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notiziario delle suore di santa marta

Camminando con fede 2/2013

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Editoriale

In missione

3 Editoriale

19 Gran fermento

la Redazione

Parola di Dio 4

...nella vera umiltà

Card. Silvano Piovanelli

una Mamma

20 Scopri il bello che c’è in te la bellezza risplende nel cuore di chi la vede

Martina Sangalli

22 Una giornata... donata!

Attualità 6

“Andate e ammaestrate tutte le nazioni...”

Beatriz G. Barra

suor Irene Tealdi

24 Tra il dire e il fare... (non) c’è di mezzo il mare!

suor Alessandra Fabbrucci

25 Festa della famiglia

La parola a... Madre Carla

Diego Pistacchi

L’anestesia del cuore

27 Camminare insieme

Spiritualità e carisma

28 La divina avventura

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Corriamo verso Cristo

le Juniores

10 Andate, senza paura, per servire...

le Juniores

12 Nelle tue mani per sempre

le Suore in preparazione ai voti perpetui

Percorsi di formazione 14 Anche i bambini ci parlano di Dio

suor Anita Bernasconi

Frammenti di santità 18

suor Sira Cesaro

maestra Silvia

A. Campaniello

30 Tutto esaurito

gli Alunni di Roggiano

31 Un giorno di festa

Giuliano Graziani Diac. Per.

32 Ci alimenti...Amo

Mariangela Melica

34 La Scuola “Sacra Famiglia” ha festeggiato il 50°

le Suore

37 Da Puria a Genova

suor Amelia

38 MiniOlimpiadi Cantù 2013 40 “Emozioni”

suor Cornelia Macina

41 Una gradita sopresa

Notiziario delle suore di santa marta

Papa Francesco

Pagine aperte 42 Quella salita... di Via Castello, 20

Via V. Orsini, 15 00192 Roma

Viviana Abbondio

Con l’affetto della memoria

Quadrimestrale Anno LXXXI

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Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Francesca, suor Maria Pia, suor Mariana Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it

suor Celeste Redaelli; suor Concetta Sassi; suor Melania Maffioletti

44 Cara suor Celeste 45 Ho un ricordo sereno 46 In ricordo di suor Melania 46 Suor Melania 47 Tu lo sai suor Melania 47 ...Laudato si’ mi’ Signore per sorella Melania


Editoriale

La Redazione

Riscoprire la centralità della persona Il Beato Giovanni Paolo II diceva: “L’uomo è via alla Chiesa”. Papa Francesco parla con insistenza dell’amore all’ umanità, ad iniziare dalla più sofferente. Molti uomini di cultura hanno lasciato lungo il corso della storia le loro testimonianze. Anche noi vogliamo pregare con le parole di un grande umanista, Angelo Poliziano vissuto a Firenze nella metà del 1400. Vergine Santa, immacolata e degna, amor del vero Amore, che partoristi il Re che nel ciel regna, creando il Creatore nel tuo talamo mondo, Vergine rilucente, per te sola si sente quanto bene è nel mondo; sei degli affannati buon conforto, e al nostro navil se’ vento e porto. O di schietta umiltà ferma colonna, di carità coperta, accetta di pietà, gentil madonna, per cui la strada aperta insino al ciel si vede, soccorri a’ poverelli che son fra’ lupi agnelli, e divorar ci crede l’inquieto nimico che ci svia, se tu non ci soccorri, alma Maria. (Rime CXXVIII) In un mondo nel quale anche noi ci possiamo sentire “fra lupi agnelli” riscopriamo il vero umanesimo cioè l’impegno per ridonare alla persona umana quella centralità che il vangelo ci insegna e che esprime la premura di Dio il quale in Gesù ha fatto propria la nostra natura. In Maria, “Vergine Santa Immacolata e degna”, Dio ci fa sentire la sua vicinanza e la sua protezione. Invochiamola con insistenza e amore!

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Il clima umano del nostro tempo è segnato da preoccupazioni anche per il domani per cui l’aspetto festoso del Ferragosto ne resta inevitabilmente segnato. Abbiamo bisogno più che mai di rafforzare la nostra speranza e di sentirci illuminati e protetti. La festa di Maria Assunta in cielo ci porta ad alzare lo sguardo, a scoprire le grandi opere che Dio ha compiuto e continua a compiere anche nella vita di ciascuno di noi. Il suo grande amore si esprime in modo speciale nel volto materno di Maria alla cui protezione ci ha affidati. Nel documento preparatorio del prossimo Convegno Nazionale della Chiesa Italiana che si terrà nel 2015 si torna ad usare la parola umanesimo che indica quel momento straordinario della storia in cui veniva riscoperta la centralità della persona umana.


Parola di Dio

...nella vera L

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a vera grandezza si rivela nell’umiltà dell’uomo che si apre alla saggezza. Anzi, quanto più uno è grande e ricco di doni, tanto più profonda deve essere la consapevolezza di aver ricevuto da Dio e quindi la sua umiltà. Eppure, nonostante che sia ridicolo chi fa sfoggio dei doni di Dio come fossero suoi personali, molti sono gli uomini orgogliosi e superbi. Proprio per questa insensatezza radicata nel profondo della persona, per la misera condizione del superbo non c’è rimedio. L’unico rimedio è ascoltare con orecchio attento e meditare profondamente la parola del Signore (le parabole). L’atteggiamento umile, che sa porsi al livello di tutti gli uomini, non è solo una saggezza umana, ma è anche una virtù autenticamente religiosa, che ci fa trovare grazia davanti al Signore. Questo atteggiamento interiore di semplicità diventa un appello anche sulle labbra di Paolo: «Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri, non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi» (Rom 12, 16). «Il credente si rallegra di appartenere a Dio e comprende che è grazia di Dio l’essere in sua compagnia. Egli non si domanda se è degno o no di appartenergli, allo stesso modo che un bambino non si domanda se è degno o no di prender parte a un convito di adulti, si rallegra semplicemente per le buone cose e per la buona compagnia che lo tratta gentilmente. Egli è in questo un esempio per noi figli di Dio, a cui viene data una cosa così bella. Naturalmente “senza merito”; in che modo avremmo potuto “meritarlo”? E tuttavia ci sentiamo bene in questa compagnia e non abbiamo bisogno di sentirci stranieri» (Hans Urs von Balthasar). Anche l’evangelista Luca nel racconto di un pranzo “in casa di uno dei capi dei farisei” da parte di

Gesù sottolinea che non è un semplice mettersi a tavola per mangiare. Si tratta di un rito sociale, di un banchetto solenne, anche per discutere insieme di argomenti “seri”, a volte religiosi, soprattutto quando un rabbino era tra gli ospiti. Gesù accetta di partecipare ad una di queste riunioni e, da osservatore attento e predicatore concreto ed efficace, prende lo spunto dalle piccole cose per costruire il suo messaggio: «osservando come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cèdigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto”. Gesù trasforma questa norma di urbanità e di astuzia in una esortazione religiosa e teologica. Gesù offre una regola per l’ingresso nel suo regno. L’arrivismo, l’orgoglio, l’autosufficienza, il fariseismo sono un impedimento; la semplicità, l’umiltà, il rispetto della giustizia sono, invece, le condizioni ideali per l’ingresso. La regola della mensa del regno è, secondo una costante tradizione biblica, una sola: “chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”. Il Regno esige che l’uomo non si ritenga giusto dinanzi a Dio, ma che rinunzi ad ogni pretesa di auto-giustificazione. Quello che mi farà ottenere un posto nella comunione con Dio è non la mia giustizia, ma la sua grazia che mi dice: “Amico, passa più avanti”.» Questa corsa al primo posto è una delle malattie più diffuse. Nel privato e nel pubblico, nella cultura e nella società, anche nella Chiesa, in tutto ciò che facciamo siamo malati di questa ansia del primeggiare, e restiamo puntualmente delusi: il nostro amor proprio ha più fame di prima, dopo che è stato soddisfatto. Vorremmo passare di applauso in applauso, di complimen-


to in complimento, ma la vita va avanti, noi siamo dimenticati, e il sentirsi dimenticati genera frustrazione e profonda malinconia. È venuto, “non per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti” (Mt.20, 28). Prezioso l’avvertimento di San Francesco di Sales (Introduzione alla vita devota, III, c.5): «Diciamo spesso che non siamo nulla, che siamo la miseria stessa, la spazzatura del mondo. Ma ci rimarremmo molto male se gli altri ci prendessero in parola e ripetessero pubblicamente le nostre affermazioni. Facciamo finta di tirarci indietro e di nasconderci, ma in realtà ci aspettiamo che gli altri ci corrano dietro e ci cerchino. La vera umiltà non si mette in mostra, e non dice quasi mai parole umili, perché non desidera nascondere soltanto le altre virtù, ma anche e soprattutto nascondere se stessa A mio avviso, dunque, è meglio non ripetere parole di umiltà, o pronunciarle soltanto quando corrispondono a un vero sentimento interiore». C’è invece un’altra regola per la mensa del Regno: “invita poveri, storpi, zoppi, ciechi”. «La comunità di Cristo è un luogo di ospitalità per gli esclusi, non per le élites sofisticate e settarie. Gesù abbatte le norme esclusivistiche del puro e dell’impuro e rende il suo Regno sede di comunione universale, la cui regola non è l’interesse economico o sociale, ma l’amore generoso e il perdono». (Mons. Gianfranco Ravasi). “Quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi”. Questo invitare a mensa non è soltanto nutrire distribuendo alimenti ai poveri. È promuovere, conferire dignità. È trattare i rifiutati dalla società come commensali, come uguali. È il mondo che annuncia Gesù. È il mondo della divina gratuità:

Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato. Il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio. Siracide 3, 19-21.30-31

“Oltre ogni ironia, Signore, Tu che hai detto nell’ultima cena: “Non siate come i capi di queste nazioni che signoreggiano e dominano e poi si fanno chiamare perfino benefattori”, almeno chi siede al banchetto della tua Chiesa / sia immune da questa epidemia di titoli, e di onorificenze, e carriere, e prebende, ma sia come un fanciullo, gioioso di seguirti. Amen. (P. David Maria Turoldo) Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Certamente ti sentirai obbligato ad una più grande riconoscenza. Sarà più chiaro alla tua coscienza che, essendo tutto dono di Dio, non puoi vantartene dinanzi a nessuno, ma piuttosto sentire la responsabilità di rispondere meglio a quello che il Signore ti domanda. Soprattutto dovrai domandare a te stesso se i doni che tu hai ti fanno più pronto ad aiutare quei fratelli che il Signore mette sulla tua strada

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umiltà

di card. Silvano Piovanelli


Attualità

“Andate e amma Q

uesto slogan ha condotto la Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, in Brasile, che ha condiviso Bethany Community Youth appartenente alla Congregazione religiosa di Santa Marta. Accompagnate da Suor Violeta Rosales e da Suor Marcela Valenzuela, 28 giovani, ex studenti delle nostre scuole di Santa Marta di diverse città del Cile, hanno partecipato a questo incontro con il Papa Francesco.

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Durante i sei giorni di viaggio, noi giovani abbiamo avuto l’opportunità di condividere la nostra esperienza di Cristo Risorto con persone di tutto il mondo, culture diverse, età e razze, ma con un motivo comune, l’amore di Dio. È stata sicuramente un’esperienza indimenticabile, la gioia di essere persone con una fede viva si è manifestata nelle strade, sulla metropolitana e sugli autobus di Rio de Janeiro. Con il Signore abbiamo vissuto un clima di festa e di gioia. Mi piace sottolineare che ogni incontro vissuto con Papa Francesco mi ha fatto intravedere il volto di Cristo umile e vicino alla gente, in lui ho visto una persona sensibile che sa far giungere una parola che si inserisce nella quotidianità di ciascuno. Anche nelle riunioni di massa si respirava uno spirito di preghiera straordinario e davvero commuoveva vedere milioni di giovani inginocchiati davanti all’altare dove era esposta l’Eucaristia mentre un silenzio perfetto regnava in mezzo a noi. Questa realtà dimostra che è Dio che muove le masse e si fa presente nei cuori dei giovani che, pur immersi nel mondo, desiderano avere un incontro personale con Lui. Abbiamo anche avuto l’opportunità di visitare alcuni luoghi tra i quali il più significativo è stato quello del monte che domina Rio dove è collocata la statua di Cristo Redentore con le braccia aperte che ci aspettava


estrate tutte le nazioni...” Congregazione per avermi dato la possibilità di parteciparvi. Come il Papa ci ha detto il viaggio continua e noi come seguaci di Gesù Cristo dobbiamo andare, portare questa gioia nel nostro paese e mostrare al mondo che questi legami di fede, di speranza e di amicizia rafforzati o costruiti alla GMG di Rio de Janeiro sono una missione permanente.

di Beatriz G. Barra Pre-Postulante

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Arrampicarci fino alla statua è stata una vera avventura… una avventura che ci ha rafforzato come comunità di Betania Giovanile Santa Marta. La lunga attesa per questo incontro con il Cristo Redentore ha fatto sì che ci unissimo di più sull’esempio di Marta, nella preghiera, nell’amicizia, nella fraternità e nell’accoglienza di ogni nostra sorella. Ringrazio Dio per il grande dono che ha rappresentato per me questo evento e la mia


La parola a...

Madre Carla

L’anestesia del cuore L

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e vicende del mondo “ricadono” sempre, anche se non nell’immediato, nella vita interna di ogni nazione, di ogni paese, quindi dentro anche alla nostra Italia, e dentro la nostra Famiglia Religiosa. Non può che essere così, anzi deve essere così. Siamo nate per vivere nella storia, qualunque essa sia, dobbiamo lasciarci toccare da ogni evento, non possiamo fare diversamente. Il Beato Tommaso Reggio non riusciva a rivolgersi a Dio senza “far passare sul cuore” proprio quello che il suo Dio gli affidava nei giorni lieti o tristi, semplici o complessi, faticosi e… talvolta misteriosi. Tutti abbiamo ascoltato la denuncia del Papa Francesco a Lampedusa quando ha parlato della “globalizzazione dell’indifferenza” quando ci ha detto che corriamo il pericolo “dell’anestesia del cuore” che rischia di atrofizzarsi perché il male che ci scorre davanti ci schiaccia e ci fa diventare inermi. Vediamo tanti telegiornali, seguiamo le cronache, ci stupiamo ogni giorno per gli scandali, la corruzione, la fame e le calamità che colpiscono il nostro mondo… E poi? È come se l’impotenza ci proiettasse nel nostro angolo di sicurezza, rassegnati a non poter fare nulla. Come superare questo “sottile” atteggiamento di difesa? Ancora una volta non si tratta di “fare” qualcosa, o di essere in ascolto soltanto delle cronache…, ma di imitare l’atteggiamento di Gesù che attraversava la Palestina e “ascoltava” la gente: la vedeva e la portava sul cuore. Forse il Signore Gesù oggi ci chiede proprio la virtù dell’accettazione umile e paziente del

quotidiano, accolto e non “subìto” come briciola d’amore offerta per i fratelli. Essere oggi qui, dentro a questa realtà con il cuore “acceso”, significa affinare l’orecchio all’ascolto della Parola per capire quali percorsi il Signore sta seguendo dentro questa storia. Ascoltare la Parola del Signore per poter poi alzare lo sguardo e guardare chi ci sta accanto con “un cuore” pieno d’amore…, forse è questo… e solo questo quello che il Signore si aspetta da noi in certi giorni. Affidiamoci con viva fede all’unico nostro BENE perché possiamo credere sempre più alla “forza divina” che passa in noi e può farci diventare strumenti di salvezza. Un proverbio africano dice: “l’erba calpestata apre sentieri”! Il dolore martellante che attraversa l’umanità, ciò che sembra “calpestare” la nostra fede, la nostra vita e la storia quotidiana, se vissuti con fede, possono fare di noi creature che aprono agli altri i sentieri della speranza! Diceva S. Agostino: “Tu Dio unico e buono, non smetti mai di fare il bene. Alcune nostre opere possono essere buone per tuo dono” (dalle Confessioni). È il Signore che oggi si serve di noi! Rispondiamo al suo invito con fede e generosità: non potremo che ricevere in cambio molto di più.


Spiritualità e carisma

Corriamo verso Cristo nche quest’anno il Signore ci ha regalato un tempo per gustare della sua amicizia e dell Suo Amore, un tempo per mettere Lui al primo posto. Siamo arrivate cariche delle esperienze vissute lungo tutto l’anno. Per alcune di noi l’esperienza dello Iuniorato nei viali di Roggiano era nuova e per altre era ormai l’ultima; possiamo dire di avere vissuto con gioia nella fraternità questo tempo di grazia. I primi giorni di formazione sono stati guidati dalla nostra carissima Madre Lilian che ci ha invitato ad approfondire la nostra esperienza dell’incontro con il Signore alla luce del cammino di conversione di San Paolo, alla luce delle parole di Papa Francesco rivolte ai giovani in diversi momenti con particolare riferimento alla sua prima Enciclica Lumen Fidei. Nella nostra formazione non poteva mancare uno sguardo verso la figura del nostro Padre Fondatore e del nostro Carisma, che abbiamo gustato con particolare entusiasmo attraverso quanto offerto dalle nostre carissime consorelle Suor Renata e Suor Andreina. In questi giorni il Signore ci ha voluto regalare ciò che mai avremmo immaginato, ma che tante di noi abbiamo sognato: una visita a VENEZIA! Lì abbiamo ammirato la Basilica di San Marco con tutto lo splendore dell’arte in essa racchiusa, Il Palazzo Ducale, il ponte dei Sospiri, il ponte di Rialto, il Canale Grande e per ultimo abbiamo visto anche la lavorazione del vetro di Murano che ci ha fatto pen-

“Come Paolo tu ama il tuo Signore metti Cristo al centro della vita e non temere il buio della notte in ogni istante lui sarà con te”

sare al Signore che con la sua infinita bontà plasma con le sue mani di artigiano la nostra vita per dare ad essa la forma che a Lui piace. Così siamo arrivate agli Esercizi Spirituali, desiderose di incontrarci con l’Artigiano per entrare nel suo cuore e lasciarci attrarre dalla sua voce che parla al nostro. Ringraziamo il Signore e la nostra Famiglia Religiosa, ed in particolare la nostra carissima Madre Generale Madre Carla per questo tempo così carico di bene.

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le Juniores


Spiritualità e carisma

Andate, senz Andate, senza paura, per servire... “Signore, che cosa devo fare della mia vita? Qual è la strada per me?” Cari giovani, vale la pena scommettere su Cristo e sul Vangelo, rischiare tutto per grandi ideali!

(Papa Francesco)

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a paura, per servire... le Juniores

rascorso un po’ di tempo dal grande evento della GMG a Rio ancora oggi risuonano con forza le parole che il Papa ha rivolto ai giovani di tutto il mondo, parole che possiamo dire rivolte anche a noi, noi tutte suore di Santa Marta, ma in modo particolare per noi che siamo le suore giovani della Famiglia Religiosa. Il nostro desiderio però, non è che rimangano delle parole dette per noi, ma vogliamo che raggiungano tutti coloro che hanno la possibilità di incontrarsi con noi ed in particolare le giovani che, vedendo noi, possano avvertire la chiamata del Signore Gesù. Infatti, come ricordava nella GMG il Santo Padre: “Gesù ci chiede ancora: Vuoi essere mio discepolo? Vuoi essere mio amico? Vuoi essere testimone del mio Vangelo?” Ora che ormai è finito il tempo prezioso che ci è stato donato per approfondire la nostra consacrazione, per incontrarci con il Signore – proprio come è accaduto per i ragazzi che hanno partecipato alla GMG a Rio o nelle proprie diocesi – anche ora ci sentiamo dire dal Sommo Pontefice: Andate, senza paura, per servire… E vogliamo siano anche queste parole una provocazione per le nuove generazioni.

Andate, cioè, proprio come ai primi discepoli ci viene chiesto di metterci in movimento, di fare tesoro dell’esperienza dell’incontro con il Signore Gesù per comunicarlo ad altri. Senza paura, perché non siamo sole, lì dove il Signore ci ha inviato e per primo ci attende, anzi Lui ci ha già preceduto sulla strada, quando tutte noi abbiamo lasciato la nostra famiglia di provenienza e siamo entrate nella nostra famiglia religiosa. Le difficoltà non ci hanno impaurito, perché Gesù era con noi, anzi ci siamo sentite come trasportate dal Signore. E finalmente, per servire, la vocazione, anche quella contemplativa non è altro che una chiamata alla donazione, una chiamata a seguire l’esempio di Gesù che non è venuto per essere servito ma per servire. Così facciamo noi, che abbiamo come modello Santa Marta, colei che ha goduto dell’amicizia con il Signore e che ha fatto l’esperienza dell’intimità con il Maestro, diventando anche lei una missionaria nel vivere l’accoglienza e l’umile servizio casalingo. Le forme di apostolato sono cambiate, ma rimane fermo il desiderio di vivere nella giovinezza della nostra consacrazione lo spirito che il Padre Fondatore ha sognato per noi…

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SpiritualitĂ e carisma

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Nelle tue mani per sempre Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare perchè dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca.

le Suore

in preparazione ai voti perpetui

(Isaia 55,10) onquistate dal Signore, dalla sua Parola che ci parla, che illumina la nostra storia e feconda la nostra terra, così in quest’anno di preparazione ai voti perpetui vogliamo essere il seme sparso dalle mani del Seminatore per germogliare ovunque il suo Amore ci vorrà portare. Desideriamo vivere questo tempo di preparazione come un tempo di grazia in cui lasciarci riempiere dal suo Amore, dalla sua gioia, dalla sua tenerezza per ogni creatura, affinchè possiamo diventare donne feconde capaci di generare vita in Cristo nelle nostre opere. La sicurezza che ci accompagna in questo cammino e ci dona la certezza che il Signore rimane fedele alle sue promesse la troviamo in queste parole: “Voi dunque partirete con gioia, sarete condotti in pace... ciò sarà a gloria del Signore, un segno eterno che non scomparirà” (Is 55). Sì, proprio così! Siamo partite con gioia per seguire Colui che ci ha chiamato e con questa stessa gioia vogliamo vivere questa nuova

tappa della nostra vita di consacrate, fino al giorno in cui davanti alla Chiesa pronunceremo il nostro povero Sì di adesione all’amore che Cristo da sempre ci offre. Nelle sue mani misericordiose mettiamo tutte le nostre debolezze perchè diventino la forza che ci spingerà lungo tutto il cammino della vita insieme a Lui. Chiediamo ad ogni comunità della nostra Famiglia Religiosa di accompagnarci con la preghiera in questo momento così importante e decisivo per la nostra vita. Ringraziamo la nostra Famiglia Religiosa per questo tempo che ci dona perchè il Signore possa irrigare la nostra terra e far germogliare sempre di più il suo Amore in noi.

Sr Jessica Ramos Sr Victoria Silva Sr Luisa Pereira Sr Irene Cabello

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Percorsi di formazione

Anche i bambini ci E

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importante integrare i cinque campi di esperienza e il curricolo con la dimensione religiosa. L’intervento di Don Francesco Scanziani e della psicologa Cecilia Pirrone ha aiutato le insegnanti della scuola dell’ Infanzia durante l’aggiornamento tenuto a Roma il 13 -14 aprile 2013. Quattro sono state le relazioni: •  Guardando l’invisibile •  Come raccontare la Pasqua ai bambini •  La Speranza oltre il dolore e la morte •  Lectio bambina: anche Gesù parlava in parabole È stato un lavoro comune tra psicologa e sacerdote che hanno fatto interagire, in modo vivace e coinvolgente, il discorso psicopedagogico e teologico. Il tema centrale: “I bambini ci parlano di Dio” e con le loro domande stimolano l’adulto a riflettere su temi di cui non si è sempre preparati a parlare. Occorre dare risposte vere, a misura della comprensione dei bambini. “Dobbiamo parlare di Dio ai figli?”. Ma poi alla fine si scopre che “i figli ci parlano di Dio”, così ci dicono i due relatori. Dall’esigenza educativa di parlare di Dio ai bambini, siamo condotti allo stupore che anche i bambini ci parlano di Dio e soprattutto che siamo chiamati, tutti insieme, adulti e bambini a parlare con Dio. “Chi è Dio? Dov’è? Come è? Dove abita? E che cosa fa tutto il giorno?”. Sono domande elementari di un bambino, ma fondamentali, semplici e dirette, all’adulto resta lo stupore, ma anche l’imbarazzo di dare risposte adeguate.

Dio per i bambini è un Padre buono che c’è, ma non si vede. Il senso dell’invisibile non è un ostacolo per i bambini, non lo temono perché è in sintonia con la loro immaginazione e chiedono a Dio: “Perché non vieni a giocare con noi, perché non ti fai vedere?”. Si deve parlare di Dio attraverso la Scrittura, senza renderla una favola: C’era una volta… Si tratta di tradurre la Bibbia con il linguaggio dei bambini, senza tradirla , senza menomarla nella sua integrità, senza falsarla con interpretazioni non esatte. Il lavoro di gruppo fatto dopo la prima relazione è stato una occasione per andare al cuore della Parola di Dio e trovare nella Bibbia le risposte che lo scrittore sacro dà alle domande del bambino. Il lavoro è stato molto proficuo e dal confronto è scaturita una ricca produzione, le suore hanno evidenziato non solo competenze professionali, come ha sottolineato Don Francesco, ma anche teologiche e una ricca sensibilità nei confronti dei bambini e dei problemi della famiglia di oggi. Secondo momento: COME NARRARE LA PASQUA AI BAMBINI. Per questo argomento il sacerdote è partito dal racconto di Luca, un bambino di sei anni che con molta serietà dice: “Pasqua è quando Gesù risorge, ma prima, entra in Gerusalemme, di fianco c’erano sua mamma Maria e suo papà Giuseppe”. Luca mette immediatamente in evidenza che un bambino non può diventare grande se accanto a lui non c’è qualcuno che lo ama e lo accompagna. Gesù come è stato di fronte alla sua morte? “Saluta i suoi amici, mangia con loro e lava i piedi a tutti”.


parlano di Dio

di Suor Anita Bernasconi

Perché parlare della morte ai bambini, in un tempo in cui la morte viene rimossa? Invece occorre dare un senso alla morte perché anche la vita abbia senso. Ci dobbiamo addentrare in punta di piedi e con gradualità in questo tema tanto delicato e tanto temuto. Bisogna insegnare ad amare il limite della vita, c’è un momento in cui provare sofferenza e dolore. Alla morte di una persona cara, si vive forse di depressione, si avverte la mancanza, la vita è cambiata, non è più la vita di prima, ma bisogna aiutarci a tornare alla vita normale e vivere con la speranza nel cuore. Il genitore attento è colui che sa accogliere

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Entra nella Pasqua con la pienezza della sua amicizia. “Gesù si lasciò prendere, l’hanno messo in croce, ma lui è risorto”. È sorprendente la rivelazione della debolezza e grandezza di Dio, che scaturisce dalle parole di Luca. Che mistero grande e imprevedibile per la mente umana, che Gesù il Figlio di Dio, soffra e muoia! Che sorpresa inattesa che il culmine della rivelazione di Dio non avvenga togliendo magicamente il dolore e la morte, ma all’opposto, nel momento in cui lui li porta su di sé, li condivide, li attraversa. Terzo momento: LA SPERANZA OLTRE IL DOLORE E LA MORTE.


Percorsi di formazione

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dentro di sé il proprio bambino, nel senso che trova dentro di sé le emozioni del piccolo e per questo è capace di restituirgliele come specchio e filtro. Anche Dio non ha potuto evitare a Gesù lo strazio della croce. Forse il genitore può fare una scoperta straordinaria, sconvolgente e coinvolgente: Dio è un po’ nelle sue stesse condizioni, forse. Anche Dio non ha la bacchetta magica. Un bambino scrive a Natale a Gesù Bambino: “Caro Gesù sono tanto triste. Dov’è il mio papà? Voglio stare ancora con lui e fare la lotta. Mi fai un regalo?”. Dal cielo giunge la risposta. “Caro Luca, quando il tuo papà è arrivato da noi, tutto il Paradiso è esploso in un canto di

festa Potresti legare i tuoi pensieri e quelli dei tuoi fratellini ad un filo e farli volare fin lassù, il papà sarà certo felice di riceverli”. Firmato: L’angelo del papà. Fecero volare tanti palloncini con foto e saluti. La sera era rassicurante per Luca addormentarsi sentendo che un filo invisibile univa un cuore a un altro cuore. Quarto momento: LA LECTIO BAMBINA Non significa una lettura infantile del Vangelo, ma significa chiamare a raccolta i destinatari di questo ascolto: i bambini. Perché Gesù parlava in Parabole? È stato un grande narratore, annunciava le verità con un linguaggio adatto a tutti. I due relatori hanno scelto come brano: il pa-


Prima di concludere il corso è stato presentato e spiegato a tutte le suore il documento programmatico che il Prof. Cattaneo ha lasciato a conclusione dell’aggiornamento di febbraio 2013 per la scuola primaria e secondaria, sulla stesura e rinnovamento del Curricolo di Istituto, in base alle Nuove indicazioni Nazionali approvate nel novembre 2012. Sono suggerimenti preziosi che ogni scuola deve tenere presenti per impostare il suo lavoro sui traguardi che sono prescrittivi, cioè obbligatori. Si consiglia di: •  Fare prima di tutto una lettura approfondita del testo delle Nuove Indicazioni, compresa la religione cattolica; •  Individuare i punti di novità/criticità per la revisione del POF del Curricolo e del Progetto di evangelizzazione; •  Verificare il concetto di cultura presente nelle Indicazioni e di confrontarlo con il carisma delle suore di Santa Marta. Per il nostro Padre Fondatore qual era il significato di cultura? •  Elaborare percorsi di Insegnamento/apprendimento, tenendo presente lo sviluppo delle competenze; •  Passare poi alla stesura del nuovo POF nel quale far rientrare il Progetto di evangelizzazione e il Curricolo che sono il cuore del POF; Non si tratta soltanto di leggere un documento e di sostituire alcune parti del POF, ma di cogliere le Indicazioni come occasione per rinnovare e rinvigorire la progettualità pedagogica e didattica della scuola. A tutti l’augurio per un lavoro fatto nel confronto e nella collaborazione per rispondere alla domanda che tutti ci dobbiamo porre: “Qual è il contributo che la Scuola dell’Infanzia può offrire al bambino che inizia il suo percorso educativo?”.

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dre misericordioso e nella lettura hanno sottolineato cinque doni. Primo dono: la libertà: il padre ascolta la richiesta del figlio e lo lascia andare; secondo dono: l’attesa e la gioia: il padre aspettava ogni giorno che il figlio ritornasse; terzo dono: la scoperta del limite: il figlio vuole tornare a casa dopo tante tristi esperienze; quarto dono: il perdono: il padre perdona suo figlio e fa festa; quinto dono: l’amore: il padre non divide il suo amore tra i due fratelli, ma lo moltiplica per ognuno. Con un linguaggio semplice e comprensibile a tutti, Gesù sta rivelando chi è Dio, come è il suo cuore. La parabola del padre buono ha come riferimento non un luogo, ma una persona: Dio Padre. È Lui il filo rosso del racconto. È il padre – e non i figli – il protagonista di tutta la parabola, distinta in due scene: il padre con il figlio minore e il padre con il figlio maggiore. Il bello di questa parabola è l’amore grande del padre nei confronti dei figli. È un padre buono Ogni bambino va educato al bello e al buono. Il bello e il buono provocano stupore, estasi, contemplazione, ma al tempo stesso movimento, impeto, ardore di conoscenza. La bellezza del cuore apre nuovi orizzonti. “La bellezza salverà il mondo”, esercitiamoci a scoprirla, a gustarla, a riempire il nostro essere del suo contenuto. Invitiamo tutti: “Fermati e contempla la bellezza intorno a te e dentro di te”. I relatori hanno trasmesso a tutte le suore presenti le loro esperienze fatte con i bambini e le loro famiglie. L’obiettivo del sacerdote e della psicologa non era quello di sostituirsi alla vivacità del cammino di ciascuna famiglia, ma di offrire alcuni stimoli per continuare il percorso educativo insieme, per questo li ringraziamo.


Frammenti di santità …ringrazio il Signore per il dono della sua presenza con noi… rinnovo gli auguri affinchè questa permanenza si ricarichi di entusiasmo per stare ancora insieme a ricostruire il Regno e convalidare la consacrazione nel gioioso servizio ai fratelli... suor Sira

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Suor Sira Cesaro passata alla casa del Padre il 22 gennaio 1999


In missione una Mamma

Alle nove del mattino all’asilo “Don Andrea Baj”, di Puria Valsolda, c’era già un gran fermento. I bambini attendevano il pulmino giallo che li avrebbe condotti al Santuario della Caravina, finalmente alle 9:30 tutti erano seduti al loro posto, emozionati per la gita. Giunti a destinazione, i bambini in silenzio sono entrati nel Santuario, si sono seduti ai piedi dell’altare dove hanno atteso Don Cesare, con il quale hanno pregato e cantato. L’emozione è stata forte per tutti per il parroco, per le mamme e in modo particolare per le Suore che in quel momento potevano gustarsi il frutto del loro lavoro guardando quei piccini così partecipi a modo loro, a quel momento così speciale. Salutato Don Cesare, tutti sono risaliti sul pulmino per dirigersi verso il Parco San Marco. Lì, l’entusiasmo dei bambini ha preso il sopravvento, era come se vedessero per la prima volta i pesciolini rossi e le tartarughe d’acqua! La loro gioia riflessa nei visi ha contagiato Suore e mamme. Alle 11:00 il pulmino li attendeva per il rientro alla Scuola dell’Infanzia. È stata davvero una piacevole e allegra mattinata. C’è sempre da imparare dai bambini: sanno gustare ogni attimo della vita, si emozionano per le cose più semplici e ti regalano sorrisi sinceri.

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Gran fermento

Puria Valsolda


In missione

Scopri il bello la bellezza risplende nel cuore di chi la vede È

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ormai notte fonda quando cessa la pioggia, lentamente il cortile si svuota e cala il sipario sulla grandiosa festa delle terze medie: classe 1999. L’incontenibile euforia, la contagiosa esuberanza ed un pizzico di malinconia si sciolgono nel silenzio che avvolge l’Istituto, teatro per tutta la serata di burle, balli e ricordi. Mentre ciascuno fa ritorno a casa, ci si può ancora fingere l’eco delle frasi e l’ombra dei gesti rubati e imitati ai prof., senza sconti, ora che la scuola è finita! Tutto ha il sapore del nostalgico, lungo a finire e a esaurirsi come nel tentativo di trattenerne un pizzico. Sul calendario: venerdì 7 giugno 2013. Una serata fantastica, nonostante il cielo inclemente e le catinelle d’acqua che hanno fatto da sottofondo. Che ne dicono i protagonisti? Per i numerosissimi che hanno raccolto l’invito, quasi al gran completo!, stretti intorno all’elemento conviviale delle grandi occasioni, la festa è stata soprattutto la celebrazione del ricordo e dei riti di gratitudine e di congedo. “Come siamo e come eravamo…” …è stato, tra ironia e pudore, il filo conduttore… Foto, filmati, sketch e… tante, tante risate. L’atmosfera era così bella da commuovere, da trascinare nel presente, annodandole tra loro, le tante emozioni di un’intensa avventura educativa… Una serata semplice, informale, lontano dai protocolli.

Introducendo i riti di ringraziamento, la Preside ha ricordato, nonostante il clima goliardico e scanzonato del momento, le COSE BELLE fatte dai ragazzi del ’99 fino agli ultimissimi giorni con impegno, tenacia ed entusiasmo. Soprattutto il tema della bellezza, come valore e ideale, pare non averli mai lasciati, segnandoli fin dall’inizio del loro cammino nella scuola media. Se la memoria non ci inganna vennero accolti con un piccolo dono, che forse qualcuno ancora conserva. Era una scatoletta bianco latte, confezionata con classe e buon gusto. Sul coperchio vi era appoggiata una fragolina caramellata e una piccola stecca di cannella, sul fondo della scatolina, vi era adagiato con delicatezza un frammento di specchio. All’esterno una scritta: Scopri il bello che c’è in te. La bellezza risplende nel cuore di chi la vede Poi ne hanno fatta di strada: guardandosi e scoprendosi dentro, ammirando e contemplando tutto intorno a loro lo splendore dell’universo, il fascino dell’infinito, la profondità dei sentimenti, lo spessore dell’esperienza. Quel frammento di specchio è stata una metafora. La metafora della ricerca, della scoperta, dell’introspezione e della conoscenza. E mentre fervevano i preparativi per onorare il traguardo della scuola media, rovistando tra le carte, gli appunti ed i pensieri buoni per l’anima, ci siamo imbattuti in una piccola storiella che pare voler rinnovare quella prima metafora come l’eco di


che c’è in te

di Martina Sangalli

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L’auspicio per ciascuno di questi ragazzi è che possano continuare la loro avventura personale per le più diverse strade senza dimenticare di essere tanti piccoli frammenti di uno specchio di cui non conoscono i confini, ciascuno capace di riflettere la bellezza che c’è in ognuno loro e tutti insieme le meraviglie intorno a loro, con genuina passione e contagioso entusiasmo. Buonissima strada. I testimoni dell’avventura educativa di “Quelli del ’99”!

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un invito che viene da lontano e come l’augurio di uno sguardo lanciato nel futuro … Un professore concluse la sua lezione con le parole di rito: “Ci sono domande?”. Uno studente gli chiese: “Professore, qual è il significato della vita?”. Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise. Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria. Comprese che lo era. “Le risponderò” gli disse. Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta. Poi disse: “Ero bambino durante la guerra. Un giorno, sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi. Ne conservai il frammento più grande. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai… Conservai il piccolo specchio. Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma la metafora di quello che avrei potuto fare nella vita. Anch’io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza. Con quello che ho, però, posso mandare la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la tenerezza nei bui recessi del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto. In questo per me sta il significato della vita”. Questa piccola storia, presa a prestito da Bruno Ferrero, dalla raccolta “Solo il vento lo sa”, ci offre lo spunto di un’ultima chiosa.

Vighizzolo di Cantù


In missione

Una giornata...

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-  Potremmo andare a… per concludere il nostro cinquantesimo…?! -  Mah… si vedrà ! -  Potremmo andare a… -  Va bene…! Il giorno è fissato ma, per imprevisti, slitta di un mese. Finalmente… il 26 aprile si va… a La Verna! gioia di tutte e per tutte ! Compiuti i preparativi il pullmino parte puntuale, deciso, con il carico pensoso verso il Casentino, con i suoi dolci pendii portatori di mistero. Precise nell’arrivo, ci avviamo, con passo pellegrino, verso il Monastero. La tacita, rigogliosa natura, ci avvolge e solo il canto spensierato e libero degli uccelli cadenza il nostro passo. Ci accompagna un cielo clemente che gioca tra sole e nuvole. Molti pellegrini, come noi, si avviano verso il Santuario per la S. Messa delle 11,00. La liturgia eucaristica, concelebrata da vari frati, ci trasmette la gioia di Cristo nella sua Parola intrisa di umano e di mistero, di invito all’“oltre” da raggiungere e al “qui” da scandagliare. Il Celebrante, sulle parole del Vangelo, ci suggerisce la trama del nostro cammino verso il ritorno al Padre e conclude con l’espressione di Jovannotti che canta la ricerca della strada verso il Padre. Nella pausa pomeridiana, prima dell’ora nona e processione, consumiamo il pranzo ai tavoli e panche predisposti tra gli

alberi. La superiora ha avuto la buona idea di portare, a sorpresa, una piacevole bottiglia di Lambrusco, che rallegra i panini. Si torna verso il monastero… una nuvola piange ma non disturba. Nelle due ore di libertà ci muoviamo a rivisitare celle e passi di Francesco, ed anche il museo, ricco di capolavori, di pezzi pregiati provenienti dal passato lavorativo, economico, comunitario, religioso del monastero. L’ora nona ci raccoglie in Basilica gremita di preghiera e silenzio. La processione ci porta alla cappella delle stigmate!


Cariche di intima contentezza torniamo al pullmino. Lungo il cammino una voce dice: “Andiamo all’eremo di Cerbaiolo!” Il coro acconsente, ma… dove è? La discesa tra morbide curve verdeggianti ci porta a Pieve Santo Stefano. Poco dopo un cartello indica: “Cerbaiolo” 7 km. Inizialmente la strada è discreta, si sale… si sale… poi la salita risulta faticosa, non per noi, bensì per il pullmino… Le risonanze si incrociano…: “Non ci si fa…” “Fermati… andiamo a piedi?!”. “Il pullmino non può fare questa strada”. “No… basta…” “Suore, zitte!… e il pullman riprende con coraggio… ancora qualche curva alta e stretta, ancora… Finalmente si arriva ad un bivio. Eccolo lassù l’eremo!”. Le più intraprendenti iniziamo l’ultimo tratto, l’ultima salita. Non ce la facciamo a cantare un salmo delle ascensioni… All’eremo ci accoglie frate Francesco che ha raccolto l’eredità eremitica di sorella Chiara Barboni vissuta lì per tanti anni facendo l’eremita pastora.

Viciomaggio

L’eremo trasmette una sensazione di mistero conservato per secoli. Frate Francesco ci intrattiene sulla storia e attività del luogo, sul lavoro di recupero materiale, umano e spirituale compiuto da sorella Chiara. Lasciamo l’eremo intriso del silenzio della valle e torniamo soddisfatte, contente, al pullmino. Il ritorno è all’insegna degli incroci stradali che si rincorrono, dei cartelli che non riusciamo a leggere, del tratto di superstrada che ci porta a svoltare la valle… Ci troviamo, a sorpresa, a S.G. … “Ma siamo in Umbria”! “Come mai?! “Non abbiamo il navigatore…?! “Suora… c’è in carne ed ossa…” Per coprire la situazione si chiede qualcosa che taciti la fame. Il pullmino corre, corre, finalmente siamo sulla superstrada che porta ad Arezzo. Con un GRAZIE reciproco, accompagnato da un incerto tramonto, arriviamo a casa. La cena, incrocio di fame e di racconti, chiude il 26 aprile 2013.

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donata!

di suor Irene Tealdi


In missione

Tra il dire e il fare... (non) c’è di mezzo il mare! di suor Alessandra Fabbrucci

Vighizzolo di Cantù

L’

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ultima serata del progetto: “Genitori imperfetti ma efficaci” ha assunto quest’anno al S. Marta una veste tutta particolare. Il tema della serata: “FATICHE E BELLEZZE DI UN VALORE DA TRASMETTERE: UNA VITA CON REGOLE”. Relatore Prof. Attilio Bergamini, i destinatari i genitori degli alunni della scuola primaria e secondaria dell’Istituto. L’introduzione della serata è stata presentata dagli alunni delle terze medie che, alternandosi sulla scena in piccoli gruppi, sempre ruotanti, con ordine e sicurezza hanno raccontato “LE REGOLE” dal loro punto di vista, così come le vive un adolescente giorno per giorno. Hanno cominciato per così dire, dal basso, cioè dalla non accettazione delle regole nella loro vita, poi via via sono saliti, motivando il perché del rifiuto delle regole e rivelando la consapevolezza che le regole ci vogliono, anzi sono le linee direttrici del crescere, finendo così per ringraziare genitori e insegnanti perché non rinunciano al loro arduo compito educativo. Tutto questo è stato presentato in una cornice magica: prima da un filmato fatto con i ragazzi stessi che li presentava piccoli con mamma o papà, in atteggiamenti di sicuro affidamento! Successivamente sono seguiti altri filmati con momenti di vita scolastica e libera, quasi a sottolineare le fasi della crescita e a dire: seguiteci con affetto e comprensione, anche nel presentarci i doveri sempre più impegnativi della vita! I filmati, con musiche e canzoni di sottofondo,

molto suggestive, sono state realizzati anche con l’apporto dei ragazzi delle 2e medie, che hanno contribuito con spunti e immagini originali. Il tutto è stato accolto con applausi, risate e qualche lacrima di commozione perché gli adulti si sono riconosciuti nelle battute e nei dialoghi dei ragazzi, che hanno presentato, in modo brillante, la loro vita quotidiana, spesso incoerente, con fasi alterne di entusiasmi e di paure, con ribellioni apparenti e tanto bisogno di tenerezza… ma con il desiderio vero di diventare grandi e di avere un futuro sicuro. Il Prof. Bergamini ha raccolto le provocazioni offerte e rivolgendosi ai presenti ha offerto spunti di riflessione e indicazioni concrete per essere/ diventare genitori, seppur talvolta imperfetti, ma sempre EFFICACI!


Festa della famiglia

di Diego Pistacchi

na famiglia, più che una scuola. Inevitabile dunque che se c’è una festa, magari per salutare la fine dell’anno scolastico, sia una festa della famiglia. All’istituto Santa Marta di Genova funziona così, ogni occasione deve essere condivisa con quella famiglia allargata che è la classe, o meglio l’intero Istituto, dalla Scuola dell’Infanzia all’ultimo anno della Secondaria di Primo grado. E quest’anno non ha certo fatto eccezione, con un mese di giugno particolarmente intenso per tanti momenti di vita comune. Per cominciare, bisognerebbe chiedere ai ragazzi della quinta elementare, ad esempio, di raccontare qualche piccolo frammento di emozione vissuta durante la “notte sotto le stelle”. Qualche piccolo frammento, sì, perché altrimenti non basterebbe un numero intero di una pubblicazione per descrivere quello che ognuno di loro ha provato in quel pomerig-

gio, in quella sera, in quella notte del 7 giugno passati ogni minuto con i compagni di classe e gli insegnanti. Prima a mangiare un po’ di golosità insieme anche ai familiari, poi a scrutare i misteri dell’universo dall’Osservatorio Astronomico di Genova. Infine a dormire – si fa per dire! – tutti insieme nella scuola, per conservare uno dei ricordi più belli dei cinque anni trascorsi insieme. Ma, per l’appunto, questo è stato solo un antipasto di quella grande abbuffata di amicizia che è stata, tre giorni più tardi, la “festa della famiglia”. E bisogna essere subito sinceri: in quell’occasione di lacrimucce se ne sono viste parecchie. Lacrimucce di emozione pura, di sentimenti veri e sinceri che solo… in famiglia si possono provare. Al suono della campanella era previsto un momento di preghiera e ringraziamento al Signore per l’anno trascorso. A fare da filo

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U

Genova


In missione conduttore, è stato il motto scelto per questo anno: “parole, parole, Parola”. Basta una lettera maiuscola, un singolare per un plurale e non è necessario spiegare come può cambiare il valore dello stesso sostantivo. I ragazzi lo sapevano benissimo, i genitori anche, per gli insegnanti – inutile dirlo – questo è stato addirittura il faro che ha illuminato il cammino. Eppure, sulle prime, coinvolgenti melodie dei canti preparati dai ragazzi, dopo le prime, dolcissime parole di testi stupendi elaborati per la preghiera comune, i volti di molti genitori erano già rigati da qualche gocciolina di commozione mista ad amore. Le parole lasciate dai ragazzi di terza media ai loro “successori”, i disegni di quelli di quinta elementare (ma sì, lasciatecele ancora chiamare elementari e medie, come fosse un segno di continuità con quella scuola di un tempo che tutti ricordiamo con piacere e un

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pizzico di rimpianto) per chi il prossimo anno arriverà in prima, hanno fatto il resto. Hanno confermato, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, che era una festa, una festa in famiglia, una festa della famiglia. Che si è poi conclusa come si deve concludere una festa. Giochi, scenette, balletti dei ragazzi. E poi merenda super per tutti. Preparata da chi? Dalla famiglia, naturalmente: ognuno ha fatto qualcosa da condividere con gli altri. E con l’immancabile gara di torte che ha mostrato come la nostra famiglia annoveri anche abilissimi pasticceri, in grado di creare dolci da far invidia ai migliori professionisti, sia per bellezza, sia per bontà. Si potrebbe andare avanti all’infinito, bisognerebbe andare avanti all’infinito. Ma forse in effetti è proprio così. Perché la nostra festa della nostra famiglia va avanti. L’anno prossimo è già adesso.


Camminare insieme

di maestra Silvia

Chiavari

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le attività organizzate insieme ai compagni più grandi e l’esplorazione degli ambienti dedicati alla Scuola Primaria, ma anche attraverso due insegnanti della Scuola Primaria, l’insegnante di ginnastica e l’insegnante di inglese che hanno svolto con loro le rispettive discipline per l’intero anno scolastico. Ritrovare in prima elementare la maestra Lorenza e la maestra Giulia li aiuterà a mettere insieme i pezzi di uno sfondo comune di apprendimento e di crescita. Per me è il terzo anno consecutivo che vedo terminare la Scuola dell’Infanzia a bimbi che io stessa ho accolto alla Sezione Primavera. Ricordo il primo anno che arrivai in questa scuola, quasi sei anni fa, l’orario part-time, pochi bambini nelle classi… Rispetto ad allora molto è cambiato, il numero delle iscrizioni è raddoppiato, la Sezione Primavera che allora era in via di sperimentazione è ormai una realtà consolidata, nuove insegnanti sono arrivate… Accanto ai cambiamenti però, rimangono alcune costanti, quelle cose che danno sicurezza e continuità a chi, a diverso titolo, si trova ad operare quotidianamente in questo contesto, come ad esempio l’accoglienza e il rispetto della diversità, l’attenzione al punto di vista dell’altro, lo sforzo continuo a lavorare insieme, in gruppo, nonostante le divergenze e le differenze di metodo. E lo sforzo non è stato vano… solitamente si dice che il percorso è più importante del risultato; per quel che riguarda il percorso abbiamo camminato insieme, siamo cresciuti insieme, umanamente e professionalmente… e il risultato, questa bella scuola che insieme abbiamo contribuito a far crescere, dà ancora più valore a quel percorso.

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ore 11:00 circa - La recita di fine anno dei bambini della Scuola dell’Infanzia sta volgendo al termine e Suor Renata, aiutata da Suor Mercy, sta consegnando i diplomi ai bambini dell’ultimo anno: “…ha frequentato con assiduità e profitto la scuola dell’infanzia Santa Marta di Chiavari ed è ammesso alla scuola primaria”. Risuonano i tanti “Bravissimo!” e “Complimenti!” e i battiti di mani crescono di intensità ogni volta che un bambino o una bambina riceve e mette in bella mostra il proprio meritato diploma. In pochi attimi mi passano davanti gli interi percorsi di quei bambini: percorsi a volte complessi, a volte più semplici… fatti di bisogni, emozioni, conflitti, curiosità, tentativi, errori, successi ed insuccessi… in ogni caso percorsi di crescita e percorsi personali. Quante cose racchiuse in quel gesto, in quei volti pieni di orgoglio, per ognuno di essi mi torna alla mente un particolare; l’emozione è forte e a stento riesco a trattenere le lacrime, il cuore colmo di gioia e di gratitudine per aver avuto la possibilità di fare parte del loro cammino, per averli potuti accompagnare fino al traguardo, per essere cresciuta insieme a loro. A settembre comincerà per loro una nuova avventura… il vederli così belli e felici sul palco, così disinvolti e pronti a dare il meglio di sé rafforza la convinzione che il passaggio alla scuola primaria avverrà con serenità e che le ansie e le preoccupazioni che ogni cambiamento porta con sé, se ce ne saranno, verranno superate rapidamente con facilità. Abbiamo fornito loro molti degli strumenti necessari a proseguire il viaggio e ad affrontare le difficoltà che si presenteranno lungo il cammino; la continuità è stata curata non solo attraverso


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La divina avventura di A. Campaniello Vighizzolo di Cantù

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el mezzo del cammin di nostra vita, ci ritrovammo nel cortil della scuola, per l’occasion trasformato in una selva oscura, a seguir Dante, Virgilio, Beatrice e compagnia, lasciandoci guidar da loro in una Divina Avventura. Non c’è che dire, per la chiusura di questo anno scolastico insegnanti e bambini della scuola primaria Santa Marta di Vighizzolo si sono posti un obiettivo ambizioso: mettere in scena uno spettacolo ispirato alla Divina Commedia. SottoSopra è stato il filo conduttore attorno al quale hanno ruotato tutte le attività durante i mesi scorsi. Ed ecco il collegamento con il viaggio del sommo poeta da sotto a sopra, dal profondo degli Inferi all’alto dei Cieli. Con un’indicazione chiarissima per piccoli e grandi: «Tenete i piedi sempre ben piantati a terra, ma puntate in ogni momento ad ideali alti». L’impegno, la dedizione e la volontà di bambini e insegnanti sono stati più forti di tutto, persino della primavera più fredda e piovosa degli ultimi decenni. La data e l’ora dello spettacolo sono stati in bilico fino all’ultimo minuto, con una squadra di papà che ha smontato e rimontato la maestosa scenografia in tempi degni di un pit-stop di Formula1. Altrettanto efficiente lo staff di mamme costumiste/truccatrici.

Le ultime gocce di pioggia sono cadute un istante prima dell’entrata in scena di attori e ballerini. Per quasi due ore, una platea di oltre 500 persone è rimasta a bocca aperta, come sospesa, trasportata dai piccoli protagonisti dello spettacolo in un incredibile viaggio attraverso i gironi dell’Inferno, le cornici della montagna del Purgatorio e i cerchi del Paradiso. Sorprendenti gli attori in scena, dai protagonisti a quelli che hanno interpretato i ruoli solo apparentemente minori. Ciascun personaggio infatti è stato indispensabile per permettere il compimento dell’avventura e soprattutto per trasmettere i molteplici messaggi racchiusi nell’epico viaggio di Dante e Virgilio fino al cospetto di Dio, uno e trino. Altrettanto abili e da applausi i ballerini, sapientemente preparati dalle maestre/coreografe, che hanno animato lo spettacolo alternando musiche moderne e sfrenate a ritmi più tradizionali. Resi ancora più belli da costumi di altissimo livello, sono stati capaci di far emozionare e commuovere il pubblico dalla prima canzone fino all’incredibile sorpresa finale, un gioco di luci animato da 500, piccole mani che si muovevano all’unisono. Obiettivo ambizioso dunque, ma pienamente raggiunto. La pioggia, alla fine, è stata solo di applausi.


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Tutto esaurito M

eritato grande successo per gli alunni dell’Educandato di Roggiano che, venerdì 1 febbraio, hanno presentato al Cinema Teatro Italia di Germignaga “Un bambino nella notte della Shoah”, liberamente tratto da La notte di Elie Wiesel. Coordinata dal Prof. Antonello Vanni, e sotto la regia di Ilaria Solari e Lorenza Rattaggi, studentesse del Liceo della Scienze Umane, la compagnia teatrale degli alunni della Secondaria di Primo Grado e del Liceo, ha conquistato il tutto esaurito con un pubblico attento e commosso che ha potuto rivivere nella messinscena le vicende di un bambino e

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gli Alunni

Roggiano - Varese

di un padre deportati ad Auschwitz. Numerose e profonde le domande suscitate dall’opera, presentata anche il giorno prima al Teatro Sociale di Luino per tutte le scuole superiori del territorio in un’iniziativa della Commissione Biblioteca luinese: la presenza di Dio nel dolore di un intero popolo, l’attenzione sempre necessaria per compiere il bene e non il male, il rifiuto assoluto della violenza verso ogni essere umano. Struggente l’interpretazione dei due protagonisti, Nicolò Cobianchi e Riccardo Parenza (nella foto). Gli alunni di Roggiano hanno qui registrato il loro primo DVD che verrà inviato al Ministero dell’Istruzione per il concorso nazionale “I giovani ricordano la Shoah”.


Un giorno di festa

di Giuliano Graziani Diac. Perm.

Tutti noi ci siamo impegnati con la preghiera e con l’esempio perché questi fiori, che sono sbocciati aprendo il cuore per far posto a Gesù, non appassiscano, ma portino frutti duraturi nella Santa Chiesa di Dio, facendo tesoro di questo dono per condividerlo con quanti sono vicini e lontani. Un ringraziamento a tutta la Comunità, il coro, i giovani, le Suore di Santa Marta che da tanti anni prestano servizio in vari ambiti della nostra parrocchia, che provvidenza!… perché tutti ci sentiamo piccoli strumenti responsabili e partecipi non solo in questi momenti particolari, ma facciamo tesoro di tutto perché insieme possiamo dare e ricevere per crescere umanamente e spiritualmente, per essere un tutt’uno con Gesù.

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omenica 26 maggio, solennità della SS. Trinità, la parrocchia di San Pietro a Luco di Mugello ha vissuto un giorno di festa particolare. Dopo aver seguito con impegno, attenzione e partecipazione, la preparazione fatta dalle catechiste suor Domenica e Chiara Bonini con un giorno di ritiro a Casa D’Erci, quattordici bambini hanno ricevuto la Prima Comunione. La santa messa è stata concelebrata dal parroco Don Alessio Cintolesi, Don Mario Landi, parente della piccola Emma, e dal diacono permanente Giuliano Graziani, nonno della piccola Lucia; vissuta davvero come un momento di gioia, di festa e di risveglio spirituale per le famiglie dei bambini e per tutta la Comunità parrocchiale.

Luco di Mugello


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Ci alimenti...Amo

di Mariangela Melica

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da questo slogan che ha inizio il viaggio della Scuola dell’Infanzia Santa Marta di Velletri e dei suoi bimbi. Un viaggio alla scoperta dei principi nutritivi, un ritorno ai sapori veri, tradizionali, quelli di una volta, un percorso corretto verso abitudini salutari e atteggiamenti propositivi per un tema così ricco e delicato, rivolto a tutti, bambini e adulti, che inizia sin da piccoli. Il cammino dell’intero anno scolastico si è presentato colmo di attività e iniziative che hanno visto coinvolto tutti: bambini, insegnanti, genitori in un lavoro costante e prezioso, ed è con mia piacevole soddisfazione che ho appurato quanto sia vera l’affermazione:“ l’unione fa la forza”. Punto cardine della tematica è stata, senza ombra di dubbio, la stretta collaborazione con il supermercato Coop di Velletri che insieme al suo team e alle insegnanti ha strutturato un percorso suddiviso in tappe: dapprima l’uscita didattica, dove i bambini hanno sperimentato come un gesto quotidiano, ovvero quello di fare la spesa, possa diventare, invece, un’ importante attività didattica di crescita psico-fisica e sociale. Successivamente è stato organizzato un incontro dibattito-formativo sul tema:”una sana merenda”; i relatori, tra i quali la dietista Ersilia Troiano e il pediatra Patrizio Pulicati, hanno offerto un pomeriggio alle nostre famiglie che hanno partecipato con grande entusiasmo e riconoscenza, proponendo quesiti e spunti di vita anche personali. Ed eccoci giunti così al giorno conclusivo del 9 giugno, dove i nostri piccoli cuochi si sono esibiti con canti, balli e scenette legati al tema. Quest’anno lo scenario del maestoso giardino adiacente alla nostra struttura scolastica si è prestato perfettamente per una grande iniziativa come questa, il verde incontaminato fa da cornice in una moltitudine di piante e fiori variopinti che hanno racchiuso in una scenografia pittoresca tutte le esibizioni dei bambini. Insieme alla

Velletri

Coop abbiamo allestito degli stands, offrendo alle famiglie le merende buone di una volta: pane e pomodoro, e tanta macedonia di frutta di stagione, ma la ciliegina sulla torta è stata la mostra fotografica ed il mercatino. Un intero anno dedicato alla realizzazione di semplici ma graziosi manufatti, che abbiamo esposto in vendita, realizzazione che si è ottenuta grazie ad una manodopera di mamme pazienti, generose, collaborative ed entusiaste, che hanno impiegato parte del loro tempo a lavorare con noi insegnanti e con tutti i bambini a partire dall’allestimento del palco, alla mostra fotografica piuttosto che al montaggio della scenografia e quant’altro. E che dire della mostra fotografica ricca e suggestiva dove le faccine talvolta buffe dei bambini emergevano in ricordo di uno splendido anno appena trascorso; vedere le espressioni di tanti mamme e papà che, divertiti ed emozionati, scrutavano con attenzione ogni singola foto esposta, cercando in ognuna il proprio figlioletto, per cogliere i momenti vissuti e condivisi nella vita scolastica, hanno rappresentato, per noi, una soddisfazione che non ha avuto bisogno di parole! Ma noi dei ringraziamenti speciali dobbiamo porgerli: innanzitutto al Vescovo sua Ecc. Mons. Vincenzo Apicella che ci ha onorato della sua presenza, un grazie al Comune di Velletri per la disponibilità e attenzione, un grazie speciale alla Coop per questo viaggio bellissimo, un caloroso abbraccio a tutte le nostre famiglie volenterose e instancabili. Un grazie ad ogni singola suora di Santa Marta per l’impegno e il sostegno, a noi insegnanti per la tenacia, per il coraggio e la voglia di fare sempre, e in ultimo, ma non per importanza, a Sr. Luisa senza la quale nulla sarebbe stato possibile! Ora è tempo di vacanze, riprendiamo le forze, un tuffo per alleviare il caldo estivo e poi la squadra della Scuola dell’Infanzia Santa Marta riparte per un nuovo progetto! Buon appetito! Ops… scusate, buone vacanze!


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La Scuola “Sacra ha feste D omenica 28 aprile 2013, con semplicità ma con tanto calore abbiamo celebrato il 50° della nascita della nostra Scuola dell’Infanzia. Ci hanno onorato con la loro presenza: il Sindaco, le Autorità dell’Ordine Pubblico, i Sacerdoti della città, le nostre famiglie coi loro bambini, alcune Consorelle delle Comunità vicine e con il suo bellissimo messaggio scritto, la nostra Madre Generale, suor Carla. Per tutta la giornata abbiamo goduto un’atmosfera allegra e gioiosa: espressione di forti e sinceri legami affettivi maturati nel tempo per questa opera educativa. Per questo dobbiamo dire grazie a tante persone che per aiutarci a preparare la festa vi hanno messo a disposizione tempo, entusiasmo e passione. Il parroco don Marcello con la solenne celebrazione eucaristica, come sempre mediatore

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stupendo fra noi e l’altare, ci ha aiutato a contemplare con fede ed intimo raccoglimento il grande Amore che ci rigenera. Gli ordinati e ben guidati ministranti ed il coro coi suoi maestosi canti ci hanno fatto godere la gioia della famiglia riunita attorno alla mensa divina, non esente da qualche vivace intervento dei figli più piccoli. Anche la mensa del pranzo comunitario è stata preparata con cura ed amore dai nostri infaticabili cuochi e camerieri, incontrando così, gradimento ed apprezzamento da tutti i commensali. La mostra fotografica ed il trattenimento nel teatro, animato da un grup-


Famiglia” ° ggiato il 50 Riportiamo la lettera del parroco a tutta la comunità per annunciare la festa e il messaggio della nostra madre Carla Carissimi, cinquant’anni e non sentirli, direi che siamo nella giovinezza della nostra amata Scuola Materna parrocchiale. È doveroso innanzitut-

to dire grazie al Signore per questo dono così prezioso fatto alla nostra comunità parrocchiale e alla nostra città. Dono reso possibile da tutti coloro che hanno accolto il desiderio e la volontà di don Mansueto e si sono adoperati per la realizzazione della Scuola. Grazie a tutte le Suore che in questi anni si sono prodigate per condurre la nostra Scuola, hanno sempre curato la struttura, ma soprattutto l’educazione dei nostri bambini. Grazie alle Insegnanti, al personale e ai tanti volontari che hanno speso e donano ancora oggi il loro tempo, le loro qualità ed energie

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po di giovani sono stati efficaci per narrare la lunga memoria della Scuola facendo gioire per i bei ricordi nonni e genitori mentre i nipotini godevano divertiti vivendo il loro protagonismo.

le Suore

Novate Milanese


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perché la nostra Scuola sia sempre casa che accoglie ed educa con passione i più piccoli. Grazie a tutte le famiglie che in questi anni hanno creduto nella nostra Scuola, al nostro progetto educativo e hanno affidato, e continuano a farlo, i loro figli perché possano crescere serenamente in un momento così delicato come quello dell’infanzia. Voglio esprimere il mio augurio alla Scuola, a quanti vi operano e a coloro che la scelgono, ogni bene e che veramente si possa garantire la continuità di un compito così delicato. Madre: ringrazio per l’invito che mi è stato offerto per partecipare alla celebrazione del cinquantesimo della Scuola dell’Infanzia “Sacra Famiglia” di Novate, e non potendo essere presente di persona, desidero far pervenire il mio messaggio di augurio per la buona riuscita della festa. Unisco il mio apprezzamento per una iniziativa che vuole narrare la lunga memoria di una bella e feconda opera educativa svolta a favore di una comunità parrocchiale che ha sempre apprezzato ilservizio delle Suore di Santa Marta che via via si sono alternate nel corso degli anni, lasciando l’impronta del loro carisma nell’educazione dei bambini a lo-

ro affidati: saper accogliere sempre ogni persona come ha raccomandato il nostro fondatore, il Beato Tommaso Reggio. Di tutto questo ringrazio, anche a nome loro, e invoco la benedizione del buon Dio su questa opera affinchè divenga sempre più una “Sacra Famiglia” per tutti i genitori e i bambini che continueranno a frequentarla e che in essa troveranno le occasioni e gli strumenti necessari per una vera crescita umana e religiosa. Porgo i miei più cordiali saluti e auguri a tutti i partecipanti, in particolare al Parroco sempre molto attento e vicino alle Suore, al Sindaco, a tutte le Autorità presenti, ai genitori dei bambini, alle Insegnanti, a tutti i collaboratori e a tutte le persone che hanno volute essere qui presenti per fare festa insieme, in questa gioiosa ricorrenza. In particolare il mio saluto carico di affetto e di riconoscenza va alle carissime Suore che con tanta dedizione e spirito di sacrificio svolgono il loro servizio in questa bella realtà apostolica di Novate, dando una vera testimonianza di servizio e di dedizione generosa e gioiosa. La Superiora Generale Suor Carla Roggero


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on il gruppo della Parrocchia di Puria, una trentina di persone, il 15 giugno, ci siamo recate a Genova in pellegrinaggio per pregare sulla tomba del Beato Tommaso Reggio, fondatore delle Suore di Santa Marta. È stata un’esperienza vissuta da tutti con intensità spirituale, preghiera, canti, riflessioni sulla vita del Beato, durante il tragitto in pullman e tutti hanno partecipato con fede. All’arrivo a Genova, come in una grande famiglia, abbiamo vissuto con la Comunità, un sereno momento di convivialità e di condivisione di quanto la nostra brava cuoca aveva preparato. Dopo il pranzo e una visita alla bella struttura della casa di Genova, ci siamo recati in chiesa per la preghiera. La bellezza della chiesa ha incantato tutti, anche la descrizione dell’alto rilievo dell’abside: Gesù Risorto in atteggiamento di gloria e di vittoria. Tutte le figure rappresentate convergono verso di Lui: le guardie intorno al sepolcro esprimono i sentimenti e le reazioni dell’umanità, stordimento, terrore, curiosità e stupore; i quattro evangelisti con i loro simboli; Maria che visita Elisabetta e Pietro che incontra Gesù sulla Via Appia. Questo vuole indicare il primato della Chiesa di Roma, sede dei pontefici, eredi nella cattedra di Pietro. Tutti hanno ammirato il sarcofago del Padre Fondatore e ascoltato con molta devozione il racconto della sua morte nel paese di Triora (Imperia), della sepoltura nel Seminario Minore di Genova, il Chiappeto, della traslazione in questo Istituto nel 1951. Il sarcofago in mar-

di suor Amelia

Puria Valsolda (Como)

mo bianco di Carrara, opera dello scultore fiorentino Berti, è sostenuto da quattro cariatidi che rappresentano le quattro virtù cardinali: giustizia, fortezza, temperanza e prudenza. Significative le raffigurazioni sui quattro lati del sarcofago che rappresentano: •  Il nostro fondatore Tommaso Reggio, ci ha volute sotto la protezione di Santa Marta, donna di fede, presente al momento della risurrezione del fratello Lazzaro. •  Il Vescovo Reggio dà le Regole alle prime Suore e così la fede è vissuta nell’osservanza di queste. •  Le Suore di Santa Marta vivono la loro missione tra gli ammalati, gli anziani, i bambini, ovunque la Chiesa le chiami. •  Il Papa Pio XII accoglie alcune Suore nella loro offerta totale al Signore, che non rinunciano alla loro femminilità e alla maternità ma le offrono come dono per tutti. Dopo aver ammirato quest’opera, abbiamo pregato per le famiglie, i giovani, i bambini, gli ammalati, per la Chiesa e la Congregazione. Abbiamo lasciato le nostre consorelle di Genova con gratitudine per la loro accoglienza calorosa e con la benedizione di Tommaso Reggio nel nostro cuore. Tutti i pellegrini erano profondamente ammirati per la vita del Beato Tommaso Reggio, una vita spesa con sapienza e bontà, dentro le vicende del suo tempo, in mezzo alla sua gente ligure. Il suo messaggio: “Sono ecclesiastico, è necessario che io sia santo.” diventa l’impegno che tutti, religiose e laici ci siamo portati nel cuore lasciando la dimora del Beato, il Righi.

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Da Puria a Genova


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MiniOlimpiadi CantĂš2013

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“Emozioni”

di suor Cornelia Macina

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l “PROGETTO EMOZIONI”, in atto nella Scuola Primaria di Viciomaggio, è come un piccolo seme che all’inizio dell’anno scolastico sembra poca cosa, quasi nulla… un’ora alla settimana neppur si vede. Invece, nel suo svolgersi, si sviluppa gradatamente allargandosi e sbocciando come un albero con bei fiori e squisiti frutti.I bambini aspettano l’intervento del dottor Duchi come un avvenimento felice e si dispongono gioiosi ad assecondare volentieri le novità che egli propone con l’obiettivo di educare ciascuno a saper gestire i propri sentimenti trasformando le emozioni negative in risorse positive da utilizzare in ogni momento della vita Il metodo parte dal far prendere consapevolezza di sé ad ogni alunno sollecitando ogni volta una sua espressione gestuale nel dire il proprio nome; segue la proposta del docente espressa sempre con voce calma, quindi, un breve racconto e infine, l’azione. Nei bambini le sequenze operative suscitano enorme entusiasmo ed interesse perché toccano i loro sentimenti e i vissuti, sia nell’ascolto del racconto, sia nella scelta dei colori da usare e nel maneggio del materiale appropriato per esternare il proprio stato d’animo. Ogni gesto ha un preciso significato e l’esito della propria azione produce un risultato evidente sempre carico di nuova creatività immaginativa. Il dominio delle proprie frustrazioni, ad esempio, è frutto di un cammino aperto alla libertà espressiva attraverso vari materiali: stoffe leggere e pesanti di diversa consistenza, carte veline di molti colori, acqua fredda, calda… Le successive percezioni (silenzio, battito del cuore, ascolto di musica da lieve e profonda in crescendo) necessarie a ciascuno per cogliere il proprio stato di rabbia… tristezza… paura, tro-

Viciomaggio

vano una via d’uscita che parte dalle sensazioni intime per sfociare in arte. Duplice arte, non solo quella del manufatto che il bambino realizza, ma specialmente quella del comprendere che il proprio dolore può essere utilizzato per costruire una nuova dimensione di sé. La “Bellezza” di questo percorso altamente educativo è nella preparazione sapiente del dottor Donato Duchi che intesse il suo approccio terapeutico con paziente gradualità e attenzione creativa. Egli mira a fare del suo sapere una scienza costruttiva di armonia nella psiche della “piccola” persona di oggi che sarà l’uomo o la donna nell’ambito familiare e sociale di domani. In concreto, gli “INCONTRI” come vengono definite le lezioni con il dott. Duchi, prendono il nome dei racconti operativi del suo programma: il “MOSTRO ROSSO”, i “CALDOMORBIDI”, i “FREDDORUVIDI”, la “STREGA SGHIGNAZZANTE”… che sono, di volta in volta, sempre sorprendenti e pieni di fascino. Il compito dell’insegnante di classe consiste nel partecipare con sensibilità psico-pedagogica affinchè l’evento educativo si svolga con il giusto aiuto in situazione e nello stesso tempo il bambino sia incoraggiato a conoscersi per affrontare con nuove risorse ciò che vive.


Una gradita sorpresa e Suore di S. Marta di Villarino, periferia di Buenos Aires, hanno avuto la gradita sorpresa di ricevere uno scritto da Papa Francesco. Veramente era la risposta a un loro scritto, mandato a Roma tramite un sacerdote. Il Papa conosce bene la realtà di Villarino dove le Suore svolgono il loro apostolato a favore dei più poveri.

Papa Francesco, allora Arcivescovo, diverse volte si è recato in visita all’opera, gestita dalle Suore di S. Marta, per questo la responsabile, suor Laura Colosio e la Comunità hanno voluto inviare un saluto e un ricordo al loro Cardinale Bergoglio, ma non si aspettavano certamente una risposta… e per di più di suo pugno. TRADUZIONE

Carissima Sorella, ho ricevuto la sua lettera portatami dal padre Juan Grabriel. Molte grazie. Che il Signore la ricompensi per la sua carità. La ringrazio anche di tutto ciò che fanno per i più poveri. Per favore, le chiedo di pregare e far pregare per me. Che Gesù la benedica e la Vergine Santa la custodisca. Cordialmente Francesco

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Pagine aperte

Quella salita... di Via Castello, 20 E

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ra solo ieri, eppure più di vent’anni sono passati. Si potrebbero iniziare a misurarli in settimane, in giorni, ore o minuti, ma a quel punto sembrerebbero troppi, un’eternità. Provare a capire perché sembra solo ieri di aver percorso un’ultima volta quella salita, quasi infinita, da ridurre al minimo le forze, da far mancare il fiato, sembra quasi di rubare tempo, di rubare fiato a semplici parole… Di cosa stiamo parlando? Di quale salita? Di quella silenziosa, forse all’inizio lunga, salita di Via Castello, a Cevo. In vent’anni, di salite come di discese, ce ne sono state molte, ma a tutte mancava qualcosa. Nessuna aveva quella dolcezza, quella tenerezza, quella forza che può, ancora oggi, dare la salita che porta alla colonia S. Marta. Dopo vent’anni, dopo più di mille km, ancora una volta lì… ai piedi di quella salita, una salita che nonostante il tempo non ha perso il suo fascino; nonostante la distanza, rappresenta ancora oggi un forte richiamo, al quale non puoi resistere e che ti fa sentire a casa, ti aiuta ad avvicinarti ancora ai ricordi, alla persona che eri, che sei e che sarai. Passo dopo passo inizi lentamente e piano piano ti rendi conto che il tuo sguardo è rivolto verso l’alto, quasi al cielo. Ed allora, inizi a percepire voci lontane, sempre più vicine; voci incerte… che diventano familiari, conosciute ed allora ti ricordi di te, ti ricordi di loro, le suore si S. Marta.

Ti ricordi della prima volta che hai passato quella porta, ti ricordi delle lacrime per aver lasciato i tuoi, ti ricordi di quella mano delicata tesa verso te, di quel sorriso, di quella voce soave che ti ha avvolto e ti ha fatto scordare la tua sofferenza e che ti ridonava il sorriso. Ti ricordi di lei, ti ricordi di loro, ti ricordi di quelle suore che sono state in grado di accoglierti e amarti teneramente, di darti la gioia, di darti la forza per iniziare a camminare da sola. Quella salita ti ha portato lontano, ma non ti ha fatto scordare, nel profondo del tuo cuore, chi sei, da dove vieni e perché sei di nuovo lì, ai suoi piedi. Di nuovo li, a cercare quello che hai lasciato, per dargli nuova vita, per riavvicinarti a loro, per semplicemente dire loro grazie. Grazie… perché senza voi non sarei dove sono oggi… Non avrei camminato così a lungo, non sarei arrivata così lontano, non avrei scalato le montagne per avvicinarmi al cielo, non avrei sorpassato le distanze che a volte tendiamo a crearci, non sarei riuscita a trovare di nuovo la strada di casa. Con voi, ho capito che gioia e sofferenza crescono sullo stesso ramo; ho capito che amare non è solo offrire se stessi ma è anche saper ricevere; che la gioia nel dare non ha bisogno di parole, non attende parole, ma basta un semplice sorriso, uno sguardo inondato di


di Viviana Abbondio nuovo e continueranno a sentire il richiamo di quella salita e, allora, si ricorderanno. Continueranno a sentire il fiato rotto, le forze mancare, sentiranno che quella salita gli appartiene, capiranno il suo vero significato e sentiranno che voi fate parte di loro e resterete sempre nei loro cuori. Un giorno si ripresenteranno davanti a quella salita, e guarderanno ancora una volta verso il cielo, tenderanno l’orecchio per percepire quelle voci lontane, per poi arrivare fino alla vostra porta. E voi sarete li, con la mano tesa verso di loro, con una parola delicata, con un sorriso pieno di luce ad aprirgli la porta del cuore e a farli entrare ancora una volta in voi, e a condurli per mano verso il cielo. Un giorno si ripresenteranno ancora a voi‌ semplicemente per dirvi grazie.

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luce, una mano che si tende e che ti accompagna nel cammino. Dopo tutti questi anni, ancora un giorno, ancora poche ore‌ e tutto era come lo avevo lasciato. In quel cammino verso Loa ho sentito tutte voi, ho vissuto con voi, mi son lasciata avvolgere dal vostro amore, dalla vostra accoglienza, dalla vostra dolcezza, da voi, semplicemente voi. Negli sguardi dei bambini di oggi, che correvano, mi giravano intorno, mi parlavano, mi tenevano la mano, ho ritrovato il mio sguardo di ieri, la voglia di vivere e il desiderio di affidarmi a voi. Come me, ci saranno tanti altri bambini che nel percorso della vita, partiranno, cammineranno a lungo, a volte si perderanno, rischieranno di cadere, ma sapranno come alzarsi di


Con l’affetto della memoria Roma, 02 maggio 2013 Carissime, all’alba di stamane, nella nostra Casa di Curicò (Cile), è partita per il cielo la nostra Consorella Suor CELESTE REDAELLI

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nata a Masate (Milano) il 3 giugno 1921, entrata in Comunità a Roma il 4 ottobre 1941, professa dal 4 settembre 1944. Siamo sicure che lassù tutti gli angeli si saranno dati da fare per portarla in volo dal Re del cielo e della terra che Lei ha tanto amato. La sua Curicò piange la sua scomparsa come si piange per una persona insostituibile e così rara per la sua generosità, per la capacità di darsi a tutti non solo «finchè bastano le forze», ma oltre ogni misura. L’unica misura infatti che Suor Celeste ha conosciuto nella sua vita è stata quella di un amore che vede le urgenze e si adopera in ogni modo perché ogni creatura senta la tenerezza di essere amata e guarita. “Curare tutti”, era il suo motto e… anche se i mezzi spesso mancavano, nel suo dispensario non sono mai mancati i miracoli dell’amore. Partita dall’Italia giovanissima per la missione in Cile, non è mai riuscita a tenere ferme braccia e cuore e per questo sono tanti, davvero tanti quelli che ricordano le sue abilità di infermiera e la sua parola buona che sanava, a volte, ferite ancora più profonde. Dio è stato buono con noi a donarcela! Ringraziamolo e godiamo anche noi del profumo del bene che sale dalla sua terra cilena, certe che Suor Celeste ora si darà ancora da fare per continuare a soccorrere le

tante persone care che ha lasciato nel pianto e in particolare le sue consorelle e tutta la famiglia religiosa che tanto ha amato in silenzio e umiltà. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Cara suor Celeste, oggi la sua partenza da questo mondo suscita il ricordo di tanti momenti belli trascorsi insieme! La vicinanza affettuosa con cui ci accoglieva ogni giorno quando venivamo a lavorare nell’ambulatorio, il suo interessamento per le nostre famiglie e il desiderio che noi fossimo migliori è stato proprio quello di una madre! Come dimenticare le nostre feste di compleanno e le sue carezze sulle nostre guance? Grazie per il tempo che ci ha donato e per averci insegnato la via della vita cristiana. La sua delicata attenzione per chi cercava sollievo nel corpo e nello spirito l’abbiamo sperimentata ma anche ascoltata dalla gente della nostra città che racconta di quando, agli inizi del suo apostolato, percorreva le strade per offrire le sue cure a chi era ammalato senza misurare fatica e sacrifici, sempre

attenta ad aiutare tutti senza distinzione. La sua presenza ha toccato la vita di tante persone nei lunghi anni della sua permanenza nella nostra Curicò e il suo ricordo è indelebile: qui oggi vediamo tanta gente che si è riunita per salutarla e più ancora per chiederle di continuare a intercedere per loro davanti al Signore della vita. Per noi è difficile dirle addio, ma continui a seguirci dal cielo con lo stesso amore perché lei è parte della nostra vita. Oggi è sicuramente in paradiso a godere la gioia eterna con tutti quelli che qui in terra hanno amato tanto il Signore Gesù. Suor Celeste carissima noi non le diciamo addio ma arrivederci in cielo! Riposi nella pace e che Dio la benedica!

Roma, 6 giugno 2013 Carissime, stamane, presso l’Infermeria della Casa Madre di Ventimiglia, è salita al cielo la cara Consorella Suor CONCETTA SASSI nata a Milano il 31 maggio 1922, entrata in Comunità il 16 febbraio 1942, professa dal 2 giugno 1945. Si è consegnata al suo Signore, che le aveva concesso con il dono di una lunga vita anche la vocazione a servirlo con amore tra le Suore di Santa Marta. Ha vissuto con fedeltà il carisma della sua consacrazione disponibile sempre alla volontà di Dio e al bene della sua Famiglia Religiosa. Molte sono le mansioni in cui ha esercitato il suo servizio – assistente, guardarobiera, portinaia ecc. – e molte le


Roggiano, 5 luglio 2013

degli anni passati a Settignano insieme a Suor Concetta. La Scuola si era ingrandita e l’apertura alla frequenza anche ai maschi l’aveva resa sicuramente meno “tranquilla”. Suor Concetta occupava un posto che, pur non figurando negli “organigrammi” ufficiali era di primaria importanza per il buon andamento della scuola: la vigilanza nel lungo corridoio del primo piano, dove erano situati anche i servizi, e delle classi dislocate in Villa Elena a causa dell’aumento del numero degli alunni. Da buona milanese Suor Concetta era aperta, laboriosa e… tifosa accanita del Milan! Nessuna regola del foot-ball le era sconosciuta e il lunedì mattina prima dell’inizio delle lezioni, durante l’intervallo e all’uscita intorno a lei facevano capannello i ragazzi che, naturalmente, al 95% erano tifosi della Fiorentina. Era bello vederla accendersi nelle discussioni e tener testa alle affermazioni e ai giudizi dei ragazzi sulle partite giocate la domenica. Conosceva tutti per nome ed era attenta a cogliere sul volto dei ragazzi il riflesso di quello che passava loro nell’animo e mi comunicava quanto veniva a conoscere per aiutarli insieme a superare un momento difficile o a condividere una loro conquista. Dopo che il nostro cammino si è diviso ho sempre serbato nel cuore tanta gratitudine per questa preziosa collaborazione e non le ho mai nascosto quanto era importante per me. Ho comunicato a molti ex-alunni, ormai adulti, la notizia della sua morte ricevendo tante testimonianze di affetto. A nome di tutti ti dico con il cuore GRAZIE Suor Concetta!

Carissime, nel pomeriggio di oggi, all’ospedale di Luino, è andata in cielo

Suor Damiana

Suor MELANIA MAFFIOLETTI nata a Buscate (Milano) il 24 maggio 1928, entrata in comunità il 20 marzo 1945, professa dal 6 gennaio 1948. Da subito, nella sua vita di dedizione al Signore, ha saputo cogliere e assimilare con passione il carisma proprio della sua consacrazione tra le Suore di Santa Marta. Ne ha dato poi viva testimonianza con intelligenza vivace e creativa, generosità costante, passione ed entusiasmo nelle varie mansioni di insegnante o di Superiora a lei affidate nelle comunità della Bovisa, di Viareggio, Roma, Genova, San Gimignano… In particolare a Roggiano, dove per tanti anni ha svolto la sua missione, Suor Melania è stata una presenza straordinaria per la sua disponibilità ad

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comunità dove spontaneamente si prestava per andare incontro a temporanee necessità o bisogni imprevisti. Dove, però, si è maggiormente manifestata la sua dedizione e la sua sensibilità apostolica è stato il ruolo, svolto per lungo tempo, di cura amorosa dei bambini disagiati che venivano affidati ai nostri Istituti assistenziali di Settignano, Viareggio, Castelferro. Non ha mai risparmiato le sue forze, sempre desiderosa di donare il meglio di sé e di rendersi utile alla sua amata Famiglia Religiosa anche quando le forze fisiche venivano meno. La malattia l’ha accompagnata negli ultimi anni trascorsi a Castelgandolfo e poi in Ventimiglia Casa Madre dove, con tanta preghiera e offerta, si è preparata all’incontro con il Signore che sempre ha cercato di servire con generosità e fedeltà. A Lui che nei misteriosi disegni della sua Provvidenza soccorre ciascuno secondo le sue necessità, la affidiamo perché insieme alle care consorelle interceda su noi tutte grazie e benedizioni Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

Ho un ricordo sereno


Con l’affetto della memoria

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accogliere le persone per le quali lei era diventata un punto di riferimento sicuro: bambini, ragazzi, insegnanti, genitori e le sue consorelle… che l’hanno accompagnata e seguita con dedizione nel tempo breve della malattia che ha segnato i suoi ultimi giorni. Ci ha lasciate dopo una sofferenza intensa portata con dignità e coraggio e ci ha insegnato che anche le ultime forze possono diventare dono offerto senza lamenti. Incredule abbiamo tutte faticato ad accettare questa “partenza” così veloce, così inaspettata. Non ci eravamo, infatti, rese conto che la sua fibra si era tanto consumata da non avere più risorse. Era pronta per quel Dio tanto amato e cercato nei volti di coloro che soccorreva, talvolta ancora prima che lo chiedessero, con le sue delicate, imprevedibili prontezze. Si è presentata al suo Signore con le mani ricolme di fiori: i fiori di una vita “sfogliata” petalo dopo petalo senza risparmiarsi mai. Ora farà a gara con gli angeli per imparare le cose del cielo e preparare a perfezione quel banchetto che un giorno ci vedrà tutte insieme alla stessa tavola: Padre Fondatore e Consorelle nella festa senza fine. Siamo certe che non si stancherà di chiedere al Signore ogni bene affinché noi, che siamo nella prova, sentiamo l’aiuto per continuare a credere ogni giorno che la “stella del mattino” brillerà sempre su di noi e su tutta la nostra carissima Famiglia Religiosa. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO

In ricordo di suor Melania Io ho lasciato Roggiano nel 1973 e suor Melania è arrivata nel 1974, abbiamo avuto modo di conoscerci per i festeggiamenti dei 50 anni dell’Educandato di Roggiano (ero venuta a conoscenza tramite Famiglia Cristiana a festa terminata). Ho telefonato e mi ha risposto sr. Melania dicendo: “Mia cara signora abbiamo tappezzato tutte le strade di manifesti, possibile che lei non è stata informata?” (semplicemente perché io abito in provincia di Bergamo). Da quel giorno è incominciata la nostra “particolare” amicizia, parlando degli anni di scuola, dei professori, della vita quotidiana; e nello scambio degli auguri natalizi e pasquali per scritto o per telefono mi teneva in contatto anche con i miei professori, signor Gattoni e signorina Florida. Avevamo entrambe tanto desiderio di incontrarci e per gli auguri di Pasqua le avevo rinnovato questo desiderio, che probabilmente quest’anno sarei passata per Roggiano in agosto, ma non ho fatto in tempo, il Signore ha voluto diversamente. Voglio ricordare questa “amicizia particolare” con sr. Melania, ci conoscevamo solo per telefono, ma era come se fossi stata una sua allieva, come se ci fossimo sempre conosciute, quando telefonavo e dicevo il mio nome subito aggiungeva il mio cognome e che festa, ma come faceva a ricordarsi di me? Nell’ultima telefonata mi ha detto “ricordati sempre di Roggiano e vuoi sempre bene a Roggiano”, e dopo qualche giorno ho ricevuto una cartolina con il panorama di Roggiano con un affettuoso saluto. In una famiglia quando una persona cara ci lascia,

rimane intorno a noi un grande vuoto, questo è il sentimento che provo. Grazie a sr. Melania per la freschezza e la vivacità nonostante l’età, per la gioia di vivere e donare, la capacità e l’amore di tenere uniti nel ricordo coloro che sono passati per l’Educandato, anche questo, oltre ad altri doni, ha fatto parte del suo apostolato; sicura che da lassù continuerà a pregare e a vegliare per chi ha tanto amato, Gesù, la sua famiglia religiosa, i suoi giovani, il suo Roggiano. Il Signore non ci ha dato la possibilità di incontrarci a Roggiano, ma lo ha riservato per lassù questo incontro; allora arrivederci suor Melania.

Antonella Roncoroni

Suor Melania Oggi pomeriggio sono rimasta molto addolorata e senza parole… la nostra suor Melania…! Pensavo fosse tornata a casa, stesse meglio e fosse avviata verso la guarigione. L’avevo vista sollevata e serena… pensava già a quando, tornando a scuola, non avrebbe più potuto fare quello che aveva sempre fatto… le sarebbe bastato fare “la bidella”: rispondere alle telefonate e dare lo zucchero miracoloso ai bambini… e invece il Signore ha deciso diversamente… Dobbiamo però riconoscere che, in qualche modo, la volontà del Signore fosse molto in linea con quella di suor Melania, o forse meglio dire il contrario. Ricordo quando, tornando dalla visita a sua sorella e alle suore dell’infermeria in Toscana, mi aveva confidato il suo dolore nel vedere tante suore, un tempo piene di vigore e autorevolezza, ridotte all’impotenza… lei, suor Melania, non poteva finire così… sempre al servizio degli altri, mai


Un’insegnante

Tu lo sai suor Melania che tutti avremmo voluto essere lì con te, proprio tutti per farti una carezza carica di gratitudine e perché tu vedessi tutto il nostro dolore. Non riusciamo a pensare che te ne sei andata così in fretta e non sapremo come ringraziare Dio di averti fatto vivere con noi. Se scorriamo il libro della tua vita lo vediamo ricco di tutte quelle righe d’oro scritte con la penna inimitabile della tua generosità incontenibile ed “esagerata”. Tu hai vissuto fino in fondo quello che il Padre Fondatore ci aveva chiesto, ma, in verità, hai

un po’ disubbidito perché tu non hai lavorato fin che bastavano le forze come aveva chiesto Lui, ma oltre ogni forza: tutti abbiamo avuto da te il tocco delicato dei tuoi soccorsi discreti, preziosi, inaspettati. I Professori, gli alunni, i genitori, le Suore e tante persone che oggi sono qui a dirti grazie hanno in cuore ricordi bellissimi di te, tesa sempre a indovinare ciò che poteva rendere più calda e più bella la tua Betania in cui vivevi insieme alle tue Suore. Lo sappiamo che il Buon Dio ti avrà già detto: “Riposo assoluto” e tu avrai obbedito e… ci starai guardando perché da oggi non potrai fare altro che tenerci d’occhio amorevolmente come sempre. Ti preghiamo, mentre ci guardi, fai scendere dai bei cieli di Roggiano le gocce di consolazione che ci riempiranno il cuore di fede e ci aiuteranno a pensare a te che “sei rimasta ugualmente tra noi”. Fra tutti quelli che oggi sono qui, e sono veramente tanti, ci sono anche i bambini diventati papà e le bambine diventate mamme che tu hai accolto e custodito con tanto amore e che oggi possono raccontare episodi toccanti che ci dicono come tu eri: veramente creativa, immediata, buona e capace di essere sempre dovunque ci fosse un bisogno. Grazie Suor Melania! Lo sentiamo anche noi il canto che si è effuso in tutto il Paradiso: “Veni sponsa Christi, accipe coronam quam tibi Dominus praeparavit in aeternum”. Sì! Il Signore, il Padre Fondatore e tante nostre consorelle ti ripetono: “Vieni, Suor Melania, prendi la corona che il Signore ha preparato per te dall’eternità”. Suor Carla Roggero Roggiano, 8 luglio 2013

…Laudato si’ mi’ Signore per sorella Melania Gli alunni e le alunne di Suor Melania della Scuola Santa Marta di Viareggio, con il cuore pieno di forte emozione la vogliono ricordare con le parole di Francesco. … Laudato si’ mi’ Signore per sorella Melania perché è stata strumento della tua pace … Laudato si’ mi’ Signore per sorella Melania perché ci ha testimoniato che possiamo creare la pace nella nostra vita donando noi stessi agli altri, con cuore aperto e puro … Laudato si’ mi’ Signore per sorella Melania perché come tutte le tue creature è stata per noi un dono, ci ha dato il senso del dono, viviamolo nella vita di tutti i giorni … Laudato si’ mi’ Signore per sorella Melania che ha scelto la povertà e la carità perché è solo donando che si riceve, perché è solo nella dimenticanza di sé che si ritrova se stessi … Laudato si’ mi’ Signore per sorella Melania perché ha condiviso con noi la fede, la verità, la speranza, la gioia … Laudato si’ mi’ Signore per sorella Melania perché ha donato se stessa agli ultimi, agli esclusi, ai diversi… li ha accolti, li ha nutriti e li ha consegnati alla luce dell’amore … Laudato si’ mi’ Signore per sorella Melania perché la sua strada è stata in inno alla vita, perché Melania ha creduto che un altro mondo è possibile … Laudato si’ mi’ Signore per sorella Melania perché come una matita nelle mani di Dio è stata per noi maestra di Vita, una sorella e una grande donna. Grazie Suor Melania… sarai sempre nei nostri cuori…

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di peso, con una scelta totale e perfetta di donazione e accoglienza, nel momento in cui non avrebbe più potuto servire, la cosa migliore era lasciare tutto in punta di piedi… così è stato. Finita la scuola, quando gli esami erano ormai in dirittura finale, i corridoi lustri e quasi spontaneamente silenziosi, l’informatizzazione aveva sostituito la sua precisa trascrizione degli atti, ha lasciato che il suo corpo stanco si facesse sentire… anzi prendesse il riposo meritato. Per questo, anche se sono molto addolorata, so che tutto è perfetto e suor Melania ha iniziato il suo ritorno al Padre nel modo migliore, in modo cosciente, pregando per chi ha lasciato qui… perfettamente consapevole dei bisogni di tutti noi. Non potremo mai dimenticarla… e l’amore con cui ci ha accolto e accompagnato è un insegnamento di cui fare tesoro. Sono vicina a tutte voi suore a cui mancherà tanto… inizia una nuova fase: il dopo suor Melania! Noi insegnanti siamo con voi!


L’evangelizzazione è la ragion d’essere della Chiesa Papa Francesco

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