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LA STORICA AZIENDA
Le origini del Castello di Bolgheri risalgono al Cinquecento, edificato dalla famiglia della Gherardesca, e oggi, per successione ereditaria, di proprietà della famiglia dei conti Zileri Dal Verme. Le cantine site all’interno del paese di Bolgheri sono del 1796. Nel 1895 viene modificata la facciata del castello e realizzata la torre con i merli, senza ulteriori modifiche. All’interno dell’azienda ci sono tre poderi: San Sebastiano, Ippocastano e Stalletta a Bolgheri, che vengono concessi in locazione agrituristica per periodi brevi. La famiglia Zileri Dal Verme è imparentata sia con la famiglia Incisa della Rocchetta che con la famiglia Antinori per discendenza della nonna materna Alessandra della Gherardesca. L’attuale proprietà e direzione dell’azienda agricola è di Federico Zileri Dal Verme, che l’ha portata a essere un’azienda di riferimento del bolgherese. La sede aziendale è all’in-
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Castello di Bolgheri terno del paese di Bolgheri e conta su 130 ettari, di cui 60 vitati. Trenta ettari sono appena fuori dal paese, il resto si trova alle Sondraie e cioè, in linea d’aria, a circa 1,5 km dal borgo. Il vitigno più importante coltivato è il Cabernet Sauvignon, seguono il Merlot e il Cabernet Franc. Il Petit Verdot negli anni è stato quasi tutto reinnestato a Cabernet Sauvignon e Merlot. Il Syrah è circa un ettaro. Mano a mano il Merlot, a causa delle avverse condizioni climatiche, viene sostituito con il Cabernet Franc, vitigno sicuramente top a Bolgheri. I terreni sono più sassosi nei vigneti presso Bolgheri, mentre quelli alle Sondraie contengono un 30% d’argilla e limo. I filari sono in direzione mare per sfruttare al meglio la ventilazione e quindi ridurre l’accumulo termico. La forma d’allevamento è quasi tutta a cordone speronato che, secondo la filosofia aziendale, porta a produrre vini più complessi rispetto al guyot. L’enologo aziendale è Alessandro Dondi, bravo e super scrupoloso nello svolgere il proprio lavoro. I vini prodotti sono il Castello di Bolgheri con 25mila bottiglie annue e il Varvara, il secondo vino, con 70mila bot-
tiglie. L’azienda lentamente ha capito che il legno va ben dosato e nel corso degli anni si è sentito, per fortuna, sempre meno e i vini sono notevolmente migliorati. Si è arrivati, con l’annata 2016, da me apprezzata molto prima che uscisse in commercio, a fare il miglior Castello di Bolgheri mai fatto fino a quel momento per poi fare il 2018 con una marcia superiore. Il cammino non è stato facile, ma si è arrivati a fare vini d’alto livello. Prima di passare all’analisi dei vini degustati, è opportuno fare la seguente precisazione sui tannini. Per quanto riguarda la larghezza del tannino, è importante che faccia le precisazioni che seguono, affinché pos-
sa esser compresa. Io sento il tannino del vino sulla gengiva superiore. La totale larghezza del tannino è 6/6, cioè tutta la larghezza della gengiva superiore. Ovviamente, se il tannino è meno largo, potrà essere per esempio 5/6 e così via. La larghezza del tannino è importante quando la qualità dello stesso è di buono o alto livello. Più il tannino è largo, più il vino è degno d’attenzione, ma il tannino, come ho precisato, dev’essere, in ogni caso, di buona qualità. Passiamo adesso a descrivere i vini degustati. Da sinistra: l’enologo Alessandro Dondi, il dott Federico Zileri Dal Verme, Paolo Baracchino e Sergio Antonini