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È POSSIBILE UN G SENZA POLLINE?
on l’arrivo della primavera iniziano le sofferenze di molte persone allergiche ai pollini. Secondo recenti statistiche nei prossimi anni ci sarà un aumento della popolazione italiana affetta da riniti, starnuti ripetuti, sensazione di naso chiuso, ipersecrezione nasale, irritazione agli occhi e nei casi più gravi vere e proprie patologie dell’apparato respiratorio con attacchi d’asma. Il cambiamento climatico con l’aumento delle temperature porta un incremento della quantità di pollini rilasciati in atmosfera e alcune piante sensibili all’innalzamento della temperatura, come carpini, faggi e cipressi, creano problemi alle persone allergiche. Un’indagine dell’Ordine degli Agronomi e dei Forestali della Provincia di Firenze ha individuato le principali specie che causano i disturbi, come le graminacee che nell’82% dei casi producono sintomi di rinite e asma, il cipresso nel 24% rinite e congiuntivite, l’olivo nel 21% rinite e
Il giardiniere può contribuire a migliorare la qualità della vita degli allergici introducendo quei “correttivi” con nuove aree verdi o sostituendo piante ammalate, ammalorate, con piante non allergeniche 6
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asma e la parietaria nel 19% rinite e asma. Altre specie allergeniche indicate per famiglie sono le Composite (ambrosia e artemisia), Corylacee (nocciolo e carpino), le Fagacee (leccio, farnia, castagno e faggio) e le Betulacee (betulla e ontano). È dunque possibile progettare un giardino senza polline? Può l’attività del giardiniere contribuire a migliorare la qualità della vita di queste persone? Io penso di sì, iniziando a intervenire in quei luoghi come ospedali, case di cura ma anche scuole di infanzia e piccoli spazi pubblici fino ad arrivare a giardini privati, introducendo quei “correttivi” con nuove aree verdi o sostituendo piante ammalate, ammalorate, con piante non allergeniche. La diminuzione significativa degli allergeni nell’aria favorirebbe così una migliore qualità di vita del paziente allergico, che spesso nella bella stagione è costretto a vivere in luoghi chiusi e assumere farmaci.