3 minute read

40 Ivi, pag

Next Article
67 Ivi, pag

67 Ivi, pag

razionale della realtà basati su credenze fondative originarie, di cui rappresentano le forme ideali o categoriali. Il secondo livello di pensiero inerisce ai concetti di relazione, che sono quelli in cui l‟unità di senso tra enti presuppone un orizzonte di realtà all‟interno del quale assume significato il nesso logico dei fenomeni temporalmente anche non consequenziali e quindi contingenti. Essi descrivono i processi causali determinati da una unità di senso razionale il cui significato è sempre relativo al contesto valoriale che empiricamente li comprende come espressioni fenomeniche. Il terzo livello, infine, riguarda i concetti di verità, per cui le unità di senso reale e di senso relazionale si corrispondono e si comprendono attraverso il comune referente normativo di fondazione che ne sostiene la rispettiva fondatezza assiologica e legittimazione razionale. Questo livello di pensiero non è razionale, cioè discorsivo e oppugnabile, ma credenziale e apodittico, e dunque fondativo di realtà. Questo livello costituisce l‟orizzonte di coscienza entro il quale si sviluppano e si articolano gli altri due livelli, fondandone la credibilità metafisica. Orbene, l‟idea che la pòlis sia una “comunità naturale anteriore a ogni individuo” corrisponde al primo livello di coscienza, quello in cui la realtà empirica viene definita ontologicamente sul fondamento di verità che pone la Natura come orizzonte intrascendibile di vita, la quale a sua volta non può articolarsi concettualmente che sul suo modello ontologico. Che tale originario modello naturale sia per l‟uomo quello politico è però desumibile dagli sviluppi razionali di legittimazione della sua realtà empirica di zoòn politikon, la cui condizione ontologica relativa alla sua partecipazione alla natura viene estesa alla sua speciale determinazione qualitativa, tale che la credenza nella verità della essenza naturale della vita umana comprenda anche la sua determinazione politica. Che però tale estensione di senso non sia necessaria ma solo accidentale, lo attesta la circostanza che l‟uomo possa definirsi con lo stesso procedimento transitivo anche zoòn logon echòn, investito dunque di una qualità altra da quella politica e originaria rispetto ad essa perché delle due è l‟unica universale, e la cui corrispondenza identitaria inerisce il secondo livello di coscienza, dei concetti relazionali, che è il livello di coscienza proprio delle ideo-logie, ossia delle architetture logiche di relazioni concettuali non originarie, cioè non originariamente fondate sul fondamento di verità, ma razionalmente derivate attraverso una trasposizione di senso affermata 148

ma non verificata come vera. Infatti, non c‟è alcun nesso necessario tra la natura dell‟uomo come essere parlante e la sua destinazione politica. Che infatti l‟uomo parli reciprocamente all‟altro uomo si può indicare come una condizione naturale originaria all‟esistenza stessa dell‟uomo, ma che la sua sia una parola politica, inerente cioè allo spazio di realtà concepito per le relazioni di governo della pòlis, è una petitio principii, smentibile dalla circostanza che lo spazio politico sia storico e non originario né universale, e come tale contingente e non necessario. E difatti, se l‟uomo è sempre un parlante, non è sempre politico, in quanto la condizione politica è relativa alla durata dei regimi storici. Tutta l‟architettura razionale della attività politica come azione naturale dell‟uomo dotato di discorso appartiene al secondo livello di coscienza, quello dei concetti relazionali, che designano una mera condizione empirica, smentibile e modificabile attraverso le leggi o l‟educazione morale.322 La qualità propria dei concetti relazionali è la loro temporalità, e quindi il loro legame con la verifica empirica della loro veridicità dipendente dalla loro capacità di durare contro l‟edacità del movimento del ciclo vite naturale. Come ricorda la Arendt, “i corpi politici sono sempre stati istituiti per essere stabili, e le loro leggi intese sempre come limitazioni imposte al movimento”.323 Ciò comporta che ogni “corpo politico” difenda la sua verificazione empirica difendendo le proprie posizioni postulatorie allo stesso modo in cui la pòlis difende la sua incolumità istituzionale, ossia differendone la fine negando la realtà del movimento che ne minaccia la sussistenza. E se il movimento è la realtà dell‟essere naturale, negare il movimento equivale a trascendere la dimensione naturalistica. La contraddizione di tutto il theorein politologico antico riposava nella pretesa di fondare sulla verità naturale il bios politikos, ossia quanto contraddiceva la natura finita delle cose e tendeva all‟immortalità. Lo spazio politico era infatti la dimensione della umana immortalità destinata agli aristoi, mentre la vita

Advertisement

322 La concordia politica, afferma Aristotile in polemica con Platone, non si consegue con la comunanza dei beni o delle donne e dei figli, come vorrebbe il Socrate della Repubblica, bensì attraverso l‟educazione, la cultura e le leggi che rendano i cittadini virtuosi, ché è necessario che la pòleis sia una unità di pluralità: Ivi, 1263b, 35-40. 323 H. Arendt, The human Condition (1958), tr. it. cit., pag. 35. 149

This article is from: