etico di “pace sociale”. Infatti, secondo le parole di Montesquieu, la “libertà politica, in un cittadino, consiste in quella tranquillità di spirito che proviene dalla convinzione, che ciascuno ha, della propria sicurezza; e, perché questa libertà esista, bisogna che il governo sia organizzato in modo da impedire che un cittadino possa temere un altro cittadino”.328 Ma il rimedio è puramente retorico, poiché, se è vero che per esperienza eterna l‟uomo tende a sopraffare l‟altro uomo, solo la paura di una ritorsione potrebbe dissuaderlo a provarci. E che altro sarebbe la divisione dei poteri se non una larvata minaccia di ritorsioni a chi volesse abusare del proprio? Una logica di guerra interna al corpo politico, che determina un equilibrio delle forze nello Stato, che Montesquieu chiama “governo moderato”. Da qui la nota teoria della divisione dei poteri per la quale “non vi è libertà se il potere giudiziario non è separato dal potere legislativo e da quello esecutivo. Se esso fosse unito al potere legislativo, il potere sulla vita e la libertà dei cittadini sarebbe arbitrario, poiché il giudice sarebbe al tempo stesso legislatore”.329 Ma il rimedio divisorio è anche astratto, smentendo quanto dallo stesso Montesquieu asserito circa l‟analogia tra “ciò che possiamo vedere negli individui, lo riscontriamo pure nelle varie nazioni”.330 L‟uomo reale, infatti, è il depositario di un libero arbitrio, ed agisce secondo una unità volitiva in cui egli è legislatore ed esecutore a un tempo; e se sbaglia, non sempre è perché vuole sbagliare. Sbaglia perché la sua legislazione è imperfetta, perché è un essere limitato che ha bisogno di aiuto. Questo aiuto correttivo può provenire dagli altri uomini, formando il consorzio sociale; oppure da un ente metafisico, il Logos greco o il Dio ebraico-cristiano. La prima ipotesi, è la strada perseguita dallo Stato costituzionale moderno, patrocinato da Montesquieu, in cui il vettore del Potere è la risultanza di un equilibrio delle forze sociali. Ma nella logica dell‟economia delle forze, la divisione dei poteri sussegue a una fase di accumulazione del Potere, caratterizzata dallo Stato assolutistico che
328
Ivi, vol. I, pag. 276. Ibidem. 330 Ivi, vol. I, pag. 169. 329
187