aumento Sitma Machinery, azienda di Spilamberto, delle proprie vendite, ma anche i loro siin provincia di Modena, specializzata nella mili oltre confine hanno avuto una sorte progettazione e realizzazione di macchine analoga, provocando una vera e propria e sistemi automatici per la produzione in impennata in termini di crescita dei volulinea di packaging di distribuzione, e VMS, mi delle spedizioni provenienti da diversi Paesi dell’Unione Europea, in particolar modo Germania e Danimarca, e fuori dall’UE, soprattutto Cina, Regno Unito, Canada e Stati Uniti. Tutto questo Sitma e VMS lo sanno molto bene ed è proprio dall’incontro di esigenze complementari che è nata una partnership che consentirà a Sitma di rafforzare la propria presenza su questo importante mercato e a VMS di completare la propria offerta di soluzioSopra: Gianluca Rossi, direttore sales & marketing di Sitma. ni per la supply chain dell’inSotto: Niels van der Sloot, proprietario e fondatore di VMS tralogistica. Grazie anche alla condivisione di un percorso evolutivo similare e di valori comuni, Sitma e VMS hanno deciso di avviare una collaborazione che trova una specifica applicazione nello sviluppo di soluzioni dedicate al mondo del packaging per l’ecommerce. Le due realtà stanno già lavorando intensamente a un programma di azioni congiunte in area marketing e sales, implementate ufficialmente a partire dallo scorso gennaio


quando VMS è diventata a tutti gli effetti agente Sitma in Olanda e nelle Fiandre per l’elogistics e il packaging per ecommerce. “Le soluzioni Sitma si collocano perfettamente nel contesto dell’integrazione tecnologica per il settore intralogistico che in VMS abbiamo costruito negli ultimi dieci anni, attraverso l’offerta di pacchetti completi per rispondere alle esigenze di confezionamento e automazione dei processi produttivi e logistici. Una serie di soluzioni che vanno dalla robotica allo smistamento e dalla palettizzazione agli AGV”, commenta Niels van der Sloot, proprietario e fondatore di VMS. “Il know-how e la competenza del team tecnico di VMS saranno in grado di fornire un aiuto per la manutenzione delle macchine ad alta velocità destinate ai mercati più esigenti. Al contempo il supporto a livello di back office e la capacità nel gestire la fornitura di parti di ricambio rappresentano ulteriori plus, andandosi ad aggiungere alla profonda conoscenza del mercato logistico espressa da VMS, che subito ci ha fatto propendere per questa collaborazione. Per noi è estremamente importante far conoscere Sitma e le nostre soluzioni, ma ancora più importante è esserci, anche dopo la vendita”, afferma Gianluca Rossi, direttore sales & marketing di Sitma.

CONAI PREMIA DUE PROGETTI SMURFIT KAPPA ITALIA Smurfit Kappa Italia, multinazionale del packaging a base carta, con 26 sedi italiane quattro delle quali in Emilia-Romagna, si è aggiudicata nel dicembre scorso due dei premi messi in palio da Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi, per valorizzare la sostenibilità ambientale degli imballi. I riconoscimenti sono stati assegnati alle innovative soluzioni realizzate per l’azienda alimentare Bottoli e l'industria chimica Carima rispettivamente dai team di Camposanto sul Panaro, in provincia di Modena, e di Pastrengo, alle porte di Verona. A contendersi il montepremi di 500.000 euro sono stati 160 progetti, frutto di una selezione che è partita da un totale di 289 soluzioni presentate.

Famosa per le schiacciatine, la realtà mantovana Bottoli ha richiesto a Smurfit Kappa un packaging che raggiungesse tre obiettivi: ridurre lo spazio a magazzino delle scatole in attesa della produzione, tagliare i tempi di confezionamento, creare una linea di imballi riconoscibili a scaffale, facili e veloci da aprire. La soluzione creata da Smurfit Kappa passa da una scatola composta da due pezzi a una scatola unica di tipo ‘wrap shelf ready packaging’: un solo fustellato di cartone che avvolge e fascia il contenuto ma è anche adatto all’esposizione sul punto vendita. “Un’innovazione che ha portato una riduzione del peso del packaging secondario pari all’8,5%; inoltre, il nuovo imballo elimina un passaggio di trasformazione con benefici in termini logistici, di processo e un risparmio energetico. Grazie a un software specifico, siamo in grado di calcolare l’impatto che il nuovo imballo avrà sull’ambiente attraverso una serie di parametri come le ridotte emissioni di CO₂ e la riduzione degli scarti”, spiegano da Smurfit Kappa.

All’azienda chimica milanese Carima, specializzata in lubrificanti per la posa di cavi in fibra ottica, il team Smurfit Kappa ha invece proposto un nuovo imballo che passa da una scatola in cartone ondulato a doppia onda con uso di carte vergini a una scatola a onda singola con uso di carta 100% riciclata, garantendo la stessa robustezza e resistenza. “Un risultato ottenuto tramite l’uso di software specifici che analizzano la catena logistica del cliente, dallo stoccaggio in magazzino al trasporto via mare, con la possibilità di variare i parametri di umidità e capire se la composizione è adatta agli ambienti refrigerati. A parità di design abbiamo ottenuto una riduzione del peso, di spazio e costi sia in magazzino che in trasporto, e anche in questo caso un significativo abbattimento delle emissioni di CO₂”, continuano da Smurfit Kappa. “Il premio Conai ci rende molto orgogliosi e ci fa piacere condividerlo con i nostri clienti, alla continua ricerca di soluzioni più sostenibili, più facili da smaltire e riciclare. Le aziende sono infatti sempre più consapevoli dell’importanza del packaging in una visione di business più responsabile. E questo grazie anche all’attività di Conai mirata a un interesse collettivo, quello di un ambiente migliore in cui vivere”, commenta Gianluca Castellini, CEO di Smurfit Kappa Italia. Sempre in tema di riconoscimenti, il 2021 si è aperto per Smurfit Kappa Italia con un risultato importante: per il secondo anno consecutivo, l’azienda è stata certificata Top Employer ed entra nuovamente nel club delle 100 migliori realtà italiane per l’eccellenza nei processi di gestione e sviluppo delle risorse umane.

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STEEL, NEL 2020 FATTURATO IN CRESCITA DEL 19%

ma ti permettono di scegliere la funzione perfetta per la pietanza in preparazione”, commenta Martina Po, direttore marketing di Steel. Una crescita sostanziale per Per Steel, azienda con sede a Carpi, in pro- l’azienda carpigiana nata circa venti anni vincia di Modena, specializzata nella pro- fa, che si assesta intorno al 19% in più di duzione di cucine semi professionali per fatturato rispetto al 2019. A trainare tale uso domestico, il 2020 che ha stravolto risultato, in Europa, Paesi Bassi, Belgio e l’economia globale e in cui si è combattuta Lussemburgo seguiti da Francia, Germania una battaglia senza precedente, sarà ricor- e Inghilterra. dato però anche come l’anno in cui, quan- Il prodotto più richiesto le cucine da esterdo tutto sembrava doversi bloccare, ciò che no, sulle quali Steel ha puntato moltissimo è stato seminato è stato raccolto. nell’ultimo biennio: non solo barbecue, Il prodotto, quell’idea su cui si è investito ma vere e proprie cucine in acciaio inox (lo per anni e che è diventata espressione del stesso acciaio in uso nei cantieri navali) deproprio lavoro in tutto il mondo, le cucine stinate a resistere anche ai climi più rigidi. Steel, non solo infatti hanno continuato a “Il mercato interno ci ha dato grandi sodessere richieste ma, in molti mercati, han- disfazioni”, afferma Auro Po, CEO di Steno fatto registrare una crescita importante. el, “nonostante i tanti mesi di chiusura e “Da un lato, dobbiamo ammettere di esse- il lockdown veramente duro che tutti abre stati fortunati. Noi produciamo cucine biamo affrontato tra marzo e maggio, siae, dai single alle famiglie numerose, duran- mo riusciti a mantenere gli stessi volumi te il lockdown tutti ci siamo scoperti un del 2019 e persino a registrare una crescipò chef. ta del 3%. Ciò è stato possibile grazie al grandissimo lavoro di squadra svolto da tutti: a febbraio abbiamo lavorato senza sosta per evadere tutti gli ordini in sospeso e anticipare anche quelli a scadenza più lunga: in pratica quando abbiamo chiuso, il nostro magazzino era vuoto. A macchine ferme, ci siamo concentrati sulle relazioni: il marketing ha lavorato Martina Po, direttore marketing, e Auro Po, CEO di Steel moltissimo per implementare la digital strategy e il commerciale Tuttavia, il nostro è un prodotto semi pro- si è dedicato alla rete vendite e a sviluppare fessionale, non parliamo al grande pub- nuovi contatti. A settembre abbiamo aperto blico ma a un gruppo di consumatori ben il primo show-room monomarca a Roma e definito, disposto a investire qualcosa in speriamo di poter comunicare presto nuopiù per un elettrodomestico in grado di of- vi investimenti nel nostro Paese. Il Covid”, frire performance più alte dello standard. conclude Po, “non ha rappresentato una Se durante il 2020 questi consumatori ci svolta, ma ha accelerato una tendenza già hanno scelto, è perché negli anni abbiamo esistente per quanto concerne la vita aziensaputo raccontarci, perché abbiamo prefe- dale: dalla digitalizzazione all’adozione di rito mantenere una gestione diretta della orari di lavoro più flessibili, siamo diventarete commerciale e perché non ci siamo ti più efficienti, in grado di adattare tutti i fatti travolgere dai trend del nostro settore: nostri processi alle necessità dei mercati con i nostri forni non si accendono con un’app, cui ci interfacciamo”.

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TECHBOARD GROUP, L’ASSISTENZA È IN REMOTO CON GLI SMART GLASSES Sembra d’assistere a una scena del film Minority Report, ma in questo caso tutto è straordinariamente concreto. Da una parte una persona indossa un paio di leggerissimi smart glasses dotati di una minuscola telecamera che permettono di visualizzare davanti a sé uno schermo virtuale; dall’altra, anche a centinaia di migliaia di chilometri, un suo collega, collegato via internet, lo guida nella esecuzione di compiti che da solo non sarebbe in grado di compiere correttamente. È questo il risultato sorprendente ottenuto da due aziende modenesi, Techboard Group, azienda specializzata nel mercato dell’elettronica e della video sorveglianza, e Holomask, innovativa startup che opera nell’ambito della realtà estesa. Due realtà imprenditoriali che hanno unito le loro competenze dando vita a una soluzione dal contenuto fortemente innovativo: una piattaforma digitale che, grazie anche all’impiego di smart glasses, consente di effettuare, ad esempio, la manutenzione a distanza. Un’opportunità che, soprattutto in periodo di Covid, offre innumerevoli vantaggi, a partire dalla drastica riduzione degli spostamenti di personale, senza però dover rinunciare all’assistenza che, in molti casi, solo pochi tecnici specializzati possono assicurare. Il fidanzamento, ora sbocciato in una solida partnership con un importante investimento di Techboard nel capitale di Holomask, è iniziato circa un anno fa quando è nato l’incubatore E-HUB di Techboard Group, dedicato alle imprese innovative nel campo dell’elettronica. Holomask, startup fondata da Enzo Francesca, è stata infatti una delle prime aziende ad essere ospitate negli spazi creati in via della Scienza, a Modena. “L’integrazione è stata naturale. Nel 2018 abbiamo messo a punto un nuovissimo sistema di video sorveglianza, PROD@ EYE, dedicato al controllo dell’efficienza e del corretto funzionamento degli impianti produttivi. Ora, con l’integrazione resa possibile grazie al software messo a punto da Holomask, offriamo l’opportunità ad


settore dell’automazione industriale e del comparto ceramico. La versatilità della piattaforma è molto ampia e di conseguenza anche gli ambiti di utilizzo possono essere i più vari. L’esempio classico è quello dell’assistenza in remoto, per il collaudo, la riparazione, la manutenzione di un impianto di automazione, o, più semplicemente, di una fotocopiatrice, una caldaia o il motore di un’automobile. In forEnzo Francesca, fondatore di Holomask, e Fabio Malagoli, presidente te crescita sono anche le di Techboard Group richieste di applicazioni nel campo della telemedicina. un operatore di collegarsi in remoto e ve- “La soluzione che abbiamo presentato è dere con grandissima precisione, anche se sicuramente il prodotto più maturo che a distanza, esattamente la stessa situazione in un anno di vita è uscito dall’incubatore presente nel luogo in cui si rende necessario E-HUB. L’idea di accogliere sta funzionanl’intervento”, spiega Fabio Malagoli, presi- do molto bene e non a caso stiamo raddopdente di Techboard Group e fondatore di piando gli spazi per ospitare diverse altre E-HUB. promettenti startup che ci hanno contatta“Il segreto sta nella semplicità della piatta- to”, conclude Fabio Malagoli. forma e nell’ampia possibilità di dialogo e di interattività: oltre a video e audio, è possibile scambiare in tempo reale documenti, disegni, utilizzare una lavagna virtuale per GRANDE SUCCESSO scrivere”, prosegue Enzo Francesca, svilup- PER L’EDIZIONE 2021 patore dell’applicazione denominata TEDI ISOLA URSA AMXR che guida gli smart glasses. La soluzione è già perfettamente funzionante ed è utilizzata, con ottimi risultati, da Quarantadue contributor, tra progettisti alcune importanti aziende del territorio del e testimonial di fama internazionale, 38 video pillole realizzate e oltre 1.700 studenti collegati dagli Istituti superiori di otto regioni d’Italia. Sono questi i numeri principali della quarta edizione di “ISOLA URSA - La cultura della sostenibilità ambientale”, l’evento promosso dall’azienda URSA Italia, con stabilimento produttivo a Bondeno, in provincia di Ferrara, che si è svolto quest’anno nell’ambito di Klimahouse Digital Edition 2021, dal 27 al 29 gennaio scorsi. L’iniziativa si è confermata come uno spazio dedicato alla cultura della sostenibilità ambientale, stimolando idee ed esperienze e facilitando lo scambio di informazioni: attraverso conferenze online e pillole video proiettate durante le giornate della Fiera di

Bolzano, i professionisti di svariati settori hanno portato le loro conoscenze e il loro know-how, spaziando dalla tutela ambientale alle nuove frontiere dell’architettura eco-sostenibile, anche alla luce delle recenti misure introdotte in materia di sostenibilità, come il Superbonus 110% che premia gli interventi di riqualificazione energetica/ sismica degli edifici con sgravi fiscali fino al 110%. “ISOLA URSA anche quest’anno ha voluto sottolineare che occorre prendere seriamente in mano la questione ambientale, mettendo in campo la responsabilità. Il cambiamento climatico è una sfida globale che chiama all’appello tutte le nostre risorse e certamente tutto il nostro buon senso, scevro da grandi proclami. Il tema della sostenibilità tocca certamente il mondo delle costruzioni: interrogarsi su che cosa sarà di quello che viene progettato, come resisterà nel tempo, in pratica porre l’attenzione sul ciclo di vita degli edifici è diventato di primaria importanza. Così pure quindi la scelta dei materiali con cui gli immobili vengono realizzati, affinché ottime performance vadano di pari passo con la durevolezza della materia prima utilizzata e la salvaguardia

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ambientale”, spiegano dall’organizzazione. Destinatari del progetto sono stati professionisti, comunicatori, insegnanti e, in particolar modo, studenti: i ragazzi degli Istituti Scolastici Superiori hanno assistito, sfruttando la piattaforma Google Meet, da diverse parti d’Italia, al ciclo di conferenze pensato appositamente per loro. Tra i relatori Salvatore Magliozzi, ingegnere e travel blogger per la sostenibilità, l’architetto Mariadonata Bancher, da tempo impegnata a sostenere un approccio più attento al tema della qualità degli ambienti negli edifici scolastici attraverso un protocollo di certificazione dedicato specificatamente alle scuole, e Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, con la sua case history di efficientamento energetico in Alta Val di Susa. “È stata un’edizione davvero insolita, ma nonostante tutto credo che sia emersa la nostra volontà di mantenere alto l’interesse verso i temi della sostenibilità. Da diversi anni la nostra azienda, che produce isolanti e si occupa quindi di ridurre il consumo di energia degli edifici, cerca al contempo di portare avanti le politiche ambientali anche attraverso questi strumenti. Un ringraziamento va certamente a tutti i contributor che hanno accettato di realizzare il video per divulgare i loro messaggi, materiale prezioso che intendiamo mantenere visibile sul sito dell’iniziativa affinché siano raggiungibili anche nei giorni a venire. Grande soddisfazione, inoltre, per il coinvolgimento delle scuole che quest’anno nei numeri hanno raggiunto un traguardo impensato”, commenta Pasquale D’Andria, direttore tecnico e marketing di URSA Italia. Per info: www.isolaursa.it

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VARVEL È “MARCHIO STORICO DI INTERESSE NAZIONALE” Una conquista che testimonia l’eccellenza e la continuità di un Gruppo italiano attivo dal 1955. Il “Marchio Storico di interesse nazionale” ottenuto da Varvel lo scorso 18 gennaio è una attestazione promossa dallo Stato italiano e gestita dall’Ufficio Marchi e Brevetti, che premia i marchi d’impresa registrati o attivi da almeno 50 anni. “È con orgoglio che noi del Gruppo Varvel accogliamo il riconoscimento, che ci attesta a tutti gli effetti come eccellenza storica. Questo riconoscimento sarà uno strumento di marketing per rafforzare l’immagine del Gruppo sul mercato, ma testimonia anche la validità del lungo percorso intrapreso nella ricerca della qualità. Il segno distintivo del nostro Gruppo potrà così essere accompagnato dal simbolo dell’iniziativa, che consiste nell’immagine dell’Italia racchiusa nella scritta ‘Marchio Storico’”, commentano dall’azienda bolognese, attiva nel campo della progettazione e realizzazione di sistemi di trasmissione di potenza impiegati in numerose applicazioni industriali e nei sistemi innovativi come i generatori eolici e gli impianti fotovoltaici. A poter beneficiare del ‘Marchio Storico di interesse nazionale’ sono quelle aziende tradizionalmente legate al territorio italiano che hanno registrato il marchio d’impresa da almeno 50 anni, o per le quali sia possibile dimostrare l’uso continuativo del marchio in associazione ai propri prodotti o servizi per lo stesso periodo.

Operativo dall’aprile 2020, il ‘Marchio Storico’ vuole essere un nuovo strumento di marketing per veicolare know‐how e italianità, particolarmente utile per la brand image delle imprese che si trovano a competere in un mutato contesto economico e sociale. L’acquisizione del riconoscimento di ‘Marchio Storico’ è soggetta ad apposita iscrizione nel Registro speciale istituito presso l’UIBM, Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. Dal 1955 Varvel progetta e produce motoriduttori, riduttori e variatori di velocità per applicazioni fisse di piccola e media potenza. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, il Gruppo si è internazionalizzato fino a essere presente in 65 Paesi del mondo con due filiali in India e Stati Uniti. “Il marchio Varvel compare da oltre 60 anni su tutti i nostri prodotti, progettati e realizzati esclusivamente in Italia, per garantire unicità e qualità della produzione. Qualità che è assicurata anche dal sistema di gestione per la qualità, certificato dal 1995 secondo la norma UNI EN ISO 9001, a cui si sono aggiunte anche le certificazioni del Sistema Ambientale UNI EN ISO 14001 (2001) e del Sistema di Gestione per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro UNI ISO 45001 (2018)”, dichiarano dall’azienda. “Da oltre 60 anni, il Gruppo Varvel è un partner riconosciuto a livello internazionale nel settore delle trasmissioni di potenza. Una storicità che viviamo come un patrimonio da riprodurre nel tempo: facendo tesoro della nostra esperienza sviluppiamo soluzioni sempre nuove e, grazie al reparto Ricerca e sviluppo, puntiamo al miglioramento continuo e all’innovazione”, concludono da Varvel.


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ICT, motore per l’innovazione

rubrica a cura di ReteICT

INNOVARE per TRASFORMARSI e CRESCERE Il piano “Transizione 4.0” e i nuovi incentivi per l’industria

Con la Legge di Bilancio 2021, il governo ha ufficializzato la proroga e il rafforzamento del Piano Transizione 4.0 con l’obiettivo di supportare e accelerare gli investimenti in macchinari, attrezzature, software e sostenere le attività di ricerca, innovazione e formazione digitale nelle imprese italiane. Soluzioni e tecnologie innovative aiutano le aziende a snellire ed ottimizzare i processi a beneficio di decisioni più accurate e rapide che assicurino un importante vantaggio competitivo e maggior agilità verso i cambiamenti del mercato. In merito alle attività di innovazione viene attribuito un focus particolare ai progetti rientranti nella logica 4.0 e nei modelli di economia circolare. La collaborazione con importanti centri di ricerca universitari e dinamiche società di consulenza ci consente questo tipo di “approccio innovativo“ nella gestione della Finanza Agevolata, finalizzato a diffondere la cultura Industria 4.0 e supportare le aziende verso la trasformazione tecnologica e digitale dei processi. Ma a cosa facciamo riferimento esattamente se parliamo di accesso semplificato a strumenti governativi di finanziamento? • • • •

Voucher digitali Contributi a fondo perduto Crediti d’imposta Sostegni all’acquisto

Vantaggi • Salto innovativo che permette l’accesso a nuove tecnologie • Costi sensibilmente ridotti grazie alle agevolazioni • Pacchetto completo: un unico interlocutore per la realizzazione del progetto d’innovazione e l’accesso ai contributi governativi • Risorse libere dallo studio delle pratiche di finanziamento

Caratteristiche I costi finanziabili sono quelli relativi a: • servizi di consulenza e/o formazione relativi a una o più tecnologie • acquisto di beni e servizi strumentali funzionali all’acquisizione delle tecnologie abilitanti 62 fare

• personale dipendente impegnato nelle attività di formazione

Progetti innovativi: esempi • Le agevolazioni possono coprire progetti circoscritti a una o più aree di business fino ad arrivare al cambio del sistema gestionale verso l’adozione di un ERP di ultima generazione. All’interno dell’innovazione tecnologica è prevista una premialità per i progetti legati al paradigma 4.0 e vengono elencati nel decreto, a titolo esemplificativo, alcuni obiettivi raggiungibili: – L’introduzione di soluzioni che consentano il miglioramento della gestione operativa della produzione allo scopo di migliorare l’utilizzo delle macchine, ridurre i lead time di produzione, minimizzare i costi, migliorare le prestazioni di consegna; – L’introduzione di soluzioni per la definizione e generazione sistematica di indicatori chiave degli obiettivi aziendali (c.d. KPI’s); – La digitalizzazione di processi e prodotti nelle diverse aree e ambiti di creazione del valore (manutenzione predittiva macchine utensili CNC, tracciabilità di processo/prodotto, logistica/magazzino/movimentazione, controllo qualità, tracciatura automatica delle specifiche di qualità di un prodotto, di materie prime, ecc.); – L’introduzione di soluzioni specifiche di blockchain, cybersecurity, edge e cloud computing.


Big Data & Analytics, Robotica avanzata, Cloud, IoT, Business Continuity, E-commerce sono concetti d’uso comune ormai negli ambiti di produzione, logistica, servizi, commercio e distribuzione eppure faticano a trasformarsi in esempi pratici come i seguenti: – Ambito impiantistica - passaggio dalla manutenzione programmata alla manutenzione predittiva per un’ottimizzazione degli interventi e un miglioramento del servizio al cliente. – Ambito produttivo - riduzione degli scarti di produzione e focus sul risparmio energetico per una produzione più efficiente e minori costi. Pensiamo, nello specifico, alla gestione remota dei dispositivi ed alla possibilità di rilevare i dati di processo attraverso sensori distribuiti sul campo e collegati alla propria piattaforma cloud. Un’infrastruttura modulare di questo tipo consente di elaborare i dati in tempo reale, compararli con le serie storiche e conseguentemente ridurre i costi qualitativi ed energetici. Ecco che l’obiettivo dell’impresa intelligente diventa oggi quello di collegare, configurare e gestire i dispositivi lungo tutto il loro ciclo di vita, dall’implementazione iniziale alla manutenzione predittiva allo scopo di orientare le decisioni aziendali e di conseguenza aumentare l’efficienza, ridurre il time-to-market, in definitiva completare la digitalizzazione delle infrastrutture IT nei diversi mercati verticali.

Il processo di trasformazione della fabbrica in Impresa Intelligente, quindi, si realizza anche grazie ad una piattaforma software per l’Industria 4.0, un sistema informatico di fabbrica che governi e controlli l’intero processo produttivo attraverso algoritmi di Machine Learning capaci di fondere le competenze umane con gli insight del computer. Apprendere dall’esperienza significa predire in anticipo guasti o malfunzionamenti ma anche ridurre gli scarti ed il dispendio di energia dell’impianto tramite regolazioni real-time di tutti macchinari contemporaneamente. La soluzione per ottenere maggiori performances produttive ed organizzative non può essere basata su informazioni gestite nel software ERP, in documenti cartacei provenienti da software verticali specifici, oltre che in informazioni scritte o comunicate verbalmente, con conseguenti inefficienze operative. Al contrario, un sistema proattivo che garantisce la visione in tempo reale della situazione produttiva grazie a dashboard semplici e intuitive insieme alla verifica real-time delle efficienze dei macchinari e dei centri di lavoro manuali conduce alla gestione informatica dei processi aziendali di fabbrica secondo i paradigmi di Industria 4.0 Simone Fresolone Chief Marketing Officer e Business Development Director Eca Consult Srl - https://www.ecaconsult.it/it/ https://www.metalone.it/

ReteICT è una associazione di imprese del settore ICT promossa da Confindustria Emilia

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formazione

Study in action

Online la nuova piattaforma E-Learning per accompagnare imprese e lavoratori verso la trasformazione digitale di Laura Ansaloni

Tamara Labadze, responsabile area formazione e scuola di Confindustria Emilia; Marco Lombardo, assessore al lavoro e alle attività produttive del Comune di Bologna; Sonia Bonfiglioli, vicepresidente di Confindustria Emilia; Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia; Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia

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a formazione permanente e continua rappresenta un presupposto fondamentale per accompagnare le imprese e i lavoratori verso la trasformazione digitale e, oggi più che mai, per tenere il passo con i tempi deve essere organizzata tramite piattaforma di E-Learning”. Queste le parole con le quali il presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi ha aperto lo scorso 28 gennaio la conferenza

stampa di presentazione della nuova piattaforma di E-Learning “Study in Action”, online dal 15 febbraio. Con questo progetto, che vede anche la collaborazione del Comune di Bologna, Confindustria Emilia è la prima Associazione a livello nazionale a mettere gratuitamente a disposizione delle proprie 3.300 aziende uno spazio di condivisione di contenuti formativi e percorsi di re-training delle figure professionali in grado di colmare il gap tra la domanda e l’offerta sul mercato del lavoro. Risultato del progetto “Re-training wor-

kers”, uno dei progetti di mandato presentati nel 2019 da Confindustria Emilia per il quadriennio 2019-2023, Study in Action è una piattaforma rivolta sia a chi sta già lavorando e vuole intraprendere percorsi di riqualificazione professionale mirati, per aggiornarsi e migliorare le proprie competenze, sia a chi è in cerca di occupazione o vuole cambiarla. Significativi i numeri dell’iniziativa: nel 2021 la formazione coinvolgerà 72.000 utenti sui territori di Bologna, Modena e Ferrara. Numeri destinati a crescere esponenzialmente per arrivare a 84.000 nel

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Valter Caiumi

2022 e, nel 2023, a 120.000 utenti. L’investimento complessivo è stato di oltre 1 milione di euro, di cui 250 mila messi a disposizione dal Comune di Bologna per il supporto alle imprese dell’area metropolitana; l’accordo permetterà infatti l’utilizzo dei corsi anche da parte di 18 mila cittadini all’anno e di chi è iscritto al progetto “Insieme per il Lavoro”. All’interno della piattaforma, che è dinamica e continuamente aggiornata, i contenuti sono organizzati in quattro differenti aree: Contenuti Generali, con iter formativi su molteplici tematiche: Amministrazione, Finanza e Controllo, Soft Skills, Information Technology, Privacy, Risorse Umane, Marketing & Vendita, Innovazione, Sostenibilità; Re-training Workers, dedicata a percorsi di re-training rivolti a diversi profili professionali delle nove filiere produttive “pilota” (Agroalimentare, Automotive, Chimica e Farmaceutica, Elettronica e Meccatronica, Macchine, Metalli e Materiali Compositi, Moda e Lusso, Packaging, Veicoli industriali) individuati come quelli a più alto rischio di obsolescenza; Contenuti delle imprese, la sezione che raggruppa i percorsi formativi condivisi dalle imprese del territorio; Language Hub, che ospita oltre 150 corsi di lingua. “Il nostro obiettivo è sviluppare e accrescere la cultura digitale, contribuendo alla diffusione dell’utilizzo delle tecnolo-

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gie dell’informazione e della comunicazione, favorendo l’innovazione e la crescita economica dei nostri territori e sviluppando sempre più la formazione in filiera tra le aziende. Il nostro tessuto economico ha bisogno sempre più di un iter di formazione a 360 gradi: con questo strumento apriamo un capitolo ricco di contenuti lungimiranti, che offrirà alla comunità una crescita di competenze per poter eccellere a livello nazionale e internazionale”, sottolinea Caiumi. Un nuovo modello di formazione che non sarà tutta svolta da remoto, ma anzi che integrerà e completerà quella in presenza che sarà svolta in collaborazione con Fondazione Aldini Valeriani. “Study in Action”, continua il presidente Caiumi, “è nata con la consapevolezza che la digital transformation ci impone sempre di più l’esigenza di ridisegnare le competenze complessive all’interno delle nostre imprese, adeguando il bagaglio delle conoscenze tecniche e scientifiche necessarie a difendere il

Marco Lombardo

nostro vantaggio competitivo; senza dimenticare che come imprenditori abbiamo la responsabilità di condividere con l’intera comunità questa opportunità di costruire, assieme agli attori del nostro territorio, un percorso partecipato di cittadinanza digitale”. E proprio per questo l’intesa con il Comune di Bologna sulla piattaforma è stata immediata: “L’accesso alle competenze digitali è un elemento abilitante della nostra competitività territoriale. Il Comune di Bologna ha deciso di investire risorse pubbliche in questo progetto perché ritiene che Study in Action possa diventare uno strumento strategico e una misura anticiclica per promuovere la cultura del lavoro digitale e ridurre il disallineamento delle competenze, già presente nel nostro mercato del lavoro ed ora accelerato dalla pandemia sanitaria in corso", ha dichiarato nel corso della conferenza stampa Marco Lombardo, assessore al lavoro e alle attività produttive del Comune di Bologna.


formazione

“E-Learning,

uno strumento per guardare al futuro con ottimismo”

Sonia Bonfiglioli, vicepresidente di Confindustria Emilia e presidente e amministratore delegato di Bonfiglioli Riduttori, racconta la nascita e lo sviluppo della Bonfiglioli Academy e spiega l’importanza della formazione online nel contesto attuale

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ngegner Bonfiglioli, Bonfiglioli Riduttori è da sempre attenta al tema della formazione professionale dei dipendenti. Qualche anno fa ha messo in campo il Bonfiglioli Digital Re-Training che si è evoluto nella Bonfiglioli Academy presentata nel 2020. Come è nato il progetto e in cosa consiste? Il progetto Digital Retraining nasce, in Bonfiglioli, nel 2016, per fornire e consolidare le competenze necessarie nell’approccio alle nuove tecnologie, fondamentali per la realizzazione dei nuovi processi del futuro. Iniziato con 200 ore per i primi 24 profili di dipendenti, ad oggi è proposto a tutti i dipendenti del gruppo in tutto il mondo. L’approccio di retraining online è stato perfezionato grazie alla collaborazione fra l’ufficio risorse umane di Bonfiglioli e Porsche Consulting, coinvolgendo sia le istituzioni che le forze sindacali. Il modello che ne è scaturito è stato approvato dalla Regione Emilia-Romagna che lo ha certificato e, di fatto, lo ha reso strumento fruibile anche da altre realtà aziendali. L’evoluzione di questo grande impegno formativo è, oggi, la Bonfiglioli Academy nata nel 2020. Questa piattaforma di E-Learning, frutto di un percorso all’interno del sistema Emilia-Romagna, con il coinvolgimento fondamentale della Fondazione Aldini Valeriani per il supporto formativo e con la partecipazione della FIOM - CGIL, è un sensibile upgrade rispetto all’iniziale Bonfiglioli Digital Retraining. Bonfiglioli Academy, infatti, è una piattaforma, dispo-

nibile per ogni dipendente Bonfiglioli, che offre corsi personalizzati ma offre, anche, la possibilità di accedere ad una library con contenuti esterni, fruibile anche mobile. Quali sono gli sviluppi previsti per l’Academy nei prossimi anni, anche in un’ottica di utilizzo sempre più massiccio delle tecnologie digitali per fare formazione? Questo strumento è disponibile on-line ed è stato pensato sia per rispondere alle esigenze dettate dalle restrizioni, dovute dalla pandemia, che rendono impossibile riunire in un unico spazio tanti utenti, sia per dare massima libertà di accesso alla piattaforma di formazione in ogni momento, lasciando la scelta di formarsi quando si è più inclini a farlo. Bonfiglioli Academy coinvolgerà più di 1.000 operai negli stabilimenti italiani e tutti gli altri dipendenti in tutti i paesi del mondo, grazie a una piattaforma che permette la traduzione in lingua.

A gennaio è stata presentata Study in Action, la nuova piattaforma di formazione online di Confindustria Emilia, a cui potranno accedere gratuitamente migliaia di lavoratori. Un progetto che l’Associazione e lei in primis, come Vicepresidente, ha sostenuto fortemente. Quali opportunità potranno scaturire secondo lei da questo strumento per le imprese che vi aderiranno e come potrà essere utile per fornire ulteriori competenze utili ad aumentare la competitività sui mercati internazionali? Mai come in questo momento la formazione è un valore sociale, non solo perché stempera e annulla le paure dovute ad una sensazione di non adeguatezza all’arrivo delle tecnologie digitali da parte dei lavoratori con più anzianità, ma anche perché essa diventa lo strumento primo per assecondare l’accelerazione della digitalizzazione che rende molto processi remoti e “virtuali”. Avere ben presente che la formazione diventerà uno status necessario e permanente è un modo per ancorarsi alla realtà. Tutto si sta modificando ad altissima velocità, gli skill necessari potranno essere per nuove occupazioni per impieghi che, oggi, non esistono ancora. Per questo condividere l’esperienza Bonfiglioli con Study in Action, la nuova piattaforma di formazione on-line di Confindustria Emilia è un segno di grande lungimiranza; mettere a disposizione di altre realtà industriali e migliaia di lavoratori questa nuova piattaforma formativa è un modo per far crescere il tessuto produttivo locale, in maniera omogenea, permettendo sinergie territoriali non lasciando nessuno indietro.

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Study in Action è la nuova piattaforma e-learning di Confindustria Emilia nata per condividere contenuti formativi, percorsi di retraining delle figure professionali e per accompagnare imprese e lavoratori verso la trasformazione digitale.

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Una volta iscritto potrai monitorare i tuoi percorsi formativi e i tuoi progressi. Quiz e test finali ad ogni corso ti permetteranno di valutare l’ampliamento delle tue conoscenze acquisite. Al termine di ogni corso riceverai un attestato di frequenza.

Prima di iscriverti puoi visualizzare tutte le informazioni e il programma del corso; una volta iscritto accederai ai video formativi degli esperti e potrai visionare e scaricare tutto il materiale didattico.

Vuoi • iscriverti alla p • condividere co • segnalarci biso Contatta: Tamara Labadze • 051-6317263

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Sei un 'azienda associata a Confindustria Emilia o con sede nell'area metropolitana della città di Bologna? Potrai gratuitamente fare accedere i tuoi collaboratori a numerosi percorsi di formazione e riqualificazione professionale. Study in action è rivolta a chi lavora, a chi cerca lavoro e a chi vuole cambiare lavoro. Potrai mantenerti aggiornato, migliorare le tue competenze professionali, studiare in filiera.

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Puoi accedere facilmente alla piattaforma dalla home page del sito di Confindustria Emilia

Per iscriversi a study in Action basta andare su www.confindustriaemilia.it/studyinaction nell'apposita sezione e seguire le semplici istruzioni. La piattaforma mette a disposizione degli utenti corsi di formazione e-learning gratuiti su materie specialistiche e non. Trattandosi di corsi e-learning, potrai gestire il tuo percorso formativo in piena autonomia ovunque tu voglia, anche da smartphone, grazie all'app.

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piattaforma? ontenuti? ogni formativi?

Potrai scegliere i corsi che preferisci seguire. I contenuti sono organizzati in quattro aree: Contenuti Generali, con iter formativi su Amministrazione, Finanza e Controllo, Soft Skills, Information Technology, Privacy, Risorse Umane, Marketing & Vendita, Innovazione, Sostenibilità; Retraining Workers, percorsi di retraining rivolti a diversi profili professionali; Contenuti delle imprese, che raggruppa i percorsi formativi condivisi dalle imprese del t-erritorio e Language Hub, con 150 corsi di lingua ad accesso limitato.

• studyinaction@confindustriaemilia.it fare 69



focus moda

Carpi e Tessile-abbigliamento, un legame a filo doppio di Generoso Verrusio

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uanto Carpi, economicamente parlando, viva di tessile-abbigliamento lo certifica una ricerca voluta dall’amministrazione comunale e presentata a fine gennaio. La ricerca, quasi 190 pagine di indagine e approfondimenti, è stata redatta con il supporto di quattro esperti: Franco Mosconi, Paola Ruggiero, Giovanni Carrosio e Massimiliano Panarari. Lo studio, nelle intenzioni del Comune, deve aiutare il distretto, e i suoi attori economici, a progettare l’uscita dalla crisi (non solo pandemica). E così, si legge fra le pagine di “Economia e comunità a Carpi. Le prospettive del tessile-abbigliamento”, l’industria italiana della moda, di cui il distretto carpigiano è da decenni una stabile e significativa presenza, gioca un ruolo di rilievo nella manifattura italiana. Il Rapporto sulla competitività dei settori di Istat ci dice che in Italia, dopo la meccanica (che sommando tutte le sue specializzazioni vale circa il 50% del valore aggiunto manifatturiero italiano), troviamo l’industria alimentare e delle bevande (10,9%) e, ex aequo al terzo posto, con oltre il 9% del valore aggiunto manifatturiero, l’industria della moda e l’industria chimico-farmaceutica. L’Economia dell’Emilia-Romagna pubblicata nella serie “Economie regionali” della Banca d’Italia (2020) - continua la ricerca - mostra innanzitutto come la nostra regione resti, anche nell’economia del XXI secolo, una economia con una robusta base manifatturiera. In secondo luogo, il valore aggiunto manifatturiero viene disaggregato

per branca: le “industrie tessili, confezione di articoli di abbigliamento e di articoli in pelle e simili” incidono per il 5,4% sul valore aggiunto manifatturiero regionale. L’analisi della Camera di Commercio di Modena offre questa immagine di sintesi del tessile-abbigliamento: al 31 dicembre 2019 le imprese sono 2.061, di cui artigiane 1.401. E ancora, “il settore tessile-abbigliamento della provincia di Modena si è affermato nel mercato italiano e internazionale nella seconda metà degli anni Sessanta. Fondamentali erano la capacità produttiva e la flessibilità del distretto industriale di Carpi, formato da alcune imprese maggiori e da numerose microimprese specializzate nelle distinte fasi in cui è suddiviso il processo produttivo. A partire dagli anni Novanta, a causa dell’agguerrita concorrenza della Cina e degli altri paesi emergenti, il settore ha subito una crisi profonda che ha cambiato sensibilmente il distretto. Dal 1995 a oggi le imprese si sono più che dimezzate in provincia di Modena, con un calo del -53,4%”. Interessante è la suddivisione delle imprese nel tessile-abbigliamento della provincia di Modena (sempre al 31 dicembre 2019): confezione articoli vestiario, 53,4%; produzione articoli maglieria, 15,5%; fabbricazioni articoli in pelle, 5,3%; fabbricazione tessuti a maglia, 2,7%; filatura e tessitura di materie tessili, 2,4%; altre industrie tessili, 20,8%. Infine, sottolinea la ricerca promossa dal Comune di Carpi, un tema che si rivela di cruciale importanza per comprendere l’economia del distretto è quello delle esportazioni. Per rispondere, ancora una volta, vengono in soccorso i dati della Camera di

Commercio, che ponendo pari a 100 l’indice delle esportazioni nell’anno 2000 mostra come il totale dell’export modenese sia balzato nel 2019 a circa 180, mentre quello del tessile-abbigliamento si colloca intorno a 90. Anche l’export del tessile-abbigliamento ha un andamento molto differente rispetto al totale modenese, infatti mentre l’export complessivo della provincia aumenta fino al 2008, quello del tessile abbigliamento subisce una perdita del 7,5% dal 2000 al 2004. In seguito, risale fino al 2008 (+35,7%), ma cala immediatamente dopo (-23,1%). Dopo una sostanziale stabilità durata sei anni, l’export di abbigliamento registra un’ulteriore diminuzione sensibile (-24,2%), seguita da una pronta ripresa nel 2019 (+18,3%), che riporta dal 4,8% al 5,7% la quota del tessile abbigliamento sul totale export modenese.

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focus moda

“Veloce e digitale” così la filiera Moda&Lusso pensa al post pandemia

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lessandro Varisco, amministratore delegato di Twinset, è stato nominato a fine novembre presidente della filiera Moda&Lusso di Confindustria Emilia. Al suo fianco, in qualità di delegati aggiunti, ci sono Andrea Carnevali di Cadica e Stefano Bonacini di Gaudì. Presidente Varisco, una governance di filiera a trazione completamente carpigiana per provare a prendere di petto una situazione che, tenendo come bussola proprio il recente studio promosso dall'amministrazione comunale, “Economia e comunità a Carpi. Le prospettive del tessile-abbigliamento”, non è proprio rosea. Per motivi di tempo non ho potuto fare una lettura approfondita e puntuale dello studio, ma posso dire che il primo impatto è stato positivo. Siamo indubbiamente di fronte a un lavoro che privilegia pragmatismo e concretezza, valori fondanti, mi verrebbe da dire con una venatura di romanticismo, del nostro agire imprenditoriale. Che la situazione del distretto non sia rosea è evidente. Ma sfido qualsiasi altro settore o filiera a dire che non ha subito nessun contraccolpo, nessuna onda lunga, da questa pandemia. Soltanto vent’anni fa Carpi era la culla di un modo di fare impresa diffuso, frammentato ed effervescente: piccoli fatturati ma, a livello distrettuale, una identità riconoscibile e distintiva. Oggi quel vecchio modello è appannato. Dobbiamo ricostruirlo e potenziarlo partendo dai fondamentali, mettendo in secondo piano interessi di piccolo cabotaggio e guardando al tema della crescita dimensionale non come a un rischio ma piuttosto come a una grande opportunità. Lei sostiene che il classico paradigma del pesce grande che si mangia il pesce picco-

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lo non è più attuale. Piuttosto è il pesce veloce che fagocita il pesce lento. Ci spiega meglio, fuor di metafora? Sì, è un mio convincimento. Capiamoci però: essere grandi, dimensionalmente accettabili in un mercato globale qual è nel 2021 la Moda&Lusso, è una condizione importante ma non è l’unica. Se sei elefantiaco ma lento, anche i piccoli possono, un brano alla volta, inghiottirti. Un’azienda veloce è un’azienda che prende decisioni e si adatta al contesto senza subirlo. Il Covid-19 ha sconquassato la filiera della Moda&Lusso da monte a valle. Ti rimetti in carreggiata solo se sei disposto, in velocità, a prendere decisioni importanti e se il cambiamento tecnologico e culturale lo cavalchi. Nel mondo anglosassone la sintesi di questo concetto è “lean & learning organisation”, aziende cioè snelle e intelligenti nel capire la direzione da prendere e, al contempo, abili nel capitalizzare tutte le occasioni di apprendimento che la situazione economico-produttiva dona. Oggi tutte le aziende sono immerse in un contesto eminentemente tecnologico, digitale. Puoi essere piccolo o grande, ma non puoi non essere veloce se vuoi competere. La svolta digitale ci aiuta a essere più veloci. Il tema delle fusioni e degli accorpamenti è nell’agenda di moltissime aziende. Rimanendo alla cronaca economica più recente del nostro territorio: il fondo Hig Europe ha comprato Cadica, Tessilgraf e Bernini, Liu Jo ha incorporato Blumarine, Moncler ha acquisito Stone Island. È il capovolgimento senza appello dello slogan “piccolo è bello”? Lo dico chiaramente: le aggregazioni sono un dogma per me. Rappresentano un pezzo importante della mia storia professionale, non potrei mai rinnegarne il valore. Ciò nondimeno, quando penso a una aggregazione fatta a regola d’arte, ho in testa una

di GV

aggregazione che si muova nel solco di una lungimirante alleanza di intenti prima ancora che economica. In Italia non è sempre semplice portare a compimento operazioni di questo tipo, siamo pur sempre il Paese dei campanili e delle logiche, per dirla in politichese, correntizie. Insomma, laddove la cooperazione vera precede l’affare economico, l’aggregazione vince e si solidifica nel tempo con beneficio di tutti. Piccolo è bello? Se sei piccolo, veloce e dalla tua hai magari una specializzazione unica, piccolo non è bello ma bellissimo: penso agli artigiani e alle aziende di prototipia. Checché se ne dica, rimarranno loro la spina dorsale e il tessuto connettivo della moda italiana. A questo punto, però, si apre un altro scenario, diciamo di rango istituzionale. Mantenere in vita queste eccellenze, nonostante il deficit dimensionale, non è forse compito del sistema Paese nel suo complesso? Giorgio Armani in questi mesi di pandemia ha parlato spesso di un modello sostenibile di sviluppo per la moda italiana. I grandi marchi, le griffe del lusso e dell’alta gamma, hanno tutto l’interesse a virare verso la cosiddetta economia circolare, è evidente. Lo stesso modello, però, come si può cucire addosso alle Pmi senza il rischio di strappi dolorosi? All’input che indica Giorgio Armani non si sfugge. Sostenibilità e conversione green della manifattura sono punti in cima alle agende di politica industriale di tutti i Paesi occidentali. Lo testimonia l’attualissima discussione sull’allocazione dei 209 miliardi di euro del Recovery Fund. Detto ciò, sono anche convinto che la rivoluzione verde non impatti allo stesso modo su tutte le aziende. Se sei una realtà imprenditoriale, per rimanere nel perimetro merceologico di nostra pertinenza, che sta nella catena del valore del lusso, hai un ritorno di convenienza e visi-


commerciale è redditizio, ma da un punto di vista consumeristico non è corretto". La pandemia ha ucciso il fast fashion e ha fatto decollare l’e-commerce. Quanto è d’accordo con questa affermazione? "La pandemia ha stoppato il fast fashion, non l’ha ucciso. Le aziende che producono fast fashion hanno potuto fermare gli investimenti e le produzioni. Ciò significa, da un lato, che sono state meno colpite ma, dall’altro, dovendo chiudere i negozi, hanno perso inevitabilmente fatturato. Insomma, per dirla in un altro modo: è vero che non si sono caricate sulle spalle il rischio-inventario ma certamente hanno scontato il perdurare del lockdown e delle chiusure dei punti vendita. Quanto all’e-commerce: è cresciuto tanto, ma non dimentichiamoci che il fast fashion è principalmente orientato al cosiddetto ready to wear. Durante la pandemia le occasioni per vestire qualcosa di nuovo si sono ridotte enormemente, credo perciò che l’e-commerce abbia supplito ma non soppiantato i negozi fisici. Non appena ci riapproprieremo della nostra socialità, le vecchie abitudini di consumo ritorneranno, certamente mutate, ma non cancellate.

bilità diverso da chi opera nel fast fashion. Ancora una volta, auspico una forte presa di posizione del sistema Paese: enti, governi e istituzioni se credono nella svolta ecosostenibile dell’industria manifatturiera devono essere disposti ad accompagnare le aziende più piccole e meno strutturate. Poi, certo, non mi nascondo dietro a un dito e dico che questo new deal della manifattura deve essere prima di tutto accettato dagli imprenditori, senza alibi. Se ogni azienda, nel suo piccolo, si adoperasse per diminuire, anno

dopo anno, l’inquinamento del proprio ciclo produttivo sarebbe già un buon risultato. Tutto e subito green sarebbe bello, ma non è realistico. Vorrei, infine, si facesse un’operazione di trasparenza sul concetto di ecosostenibilità, a costo di attirarmi l’antipatia degli uffici Marketing: ecosostenibile non può essere quell’aggettivo con cui qualifico un prodotto in tutto e per tutto uguale a un altro di pari livello venduto, questa l’unica differenza, a un prezzo maggiore. Dal punto di vista

Davanti a lei poco meno di due anni di mandato e, ci si augura, l’uscita dal tunnel della pandemia da Covid-19. Con quale progettualità per la filiera che rappresenta? I proclami li lascerei fuori dal mio ragionamento. Ho, anzitutto, necessità di capire le istanze e le priorità di tutte le aziende legate alla filiera Moda&Lusso di Confindustria Emilia. La prima cosa che farò è ascoltare. I prossimi due-tre mesi li dedicherò a questo. A ciascuna di loro chiederò un incontro dedicato. Non si può progettare se prima non si creano rapporti. A Carpi, ma anche nel resto dell’Emilia, abbiamo una fortuna: siamo veloci nella capacità di adattamento. Questa crisi non si vince con una prova di forza ma con la forza dell’intelligenza, della condivisione delle idee innovative, dell’unione degli intenti. Chi, dunque, per dimensione o internazionalità, può fare in filiera da battistrada lo faccia. Io per quanto mi riguarda, per ciò che concerne il know-how e l’expertise della mia azienda, mi metterò a disposizione. Di tutti.

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focus moda

Fashion Research Italy

tra memoria e futuro della moda

La Fondazione non profit nata nel 2015 è impegnata nella valorizzazione dell'heritage aziendale, nella formazione e nel supporto alle imprese verso l'evoluzione digitale. Ne parliamo con il Cav. Alberto Masotti, ideatore e fondatore

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avalier Masotti, cosa l’ha spinta a dare vita alla Fondazione Fashion Research Italy? Negli anni sono state molte le rivoluzioni economiche e culturali che si sono susseguite, tra l’altro ad una velocità incredibile, spesso eccessivamente sfidante per le piccole e medie manifatture di questa nostra articolata filiera. Dopo anni nell’industria della moda, comprendevo la loro difficoltà nel rimanere significative all’interno di un mercato in così rapido cambiamento. Così nel 2015 ho deciso di rimettermi in gioco per provare a restituire a Bologna almeno parte di quanto in tanti anni avevo ricevuto, condividendo gli insegnamenti appresi durante la mia avventura imprenditoriale. Il legame con il territorio è tra i capisaldi dell’attività della Fondazione. Quali altri valori la guidano? Ha detto bene, sono molto legato alla città di Bologna. Come potrei non esserlo? Ha dato i natali alla mia famiglia e alla nostra azienda, che con noi è cresciuta per oltre cinquant’anni. Ho sempre desiderato valorizzare con il mio lavoro le eccellenze di cui il territorio emiliano-romagnolo è ricco, contribuendo a farne riconoscere la competitività al pari di altri contesti storicamente legati alla moda, come Milano e Firenze. Altro valore fondante è certamente la capacità di mettersi in ascolto: una cosa che ho imparato è che mai bisogna credere di essere arrivati e mai smettere di essere curiosi e documentarsi. Per rubare le parole ad Eco: “La cultura non salverà il mondo”, ma ritengo che sia essenziale per restare al passo coi tempi, sia a livello personale che in una comunità aziendale. Ecco perché ho pensato a Fondazione FRI in primis come ad un polo di formazione in cui l’artigiano, come

il manager, possano fare propri i trend del mercato. Comprenderne le esigenze operative e le possibili evoluzioni grazie alla condivisione del know how dei professionisti e delle buone pratiche di realtà lungimiranti che possano testimoniare casi virtuosi a cui ispirarsi. Mi piacerebbe che un giorno FFRI possa diventare un hub, un punto di riferimento per l’intero distretto, un luogo anche fisico di incontro e condivisione di saperi ed esperienze dove i diversi attori si sentano accolti e accompagnati nell’elaborazione di nuove strade di innovazione, per guardare insieme al futuro. Come vede lo stato dell’arte del Sistema Moda nel nostro Paese? Quali ritiene saranno le sfide che dovrà affrontare? Questo contesto sanitario sta comportando ricadute economiche e sociali davvero drammatiche, mettendo a dura prova l’intera filiera che ogni giorno vede in discussione la sopravvivenza di molte attività. Le trame del tessuto produttivo del nostro Paese si stanno allentando, rischiando di perdere ogni giorno saperi di inestimabile valore e, in questi

mesi, non si può dire che le Istituzioni abbiano dimostrato la doverosa sensibilità. Le piccole e medie imprese hanno dovuto fare i conti con le difficoltà dell’anno appena trascorso contando solo sulle loro forze, devo dire, anche a causa di una visione miope che le trattiene dal far fronte comune. Gli imprenditori italiani tendono a prediligere una conduzione strettamente familiare non considerando le opportunità di crescita dimensionale ottenibili con accorte fusioni. Trovo invece che la condivisione possa essere la chiave della resilienza: il nostro settore deve abbandonare le logiche individualistiche che lo hanno guidato finora e riscoprire l’importanza della collaborazione. E poi l’innovazione: non basta più il saper fare, è necessario che la tradizione impari a dialogare con la tecnologia. Digitalizzazione e sostenibilità devono essere i primari obiettivi su cui lavorare. Quest’anno l’ha indicato con chiarezza, rilevando nell’industry moda e lusso un’importante carenza di competenze su questi fronti. Occorre guardare avanti, ma senza dimenticare le proprie origini e farlo con competenza e visione.

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La valorizzazione della memoria aziendale è un tema molto dibattuto in questo periodo, che la fondazione sostiene fin dal suo principio. Come? FFRI è stata tra le prime lungimiranti realtà a intravedere negli archivi di impresa un enorme potenziale non solo culturale, ma anche economico, per il posizionamento delle grandi come delle PMI del fashion. Si possono intendere come contenitori di testimonianze che arricchiscono il valore reputazionale dell’azienda, diventando un lasciapassare per l’affermazione nel presente. La custodia del proprio saper fare, e quindi anzitutto dei prodotti di un’azienda, restituisce inoltre la levatura del brand e della manifattura che lo produce. Per tutte queste ragioni è fondamentale valorizzare gli archivi di impresa e portarli all’attenzione del pubblico. È quello che fin dalla sua costituzione si propone di fare la Fondazione FRI: sensibilizzare le piccole e medie imprese italiane a investire nella propria memoria. Lo facciamo attraverso attività mirate di consulenza per la costituzione, la gestione e lo sviluppo di un archivio d’impresa e mettendo a disposizione degli addetti ai lavori un patrimonio di textile design di assoluto fascino e rarità. Trentamila disegni tessili su carta e tessuto, realizzati a mano e con tecniche uniche dalla maestria dei più noti disegnatori italiani, corredati da una biblioteca di ispirazione grafica di oltre cinquemila volumi. Un’incredibile risorsa a beneficio della comunità intera, non solo delle aziende, che rappresenta una parte significativa della filiera tessile e del Made in Italy che rischia di andare perduta. Spero che questa pandemia ci dia presto l’opportunità di riaprire le porte dei nostri caveau per ospitare designer, studiosi e curiosi. Quali invece le iniziative messe in campo per stimolare il cammino delle imprese verso l’evoluzione digitale e l’adozione di nuovi modelli di business sostenibile? Per le PMI fare fronte comune può essere l’unica chance per affermarsi in un contesto dominato dai grandi brand, spesso responsabili delle scelte strategiche per intere filiere. Innovazione e sostenibilità per troppo tempo sono state appannaggio delle grandi realtà; è tempo di diffondere orizzontalmente

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nuovi modelli di business. Per agire in questa direzione essendo di concreto supporto alle pmi, FFRI ha dato vita a due importanti progetti. Da un lato Punto Innovazione, un network di player con cui si propone come facilitatrice di processi e soluzioni per accompagnarle nei percorsi di trasformazione necessari a rispondere alle richieste del mercato. Dall’altra Punto Sostenibilità, un ambizioso progetto per contribuire alla svolta green del settore. Un ampio ventaglio di servizi che ruotano intorno ad un archivio sempre aggiornato di materiali tessili certificati, a cui si aggiungono consulenze mirate per l’individuazione delle necessità operative e un corso per formare le risorse interne da dedicare a questo asset. Sempre in questa direzione si muove anche una terza iniziativa realizzata in collaborazione con Alma Mater Studiorum, con cui da anni la fondazione intesse una stretta e virtuosa collaborazione a sostegno di un’avanguardia di giovani capaci e meritevoli, tra le categorie più penalizzate in questo periodo di restrizioni. L’ho battezzata Cultura Circolare perché ai 30 studenti più meritevoli - tra i 90 circa che hanno inviato richiesta dal Polo scientifico-didattico di Rimini - abbiamo voluto offrire l’opportunità di accedere gratuitamente ai tre percorsi professionalizzanti del primo semestre. Oltre 2.000 ore di formazione di altissimo livello, suddivise in 15 corsi afferenti ai temi più sentiti di questo momento, dalla digitalizzazione, alla sostenibilità fino alla valorizzazione dell’heritage. Un’iniziativa lodevole e importante, perché la formazione è un asset fondamentale per garantire la competitività della Filiera Moda e lusso. Ci racconta meglio le vostre proposte? Ho voluto scommettere su questo asset con una visione più ampia, rivolgendo questi percorsi formativi in primis agli imprenditori ma anche ai professionisti di domani, veri traini di crescita per l’intero Paese lungo la frontiera dell’innovazione, che un giorno porteranno nuove idee ed entusiasmo tra le fila degli addetti ai lavori, garantendo il ricambio di competenze necessario per rispondere alle nuove sfide imposte dal mercato. I percorsi didattici della Fondazione

prevedono quindi diversi gradi di approfondimento, a seconda che la necessità sia quella di specializzarsi, riqualificarsi o di apprendere le basi di un futuro percorso professionale. Lo stampo è sempre molto pratico per trasmettere conoscenze immediatamente spendibili in campo lavorativo. Un’approfondita indagine sui trend di mercato e sulle sue necessità occupazionali, ci ha convinti per il 2021 ad arricchire la consolidata offerta formativa dedicata alla valorizzazione del brand heritage con nuove proposte incentrate sulle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Il corso di Fashion E-Commerce Management è così entrato a far parte di una academy dedicata ai temi della comunicazione digitale nel fashion. Non meno importante la messa a punto di Green Fashion, che mira a diffondere la consapevolezza delle necessità operative legate all’adozione di un piano di business realmente sostenibile. Oltre ovviamente ad Archivi della moda che è il primo percorso in Italia studiato per offrire alle aziende gli strumenti per valorizzare il proprio patrimonio storico. Un’ultima battuta prima di chiudere questa interessante intervista. Cosa si aspetta per il futuro? Credo opportuna in conclusione una riflessione e perché no un interrogativo, che stavolta rivolgo io alle associazioni, come Confindustria, impegnate nel sostegno alle piccole e medie manifatture di moda. Come intendono muoversi per garantire un concreto supporto al settore? FFRI si è più volte proposta come interlocutore qualificato aprendosi a confronti per possibili collaborazioni ma ottenendo finora poco più di gentili riscontri. A fronte di molteplici accorati messaggi di vicinanza, non avvertiamo la concretezza auspicata dalle istituzioni in un momento così drammatico. Credo dunque che ci sia bisogno di un gesto forte per segnare un decisivo cambio di rotta nel sostegno alla filiera della Moda e che il neoeletto presidente Varisco, imprenditore e persona di grande spessore di cui da anni apprezzo l’operato, possa essere la persona giusta per farlo. Naturalmente al fianco del presidente Caiumi e del direttore generale Ferrari, la cui attenzione è sempre gradita. Restiamo in fiduciosa attesa.


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scenari

Progetto New Mobility verso l’automotive del futuro

Il primo bilancio degli step di Confindustria Emilia per aiutare le imprese della filiera a entrare nei cambiamenti del settore. E le iniziative proseguono

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er il mondo dell’industria automobilistica il 2020 è stato un anno particolarmente difficile, uno dei peggiori da molti decenni a questa parte. Questo è stato infatti uno dei segmenti manifatturieri più colpiti dalla pandemia: le interruzioni del commercio e dei viaggi legate al coronavirus, insieme alle conseguenze economiche associate, hanno gravemente colpito la domanda di veicoli in tutto il mondo. Le analisi economiche parlano di un recupero nell’anno in corso, anche se si parla di almeno un triennio per tornare alla situazione pre Covid-19. Ma in questo settore, il 2020 sarà ricordato anche per l’esplosione delle vendite di veicoli elettrici. A dimostrarlo il successo del colosso americano delle auto elettriche Tesla, ma anche le scelte delle case automobilistiche “tradizionali”: General Motors ha annunciato di voler arrivare entro il 2035 a produrre solo auto elettriche, con l’auspicio di diventare a “emissioni zero” per il 2040. E anche Stellantis, il nuovo gruppo nato dalla fusione tra Psa e Fca, per i prossimi anni ha in conto di portare avanti importanti investimenti sul green e sull’elettrico. Il trend verso l’elettrico non è una novità, e in questo gli effetti della pandemia hanno solo accelerato un processo che appare inevitabile, spinto anche dalle scelte di sempre più paesi, tra cui l’Ue in primis, che implementano standard di emissioni più rigorosi. “E, alla luce di tutti questi elementi, Confindustria Emilia ha inserito tra i propri progetti per l’innovazione d’impresa quello denominato ‘New Mobility’”, spiega Claudio Domenicali, presidente della filiera Automotive dell’Associazione. “L’obiettivo è informare e aiutare le imprese a conoscere e ad affrontare in modo efficace le trasformazioni: la realtà industriale dell’Emilia, che è al centro della Motor Valley, non può rimanere estranea o residuale ai cambiamenti,

pena il depauperamento del valore aggiunto che finora è riuscita a dare”. Infatti, alla base di questa “nuova mobilità” che si sta evolvendo verso un ecosistema più evoluto e integrato, vi sono due pilastri, la mobilità urbana e l’elettrificazione. La tendenza all’elettrificazione nel settore automobilistico è già iniziata e sta influenzando la domanda, cambiando radicalmente i prodotti richiesti alla filiera. I produttori di veicoli stanno ormai cambiando le proprie strategie, in funzione dell’elettrico, e quindi modificando i rapporti con la filiera. Contemporaneamente le sfide e le opportunità di mobilità stanno plasmando anche

l’ambiente urbano e, anche in questo caso, cambiando i modi cui le persone vi si rapportano: le istituzioni e le imprese dovranno collaborare per costruire le infrastrutture necessarie e sviluppare i modelli di business più adatti. A livello globale, gli studi parlano di una sempre più forte urbanizzazione: nel 2050 si pensa che il 66% della popolazione vivrà in città. Ma già ora il 40% delle emissioni dei trasporti è generato dalla mobilità urbana, e si perdono circa 174 ore all’anno a persona a causa delle congestioni del traffico. Anche per questo, il settore della “nuova mobilità” è al centro dello sviluppo: solo nell’ultimo decennio sono stati investiti in

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questo campo 111 miliardi di dollari, e tra il 2014 e il 2019 il settore dei servizi alla mobilità è cresciuto del 185% negli Stati Uniti. L’utilizzo dei dati, l’Internet delle cose, sono campi che si intersecano con il nuovo concetto di mobilità, creando spazi di intervento innovativo, che per essere colto deve però vedere il mondo imprenditoriale attento e preparato. Siamo già entrati in una mobilità dove l’integrazione e l’elettrificazione sono l’elemento rivoluzionario: i cambiamenti attuali sono solo l’inizio. Il primo pilastro di questa rivoluzione riguarda il rimodellamento, l’integrazione e l’evoluzione della mobilità nell’ecosistema: l’obiettivo è trovare nuovi modi di spostarsi integrando nuove infrastrutture e riducendo le emissioni. Il secondo, invece, è l’e-mobility: i veicoli elettrici saranno il fattore chiave di successo per consentire lo spostamento della mobilità verso un ecosistema più sostenibile e orientato all’utente. Il terzo riguarda più da vicino il mondo delle imprese: è l’impatto che questi cambiamenti avranno sulla catena di approvvigionamento automobilistica. Per garantirsi il successo, le aziende della filiera dovrebbero concentrarsi sulle aree di opportunità aperte dalla new mobility, padroneggiando una profonda comprensione delle tecnologie dei veicoli elettrici, sviluppando le capacità ingegneristiche necessarie e migliorando le competenze legate al software e fornendo componenti intelligenti e ottimizzati per il sistema. La maggior parte della filiera della mobilità emiliana sono Pmi che operano nel settore dei veicoli: con oltre due terzi delle aziende che forniscono componenti e quasi un terzo che fornisce servizi relativi ai componenti, l’intera catena di approvvigionamento deve evolversi in base alle nuove esigenze elettriche dei produttori. Ma essendo principalmente focalizzato sui componenti del motore base e della trasmissione, il settore automotive emiliano dipende fortemente dall’industria tradizionale dei motori a scoppio. E qui nasce il problema centrale da risolvere: se tutte le aziende saranno in grado di cogliere le future opportunità elettriche e adattare i loro modelli di business, l’industria emiliana legata alla mobilità potrebbe superare i 18 miliardi di euro di valore totale. Invece, se non lo si farà, gli impatti sulla nostra filiera automobilistica potrebbero essere

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drammatici: una perdita totale di 3,7 miliardi di euro di vendite e oltre seimila posti di lavoro in pericolo. Uno dei nodi centrali di questo progetto è passare dalle informazioni alla pratica, cioè trasferire in modo adeguato le nuove tendenze, i cambiamenti che si stanno prospettando e quelli che sono già in fase avanzata alle aziende delle filiere coinvolte, quindi non solo l’Automotive, ma anche Elettronica e Meccatronica, Macchine, Metalli e Materiali compositi e Veicoli Industriali. È stato individuato un campione di aziende di queste filiere, rappresentative del territorio e potenzialmente coinvolte nella trasformazione del mondo automotive, selezionando come criterio un fatturato almeno o superiore di cinque milioni di euro: il campione individuato è di 160 imprese, tra cui vi sono i cinque costruttori di veicoli o motoveicoli, Automobili Lamborghini, Ducati Motor Holding, Volvo Car Italia, Mec Track, Pagani. Dall’analisi delle aziende, di cui è stata mappata la famiglia di componenti più rilevante prodotta e/o progettata, è emersa una forte concentrazione (63%) sul nostro territorio, della produzione di componentistica riguardante il blocco motore (ingranaggi) e trasmissioni. Mentre è basso il numero di aziende produttrici di componenti a più alto contenuto tecnologico, come sensori/attuatori, powertrain, sistemi batteria, gestione termica. Le aziende sono state divise in tre cluster: il primo riguardante il blocco motore e i

componenti di regolazione; il secondo il telaio e la carrozzeria, i sensori e attuatori, la gestione termica; il terzo il sistema batteria, powertrain, la trasmissione. Dopo l’evento di presentazione pubblica dello studio sulla “New Mobility” a settembre 2020, sono partiti, in quello stesso mese, tre seminari di approfondimento sui cambiamenti che il passaggio all’elettrico comporta riguardo ai singoli componenti del veicolo, con incontri specifici per ogni cluster. A ottobre è stato inviato un questionario per raccogliere informazioni necessarie a preparare gli incontri individuali con le aziende, incontri che si sono svolti a novembre con chi ha dato la disponibilità, con l’obiettivo di approfondire possibili approcci strategici. Da questo questionario, sono emerse alcune esigenze: vi sono una serie di competenze che le aziende inserirebbero in azienda, perché si sentono carenti in tal senso, in particolare si è fatto riferimento alla progettazione di componenti con tecnologie e materiali con caratteristiche innovative, alla sensoristica e alle schede elettroniche, agli elementi di CAD/CAM e digital twin, alle tecnologie di fabbricazione additiva (stampa 3D). Complessivamente, 55 imprese hanno partecipato ai seminari di approfondimento, 25 imprese hanno compilato il questionario in preparazione degli incontri individuali, una decina di imprese hanno fatto gli incontri one-to-one.


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“Un nuovo progetto imprenditoriale per la valorizzazione delle nostre montagne” È ufficiale la nuova gestione triennale del Corno alle Scale di Lizzano in Belvedere, frutto di uno sforzo congiunto dell’imprenditoria locale. Marco Palmieri, presidente e CEO di Piquadro racconta il progetto di rilancio del comprensorio sciistico.

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ott. Palmieri, la nuova gestione degli impianti del Corno alle Scale è il frutto di uno sforzo congiunto da parte di un gruppo di imprenditori del nostro Appennino. Cosa vi ha spinti a partecipare al bando? La passione per la nostra terra, il senso di riconoscenza e la responsabilità sociale. La montagna non deve spopolarsi, i ragazzi devono progettare la loro vita lì, non dovrebbero essere obbligati ad andarsene per avere un futuro, solo perché dove sono nati non possono lavorare. Tra i principi che orienteranno il vostro operato, la valorizzazione di un turismo sostenibile. Quali sono i progetti per il futuro? La sostenibilità ambientale guiderà ogni nostra scelta, ogni cosa che faremo avrà un inevitabile impatto ambientale. Dovremmo trovare un equilibrio tra far fruire l’ambiente senza deturparlo, meglio ancora contribuire a far crescere una sensibilità ambientale. Come prima cosa ci stiamo confrontando con chi di montagna e di ambiente ne sa più di noi: associazioni ambientaliste, appassionati di montagna, guide, soccorso alpino. Sarà una nostra sfida coniugare le esigenze di chi vive e lavora in montagna, il turismo e l’ambiente. La prima cosa sulla quale abbiamo investito è stato potenziare il sistema di innevamento artificiale. Mai scelta è stata meno tempestiva: abbiamo due metri di neve e impianti chiusi.

Stiamo progettando l’estate in quanto riteniamo possa valere, in termini di presenze, almeno quanto l’inverno. L’accoglienza nella stazione in generale verrà migliorata con la ristorazione e attività come la mountain bike, le camminate, la disponibilità di guide. Vogliamo collaborare con la comunità locale per costruire un’offerta ampia e strutturata. Nell’incertezza sull’apertura degli impianti sciistici determinata dall’emergenza sanitaria, sarà senz’altro importante, nei mesi a venire, garantire il rispetto di tutte le normative di sicurezza. Quali soluzioni avete individuato? Speriamo innanzi tutto di aprire, e se lo faremo, sarà in sicurezza. Il Corno non ha cabinovie e questo aiuta la sicurezza. Stiamo anche sperimentando un sistema di contact tracing basato sui passaggi ai tornelli degli impianti di risalita (tutto sviluppato in casa) e un sistema digitale per la vendita degli skipass per evitare code. La scelta di mettersi in gioco per il rilancio della stazione sciistica del Corno de-

riva certamente da un forte legame con il territorio, espresso anche negli ultimi mesi, nel primo periodo di emergenza sanitaria, con la donazione di respiratori e altra attrezzatura sanitaria all’ospedale di Porretta Terme e di computer portatili con relativa connessione wireless a 70 famiglie di Gaggio Montano e Alto Reno Terme, per permettere ai ragazzi di partecipare alle attività didattiche a distanza. Come è nata quest’ultima idea? Queste iniziative e altre simili, che gestiamo con mia moglie Beatrice e con i miei figli, fanno parte dei progetti di sostenibilità sociale di Piquadro. Sostenere famiglie che non avevano un computer in casa, donandoglielo per permettere la didattica a distanza, è un modo tangibile per promuovere la crescita sociale tramite la formazione e cercare di ridurre le “distanze” che il Covid ha aumentato. Purtroppo, anche questo è uno degli effetti meno visibili e di lungo termine di ciò che ci sta capitando.

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cultura

Premio Estense, si scaldano i motori per la 57esima edizione di GV

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i scaldano i motori della 57esima edizione del premio Estense. Alla cerimonia di premiazione ufficiale, che salvo sorprese si svolgerà il prossimo 25 settembre e che ci si augura possa avvenire in completa sicurezza al Teatro Comunale, mancano ancora parecchi mesi ma alcune scelte e decisioni stanno comunque maturando. Andiamo per gradi. Il ciclo “5 pm: incontro con l’autore”, gli incontri andati in scena con grande successo in diretta streaming sui profili Facebook di Confindustria Emilia e del Premio Estense ogni venerdì dal 20 novembre all’11 dicembre alle ore 17, è terminato, ma ha creato le condizioni per lavorare su un format analogo ancora in fase di definizione e che verrà svelato più avanti. Il premio Estense Scuola ha cominciato le sue “consultazioni” per arrivare all’indicazione dei finalisti del 2021. La giuria anche quest’anno sarà composta da Andrea Pizzardi, vicepresidente territoriale di Ferrara del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia, che assume la carica di presidente di giuria, da tre imprenditori, tre insegnanti dalle province di Bologna, Ferrara e Modena e dai due giornalisti vincitori del Premio Estense 2020, Pablo Trincia e Concetto Vecchio. Entro il 31 marzo le scuole iscritte dovranno inviare i lavori realizzati via mail all’indirizzo mail a.cuccati@confindustriaemilia.it oppure recapitarli alla segreteria del premio presso la sede di Ferrara di Confindustria Emilia (via Montebello 33). Giovedì 15 aprile ci sarà la valutazione dei lavori presentati e la definizione dei sei istituti finalisti. Il 19 maggio, infine, si svolgerà da remoto la rappresentazione dei sei progetti finalisti e la proclamazione dei tre istituti vincitori. Bando e quartina finalista. Il bando è stato pubblicato sul sito web del premio il 15 febbraio e a fine maggio avverrà la selezione della quartina finalista. Lo scorso anno sono

stati oltre 50 i volumi candidati, c’è quindi grande attesa anche per l’edizione del 2021. Last but not- least, ci sono state delle modifiche nella composizione della giuria tecnica: Michele Brambilla (il Resto del Carlino) prende il posto di Paolo Giacomin e Giacomo Bedeschi (La Nuova Ferrara) di Luca Traini. Il premio Estense, oggi promosso da Confindustria Emilia, nasce nel 1965 per iniziativa dell’allora presidente degli industriali ferraresi Giorgio Piacentini, che intendeva istituire un evento che rivelasse l’interesse degli imprenditori ferraresi per l’arte e la cultura. Ricordiamo che il premio è destinato a un volume, regolarmente in commercio, di uno o più autori, che raccolga nella loro integrità, o elabori o ampli, articoli in lingua italiana, di giornalisti e opinionisti viventi, apparsi sulla stampa quotidiana o periodica o trasmessi da servizio radiofonico o televisivi o attraverso i nuovi media o comunque espressione di lavoro giornalistico riconoscibile, editi a partire dal 1° gennaio dell’anno

precedente. I volumi presentati al concorso vengono selezionati da una giuria tecnica formata da giornalisti e scrittori di chiara fama, che ha il compito di sceglierne quattro da sottoporre al giudizio finale di una giuria di lettori, composta da quaranta cittadini espressione delle più varie categorie professionali, del mondo del lavoro e della formazione. Le due giurie si riuniscono congiuntamente per la nomina del vincitore. La manifestazione si conclude a settembre con la cerimonia di premiazione che si svolge, solitamente, al Teatro Comunale di Ferrara Claudio Abbado, alla presenza di autorità e personalità del mondo imprenditoriale e politico nazionale e dei cittadini ferraresi invitati. Il 2020, l’anno della terribile pandemia da Covid-19, è stato per il premio Estense anche l’anno della svolta digitale e dei due vincitori ex aequo (come è capitato solo altre tre volte, nel 1965, nel 1991 e nel 1999): la penna di Repubblica Concetto Vecchio e il giornalista freelance Pablo Trincia.

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rosegue anche quest’anno, dopo un 2020 non semplice, il Piano ER SMART INDUSTRY del sistema Confindustria Emilia-Romagna, che accompagna le imprese per ripartire dopo la crisi dovuta alla pandemia e sviluppare processi di innovazione tecnologica, organizzativa e di mercato. Il Progetto, finanziato dall’Unione europea-FSE e dalla Regione Emilia-Romagna con un importante stanziamento di 2,9 milioni di euro, è rivolto alle cinque filiere strategiche per l’economia regionale: ER SMART FOOD per la filiera agroalimentare, ER SMART MECH per meccanica, meccatronica e motoristica, ER SMART FASHION per tessile e moda, ER SMART HEALTH & WELLNESS per salute e benessere (compreso il biomedicale modenese) e ER SMART HOME per casa e arredo. Il tema centrale del programma è l’innovazione, declinata in digitale, tecnologica di prodotto/ processo, aperta by design e market-driven e interpretata anche in ottica “post Covid-19”. Possono aderire tutte le aziende con unità produttive in Emilia Romagna, che appartengano alle 5 filiere indicate (da codice Ateco) e che non abbiano superato il plafond dei finanziamenti in De Minimis. Inoltre, sono ammessi anche liberi professionisti, titolari di partita iva, iscritti a Ordini o Collegi professionali. Aderendo a SMART INDUSTRY ogni

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formazione gratuita per l’innovaz azienda potrà iscrivere i propri lavoratori GRATUITAMENTE a tutti i corsi in programma, che cambiano di mese in mese e hanno una durata standard di 24 ore. Il progetto prevede anche giornate di consulenza gratuite (da 8 ore frazionabili) in cui il consulente è a disposizione della singola azienda iscritta per accompagnare i partecipanti, in

esclusiva, nell’approfondimento o nella customizzazione di quanto visto durante il corso. Al momento gli incontri sono tutti realizzati in modalità on line, in diretta. I posti sono disponibili in numero limitato e, previa verifica dei requisiti, le richieste di partecipazione saranno accettate in ordine cronologico di arrivo.


mercato, a come utilizzare Google Analytics per sfruttare i Bid Data e avere maggiore visibilità), alle competenze trasversali che sono il vero asset strategico del lavoro post Covid (con contenuti ad esempio su come gestire il project management e lo smart working) e a competenze IT molto utili nel lavoro da remoto (con contenuti, ad esempio, su Data protection e Cyber Security, rilevantissimi dopo un anno reso ancor più complesso da tutti i cyber attacchi a scopo estorsivo di cui sono state vittime molte aziende del territorio modenese e non solo). Per verificare il possesso dei requisiti e aderire gratuitamente al progetto contattare: Daria Dolfini dolfini@nuovadidactica.it Diretto 059/247904 Cell. 328/0022686 I riferimenti ufficiali dei 5 progetti:

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zione in azienda Nella programmazione dei prossimi 2 mesi i corsi saranno dedicati allo sviluppo e al potenziamento di competenze per l’area marketing e comunicazione (con contenuti che spaziano dal come fare un buon copywriting per l’azienda a come “presenziare” sui diversi social, canali ormai imprescindibili per la presenza sul

Operazioni a supporto delle competenze dei lavoratori, dei professionisti e delle imprese per l’innovazione – PO FSE 2014/2020, Obiettivo tematico 8 – Priorità di investimento 8.5”, in risposta all’invito di cui alla deliberazione n 429 del 25/03/2019 “Azione 1- Manifattura e servizi connessi”, approvate con DGR n. 1336/2019 del 29/07/2019 co-finanziate dal Fondo Sociale Europeo PO 2014-2020 RER. Rif. PA 2019-11706/RER Titolo: ER SMART FOOD: formare per innovare il Sistema Agroalimentare dell'Emilia-Romagna. Rif. PA 2019-11707/RER Titolo: ER SMART MECH: formare per innovare il Sistema della Meccanica, Meccatronica e Motoristica dell'Emilia- Romagna. Rif. PA 2019-11708/RER Titolo: ER SMART FASHION: formare per innovare il Sistema Tessile e Moda dell'Emilia-Romagna. Rif. PA 2019-11709/RER Titolo: ER SMART HEALTH & WELLNESS: formare per innovare il Sistema Salute e Benessere dell'Emilia-Romagna. Rif. PA 2019-11710/RER Titolo: ER SMART HOME: formare per innovare il Sistema Casa/Arredo dell'Emilia-Romagna.


Piattaforma e-learning per condividere contenuti formativi, percorsi di retraining delle figure professionali e per accompagnare imprese e lavoratori verso la trasformazione digitale.

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Marco Taddei Marianna Saguatti

PROCEDONO I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE DELLA SEDE DI MODENA Dopo una prima fase di messa a nudo della struttura, trascorsi i tempi necessari alla verifica della sicurezza sismica e quelli utili alla progettazione di interventi di rafforzamento locale, ha avuto inizio lo scorso gennaio la fase di ricostruzione della sede di via Bellinzona, cominciata con la sostituzione della copertura del tetto.

Sopra: La struttura messa a nudo Sotto: I lavori del nuovo tetto

Per seguire gli aggiornamenti e vedere Bellinzona ieri, oggi e domani vai sulla nostra piattaforma digitale al link https://www.confindustriaemilia.it/flex/ cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/94454

PROGETTO “HYDROGEN VALLEY” UN CICLO DI INCONTRI PER IMPRESE E ISTITUZIONI L’idrogeno rappresenterà uno dei trend tecnologici più importanti dei prossimi anni. L’Europa ha già deciso, attraverso il piano Horizon Europe 2021-2027, di investire enormi risorse finanziare a suppor-

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to dello sviluppo di nuove tecnologie ed applicazioni legate all’idrogeno. Con l’obiettivo di aprire un confronto sul tema, Confindustria Emilia ha dato avvio nelle scorse settimane a una serie di incontri tra le istituzioni regionali, gli enti locali, gli atenei dei territori, coinvolgendo le imprese interessate e i player principali nel settore delle utilities per delineare la opportunità di creare in Emilia-Romagna un grande Hub nazionale dell’Idrogeno. Dopo un primo appuntamento promosso dal presidente della Filiera Veicoli Industriali, Leonardo Salcerini, che lo scorso 21 gennaio ha presentato alle imprese associate i progetti in essere nel mondo Toyota in tema di idrogeno allo scopo di condividere esperienze e proporre spunti di riflessione, il 18 febbraio l’Associazione ha organizzato un incontro con le istituzioni in video-conferenza, per presentare il progetto di una “Hydrogen Valley” regionale con l’obiettivo di intercettare parte delle risorse europee per le imprese associate. L’appuntamento ha visto gli interventi di Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia; Gian Carlo Muzzarelli, sindaco di Modena; Carlo Adolfo Porro, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia; Vincenzo Colla, assessore allo sviluppo economico, green economy, lavoro e formazione della Regione Emilia-Romagna; Stefano Venier, amministratore delegato del Gruppo Hera; Cosma Panzacchi, EVP business unit Hydrogen di Snam; Claudio Palmieri, responsabile Energy efficiency development di Hera. A seguire, ha preso il via un ciclo di tre incontri operativi pensato per generare un costruttivo confronto tra imprese e mondo della ricerca, in collaborazione con Unimore, sulle principali tecnologie presenti, lo stato di maturità e le prospettive applicative sul mercato, con l’intervento di Marcello Romagnoli, docente del dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari - Unimore. Durante il primo webinar “Cos’è l’Idrogeno e perché può diventare fondamentale nel prossimo futuro? Introduzione alle celle a combustibile: i principi di funzionamento” sono stati analizzati l’attuale

scenario legato all’idrogeno, le potenzialità di mercato e i principi di funzionamento della tecnologia H2. L’incontro “Estrazione e utilizzo dell'idrogeno” ha invece rappresentato l’occasione per analizzare nel dettaglio le varie fasi di trattamento dell’idrogeno per i diversi utilizzi nell’industria, dall’estrazione allo stoccaggio. L’ultimo appuntamento dal titolo “Quali sono gli aspetti produttivi, le tecnologie e i componenti attualmente presenti sul mercato e quelli sui quali si sta innovando per le applicazioni industriali”, ha consentito ai partecipanti di entrare nel dettaglio dello stato dell’arte delle tecnologie e dei componenti utilizzati nell’ambito delle applicazioni industriali.

CICLO DI INCONTRI CON LE IMPRESE SUI TERRITORI Confindustria Emilia ha avviato nelle scorse settimane un percorso di incontri di allineamento e condivisione, in modalità digitale, con le imprese associate su temi cruciali

quali la ripartenza dei mercati mondiali, gli equilibri geopolitici complessivi e lo stato di salute del territorio. Il 10 febbraio scorso gli imprenditori modenesi si sono potuti confrontare direttamente con il presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di

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Modena, Paolo Cavicchioli, il presidente della Camera di Commercio di Modena, Giuseppe Molinari, e il Sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli. Il 3 marzo invece gli imprenditori associati del territorio di Ferrara hanno potuto dialogare, oltre che con il presidente Caiumi, con il Sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, e con il vicepresidente della Provincia di Ferrara, Nicola Minarelli. Gli incontri di confronto all’interno della comunità proseguiranno nel corso di questi mesi, con il coinvolgimento delle istituzioni locali e di diversi attori economici del territorio.

ADDIO A MARIO BRANI PIONIERE DEL TESSILE ABBIGLIAMENTO Se n’è andato lo scorso 21 gennaio a 91 anni Mario Brani, pioniere del tessile abbigliamento carpigiano, tra i principali protagonisti del distretto fin dagli esordi, poco tempo dopo la morte della moglie Luciana, scomparsa alla fine di dicembre. Come imprenditore coraggioso e avveduto, fu uno degli artefici dello sviluppo dell’industria dell’abbigliamento andato sotto il nome del ‘boom’ della maglieria carpigiana negli anni ’60. Cominciò giovanissimo proseguendo l’attività della madre nel settore della camiceria e fondando la Obc, che ebbe la sua massima espansione in quegli anni, affiancandosi agli altri pionieri della industria della maglieria con i quali fondò l’Aia, l'Associazione degli industriali dell’abbigliamento, che poi confluì negli anni Ottanta in Confindustria. Fu uno dei primi carpigiani a percorrere la “via della seta” e il suo impegno imprenditoriale lo portò a sperimentare, tra i primi a farlo, l’import di capi finiti dalla Cina poi commercializzati in Italia e in Europa. Lascia le figlie Alessandra e Gisella.

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LUTTO NEL MONDO DELL’ABBIGLIAMENTO SCOMPARSO ROBERTO GORGÒ “Papà aveva affiancato mio nonno Minervo, che nel 1931 fondò l’azienda. Prese la sua guida negli anni Cinquanta, conferendole la specializzazione in camiceria da uomo. Papà era anche un appassionato fotografo, come dimostrano gli scatti a infrarossi sul suo sito”. Con queste parole il figlio Andrea ricorda lo storico titolare della Migor, Roberto Gorgò, scomparso lo scorso 28 dicembre a 88 anni. Da tempo, alla guida della Migor è subentrata la terza generazione, costituita dai figli di Roberto, Andrea, Fabio, Stefano e Daniele Gorgò, garanzia di continuità per quella che resta, a Carpi, forse l’ultima storia aziendale a conduzione famigliare nel settore della moda. Oltre ai figli, Roberto Gorgò lascia la moglie Milvia.

CORDOGLIO PER LA SCOMPARSA DI CARLO SAETTI È scomparso lo scorso 29 gennaio il vicepresidente e amministratore delegato di Opocrin. Imprenditore di successo, Carlo Saetti ha contribuito per anni alla crescita, allo sviluppo e all’internazionalizzazione di Opocrin rendendola una realtà punto di riferimento a livello mondiale nel settore della produzione di principi attivi ad uso farmaceutico. Recentemente, insieme con il figlio Federico Saetti, aveva guidato l’azienda attraverso l’acquisizione di LDO, portan-

do il gruppo ad un fatturato consolidato nel 2020 di 170 milioni di euro con più di 250 dipendenti dislocati tra il quartier generale esecutivo di Modena e le quattro sedi produttive del gruppo. Saetti, che lascia la moglie Mara Bianchini, presidente di Opocrin, e il figlio Federico, direttore generale del gruppo, verrà ricordato per la propria pacatezza, umanità e l’immancabile sorriso; caratteristiche uniche che da sempre lo hanno contraddistinto. “È stato un grande onore per me lavorare fianco a fianco a lui in questi anni. Proseguirò il lavoro iniziato insieme con lo stesso spirito, pienamente consapevole delle responsabilità che questo momento così duro comporta. Farò del mio meglio affinché quella sicurezza che infondeva in ognuno di noi resti viva con il mio operato”, ricorda il figlio Federico.

ADDIO AL RE DELLE SERRATURE PAOLO GASPARINI Profonda commozione per la morte di Paolo Gasparini, imprenditore 75enne originario di Carpi, ideatore di una chiave unica per tutte le chiusure dello scooter, deceduto lo scorso 11 febbraio a Jolanda di Savoia, nel Ferrarese. L’avventura imprenditoriale di Gasparini ha preso il via con i primi assemblaggi di componenti per serrature e la fondazione, nel 1974, dell’azienda Csi, poi diventata Zadi, oggi parte del gruppo Hb4. Tuttora operativa sotto la guida del figlio Gian Lorenzo e specializzata nella produzione di serrature di vario tipo, in particolare quelle per le moto e gli scooter, con collaborazioni con colossi del calibro di Bmw, Honda, Magneti Marelli e Piaggio, Zadi è cresciuta in fretta e ha mantenuto la sede principale a Carpi, con punte di 60 dipendenti a Jolanda. Oltre al figlio, Paolo Gasparini lascia la compagna Giulia, la nuora Nicoletta, i due nipoti, la sorella e gli altri parenti.


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