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ISSN 2611-0954

mensile (fondato nel 1973) Direzione e amministrazione: Via Fratelli Bandiera, 6 - Tel. 06/91.12.113 - 00071 POMEZIA (Roma) – Fondatore, Proprietario e Direttore editoriale: DOMENICO DEFELICE – e-Mail: defelice.d@tiscali.it – Attività editoriale non commerciale (art. 4, D.P.R. 26.10.1972 n. 633 e successive modifiche) - Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 213/93 del 23/5/1993 - La collaborazione, sempre gratuita, in parte è libera, in parte è per invito. Ogni autore si assume la responsabilità dei propri scritti - Manoscritti, fotografie e altro materiale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti - É ammessa la riproduzione, purché se ne indichi la fonte. Per ogni controversia, foro competente è quello di Roma. - Il mensile è disponibile su: http://issuu.com/domenicoww/docs/

Anno 30 (Nuova Serie) – n. 6

- Giugno 2022 -

N° 18 della Serie online

VITA E MORTE di Francesco D’Episcopo

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E vite nascono e si spengono dinanzi a noi, con una quotidianità che fa parte della vita stessa. Neri manifesti annunciano la fine e commuovono le espressioni d’amore, che molti sentono di aggiungere a una scrittura scarna, che si limita ad annunciare la fine e il cordoglio delle persone, che più hanno amato chi è stato chiamato a un’altra vita. Un segno di umanità, ma, lasciatemelo dire, di civiltà verso chi ha attraversato questo mondo, facendoci o non compagnia. E tutti coloro, che continuano ad andar via per questa funesta pandemia? Sono diventati dei numeri altalenanti, di giorno in giorno, che si aggirano intorno ai centocinquanta, di cui nessuno parla. Siamo ormai schiavi e vittime di una mediaticità, che, a differenza dei regimi dittatoriali, non nega la notizia, ma semplicemente la varia, a seconda delle specifiche circostanze, →


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All’interno: A Corrado Calabrò manca la luna, di Domenico Defelice, pag. 4 Antonio Crecchia e il sommo Dante, di Isabella Michela Affinito, pag. 12 Wang Mengren, pag. 14 Tre opere su Nino Ferraù, di Domenico Defelice, pag. 19 Lettere (4), di Peter Russell, pag. 23 Notizie, pag. 53 Libri ricevuti, pag. 58 Tra le riviste, pag. 59 Notizie dalla città, a cura di Manuela Mazzola, pag. 60

RECENSIONI di/per: Isabella Michela Affinito (La casa di mio nonno, di Antonia Izzi Rufo, pag. 46); Domenico Defelice (Il pensiero sognante. La poesia di Ada De Judicibus Lisena, di Marina Caracciolo, pag. 48); Eugenio Maria Gallo (Non circola l’aria, di Domenico Defelice, pag. 49); Manuela Mazzola (Lo sguardo della dea, a cura di Giosuè Auletta, pag. 50); Carmela Tuccari (La bellezza di Tamar, di Angelo Manitta, pag. 51).

Inoltre, poesie di: Mariagina Bonciani, Rocco Cambareri, Marina Caracciolo, Domenico Defelice, Luigi De Rosa, Graziano Giudetti, Wilma Minotti Cerini

concentrandosi su argomenti di coinvolgente attualità e trascurando altri, non meno tragici e soprattutto legati indissolubilmente al nostro Paese. Ciò che conta è fare audience! A parte questo consequenziale ragionamento, quante notizie vengono date e lasciate sospese nel limbo dell’attesa, mentre altre, altrettanto tragiche, incalzano e invocano una voce? Compito dei mezzi di comunicazione di massa resta quello di catturare l’attenzione e, si direbbe, la meraviglia dello spettatore. Ecco perché lo sport ha conquistato un ruolo principe in tutte le trasmissioni, guadagnando nel tempo un immenso e insospettabile campo di ascolto e attenzione rispetto ad attività ben più consapevoli e capaci concretamente di incidere sul destino dell’uomo. Credo che in poche epoche della nostra storia l’umanità abbia vissuto una tale confusione di ruoli con una acriticità mai mostrata prima. Indifferenza e passione convivono, senza alcuna distinzione emotiva, esistenziale, evi-

dentemente promossa da ragioni esclusivamente commerciali e finanziarie, che però si sottraggono a una riflessione misurata e oculata. Dopo tre vaccinazioni, invocate come salvezza del mondo, ci hanno abbandonati al nostro destino, come se tutto fosse finito. Ma non è così: la gente continua a morire e ad affollare gli spazi pubblici senza alcuna precauzione o qualche relativa restrizione. Senza dire dei Pronti Soccorsi, che non riescono più ad assolvere le loro ordinarie funzioni. Ma siamo pazzi? E la cosa che più sorprende è che nessuno si ribella o si prende cura di questa sospesa condizione, nella quale ciascuno è costretto a fare i conti con sé stesso. Intanto, la gente continua tranquillamente a morire e non basta rassicurarci ripetendo che sono diminuiti i numeri dei contagiati e dei posti letto, occupati dai malati gravi. Ma lo vogliono capire che troppe cose continuano a non funzionare, dentro e fuori gli ospedali, di cui mi astengo dall’enumerare i


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casi limite, mentre noi continuiamo a festeggiare la festa della morte, con una ignoranza e stupidità, di cui potremmo facilmente fare a meno, se fossimo forse meglio governati e guidati. Francesco D’Episcopo

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scia di cielo fioriva. Del fanciullo odo ancora l’evviva, a perdifiato. Rocco Cambareri Da: Versi sparsi, Guido Miano Editore, 1983. NUOVA CANZONE DELL’AZZURRO

ADDIO Friabile il tempo. Fugge con una cartella sull’omero -lieve fardello al giogo d’oggi. Ora l’immagine si frange e ricomporre i cocci è gioco che incava e depreda. Impossibile recludere la luce, di tanta luce un esile raggio mi scalda. Quel sole è trasvolato. Rocco Cambareri

AQUILONE Era il giorno resa totale all’azzurro e crespo un monello da poggio lanciava il suo aquilone come arcobaleno. Intorno ai colli erano ali cilestri, rondini - pendule carezze; più alto l’esile uccello del paradiso spaziava, ne rapiva il vento le piume, già lieve

Sembra che il mondo sia fuori di testa, e soffra di antichi e nuovi mali o comunque, imperterrito, vada per la sua strada, senza ascoltare poeti ed artisti (coi quali, al massimo, ci si “diverte”). Dopo decenni di telegiornali ho ancor più bisogno di una pausa d’azzurro, di respirare aria normale e di ascoltare musica celestiale, di fare indigestione di turchino e di glauco, di zaffiri e lapislazzuli, di volare a perdifiato in un cielo banalmente ceruleo, di sprofondare in un crepuscolo chiazzato di indaco, in un mare turchese, o cangiante in tutti i toni dei blu. Basta con le troppe falsità mediali, lasciatemi ogni tanto sognare in giardino tra agapanthos e petunie, convolvoli e fiordalisi, primule e spadoni, anemoni e giacinti, borragine e rosmarino! Luigi De Rosa Da: Fuga del tempo. Genesi Editrice, 2013.


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Se non di più, almeno quanto il mare

A CORRADO CALABRÒ MANCA LA LUNA di Domenico Defelice

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A seconda edizione del prezioso volume antologico di Corrado Calabrò, Quinta dimensione, edito dalla Mondadori nel dicembre 2021, è più ricca di pagine e di componimenti rispetto alla prima e della quale ci siano a suo tempo interessati. Raccoglie, infatti, una trentina di nuove poesie, non inserite in blocco, ma distribuite nelle sezioni “Autoritratto? Certo, ma è il mio?”, “Scuote l’anima mia Eros”, “Mi manca il mare”, “Dimmelo per sms”, “Presente interiore”, “Ancora telestupefatti”, che, con in testa il poemetto “Roaming”, compongono l’interessante opera. I nuovi brani, insomma, sono stati distribuiti dal poeta secondo tematica, argomentazione, accrescimento del già formulato, in aderenza alla quotidianità sempre più spesso spaventosa, ai sogni/incubo e al pensiero di ciò che vien dopo, cioè, della “non vita (che) attanaglia la (…) vita”.

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Carlo Di Lieto - il critico che più ha investigato la sua poesia, legandola specialmente alla psicanalisi - afferma che sono due i “grandi insiemi infiniti” in Corrado Calabrò: “la donna e il mare”. Non sono i soli, naturalmente e, tra i più importanti, va aggiunto quello della luna, sul quale intendiamo soffermarci. Del tema, comunque, si sono già interessati altri. Lorenza Rocco, per esempio, scrive che “Calabrò inserisce molti versi dedicati alla Luna, forse per sottolineare che la critica non ha dato alla Luna lo stesso risalto riservato al mare o al vento”. In Calabrò la luna è pretesto; è finzione, prima che satellite terrestre; è soggetto convenzionalmente prestato, in quanto, suo tramite, il poeta può discorrere del e con l’altro da sé, nel tentativo di darci, del suo interiore, una immagine riflessa come in uno specchio e dal quale riceve molte delle risposte che anela. Tutti gli artisti hanno sempre usato traslati per dar corpo al proprio intimo. Quelli adoperati da Calabrò sono molti e certamente hanno importanza primaria il mare e la luna, giacché l’amore, in pratica, viene concretizzato attraverso figure metamorfiche di entrambi. C’è continuo riflesso tra realtà e sogno, in Calabrò; il poeta pensa, si estranea, e quel che ha pensato - lungamente viaggiando


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verso l’altrove, servendosi di navicelle come mare e luna e dopo aver impattato l’altro da sé - ritorna all’origine per condensarsi sul foglio; egli, poi, unendo i tanti tasselli, riesce a mantenere e a darci parte della sostanza misteriosa e arcana che ha toccato; ed avendo avuto contatto con tempi e spazi infiniti, ci riporta quella patina di visionarietà che ha succhiato nel viaggio tra il sé e l’altro da sé, come ape che porta il polline dall’uno all’altro fiore. Tra gli “insiemi infiniti”, la luna è, almeno, al pari di donna/amore e mare. In certi casi è più forte del mare, tanto che questo dipende da essa: “Il mare s’affida alla luna/che lo soppesa…”; lo condiziona, può renderlo anche perfido e pauroso, provocandogli “sciatto tepore” che “da lontano ritorna a intorbidire/la (sua) coltre di lacca”. La luna che il poeta non può continuamente toccare, come può fare, invece, con il mare, in cui si immerge fino a diventarne un tutt’uno, anche se non lo può possedere (“Non trattiene chi nuota/altro che il sogno/del mare che ha abbracciato”) - è magia evocativa quasi assoluta; un potere visionario totale; il mare è più materialità e quotidianità, è realtà e coscienza, mentre la luna - pur essendo un corpo celeste studiato a fondo e anche calpestato dal piede umano - è suggestione, inconscio e illimite; la luna è e rimane ancora, per l’uomo e per i poeti, il mondo del pensiero e della follia; anzi, è ricettacolo della follia, tanto che l’amatissimo Ariosto ha dovuto spedirvi Astolfo alla ricerca del cervello di Orlando. Amando la fisica e l’astrofisica, la luna per Calabrò, diventa trampolino per viaggi senza fine; è la chiave reale che apre a un universo il cui studio e la cui esplorazione hanno avuto, in questi ultimi anni, un’accelerazione impensata; possedendo, l’uomo, sempre più cognizioni e mezzi a sua disposizione, la conoscenza dell’universo è soggetta a mutamenti repentini e spesso l’immaginato si trasforma in realtà. La luna, essendo il corpo celeste più vicino a noi, non può non entrare in tutti i nostri sogni; Calabrò, addirittura, parla

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della luna come interruttore, come commutatore di banda. Il suo amore verso la luna è universale e profondo; “il bromuro d’argento lunare” può essere impressionato “in negativo” da una “recessiva carezza”, ma non per questo cessa, con essa, con la luna, la ”comunione dolcissima”. La luna, in Calabrò, sembra qualche volta perdere la sua natura di satellite terrestre per acquistare la figura di vera e propria stella; o meglio: sembra chiave reale che permetta al poeta di suonare uno strumento fatto per lo più d’immaginazione: il cosmo infinito; anche perché, poi, è l’immaginazione la sola capace di penetrare questo apparente vuoto e far sì che, attraverso il fisico che realmente l’indaga, arrivi ad avere le sue leggi. Insomma, l’immaginario, penetrato dal poeta, viene studiato, misurato dall’uomo di scienza, che ne scopre le leggi e le codifica. Il poeta percepisce quello che la massa non può; egli, cioè, intuisce più di qualunque altro essere. La luna influenza gli esseri umani e la natura, alza le maree, innalza i fiumi: “fiume lento e dal mattino enfiato/per troppe lune che ha tenuto a galla”. Quella “luna dilatata dai vapori/(che) giganteggiava nel cielo notturno”, ci riporta a Felice Mastroianni, a quella sua luna smagata, immensa (appunto perché dilatata) che il poeta vedeva sorgere dalle acque del mare e farsi, via via, per il cielo sempre più enorme. E quando non si trattava di luna piena, ma di quarti di luna, l’immagine, per grandezza e forma, e anche per colore dovuta alla foschia, Mastroianni l’assomigliava alle corna ricurve dei buoi, anch’essi immensi, animali quasi preistorici. Non è l’unico poeta calabrese, Mastroianni, ad essere stregato dalla luna; essa ha portato allo smagamento, allo sbigottimento, al panismo quasi panico, anche Franco Saccà e, per alcuni brani, Francesco Fiumara. Non esiste proporzione tra forma, massa e azione della luna. La luna è come l’amore; è come il mare; è come la poesia. La luna è e non è quella che appare a ciascuno di noi e


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influenza più di quanto non dovrebbe. Il suo “chiarore incombente/ (…) tiene il vento in surplace”; il suo potere appare così esorbitante, che perfino le stelle “attendono prostrate dalla luce/della luna, ch’emerge di tre quarti/levando un po’ la prua sull’orizzonte”. Gigante enigmatico è “la luna/che tiene alta, senza guardare,/la sua fronte di vergine aliena”. È “la luna (che) indaga, riottosa, la notte”; “l’allume della luna è fermo/a stagnare il cielo” e “l’ascesa della luna recide” l’”oscurità vacillante”, tale da sorprendere anche il cielo, che ne resta “assorto”. Contrasti apparenti, perché la realtà è altra; metafore che mescolano e rendono magici il reale e il sognato, la verità e l’intuizione. Non sono le donne che, di loro volontà/necessità vagano spaurite tra le macerie; è la luna che le costringe, che le spinge: “Hanno spigoli netti le ombre delle case sventrate di Grozny.//Nere, la luna spinge madri insonni”. Figura da imminente cataclisma, col suo colore grigio, quasi cinereo, è la luna di

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“Contro natura”. Siamo all’attimo preciso in cui Dio acconsentirà a che il tutto si riannodi e ritorni alla forma dell’origine, a ciò ch’era prima del Big Bang; siamo nell’attimo in cui Dio ne dà il via e gli angeli annuncianti lo sottolineano con il suono delle trombe: “Un’ostia di cera” prima che “gli angeli soffieranno nelle trombe”. Quasi sempre in Calabrò la presenza della luna vuole quella del mare; se non è reale, esso viene intuito, evocato; in “Contro natura”, in “Labentia signa” è richiamato dai torrenti che ad esso anelano. La luna si smarrisce, sbianca alla vista della donna denudata dall’alba. L’atteggiamento è di una luna umanizzata, tipico dell’uomo stupefatto davanti alla bellezza e alla procacità dell’amata. Ma non manca la leggera spennellata d’ironia. Sembra la scena del film in cui Marcello Mastroianni assiste allo spogliarello di Sofia Loren: “e ti denuderà così svestita,/mentre la luna impallidisce, l’alba” (Deshabillée). Questa presenza/assenza dell’ironia, intuita, cioè, più che espressa, serve a fluidificare l’atmosfera, quando non è proprio una liberazione, un abbassamento di tensione (si veda l’espressione del sindaco di Reggio mentre viene estratto dalla frana provocata dal terremoto). Umanizzata è pure quella “luna incredula (che) allibisce”, anch’essa invasa dallo stupore, mentre il sole “non riesce a varcare l’orizzonte” e, così, non si fa notte ed essa - la luna, “disco d’alabastro” e con “la sua rivoluzione a fasi alterne” - non riesce ad occuparne il campo. La luna, per la terra, è un vigilante fedele, a tal punto da essere disposta a rischiare la vita, a sacrificarsi pur di salvare dall’asteroide questa nostra piccola e gracile astronave che viaggia a velocità pazzesca per le vie profonde dell’Universo. Da studioso e amante d’astrofisica, Calabrò sa benissimo cos’è la luna: un arido ammasso di terra desertica e inospitale. Quella da lui cantata, allora, continua ad essere la sempre amata dai poeti: sogno, non suolo, non sosta reale. Così, pur rimanendo tangibile come la


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terra, è sempre circonfusa di slargabili e continue visioni interiori; rimanda sempre a uno spazio, a un luogo tra intimo ed esteriore, un’estensione-tempo di mezzo tra la nostra banalità quotidiana e le insondabili profondità del nostro io. Perciò, a volte, si comporta in tutto e per tutto come uno di noi (si emoziona, arrossisce); altre volte, è solo luce, pensiero, strumento o mezzo etereo sul quale viaggiare e attraverso il quale sondare gli spazi senza fine: “la luna dilatata dai vapori/giganteggiava nel cielo notturno”; “Tiepida luna come sole albino”; “Luna ferma nel cielo/come un dilemma”. Quando questo piccolo corpo celeste si coniuga col mare, o con una distesa abbagliante di neve, abbiamo tangibile il continuo dilatarsi dello spazio di pura luce. “Nere, la luna spinge madri insonni/tra mucchi di neve alla ricerca,/ogni notte, in spazi troppo bianchi”. È lo slargarsi luminoso dello spazio che dà senso all’immane, non arginabile sofferenza di queste madri febbricitanti e vestite di gramaglie. Vastissima è la gamma di sensazioni che Calabrò esprime attraverso la luna e non solo in quest’opera e perciò accenneremo a qualche verso letto altrove. L’emigrazione. Il senegalese, che intende approdare a Lampedusa, chiede di essere lasciato passare; viene da spazi vasti e luminosi come può esserlo il deserto che, ”quando è piatto/ci puoi camminare”. La sua è preghiera/comando; è preghiera d’autorità, perché, a fargli da mallevadore eccelso, al quale è difficile dire di no, è proprio la luna: “la luna ci vuole accompagnare/Luna luna/portami fortuna”. La reiterazione aumenta il fascino della preghiera, ipnotizza, dà l’andamento, la cadenza del blues: “la luna è grande/e ci vuole accompagnare”. La sospensione, la staticità panica notturna, vicina, simile a certi meriggi arroventati, implacabili dell’estate calabra: “la luna ferma nel cielo/come un dilemma”. La sensazione. A volte non guardiamo la luna per mesi e per anni, è come se non esistesse: “Credo alla luna solo se la vedo”. La luna, allora, esiste solo nel momento in cui ce

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ne accorgiamo: “La luna esiste solo se la guardi”. La luna di Calabrò che sbianca è come una persona che muta all’improvviso di colore, che deglutisce senza volerlo, sorpresa da una sensazione piacevole o terribile, da una subitanea apparizione, da una meraviglia. L’assopimento, l’anestesia, popolati di fantasmi del sedare e pure del sedurre: “la sedazione della luna”. La condizione e i suoi possibili cambiamenti: essere, per esempio, “allunato”, è essere mentecatto, stralunato, allucinato; ma il verbo da cui deriva – allunare - vuol dire anche precipitare, cadere, ma anche planare dolcemente, e non solo. Terreno di conquista e di possibile futura colonizzazione: “Un fiore assurdo/è attecchito sulla luna”; “fiore assurdo”, diverso, mai visto sulla terra, perciò nuovo, frutto delle continue modifiche che la scienza produce e produrrà in laboratorio e che, al momento, non è facile concepire come sarà nel futuro. In verità, il fiore al quale allude il poeta non è un vegetale; giacché, però, il vegetale nel brano è presente (il ranuncolo), abbiamo dilatato l’interpretazione a dimostrazione delle tante letture che permette la poesia. La luna è regola, è legge, è fonte di comportamento, perché influenza profondamente la nostra vita. Abbiamo le fasi lunari che aiutano i semi a germogliare (seminare, far certi lavori a luna calante o a luna crescente) e per i vecchi contadini calabresi c’erano tempi lunari anche per potatura e messa a dimora delle piante (potare una pianta a luna sbagliata significava avere meno frutti; allocarla a luna sbagliata poteva avere rami cadenti, cioè tendenti verso il basso anziché verso l’alto. Quanto di vero ci fosse in tutto questo, è discutibile; indubbio è che l’agricoltura è stata per secoli profondamente legata, condizionata alle fasi lunari). Abbiamo “la faccia della luna (…) coperta”, “la luna calante” (calante, a volte, come l’amore di lui e di lei; ma forse più di lei, perché accentuato, reso plastico da quel “lavoro sottile della lima/che


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smussa la (sua) altera padronanza”); abbiamo la “rivoluzione a fase alterne”, le basse e le alte maree, il ciclo fertile della donna. Addirittura, è alla luna e ai suoi flussi e influssi che occorre abbandonarsi se si vuole prolungare i piaceri e l’amore: “per una notte ancora/lasciamoci portare dalla luna”, leggiamo in altra opera. La luna è terra della stessa terra, essendo nata dalle sue costole: “lo scontro con un planetesimo (…) strappò in passato alla Terra una porzione ch’è diventata la Luna”. Tuttavia, è destinato che la Luna si allontani sempre di più dalla Terra “attratta dalla prevalente forza gravitazionale del Sole”. La luna è saggia e guarda le nostre pazzie con indifferenza, perché comprende la nostra incapacità all’amore vero e incondizionato; non è, in effetti, il cielo a essere “esterrefatto” nel “gran silenzio”, ma la luna. La luna, per il poeta, è pari al nostro astro e ci invita a indossare “gli occhiali da luna”, così come si indossano quelli da sole. Le lenti sono come lo schermo di un apparecchio rilevatore che fa vedere, nel buio della notte, quello che la luce del giorno vieta di scorgere. È tanto vero tutto ciò, che di notte, non di giorno, lo schermo mentale del poeta scarica in un flusso continuo l’intero poemetto Roaming; la notte e il buio punteggiati d’astri sono il dominio della luna, che, se non c’è, s’intuisce: “solo al buio c’è concesso di vedere/quel mondo cui il giorno ci fa cechi”. La luna è altrove, ambiente altro, non praticabile abitualmente, quotidianamente come la terra, non è consumabile; è ambiente intermedio, trampolino verso il cosmo e, perciò, la partenza da esso rende la meta più vicina, agevola il cammino. La luna è libertà; o, meglio: la luna dà autentico splendore solo a colui che è e si sente libero di spaziare con la fantasia, non solo sui luoghi tribolati della nostra terra, ma dell’altrove; è simbolo di eternità, di immortalità: “la luna che splende su chi/là vaga contento e libero/ha intessuto la sua luce con le tenebre dell’immortalità”. L’eternità non è tenebra. La luna, gli astri,

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l’amore sono luce e la luce è ciò che noi godiamo, è ciò di cui noi siamo fatti, senza di essa non ci sarebbe vita; la luce è il nostro presente e il nostro passato; l’immortalità è ciò che noi speriamo, è l’incognita, è l’oltre, è la nostra non conoscenza. *** Tema vasto e finora poco indagato quello della luna in Calabrò. Ecco un quasi elenco di figure, situazioni, aspetti, alcuni dei quali già accennati. D’altronde, tutto, nel poeta, e, quindi, in Calabrò, cessa di avere certezza assoluta, toccabile, personale, per acquistare veste eterea di idea, di sogno, d’interiore e, nel contempo, tutto cessa di essere generico e labile per divenire concreto ed esclusivamente proprio, intimamente personale. Nel poeta, cioè, serietà e follia hanno confini labili ed è ciò che rende il suo canto nuovo, profondo, universale; non ci sono margini nel poeta o, se ci sono, sono estremamente elastici, continuamente mutevoli come l’orizzonte. Panico e Panismo. In un capitoletto del nostro saggio monografico su Francesco Fiumara (La Procellaria Editrice, 2000) - al quale rimandiamo -, diamo ampia spiegazione di Panico e Panismo. Entrambi derivano da Pan, dio dei boschi, ma il primo esprime terrore concreto, mentre il secondo è più interiore e spesso addirittura dilettevole, gratificante. Anche in Calabrò, legati al tema della luna, gli aspetti sono entrambi presenti: “nello stadio immenso”, l’erba è rasata e, tuttavia, dà l’impressione al poeta di trovarsi in un ambiente simile a una savana o a una foresta, dove la luce vitrea della luna accresce l’incertezza, che l’ombra accentua mentre assume la figura di un predatore che lo blocca. Panico abbiamo nella luna investita da un asteroide: “un’altra luna ci veniva addosso!” ed è una visione terrificante assistere “ad occhio nudo/sobbalzare la Luna” sotto il tremendo impatto. Panico, misto a paura e terrore, è anche quello che scaturisce dalla non conoscenza e dal mistero che si cerca, allora, di svelare attraverso la magia. Così, non sa-


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pendo spiegarlo, e terrorizzati dal buio improvviso, “Diecimila tamburi batterono/in Botswana durante l’eclisse/per disvelare il volto della Luna”. Panico richiamano il “galleggiare in mare con la luna” e i versi “Sbianca la luna nel cielo offuscato” la vela “gravida del pallore della luna”. “A chi naviga sotto la luna” da non esperto e non sa orientarsi, tutto infonde panico, perché tutto per lui, nella notte, diviene confuso, impreciso, indistinguibile, disorientante. È ciò che abbiamo provato noi in gioventù, allorché frequentavamo il “Piria” e abitavamo in pensione presso un pescatore di Santa Caterina una borgata di Reggio -, il quale, una notte ci ha concesso di accompagnarlo in una infruttuosa pesca. Eravamo terrorizzati e di quella per noi autentica avventura c’è rimasto in mente un fotogramma incancellabile! Un bell’esempio di Panismo Calabrò ce lo dà allorché, in assenza di luna e insieme a Michelle, lancia nella notte il suo Trimarano sulle onde che scorrono sotto la chiglia come i brani ferrigni di un tapis roulant: “a luna spenta amare per amare”. Tragedia, pericolo. La luna – o, meglio: la mezza luna – è stata, per secoli, il terrore delle nostre coste, termine e immagine di tragedie. Le navi saracene, con la bandiera della mezzaluna, assaltavano, depredavano, stupravano e uccidevano senza pietà, rendevano schiavi donne e bambini, tant’è che nella nostra gente, specie lungo il periplo calabrese e siciliano, è rimasto celebre il grido “Mamma, li turchi!”: ben “diciassettemila reggini/furono deportati a Bisanzio/da velieri approdati con la luna”. Si faccia attenzione a quell’approdare col favore del chiaro di luna. Vi serpeggia l’ironia, giacché il chiaro di luna è stato sempre amato dalla gente onesta e in particolar modo da innamorati e poeti; ad odiarlo sono stati sempre grassatori e delinquenti. Ora, la luna sembra farsi complice di questi pirati sanguinari, aiutando, agevolando i loro velieri all’approdo. Terrore. “La Luna impietrita contorce/lentamente le ombre degli ulivi”. Impietrita, perché partecipa al dramma del ragazzo, il quale

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ha terrore della guerra, degli aerei che sganciano bombe e che mitragliano quasi prendendo di mira solo lui; terrore per la terra che rischia “venirti meno sotto i piedi”; terrore e raccapriccio dinanzi al cinismo della folla che assiste alla donna che intende suicidarsi e invece di cercare di dissuaderla, la incita a gettarsi; terrore per l’inquinamento che ci sta soffocando. È tutto un comportamento umano negativo e delittuoso, al quale si aggiunge anche quello della Natura con i terremoti. Tutto ciò ci terrorizza a tal punto da arrivare a pensare che “L’unica via di fuga è il suicidio”. Da notare è la Luna che ha la maiuscola tutte le volte ch’è personificata. Incubo. Lo troviamo, per esempio, in quella “Luna (che) incombe di tre quarti/(…) sulla casa e sul giardino”. Il soffoco è rafforzato dall’incombere a sghembo, dalla sua posizione inusuale. Ancora luna d’incubo è quella che si amalgama all’atmosfera di dramma, contribuendo ad accrescere la tensione col suo lucore di ghiaccio: “spalanco le imposte alla luna;/ma la sua luce fredda mi raggela”. D’incubo attenuato, o mascherato, certamente di smarrimento, è quella “luna rimasta accesa/tutta la notte e oltre” e che “ha tacitamente raccolto/sotto il suo paralume la famiglia”, composta momentaneamente di due persone: lui e lei; più lei che lui, perso altrove com’è, forse, a quell’altrove dove, adesso, dovrebbe trovarsi l’ultimo dei loro figli, o, forse ancora, all’altrove del loro stesso amore, macerato dalla routine e dagli anni. Fascino. “La notte è scesa in un pozzo profondo./Brancola a vuoto, come una campana/che ha perso il batacchio/e va cercando l’occhio della luna”. Per godere della magia, del fascino di questa quartina e dell’intero brano (“Sirena”), è necessario chiudere gli occhi e immedesimarsi nella situazione del poeta, in una barca, di notte, sullo Stretto, il mare cupo come “pozzo profondo” – appunto - e il cielo immenso, che copre tutto come una cupola, o, come lui dice, un’immensa “campana/che ha perso il batacchio”, anch’essa buia, solo frammentata da scaglie luminose, alla cerca di un orientamento centrale che


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pare rappresentato dall’ “occhio della luna”. Siamo in un braccio di mare, lo Stretto, all’apparenza di un gran fiume e il buio, anziché restringere, dilata l’orizzonte e Pentimele, la collina sopra Reggio, che i reggini dicono monte, assume la figura di un mostro. Smagamento misto a turbamento. Ma al poeta è sufficiente guardare a prora perché in lui torni il conforto, noi diremmo la “rassicuranza”: c’è lei, calma, divinità “con le gambe nell’acqua” e “lo sguardo acceso di bagliori azzurri”. Fascino, panico, smarrimento, si mischiano in quella luna di giugno, allorché la primavera cede il passo all’estate e le giornate sono alla massima estensione, sicché, quando si accendono i lampioni, la piazza è ancora sbiancata dal sole appena tramontato; una luna “Afona”, “assottigliata e silente/nella sera meridiana,/luna da cineteca”, “eccedentaria”, non usuale, “cerbiatta sbandata e guardinga”, “d’altro pianeta”. Dedizione fino al sacrificio. Sebbene l’asteroide è diretto verso la terra, feroce e subdolo da nascondersi nel “cono d’ombra della Luna” per non farsi scorgere, il nostro satellite non esita a sacrificarsi frapponendosi: “È stata lei a farci da scudo” - ha “frapposto il suo scudo”, reitera il poeta -, e ci salva. La luna è nata da una costola della terra e perciò si sente ed è terra della nostra terra; ad essa si sente saldamente legata; per essa è disposta a tutto; le viaggia a fianco come appiccicata, come una guardia del corpo: “L’Astroterra/con la sua luna di scorta/teleguidata ipnoticamente”; ipnoticamente: dipende talmente dalla terra che, se questa cessasse di attrarla, di ipnotizzarla, si disperderebbe e sicuramente

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andrebbe a sfracellarsi contro un altro corpo celeste. Così, “Viaggia la Terra/con la luna di scorta/verso la (sua) sorte”. Ed ecco, poi, la luna e il mare, che non possono stare separati – e il mare fa parte della terra -; l’uno si sente attratto dall’altra; l’uno ha assoluto bisogno dell’altra; sono due eterni e perfetti amanti, come il poeta e la sua donna: “come il mare la luna/ti chiedevo”. Il paragone segna l’attrazione che la donna ha su di lui, come egli non possa vivere senza di lei. Lui e lei come il Mare e la Luna: lui come il mare che, nelle notti illuni, non si sente tranquillo, è quasi inquieto: “risente, nelle notti senza luna,/il mare di un’oscura calamita”. Talmente tenace e unico il legame tra mare e luna, che si sentono fortemente attratti anche e maggiormente nell’assenza. Accentuazione in negativo di contrasti. Sbarra di prigione sembra quella luna tra parenti presenti e assenti in una notte di Natale. La luna, anziché contribuire a sciogliere la tensione, l’accentua e ne accresce il disagio: “Una sbarra di luna segna il limite”. A volte, la luna accresce l’aridità, sia vera, concreta, che metaforica, agli animali: i merli “con la lingua secca” e alle cose: “il prato assetato di luna/ne attende ansiosamente la rugiada”. Gran parte della terra di Calabria è arida – “impuntita di stecchi” – e ad essa non può recare ristoro neppure l’acqua dei pozzi, perché amara, non adatta né per bere, né per l’irrigazione: acqua di mare, insomma. Con la luna, tutto viene accentuato, se non reso spettrale, certamente vitreo, quasi magnetico, anche trasognato, certamente surreale. L’acqua del pozzo, che dovrebbe essere vita e fonte di vita, sotto l’effetto


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dell’attrazione sussulta spettrale ed è adatta solo ad ammirare la luna, diviene un cannocchiale. Pur nella presenza delle viti, ordinate (“a righe”), il paesaggio non ha particolari attrazioni, neppure sufficienti a mascherare abbandoni e ferite (il taglio della strada che ha sventrato la costa; i resti arrugginiti della fornace abbandonata): “Bassa di viti, a righe, una distesa/scende dalle colline fino al mare”. Alterazione, allucinazione. Una luna anormale, alterata in relazione anche al nostro stato d’animo, alle nostre momentanee condizioni di salute e mentali: “l’alone dilata la Luna/quanto l’atropina la pupilla”. La semplicità, l’essere se stessi. La luna non “si trucca”, “Perché è bella così, nel suo pallore”. La stravaganza, la stranezza. “allo zenit la luna a mezzogiorno”. Queste figure, questi aspetti, raramente sono netti, rigidi; per lo più sono sfumati, sicché gli uni si possono confondere negli altri, si compenetrano a vicenda. Così, panico e panismo possono debordare nel tragico come nella farsa, nell’ironia (in Roaming ne abbiamo esempi), e a volte tutto dipende dalle capacità ricettive del lettore, dalla sua sintonia con il poeta che trasmette i messaggi. L’uomo, in genere, gioisce della presenza della luna, che gli illumina il cammino nella notte, che lo rassicura. Ci sono, però, anche situazioni in cui la maledice. Ricordiamo le bestemmie di alcuni contadini, nel luglio del 1945, mentre di notte scappavano in cerca d’ombra sotto il fracasso degli aerei che di lì a poco avrebbero bombardato. Maledice il chiaro di luna colui che fa il grassatore, il cattivo, l’uomo belva. Anche in Calabrò abbiamo casi similari, anche se attenuati, apparentemente meno tragici. Ecco, per esempio, “La luna (che) tradisce passi insonni/di cerve abbeverate dal fiume”; ecco l’uomo ossessionato: “Sfuggirò come un gatto la luna/che imbianca di presagi il marciapiede”. La luna la troviamo complice anche nel terribile esorcismo, che avverrà “La terza notte, al levar

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della luna” e di “Venerdì diciassette d’agosto”, “alla luce argentea”, perché quella “notte sarà di plenilunio”. Cabalistica: “Sorge offuscata la settima luna”, che si amalgama perfettamente all’imperturbabilità o al turbamento della situazione, sempre non comune (“Scende la notte – e s’annuncia la luna -/su un tappeto felpato”) e contribuisce alla tensione fino all’estremo con la sua inusualità: “quel solstizio la luna era in anticipo”. Non mancano l’erotismo velato e la malia: “Ti svestirò di luna/sulla grande terrazza”; la quasi estasi: i due giovani nudi che vengono sollevati, attirati come la marea dal “sorgere imminente della luna”, in un’atmosfera quasi dantesca che, per magia e movimento - non certo per tragicità -, richiama il turbinio in cui volteggiano Paolo e Francesca. Una girandola di immagini senza fine e sempre diverse ci dà la luna di Calabrò. Ecco la “Luna a ponente”, velata come una luce “dietro un foglio di Celafon”, una specie di abatjour; ecco “una luna gigante, vicinissima”; ecco la “Resina di luna,/linfa giallastra di luna oscurata” con la reiterata “Linfa rossastra di luna” e il suo “chiarore crescente”; ecco la luna complice, che imbaldanzisce il vento, il quale ne approfitta e “con la luna si leva risoluto” a fare il contropelo alle onde; eccola suolo statico, rispetto a quello labile, mutevole della terra: “Qui non rimane mezzora l’impronta/che serba intatti i passi sulla luna”. Raramente la luna è vinta (“Nuvole in corsa oscurano la luna”); spesso accresce il fascino del viaggio (“se avessi la barca,/sotto la luna vorrei andare a Delos”) e “a bordo di una barca” e dolce prenderla come si fa col sole: “ho i piedi all’ombra ed ho la luna in faccia”. In To erase, please? (Ed. Pomezia-Notizie, 1990), anche la nostra Nemica la prendeva così, ma sul terrazzo! Domenico Defelice CORRADO CALABRÒ, QUINTA DIMENSIONE, Poesie scelte 1958 – 2021), Nuova Edizione, Mondadori, 2021, pagg. 332, € 18,00


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ANTONIO CRECCHIA CON IL SOMMO DANTE di Isabella Michela Affinito

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E per il poeta fiorentino Dante Alighieri l’ossatura del suo capolavoro letterario, la Divina Commedia, fu imperniata totalmente sul numero “tre”, ebbene, per il poeta ricercatore storico saggista traduttore, Antonio Crecchia, il suo poema, omaggiante il solco dei settecento anni dalla scomparsa di Dante, s’incardina sul numero “otto”, ché ogni stanza del suo lungo componimento poetico è fatta, appunto, di otto versi, sulla scia dell’ottavo giorno che arriverà, secondo il credo cristiano, col sole senza tramonto perché sarà il giorno dell’eternità. Al di là del significato simbolico del numero fondante prescelto da Antonio Crecchia, il suo poema è la parallelizzazione di due universi: quello dantesco e quello personale (dell’autore di Termoli), nonché di due stati d’animo che hanno assorbito i mali e le conseguenze negative delle rispettive lontanissime società; ovvero la medioevale di Dante e la contemporanea di Crecchia, il quale, per accostarsi con un certo vezzo al garbo stilistico letterario del poeta toscano, ha intrufolato qua e là nei versi una certa sonorità di bellezza antica come se l’intero suo lavoro poematico fosse stato composto in epoca addietro. «[…] Per fede e per grazia ti fu concesso/ di scendere e salire nel profondo/ degli inferi e dei cieli, con guide/ predestinate a fecondar le radici/ della tua saviezza, già così alta/ e distesa, quale nessun mortale/ ebbe l’onore d’esserne ripieno,/

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dacché nel mondo favella risuona.» (Pag. 13). La ragione-cardine per cui s’è concretizzata l’idea del poema in questione è stata che il Centro Studi Molise “N. Perrazzelli” di Guardialfiera, provincia di Campobasso, ha esteso a tutti i poeti del territorio italiano, nell’anno 2021, l’invito a scrivere qualcosa in versione lirica per dare valenza proprio ai sette secoli che ci separano dalla morte di Dante Alighieri, avvenuta la notte del 15 ottobre 1321 quando il ‘sommo’ si trovava giustappunto in esilio, a Ravenna, a soli cinquantasei anni. Di tassativo c’era che il componimento non doveva superare i venticinque versi e così il poeta Crecchia ha deciso di rinunziarvi, mentre s’era già avviata in lui l’idea illuminante di comporre più di una semplice poesia per unirsi al travagliato spirito dantesco, così di raccontare «[…] d’un mondo che schiuma/ miserie e acri fumi da bolge oscure./ Vedo, odo, reclamo trasparenza;/ e poiché non ho ascolto, né udienza,/ nella mia tristezza mi chiudo,/ dinanzi al muro d’insania e orgoglio/ che il mondo fan nero di vergogna.» (Pag. 14). Quell’immagine speculare del profilo storico di Dante a colori, scelta per la copertina del Quaderno realizzato in edizione fuori commercio da Antonio Crecchia, spinge la mente ad un bellissimo ed interessante confronto Dante-Crecchia, e come scenografia nel poema ci sono i soliti peccati umani tra cui l’Avarizia, la Superbia, l’Invidia, la corruzione, la frode, di cui l’Alighieri fu ingiustamente accusato al punto da venire esiliato dalla sua Firenze, a cui non fece più ritorno. Rileggere la Divina Commedia in questo nostro discordante tempo venato da eventi sfavorevoli e quasi irreversibili, come i fenomeni estremi del clima peggiorato negli ultimi decenni, ritroviamo i mali di sempre e i peccatori di sempre, solo che Dante è stato così abile e ricco d’acume nell’evidenziarli e nel rendere oggettivi i Tre Regni ultraterreni quasi più delle Sacre Scritture e la lingua volgare, da lui adoperata al posto del latino, ha fatto sì che l’opera letteraria diventasse in


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breve tempo un vero best-seller apprezzato anche dalle persone di ceto meno abbiente. «[…] Quando l’insania umana mi disgusta,/ la tua bibbia prendo tra le mani/ e leggo a voce spenta le terzine/ che compongono il gran poema sacro./ Fuori dalla crudeltà che sovrana/ regna in questa selva di lupi in guerra/ contro cielo e terra, lieto assaporo/ la dolcezza dei tuoi smaglianti versi.// Come non ammirare l’alto progetto/ di redimere con te la perversa/ stirpe di Caino, che di mali appesta/ il mondo, e demoniaca superbia/ alza a vessillo di somma ignoranza?/ Tu, che t’abbagliasti al fulgor dei santi,/ vedi ch’io di versi non ho dovizia,/ ma sai quanto a leggerti m’è letizia!» (Pag. 19). Antonio Crecchia ha fatto ‘sue’ le sofferenze interiori di Dante per esporre a nuova luce il suo territorio molisano; l’inferno della società attuale con l’Inferno dei gironi occupati dai dannati descritti dall’Alighieri, coi personaggi cinti ai vizi e ai difetti che li avevano resi pessimi in vita. L’arte dell’immedesimazione usata da Crecchia lo ha persino spinto a (ri)provare le amarezze che albergarono per anni nel cuore di Dante, tradito e allontanato per sempre dalla sua amata città natia e questo esperimento d’interiorità ‘ferita’, l’autore l’ha potuto effettuare soltanto attraverso la fortuita stesura poematica, seguendo un preciso modello di perfetta corrispondenza. «[…] Tu, padre Dante, con il tuo canto,/ intero mi riporti nella stanza,/ dove il mio giorno trascorre lento,/ nell’esilio volontario dal mondo,/ che sempre più al gelo m’abbandona,/ da sé m’estrania, oppure mi offende/ con la lingua bifida dei serpenti,/ ch’han la turpitudine a nutrimento.» (Pag. 29). In effetti, la persona di Dante Alighieri, nonostante la grandezza delle opere letterarie da lui scritte e divulgate già in vita, nonostante i suoi sforzi di uomo che per un certo periodo, grazie all’alto grado culturale che possedeva, si dedicò alla politica nell’ambito della

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sua città – fu Guelfo bianco a favore di una certa indipendenza dalla Chiesa e fu nominato anche Priore nel suo Comune – ebbene, non si può dire sia stato felice almeno per un certo lasso della sua breve vita. Felice nel senso d’appagamento per gli sforzi intellettuali compiuti e forse nemmeno per essersi formato una famiglia, quando sposò la nobile Gemma Donati con la cui famiglia s’era stipulato il contratto dotale quando Dante aveva appena dodici anni nel 1277, e figura femminile per la quale Egli, probabilmente per motivi di riservatezza, preferì non dedicarle alcun verso. «[…] Tre figli nacquero da te e Gemma/ Donati: Jacopo, Pietro e Francesca./ Questa sempre t’amo d’amor filiale,/ e quando volle farsi monacale/ suora, scelse il nome di Beatrice,/ in omaggio alla bella Musa antica/ che nell’animo di Omero, Virgilio/ e tuo, semi sparse di poesia.» (Pag. 35). Isabella Michela Affinito Antonio Crecchia: CON IL SOMMO POETA DANTE, Ed.ac.<>2021, Stampato in proprio, Ottobre 2021, pagg. 59.


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WANG MENGREN

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ANG Mengren è un famoso poeta e calligrafo della Cina contemporanea, nato nel 1959 nella contea di Fugou, nella provincia di Henan. È membro dell'Associazione degli scrittori cinesi, dell'Associazione dei calligrafi cinesi, membro del comitato della Federazione letteraria provinciale dell'Henan. È presidente onorario a vita dell'Associazione dei calligrafi municipali di Zhoukou; professore part-time dello Zhoukou Normal College e accademico straniero dell'Accademia greca di Letteratura, Arte e Scienza. I suoi lavori sono stati pubblicati su riviste professionali come People's Literature, People's Daily, Poetry Periodical, The Star Poetry ecc. Ha vinto un premio speciale d'oro al 2° Concorso di poesia d'amore "New Demeanor Cup" ospitato da Poetry Monthly; il titolo di "eccellente scrittore di prosa e poesia nella Cina contemporanea" nel 2007, premi letterari Boundless Grassland nel 2013 e 2015, Poetry Monthly premi annuali di poesia (prosa-poesia) nel 2013 e 2014, l'Heavenly Horse Prize all'11th Chinese Prose - Concorso

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di poesia nel 2017, 4° Premio annuale (prosapoesia) dei Poeti Shandong nel 2018, 18° Premio Internazionale di Letteratura Libano, “Miglior Poeta” al 6° Premio di Poesia Cinese Contemporanea (nel 2020), e Premio Internazionale Italia Meleto per Poetry nel 2021. Ha pubblicato Literary Writings in My Humble Abode (in 9 volumi), The Writing of the Plain, The Singer of the Plain, Ode to the Plain (cinese-inglese) e Selected Poems of Wang Mengren (cinese -inglese), ecc. Alcune sue poesie sono state tradotte in inglese, italiano, tedesco, francese, spagnolo, tamil, giapponese, coreano, greco, russo e olandese ecc. Di lui presentiamo 4 brani, nella traduzione inglese di Zhang Zhizhong e nella versione, dall’inglese, di Domenico Defelice.

Awake from Sleep Time slowly descends The riotous scene Like the peace-making which is aloof from worldly success Suddenly to smash all the word roots of summer The sky fails to keep the gravity of daytime Some people begin to hawk the knowledge in their pockets Like a self-employed businessman, secretively yawning A gust of horse-like wind Is cut into several sections Awake from sleep About a rose I fail to utter a well-meaning lie Now Most people in the manner of captivity Are embezzling the squandered sweetness The city oversells its derelict soul I am determined to retire into the recesses of a book To taste each and every brilliant golden line To dwell on the luxuriance suffusing in the


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words And the coquettish facial types

Although broken without the blossoming of memory

The dusk swollen with hormone, dog-sleep, and greed Capturing the blossoms of clouds wafting in an instant The watchers uneasily looking about Spreading the pleasant scent of the weak With various postures

Lying on side in the grass All the days of riotous profusion Have turned into a pool of water By the edge of dilapidated walls, to pursue the temporary prosperity

The Evening Scene The rain falling in noontime is independent It refuses to huddle up in the mediocre structure For the wild gale to twist and twitch In the crack of lightning To pluck the flame of water blossoms

The danger stops after an alcoholic intoxication In the naked sky A host of listless eyes Quietly gazing At the slowly rising sun In an instant, the air is like congealed fat Like the northern immortal wind which is linThe world sees the last person who writes po- gering etry Blowing the world stricken with outrage He knows how to peer and peek Into the corruption and velvety of a group of The remotely tender dream of May numbers Reserved like the scorching sun Like the crooked arms The unique and profound hurly-burly Which take away all your background Weaker and weaker I see: the magic wand which is sacred and naïve Return in figures of speech Past Days A word suddenly goes astray in the evening The soft rain falls endlessly The red lotus which I know Is embedded between the coarse light and shadow

Through the morning sunlight of time I seem to see you In pondering steps, standing With two old elm trees to depend on each other for survival Memory for the left hand, and weeping for the How many people yearn to awaken you at right hand some moment To lift up the simple rhetoric of poetry In the dream there is no dust falling The scene in the book Each person is walking briskly like the moon- Is covered up with dried branches and white light snow Each face is the poem I sing in the first half of my life Numbness In illusory dream, I seem to hear The sharp blade carved with carapace-bone- A grain of mote which drops into the dark night script With a disfavored broadening smile and gray Dropping into the eddies of the mountains sharpness


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In the lease running with life Its mortal body is better than a firefly after inebriety The scene which is grotesque in shape and gaudy in color before the eye Makes the interim extravagant claim to be the last destiny Entering you, I see the tertian camel thorn Hidden with a painful scar The sky is releasing the signal of straw paper Or, the newly supported rain blossoms are splashing with loneliness in the pen holder He is in tow with disgrace, searching for the dream paradise partitioned by earthliness The commonplace changes and excessive numbness For the eyes of the eagle, to see all the details Now, I want to write the never-aging lyricism into a sad farewell song And the woman who tosses and turns through metamorphosis Is peeping into the maltreated self-portrait in the study As if envisioning a pair of loving eyes after ten years Quietly To wait for a green lamp, gently close the eyes The illusory kiss, misunderstood by the disordered season Silence is surging in the unrestful warmth At that moment, the world is contained by the voice filled with suspicion In the summer a lonely yellow dog Is sitting in meditation on the fish squama While cursing love (Translated by Zhang Zhizhong)

About the author: WANG Mengren is a famous poet and calligrapher in contemporary China, and he was born in 1959 in Fugou County, Henan Province, China. He is a member of Chinese Writers’ Association, of Chinese Calligraphers’ Association, a committee member of Henan

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Provincial Literary Federation, honorary lifetime president of Zhoukou Municipal Calligraphers’ Association, part-time professor of Zhoukou Normal College, and foreign academician of Greek Academy of Literature, Art and Science. His works have been carried on professional magazines such as People’s Literature, People’s Daily, Poetry Periodical, The Star Poetry, etc. He has won a special gold prize at the 2nd “New Demeanor Cup” Love Poetry Competition hosted by Poetry Monthly; the title of “excellent writer of prose-poetry in contemporary China” in 2007, Boundless Grassland literary prizes in 2013 and 2015, Poetry Monthly annual poetry (prose-poetry) prizes in 2013 and 2014, the Heavenly Horse Prize at the 11th Chinese Prose-Poetry Competition in 2017, the 4th annual prize (prose-poetry) of the Shandong Poets in 2018, the 18th Lebanon International Literature Prize, “Best Poet” in the 6th Contemporary Chinese Poetry Award (in 2020), and Italy Meleto International Prize for Poetry in 2021. He has published Literary Writings in My Humble Abode (in 9 volumes), The Writing of the Plain, The Singer of the Plain, Ode to the Plain (ChineseEnglish), and Selected Poems of Wang Mengren (Chinese-English), etc. Some of his poems have been translated into English, Italian, German, French, Spanish, Tamil, Japanese, Korean, Greek, Russian, and Dutch, etc.

Svegliarsi dal sonno Scende lentamente il tempo La tumultuosa scena Il pacificatore che è assente al successo mondano all’improvviso distrugge alle radici tutte le parole dell'estate Il cielo non mantiene la gravità del giorno Alcuni mettono in tasca la conoscenza Come un autonomo uomo d'affari, che di nascosto sbadiglia Una raffica di vento impetuosa come un cavallo


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È tagliato in più sezioni

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La pioggia morbida cade all'infinito Il loto rosso che conosco È incorporato tra la luce grossolana e l'ombra

Svegliati dal sonno Sopra una rosa Non pronuncio bugie con intenzione Quante persone amano svegliarti in un moAdesso mento La maggior parte delle persone alla maniera Nel sogno non c'è polvere che cade dei prigionieri Ogni persona cammina a passo svelto come il Sta sottraendo la dolcezza sperperata chiaro di luna Ogni volto è la poesia che canto nella prima La città svende la sua anima abbandonata metà della vita Sono determinato a ritirarmi nei recessi di un libro Nel sogno illusorio, mi sembra di sentire Per assaporare ogni brillante linea dorata La lama affilata scolpita con scrittura in osso Soffermarsi sul rigoglio che soffonde nelle pa- del carapace role Cadendo nei vortici delle montagne Nelle tipiche facce civettuole Pensiero spezzato senza il fiore della memoria Tramonto gonfio di ormoni, sonno di cane, avidità Catturando i fiori delle nuvole che si propongono all’istante Gli osservatori si guardano intorno a disagio Diffondendo il gradevole profumo dei deboli Con diverse posture

Sdraiato su un lato nell'erba Tutti i giorni di sfrenata profusione Si sono trasformati in una pozzanghera Ai margini di mura fatiscenti, per perseguire la prosperità temporanea

La scena serale La pioggia che cade a mezzogiorno è indipendente Si rifiuta di rannicchiarsi nella struttura mediocre Affinché la tempesta selvaggia si attorcigli e si contragga Nel crepitio del fulmine Per cogliere la fiamma dei fiori d'acqua

Il pericolo cessa dopo una sbornia Nel cielo nudo Una miriade di occhi svogliati Guarda in silenzio Il lento sorgere del sole Come il vento immortale del nord che indugia Soffiando nel mondo colpito dall'indignazione

In un istante, l'aria è come grasso rappreso Il mondo vede l'ultima persona che scrive versi Sa scrutare e sbirciare Nella corruzione e nel vellutato gruppo di numeri Come le braccia storte Che portano via tutto il tuo sfondo

Il sogno leggermente tenero di maggio Riservato come il sole cocente L'unico e profondo grintoso e corpulento Sempre più debole Vedo: la bacchetta magica che è sacra e ingenua Ritorno in figure retoriche

Attraverso la luce del sole mattutino del tempo mi sembra di vederti A passi meditativi, in piedi Una parola si smarrisce improvvisamente la Con due vecchi olmi a dipendere l'uno dall'alsera tro per sopravvivenza Giorni passati


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Memoria per la mano sinistra e pianto per la mano destra Per elevare la semplice retorica della poesia La scena nel libro È ricoperta di rami secchi e neve bianca

Intorpidimento Un granello di polvere che cade nella notte oscura Con un sorriso sfavorito che si allarga e una nitidezza grigia Nel contratto di locazione in esecuzione con la vita Il suo corpo mortale è migliore di una lucciola dopo l'ebbrezza La scena è di forma grottesca e di colori sgargianti alla vista Fa la pretesa stravagante provvisoria di essere l'ultimo destino Entrando in te, vedo la terza spina del cammello Nascosta da una dolorosa cicatrice Il cielo sta rilasciando il segnale di carta paglia Oppure, i fiori di pioggia appena supportati schizzano di solitudine nel portapenne È al seguito della disgrazia, alla ricerca del paradiso dei sogni diviso dalla terra Il luogo comune cambia e l'eccessivo intorpidimento Per gli occhi dell'aquila, per vedere tutti i dettagli Ora, voglio scrivere il lirismo ma invecchiato in una triste canzone d'addio E la donna che si rigira nella metamorfosi Fa capolino nell'autoritratto maltrattato nello studio Come se immaginasse un paio di occhi amorevoli dopo dieci anni Tranquillamente Per attendere una spia verde, chiudi delicatamente gli occhi

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Il silenzio è in aumento nel calore inquieto In quel momento, il mondo è contenuto dalla voce piena di sospetto Nell’estate un cane giallo solitario È seduto in meditazione sulla squama di pesce Mentre maledice l'amore (Libera versione dall’inglese di Domenico Defelice)

SOGNARE… …vagare tra solchi di nubi, tra luci fulgenti, nel bruno del Cosmo senza fine, o da bocca di fonte, penetrar nei visceri di questa terra e sangue scorrerle eternamente per le vene. Sognar di vivere in quegli abissi marini ove l’animo si spaventa. Sognare il nome mio sulle tue labbra per sempre. Domenico Defelice

TO DREAM ....To walk among furrows of clouds, among glittering lights, in the dusk of the endless cosmos. Or from the well of a spring penetrate the depths of this Earth and have blood flowing eternally through her veins. To dream to live in those profound depths of oceans where the very soul is quivering with fright.

To dream my name Il bacio illusorio, frainteso dalla stagione di- on your lips forever. sordinata Translated by Aida Pedrina


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TRE INTERESSANTI OPERE SU

NINO FERRAÙ di Domenico Defelice ONO dell’amico Alfredo Ferraù, abbiamo letto uno dietro l’altro tre importanti e ghiotti libri sul poeta e scrittore Nino Ferraù, nato in Sicilia, ma di livello internazionale: Il Poeta e la bambina. Nino Ferraù, poeta siciliano del Novecento, un saggio/romanzo di Francesca Spadaro (Armando Siciliano Editore, 2021); Nino Ferraù. Un intellettuale. La sua anima. La sua epoca, a cura di Luciano Armeli Iapichino (una seconda edizione aggiornata, Leonida Edizioni, 2021) e Un solo rogo d’anima e di carne. Nino Ferraù: lettere d’amore a Maria (1957 – 1959), un primo volume (Armenio Editore, 2022) a cura di Luciano Armeli Iapichino e Antonio Baglio, i quali ne annunciano altri.

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Merito di questo rinnovato interesse per l’intellettuale immaturamente scomparso ad appena sessantun anni il 23 dicembre 1984, è del fratello Giuseppe Ferraù, per gli amici Pippo, “che per primo – testimoniano Luciano Armeli Iapichino e Antonio Baglio ha creduto in questo progetto” (p. 5), tirando fuori dall’immenso archivio e mettendo a disposizione lettere e altro materiale, contattando professori universitari e luminari della cultura, sindaci e politici che hanno intestato a Nino Ferraù scuole, strade e spazi pubblici; Pippo, inoltre, ha trasformato casa e giardino a Galati Mamertino in un ambiente che non ha niente da invidiare al Vittoriale dedicato a D’Annunzio. Nino Ferraù è poeta di grande levatura, ma non è di meno nella prosa; basterebbe sfogliare i numeri della rivista Selezione Poetica, da lui fondata e diretta, per rendersene conto. Egli ha scritto molto, oltre che in versi, e su tutti i temi dello scibile. “La prosa di Ferraù – afferma Armeli Iapichino – si pone (…) con la stessa dignità ontologica della sua poesia, rappresentando uno dei tanti segmenti dell’orizzonte circolare del poeta attorno alla “parola” quale soffio sonoro dell’Universo. Un soffio di dolore, di emozione, di fede e d’amore”. Un saggio sulla bellezza, la profondità e la vastità della prosa di Nino Ferrù ce la dà questo primo volume di lettere d’amore che negli anni 1957/1959 il poeta scriveva alla allora fidanzata, poi divenuta sua moglie, Maria Marchese Ragona (1934 – 2020), diligentemente curate da Luciano Armeli Iapichino e Antonio Baglio. Le lettere, a quanto sembra, non sono tutte quelle dal Ferraù scritte alla donna durante i tre anni indicati, e neppure sono integrali; infatti, sono molti i tre puntini fra quadre […] ad indicarci che ci sono stati tagli. Ma altro saggio, anche se minimale rispetto alla massa di questo interessantissimo volume, sono quelle (una diecina) a noi inviate e da noi pubblicate integralmente in appendice al nostro saggio Nino Ferraù, edito da Il Croco/Pomezia-Notizie nel novembre


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del 2016. Il suo bagaglio culturale era abissale; la fluidità del suo linguaggio ingolosisce; assoluta la chiarezza dell’esposizione. Non c’è, nella prosa di Nino Ferraù, un solo periodo ingarbugliato o oscuro, giacché non solo ciò egli abborriva, ma era il suo intimo a non permetterglielo, cristallino e puro. Antonio Baglio, nel suo intervento, scende nei particolari dell’epistolario, evidenziandone la passione, la carica emotiva, gli slanci all’infinito - perché “sentimento (…) vissuto con assoluta pienezza” -, la sublimazione, allorché materia e spirito sono così fusi da intonare lo stesso canto e la parola si innalza a poesia, pur rimanendo aderentissima alle situazioni quotidiane e alle tante occasioni che hanno provocato e sulle quali si sviluppavano, si costruivano le intere missive. Nino scriveva alla sua Maria almeno due volte a settimana e quasi ogni lettera è come un gran fiume, segno della sorgente ricca e immensa da cui scaturivano i suoi sentimenti, la sua passione, la sua adorazione della donna, che sentiva sua stessa carne e suo stesso sangue.

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Queste lettere devono essere lette col pensiero anche all’ambiente e al tempo in cui sono state scritte e ai mezzi e agli strumenti a disposizione del tempo, quando ancora, in molte famiglie, i figli davano del voi ai genitori e un bacio, una carezza, un’espressione di affetto erano considerati segni di debolezza. Nino Ferraù non è assolutamente condizionato da questi e altri lacci; dà libero sfogo ai suoi sentimenti, non li argina, non trascende mai, non è mai volgare anche quando esplicito è il sesso, e si serve del più importante “canale privilegiato di comunicazione” di allora, che era la posta, con tutto ciò che ne derivava, compresi ritardi e mancate consegne. L’intensità dell’amore non ha in tutti la stessa misura; può essere più o meno alta a seconda il sentire dei soggetti; più si è sensibili, vibratili, più essa è forte e totalizzante. “Se non fossi poeta – confessa alla sua Maria in una lettera del 23 novembre 1959 – forse l’amore mi lascerebbe più in pace, esso sarebbe un episodio della vita, ma per me invece è la vita stessa, tutta la vita”. C’è spiritualità e fisicità in queste lettere, entrambe esposte con linguaggio e metafore che, se raccolte a fascio, se ne caverebbe un


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breviario d’amore assolutamente unico: “Le tue parole – scrive in un’altra del 26 agosto 1957 – mi danno un orgasmo indescrivibile e quando traggo una tua lettera fuori dalla busta provo quasi quello stesso che provavo cercando il tuo corpo al di là della veste e la tua anima al di là delle parole”. Tra Nino e Maria non sempre è andato tutto liscio, ci sono stati contrasti, sia prima che dopo il matrimonio; erano due spiriti liberi, non due fotocopie, ma le tensioni scaturivano più dal carattere della donna che dell’uomo. Scrivere tante lettere, si potrebbe dire l’una a ridosso dell’altra, sullo stesso tema e non apparire mai ripetitivo, non essere mai stucchevole: già solo questo è segno di maturità, di grandezza, di risorse sterminate, di capacità ammalianti al limite dell’ipnosi. Armeli Iapichino è anche il curatore della nuova, seconda edizione, rivista e ampliata, di Nino Ferraù Un intellettuale. La sua anima. La sua epoca, nella quale è presente anche Antonio Baglio, insieme a Cosimo Cucinotta, Salvatore Giuseppe Vicario, Giuseppe Rando, Sergio Di Giacomo e Anna Franchina. Contributi tutti fascinosi. Armeli Iapichino, oltre l’Introduzione, presenta un alato e puntuale “Incontro con Nino Ferraù sulla banchina del tempo”, che parte da quando bambino, Nino Ferraù armeggiava

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tra gli strumenti musicali del padre Vincenzo, calzolaio provetto e “capobanda musicale”, per giungere al triste giorno della morte, nel dicembre del 1984, e al ricordo dei tanti Premi importanti, anche di quelli non ritirati, dei riconoscimenti postumi. Cucinotta si sofferma sulla Fede – nella poesia di Nino Ferraù sempre presente e intensa -, sul linguaggio, le metafore, i simboli, la profondità di pensiero, la famiglia, l’amore, il paesaggio, il paese, la città. Baglio puntualizza il ruolo che Ferraù ha avuto e continua ad avere come intellettuale. Salvatore Giuseppe Vicario ricorda le relazioni di Ferraù con i tanti poeti e scrittori aderenti al suo Ascendentismo e gli assidui collaboratori della rivista Realismo Lirico, tra i quali Salvatore De Maria. Giuseppe Rando evidenzia come il poeta di Galati Mamertino riuscisse a sublimare anche il quotidiano. In Appendice, Sergio Di Giacomo si sofferma sull’attività divulgativa di Nino Ferraù e Anna Franchina sulle iniziative per ricordarlo, compreso il Premio Internazionale di Poesia a lui intestato; iniziative, è doveroso ribadirlo, tutte aventi come propulsore, come motore, il fratello Pippo, instancabile, infervorato, il più innamorato e convinto della sua grandezza. Il lavoro di Francesca Spadaro, infine, è un romanzo memoriale, scaturito da ricordi e da


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immagini, di cui è ricco il libro. Il poeta è Nino, naturalmente, e la bambina è lei; i ricordi, le memorie hanno inizio da quando il piccolo Nino entrò per la prima volta alle elementari, con lo scampanellare della campanella, cioè, la “diana”, il “Buon giorno, Signor Maestro”, il quale maestro, favorevole o meno al regime, inizia il suo lavoro nominando Mussolini che in quegli anni dominava… Nel racconto dialogato della Spadaro abbiamo tutta la vita di Nino Ferraù: il collegio, la crescita, la maturazione, il sorgere prepotente del bisogno della scrittura, il successo, l’amore, il matrimonio imposto, il carcere…. La narrazione è lunga e appassionante; ogni brano una scoperta che lasciamo all’attento lettore. Sarà Nino, poi, il Maestro,

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dalla cui voce penderanno schiere di alunni tutti di lui innamorati. Un racconto di drammi, di sofferenze, di privazioni, di affetti; una narrazione poetica, dovuta anche al linguaggio, che la Spadaro frammista al dialetto, sempre, comunque, con la sua precisa nota esplicativa. Domenico Defelice LUCIANO ARMELI IAPICHINO - ANTONIO BAGLIO (a cura di): UN SOLO ROGO D’ANIMA E DI CARNE. Nino Ferraù: lettere d’amore a Maria (1957 – 1959), Armenio Editore, 2022, pagg. 302, € 19,00; LUCIANO ARMELI IAPICHINO: NINO FERRAÙ. Un intellettuale. La sua anima, La sua epoca, Leonida Edizioni, 2021, pagg. 128, € 10,00; FRANCESCA SPADARO: IL POETA E LA BAMBINA. Nino Ferraù, poeta siciliano del Novecento. Armando Siciliano Editore, 2021, pagg. 200, € 18,00.

A pag. 21, foto dall'alto della amena e panoramica abitazione di Pippo Ferraù a Salice di Messina, con le varie poesie di Nino che il buon Pippo ha immortalato su lastre e marmi, disponendole tra la vegetazione della villa.


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PETER RUSSELL (Bristol, 16.9.1921 - San Giovanni Valdarno, 22.1.2003)

LETTERE (6 gennaio 1995 - agosto 2002) Sarò1 in ospedale qualche giorno operato per ernia e anche per sclerosi al collo della vescica Scriverò quando posso Tanti saluti Peter 52026 PIAN DI SCO’ AR. il 22 luglio 99 *** 52026 Pian di Scò, AR2 1l 16 agosto ‘99 Caro Defelice, Sono stato lento a rispondere perché sto riassestandomi molto difficilmente dopo la chirurgia e sono molto debole, e peggio, sembra d’aver perso quasi completamente LA MEMORIA. Mese per mese ho letto POMEZIA con attenzione. Altroieri quando ho cercato varie riferenze3 mi sono accorto di non ricordarmi di quasi niente. Ma ci sono i miei comenti marginali in inchiostro per provare che ho letto tutto. Mi trovo leggendo parole, struture4 grammaticali, ma non 1

Pezzo di carta, manoscritto. Dattiloscritta su fotocopia di: “PREMIO DI POESIA “EUGENIO FRATE 1999” XIII EDIZIONE Rionero Sannitico, IS. Si partecipa con non più di due poesie inedite a tema libero, non superiori a 35 versi. Cinque copie chiaramente dattiloscritte da inviare a: Prof/ssa Silvana Iacobucci - Vico Arduo 2 - 86087, Rionero Sannitico (Isernia) entro il 7 agosto 1999 con recapito e numero telefonico dell’AUTORE. Nessuna tassa di lettura né di Segreteria. Giuria: Vincenzo Rossi, Pasquale Maffeo, Benedetto Grassi, Antonio Vanni, Silvana Iacobucci. Premi: 1° classificato L. 1.000.000 (un milione) e attestato; 2° classificato L. 500.000 (cinquecentomila) e attestato; 3° classificato L. 300.000 (trecentomila) e attestato. Il premio deve essere ritirato personalmente 2

assorbendo semantemi! E i mucchi di libri e riviste NON ancora letti mi spaventano. Capisco troppo bene il Suo dilemma. Il Suo comento sulla mia poesia “Non latte, ma lacrime amare” è assolutamente giusto. Ho fatto nota di questo (e anche di ‘tempesta” non “una tempesta”) e quando torna la Sra Furferi5 passerò le correzioni per la seconda edizione di CATENA D’ORO, che deve uscire nel tardo autunno. e non si accettano certificazioni di qualsiasi impossibilità sempre facili a prodursi. Ulteriori eventuali informazioni strettamente necessarie al numero telefonico 0865/848452 dalle ore 14,30 alle ore 21,00. I vincitori saranno avvisati dalla Segreteria. La premiazione è prevista in Rionero per il 22 agosto 1999. Primo premio vinto da PETER RUSSELL di Pian di Scò, Arezzo”. A seguire, manoscritto a penna: “La citazione della Giuria, lettami a telefono, mi sembra meriti essere stampata. Gliela manderò verso il 26 agosto quando torno”. 3 Così nel testo. 4 Idem. 5 Furfaro


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Aspetto il numero di Agosto e anche Il Croco. Sarà un piacere vedere queste cose stampate. Ho dovuto aspettare molto6 anni per vedere tante cose stampate! Il saggio di Manisty (una esperta sulla poesia moderna araba e Socio al insigne All Souls College, Oxford) mi sembra un’opera notevole, e va molto bene con i saggi della MacCaslin, K. Raine, T. Scott, M. Saracino e anche quello di Cadogan, che spero che pubblicherà nell’autunno. Adesso abbiamo un sacco di critica di alto livello sul poema Paysages Légendaires (1969!) a fra poco avrò finalmente corretto la traduzione del testo fatto da Ciro di7 Maria. Probabilmente troppo lungo per PN. Poi c’è un mio saggio sulla poesia di K. Raine, che credo vale. E’ stato ricevuto bene in Inghilterra e negli USA e l’autore è entusiasta per esso. La Raine compiva il 91esimo anno un mese fa, ma è chiarissima e attivissima e anche pubblica una miscellanea

dell’altissimo livello (semestrale, ogni numero pp 300). Noi giovani siamo pigri? (!!!!) Sì, volentieri Le manderò fra poco una diecina di poesie inedite con titoli. Anche indirizzi ai quali possa mandare copie di STRIMPELLANDO. Non prometto niente, anche se scrivo a tutti menzionando Suo nome. Fra le poesie che manderò ci saranno alcune già ‘pubblicate’ si8 MARGINALIA ma M non è veramente una PUBBLICAZIONE. “distribuzione privata”. Spero che questo va bene. Recentemente ho battuto 200pp di poesie recenti ma poche sono tradotte finora. Purtroppo, poche liriche. Ha visto il lungo saggio su me su SEMICERCHIO (Firenze, luglio)? Tanti auguri Peter Russell *** (sul retro) il 27 ott ‘999

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ad avere il singhiozzo, ogni cinque secondi per tutta la notte, starnutendo ogni tanto almeno trenta volte di seguito. Oggi Mercoledì 19 sono ancora molto debole e quasi non mi reggo in piedi. In tutto questo periodo di 7 giorni ho potuto mandare giù solo una piccola confezione di yogurt. Venerdì 22 comincio a tenere un corso di sei lezioni a Montevarchi su come scrivere le poesie, che terminerà il 24 novembre. Il viaggiare mi distrugge! Il 12 novembre faccio ancora due interventi a Borgo San Sepolcro, e verso la fine di Novembre ancora due interventi, uno al Liceo Classico a Massa Carrara, l’altro al Liceo Linguistico sempre a Massa, ma in maniera del tutto indipendente. Ci sono anche Premi da ricevere a Piombino e a Arezzo, due serate di presentazioni di nuovi libri a Firenze, e più visite a scuole a Arezzo e San Giovanni, e mi sento sbattuto dalla paura di non potere adeguarmi a questi appuntamenti. Peter Russell IERI, il 22 ott. è venuto il medico che mi ha fortemente sconsigliato il viaggio a Montevarchi, mi ha raccomandato l’immediato ricovero in ospedale e mi ha dato degli antibiotici e del cortisone. Ho dovuto rinunciare al Corso (da dove verrà il nostro pieno di gasolio???) e mi sono accordato di ricoverarmi dopo osservare i risultati di 3 giorni di queste

Così nel testo. de Maria. 8 Così nel testo. 9 Dattiloscritta su fotocopia di: 52026 Pian di Scò, AR il 23 ott. 99. L’ergonocrazia o l’ergonomania della senilità ??? Giovedì 14 ottobre sono rientrato verso mezzanotte da Firenze dopo aver tenuto una conferenza sulle mie memorie letterarie del Bar “Le Giubbe Rosse” nel periodo 1947 - 1951. La sera di venerdì 15 ho dovuto fare molte fotocopie nella stanza di mezzo al pian terreno de “La Turbina”. Faceva piuttosto freddo perché non avevamo potuto pagare il pieno di gasolio per il nostro nuovo impianto di riscaldamento. Ci vogliono due milioni di lire che non abbiamo. A mezzanotte avvertivo tremolii violentissimi, brividi ferocissimi e un freddo diffuso in tutto il corpo. Poi, a letto, un bruciore acidissimo allo stomaco e il blocco totale in entrambe le narici. E dolori ferocissimi al petto. Sabato 16 ottobre i tremolii diventavano così forti da buttarmi a terra, e non potevo né camminare né stare in piedi. Domenica 17 sono rimasto a letto tutto il giorno senza poter dormire. La sera, ho preso un “Vivin C”. Verso le tre della notte mi sono svegliato e ho passato tutta la notte a vomitare letteralmente litri di muco, con niente solido. Lunedì 18 ottobre sblocco delle narici e dei polmoni. Martedì 19 ottobre ero ancora molto debole. Poi la sera ho incominciato 7


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Caro Defelice, Sono molto malato e terribilmente debole. Anche in dolore con lo stomaco che va male. Ci accludo le tre poesie che vinsero il “Frate”, un’altra “Il piccolo Cane” (molto cara a me!) più due eccellenti recebsioni10 della mia prosa, una da AGENDA, una da TEMENOS, tutte e due tradotte in Italiano. Domani Le scriverò una lettera per coprire le altre cose. Il recente POMEZIA era splendido. Dettagli domani. Grazie per tutto cordiali saluti Peter *** 52026 Pian di Scò, AR.11 il 28 ott. 99 Caro Defelice, Ieri ho imbucato 5 poesie più due recensioni che forse Le interesseranno? Fra poco avrò pronte altre poesie, più il mio saggio su KATHLEEN RaINE più una prosa sulle mie memorie del bar “Giubbe Rosse” negli anni quaranta e la mia formazione come poeta. Quanto all’Intervista ci penserò -- in questo momento quasi non posso strisciare da tavolo allo scaffale. Forti dolori di stomaco, polmoni e nella schiena e collo. Ieri ho mandato anche una nota per gli Editori britannici per accompagnare copie di STRUMMING. Se ha buttato gli indirizzi Le manderò copie Settimane fa ho scritto via LEI a Lucio Del Biasio12. Ammiravo enormemente la sua poesia su IL CROCO. Niente risposta. Mi sento triste per questo. Mi piacerebbe scrivere per Voi una critica medicazioni. Intanto sono soggetto di “allucinazioni” bizzarrissime che durano anche parecchie ore e sono assolutamente “convincenti” e verosimili. MIO FIGLIO, che non manca il senno d’umorismo, dice “Caro babbo, stai impazzendo. Dovremo mandarti al manicomio.” Mi ha appena portato un pacchetto di “SPECIAL GUNPOWDER” green china tea!

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(simpatica) delle ide di Viola, Porcu e adesso e adeso dell’idea, eccellente in sé, che i ricchi potessero provvedere fondi per i lavoratori poveri ma volenterosi di lavorare. Il problema mi sembra che in Italia manca una classe di amministratori e burocrati capace di maneggiare i soldi degli altri senza rubare la maggior parte… ARCOBALENO. Il mecenatismo personale s’è quasi sparito. Mi sembra che ci sono tanti schemi per iniziative dei giovani, almeno nel Sud. Non posso elaborare adeso ma l’elemento UTOPICO mi sembra viziare queste eccellenti intenzioni. In ogni caso, un13 quota da pagare dai ricchi per i non-aventi, sarebbe come una tassa di più da EVADERE! Non c’è dubbio per me che POMEZIA NOTIZIE è la rivista più interessante e autentica in Italia adesso. Lei si lagna, regolarmente, anzi piagnucola, che io sono un santone che non fa niente per DEFELICE. Non sono per niente santone ma è vero che non faccio niente direttamente come ricambio per i Suoi favori (? sono favori e gli atti di un buon editore e di un buon critico°?) Sono stufo di questi lamenti. A mia età, nel mio stato di salute, e dato che non sono italiano e che sono poco competente di “criticare” gli scrittori italiani, io mi devoto a ciò che posso fare con una certa competenza. Il chiamarmi egoista e un ingrato forse dà forza al Suo senso di aiuto-pietà, ma mi scoccia più che non possa dire. Con amicizia e ammirazione Peter Russell Più14 tardi, ma non posso promettere niente tradurrò delle Sue cose più qualche saggio e li pubblicherò nel UK e nege15 Sua. P. R.

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Così nel testo. Dattiloscritta su fotocopia di parte già riportato nella nota 9. 12 Leucio Di Biase, DI Roma. 13 Così nel testo. 14 Sopra un pezzo di carta manoscritto appiccicato in testa alla lettera. 15 Così nel testo. 11


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Di16 Biase ha risposto. Grazie! anche per la nuova recensione di CATENA D’ORO. Il nuovo numero interessantissimo In fretta Peter Russell *** (senza data, ricevuto 9.11.99) Ho vinto anche l’Alpi Apuane17 e sono nella rosa dei candidati per primo premio S. Nicola Arcella (5 milioni!)

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Vi18 altra parte della lettera mi è molto dolorosa. Rispondo a quella fra poco. Sarà spiacevole a tutti e due. Ma sono molto riconoscente della recensione e delle note critiche sulla traduzione Con amicizia e stima sempre maggiore, Il Suo, Peter *** il 30 nov 9919 Sarò a Roma il 18 dic mezzogiorno fino al-

RECENSIONE La critica filosofica, si dice, Deve distinguere la verità dal falso. Quella letteraria, il felice dall’infelice. I gusti sono dispari, -Il lettore impari Da Defelice è ancora da lavorare. Peter Russell, Pian di Scò, il 4 settembre 1999 Sabato il 4.8.99 Ho ospiti inglesi a casa mia e non posso rispondere che lunedì alla Sua del 27. Ma devo dire subito che la Sua recensione, di Catena d’Oro è su un livello molto alto e qualcosa di più di ammirevole. A tutti i dieci indirizzi mandai una piccola nota su Lei su Strumming. Forse La ho scoraggiato troppo, ma l’ho fatto per non sollevare speranze di miracoli.

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Su altro pezzettino di carta manoscritto appiccicato sul retro della lettera. 17 Manoscritta, senza data, ricevuta il 9 novembre 1999. Il brano all’interno “Recensione” è dattiloscritto. 18 Così, sembra. 19 Manoscritta su Cartolina illustrata di Napoli Panorama notturno, con i versi di Tina Piccolo “Dint’è silenzio ca se fa poesia ‘e stelle saie che so? parole ‘e ‘DDio…”). 20 Dattiloscritta su fotocopia: “per MARGINALIA

meno la sera del 19. Parto mattina presto il 20. Il 19, dalle 11 fino alle 1500 sarò al Grand Hotel Metropole per il Premio Avvenire Abruzzo. Possiamo incontrarci? Sarò % Luigi Attardi 06 687 5763 auguri come sempre Peter Russell o55 960 674 (casa) *** Caro Domenico Defelice20, N° 14 LA RETORICA DEGLI STORICI La negligenza degli studi classici è uno dei fatti lamentevoli del nostro tempo. La recente collezione di CITAZIONI LATINE E GRECHE (Mariotti, Milano, 1992) deve almeno darci da pensare. Ecco un eccelso esempio 123,4 MELIOR TUTIORQUE CERTA PAX QUAM SPERATA VICTORIA


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Ero lietissimo di vedere il mio saggio su LE GIUBBE ROSSE su PN di dicembre. Pensavo fosse troppo lungo per Voi. Per questa ragione l’ho mandato anche all’amico Antonio Piromalli (molto simpatico) per LETTERATURA E SOCIETA’. Lui l’ha accettato qualche giorno fa. Gli ho scritto oggi che tu l’hai pubblicato con ogni diritto e correttezza e semmai sono io da rendere “colpevole”. Speravo di vederti a Roma ma evidentemente sei troppo impegnato vabbene21 accetto questo perché fai delle cose molto più importanti delle mie piccole bosogni22, con calorosi auguri per Natale, Peter Russell Sono ridotto a una inefficacia/inefficienza penibile. Dato23 età e stato di salute costa un’ora di lavoro di scrivere una piccola nota come questo24. il 15 dic 99. *** 52026 PIAN DI SCO’ AR.25 Il 7 febb 00 Caro Defelice,

Meglio una pace certa e sicura che una vittoria sperata (Livio, Storia Romana, 30,30 19) Questa sentenza nel racconto di Livio viene fatta pronunciare ad Annibale, secondo un procedimento retorico, caro a tutta la storiografia antica, secondo cui i grandi protagonisti si esprimevano col discorso diretto, per mezzo di orazioni ben costruite, ma infarcite di topi, proverbi e banalità. In questo caso al generale cartaginese viene messo in bocca un proverbio, ancora oggi molto diffuso, che rientra nella ricca casistica di esortazioni alla prudenza, che consigliano di preferire il bene già presente, anche se piccolo, a quello più grande che per ora non si ha. Più banalmente si potrebbe ricordare il nostro meglio un uovo oggi che una gallina domani. Fra più di 200 errori di stampa dei quali molti fanno nonsenso del Latino o Greco l’errore nel passo riprodotto sopra sarebbe quello più sapo-

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Grazie per PN gennaio e il bel libro della Muzzo26 - un banchetto di lettura. Ci accludo L. 50.000.: il massimo che posso adesso. A Roma ero confuso, essendo malato con febbre alta e in stato penoso con polmoni e intestino. Ma mi aspettavo di vederLa al pranzo. Non c’era. A parte l’essere assai malato ancora, sono indaffaratissimo sopraffatto da lavoro e corrispondenza. Le ho scritto il 28 ottobre ma non ho riscontro. Spero che Lei non si è arrovellato di me - ma dovevo essere schietto. Non posso scrivere critica sulla poesia italiana. Ma se mi mandi fino a 3 pp su Lei e gli scritti le pubblicherò su MARGINALIA con una nota da me esponendo mia ammirazione per PN e tutte le Sue attività. Intanto ci acclusi - mio testo IL SUONO COME RIVELAZIONE e una splendida recensione da Banchini del mio POESIE DAL VALDARNO. Tutte e due inedite. Lei ha un sacco di mie poesie da 5/6 mesi. Ne vuole qualcosa? Se no, le manderò altrove. Siamo senza acqua e riscaldamento a casa da settimane Difficile lavorare. Anche senza

roso. Purtroppo i liceali troveranno altri meno digeribili. Peter Russell (aggiunta a penna, a destra): Si vuole dire ‘topoi’ o ‘tropi’? 21 Così nel testo. 22 Idem. 23 Idem. 24 Idem. 25 Manoscritta su fotocopia: They do not know And nor do I. Peter Russell Lido di Venezia 30 October 1981 hâtif – One who cries aloud. A voice from Heaven, or from an invisible speaker. A secret monitor, or guardian Angel. I use it here in the sense of the “voice of the Beloved” – P. R. 26 Giovanna Maria Muzzu, di Telti, Sassari.


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macchina da scrivere - perché i nastri non si trovano da nessuna parte. Ha letto i miei 31 Sonetti - bilingui ‘Al fumo delle candele’? Spero che possiamo aggiornare le cose, ma so che Lei e, come me, indaffaratissimo. Le mie mani sono assiderate da 2 mesi, difficile scrivere! Con auguri cordialissimi Peter Russell *** 52026 Pian di Scò AR. 055 960 67427 il 29 febb 00 Caro Defelice, Molto gentile da parte Sua di mandarmi in N° di Marzo - che come sempre è eccellente. Ho un28 opinione molto alta di Banchini e leggerò Suo saggio con grande interesse. Sono lieto che stamperà il Saggio di Cookson in aprile. Ci accludo testi ravvisati di mio POESIA: ESSENZA della vita SE NI ETIAM Buttare i vecchi testi Sono molto stanco e malato cronicamente. Tanti lancinanti dolori intestinali con viva amicizia e stima Peter *** 52026 PIAN DI SCO’ AR29 il 16 marzo 2000 Caro Defelice, tante grazie per la Sua del 13 appena arrivata con le utili correzioni suggerite per ma30 SENI ETIAM. La rifarò subito Mio figlio è fuori ma sono sicuro che potrà fare i dischetti e li imbucheremo al più presto possibile. Domani spero. Sono “sopraffatto’ dall’abbondanza di spazio a me concessa per aprile.

Sono molto lieto per Lei della votazione dell’IWA. E’ assolutamente giusto. Ma non conosco questa organizzazione. Può mandarmi il loro indirizzo e fotocopia dell’attestato articolo. Lo riprodurrò su Marginalia. Siamo bestialmente occupati in questo periodo. In fretta, Peter

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marz/giu, tutta di annunci di concorsi letterari. 30 Così nel testo. 31 Foglietto giallo autoincollante manoscritto. 32 Così nel testo. 33 A penna su fotocopia dattiloscritta. 34 Dedica a penna.

Manoscritta su fotocopia copertina THE SWANSEA REVIEV n. 18 £ 3.00 28 Così nl testo. 29 Manoscritta su fotocopia della p. 64 dell’OSSERVATORIO LETTERARIO Anno 2000,

Dischetto31 per il saggio di Nesti non disponibile da me. Cerco di telefonargli domani venerdì 18 Quello di Cookson è nelle mani della traduttrice a Cassino. Cercherò di farlo mandare ma sono dubbioso di trovarla a casa Dischetti di Presentazione (Prologo) a LA CATENA D’ORO e a SUONO COME RIVELAZIONE ci32 acclusi. In fretta P. R. *** Come è adesso Grazie per il consiglio33 la mia più recente poesia in italiano - P. R. ETIAM SENI ESSE DISCENDUM (Seneca, Epistole, 76,3) per Domenico Defelice che mi aiutò34 Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, affinché, di te stesso quasi libero ed onorevole plasmatore ed artefice, tu ti forgiassi nella forma che avresti prescelto. Pico della Mirandola Abitiamo soprattutto noi stessi. Da giovani ci basta ma più tardi Diventati grandi Più non potremo Affatto riempire lo spazio Ch’è in noi. Dilatiamo dappertutto E ci troviamo nel vuoto. Bisognerà


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Creare l’anima per occupare Gl’infiniti spazi dello Spirito, Per trasformare il truce paradosso In sempre effervescente Paradiso, Prima che s’imbatta nel muto muro. PETER RUSSELL Pratomagno 11 febbraio 2000 *** Buone notizie35 che Lei pubblicherà il prezioso pezzo di Nesti. Grazie. c Sto molto male con una feroce gastrite ma mi sforzo di lavorare. Ha visto la bella recensione di N. de Stefano Busa36 su Corriere di Roma (15 febb)? Non dimenticare di mandarmi un suo Curriculum Auguri, Peter *** Caro D. D37. Tante grazie per PN aprile, molto apprezzato e non solo per le mie cose. Anche per la Sua poesia - un felice pensiero! Difatto38 sto molto meglio, quasi tutti apposto - se non per una stanchezza tremenda. Devo dormire dopo 4 ore di lavoro sole. E grazie per la fotocopia di NHI su STRUMMING. Splendido. NHI è una delle poche riviste inglesi che son leggibili Le migliori sono AGENDA, SWANSEA Review, TEMENOS e ACUMEN. Le altre 1500 sono più o meno sub-fumetti. Ho mandato per recensione 100 copie del mio TRE CERCHE.

Dopo 2 anni, solo una, di 5 righe su NHI! Per l’intervista dovrò pensare - questo mese sarò molto indaffarato In fretta, Peter il 4 aprile 2000 *** Caro Defelice39, Questo, La Sorgente Prosciugata, ha vinto il Premio VENAFRO (Amerigo Iannacone) Premiazione il 28 aprile. Se Lei vuole qualche pezzo dopo quella data può usarlo - ma mi tenga informato. Voglio darLe possibilità del primo rifiuto Saluti cordiali come sempre, Peter Russell il 15 marzo 2000 Ho anche vinto il Premio Villarmosa/Grostaferro40 con 35 sonetti. E altri (!) *** Enna41, Caltanisetta, S. Caterina Qui, cogliam42 dei fiori con Persefone Con e calorosi auguri Peter Russell il 10 maggio 2000 *** 52026 PIAN DI SCO’ 055 960 67443 il 18 maggio 2000 Caro Defelice, Sono tornato da 12 giorni in Sicilia S. Caterina, Caltanisetta44, Enna, Pergusa, Piazza Almerina, Agrigento, Campobello,

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Manoscritta su cartolina: La Bandiera Futurista MARCIARE NON MARCIRE RISTORANTE STORICO LETTERARIO Giubbe Rosse (sul retro) Movimento futurista 1914 GRAN CAFFÈ GIUBBE ROSSE RESTAURANT STORICO LETTERARIO Piazza della Repubblica 13/14 - Firenze Tel. 055/212280 - Fax 055/290052 (senza data, ricevuta in marzo 2000) 36 Ninnj Di Stefano Busà, residente a Segrate, Milano.

Manoscritta. Così nel testo. 39 Pezzo di carta manoscritto senza data, ricevuto il 16.4.2000. 40 Così nel testo. 41 Cartolina postale a colori, manoscritta, S. Caterina Villarmosa, panorama Vue View Ansicht BROOK-COLLECTION Ed. Amoroso Vincenzo Srl – Cartolina Ingrosso via F. Purpura, 25/27 – Tel. (091) 6162945 – Fax 6164270 97127 PALERMO (timbro postale 11.5.2000). 42 Lettura incerta. 43 Manoscritta. 44 Così nel testo. 38


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et45 - tutto molto fruttuoso e simpatico - e, mi permetto di dire ‘trionfale’ (!). Il Premio Città di Grottaferro (S. Caterina) mi presenta con un nuovo libro “Al fumo delle candele” - 36 Sonetti da sett. ott 1998, bilingue (pubbl. Sciascia) e Le manderò una copia subito che

le copie arrivano qui. E’ un bel libro, simile a quello di Venafro. Ho trovato a casa MONTAGNE di corrispondenza, occorreranno mesi per evadere tutte!

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Segue segno incomprensibile, forse “al”.

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La Sua recensione delle mie Poesie dal Valdarno mi è piaciuta e incoraggiato oltre misura. Lei l’ha letto in profondità e con penetrazione e sensibilità eccelse. Posso dire di più. Beato me, avere un tale critico - non c’è una virgola che voglio far cambiare. Grazie di cuore. I due suggerimenti per correzioni testuali sono di grande aiuto – muffa/forma è stato un problema. Dobbiamo ripensare - soppesare rinuncio mal volentieri a ‘muffa’ ma dal punto di vista del lettore italiano, mi sembra che Lei abbia ragione. Con ‘forma’ si mantiene la ‘lettera’. Senza ‘muffa’ si perde lo spirito. Dilemma pilatesco! Poi, c’è PN di maggio con abbondanza di Russelliane! Ero molto lieto di vedere la recensione di Andriuoli e lo sarà anche lui. Suo indirizzo è Via Amalfi 6/8, 16146 GENOVA. Poeta squisito e persona seria, corretta, ma simpatica. Un'altra genovese splendida è la prof.ssa Enrica Salvaneschi, (Glottoetnologia, Via Balbi 4, 16126 Genova). Lei ha scritto per HEBENON un saggio molto penetrante comparando me e Venanzio Reali, e adesso che mi


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conosce un po’ dalla corrispondenza, un saggio eruditissimo e sensibilissimo su i miei Sonetti che appariranno fra poco da DIALOGO del buon Roberto Crimeri. Lei sarebbe, credo, una autrice che porterebbe distinzione a PN. Quanto al mio figlio lui tradurrebbe volentieri Sue cose. Ma fino alla fine di giugno ha lavoro da rompere la schiena del cammello più forte. Ci mandi i testi e in luglio/agosto faremo il lavoro. Tocca a lui di stabilire un compenso giusto. Intanto La saluto con fraterni auguri il Suo Peter Russell Appendo un'altra poesia occasionale del Putignano. Mi sembra lui abbia una dizione felice. C’è tanta ricchezza in PN, non so come iniziare di apprezzarlo. E grazie della poesia su me che mi dà molto piacere. *** Caro Defelice46, Spero arditamente che pubblicherà mio 46

Cartolina BABEL manoscritta. Su retro di foto in bianco e nero di Peter Russell. © 1996 BABEL, Postfach 1231, 86938 Schondorf, Germany © 1996 K. A. Perryman for the photograph of Peter Russell on his 75th birthday. A parte: COMUNE DI PIAN DI SCÒ Pro Loco di Pian di Scò Istituto Comprensivo Statale “Don Lorenzo Milani” di Pian i Scò (AR) POESIA A SCUOLA PETER RUSSELL PETER RUSSELL e la poesia Introduzione dott. Alfredo Riccarelli Sottofondo musicale prof. Maurizio Pasqui. Venerdì 2 Giugno 2000, ore 10,30 nei locali della Scuola Media “Don Lorenzo Milani” di Pian di Scò (AR). (sul retro fotocopia testata TOSCANA oggi Settimanale regionale di informazione N. 19 - 21 maggio 2000 Anno XVIII e articolo firmato L. P “La parola di Fiesole Piantiscò, un giornalino di classe per il Giubileo”). 47 Cartolina, manoscritta, a colori Comitato Autonomo Lotta Contro i Tumori C.A.L.C.I.T. VALDARNO - Tel. 055.9122523 Lascio la gioia a che dona/e la porto a che riceve. Dipinto: Carlo Alberto Torrini, Simbolo C.A.L.C.I.T.: Renato Bittoni. 48 Manoscritta, senza data (ricevuta il 21.6.2000), su fotocopia stampa: SALINAE

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saggio LA POESIA: ESSENZA DELLA VITA. Non insisto per niente. Lei, giustamente è il boss, e accetto le Sue decisioni con rispetto e senza riservazioni. Ma preferisco essere su PN che in qualsiasi altra rivista. Un abbraccio, Peter Russell il 30 maggio 2000 *** Caro Defelice47, Grazie tante del N° di giugno, eccellente come sempre. Lo Sua recensione di VALDARNO è molto coerente e mi fa sia onore che gran piacere. Si sta traducendola in Inglese e la pubblicherò in U. K. e U.S.A. In fretta Suo Peter il 6 giugno 2000 *** Molto48 lieto per notizie circa mia ESSENZA La ringrazio di cuore. INGANNO Le persone mi deludono più e più ancora Sempre più perone mi deludono OPPURE Io deludo sempre più persone Sempre di più? 1984 UNA CARTOLINA PER SAN FRANCESCO Quanto dev’essere beato quel povero diavolo Che trova un credo e poi ci crede! I ricchi Cristiani predicano la Povertà – I Comunisti la ottengono! (correzione a penna: creano) 1970 PREOCCUPAZIONE Niente è più preoccupante che avere niente di cui preoccuparsi 1985 SIAMO DEMOCRATICI


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Non ho mandato dischetti perché il vecchio computer fa solo WORD 60 per WINDOWS 95. Adesso Peter George è sparito nel mondo squallido causa una cagna di donnaccia napoletana. Non sarà disponibile per un po’. Ma forse è poeta dopotutto. Spiace./. sono indifeso e impotente senza lui. Il suo lavoro è diventato sempre peggiore in questi mesi. Forse è meglio che si sporca (? o altro) con la vita brutta e conosce Inferno. Io sono profondamente sconvolto e oltremodo triste. Andriuoli dice, 3 giorni fa, che non ha ricevuto niente da Lei. Ho mandato foto copia. Ma sarebbe gentile mandare un’atra originale ovviamente il buco nero postale è responsabile. Cercherò molto volentieri fare ristampare tutti i Suoi saggi su me. Anche in Inglese, negli USA e UK. Sono ottimissimi Il 9 luglio ricevo il Premio S. Margherita a Spezia, per libro edito. L. 500.000. Sarò ospite di nuovo del Comune di Campobello (AG) dal 20 al 30 luglio, e dal 30 luglio a metà agosto o dopo, del Comune di S. Caterina (CL) per ricevere cittadinanza della Città, (corrispondenza in quel periodo c/o il Comune rispettivo. Ottima gente. Sarò o Pian di Scò fino al 20 luglio. In fretta, e molto giù di cuore! Il Suo devoto, Lasciateci essere democratici Lasciateci credere di essere bravi quanto i migliori di noi 1990 Fotocopia (allegata alla lettera) dattiloscritta con correzioni a penna: DISCO? Mi inaridisco (a penna) o Solo inaridisco? Inorridisco Basilisco Discolo abusivo Vivo languisco (a penna) vivo aggettivo non verbo

Pag. 32 Peter ***

17 luglio 200049 Finora PN luglio non è arrivato. Puoi mandarne a Pian di Scò il più presto e una seconda copia a me c/o LA Monica via M. Capra 16 93018 S. Caterina V. (Calt.) La incontrerò molti poeti e avrò tempo per scrivere Qui sono soffocato con lavoro e i problemi ingenti di mio sfortunato figlio. In fretta, Peter AMBIENTE 2000 Cicale tutt’attorno Non ci cale (Testo alternativo) *** PETER RUSSELL sarà dal 5 agosto al 20 agosto circa il 26 luglio 0050 c/o La Monica Via M. Capri 16 98018 S. Caterina Villarmosa. Prov. Caltanissetta Caro Defelice, Sono sconvolto dal ricovero in ospedale psichiatrico di mio figlio. Un caso grave di “depressione”. Ho dovuto rimandare almeno per una settimana mia partenza per la Sicilia Grazie per l’eccellente numero di luglio, zeppo di buone cose. Scriverò una recensione A Pian di Scò Peter Russell, Pian di Scò, il 3 giugno 2000 (a penna) In Serbo Pian = ubbriaco! (Pijon) Pijon Discò! 49 Cartolina manoscritta; sul retro, “dedicato a Peter Russell”, acquaforte su zinco, 1999, mm 200 x 150, di Anna Mercati. Manoscritta, con allegato: “Scrittura poetica e teoria: Un itinerario nelle tradizioni italiane della poesia di Peter Russell, traduzione di Leonello Rabatti e, su pezzettino di carta, l’aforisma: AMBIENTE 2000 Cicade dappertutto Ci cade addosso 50


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per U.K e USA fra poco. Finora non La ho ringraziato per l’incantevole Sua poesia per me pubblicata nel Maggio. Courget mi ha mandato una traduzione La ringrazio di nuovo per lo spazio abbondante e generoso concesso a me. Peccato che la versione di mia poesia ET IAM SENI non incorporava il Suo miglioramento che ho seguito con gratitudine dove l’ho pubblicato io. Sempre, o quasi, seguo suoi utilissimi miglioramenti. Con tanti auguri Peter Russell Mi sembra questo saggio di Rabatti sia eccellente *** Avrò nuove poesie e prose fra poco.51 44 gradi qui e difficile lavorare bene! Mio figlio è stato più di tre settimane in reparto psichiatra. Molto preoccupato. Ha perso non solo la strada ma anche la testa Tanti cari saluti Peter *** 31 ott 0052 52026 Pian di Scò AR Caro Defelice, Sono tornato il 28 ott. Molto debole, cieco quasi, e la memoria a pezzi. Mio figlio sta meglio ma molto fragile e poco capoace53. 51

Cartolina illustrata a colori, manoscritta: S. Caterina Villarmosa Notturno Piazza Garibaldi con veduta Chiesa Madre Place Garibaldi la nuit avec vue sur la Chiesa Madre Garibaldi-Platz bei Nacht mit Ansicht der Chiesa Madre, BROOK-COLLECTION Ed. Amoroso Vincenzo Srl – Cartolina Ingrosso via F. Purpura, 25/27 – Tel. (091) 6162945 – Fax 6164270 PALERMO (senza data, ricevuta il 29.8. 2000). 52 Manoscritta su fotocopia con i versi: “There is a magic hidden in the mind!/You hunt reality the circling hare./It’s here, it’s there - it’s only with due care/That searching out the fugitive you find/Real creatures visible, clearly, to the blind,/Not flickering on a screen with spot and flare/But unequivocably seen there -/The timeless images of every kind.//It’s excavating in yourself that you/Will enter the empyrean that is at once/Outside of farthest space and timeless centre/Of mind and cosmos,

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Le mando una nuova recensione di Andolfi su PAYSAGES, con dischetto, ma non stampare senza il permesso di Brandisio. Il saggio della Salvaneschi su Reali e me apparirà su HEBENON fra poco credo. Se vuole ristampare si scriva a Prof Enrica S. Glottoetnologia. Via Balbi 4 Genova 16126. Le manderò dischetti di Andolfi su SONETTI SPARSI Discorso a S. Caterina Squadra Comunale di Campobello ma devo scrivere a S. Caterina. La mia roba è tutto lì. Cosa pensa delle poesie che Le ho mandato? Sto copiando centinaia dai miei quaderni (scrittura a mano) ma sono molto lento. Non posso battere con la macchina (mani incerte) e nessuno può leggere la mia originale scrittura. Ho qua 20 kili di nuova corrispondenza, più pacchi e Stampe. Un incubo. Questa nota mi ha costato una ora di tempo! Con amicizia Peter PS PN di settembre era splendida. Ottobre e arrivata ma finora non ho potuto leggerla. Grazie54 ***

universal true,/That famed far country that confronts/The searcher , dejà vue, - you are the inventor. Peter Russell Pratomagno 14 Novembre 2000” 53 Così nel testo. 54 Sul retro di pezzo di fotocopia con i versi “There is a magic hidden in the mind!/You hunt reality the circling hare./It’s here, it’s there - it’s only with due care/That searching out the fugitive you find/Real creatures visible, clearly, to the blind,/Not flickering on a screen with spot and flare/But unequivocably seen there -/The timeless images of every kind.”) 2 Nov Mio figlio ieri, ha fatto un altro tentativo sulla vita. Disperazione


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Il 13 Venerdì, (!) ottobre 200055 Dopo 3 settimane di influenza micidiale con una cecità dolorosissima, malgrado antibiotici, sono crollato, afflosciato, stramazzato. Troppo debole per stare in piedi, certo incapace di viaggiare, troppo cieco per leggere un libro. Grazie a due sbagli infantili dalla parte della Pubblica Amministrazione manco della mia

pensione italiana tre mesi (L. 1.700.000) e tre di quella inglese (L. 900.000). Non posso più. Ho dovuto rinunciare perfino a ricevere il Premio di Carriera della Città di Arezzo il 22 ottobre. *** Ora 5 giorni di una infezione sistemica con una cistite dolorosissima56. Sono alle streme.

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vita, a solo 22 anni. Adesso è ospitato presso una buona famiglia a Pian di Scò, ma è molto fragile e deve andare all’ospedale due volte ogni settimana. Su un livello più banale ma nondimeno sconveniente, il Prefetto di Arezzo era d’accordo a mandarmi la pensione in Sicilia, ma non è mai arrivata - tre mesi, un totale di quasi due milioni. Sembra che la Banca d’Italia abbia inviato gli assegni alla posta in qualche altra città e adesso stanno cercando di rintracciarli. Il soggiorno in Sicilia è stato molto piacevole e ho tanti nuovi amici che mi aiutano. Malgrado i molti articoli lusinghieri sulla stampa quotidiana, non ho guadagnato un soldo in sette settimane. Ai numerosi incontri di lettura delle mie poesie ho venduto un modesto numero di libri, ma questo non basta a coprire le spese per vivere, per la posta e per fotocopiare i molti miei scritti. Mi manca terribilmente la compagnia di mio figlio, senza dire del suo aiuto sia nei lavori a casa, sia come traduttore e computerizzatore. Della posta italiana dico poco, solo che durante questo mese di settembre ho ricevuto molte lettere imbucate in Italia NEI PRIMI DI LUGLIO! Almeno una cosa è positiva! In queste sette settimane ho scritto più di 50 nuovi sonetti, più di cento poesie, e tre prose. Ma trascriverle sarà un grosso problema. MARGINALIA N° 20 (in italiano) è quasi pronto ma non c’è una lira per stamparlo o per imbucarlo. Peter Russell 56 Con penna rossa, in calce foglio con lo stesso testo nota precedente (Cari amici, mentre…). La busta reca il timbro 5.10.2000. Allegata, dattiloscritta, la seguente poesia della Salvaneschi, con in testa, a pena rossa: “Vuole questo?” e, a penna nera: “dalla Prefazione ai Sonetti di Peter Russell”: Tempo richiedi che formi il tuo stilo, Musa e pensiero in fiamma di figura Al fango che tu plasmi, nella cura Di ritmi tesi al viscerale filo Della lira; e visioni dal suo chilo

La busta reca il timbro postale del 16.10.2000. Manoscritto su margine alto di fotocopia con il seguente testo: 27 settembre 2000 PER MARGINALIA N° 20 PETER RUSSELL. Casa Gallo. Via XX Settembre 993018 S. Caterina Villarmosa (CL) Fino al 30 ottobre. Poi Pian di Scò Cari amici, mentre il mio soggiorno in Sicilia va molto bene, ho subito recentemente una sconvolgente crisi: tre volte, in una settimana, si è scemata la mia vista al punto di una totale cecità. Era come se una luce si fosse spenta. Ho dovuto brancolare fra muri e porte per arrivare al mio letto. La mattina dopo la vista è migliorata, ma sempre un po’ più debole. Anche con una lente ora posso leggere solo la stampa molto grande e chiara. Mi è impossibile consultare i vari dizionari così necessari per il mio lavoro. Perciò, se rispondo molto in ritardo alle vostre gradite lettere, dovete perdonarmi. Un’altra cosa che è molto sconveniente è la mia memoria che mi fallisce cento volte al giorno. Non mi ricordo di ciò che ho fatto cinque minuti fa e non posso leggere le mie note, sia scritte a mano che dattiloscritte. Per quanto riguarda la vita quando sono stato esaminato al Centro oftalmico dell’Università di Siena tre anni fa mi hanno avvertito che debbo aspettarmi una degenerazione grave entro pochi anni. A Firenze a giugno di quest’anno ho consultato un eccellente chirurgo oftalmico e mi ha detto che si tratta di una degenerazione senile naturale e irreversibile, e che non c’era niente da fare, adesso mi è quasi impossibile trascrivere le centinaia di poesie scritte a mano nei miei quaderni e in molti casi hanno bisogno di modificazioni per perfezionarle. Poi ho molte traduzioni delle mie prose che devo controllare, ma non posso. Ho avuto altri guai, anche gravi. Mio figlio è stato ricoverato in ospedale per sei, quasi sette settimane. Un crollo totale. Ha perso ogni scopo nella


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Non mi reggo in piedi. PN Agosto magnifico, esp. i primi tre saggi. Cosa è questa “poesia senza natura” della quale parla la nostra Lenisa? Mi sembra importante, capire questo Alle stremo, alta febbre P. *** 5202657 il 5 dic 00 Carissimo Defelice, Grazie per la sua del 20 nov. e la copia del N° di dicembre. PN diventa sempre più forte e più centrale Sono storpiato! Da 15 giorni un torcicollo e dolori nella schiena insopportabili. Niente aiuto. Mio figlio è tornato in reparto psichiatrico - forti pulsioni al suicidio. Verso Natale andrà in un Istituto psich. a Prato per UN ANNO. Non lo vedrò58 visitare a 70 Km. Sono desolato. Sarebbe cortese mandare DICEMBRE a Prof E. Salvaneschi Salita Famagosta 13/8 16126 Genova a Giovanna Colonna di Stigliano Via Borell 16 28813 BÈE, VB. Ho insistito con queste e altri di abbonarsi a PN Ero molto lieto di vedere le mie cose su PN. Grazie! Ho trovato Sua recensione alla Lenisa coerente, equilibrata e bene informata. La recensione del Coppola un groviglio di termini post moderni quasi senza significato e certo

Di immagini potenzino, in misura Dell’ispido, spietato pruno a usura Del filo tuo, spinato assillo e asilo. Le parvenze scalfiscono aspramente Il cuore vivo con la frode bruta; L’anima che il mercante sfrutta e spreme S’allenta in corde inaridite e stente. Pan, separato, sul flauto cicuta Struttura e strugge il tempo in un insieme. In devota emulazione,

Pag. 35

poco apposite. La Sua risposta a Coppola mi è molto piaciuta. La polemica è una cosa di infantile partigianeria “alla Football Club”. Ma non voglio entrare nella polemica perché non sono competente in cose italiane. Scrivere mi fa terribili dolori. La saluto con affetto Peter Caro Defelice59, La ringrazio dello spazio generoso a me dedicato nel N° di dicembre. Purtroppo nella mia “poesia” ANIMAE OMINA c’è un errore di stampa che farà perplesso il lettore. Invece di “Semi-nitore” (che non ha significato nel contesto) si legga “semi-nitori” che continua la rima per ben tre volte e ha un senso, anche se un po’ recondito Con amichevoli Saluti Peter Russell. Si stampi o no, a Sua voglia. Si può usare questo come una riserva60. Certe sono già pubblicate molte altre no. Non mi ricordo quali. E’ una sorta di POESIE SCELTE ma non lo voglio pubblicare come libro. Il TITOLO era prematuro - lo userò per le mie poesie scelte 1990-1996, ancora non pronte in Italiano ma uscite 1997 da Salisburgo. L’unica unità di questo è la traduzione di Donovan) *** Riposo, 27 via Roma, Castelfranco d. s;

Enrica Salvaneschi Manoscritta, ma copia fotostatica. 58 Così nel testo. 59 Manoscritta, su mezzo foglio, a parte. 60 Allegata, su fotocopia, annerita e quasi totalmente illeggibile, di poesia: “Dalla prima disobbedienza dell’uomo, e del frutto/Dell’albero proibito, il cui gusto fatale condusse/A morte nel mondo, e con ogni dolore la perdita” eccetera. Altro allegato, Il selvaggio mio cuore, traduzione di Pier-franco Donovan e l’autore. 57


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5020. AR61 Caro Defelice, To62 ringrazio di cuore per l’appoggio e le buone notizie che TU stesso hai scritto di me e che pubblichi il mio Nota sulla SPIRITUALITA63. Grande inxoragviamento64. Ci accludo qui due altri saggi, quella della Alaimo mi sembra brillante. Scrivo breve perché scrivere cieco è molto difficile per me. Cordiali saluti come sempre Peter Russell Devi scrivere all’Alaimo per permesso *** 52026 Pian di Scò. AR65 14 febb (2001) Caro Domenico Defelice, La ditta che fa le foto copie per me ha preso la copia di PN gennaio 2001. Io (!) non trovo il N° per maggio 2000. Non avevo neanche letto gennaio. Ho bisogno di questi per il mio bibliografo Può mandarmeli? Spiace tanto Sono sempre peggio. Esaurimento totale e tanti dolori! 61

Dattiloscritta, senza data, ricevuta, forse, febbraio 2001. 62 Così nel testo. 63 Idem. 64 Idem. 65 Manoscritta. 66 Manoscritta senza data (ricevuta il 12 marzo 2001) su fotocopia delle pagine 22 e 23 di Noi Altri, marzo/aprile 2001, con, tra l’altro, “Samsara”, poesia di Thomas Cappelletti, “Tempesta di primavera”, poesia di Iole Tuttolomondo e la recensione di Andrea Pugiotto a “Sonetti” di Peter Russell. Sul bordo superiore, a penna nera: “mia F/C sta morendo!” “NOI ALTRI genn – mar 2001”. 67 A penna rossa sul margine destro: “Pugiotto ha pubblicato una bellissima recensione dei miei SONETTI sul nuovo numero di NOI ALTRI.” 68 Dattiloscritta su fotocopia, ricevuta, il 30.3.2001, riproducente una breve nota di Franco Sgroi su VOCE DEL SUD (Palermo) di Sabato 27 gennaio 2001: “Poesie dal Valdarno Peter Russell. In un mulino riadattato a Pian di Sco’, nella verde campagna aretina, vive da molti anni, in solitario eremitaggio, uno straordinario poeta inglese. Peter

Pag. 36 Auguri, Peter

*** Caro Defelice66 Grazie per tutto. La recensione di Rosaria e ottima. GELA In gran fretta, parto per Gotta d’Oro domani A p. 8 (marzo) - un refuso “errore” per CUORE Ha fatto bene stampare Frisardi/Alaimo entrambi amici carissimi, Interessante la Sua recensione di Franca. Condivido una certa antipatia contro Palazzeschi. (E pro D’Annunzio). In Cartapesta N. 3 c’è tutt’una pagina di suoi saggi (?) (o insulsaggini!) E grazie per avere inserito la traduzione di mio figlio, molto gentile. Lo incoraggerà Sarà nell’Istituto psichiatrico tutto quest’anno Ho delle nuove poesie per Voi quando torno dalla Sicilia. In fretta, il Suo, Peter PAESAGGI LEGGENDAR (in La Clessidra) ha vinto il Premio DIALOGO67. *** il 5 marzo68 Russell, nato a Bristol, è sulla soglia degli ottanta anni, è uno spirito libero, ha girato il mondo, dal Canada alla Malesia, dall’India all’Iran, conosce le principali lingue europee e orientali, nutrito di cultura classica, è sulla scia dei maggiori protagonisti della poesia di lingua inglese.//Cugino del Premio Nobel Bertrand Russell, ha frequentato S. T. Eliot, J. Joice, D. H. Lawrence e soprattutto Ezra Pound, del quale è stato infaticabile interprete e promotore, e come lui conosce “tous les livres”. È un mistico della poesia alla quale ha consacrato da giovanissimo la vita e l’opera, ma non è un isolato né avulso dalla concreta quotidianità. //Con la rivista “Marginalia”, da lui stesso prodotta e compilata, in lingua inglese e in italiano, tenne contatti con i protagonisti e le istituzioni della cultura internazionale. Né si può trascurare che ha insegnato nella prestigiosa Università di Teheran, ai tempi dello Scià, e nelle principali Università del mondo. //Ha tenuto e tiene lezioni su Dante e su Ezra Pound, sulla estetica e sul linguaggio, su temi filosofici e morali. La sua opera poetica è sterminata e prodigiosa per ricchezza di linguaggio, per varietà di


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Se la salute me lo permette sarò nella Sicilia dal 14 marzo fino al 28 circa. Ma dopo tre mesi il torcicollo diventa sempre più doloroso e sono molto debole. Una persistente gastrite, con diarrea e vomitare continue69 mi indeboliscono sempre più. Mio figlio si è ripreso fisicamente ma è ancora molto confuso. Sarà in un Istituto psichiatrico a Prato per tutto l’anno 2001. Mi dispiace per gli indugi nel rispondere alle Vostre gradite lettere. MARGINALIA No. 20 è già pronto ma la distribuzione dipende dalla disponibilità di soldi per la posta. Durante l’inverno ho ricevuto i Premi Masini del Collegio dei Nobili di Firenze, Porto Recanati, Dialogo, e Cappelletti di Piombino. I miei libri SONETTI SPARSI e AUTUNNO ad AUTUNNO usciranno fra un mese o due. Il 12 MARZO, premio Laboratorio delle Arti, Milano. Il 23 marzo: il viaggio in Sicilia è andato molto bene ma sembra la scalogna mi perseguita. Mia vista è calata anche di più e adesso non posso leggere se non i grossi titoli. Oimè, fui accolto con le brutte notizie che mio figlio è crollato di nuovo e ricoverato di nuovo in ospedale. Sesto tentativo alla vita in 6 mesi70 Subito entrato a casa, la lampadina sul tavolo dove scrivo è esplosa. C’è vetro dappertutto! La casa manca d’acqua da tre settimane. Non c’è un piatto pulito! Il riscaldamento, installato due anni fa71, ancora non funziona e la casa è umidissima. Questo ha

causato il fallimento della fotocopiatrice, senza la quale non posso fare niente. Il computer è nuovamente guasto e le machine da scrivere inutilizzabili perché non si trova72 i nastri che stampano proprio nero nero. Aspetto pazientemente il prossimo colpo! Comunque, in Sicilia ho scritto dieci nuovi sonetti e qualche frizzo. Il Presidente Ciampi ha mandato i Carabinieri di nuovo alla Professoressa La Monica per più documentazione sul mio lavoro. Nell’intanto73 sto scrivendo ma non posso vedere ciò che scrivo. Il74 torcicollo mi ha, risparmiato in Sicilia, è tornato a casa - lancinante. Apprezzo molto la Sua “notizia” di gennaio. Oimè, non un singolo riscontro. La gente non è cattiva, solo tanto indaffarata Mio figlio sta molto male di mente Auguri Peter *** Via Roma 7 52020 (Costelfranco d. s AR75 Caro Defelice Grazie per la solidarietà e il fitto programma per l’autunno. La cosa su ma in luglio e scappato l’occhio di Rabatti. Potresti mandare ingrandimento? Non posso leggere che i8 pt con la lente e una lampada 76 watt. La giornata è lunga è noiosa Ho molto da fare ma non posso farlo È un tormento Sarò qui per sempre Scusa brevità

motivi, per profondità di pensiero. Sono illuminazioni di ammirevole nitore, di splendente freschezza, di partecipe immediatezza. //Ha scritto poemi, sonetti, madrigali. I titoli più recenti: “Il selvaggio mio cuore”, Paysages legendaires”, “Autunno ad autunno”, Pratomagno”, “Poesia dal Valdarno” e “La catena d’oro”. Ma la creazione più sorprendente è costituita dall’avere attribuito a un inesistente poeta latino Quintilio apocrifi e frammenti del V secolo dopo Cristo che manifestano in Russell una profonda conoscenza dell’epoca, della vita e dei costumi, nonché degli autori dell’antichità, che riemergono dal passato con felicità inventiva e magistrale espressività. Solo per questo Peter Russell meriterebbe d’essere

incoronato poeta in Campidoglio.” Sul margine destro, in alto, a penna: “Scrivere è una tortura, Leggere – senza ingrandimento grosso, impossibile; e poi solo metà pagina alla volta.” 69 Così nel testo. 70 Frase aggiunta a penna. 71 “due ani fa” aggiunto a penna. 72 Così nel testo. 73 Idem 74 Da qui la lettera continua scritta a mano. 75 Manoscritta a caratteri grossi, a volte difficile da decifrare, conseguenza della cecità, senza data, timbro postale 26.7.01. Sul retro della busta: “Perché non pubblicare SEPOLTO VIVO dalla recente circolare? Inedita?”)


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Peter76

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Caro Defelice77, ***

76

Allegata fotocopia dattiloscritta: PER PETER RUSSELL Vi è come il senso di una profonda ingiustizia nello scorrere del tempo sul corpo di un grande spirito, quando la mente è lucidissima e può ancora attingere copiosamente allo straordinario patrimonio che una vita dedicata alla cultura e alla poesia ha sedimentato. Il corpo di Peter Russell non è più in grado di seguire le altissime sollecitazioni della sua mente poetica e lo costringe alla tremenda sofferenza di una forzata inattività sopra un letto d’ospedale. Tornato nel suo ambiente naturale, nel “rifugio” collinare de “La Turbina”, dopo vari ricoveri per un forte esaurimento fisico, Peter è stato vittima di una caduta che gli ha provocato la frattura del setto nasale, procurando nuovi terribili dolori sul corpo ormai devastato, stremato da varie malattie. Sta adesso cercando di recuperare energie, ma l’ambiente ospedaliero lo priva del contatto con il suo “nutrimento” spirituale: la grande biblioteca del suo vecchio mulino. Il suo recupero fisico è indissolubilmente legato al ritorno alla vita letteraria nel luogo impervio dove ha deciso trascorrere gli ultimi anni. E’ assolutamente necessario trovare una persona che costantemente si prenda cura dei suoi bisogni essenziali. Ogni minimo spazio che potrà dedicare alla sua attività letteraria sarà un ulteriore, inestimabile contributo alla cultura ed alla poesia. Uno dei maggiori poeti viventi non può essere lasciato lentamente spegnersi nello squallore ospedaliero. Ognuno di noi può dare il suo contributo affinché a Peter Russell sia concesso di trascorrere l’ultima parte della sua vita in una condizione di operosità letteraria e piena dignità umana, nel luogo dove ha scelto di vivere. Fate sentire la vostra solidarietà al nostro poeta: ogni messaggio verrà raccolto e di nuovo inviato utilizzando gli opportuni canali, affinché le istituzioni e la pubblica opinione vengano portate a conoscenza dello stato di necessità di Peter. Ognuno può dare le indicazioni che ritiene utili, comunicare i suoi suggerimenti, diffondere il messaggio tra persone che possano attivarsi a favore del poeta, dando anche contributi economici, considerato il suo stato di indigenza. Una rete di solidarietà può restituire la vita attiva a chi ha donato tanta bellezza alla poesia e alla cultura universale. “Let language speak: it is the gift of man” “Lascia parlare il linguaggio: è il dono dell’uomo”

Inviare i vostri messaggi ai seguenti indirizzi: Peter Russell “La Turbina” - 52026 Pian di Scò (Ar) E-mail: l.rabatti@firenze.turismo.toscana.it Leonello Rabatti Tel. 0574/69.19.50 Via Livenza, 19 - 59100 Prato (sul retro, sul margine sinistro, a penna) ULCERA ESPLOSA DA CURARE DUE GRUMI DI SANGUE (CLOTS) DA SCIOGLIERE. SONO COMPLETAMENTE CIECO NON POSSO SCRIVERE, NE’ LEGGERE, NEANCHE CAMMINARE. STO FACENDO FISIOTERAPIA. SPERO DI TORNARE A “LA TURBINA” IL 21 LUGLIO, MA HO BISOGNO DI UN ACCOMPAGNATORE. SONO MOLTO DEPRESSO PERCHE’ NON POSSO FARE NIENTE SE NON LA FISIOTERAPIA. L. R. PER P. R. (al centro e dattiloscritta poesia) SEPOLTO VIVO In ospedale, dal 30 Aprile al 3 Maggio 2001 Angoscia del tempo che passa Ma non mi porta co sé. Inattività forzata Claustrofobia panica Terrore del vuoto Asfissia Sepolto vivo DISPERAZIONE PETER RUSSELL Montevarchi, 3 Maggio 2001 Più eloquente di qualsiasi altro messaggio… 77 Dattiloscritta su fotocopia (con firma a penna e l’aggiunta: ”Il numero di agosto non è ancora arrivato”, senza data, ricevuta fine agosto 2001): SPRITUALITA’ 2 (aggiunta a penna, margine in alto a destra: SPIRITUALITÀ 2 Italiano INEDITO) Parlare di “spiritualità” in un’età come la nostra,


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Puoi mandarmi urgentemente copia del Numero di LUGLIO; ossia foto copia della recensione del mio libro. Rabatti l’ha restituito essa a LA TURBINA e impossibile averla adesso. Sono cosp78 cieco non posso leggere i miei indirizzi! Perdonami brevità. Peter R. *** Peter RUSSELL RSA Residenza Sanitaria Assistenziale Brachetti- Cellai -DonatiPolverini Via Roma n° 27 52020 Castelfranco di Sopra (AR) Tel. 055-91.49.535 c/c postale n. 27.57.85.74 il 24 sett. 0179 Caro Defelice, Grazie tanto per SETTEMBRE che è ossessionata dall’economia e dalla sociologia, potrebbe sembrare un po’ assurdo, ma in Italia almeno c’è una minoranza abbastanza numerosa di persone che si interessa quantomeno alla poesia seria, se non alla spiritualità pura e semplice. Abbiamo un esercito di poeti di medio livello, anche se non grandi poeti come nel passato. Non dico che tutti i buoni poeti devono essere “spirituali” ma questa è una delle varie vie che potrebbe condurci ad una sana poesia. Parlavo prima di “cercare il Sé in alto”, cioè Dio dentro se stessi, come se Dio fosse il nostro Sé più alto. Ma scrivere poesia è un cercare e trovare parole. Se queste parole risultano in armonia con la parola, verbum, archè, significa che stiamo avvicinandoci a Dio. Ma questo cercare e trovare è precisamente ciò che tentavano i poeti medioevali, i trovatori, che trovavano la giusta parola, trovavano o invenivano la parola nel contesto del Divino o Tutto. Panofsky, in un articolo splendido sulla “Kenion Review”, del 1943, ha esaminato l’etimologia di queste parole, e non voglio qui ripeterla.

xon80 Suo splendido pezzo. Rabatti mi ha letto la prima parte, poi eravamo interrotty81, e dovrà leggere il resto la prossima settimana. Vive a Prato e venire qui è difficile. E grazie di aver stampato fli 82 altri pezzi. Vidi un uftamico83 di spicco l’altro giorno. Basta dire che il poeta vero è un trovatore o inventore. Questa forma del cercare e trovare ha preso il nome dall’attività di scegliere e musicare passi dalle scritture e si chiamava “tropare”, -- fare i tropi. Stranamente questa parola ha rimpiazzato la parola latina invenire (rinvenire) ed è diventata corrente. Il poeta era “trobador” e questa sua attività è stata come sempre una forma di creazione secondaria, immaginativa e spirituale. Un’attività che univa i poeti, e non si trattava di essere erudito, ma piuttosto di essere visionario. Peter Russell 27 Luglio 2001 78 Così nel testo. 79 Dattiloscritta. 80 Così nel testo. 81 Idem. 82 Idem. 83 Idem.


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Non c’è niente da fare per i miei occhi, neanche LASER FOTO DINAMICO. Un videolettore mi aiuterà ma costa tre milioni e non ho spazio per uno. Ho molte nuove poesie -- tutte nelle mani di FRANCA ALAIMO. Von84 i migliori auguri. Peter *** POMEZIA - OTT. appena arrivato85. Grazie tanto. Ero molto lieto di (vedere - la mia Introd. a VIVERE LA MORTE. Molto attuale! Peter RUSSELL RSA Residenza Sanitaria Assistenziale Brachetti- Cellai -Donati-Polverini Via Roma n° 27 52020 Castelfranco di Sopra (AR) Tel. 055-91.49.535 c/c postale n. 27.57.85.74 7 oyy86. 01 Caro Defelice, Ti mando un librettino di ventitre87 sonetti mai pubblicati, in Inflese88 e Italiano, con Introduzione di Enrica Salvaneschi che considero GENIALE. Un alytro89 84

Idem. Dattiloscritta 86 Così nel testo. 87 Idem. 88 Idem. 89 Idem. 90 Idem. 91 Idem. 92 Idem. 93 Idem. 94 Idem. 95 Idem. 96 Idem. 97 Idem. 98 Idem. 99 Idem. 100 Allegato: ITALIANO

PETER RUSSELL RSA Residenza Sanitaria Assistenziale Brachetti- Cellai -Donati-Polverini Via Roma n° 27

saggio sul Sonetto apparse90 su HEVENON due anni fa. Come LIBRO questo libro è stato accettato pim91 di un anno fa da FIALOGO LIBRI, ma il buon amico Crimeni poi non ha fatto niente, neanche risposto alle mie lettere. Finalmente ho la sua lettera rinunciando. E’ d’accordo che pubblico il TUTTO con FOGLIO LETTERARIO l’anno Prossimo. FOGLIO ha accettati 16 sonetti da altri libri per la rivista, ma nessuno di questi. Spero che Lei sarà d’acxordo92 con me circa l’Introduzione alme,o93! I miei disastri sono sul ci94 accluso foglio PER PTTOBRE95. Intanto ho deciso di subire trattamento degli occhi con LASER DINAMICO fra poco. In ogni caso non posso leggere niente e ho poco da perdere. Ho bisohno96 di soldi per un VIDEO-LETTIRE97. Non leggo i miei sei mila indirizzi! Le interesserebbe pubblicare un altro libto98 mio come LIBRO? Mi dica. Forse questo mese sarà il mio ultimo di visione almeno ìarziale99. Auguri, Peter100 52020 Castelfranco di Sopra (AR) Tel. 055-91.49.535

85

PER OTTOBRE 2001

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DOPO UN COMPLETO CROLLO AD APRILE sono stato tre mesi in ospedale e ancora tre mesi in questa CASA DI RIPOSO, anzi SANATORIO. L’ospedale ha guarito l’ulcera ma ne sono uscito CIECO - non posso leggere una parola neanche di stampa gigante - ho grosse difficoltà con il respiro, artrosi dolorosa del collo e spina dorsale e posso camminare solo pochi passi col bastone. La mia vecchia casa è ora inaccessibile sia per un cambio di proprietario che per la chiusura della strada già pericolante per frane. Così non ho stock dei miei libri, indirizzi di corrispondenti, e carte essenziali. La STAMPA, sia nazionale che le riviste letterarie, sono state molto incoraggianti, e posso parlare di un ampio “successo”. Ahimé questo non guadagna niente e da aprile non ho guadagnato una lira. POMEZIA-NOTIZIE, Roma, Settembre, contiene cinque pagine su di me o scritte da me. LA CATENA D’ORO è stata ristampata in una nuova edizione riveduta, a Lit. 30.000 franco posta.


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*** Caro Domenico Defelice101, Il numero di febbraio è arrivato pieno di buone cose. Grazie. Intanto Le mando un mio poema Una Solennità che forse piacerà. Pensa di stampare i due Discorsi (S. Caterina, Campobello) che mandai a settembre dalla Sicilia Il giovane Peter sarà nell’Istituto psichiatrico a Prato tutto il 2001. E’ molto confuso e fragile (Anch’io!) L’ho visitato ieri. Adesso ha il computer con sé. Forse tradurrà qualcosa. Ci accludo delle cose fatte da lui a 15, 16 anni (Sonetti rinascimentali e barocchi). Adesso ha appena 23 anni. La saluto con affetto Peter Russell

*** Peter RUSSELL102 RSA Residenza Sanitaria Assistenziale Brachetti- Cellai -Donati-Polverini Via Roma n° 27 52020 Castelfranco di Sopra (AR) Tel. 055-91.49.535 c/c postale n. 27.57.85.74 17 oyy.103 01 Xaro104 Domenico, Se scrivo famigliarmente e to105 do del TU e uso il nome è per amicizia e affezione e non per mancanza di rispetto T invito106 di fare lo stesso. La tua mescola il TI107 e il LEI! La tua lettera mi dà l’impressione che pensi di avere dei soldi da te. Lontano della verità. So che hai bisogno di ogni lira per le tue Pregevoli imprese e la famiglia. Io ho 4 figli con

Franca Alaimo di Palermo ha tradotto 60 poesie scritte fra il 1° gennaio e il 14 aprile, un volume, LIVING DEATH/VIVERE LA MORTE, adesso sta traducendo SONETTI E SONATINE, tutte dal 14 giugno al 16 settembre, il mio ottantesimo compleanno. SONETTI 1999 - AUTUNNO AD AUTUNNO, 23 sonetti, sarà pubblicato per Natale da IL FOGLIO LETTERARIO, Piombino. Senza la fedele e accurata assistenza di Leonello Rabatti di Prato, e di mio figlio PETER GEORGE RUSSELL, - anche lui in ospedale, questo lavoro sarebbe stato impossibile, e li ringrazio di cuore. È molto difficile lavorare su un piccolo tavolo di meno di un metro di larghezza, ma chi ama veramente la poesia capirà che DEVO assolutamente continuare. Il che è difficilissimo senza un reddito e l’aiuto degli amici e del pubblico. L’appello al Presidente della Repubblica va avanti e devo ringraziare chi vi ha aderito. PETER RUSSELL il 23 settembre 2001 Ecco la nostra lettera in risposta del 12/10/2001: Caro Russell, Ricevo la Sua del 7 corrente. Ritengo saggia la Sua decisione di sottoporsi a Laser dinamico nella speranza di recuperare un po’ di vista. Lei afferma che, non potendo, attualmente, leggere, ha poco da perdere. Penso, invece, che, se Le è stato consigliato un tale intervento, significa che qualche margine positivo ci sia. Non ho soldi per poter stampare un Suo volume,

né per aiutarLa in altro modo. Lei forse non ci crederà, ma, per fare uscire regolarmente P: N., il più delle volte debbo rimetterci parte del mio già magro salario di docente. P. N., insomma, non è la prima volta che sta sull’orlo della definitiva chiusura. Io vivo di fatica, ho famiglia, con tre figli tutti e tre senza lavoro. Non posso aiutare nessuno. Però, qualcosa intendo farla, se Lei è d’accordo. I sonetti che mi ha inviato (preferirei, però, che venisse dato loro un altro titolo, lasciando Sonetti come sottotitolo) li potrei stampare in un prossimo numero de Il Croco, il quaderno letterario di P. N. – un quaderno di circa 20 pagine, da dare in omaggio ai lettori, allegandolo alla rivista, come si è fatto finora per tutti i numeri de Il Croco. Perciò nessun risvolto economico, né per Lei, né per me. A Lei, comunque, invierei separatamente una trentina di copie, delle quali Lei potrà fare quello che vuole. Attendo un Suo sì o un Suo no a questa mia proposta, l’unica che Le posso fare e ragione della nostra amicizia. Cari saluti. D. Defelice 101 Manoscritta, senza data, incerto anche il ricevimento, forse il 18.10.2001. 102 Dattiloscritta. 103 Così nel testo. 104 Idem. 105 Idem. 106 Idem. 107 Idem.


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9 nipotini e devo aiutarli di tanto in tanto e anche aiutare Peter George, il mio beniamino con soldi per il lavoro e so come è difficile. Tu dici che ti ho mandato un libro di SONETTI. Non ho nessuna108 ricordo di questo. L’unica collezione inedita che ho qui è AUTUNNO AD AUTUNNO - Sonetti 1997-98, 23 pezzi con meravigliosa Introduzione della Enrica Salvaneschi, ma questo non soffre dal titolo troppo spesso da me usato di (SONETTI (e in ogni caso è accettato per pubblicazione da IL FOGLIO LERRERARIO109 è Giordano Luli110, via Boccione 28, Piombino, LI). Io ti farò 20 pagine per IL CROCO molto volentieri, ma non ho testi qui. Ugualmente so111 vuoi un LIBRO io comprerei 100 copie dal momento di ricevere le prime bozze. Ma devo ricevere testi dal mio redattore e amministratore all’Yniversità112 di Galles Dr Glyn Pursglove 25 St Albans Rd. Brynmill, Swansea SA 2 OBP, U.K. Lui sta compilando il secondo volume della mia Bibliografia, già consistente di 400pp, dopo

Vol I, che è già pubblicato con pp 350 dall’Università di Salisburgo. Devi mandare diretto ogni numero di PN perché legge molto bene l’Italiano, e ricorda ogni dettaglio mio. Spero che ti manderà soldi -- ma non posso guarantire! Ero molto lieto con Settembre e Ottobre -ma spero che hai preso dall’ALAIMO il permesso di stampare la sua NOTA CRITICA, come ho scritto sul MS. Accludo un SONETTO da trenta anni fa, che sembra essere a me di OGGI! Anche una poesia in metro irregolare e senza rima. Spero si può stamparle prima o poi. Ti mando gli auguri e i ringraziamenti. Peter Russell113

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La purezza della dizione e gli antichi modi. E’ quasi come se per un momento io sia rientrato Nella pre-Immortalità o nel Paradiso stesso, Dove la Sua Volontà è docilmente compiuta Da nuovi eletti Angeli che meditano sul passato E che lasciate alle spalle le pene del mondo, Possiedono adesso la gioia in Pace ed Amore Sapendo di essere essi stessi diventati Pace ed Amore.

Idem. Idem. 110 Lupi. 111 Così nel testo. 112 Idem. 113 Allegati: Folquet’s nostalgic, yearning, lulling songs Sung by modern group from Genoa, Take my breath away by their sheer beauty, Purity of diction and the ancient modes. It in as though for a moment I have re-entered Pre-Immortality or Heaven itself Where His Will is effortlessly carried out By new elected Angels thinking on the past, The sorrows of the world they’ve left behind. The joys they now behold in Peace and Love Knowing they have become Peace and Love themselves. 109

21 Luglio 2001 (Madrigalisti di Genova: “I Trovatori) I canti di Folquet, nostalgici, teneramente tristi, ninnanti intonati da un gruppo moderno di Genova mi tolgono il respiro con la loro semplice bellezza,

*** Nella mia ultima ho accluso un SONETTO114 Il verso 12 ha un ERRORERE115 terribile!

21 Luglio 2001 traduzione di Franca Alaimo V. S? Mi lasciano senza fiato? Meglio? o no? (Manoscritto su un primo pezzo di carta) TU/LEI NOMI. begging? Tu Silurog igne (parole incomprensibili) SONETTI/ALAIMO/FOGLIO GC Retrospetto (e su un secondo) Forse una recensione io mel’rospetto dopo 3 anni? Da un che non mi conosce personalmente? 114 Senza data, dattiloscritta, ricevuta il 7.11.2001. 115 Così nel testo.


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Parl ando do116 CORVI IMPERIALI mio figlio ha bat tuto117 gramigne! Deve essere GRAMAGLIE Questo sonetto è molto caro a me, e spero tu lo stampi. Nel frattempo ho adesso copie fotocopiate delle 320 pagine del mio DISCORSI ELEMENTARI -- traduzioni da Anna Maria Farabbi. Sono costosi da produrre. Devo mandare una copia? è ungrosso118 libro ma parecchie poesie sono lunghe per un librettino. Sono poesie filosofiche in VERSI LIBERO119; pubblicato in Inglese nel 1981. Pochissimi sono apparse in Italiano. Spero avere una lettera da te fra poco. Saluti cordiali, Peter120 Via Roma 27 52020 CASTELFRANCO *** Peter RUSSELL RSA Residenza Sanitaria Assistenziale Brachetti- Cellai -Donati-Polverini Via Roma n° 27 52020 Castelfranco di Sopra (AR) Tel. 055-91.49.535 c/c postale n. 27.57.85.74 15 dic 01121 Caro Defelice, Grazie per il Numero di dicembre. Niente su me, ma non mi aspetto do122 trovermi123 in ogni numero. Già sono molto lieto di tutto che hain124 fatto. Intanto mi interesso a pubblicare o come libretto o su IL CROVO125 la mia poesia di

Quintilius (Letameipseix noerai (. Bilingue, o solo Italiano. Per un librettino io farei volentieri un generoso contribuqione126 verso il costo di produzione. La traduzione è di Robert Marchi di Seregna, Milano. Io non posso leggerla o correggerla, ma Marchi conosce abbastanza bene l’Inglese. Si può scrivergli preso Gavioli, il Foglio Clandestino. La Alaimo sta per pubblicare quattro miei nuovi libri con sue traduzioni, nei primi del 2002. Ci accludo mio testo inglese ìin127 la traduzione di Marchi. Si potrebbe produrlo con testi a fronte, o -- prima l’Italiano e poi l’Inglese. Dettagli della produzione dovrò lasciare a te e a Marchi. Il trattamento con Laser non ha migliorato mia vista, semmai peggiorato! Scrivere è molto difficile. Con tanti auguri, Peter Ti ho mandato già DISCORSI ELEMENTARI: pp. 400, trad. Anna Maria Dararri; e L’Introduzione, opuscolo a parte pp. 40? Si dovrebbe equalmente128 scegliere qualche poemetto o più ga129 questa corposa opera sia per IL CROCO che come libretto? *** Peter RUSSELL RSA Residenza Sanitaria Assistenziale Brachetti- Cellai -Donati-Polverini Via Roma n° 27 52020 Castelfranco di Sopra (AR) Tel. 055-91.49.535 c/c postale n. 27.57.85.74 il 20 genn. 02130 Caro Defelice, Due nuove libri con la speranza

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Idem. Idem. 118 Idem. 119 Idem. 120 Firma e indirizzo a penna. 121 Dattiloscritta. 122 Così nel testo. 123 Idem.

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Idem. Il Croco. 126 Così nel testo. 127 Idem. 128 Idem. 129 Idem. 130 Dattiloscritta.


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di recensioni. Ancora due devono uscire da IL FOGLIO LETTERARIO fra pochi giorni. Tovva131 a loro di mandarLe copie. Apprezzerò una risposta alle mie dello scorso anno. Si può pubblicare qualche mia cosa? Sto molto male di salute. Tre settimane di in fluenza132 e una depressione forte. Sono veramente sfinito. Spero di avere risposta. Auguri, Peter Russell133 *** Ho134 vinto anche Primo Premio libro edito (Tre Cerchi) nel Premio Alpi Apuane (Massa Carrara)! Per favore spedisca PN Agosto a Dnah Manisty All Soul’s College OXFORD U.K.

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Così nel testo. Idem. 133 Nostra risposta alla lettera: 132

25.2.2002 Caro Prof. Russell, Ho avuto un periodo difficile e non ho potuto rispondere alle Sue lettere. Le chiedo scusa. Difficile è pure la vita della Rivista, la quale, per ragioni economiche, rischia la chiusura. Non posso, perciò, dedicarLe troppo spazio, come ho fatto finora. Le allego le bozze del quaderno Il Croco che, come d’accordo, ho deciso di dedicare alla Sua poesia. Le ricordo che esso sarà allegato alla rivista e che a Lei, sciolte, posso inviare solo trenta copie. Le bozze devono essere corrette e restituitemi firmate entro il 20 marzo, perché il Quaderno deve andare alla stampa in quella data, assieme alla rivista. Non conosco Robert Marchi e non ho il suo indirizzo. Oltre alla correzione, penso che necessita una brevissima nota (solo un paio di righe) circa gli asterischi. Mi dispiace che l Sua salute e la Sua vista non siano bene. Ma si faccia coraggio: basta guardarsi attorno per rendersi conto, purtroppo, che è tutto una sofferenza. Suo figlio come sta? E’ possibile contattarlo epistolarmente o attraverso il telefono? Cari saluti. E resto in attesa della restituzione delle bozze.

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Grazie135 *** L’UOMO L’uomo è nato Avvelenato. La vita stessa è una pitonessa. Peter Russell il 6 ottobre 2001 *** MANNAGGIA IL TEMPO, ossia Ode sulle limitazioni dell’Immortalità per Domenico Defelice Nel Cielo non ci sarà più il Tempo Ma anche in Terra Non c’è ne mai stato

D. Defelice Foglietto manoscritto, senza data, ricevuto fine agosto 2002. 135 Allegate 3 fotocopie delle pagine 64, 65 e 66 di Famiglia cristiana N. 15/1998, con l’articolo di Roberto Zichittella “Il personaggio Peter Russel, scrittore. LA POESIA, YES…”; grande foto di Russel di Max Rossi. Sulla seconda fotocopia, bigliettino giallo autoadesivo con scritto: “Spero che può pubblicare PIENEZZA a maggio Questo, e l’articolo su Corriere della Sera, più Costanzo Show martedì 28, mi mette in mente al pubblico! P.”) È l’ultimo contatto epistolare avuto dal grande Poeta ormai del tutto cieco. In busta, assieme al biglietto e alle tre fotocopie delle pagine di Famiglia cristiana, c’erano altri quattro fogli dattiloscritti con i componimenti brevi: “L’uomo” (con, in alto, a destra, a penna: “inedita”), “Mannaggia il tempo” (con, a penna: “per Domenico Defelice”), “Recensione” (con, in alto, a sinistra, a penna: “Questo deve sostituirsi al precedente versione che Le ho mandato un mese fa. Spero che La diverte P. R 2nd”), “Progetto politico” (con a destra, in alto, a penna: “Inedita” e al centro del margine destro: I boschi qua/Pullulano di/Pecche, pene/Montecitorie”). Li riproduciamo a chiusura. 134


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Abbastanza Peter Russell, Pian di Scò, il 7 giugno 1999 Nota I. il sottotitolo è un gioco di parole sul famosissimo ODE ON THE INTIMATIONS OF IMMORTALITY di Wordsworth. Nota 2: Il primo verso è dall’APOCALISSE DI S. GIOVANNI. *** RECENSIONE La critica filosofica, si dice, Deve distinguere la verità dal falso. Quella letteraria il felice dal infelice, Il ben lievitato dal senza salso. I gusti sono dispari, -Il lettore impari Da Defelice Peter Russell, 52026 Pian di Scò, il 4 settembre 1999 *** PROGRESSO POLITICO Asino e elefante, già risaputi, han fatto cilecca. Con Sgarbi subentra il serpente, nuovo di zecca. Peter Russell Pian di Scò, il 22 marzo 1999

Immagine del lavoro grafico-pittorico di Isabella Michela Affinito donato alla professoressa saggista poetessa Marina Caracciolo, sua grandissima e stimata amica con la quale ha rapporti di collaborazioni editoriali. La poesia inedita che segue è nata sull’ispirazione della stessa opera artistica nel momento dell’avvenuta ricezione, maggio 2022, da parte di Marina Caracciolo. “ TANGO ” Volteggia in rapidi giri l’abito lungo, sontuoso, scuro sì come severo è il volto della gitana. Lampeggia, nel cupo suo sguardo, un suono di nacchere e sistri, di raso e di seta un fruscio, un ritmo di passi incalzanti.

Ad una volta c’era Un unico Vaticano Adeso ci sono Tanti Vati cani Peter Russell Pian di Sco 1998 (4 – Fine)

Nella passione che arde, nel fuoco che avvampa e divora, nel fosco languore sublime c’è tutto il mito del tango. Marina Caracciolo Torino


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Recensioni ANTONIA IZZI RUFO LA CASA DI MIO NONNO Il Convivio Editore di Catania, Anno 2016, Euro 13,50, pagg. 143. Dalle case avite dei nonni, paterni e materni, dell’autrice originaria scapolese sono fuoriuscite

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tante tarsie di memorazioni che Ella ha rispolverato, perché erano case dai muri trasudanti fatiche, del volersi bene d’una volta che durava una vita, dagli odori particolari di cucina, dalle voci frammischiate dei parenti che si ritrovavano in quest’ampia zona giorno per mangiare, fare sosta per attingere nuova “linfa” in seno alla famiglia prima di riprendere la propria mansione giornaliera. La cucina era, potremmo dire, il “muscolo cardiaco” dell’abitazione, accogliente in qualunque momento della giornata e caratterizzata dagli oggetti in rame del tempo, i sapori d’un tempo, gli affetti d’un tempo, così quando succedeva che la casa veniva chiusa dopo la morte del capostipite e consorte si “spegneva” ineluttabilmente quella forza intrinseca che fino ad allora l’aveva tenuta saldamente in piedi. Non doveva, invece, disperdersi nell’oblio l’incommensurabile retaggio della poetessa scrittrice saggista ex-insegnante molisana, Antonia Izzi Rufo, che ha ‘tratto in salvo’ non solo il suo passato di bambina dei monti contornanti il suo paese natio, ma quello dei quattro suoi nonni, anche se la nonna Celidonia (materna) lasciò questo mondo a poco più di quarant’anni a causa della pandemia della spagnola. Chi non conosce a fondo il mondo contadino, agreste (l’arcadia italiana del primo Novecento) coi suoi specifici ritmi derivanti dalle stagioni, le sue attese per tutte le volte del maltempo, il suo linguaggio vernacolare (a seconda delle regioni), con le tradizioni incise come su immaginarie ‘Tavole della legge’, ebbene, potrebbe pensare che non ci sia molto da dire o raccontare in confronto al mondo cittadino e moderno fatto d’incontri, di dinamismo derivante dall’ausilio degli apparecchi elettrici, dall’erudizione continua grazie ai mass media circolanti, agli strumenti tecnologici che diffondono in tempo reale le notizie dal mondo. Non è così e ce lo ha dimostrato l’autrice portando alla luce un passato non tanto vetusto, non andato per fortuna in stand-by nel suo cuore e nella sua mente dopo molti anni prima di divenire fluido inchiostro sulle molte pagine di questo libro. «[…] Nell’oliveto si accendevano dei focherelli che servivano solo a riscaldare le mani di tanto in tanto, altrimenti non si riusciva a proseguire nella raccolta. Era presso di essi che io passavo il tempo a scaldarmi e ad alimentarli con rametti secchi che raccoglievo qua e là. Mia madre e le mie zie non volevano che io andassi nei campi, temevano per la mia salute, ma io le rassicuravo e promettevo loro di coprirmi bene e di starmene vicino al fuoco. Godevo del contrasto tra l’aria gelida e il calduccio della brace e delle fiammelle.» (Pag. 23).


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Era l’epoca della tubercolosi tanto che bastava un niente per contrarla e non c’era rimedio, così fu per il giovane Lucio (dal racconto La scia di confetti) fuggito da un campo di concentramento dell’Italia del Nord durante i rastrellamenti dei nazisti nel ’43 e tornato in paese, pur se ridotto in macerie a causa dei bombardamenti, per essere utile ancora di più a guerra finita, ma per essersi tuffato nell’acqua gelida in pieno inverno per salvare l’amico Peppino scivolato nel fiume, purtroppo, Lucio si ammalò inesorabilmente ai polmoni; lui ch’era stato un po’ tutto: pugile, tennista, calciatore, ciclista, ballerino, piuttosto che attore e l’idolo delle donne. Il volume consta di quasi una ventina di racconti più o meno brevi e l’autrice ha evidenziato quando s’è trattato di storia vera e quando è stata fiaba, ma l’arte sua descrittoria è ineguagliabile ed invitante alla lettura fino alla fine di ciascuna narrazione. Antonia Izzi Rufo ha equiparato allo stesso livello protagonisti umani e protagonisti animali, cosicché il cane Rosy la gatta Cleopatra e la capretta Argentine hanno avuto il loro specifico spazio narrativo per fare in modo che qualunque lettore possa amare il ricordo bellissimo della loro compagnia che in vita donarono all’autrice e non solo. La capretta Argentine (Argiantin), infatti, appartenne a Valentino, molisano emigrato a Torino nel dopoguerra e durante le ferie estive ritornava al paese in cui era nato, Castelnuovo, posto su un monte facente parte della catena delle Mainarde. Viste le condizioni trascurate dei suoi terreni prese a regalarli e fu la volta in cui un podere lo diede a un suo vecchio amico, il quale voleva a tutti i costi dargli qualcosa in cambio e Valentino chiese una capretta che portò, con le dovute precauzioni, fino a Torino nella sua casa di periferia con un po’ di terra attorno. La capretta pian piano cambiò indole, non era più vivace e Valentino non ci mise tempo a capire che quello non era il suo habitat ideale e, come aveva organizzato prima il trasposto, allo stesso modo la riportò sui monti del suo territorio molisano. Non potrebbe non essere una meravigliosa autobiografia l’ultimo dei racconti, Una storia come tante, abbastanza esteso per l’evoluzione fisica ed intellettiva graduali della protagonista, Maria, cresciuta dapprima in simbiosi con la natura, poi, instradata dalla madre verso le buone ma-

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niere e l’ordine esteriore nel momento del suo ingresso a scuola durante il periodo del re Vittorio Emanuele III e del Duce. Finita la quarta elementare fu incitata a fare la quinta e a proseguire oltre, anche se voleva dire l’allontanamento dalla famiglia perché si studiava in città. Nel dopoguerra c’era la voglia di ricominciare e di rimettere in piedi i posti ch’erano stati distrutti dalle bombe, di conseguenza Maria fantasticava sul probabile suo ‘principe azzurro’ che arrivò con le sembianze d’un ragazzo serio, ‘tutto d’un pezzo’. Si sposarono e lui venne assorbito dall’incarico della politica fino a quando ambedue andarono in pensione. Allora, scoprirono di rivisitare la natura gustandola sotto ogni angolazione, in ogni anfratto e per Maria era uno stimolo in più per comporre versi. Ma la felicità è fugace e lui s’avviò alla fine dell’esistenza per un brutto male, lasciando Maria sola coi figli. Grazie al suo bagaglio culturale e alla volontà di lasciare un ‘segno’ indelebile del suo passaggio terreno, Maria prese a scrivere ininterrottamente «[…] Racconti, romanzi, saggi critici, raccolte poetiche: la sua mente era una cornucopia senza fondo. In ogni espressione scritta c’era lei, con i suoi pregi e i suoi difetti, le sue virtù e le sue debolezze, le sue illusioni e le sue delusioni, i suoi rimpianti e la sua nostalgia, i suoi ideali, le sue espansioni di gioia e dolore, il suo desiderio di dare e ricevere amore. Appariva trasparente la sua immagine, anche se sotto le vesti dei protagonisti. Come fertile la sua fantasia! Riandava nel passato, riviveva il vissuto, si spingeva nel futuro. Scrivere e fantasticare le era di conforto, riempiva il suo tempo, non dava adito alla noia.» (Pagg. 135-136). Isabella Michela Affinito


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MARINA CARACCIOLO IL PENSIERO SOGNANTE La poesia di Ada De Judicibus Lisena In copertina, a colori, “Early Morning – A Way to Blue”, di Will Barnet - BastogiLibri/Testimonianze, 2022, pagg. 96, € 10,00 Ada De Judicibus Lisena - poetessa dolce, discreta, riservata, quasi pudica - meritava questo bel saggio, apparentemente sbrigativo, rapido, leggero, senza termini astrusi, ricercati, quanto semplici e lineari sono i versi investigati, che “paiono sempre dotati di invisibili ali. Sembrano planare da misteriose alture – scrive Marina Caracciolo nell’Introduzione – con la levità di una piuma oppure, al contrario, librarsi in volo senza peso verso spazi indeterminati”. Si compone di dodici capitoletti, il più lungo dei quali, dedicato al volume Le parole, i silenzi, supera di poco le cinque paginette. Opera - Le parole, i silenzi - nella quale abbiamo la novità dei racconti: quattro, nella seconda parte del volume, che dimostrano come la poetessa sia anche narratrice affabulante, che sa muoversi “in bilico fra storia e leggenda”. Marina Caracciolo non si perde in fronzoli; va diretta al nocciolo delle singole opere, mettendo in risalto contenuto e temi, forma, stile, toni colloquiali, persino evoluzioni.

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Tutta la poesia di Ada De Judicibus Lisena è sciolta in una Natura dai colori cangianti e dai profumi che caratterizzano le quattro stagioni; sentimenti, atteggiamenti, ritratti di parenti e conoscenti, protagonisti del suo canto, hanno estensioni e unicità proprie, perché dalla Natura sono fermentati; si può dire, cioè, che non ci sia niente - né persone, né cose, né ambienti, né sentimenti ed emozioni – che non sia circonfuso, germinato dal paesaggio, dall’albero, dal fiore e dall’aria che tutto circonda e colora. Ada De Judicibus Lisena è creatura di un Sud lussureggiante e intenso e tutta la sua poesia ha trovato e trova in esso la massima ispirazione: “La terra del Sud, tanto contemplata e amata, è evocata con poche ma nitidissime pennellate in un quadro che mirabilmente la raffigura quasi tutta intera in una giostra di voci, di immagini e di antiche tradizioni”. Un’orgia di profumi e di colori: “il rosso dei papaveri e l’oro del sole, il verde e il giallo dei campi, il bianco di giovani cervi, di colombe e di nuvole e l’azzurro infinito del mare sbucano prepotenti dal sovrastante velo di malinconia e sembrano uscire dai dipinti fiabeschi del Beato Angelico o dalle fantasie surreali di Chagall”. In Questo ritmo sommerso, protagonista è la casa: “La casa regna sopra tutto; un nido che è deposito di private memorie, vedetta da cui affacciarsi per sognare, contemplando alberi, luna, campagna, distesa marina”. Note ai margini di una pena rappresenta, per la Caracciolo, “la prima apparizione concreta del dolore nella poesia di Ada”; essa è silloge scritta, si può dire, al capezzale del marito ricoverato in un ospedale del Nord. Amante e cultrice, laureata in Storia della Musica, Marina Caracciolo trova spesso, nella poesia investigata, immagini e affreschi dei suoi amati autori: “l’eco solenne e grave di un Largo di Haendel”, per esempio. Ma anche la De Judicibus Lisena ama la musica, specialmente quella di Bach e di Mozart; alla musica è improntata la raccolta I musici di Haydn: ”Tutta la raccolta, pervasa da un costante senso di precarietà, è uniformemente intessuta di abbandoni, di assenze, di memorie”. “La musica – scrive la Caracciolo – è l’unica arte che possa essere definita un fluido in divenire, un linguaggio evanescente che, pur restando inciso nella memoria, scompare non appena si spegne l’ultima nota”. In Quasi un diario appare “un tratto nuovo, finora quasi estraneo alla poesia di Ada: il sorriso divertito dell’ironia”. Omaggio a Molfetta è raccolta antologica, comprendente gran parte delle sillogi apparse nel


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tempo; è il volume dal quale noi abbiamo spesso estratto brani per riproporli ai lettori di PomeziaNotizie. Infine, Versi da Milano. Forse siamo stati noi a battezzarli così; alcune di queste liriche, infatti, sono state ospitate sul nostro mensile, come “Grattacielo”, per esempio (nel dicembre 2020), come “Giardini pensili” (ottobre 2021). Ma è nel maggio 2020 che, pubblicandone un gruppo di quattro (I suoi pensieri, Una farfalla bianca, Virus, Una luce viola), ne diamo il titolo di Poesie da Milano, scrivendo, tra l’altro, nel nostro commento, che, in queste poesie, Ada De Judicibus Lisena ci dà un’idea dell’attuale sua realtà di vita in Lombardia, non più in Puglia: in un “paesaggio (…) di balconi e finestre”, in una “vasta corolla di case e di terrazze”. In questa nuova casa, “tace la vasta geometria dei muri” e sui suoi “tetti svolazzano i corvi”; una casa che s’indovina intimamente fredda e che “sussulta ogni istante/al sibilo alla lama delle autoambulanze”. Poesie, perciò, non del tutto “finora inedite”, come vuole la cara amica Caracciolo, la quale, evidentemente, si è dimenticata di averle lette e che, addirittura, qualcuna, da lei stessa tradotta in tedesco, sia ugualmente apparsa sulle nostre pagine. Domenico Defelice

DOMENICO DEFELICE NON CIRCOLA L’ARIA Genesi Editrice S.A.S. Torino, Dicembre 2020. Anch'io, quando ero un bambino, sognavo una FIAT Topolino, proprio come l'autore- protagonista del racconto “500, amore mio!”. Era l'auto che mi sarebbe piaciuto acquistare da grande. “Alla presentazione di Roma – scrive Domenico Defelice, riferendosi proprio alla nuova versione della FIAT 500 – ero commosso. (…). Pensavo alla mitica Topolino, alla vecchia 500 e alle sue tante, successive versioni (…). Appena diplomato, mi buttai a capofitto in un lavoro di magazzino. Dopo due anni, firmando un mazzo di farfalle, mi comprai la 500. Ricordo che sono andato a ritirarla presso un rivenditore autorizzato di Gioia Tauro” (Cfr. Domenico Defelice, “500, amore mio” pp. 116- 117). E' il sogno dell'auto, che si concretizza nella mitica FIAT 500! E' il mito della gioventù d'un tempo lontano, ma sempre vivo nella memoria. E se, per il Defelice, la 500 è un po' il mito delle sue fughe e dei suoi ritorni, del suo andare per il mondo in cerca della “vita”, un altro mito, quello delle nuove tecnologie, appare nel suo racconto dal titolo “In viaggio con Google”. Questo si presenta, per me,

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come un racconto “spia”, un racconto che apre al “mondo” della sua narrazione. “Clarissa – egli scrive – era assai brava al computer e quella mattina, seduta al mio fianco, mi propose di fare un viaggio su Google per conoscere il mio vecchio paese (…) “Senti – le dico – perché non partiamo da Polistena, dove ho frequentato gli anni della media?” (Cfr. Domenico Defelice, “In viaggio con Google” pp. 168- 169). E così, come Anteo a Gea, la propria madre terra, anche lui ha bisogno di ritornare alla propria terra natìa per vivere o, meglio, per sentirsi ancora vivo, attraverso la riscoperta e il recupero delle proprie radici. E, in queste pagine, la sua terra ritorna nei suoi colori, nei suoi profumi, nei suoi ricordi e nel suo respiro. I racconti di Domenico Defelice, tutti belli ed interessanti, si nutrono in gran parte di questa eco ed hanno al centro la terra d'origine, di cui egli ha, in sé, l'anima ed il senso, che si condensano nei sentimenti dell'anima greca. In quest'ultima vivono e si muovono Dioniso, cioè la divinità dell'ebbrezza, ed Apollo, cioè la divinità dell'armonia e dell'arte. E sono proprio questi due principi, vale a dire l'Apolineo ed il Dionisiaco, che secondo Nietzsche, in quanto essenza dell'anima greca, hanno generato l'antica tragedia, ad animare la narrativa di D. Defelice. Ebbene, la misura dell'Apollineo e del Dionisiaco la sento palpitare di continuo nei racconti di Domenico Defelice. Apollo e Dioniso io li trovo, fin troppo evidenti, già nelle figure del “pittore” e del “mercante”, nel racconto dal titolo “Il mercante”. “Sì, vorrei ci fosse l'anima – diceva il mercante mentre il pittore ritraeva Bruna - (…). Non


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era impresa facile catturare e imprigionare la sua anima (…) lavorò ancora per una mezzora, come ispirato (…). 'Stupendo! Stupendo!', gridava al pittore come un ossesso. 'Hai disciolto il suo corpo, hai trascritto quel che lei vedeva, ma il suo animo è intatto!' (…) Il mercante pose sul tavolo il denaro e uscì correndo col quadro fra le mani” (Cfr. Domenico Defelice, “Il mercante” pp. 98- 99- 100). Ma, come scrivevo di sopra, c'è un racconto “spia” che dà il senso e la misura dei racconti di Domenico Defelice ed è il racconto “In viaggio con Google”. E' il racconto che dà contezza del ritorno dello scrittore alla propria terra, alle persone care, alla vita e alle esperienze d'un tempo. E se in questo racconto il ritorno è virtuale, in tanti altri è frutto della memoria, tant'è che mi piace sottolineare che il tema di fondo di questi racconti e dell'intera raccolta è il tema delS, il tema appunto del ritorno. Lo stesso titolo della raccolta, “Non circola l'aria”, allora assume una valenza metaforica, in cui si condensa uno stato d'animo. E' lo stato d'animo del dell'autore- protagonista il quale, forse, sente che, fuori dal proprio “mondo”, è come se non possa circolare l'aria. Così, nei racconti di D. Defelice, riprende corpo la terra dì origine e ritornano ombre e figure d'un tempo, voci e suoni d'un mondo lontano e d'una età perduta. E l'uno e l'altra ritornano intatti, nella propria dimensione, attraverso la memoria che garantisce, all'autore- protagonista dei racconti, il viaggio tutto intimo del S, del ritorno alle radici e a Gea. E', forse, questa la chiave di lettura di questi racconti di Domenico Defelice, racconti interessanti e coinvolgenti e svolti in una prosa felice e piacevole, tanto da spingere ad una lettura d'un fiato. Eugenio Maria Gallo La presente recensione, del Prof. Eugenio Maria Gallo è apparsa nello scorso numero di maggio con firma di Mario Gallo. La ripubblichiamo, chiedendo scusa all’Autore per quanto successo. D. Defelice GIOSUÈ AULETTA (a cura di) LO SGUARDO DELLA DEA Guida alla conoscenza del paesaggio Ecomuseo Lazio Virgiliano APS, Pagg. 144 Tra miti, leggende e storia si sviluppa il volume Lo sguardo della dea, una guida alla conoscenza del paesaggio dell'agro romano. Mappe, reperti, scavi archeologici e tante immagini a testimoniare l'importanza di questi luoghi.

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Il Lazio virgiliano è divenuto Ecomuseo ossia, come ha affermato Giosuè Auletta, un paesaggio con tre elementi fondamentali: il territorio, la comunità e la partecipazione degli abitanti; il valore, quindi, è dato dalle persone che ci vivono e che sono le prime a beneficiarne. Dunque, una zona che riserva molte sorprese, le quali quotidianamente vengono alla luce; pezzi di un passato glorioso, non solo quello della capitale, ma dell'intera provincia romana. È degli ultimi giorni, infatti, la scoperta nella zona di Santa Palomba, di una necropoli con diciassette sepolture, un asse viario, una serie di strutture murarie di una villa romana e un anello con cristogramma, tutti databili tra il I sec. a.C e il V sec. d.C. Il volume promuove queste ricchezze tra passato, presente e futuro attraverso fotografie, cartine, ricostruzioni e leggende. Sono, però, molti decenni che una buona parte dei cittadini si impegna a proteggere e a sostenere il territorio, nel quale si trovano, ad esempio, le grotte del Fauno con la sorgente di acqua sulfurea, la rupe di tufo litaica del centro storico di Ardea, il tempio arcaico, il Castrum Inui, il tempio del Monte della Noce, il santuario con i tredici altari, l'area archeologica di Santa Palomba e tanto altro. Un immenso patrimonio artistico-culturale. Nell'Eneide, Virgilio racconta che Ardea, città più antica del Latium, venne fondata da Danae, principessa greca proveniente da Argo e che Enea sbarcò sulle nostre spiagge per fondare Roma, sconfiggendo, poi, Turno, re dei Rutuli. Questa guida – scrive nell'introduzione Piera Anna Maria Muzzu Martis, presidente dell'Ecomuseo – è una forma di comunicazione, frutto di una comune azione, che ha messo in relazione persone appartenenti a comunità diverse dell'Ecomuseo Lazio Virgiliano. Rappresenta, però, anche un grido sommesso e civile di denuncia per tutti quegli interventi urbanistici, i quali hanno nascosto una grossa parte di questo patrimonio, come la sparizione della via Sacra sotto una colata di asfalto. Lo sguardo della dea è il risultato di un progetto finanziato dalla Regione Lazio legge 24/2019, Piano 2021 e di un gruppo di persone, primo fra i quali Giosuè Auletta, storico del luogo e di Marco Auletta, Stefano Auletta, Giampiero Castriciano, Maria Castriciano, Paolo Cecchetti, Salvatore Conte, Enrico Del Vescovo, Egidio Di Cio, Antonio Iadevaia, Antonella Liberati, Mario Lorenzetti, Christian Mauri, Giuseppe Montalbano, Paola Muzzu Martis, Antonella Nisi, Carla Oliva, Piero Orlando, Luciana Parenti, Eleonora Persico,


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Archimede Pezzola, Rocco Pucacco, Giorgio Silvestri, Eliano Stella, Sandra Torreggiani, Stefano Vacca, Marino Valenti e Tindara Lo Castro. Un lavoro d'equipe nato dall'amore per questi luoghi e nella speranza che ritornino ad avere la giusta evidenza tra i beni culturali italiani. Manuela Mazzola

ANGELO MANITTA LA BELLEZZA DI TAMAR Eretica ed., Buccino (SA), 2021, pp. 56, € 14,00. Angelo Manitta, scrittore, saggista, storiografo, Presidente dell’Accademia Internazionale “Il Convivio” da lui fondata, ha all’attivo un cospicuo numero di pubblicazioni. Dedica parte del suo tempo anche alla poesia che considera “semplicemente un gioco di emozioni, di pensieri e di vita”, ma data la maestria stilistica e la profonda conoscenza degli argomenti, il suo può essere definito “un gioco” con la “G” maiuscola. Nel 1981 ha pubblicato la silloge “Fragmenta” che raccoglie i suoi versi giovanili, nel 1995 “Donne in punta di piedi” e successivamente il corposo Poema “Big bang-Canto

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del villaggio globale”. Sono più recenti “La ragazza di Mizpa”, sicuramente la sua raccolta poetica più raffinata e colta, e “Berenice e la sua chioma di stelle” (2021). Il poemetto “La bellezza di Tamar” fa parte del più ampio “Canto del villaggio globale”. Tamar figlia del re Davide e di Maaca, violentata dal fratellastro Amnon, viene poi cacciata via con disprezzo: “Vattene, puttana d’un giorno”. L’Autore, rifacendosi all’episodio biblico che parla dell’aberrazione, della lussuria e dell’inganno, esprime l’intensità del sentimento che sconfina nella passione smodata e diventa ludibrio e oltraggio verso un essere indifeso. Egli, in modo coinvolgente, nella trasposizione lirica “ci fa percepire come uno schiaffo l’ingiustizia subita da tante donne offese” (dalla Prefazione di Corrado Calabrò). Il racconto, suddiviso in quartine, offre una lettura fluida e gradevole, caratterizzata dall’andamento ascendente del verso giambico e dalla sua cadenza marcata, spedita e vivace. Esso, per quanto tragico e scabroso, si snoda tra metafore e asserzioni con un lessico elegante e preciso. Il poeta presenta la giovane Tamar come una fanciulla “dal volto di luna e dagli occhi di stella”, leggiadra e ignara del destino che l’attende. La donna descritta appare in tutta la sua completezza e fragilità. Spesso nell’immaginario collettivo la bellezza della donna rappresenta un’arma di seduzione, quasi una “condanna” che la rende preda di facile conquista. In questo senso spicca su tutte, nell’espressa intenzione del linguaggio poetico, la figura di Amnon, dell’uomo posseduto dal vizio che confida al subdolo cugino: “Sono innamorato di Tamar, / sorella di mio fratello Assalonne. / Il suo corpo risveglia istinti / di primigeni desideri di possesso.” E sostenuto da questi, fingendosi malato, approfitta della fanciulla. Tamar stessa si biasima, vergognandosi del suo stato di vergine deflorata, senza trovare alcuna considerazione, alcun sostegno, anzi ferita ancor più dalla “… freddezza dei sacerdoti di Jaweh”. Neppure il re, suo padre, si schiererà dalla sua parte, anche se “L’offesa è personale”, perché “La legge è fatta per la gente, // ma il giudice ne stravolge il senso. / La violenza carnale è punita / per la parte lesa, ma la legge / è fatta a proprio consumo.” Persino il suo “aguzzino” la colpevolizza, poiché in lui “La bruciante passione suscita / odio mortale”. Il suo animo meschino viene messo in luce attraverso l’incalzante martellare del suo nome “Amnon… Amnon… Amnon…”. In questa parte finale, l’anafora imprime alla narrazione una mobilità musicale che rende quasi pal-


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pabile la descrizione del tormento uguale e dissimile dei due protagonisti. L’assonanza dell’episodio biblico con i casi di cronaca sulla condizione femminile di fronte ad una visione distorta dell’amore e all’incapacità del maschio di frenare l’istintività delle pulsioni che scatena l’ossessiva smania di possesso, è evidente. La società moderna ed evoluta rifiuta l’archetipo della donna “oggetto di passione”, ma ancor oggi sussistono pregiudizi e vecchi stereotipi difficili da sradicare. Di fatti tragici si parla tanto ai nostri giorni, dallo stalking agli efferati delitti: “Quante Tamar ci sono nel mondo! / Nessuno ne ha notizia. Eppure / i rotocalchi illustrati ogni giorno / registrano simili eventi.” È Tamar, come qualsiasi altra donna al suo posto, a subire la prepotenza, così come l’indifferenza o addirittura l’accusa di averla provocata col suo atteggiamento. Manitta descrive, allo stesso modo nitido e preciso del Testo biblico, la maturazione e l’attuazione dell’oltraggioso evento, riuscendo a delineare un quadro pertinente di quelle situazioni ambigue di “amore”, odio e violenza reiterate nel tempo. Lo stile ricercato nella struttura e nella forma, ma chiaro e facilmente fruibile, si avvale di immagini e figure che un intreccio armonico e una notevole capacità espressiva rendono prorompenti, suscitando nel lettore empatia e profonde riflessioni. Carmela Tuccari

IL TRENO DELLA NORD Silenzioso e lento, ogni mattina all’aprire le finestre lo vedo passare puntuale col suo carico umano

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in cammino verso i luoghi di lavoro, di riposo o di svago, fuori Milano. Cinque bianche vetture, la motrice e il bagagliaio. Le conto sempre, mai ne manca una. Puntuale, il treno della Nord compare a destra. Il tempo di contarne i vagoni. E poi scompare. Comincia così la mia giornata con un saluto amico. Non devo attardarmi fra le coltri: perderei il treno della Nord. E poi, alle otto e trenta la Messa di TV 2000. 17 aprile 2022 Mariagina Bonciani Milano

UMILTÀ Saranno mie le note di questi pioppi aritmici monchi nella sfera del tronco senza radici, e i leggii, sepolti anche loro, in assenza di giuste armonie. Cerco la musica dei piccoli cespugli decapitati in massa da laser fiammanti


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ed il concerto di flauti soffiati sottotono da angeli sommersi. A sazietà affogherò il mio Io sotto l’impeto di rapide cieche e nelle mani scioglierò coriandoli serrati dal cemento dell’odio. Emulazione di spighe mature nel mio verso, soffuso incedere del vento nell’arduo scalare. Graziano Giudetti (Pulsano, 1947 – Roma, 2021)

D. Defelice: Il microfono (1960)

NOTIZIE MOSTRA COLLETTIVA ENEIDE /TURNEIDE - Il Convivio Artisti Lazio Latino ha presentato la mostra collettiva ENEIDE /TURNEIDE, dal 21 al 24 aprile, al Cavallino Verde di Ardea. Gli artisti, Anna Gana, Silvia Ruspantini, Fiò (Fiorella Ciocci), Rita Ceccanti, Veronica D'Amico, Patrizia Martin, Ingrid Lazzarini, Lina Sforza, Nune Kerobyan, Malaica D'Agostini, Intsar Boba, Giovanna Alfeo, Mara

Lautizi, Michele Favaccio, Claudio Magnetti, Silvio Lab ( Silvio La Bella), Elian (Eliano Stella), hanno rivisitato l'Eneide, poema epico di Publio Virgilio Marone, che narra la leggendaria storia di Enea, eroe troiano, il quale, dopo la caduta della città di Troia, viaggiando attraverso il Mediterraneo, approda sulle coste del Lazio, diventando il progenitore del popolo romano. E come Virgilio, così anche gli artisti di Ardea e Pomezia, hanno raccontato le vicende attraverso le immagini della loro arte. Ciascuno ha evidenziato un particolare della trama mitologica, mettendo in risalto la figura di Turno, giovane re dei Rutuli, figlio di Dauno e della ninfa Venilia, mostrando, così al pubblico l'importanza di Ardea, città antichissima. Eliano Stella, presidente de Il Convivio Artisti Lazio Latino ha coinvolto anche i bambini spiegando loro i miti del nostro territorio. Oltre agli artisti era presente lo storico del luogo Giosuè Auletta, che ha deliziato i visitatori con la sua preparazione e capacità affabulatoria. Manuela Mazzola *** Premio Internazionale di Poesia “DANILO MASINI” 14a Edizione 2022 - L’Accademia Collegio de’ Nobili e Il Circolo “Stanze Ulivieri”, con il patrocinio del Comune di Montevarchi e il Patrocinio Culturale di WikiPoesia promuovono la 14a Edizione del PREMIO INTERNAZIONALE di POESIA “Danilo Masini”, fondato da Marcello Falletti di Villafalletto, che avrà per tema: “Poesia e relazioni civili e morali nel


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nostro secolo”. Commissione giudicatrice: Presidente Onorario Domenico Defelice; Giornalista e Scrittore, Fondatore e Direttore di Pomezia-Notizie; Presidente Marcello Falletti di Villafalletto, Preside dell’Accademia Collegio de’ Nobili; Segretario Generale Claudio Falletti di Villafalletto; Componenti: Carla Battistini, Libera Bernini, Lucia Lavacchi Burzi, Giorgio Masini, Lea Pesucci, Alberto Vesentini. Il Giudizio della Giuria è insindacabile e inappellabile. Danilo Masini, scrittore, poeta, giornalista, nonché precursore di tutti gli sport nel Valdarno, nacque a Montevarchi (Arezzo) il 7 dicembre 1905, dove morì il 27 maggio 1995. È una figura di spicco della cultura del Novecento. Il Premio ha lo scopo di diffondere le sue opere e di tramandarne la memoria. REGOLAMENTO. POESIA A TEMA. Il concorso letterario si articola in due sezioni: a) Sezione Poesia inedita: Il concorrente dovrà inviare da 1 a 3 liriche in lingua italiana che non superino i 40 versi ciascuna. Ogni poesia in sei copie dattiloscritte, di cui cinque anonime e una sola firmata e recante in calce generalità, indirizzo, recapiti di telefono (fisso e mobile) e indirizzo e-mail. Le copie al computer dovranno essere in carattere Times New Roman, corpo 12, interlinea singola. Indicare se si partecipa alla poesia a tema o tema libero. Attenersi scupolosamente al Regolamento, pena l’esclusione. b) Sezione Libro edito di poesia: Occorre inviare 5 copie del volume riguardanti opere edite nel periodo gennaio 2012 – luglio 2022 di cui una recante all’interno firma, indirizzo, recapiti telefonici e indirizzo e-mail dell’autore. POESIA A TEMA LIBERO. Per le sezioni: Poesia inedita e Libro edito si partecipa con le stesse modalità della poesia a tema. I testi in lingua straniera dovranno recare la traduzione in italiano. Non vi sono limiti di età. Gli elaborati, in forma cartacea, dovranno essere inviati entro e non oltre il 12 agosto 2022 alla

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Segreteria Generale del Premio presso Accademia Collegio de’ Nobili, Casella Postale 39 presso l’Ufficio Postale di via Francoforte sull’Oder - 50018 SCANDICCI (Firenze). Farà fede il timbro postale di partenza. Il contributo di partecipazione è fissato in € 20,00 per ogni sezione alla quale s’intende partecipare, da inviare in contanti, unitamente agli elaborati, o a mezzo bonifico ad Accademia Collegio de’ Nobili codice IBAN: IT86 V076 0102 8000 0003 1214 505 Si prega di inviare, per email o Whatsapp, fotocopia del pagamento. Per i giovani, che non hanno compiuto il 18° anno di età alla data di scadenza del bando, non è prevista alcuna quota di partecipazione (indicare la data di nascita e inviare fotocopia del documento d’identità). La partecipazione dei giovani minorenni (sotto il 18° anno di età) non è subordinata al pagamento della quota di iscrizione, ma deve avvenire da parte del/i genitore/i o del tutore legale del minore, che aderirà e accetterà tutte le norme contenute nel bando di concorso (Regolamento) in nome e per conto del minore di cui ha la responsabilità genitoriale o legale. I giovani sotto i 18 anni potranno partecipare solo con poesie inedite. Gli elaborati dovranno giungere alla Segreteria a mezzo posta ordinaria o raccomandata, e corredati di quanto richiesto dal Regolamento. L’organizzazione non risponde di eventuali disguidi o ritardi postali o smarrimenti. Per agevolare il lavoro della Giuria si consiglia vivamente di spedire gli elaborati con ampio anticipo rispetto alla data di scadenza del Bando. Si prega di non spedire tramite corriere espresso. La Segreteria del Premio comunicherà l’esito del concorso solamente ai vincitori ed ai finalisti. Tutti i Poeti, però, ri-


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ceveranno l’invito, qualora volessero partecipare alla Premiazione. La partecipazione al Premio non impegna l’Organizzazione ad obblighi di qualsiasi genere o natura. La Cerimonia di Premiazione si svolgerà a MONTEVARCHI (Arezzo), città natale del Poeta Danilo Masini, SABATO 26 NOVEMBRE 2022 - ore 16.30 presso il Circolo Culturale “STANZE ULIVIERI”, Piazza Garibaldi, 1. In caso di cambiamenti di data, per cause di forza maggiore, sarete avvertiti in tempo. PRIMO PREMIO Sezione Poesia inedita: € 250,00 offerto da Stanze Ulivieri. PRIMO PREMIO Sezione Libro edito di poesia: € 250,00 offerto da Accademia Collegio de’ Nobili. Targhe, trofei, medaglie e diplomi dal 2° al 5° classificato, nonché diplomi e libri per i finalisti dal 6° al 10° classificato. Ci saranno, inoltre: Premio speciale della Giuria. Premio speciale di euro 100,00 “in memoria di Tiziana Pacchi (n. 24.1.1970 – m. 27.1.2009)”. Premio speciale di euro 150,00 “in memoria di Giovanna Ceccarelli (n. 24.6.1978 - m. 9.1.2018)”. Premio speciale dell’Accademia Collegio de’ Nobili. La Giuria, come per le passate edizioni, potrà decidere anche il conferimento di altri riconoscimenti, qualora ne vedesse il merito. I Premi saranno consegnati durante la suddetta cerimonia personalmente ai vincitori o ai loro delegati (delega scritta). I premi non ritirati personalmente o per delega non saranno spediti, né saranno spediti i Diplomi. Ai sensi del Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati personali” e del GDPR (Regolamento UE 2016/679) i partecipanti acconsentono al trattamento, diffusione ed utilizzazione dei dati personali da parte dell’organizzazione o di terzi per lo svolgimento degli adempimenti inerenti al concorso. (vedi Informativa Privacy completa estratta dal sito https://premiodanilomasini.altervista.org/). I partecipanti dichiarano inoltre, sotto la propria personale responsabilità, che le opere presentate sono di loro esclusiva produzione. Ai vincitori d’ogni sezione sarà pubblicata l’opera

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nel mensile “L’Eracliano”. La Segreteria, nel 2023, contatterà i Poeti e procederà alla pubblicazione di un volume antologico delle opere inviate, come per le precedenti edizioni, edito da ANSCARICHAE DOMUS Accademia Collegio de’ Nobili editore. L’invio degli elaborati al Premio costituisce per ogni concorrente dichiarazione di conoscenza e accettazione totale del suo Regolamento. Gli elaborati inviati non si restituiscono. Le opere edite potranno essere donate a Biblioteche del territorio. L’invito alla Cerimonia di Premiazione non impegna l’Organizzazione a rimborsi di spese, né produce obblighi di qualsiasi genere o natura nei confronti dei concorrenti. L’organizzazione si riserva di apportare al Regolamento, tutte le variazioni necessarie per cause di forza maggiore. Per informazioni telefonare o inviare e-mail ai seguenti contatti: cellulare: 339.1604400 e-mail a: accademia_de_nobili@libero.it e-mail a: falletti.claudio@libero.it Sito web: https://premiodanilomasini.altervista.org/ *** DUE RICONOSCIMENTI ALLA NOSTRA COLLABORATRICE MARIAGINA BONCIANI – Apprendiamo che la nostra collaboratrice da Milano Mariagina Bonciani ha ottenuto, di recente, due ottimi piazzamenti: la sua silloge "Una strada, un quartiere, una città" ha avuto una Menzione d'onore al Premio Carrera 2022 e la sua poesia "Il sonno" si è piazzata al 6° posto ex-aequo al Concorso Città di Avellino 2021. Ci complimentiamo con lei. *** PETER RUSSELL, VITA E POESIA – Dopo la presentazione a Olgiate - il primo maggio 2022, nel palazzo A. Volta, con la presenza di Vin-


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cenzo Guarracino e Manrico Zoli, Presidente Roberto Crimeni dell’Associazione e della rivista Dialogo -, come annunciato nel numero precedente (a pag. 31), venerdì 6 maggio, alle ore 17,00 presso il Circolo dei Lettori di via Bogino 9, a Torino, nella Sala della Musica, è stato presentato il corposo volume di Wilma Minotti Cerini: Peter Russell, Vita e poesia. Un successo. Presentiamo, intanto, qui di seguito, ciò che scrive Giampietro Tonon, Libraria Padovana Editrice / Literary.it, impossibilitato ad intervenire: Sono dispiaciuto non poter essere presente a questa importante occasione dell'amica

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Wilma Minotti Cerini a causa di problemi di salute. Che questa presentazione sia un evento particolarmente significativo sta anche nelle dimensioni di pagine e nella sostanza, che questo libro racchiude. In primis l'autore a cui è dedicato: Peter Russell, uno straordinario poeta inglese che ha segnato la seconda metà del secolo scorso attraversando molti paesi tra cui gli Stati Uniti e l'Iran da cui è dovuto fuggire all'avvento della rivoluzione islamica, rifugiandosi in Italia e concludendo poi la sua vita terrena nel 2003 a Pian di Scò in Toscana. Protagonista di questo evento è proprio Wilma Minotti Cerini che l'ha conosciuto nel


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I BAMBINI E NON FANNO LA GUERRA I bambini chiedono latte fino a quando la madre ne ha se finisce piange perché ha fame, ed è insopportabile il pianto di un bambino affamato 1997 e frequentato ed ha un archivio del poeta con moltissimi materiali originali, a cui personalmente ho contribuito con quanto il poeta mi aveva inviato negli anni Novanta. Sì proprio Wilma Minotti Cerini è la protagonista di questo evento che lascerà un segno nella storia editoriale letteraria italiana, perché ha realizzato un primo evento di vero e proprio mecenatismo letterario. Non si è visto in questi ultimi cinquant'anni alcuna proposta editoriale analoga nei confronti di qualche eccezionale poeta italiano che abbia lasciato un segno nella storia letteraria italiana. La nuova frontiera nel mondo letterario sarà proprio il mecenatismo che potrà lasciare un segno nell'editoria letteraria. Un tempo, almeno fino agli anni Cinquanta del ‘900, mecenati spesso sono stati solo alcuni lungimiranti editori che hanno raccolto ed editato materiali di autori, poeti o scrittori, spesso sconosciuti che nel migliore dei casi avevano pubblicato a proprie spese opere singole che poi hanno avuto la fama grazie all'editore che li ha capiti e fatti conoscere. Quindi a Wilma Minotti Cerini va tutto il merito che la storia senz'altro le riconoscerà. Giampiero Tonon

I bambini hanno solo il colore dei grandissimi occhi per scrutare il mondo. I bambini sono teneri come germogli, indifesi. I bambini non capiscono la differenza tra ricco e povero da chi ha troppo e da chi non ha niente. Se metti assieme tanti bambini faranno tutti la stessa cosa rideranno e giocheranno tra loro I bambini hanno tutti lo stesso sorriso da denti da latte I bambini non fanno la guerra e se una bomba scoppia nei pressi piangono senza sapere cos’è Si avvolgono nelle braccia della madre per calmare la paura Perché il bambino dovrebbe fare il bambino In ogni parte del mondo Wilma Minotti Cerini Nelle foto: Pag. 55: Roberto Salbitani, scrittore e “Scuolafotograficanatura”, nel 1971 amico di Russell al Lido di Venezia: pag. 56 in alto a sinistra: Wilma Minotti Cerini e Sandro GrosPietro; pag. 56 in alto a destra: Stefano Valentini, Direttore responsabile di Nuova Tribuna Letteraria; pag. 56, in basso, foto finale


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insiemistica; pag. 57, in alto a sinistra: Natale Luzzagni, Direttore editoriale di Venilia Nuova Tribuna Letteraria; pag. 57, in basso a sinistra: Mons. Franco Buzzi - ex Prefetto Collegio dei Dottori Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano – insieme a Wilma Minotti Cerini.

LIBRI RICEVUTI FRANCESCA SPADARO – Il Poeta e la bambina. Nino Ferraù, poeta siciliano del Novecento – In prima di copertina, a colori, “Il Poeta e la bambina”, olio e materico (2021) di Lidia Muscolino e, in quarta, a colori, foto (di Alessandro Grussu) dell’Autrice; all’interno, numerose foto in bianco e nero e riproduzioni di lettere e grafiche. Armando Siciliano Editore, 2021, pagg. 198, € 18,00. Francesca SPADARO è nata a Messina nel 1971. Laureata in Lettere Classiche, insegna italiano e latino presso il liceo scientifico “Archimede” di questa città. Svolge anche attività sindacale ed è impegnata nel volontariato. Oltre ad aver curato, nel 2018, con Cettina Machì, Gemino Calà e Giacomo Fabio, il volume “Omaggio a Nino Ferraù”, tra poesia e prosa, ha pubblicato: Nel giardino del sé (2015), Canti dell’aria dell’acqua della terra del fuoco (miti siciliani, musiche di Gemino Calà, 2018), Tavole frante (2019), Alessandra… no end (saggio su un femminicidio, 2019). ** LUCIANO ARMELI IAPICHINO (a cura di) – Nino Ferraù. Un intellettuale. La sua anima. La sua epoca. Nuova edizione rivista e ampliata, Leonida Edizioni, 2021, pagg. 126, € 10,00. Il volume contiene interventi di: Luciano Armeli Iapichino (Introduzione e Incontro con Nino Ferraù sulla banchina del tempo), Antonio Baglio (Ferraù e il ruolo dell’intellettuale), Cosimo Cucinotta (Le parole ritrovate di Nino Ferraù), Sergio Di Giacomo (Poeta spirituale e attento divulgatore:

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la rivista “Selezione poetica” di Nino Ferraù), Anna Franchina (Galati Mamertino ricorda Nino Ferraù), Giuseppe Rando (Nino Ferraù alle soglie del sublime quotidiano), Salvatore Giuseppe Vicario (L’Ascendentismo, Nino Ferraù e Salvatore De Maria). ** LUCIANO ARMELI IAPICHINO – ANTONIO BAGLIO (a cura di) – Un solo rogo d’anima e di carne. Nino Ferraù: lettere d’amore a Maria (1957 – 1959). In copertina, in bianco e nero, foto di Nino Ferraù e Maria e una lettera a lei scritta. Armenio Editore, 2022, pagg. 302, € 19,00. Luciano ARMELI IAPICHINO è scrittore e docente di Filosofia e Storia. Tra le sue pubblicazioni: Il tiranno e l’ignoranza (2009), Le vene violate. Dialogo con l’urologo siciliano ucciso non solo dalla mafia (2011), Tony Lombardo dall’indigenza siciliana a zar del crimine nella Chicago anni ’20 (2014), Nino Ferraù. Un intellettuale. La sua anima. La sua epoca (a cura di, 2015), Semantica di un sentimento. Viaggio nelle terre dell’amore (2016), Lucido delirio. Riflessioni socio-esistenziali alla luce del pensiero divergente (2017), I viceré delle agromafie. Storia di sbirri, bovini, malarazza, antimafia e mascaramenti (2020), L’uomo delle tartarughe. Conversazioni con un sionista tra storie e memoria (a cura di, 2021). Antonio BAGLIO è docente di Storia contemporanea nel Dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina. Gli interessa la storia culturale. Ha fatto parte del Comitato organizzatore del Premio nazionale di poesia “Nino Ferraù”. Tra le sue pubblicazioni: Il partito nazionale fascista in Sicilia. Politica, organizzazione di massa e mito totalitario 1921 – 1943 (2005), Per la pace in Europa: istanze internazionaliste e impegno antifascista (con S. Fedele e V. Schirripa, 2007), Galati Mamertino nel Novecento. I. Dall’alba del secolo fino alla caduta del fascismo (2009), Nino Ferraù. Un intellettuale. La sua anima. La sua opera (collettaneo e a cura di Luciano Armedi Iacopino, 2021). **


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TITO CAUCHI – Rudy De Cadaval Autore Antipoeta (1° gennaio 1933 – 13 agosto 2021) – Introduzione di Isabella Michela Affinito; in copertina, a colori, foto di De Cadaval e altra foto, assieme di quella di Cauchi, in quarta – Editrice Totem, 2022, pagg. 244, € 25,00. Tito CAUCHI, nato l’11 agosto 1944 a Gela, vive a Lavinio, frazione del Comune di Anzio (Roma). Ha svolto varie attività professionali ed è stato docente presso l’ITIS di Nettuno. Tante le sue pubblicazioni. Poesia: “Prime emozioni (1993), “Conchiglia di mare” (2001), “Amante di sabbia” (2003), “Isola di cielo” (2005), “Il Calendario del poeta” (2005), “Francesco mio figlio” (2008), “Arcobaleno” (2009), “Crepuscolo” (2011), “Veranima” (2012), Palcoscenico” (2015). Saggi critici: “Giudizi critici su Antonio Angelone” (2010), “Mario Landolfi saggio su Antonio Angelone” (2010), “Michele Frenna nella Sicilianità dei mosaici” (monografia a cura di Gabriella Frenna, 2014), “Profili critici” (2015), “Salvatore Porcu Vita, Opere, Polemiche” (2015), “Ettore Molosso tra sogno e realtà. Analisi e commento delle opere pubblicate” (2016), “Carmine Manzi Una vita per la cultura” (2016), “Leonardo Selvaggi, Panoramica sulle opere” (2016), “Alfio Arcifa Con Poeti del Tizzone” (2018), “Giovanna Maria Muzzu La violetta diventata colomba” (2018), “Domenico Defelice Operatore culturale mite e feroce” (2018), Graziano Giudetti, Il senso della poesia (2019), Profili Critici 2012. Premio Nazionale Poesia Edita Leandro Polverini, Anzio. 163 Recensioni (2020), Pasquale Montalto. Sogni e ideali di vita nella sua poesia (2020), Angelo Manitta e Il Convivio (2020), Lucia Tumino una vita riscattata (2020), Silvano Demarchi Fine letterato e poeta (2020), Carmelo Rosario Viola. Vita, Politica, Sociologia (1928 – 2012) (2021), PIAF. Pagine Intime Ansia Femminile (2021), Clio. Conversazioni Letterarie Italia Oggi (2021), Edio Felice Schiavoce/Lucia Schiavone. Il Poeta Pediatra (1927 – 2016) La Restauratrice Scultrice (2021), Dike Diritti Incerti Karma Esausto (2021), NIKE Nuovi Idiomi Koinè Estrosa (2021), SPES Scambi

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Poetici Eco Straniera (2022). Ha inoltre curato la pubblicazione di alcune opere di altri autori; ha partecipato a presentazioni di libri e a letture di poesie, al chiuso e all’aperto. È incluso in alcune antologie poetiche, in antologie critiche, in volumi di “Storia della letteratura” (2008, 2009, 2010, 2012), nel “Dizionario biobibliografico degli autori siciliani” (2010 e 2013), in “World Poetry Yearbook 2014” (di Zhang Zhi & Lai Tingjie) ed in altri ancora; collabora con molte riviste e ha all’attivo alcune centinaia di recensioni. Ha ottenuto svariati giudizi positivi, in Italia e all’estero ed è stato insignito del titolo IWA (International Writers and Artists Association) nel 2010 e nel 2013. È presidente del Premio Nazionale di Poesia Edita Leandro Polverini. Ha avuto diverse traduzioni all’estero.

TRA LE RIVISTE LUMIE DI SICILIA – periodico fondato nel 1988 dall’Associazione Culturale Sicilia Firenze, diretto da Mario Gallo – viale Belfiore 9 – 50144 Firenze – e-mail: mario.gallo.firenze@gmail.com – Riceviamo online il n. 162 (77 online), maggio 2022, con le firme di: Elio Piazza: Mia cara Marsala; Ignazio Buttitta: La strage di Portella della Ginestra; Maria Nivea Zagarella: Trittico per l’Ucraina; Siriana Giannone: Il posto delle fragole; Francesco Torre: Il neolitico in Sicilia; Gaspare Agnello: Svetlana Aleksievic – Ragazzi di zinco; Corrado Calabrò: D. Defelice, Non circola l’aria; Alberto Barbata: Poesie del Covid; Ricordo di Loris Abate; Eugenio Giannone: Rime; Santo Forlì: Escursione a Fiumedinisi; Ina Barbata: A cardata; Marco Scalabrino: Gaetano Cipolla e Meli; Giovanni Ingrassia: Il dialetto dimenticato; Ines Barbata: I vespi siciliani, due poesie; Anthony Di Pietro: Chi cerca un amico…; Pietro Calamandrei: Ora e sempre; Adolfo Gualguarnera: Amarcord; Luigi Nastasi: Iliade in siciliano, libro secondo – parte seconda. *


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IL CONVIVIO – Trimestrale fondato da Angelo Manitta e diretto da Enza Conti – via Pietramarina-Verzella 66 – 95012 Castiglione di Sicilia (CT) e-mail: angelo.manitta@tin.it; enzaconti@ilconvivio.org – Riceviamo il n. 88, gennaio-marzo 2022, dal quale segnaliamo: “Il tempo e lo sguardo metafisico nella poesia di Corrado Calabrò”, di Francesco Casuscelli; “Patrizia Tocci. Alfabeti, una moderna rilettura di Dante”, di Angelo Manitta; le poesie di Antonia Izzi Rufo e di Giovanna Li Volti Guzzardi; le recensioni di Manuela Mazzola, Tito Cauchi, Marcello Falletti di Villafalletto; la rubrica La vetrina delle notizie e quella dei pittori a cura di Enza Conti. * KAMEN’ – Rivista di poesia e filosofia, diretta da Amedeo Anelli – viale Vittorio Veneto 23 – 26845 Codogno (LO) – e-mail: amedeo.anelli@alice.it – Riceviamo il n. 60, gennaio 2022. Sommario: Kamen’/Sofia Gavriilidis – Sofia Gavriilidis: Le trasformazioni del naso come fonte d’umorismo nella Letteratura per l’Infanzia; Daniela Marcheschi: Ricordo di Sofia Gravriilidis. Poesia/Elio Pecora: Elio Pecora: Accordature. Kamen’/Giovanni Sias: Giovanni Sias: Inventario di Psicanalisi. “Prima conversazione”; Amedeo Anelli: Giovanni Sias: un ricordo.

NOTIZIE DALLA CITTÀ a cura di Manuela Mazzola LEONARDO: POMEZIA PERDE UN ALTRO MARCHIO PRESTIGIOSO Rappresenta una grossa perdita il trasferimento della divisione Elettronica a Cisterna di Latina della Leonardo S.P.A. Un sito di 140.000 metri quadrati con oltre 700 dipendenti. E' un'azienda globale ad alta tecnologia, tra le prime dieci società al mondo nell’aerospazio, difesa e sicurezza. A Pomezia si lavora nella

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progettazione e nello sviluppo di equipaggiamenti per comunicazioni militari, terrestri, navali e nella manutenzione degli equipaggiamenti avionici a bordo dell’Eurofighter. Un orgoglio italiano, ma soprattutto della cittadina laziale! Da subito Adriano Zuccalà si è messo al lavoro per poter risolvere la questione, incontrando il 21 marzo, insieme alla vice Sindaco Simona Morcellini, le rappresentanze sindacali della società. Il 12 aprile, inoltre, si è tenuto un altro incontro tra il Sindaco, l'Assessore allo Sviluppo economico della Regione Lazio Paolo Orneli, l'Assessore al Lavoro della Regione Lazio Claudio di Berardino e le rappresentanze sindacali dei lavoratori. Il 28 aprile il Primo Cittadino ha dichiarato: “Dopo aver partecipato all'Assemblea Generale di Unindustria, dove il tema Leonardo è stato incredibilmente ignorato, oggi ho preso parte all'audizione presso la IX Commissione Lavoro della Regione Lazio. In audizione anche le rappresentanze sindacali dei lavoratori. Un incontro del tutto interlocutorio senza la presenza dell'azienda che ha annunciato la chiusura dello stabilimento pometino. Continuerò a chiedere la convocazione di un tavolo tecnico con il Ministero dell'Economia e delle Finanze che detiene il 30% delle quote societarie. Sempre dalla parte dei lavoratori, per dare forza a quella che è la visione di sviluppo del sito Leonardo di Pomezia”.


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La città vede andar via un altro marchio prestigioso e con questo ulteriore fallimento perdono il posto di lavoro, non solo i dipendenti dell'azienda, ma anche la mensa, la manutenzione fornitori, i servizi e tutte quelle categorie che gravitavano intorno alla Leonardo; un ulteriore impoverimento del tessuto industriale di Pomezia. * RINVENUTA UNA NECROPOLI DI ETÀ ROMANA A SANTA PALOMBA Nella stazione ferroviaria Santa Palomba di Pomezia, durante i lavori di adeguamento di un cavalcavia, sono emersi ritrovamenti archeologici databili tra il I sec. a.C. e il V sec. d.C. Secondo le indagini, condotte sotto la Direzione Scientifica della sopraintendenza e del funzionario archeologo Francesca Licordari, i reperti più antichi sono un asse viario e una

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serie di strutture murarie probabilmente di una villa. Successivamente la zona è stata adibita a necropoli, nella quale sono state ritrovate 17 sepolture. Sono tombe di vario genere e di diversa datazione tra il III e il V sec. d.C. La presenza di un anello con cristogramma fa presumere che vi fosse sepolto anche un cristiano. Il sindaco Adriano Zuccalà ha dichiarato: “Il nostro territorio non finisce mai di stupirci: Pomezia si arricchisce di un patrimonio archeologico importante, che ospiteremo presso il Museo civico. * BORGO SANTA RITA RITORNA A NUOVA VITA - La struttura di Borgo Santa Rita, confiscata alla criminalità organizzata, verrà recuperata per fini sociali. Tutta la struttura con i suoi 3 ettari di terreno

verranno destinati al recupero e al reinserimento sociale di donne vittime della prostituzione. Mediante laboratori, produzione orticola e vendita di prodotti con annesse attività culturali e ricreative, si ridarà nuova veste al Borgo. Anche il Sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà, insieme al vice Sindaco della Città Metropolitana di Roma Capitale Pierluigi Sanna, è andato a visitare l'area, la quale fa parte di un progetto più grande che riguarda anche il rifacimento dei marciapiedi dissestati, le nuove piantumazioni e le piste ciclabili su Via Danimarca e Via Polonia che collegheranno Borgo Santa Rita al centro di Torvaianica. * PRIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL LETTERARIO “LIBRI SOTTO LE


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STELLE” - Venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 giugno Pomezia ospiterà il Festival letterario “Libri sotto le stelle” dedicato a Margherita Hack nel centenario dalla nascita. Presentazioni di libri, spettacoli, letture animate e attività per bambini, premi letterari, street art e musica. Gli appuntamenti si svolgeranno tra la biblioteca comunale Ugo Tognazzi, il Museo Città di Pomezia – Laboratorio del Novecento, i Giardini Petrucci e piazza Indipendenza. Ancora una volta la città laziale mostra la voglia di essere protagonista del suo tempo e di

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locali ne “Il caffè con l'autore”, ospite d'eccezione la famiglia Tognazzi; poi la XXXI edizione de Il Premio letterario internazionale Città di Pomezia (anche questo fondato e organizzato fino al 2017 da Defelice); Festival e Premio letterario “Le parole di Lavinia” del Centro Studi Femininum Ingenium, concerti, musica, laboratori per bambini, murales e osservazione delle stelle. Tre giorni di festa, dunque, da non perdere. * STAR SOTTO LE STELLE. 14 eventi distribuiti in 7 serate di teatro, musica e cabaret - Tiziana Foschi, Marco Falaguasta, Katia Rizzo, Marco Morandi, Claudia Campagnola, Corrado Tedeschi, Mario Zamma, Federico Perrotta e Valentina Olla, sono solo alcuni dei protagonisti di Star sotto le stelle, rassegna dell'Estate pometina. Dal 19 giugno al 31 luglio, a Piazza Indipendenza si terranno spettacoli dal vivo, sotto la direzione artistica di Stefano Raucci e Nicola Canonico.

* "Pomezia Città da favola”, edito da Gemma Edizioni e presentato al Salone internazionale del Libro di Torino Nell'ambito del progetto,“Una Città da favola”, della casa editrice Gemma Edizioni e riservato ai Comuni d'Italia designati della qualifica di “Città che legge”, Pomezia si è distinta con un volume, finanziato dallo stesso Comune, in cui sono state raccolte filastrocche, favole, fiabe e disegni ambientati nella nostra Città e firmati dagli studenti delle condividere un'identità culturale elaborata negli anni. Risalgono, infatti, agli anni Settanta del secolo scorso i primi tentativi di costruzione dell'allora giovane comunità pometina con iniziative culturali e sociali, portate avanti dal poeta – giornalista Domenico Defelice. Durante la prima serata Marco Santarelli, direttore scientifico della Fondazione Margherita Hack, mostrerà il suo progetto “La scienza in valigia”; ci saranno, inoltre, due giornate d'incontri con gli scrittori e scrittrici


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scuole comunali Maria Immacolata, Sant’Andrea Uberto, San Francesco D’Assisi e Gianni Rodari, degli istituti comprensivi Enea, Pestalozzi, De Andrè, Orazio, Via della Tecnica e del circolo didattico Matteotti. Al salone di Torino sono intervenute la vice Sindaco con delega alla Cultura Simona Morcellini e l’Assessora ai servizi educativi Miriam Delvecchio, insieme a Leonardo, lo studente dell'istituto comprensivo Enea, che ha sviluppato l'immagine di copertina del libro. * HA CHIUSO LA LIBRERIA BOOKLET DI SUSANNA - Ha suscitato molto clamore l'appello della libraia di Tor Bella Monaca di Roma che rischia di chiudere per sfratto. Anche Pomezia, però, ha vissuto un fallimento nell'ambito culturale per la chiusura della libreria Booklet di Susanna Lasconi. Non era solo una libreria specializzata per bambini, ma un piccolo centro culturale nel quale si svolgevano attività di lettura per bambini e presentazioni di libri d'autore. C'era, inoltre, un'ampia scelta per ogni tipo di esigenza. Un negozio accogliente gestito dalla proprietaria, disponibile e preparata, ma anche da suo marito. Era stata costruita ecologicamente con allestimenti in legno e materiali biologici, mettendo in risalto ogni suo spazio.

rata professionalmente per quanto riguarda il mondo dell'infanzia. Il fatto di essere un'insegnante (precaria, la cosiddetta "supplente") ha aumentato la mia passione per la lettura infantile ma tutto nasce da prima, io nasco con un libro in mano. Mia madre, insegnante, mi ha sempre trasmesso l'emozione attraverso il libro, leggo fin da piccola, i libri sono stati da sempre la mia salvezza. La mia era una libreria specializzata per bambini, con le migliori case editrici, libri per nulla commerciali, che accompagnavano ogni passo dalla nascita all'adolescenza. Case editrici importanti come la Babalibri, Terre di Mezzo, Fatatrac, Carmelo Zampa, copertine e storie da collezione. Inoltre, ordinazioni di libri non disponibili nel tempo più celere possibile. Abbiamo organizzato presentazioni e laboratori anche con case editrici importanti.

Buongiorno Susanna. Buongiorno Manuela.

Quali sono state le motivazioni che l'hanno costretta a chiudere la sua attività? La pandemia ha sicuramente influito sulle priorità di acquisto delle persone, veniva meno gente, alcuni ordinavano e poi non pagavano, troppe spese rispetto al venduto, poche persone hanno apprezzato il valore culturale di una libreria esclusiva per bambini.

La libreria quando è stata inaugurata? La libreria è stata inaugurata il 28 settembre 2019, mi ricordo che aveva piovuto e che fino alla mattina eravamo stati, io e mio marito a sistemare i libri, dopo aver passato una nottata intera a catalogarli, lo scarico era arrivato all'ultimo e avevamo paura di non fare in tempo. Alle 16 del 28 settembre 2019 si sono aperte le porte della libreria . Lei è un'insegnante, quindi anche prepa-

Cosa rappresentava per lei la libreria? La libreria non era solo il mio lavoro. Era il mio cassetto dei sogni finalmente aperto, erano tutti i miei sacrifici, miei e della mia famiglia, era un posto accogliente, un punto di ritrovo, impacchettavo dei sogni, vedevo i bambini cercarmi, dei ragazzi che non leggevano si sono fidati di me ed hanno iniziato a farlo, era sentirmi utile, un modo di aiutare. Poi, la libreria è diventata preoccupazione, notti in bianco, nervosismo, crisi economica.

Di cosa avrebbe bisogno per riaprire? Per riaprire avrei bisogno di una città che risponda bene culturalmente ad un negozio simile e anche ad un canone di affitto mode-


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Pag. 64 qualcosa per evitare la chiusura di questo piccolo grande centro culturale? Manuela Mazzola

rato. Ma non riaprirei mai più in questa cittadina. Se potesse cosa chiederebbe al Comune di Pomezia? Adesso, al Comune di Pomezia non chiederei più niente, non c'è stata nemmeno una parola di dispiacere per la chiusura di un posto simile, adesso non avrei nulla da chiedere, forse consiglierei loro di valorizzare noi giovani; ho visto che hanno organizzato una giornata del libro con dei bambini in un parco, avrebbero potuto farlo prima, avrebbero potuto coinvolgere la libreria in molte iniziative ma non l'hanno fatto, adesso hanno una città priva di un posto che meritava di esserci.

E' facile comprendere il dispiacere di Susanna, giovane laureata in lettere classiche con una predilezione per la storia romana e per il mondo dell'infanzia. La sua era un'attività a conduzione familiare, nella quale i lettori più fedeli trovavano un angolo di cultura a portata di mano. Dovremmo, però, interrogarci come comunità: avremmo potuto fare

AI COLLABORATORI Inviare i testi (prodotti con i più comuni programmi di scrittura e NON sottoposti ad impaginazione o altro) preferibilmente attraverso E-Mail: defelice.d@tiscali.it. Mantenersi, al massimo, entro le tre cartelle (per cartella si intende un foglio battuto a macchina da 30 righe per 60 battute per riga, per un totale di 1.800 battute); per quelli più lunghi, prendere accordi con la direzione. Si ricorda che Pomezia-Notizie si mantiene solo attraverso i contributi dei lettori. Per ogni ed eventuale versamento, assolutamente volontario: Domenico Defelice - via Fratelli Bandiera 6 - 00071 Pomezia (RM). Codice IBAN: IT37 N076 0103 2000 0004 3585 009 - Il mensile è disponibile gratuitamente sul sito www.issuu.com al link: http://issuu.com/domenicoww/docs/ - Per chi vuole ricevere on line la versione pdf, versamento annuale di € 30. Pubblicazione privata Vicedirettrice: Manuela Mazzola


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