Il giardiniere 021 Marzo - Aprile 2020

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giardiniere giard

vo o nu

PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI

N° 021

IL

+TECNICHE

La potatura dell’albero senescente

Marzo – Aprile 2020

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In copertina la “riflessione” del paesaggista Vittorio Peretto per ripensare il ruolo del giardino. Per fare meglio con meno

+PROGETTO

Le peculiarità (e il valore) degli allestimenti temporanei

LA NUOVA RIVISTA VADEMECUM PER LAVORARE PER ILSÉGIARDINIERE TUTELANDO STESSI E GLI ALTRI NUOVE COMPETENZE E SGUARDO IN AVANTI Suggerimenti per essere sempre più “mediatori” tra la natura e i desideri del cliente. E per anticipare future tendenze

Disegno di Vittorio Peretto.

CORONAVIRUS



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EDITORIA LE | 1

È

N˚ 021 MARZO / APRILE 2020 DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net

Così, abbiamo chiesto ad addetti ai lavori illuminati di raccontarci il loro pensiero e il loro agire. Et voilà una raccolta di visioni, un insieme di suggestioni che, ci piace pensare, possa essere accolto da voi, nostri lettori, come un numero da collezione. Una sorta di numero-memo da riporre in libreria e andare a sfogliare ogni tanto, per ricordarsi la responsabilità verso il futuro – un’immensa infinita opportunità – che ha ogni giorno chi lavora con le piante. Un grande grazie a chi ci ha prestato le proprie opinioni: al paesaggista Vittorio Peretto che ci ha donato il meraviglioso acquerello in copertina e ha spiegato come procede nel progettare giardini naturali, facendo meglio con meno; al giardiniere Sandro Degni, che ha raccontato come, secondo lui, dovrebbe essere considerato chi fa questo mestiere; al presidente di Orticolario, Moritz Mantero, che ha illustrato la sua idea di giardiniere. Un gigantesco grazie anche a tutti i nostri fidati collaboratori che, come sempre, hanno messo la testa e il cuore per firmare articoli tecnici colmi di consigli utili e concreti. di Francesco Tozzi

IN REDAZIONE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net HANNO SCRITTO IN QUESTO NUMERO Bianca Boschi, Lucio Brioschi, Stefano Cherubin, Riccardo Dal Fiume, Elisa Dal Maso, Sandro Degni, Moritz Mantero, Valerio Pasi, Nicolò Pensa, Vittorio Peretto, Matteo Ragni GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net COMUNICAZIONE DIGITALE Irene Accatino / promozione@laboratorioverde.net PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net STAMPA PressUp, Via Caduti sul lavoro, 01036 Zona Industriale Settevene (VT) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via Pasubio 16, 21020 Brebbia (VA) Tel. 0332 989211 - fax 0332 773850 www.laboratorioverde.net - info@laboratorioverde.net Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.

e d i z io n i

È un numero speciale, questo. E lo scrivo in sincerità, senza alcuna retorica. Speciale innanzitutto perché, pensato e scritto in piena emergenza Coronavirus, è frutto di dialoghi a distanza che, con sorpresa, hanno reso ancora più forte lo scambio reciproco di opinioni e idee. Speciale, poi, perché, si è rivelato una preziosa opportunità per fare una riflessione condivisa su cosa significhi occuparsi di verde oggi, in un tempo in cui noi esseri umani non sempre sappiamo essere umani con gli altri ospiti del pianeta, piante in primis.

Laboratorio

verde

Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo,garden e interior AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Bio Agenda • I Quaderni di greenup • Bio Calendario Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.

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EDITORIA LE | 2

COSA VUOL D I GI ARDINIER I OGGI?

Il giardiniere è come un pittore che può dipingere una tela centinaia di volte. Restaurarla, rifarla. È un bel mestiere ma se lo fai per abitudine fai presto a passare

da pittore a imbianchino

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ssere Giardinieri (lo scrivo apposta con la “G” maiuscola) è vocazione, si è Giardinieri sin da piccoli. Certo, puoi diventarlo studiando e perfezionandoti ma la passione dovrà essere la fiammella sempre accesa. Ricordo da sempre la casa piena di piante: per la disperazione dei miei genitori, già da bambino, sperimentavo e portavo a casa quantità spropositate di semi e talee improvvisate. Già all’epoca, qualcosa era chiaro. Ma cosa vuol dire essere Giardiniere oggi? Per comprenderlo appieno forse bisogna capire prima cosa ha significato essere Giardiniere nel tempo, una figura fondamentale formata in diverse discipline, paesaggista ante litteram, in correlazione con la natura che lo circondava. La figura si è poi piano piano modificata, ma di fatto è rimasta sempre più o meno fedele a se stessa. I vecchi Giardinieri erano i custodi della conoscenza delle piante, spesso lontana da chi possiede un giardino e sempre motivo di timori per chi non sa comunicare con loro, con le piante. Ricordo ancora un anziano collega che mi regalò le sue vecchie “Felco”, le forbici per potare, una sorta di investitura che per me, all’epoca giovane Giardiniere, suonò come una vera e propria assunzione di responsabilità.

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Ma il Giardiniere moderno? Ha senso ancora parlare di questa figura in termini romantici? Ha ancora senso vedere in quella figura una sorta di custode e saggio consigliere delle “cose della natura”? Forse sì. La mia professione è di fatto un mestiere in simbiosi con la natura, non si può prescindere dalla sua presenza, siamo dentro di essa e con essa ci rapportiamo quotidianamente. Non solo, noi Giardinieri siamo degli artisti, dei pittori che con le piante dipingono e modellano il territorio e lo plasmano più e più volte con la capacità che solo i grandi scultori e pittori della storia hanno saputo padroneggiare. A tal riguardo mi sento di citare un contatto virtuale, Manolo Caglioni, che mi ha donato questa frase: «Il giardiniere è come un pittore che può dipingere una tela centinaia di volte. Restaurarla, rifarla. È un bel mestiere ma se lo fai per abitudine fai presto a passare da pittore a imbianchino».


D IRE ESSERE AUTENTICA PASSIONE Un mix ben equilibrato di conoscenza tecnica, sapere botanico e dedizione. Per Sandro Degni tutto ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini (www.100giardini.it). Lavora così con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia: tra le numerose collaborazioni, la più intensa e costante è quella con la garden designer Cristina Mazzucchelli, che porta alla formazione di Giga-G, un gruppo di quattro professionisti con i quali, nel 2013, realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini, che si tiene ogni anno nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi la società cooperativa Verde Officina, concretizzando il sogno di uno studio di progettazione.

e non di cura (senza ricordarci che le piante sono esseri viventi), si parla di sporco quando cadono le foglie, di smaltimento di rifiuto per l’erba tagliata, di sicurezza quando si accenna alle potature. Il verde e il giardinaggio sono solo voci di bilancio. La penso proprio così, se la passione si fonde con la formazione e l’esperienza, impariamo a modellare a colorare ad abbellire il mondo attorno a noi. Il giardino, il Karmel originario, il paradiso terrestre, sono tutte espressioni della stessa realtà, che nasconde sempre e comunque la bellezza. Il paradiso terrestre era un giardino e allora come possiamo non sentirci responsabili quando disegniamo ciò che abbiamo attorno. Ai nostri giorni la mia professione molto spesso è stata offesa, sminuita, ridotta al puro gusto del momento, sottoposta a normative, regole, appalti. Quando si parla di verde si parla di manutenzione

È necessario un nuovo Rinascimento del Giardino, è necessario rimettere il Giardino al centro come fosse una medicina per lo spirito. E nei giorni di clausura obbligata a causa del Coronavirus ce ne siamo resi conto tutti: un giardino o il terrazzo durante la lunga quarantena era un vero lusso, dove poter godere di bellezza e quiete. Oggi più che mai è necessario che il Giardiniere sia visto come “un medico” in grado di curare con il suo lavoro, in grado di creare piccoli spazi di serenità, luoghi anche minuscoli dove potersi ritrovare. Dove ritrovare se stessi e potersi riconnettere con la natura.

di Sandro Degni

Ai nostri giorni la mia professione molto spesso è stata offesa, sminuita. Quando si parla di verde si parla di manutenzione e non di cura, si parla di sporco quando cadono le foglie, di smaltimento di rifiuto per l’erba tagliata, di sicurezza quando si accenna alle potature.

Il verde e il giardinaggio sono solo voci di bilancio

N°021

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Il cantiere

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Giardino naturale

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La potatura dell’albero senescente

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A tempo determinato

testo foto e acquerelli testo, di Vittorio Peretto

testo, disegno e foto di Valerio Pasi

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Di che giardino sei?

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Al sicuro

di SStefano Cherubin ed E Elisa Dal Maso

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Immaginare il futuro

Strategie di convivenza

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Di poche pretese

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Bello e forte

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Le cinque piante dell’anno

colloquio con B Barbara Negretti di Daniela aniela Stasi

gestione

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sCOPERTE

Protezione dall’interno

di Riccar Riccardo Dal Fiume, in collabor collaborazione azione con la rivista Arbor

testo e foto di M Moritz Mantero colloquio con E Ezio Rochira di Daniela Stasi

di Daniela Stasi

di M Matteo Ragni di M Matteo Ragni

di Bianca Boschi, foto del N National Garden Bureau

rubriche

SOMMARIO N°021

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Editoriale/1

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Editoriale/2

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News

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L’opinione

di Francesco Tozzi di SSandro Degni

Prontuario

di Nicolò Pensa di Lucio Brioschi



CONTRIBUTI

MARILENA BAGGIO

CAMILLO DE BENI

Architetto, paesaggista, esperta in architettura del benessere e spazi a verde terapeutico. Titolare dello Studio Greencure, ha al suo attivo diversi progetti per luoghi di cura e infanzia, ospedali, ambiti rurali e paesaggi culturali, aree ambientali critiche, parchi urbani e giardini privati. Ha vinto diversi concorsi di paesaggio e pubblicato articoli. Docente di corsi di specializzazione per studenti di medicina per il Centro di Bioclimatologia Medica e Medicine Naturali, Centro Collaborante OMS, Università degli Studi di Milano. Dal 2013 collabora con lo Studio Mario Cucinella Architects.

Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.

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JESSICA BERTONI

VALERIO PASI

Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.

Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.

ANNA PIUSSI

MATTEO RAGNI

Toscana d’America dall’elegante sensibilità maturata con un Bachelor of Arts presso New York University; seguito da un Phd in storia dell’arte presso la prestigiosa Oxford University, ci insegna come vedere il mondo e scoprire quello che di bello esiste. Garden designer, insegnante di storia di giardini. Medaglia di bronzo al Chelsea Flower Show 2013 e miglior giardino a Orticolario 2012.

Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.

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IL CANTIERE | in copertina

TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti

È

difficile pensare a un giardino oggi, nel pieno dell’emergenza globale del Coronavirus, senza considerare la trasformazione che vive la società verso l’innovazione sostenibile. Personalmente sento la responsabilità e l’urgenza di portare un altro sguardo sulla natura, i vegetali e il paesaggio. Auspicabilmente, si apriranno delle opportunità dove le soluzioni verdi rimpiazzeranno le soluzioni grigie. Potremmo essere davanti all’occasione per ripensare il ruolo del giardino, con il presupposto di “fare meglio con meno”, rivisitando le nostre priorità in fatto di layout, gestione e scelta delle tecniche da mettere in opera.

LE PIANTE COME SOGGETTI E NON COME OGGETTI

Proviamo a considerare il paesaggio vegetale come precedente al paesaggio urbano, non come un semplice complemento. È un’evoluzione che un tempo di crisi può favorire. Le piante sono creature

Giardino È la proposta-riflessione del paesaggista Vittorio Peretto per un’estetica ecologicamente espressiva. In questo articolo, scritto di suo pugno durante l’emergenza Coronavirus, traccia un manifesto per ripensare il ruolo del giardino. Per fare meglio con meno Testo, foto e acquerelli di Vittorio Peretto

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Gli acquerelli rappresentano la visione del paesaggista Vittorio Peretto, la sua idea evoluta di paesaggio. Le foto sono di un giardino da lui realizzato all’Argentario secondo i principi illustrati in questo articolo, nel totale rispetto della natura.

RECIPROCO SCAMBIO TRA PROGETTISTA E GIARDINIERE Vittorio Peretto è socio fondatore di Hortensia Garden Designers e membro del Gruppo Creativo di Orticolario. Nel dare vita a Hortensia, nel 1999, si è ispirato a un laboratorio rinascimentale animato da progettisti, agronomi e giardinieri per progettare e realizzare giardini, terrazzi, balconi, allestimenti. L’ispirazione è diventata presto realtà e sono stati realizzati spazi verdi in tutta Italia e nel mondo. La percezione del verde, come di un’architettura in continuo movimento, permette al team di progettare il giardino assecondandone la crescita naturale, attraverso le competenze tecniche, la fantasia progettuale e l’attenta comprensione del contesto ambientale. I giardini realizzati sono in grado di dialogare con qualsiasi contesto architettonico, moderno o storico che sia. La presenza di un team di giardinieri qualificati, interno alla struttura, permette di realizzare i progetti commissionati seguendone attentamente le diverse fasi esecutive, fino alla successiva manutenzione: il continuo e reciproco scambio tra progettista ed esecutore consente di migliorare di volta in volta aspetti sia progettuali che operativi. Più info: www.hortensia.it

naturale Potremmo essere davanti

all’occasione per ripensare il ruolo del giardino, con il presupposto di “fare meglio con meno”,

rivisitando le nostre priorità in fatto di layout, gestione e scelta delle tecniche da mettere in opera N°021

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IL CANTIERE | in copertina

sociali e si sono evolute secondo i loro “social network”. In un prato fiorito spontaneo vediamo che l’altezza media dei fiori è la stessa per favorire a pari condizioni gli insetti impollinatori. Troppo spesso, in un giardino, la socialità delle piante (che è alla base della loro resilienza, perché l’unione fa la forza), non è contemplata. Le piante vengono posizionate come oggetti e non come soggetti. La natura fornisce l’ispirazione, con la disposizione a strati della vegetazione spontanea. Noi dobbiamo applicare i suoi “modelli” a un disegno che si accordi con gli spazi che abbiamo a disposizione e con le esigenze alle quali dobbiamo dare risposte. Nella gestione successiva all’impianto, è prevedibile che alcune piante assumano una certa dominanza e si diffondano auto seminandosi. In questo senso, l’ecoconsapevolezza deve essere bagaglio trasmesso ai clienti e ai manutentori, in un aperto dialogo sulla sostenibilità. Le scelte botaniche saranno effettuate con

attenzione rivolta anche alle forme, poiché già da questo si può avere un’indicazione del posizionamento sociale nella comunità.

UN RUOLO ISTRUTTIVO PER TUTTI

Ecco tre punti fondamentali: • pensare al giardino non solo in termini di piante ma con viva attenzione per la comunità di tutti gli esseri viventi; • prendere sempre più coscienza delle loro multiple interrelazioni; • cercare di avere una visione a lungo termine, affinando sempre più le capacità previsive, nella consapevolezza di quanto siano dinamici gli equilibri delle piante. Dagli spazi verdi, e dal nostro lavoro, può venire un utile ruolo di sensibilizzazione verso la moderazione nel prelievo delle risorse e nella loro preservazione. Potremmo considerarlo, senza arroganza, un ruolo istruttivo per tutti.

COME AGIRE PER CAMBIARE ◗ Economizzare le risorse. ◗ Favorire il riciclo. ◗ Valorizzare gli scarti verdi, reimpiegandoli in sito per ripristinare/ mantenere/proteggere la fertilità dei suoli, per la termoregolazione, il mantenimento dell’umidità, la limitazione delle infestanti, la prevenzione del compattamento del suolo. ◗ Riutilizzare in loco il compost come pacciamante e come materiale gradito ad insetti, funghi, uccelli. ◗ Utilizzare materiali con minor imballaggio. ◗ Utilizzare specie utili alla fauna. ◗ Rivisitare le forme degli spazi e le tecniche impiegate per la realizzazione. ◗ Utilizzare il più possibile gli elementi già presenti in loco. ◗ Conservare la vegetazione spontanea. ◗ Anticipare le evoluzioni. ◗ Scegliere dei vegetali tolleranti le condizioni secche e/o che si riescono

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ad adattare alle condizioni del terreno e climatiche dello spazio da gestire. Utilizzare delle piante coprisuolo al fine di ridurre un’eccessiva evaporazione dal suolo. Conoscere le condizioni climatiche e del suolo. Migliorare, ove necessario, le condizioni di ritenzione d’acqua dei suoli, prioritariamente con l’apporto di materie organiche. Rivedere la metodologia di irrigazione, creando giardini a basso consumo idrico. Osservare dei principi naturali nella gestione dei tempi e modi di irrigazione, sapendo quali vizi possono condizionare la radicazione e/o la salute delle piante. Valutare i bisogni di acqua in base alla conoscenza del clima, dei tipi di suolo e delle piante (tipo e stadio della

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vegetazione). Portare la dose giusta nel momento giusto. Accettare l’ingiallimento estivo degli spazi verdi, soprattutto dei prati (l’ingiallimento delle foglie in autunno, altra espressione stagionale, è condizione assolutamente accettata). Recuperare le acque piovane. Difendere l’idea che le piante ci rendono dei servizi (per esempio in termini di salute, benessere, gestione delle acque piovane, della salubrità dell’aria, del consolidamento dei terreni). Guardare la natura nel suo insieme. Evitare i gesti progettuali arroganti. Avere in mente di migliorare il quadro della vita delle persone. Aprire un dialogo tra chi progetta e chi in futuro si occuperà della manutenzione, perché vengano effettuate le migliori scelte. Sensibilizzare e formare il team.



IL CANTIERE | tecniche

La potatura

senescente Come procedere correttamente in ambiente urbano, per la tutela delle piante e, nel contempo, per la sicurezza dei cittadini. Ecco cosa e come fare testo, disegni e foto di Valerio Pasi TEMPO DI LETTU R A: 13 minuti

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e caratteristiche che identificano un albero come senescente sono, in generale, le seguenti: grande diametro del fusto, presenza di cavità sul tronco e sulle branche principali, presenza di sacche d’acqua, crescita di altre piante epifite, decadimento del legno, danneggiamenti del tronco, fessurazioni, distacco della corteccia, legno morto a livello della chioma, essudati linfatici e/o batterici, presenza di corpi fruttiferi di funghi. Maggiore è la presenza e il grado di avanzamento di queste caratteristiche, maggiore è l’età fisiologica dell’albero. È però difficile operare su alberi senescenti quando sono stati lasciati a sé stessi per lungo tempo, caso frequente quando le piante non hanno particolari problematiche e quando non hanno interferenze con strutture e infrastrutture. Possiamo comunque distinguere due fasi della senescenza: la fase di prima senescenza e la fase di senescenza avanzata. Vediamole nel dettaglio.

PRIMA SENESCENZA

Gli alberi nella fase di prima senescenza mettono in atto tutte le strategie per cercare di mantenere la struttura che hanno costruito nel tempo più a lungo possibile e con minor costo in termini

Faggio in senescenza avanzata.

di energia. In questo modo i rami cresciuti più all’interno della chioma vanno incontro al disseccamento per insufficienza di radiazione solare, mentre a livello più generale diminuisce il rifornimento di energie alle parti più distali della chioma, aspetto che si manifesta con

È difficile operare su alberi senescenti quando sono stati lasciati a sé stessi per lungo tempo, caso frequente quando le piante

non hanno particolari problematiche o non hanno interferenze con strutture e infrastrutture 16

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dell´albero

Chioma cedro danneggiato da folgorazione.

Fenditura da carico neve su branca.

Cedro monumentale in avanzata senescenza.

Castagno in avanzata senescenza.


IL CANTIERE | tecniche Ganoderma su faggio senescente.

disseccamenti apicali, sia a carico delle branchette che a livello della freccia. Il primo passo consiste dunque nel rimuovere il secco interno alla chioma e, come nella potatura dell’albero adulto (di cui abbiamo parlato sul numero 020 a pag. 16), gli sviluppi non graditi. Un’altra caratteristica delle fasi di senescenza è la formazione di legno di reazione, ovvero la formazione di strutture legnose di sostegno sia a livello del fusto che delle branche, in particolare a livello delle biforcazioni, atte a sopperire a difetti meccanici derivanti da fattori intrinseci, danneggiamenti e attacchi di patogeni fungini. Spesso gli stessi alberi mettono in atto strategie per sopperire ai difetti o ai danni subiti, come ad esempio anostomosi a livello delle branche o dei fusti codominanti. Queste strutture devono essere riconosciute come tali, sia perché sono sintomo di problematiche in essere, sia perché rappresentano consolidamenti naturali che vanno salvaguardati, tranne in situazioni critiche. In tutti questi punti problematici la stabilità diminuisce e conseguentemente aumenta il pericolo di rotture. L’obiettivo primario della potatura in questa fase di prima senescenza è il riconoscimento di questi punti critici e la riduzione del pericolo. Dovrà quindi concentrarsi sulla rimozione dei rami morti e sulla rimozione o riduzione dei rami con difetti rilevanti ai fini della sicurezza. Un’operazione IL DIRADAMENTO DELLA CHIOMA I casi in cui è necessario il diradamento sono: ◗ quando la densità della chioma impedisce alla luce di penetrare e si vogliono mantenere i rami più interni; ◗ quando si nota chiaramente una perdita di vitalità delle estremità distali (punte secche, foglie più piccole della norma, disseccamento delle branchette degli ordini inferiori); ◗ eccessivo ombreggiamento degli edifici o degli spazi a terra al di sotto degli alberi; ◗ mantenimento della forma desiderata, soprattutto sugli alberi di terza grandezza; ◗ diminuzione del rischio di rottura dei rami su strutture eccessivamente lunghe o a carico di specie inclini alle rotture dei rami (Populus spp., Acer saccharinum, Cedrus spp.) spp.). Il diradamento dovrà essere eseguito in modo corretto riguardo la quantità: possiamo distinguere un leggero diradamento (5% della chioma), moderato (10% della chioma) elevato (15% della chioma). Occorre valutare bene l’entità del diradamento caso per caso, in quanto se dovesse risultare eccessivo, i rami rimasti privi del riparo o del sostegno di quelli rimossi, si romperebbero a loro volta. Possiamo dunque affermare che il diradamento è l’operazione conseguente alle operazioni di potatura che hanno avuto lo scopo di formare la chioma in un albero adulto, quando questo diventa senescente e comincia a manifestare problemi di nutrizione e a risentire dei danni e degli attacchi fungini. In alcuni casi il diradamento deve essere effettuato come preparazione alla successiva riduzione della chioma, quando questa è necessaria: l’effetto del diradamento sarà quello di stimolare la crescita di nuovi rami all’interno della chioma, i quali andranno poi a sostituire quelli che andranno ridotti. Questa preparazione è indispensabile su certe specie che notoriamente sono poco reattive e vulnerabili, come il faggio e la quercia.

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Olmo in regressione.

DA SAPERE La potatura nella fase di prima senescenza deve concentrarsi sulla rimozione dei rami morti e sulla rimozione o riduzione dei rami con difetti rilevanti ai fini della sicurezza. La potatura degli alberi nella fase di senescenza avanzata, invece, deve focalizzarsi su una modesta riduzione dei rami e dei succhioni.

necessaria in alcuni casi è il diradamento della chioma, che si effettua sulla parte esterna, senza modificare la forma, l’impalcatura principale e la sagoma dell’albero (approfondimento nel box “Il diradamento della chioma”).

IL RECUPERO DI ALBERI DANNEGGIATI

Un altro obiettivo è il recupero di alberi danneggiati. Spesso accade che gli alberi in ambiente urbano subiscano traumi, che possono essere causati da fenomeni naturali oppure dall’opera umana. Tra i fenomeni naturali i più frequenti sono i danni causati dalla grandine, dal vento, dalla neve, dal fulmine. La grandine solitamente danneggia le foglie e i rami più teneri e quelli più esposti, con conseguenze poco significative dal punto di vista della stabilità, ma

Danni cedro monumentale.

con conseguenze che possono essere anche gravi se si instaurano funghi agenti di carie attraverso le ferite oppure se la defogliazione è particolarmente rilevante sotto l’aspetto quantitativo. Vento e neve sono causa di rotture dei rami e del fusto, cedimenti radicali, inclinazione dell’albero. Il fulmine può essere devastante e staccare intere porzioni dei rami o del fusto, fessurarlo nel senso della lunghezza, devitalizzarne vaste porzioni. L’albero può essere danneggiato anche dal cedimento di rami e fusto danneggiati dal degrado cariogeno. L’azione umana è causa di ferite, rotture, asportazioni a livello della chioma, del fusto, dell’apparato radicale. Dopo tutti gli eventi traumatici, la pianta può essere in grado di sopravvivere comunque, tuttavia deve essere valutata correttamente la stabilità residua del tutto e delle sue parti e soprattutto il rischio connesso. Se la diagnosi è favorevole, la potatura avrà come obiettivo il mantenimento o il ristabilimento della sicurezza, che si realizza attraverso l’asportazione delle parti danneggiate quando possibile e attraverso la riduzione della chioma, sempre che la vitalità residua dell’albero lo consenta. Si può realizzare anche mediante la messa in opera di consolidamenti. La riduzione può riguardare rami singoli, che potranno essere raccorciati o rimossi, a seconda della ragione che ha causato l’intervento. Ad esempio, una fessurazione o una spaccatura di un ramo potranno essere ridotte con il raccorciamento se rimarrà una sezione del ramo in grado di compartimentare correttamente

IDENTIKIT ALBERO SENESCENTE • Grande diametro del fusto • Presenza di cavità sul tronco e sulle branche principali • Presenza di sacche d’acqua • Crescita di altre piante epifite • Decadimento del legno • Danneggiamenti del tronco • Fessurazioni • Distacco della corteccia • Legno morto a livello della chioma • Essudati linfatici e/o batterici • Presenza di corpi fruttiferi di funghi N°021

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IL CANTIERE | tecniche

Dopo una serie di eventi traumatici, la pianta può essere in grado di sopravvivere comunque, tuttavia deve essere valutata correttamente la stabilità residua e soprattutto il rischio connesso

Branche faggio con Fomes fomentarius. Danno da spaccatura alla base di una branca.

e di emettere nuova vegetazione di sostituzione; diversamente si dovrà optare per la soppressione. La riduzione riguarderà invece l’intera chioma quando il danneggiamento è molto diffuso, quando il danneggiamento ha conseguenze sulla stabilità e occorre ridurre la chioma per motivi statici al fine del mantenimento. In entrambi i

casi la riduzione si attua con il raccorciamento di tutta la chioma, con il taglio di ritorno e con la soppressione dei rami, operando anche su quelli principali (cosa che invece non riguarda il diradamento). Il risultato è che i rami secondari vanno ad assumere la funzione dei rami principali, garantendo in questo modo la formazione della nuova chioma fotosintetizzante.

SENESCENZA AVANZATA

Apici olmo in regressione.

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Per quanto riguarda infine la potatura degli alberi nella fase di senescenza avanzata, che sono quasi sempre cavi o possiedono vaste porzioni cariate o prive di vitalità, occorre riflettere che la chioma posseduta è già in gran parte ridotta. Dunque, la potatura dovrà concentrarsi sul mantenimento della maggior superficie fotosintetizzante, mantenendo nel contempo la sicurezza (nei limiti del rischio ammissibile) ed evitando nuove rotture per eccessivo sviluppo dei succhioni. Si provvederà quindi a una modesta riduzione dei rami e dei succhioni. Ovviamente quello che ho ricordato è solo una linea generale di azione, visto che, per gli alberi senescenti e danneggiati occorre valutare attentamente caso per caso il da farsi, tenendo sempre come priorità la sicurezza e un livello di rischio accettabile soprattutto quando viene imposto ad altri, come è il caso degli alberi localizzati in contesti pubblici (viali alberati, parchi e giardini, scuole, ecc).


IL CANTIERE | progetto

A tempo

© RHS.

determinato

Abbiamo chiesto alla garden designer Barbara Negretti di spiegarci in cosa consista realizzare allestimenti verdi temporanei. Quali sono le peculiarità? Come si affronta il lavoro? Ecco le sue risposte colloquio con Barbara Negretti di Daniela Stasi

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uando si pensa a un progetto verde, la prima immagine che viene in mente è quella di un giardino o un terrazzo. In realtà è necessario annoverare anche le installazioni, sempre più frequenti in occasione di concorsi a tema, eventi, fiere e manifestazioni (di qualsiasi settore, non solo garden show). Ed è proprio sugli allestimenti temporanei che abbiamo scelto di focalizzare l’attenzione in queste pagine. Progetti che sono sì a tempo determinato ma che rappresentano un valido biglietto da visita sia per il paesaggista sia per il giardiniere. Oltre che una

sfida, perché si sa, questa tipologia di progetto è sempre una corsa contro il tempo, richiede nervi saldi e idee molto chiare. E una grande capacità di adattare quanto immaginato sulla carta a una realtà che, magari, si prospetta differente da quella pensata. Per approfondire il tema, abbiamo intervistato Barbara Negretti, garden designer comasca dalla lunga esperienza anche in allestimenti temporanei. Sguardo attento al dettaglio e sorriso morbido, appagato. Di quei sorrisi che fanno emergere a prima vista la grande passione per il proprio lavoro. Ecco cosa ci ha raccontato.

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IL CANTIERE | progetto

Quali sono le principali differenze progettuali e operative tra un giardino o un terrazzo e un allestimento temporaneo? Ho iniziato a capire cos’è un allestimento al corso di architettura dei giardini, durante il quale Paolo Villa ci suggeriva mille esperienze nuove e per noi entusiasmanti; iniziavamo a mettere “le mani nella terra”. Realizzare un allestimento è completamente diverso dal fare un giardino, a partire dal progetto: se c’è un tema devi attenerti a quello, sviluppare un concetto originale e interessante su quell’argomento, e poi tradurlo in uno spazio che

© RHS.

Nelle immagini l’allestimento realizzato in Inghilterra alla prima edizione del Chatsworth Flower Show. Autrici dell’installazione, Barbara Negretti, Elisa Tomat e l’artista Julia Artico.

© RHS.

Giardini, terrazzi, verde pubblico, restauro di giardini storici, allestimenti. Tutto questo compare nel curriculum di Barbara Negretti, che segue nei minimi particolari tutte le fasi per la creazione di uno spazio verde: dal rilievo al progetto preliminare, i dettagli esecutivi, la scelta delle piante, i materiali, i rapporti con i fornitori, l’esecuzione in cantiere, la manutenzione nel tempo. Fondamentale per lei il rapporto con il cliente, per dare vita a uno spazio che soddisfi i bisogni, ma anche i desideri espressi e nascosti, alla ricerca di uno stile che caratterizzi lo spazio senza estraniarlo dall’ambiente circostante. Info: www.barbaranegretti.it

© RHS.

PROGETTAZIONE DI SPAZI VERDI A TUTTO TONDO

Realizzare un allestimento è diverso dal fare un giardino: se c’è un tema devi attenerti a quello, sviluppare un concetto originale e interessante su quell’argomento, e tradurlo in uno spazio comprensibile e attrattivo 22

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© Jill Leonardi.

© Jill Leonardi.

L’allestimento “Armonie”, realizzato a Orticolario 2012 insieme ad AK47 Design, è stata una sfida per Barbara: la posizione era particolarmente importante, ossia il grande prato davanti alla Villa Antica, uno sfondo unico e impegnativo, dove tutto sarebbe potuto scomparire o risultare fuori luogo, le proporzioni, i volumi, le piante. L’idea è stata quella di utilizzare principalmente erbe ornamentali, per poter esprimerle al meglio nelle loro forme adulte o in massa, piante poco conosciute, tanto amate dalla garden designer. L’insieme armonico dell’installazione è stato poi completato da acqua in diverse forme, ferro e fuoco. «Sono molto legata a tutti gli allestimenti realizzati a Orticolario, ognuno mi ricorda qualcosa, mi riporta varie sensazioni, ho imparato tantissimo, conosciuto tante persone interessanti e ho avuto la possibilità di esprimermi liberamente in un luogo stupendo, Villa Erba, dove in quei giorni di ottobre circola un’energia e un amore per le piante e i giardini che mi ricarica e fa amare ancora di più il mio lavoro – racconta Barbara Negretti – Il progetto “Armonie” è stato faticoso per la quantità di materiali e persone coinvolte: dirigere e coordinare rispettando la visione iniziale, coinvolgere le persone che lavorano e renderle partecipi del progetto e dello spirito dell’idea è fondamentale, ed è molto importante lavorare in un clima sereno anche se frenetico, allegro e rispettoso di tutti. Alla fine, i visitatori chiedevano se l’istallazione sarebbe rimasta, perché era ben integrata, e questo per me è stato il risultato più grande, rispettare il parco e la villa storica e valorizzarla con elementi moderni in armonia tra loro».

© Giorgio Missoni.

© Giorgio Missoni.

ARMONIE

© Jill Leonardi.

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IL CANTIERE | progetto

UN OMAGGIO ALLA FIGURA DEL GIARDINIERE

© Elisa Tomat.

Nel 2017 era giunta l’ora di provare a fare qualcosa fuori dall’Italia, nella tanto sospirata Inghilterra, patria dei giardini, e l’amica e collega di Barbara, Elisa Tomat, propone la prima edizione di una manifestazione dell’RHS, Chatsworth Flower Show, in un posto stupendo, in mezzo alla campagna inglese, con colline, querce secolari e pecore a perdita d’occhio. L’idea era di creare un allestimento abbastanza semplice da realizzare ma con un’idea forte, d’impatto, creativa, senza competere con realizzazioni complesse piene di piante e fiori. «Abbiamo partecipato nella categoria “Free Form” e coinvolto un’amica artista che realizza sculture di fieno, Julia Artico – commenta Barbara – Un progetto che rendeva omaggio alla figura del giardiniere, che realizza e mantiene nel tempo i progetti dei garden designer. Siamo state selezionate, e il lavoro di organizzazione e preparazione non è stato semplice: tante informazioni e documenti da mandare agli organizzatori, la ricerca di sponsor, il crowdfunding, la realizzazione: abbiamo fatto tutto noi tre, l’allestimento, organizzare l’arrivo dei materiali, fuori dal tuo Paese è tutto più complicato, costoso e non c’è quella collaborazione e aiuto reciproco che ho trovato da noi nelle stesse situazioni. Abbiamo capito che fare un allestimento all’estero è impegnativo sia a livello fisico che economico, e di tempo, che non bisogna improvvisarsi ma essere molto organizzati su tutto, prevedere ogni cosa e cercare di sviluppare un’idea molto creativa e diversa dalle altre, per potersi distinguere». © Elisa Tomat.

Da sinistra Julia Artico, Barbara Negretti, Elisa Tomat.

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sia immediatamente comprensibile e attrattivo. Perché in un allestimento le persone passano, e devi catturare la loro attenzione all’istante e far sì che si fermino a guardare o entrare nello spazio e goderne. Deve essere tutto immediato, veloce, d’impatto. In un giardino c’è la scoperta, se è grande non lo vedi tutto in un colpo d’occhio, ci puoi camminare, vederlo dalla casa, in diverse stagioni. Un allestimento solitamente, se non è ampio, è percepibile tutto in uno sguardo, e la prima impressione è importante. Quindi sono fondamentali il rapporto con lo spazio intorno, la posizione in cui si colloca, come si lega all’ambiente in cui è posto, oltre al messaggio da trasmettere per essere riconoscibile e ricordato nel tempo, anche quando non ci sarà più, ma rimarrà impresso nella memoria. E proprio per questo motivo, deve suscitare emozioni positive, come un giardino, ma mentre quest’ultimo ha più spazio e tempo per farlo, nelle installazioni si hanno tempi e spazi minimi. E qui sta la riuscita o meno di un lavoro, secondo me. È necessario poi pensare a un titolo, al team, agli sponsor, a una breve presentazione, utile per dare tutte le informazioni alle persone che lo visitano. Come si ottimizzano costi e tempi? Per quanto riguarda la fase di realizzazione ci possono essere diversi casi: o si hanno gli sponsor che offrono i materiali, o vanno cercati, a seconda delle situazioni. Bisogna comunque ottimizzare tutto: nelle mie esperienze ho realizzato anche allestimenti con piante e materiali che avevamo a disposizione adattando il disponibile al contesto, cioè lavorando al contrario, a seconda di ciò che ho, penso a cosa realizzare. Solitamente si ha poco tempo, bisogna quindi allestire in velocità, razionalizzare tempo e materiali, cercare soluzioni tecniche al momento, quando si presentano, e con astuzia e scioltezza risolverle e continuare, perché dal progetto alla realizzazione ci sono sempre inconvenienti, dettagli da sistemare a cui non avevi pensato ma che si risolvono sul campo. Come si crea un team di lavoro? L’allestimento stesso è un gioco di squadra, è L fondamentale avere collaboratori svegli e pronti, pratici, che non si perdono in un bicchier d’acqua ma che vedano soluzioni e non problemi. E credo che non tutti i giardinieri e i progettisti siano portati per questo, si lavora con adrenalina e stress, a stretto contatto e le idee devono essere veloci,


© Federico Magi.

© Federico Magi.

TUTTI GIÙ PER TERRA Primo anno del concorso internazionale “Spazi Creativi” a Orticolario 2013, Barbara Negretti partecipa con Archiverde Giardini, pensando a uno spazio allegro, divertente, adatto ai bambini. Un pattern con materiali diversi, prato, legno, pietra, piante, uno spazio dove rilassarsi e giocare circondati da fiori e piante con frutti e bacche commestibili: noccioli, melo, uva, Giuggiolo, Aronia, un grosso Gelso, erbe e fiori di tutte le tonalità di rosa. «L’allestimento offre spunti e ispirazioni per i visitatori, utilizzo di materiali semplici e recupero di vecchi oggetti – ricorda Barbara – Mi diverto ad allestire una merenda a tema, scrivo sul legno nomi e caratteristiche delle piante usate, cerco vecchi giochi… E conquistiamo la giuria vincendo il premio “La Foglia d’oro del Lago di Como”. Qui la realizzazione è stata facile perché quando si lavora con persone che già conosci e con cui sei in sintonia è tutto più semplice!». © Federico Magi.

bisogna essere elastici e avere fantasia. In che modo scegli le piante da utilizzare? È fondamentale utilizzare materiale che in quella stagione sia ben presentabile o fiorito, e facilmente recuperabile: cercare di avere Aster fioriti in primavera o graminacee in fiore a marzo è impossibile, quindi inutile cercare quello che non c’è. L’Inghilterra ci ha insegnato molto con i vari garden show che organizza l’RHS (Royal Horticultural Society), dove ci sono realizzazioni di altissimo livello, il giardino allestito è realmente piantato, realizzato come se dovesse rimanere per sempre, le piante sono perfette e fiorite nel momento ottimale, non c’è niente fuori posto: per i progettisti che si cimentano e vincono questi concorsi c’è molto riconoscimento e prestigio. Sono a livelli di organizzazione e cultura ancora molto lontani in Italia, anche se negli ultimi anni ci sono alcune realtà interessanti; ma da noi scarseggiano gli sponsor che possono permettere di

fare la differenza e alzare il livello. Come creatività siamo ben dotati. Consiglieresti a un progettista e a un giardiniere di affacciarsi agli allestimenti temporanei? Personalmente mi è piaciuto negli anni fare allestimenti, sia per concorsi (Orticola, Orticolario, Chatsworth, Franciacorta in fiore, Guastalla, etc…) che per fiere o eventi (Fuorisalone, Salone del Mobile, eventi privati, etc…), mi piace quell’adrenalina presente durante le fasi di montaggio, le idee che diventano realtà, vedere come cambia un posto in poche ore, come le piante lo trasformano, i fiori lo migliorano, e come le persone quando arrivano reagiscono a quello che vedono, i commenti che fanno, le sensazioni che suscita lo spazio. Il verde riesce a dare uno sfondo e un’ambientazione a molti prodotti, ma ci deve sempre essere un legame tra piante, oggetti presentati e ambiente intorno, deve passare un messaggio.

Il verde riesce a dare uno sfondo e un’ambientazione a molti prodotti, ma ci deve sempre essere un legame tra piante, oggetti presentati e ambiente intorno, deve passare un messaggio N°021

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NEWS DA L MERCATO

News LE REGIONI IN CAMPO PER SOSTENERE LA FILIERA

«La Regione Lombardia ha chiesto, con il sostegno delle altre regioni, l’istituzione di un fondo da 800 milioni a livello nazionale dedicato al comparto del florovivaismo, per compensare le produzioni andate al macero. Parliamo di una delle filiere più in crisi a causa di sbocchi commerciali completamente chiusi proprio nei mesi in cui le aziende fatturano il 75% del totale annuo. Serve un indennizzo diretto, non basta l’accesso alla liquidità». Lo ha dichiarato l’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia Fabio Rolfi. «Abbiamo chiesto al ministro di trovare le risorse necessarie. Chiediamo la proroga di un anno delle scadenze dei mutui. Rinviare solo fino a settembre rischia di essere problematico perché le aziende hanno scadenze che si accumulano in quel periodo e un fatturato più basso», aggiunge Rolfi. Di fatto, l’intera filiera del florovivaismo, compreso il comparto della costruzione e manutenzione del verde, ha subito un forte contraccolpo dal fermo conseguente alla crisi sanitaria, proprio perché ha conciso con uno dei periodi di maggior fermento delle attività.

APPUNTAMENTO AL 2021

UNO STRUMENTO PER I CONDOMINI Anaci e Assof loro hanno redatto un documento che ha lo scopo di aiutare gli amministratori di condominio e le imprese di giardinaggio ad adottare tutte le procedure e i comportamenti necessari al contrasto e al contenimento della diffusione di Covid-19 nello svolgimento delle attività di manutenzione del verde di pertinenza dei condomini. Uno strumento di supporto, oltre agli obblighi già previsti dalla legge, che ha l’obiettivo prioritario di coniugare la ripresa delle attività di manutenzione del verde condominiale con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità lavorative e per la salvaguardia della salute stessa dei lavoratori. Il documento, sottoscritto dai presidenti nazionali Francesco Burrelli (Anaci) e Nada Forbici (Assof loro), ha anche lo scopo di sensibilizzare gli amministratori di condominio e i condòmini sull’importanza di mantenere gli impegni assunti a livello contrattuale. Per info: www.assof loromagazine.it

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Flormart guarda al 2021: la 71esima edizione cambia formula e tempistiche. Il salone si trasforma in un percorso ibrido, virtuale e fisico, in più tappe: dopo tre appuntamenti online dedicati agli operatori, primo meeting a Padova a fine anno, l’1 dicembre, con Flormart City Forum, e, infine, il culmine con la manifestazione fieristica internazionale che si terrà dal 22 al 24 settembre 2021. Non ci sono infatti le condizioni per tenere quest’anno, come inizialmente previsto nelle date dal 23 al 25 settembre 2020, l’evento progettato da Fiera di Padova: per la filiera del florovivaismo oggi la priorità è quella di affrontare la grave crisi dovuta all’epidemia del virus Covid-19. «Siamo al fianco delle 24mila imprese florovivaistiche italiane che affrontano un anno nero – ha dichiarato il direttore di Fiera di Padova Luca Veronesi –. Tutte le aziende sono alle prese con un periodo emergenziale senza precedenti e riteniamo che, mantenendo vivo il dialogo con tutti gli operatori, la cosa più utile sia rivolgere tutte le nostre energie a progettare un’edizione 2021 nel segno dell’innovazione e dell’internazionalizzazione, vero trampolino di lancio per la ripresa. A dicembre 2020 con Flormart City Forum inizieremo a svelare il progetto del 2021».


L’ACCESSORIO UTILE PER IL TAGLIO

Il nuovo accessorio per decespugliatori EGO RotoCut Professional-X RTX2300, dotato di due lame controrotanti che prevengono il lancio di detriti, consente ai giardinieri professionisti di tagliare facilmente erba, erbacce e muschio dai marciapiedi, cordoli e bordi in sicurezza, anche sui terreni più difficili. Sviluppato per soddisfare la richiesta del mercato professionale, è dotato di due lame affilate in acciaio ad alta resistenza con una larghezza di taglio di 23 cm. È progettato per tagliare rapidamente e in sicurezza vicino al suolo e una protezione integrata lo rende ideale per l’uso in aree in cui il rischio di danni o lesioni da detriti è particolarmente alto. Da sottolineare il fatto che EGO RotoCut Professional-X può essere utilizzato con qualsiasi decespugliatore o multi-utensile disponibile sul mercato dotato di motore posteriore in alto e coppia conica.

IL MARMO CHE IMPREZIOSISCE GLI ESTERNI La lunga tradizione nella lavorazione del marmo e nella proposta di materiali naturali per l’edilizia e l’architettura contemporanea ha portato Margraf a lanciare sul mercato una selezione di finiture, misure e forme adatte ad impreziosire gli spazi esterni di abitazioni private, complessi residenziali, hotel e luoghi pubblici. Materiali ricercati, antiscivolo, che impreziosiscono un edificio e creano un’eleganza moderna e raffinata, soddisfacendo le esigenze di design, durata e resistenza di una clientela esigente. Ampia è la gamma di marmi proposti dall’azienda, in formati modulari da 30x30, 40x40, 30x60 cm - o nella versione 30/40 cm a correre, tutti a partire da 3 cm di spessore. Tutti i marmi Margraf per le pavimentazioni esterne, in seguito a cicli di gelo e disgelo, sono risultati antigelivi e quindi resistenti alle temperature più rigide, secondo la normativa UNI EN 1341:2003.

RIQUALIFICATE LE GROTTE DI SAN GIOVANNI Nell’iglesiente cittadina di Domusnovas, estrema parte sud-occidentale della Sardegna, si trova uno tra i fenomeni carsici più sorprendenti: le Grotte di San Giovanni. Sovrastate a est dal monte Acqua (540 metri) e a ovest da punta San Michele (900 metri), le grotte di San Giovanni sono le uniche in Italia e tra le rare al mondo a essere attraversate da una vera e propria strada interna. Lunga 850 metri, questa strada è completamente transitabile e fino a qualche decina di anni fa veniva utilizzata dalle imprese minerarie per il trasporto del minerale. Interamente illuminata, oggi è percorribile solo a piedi per permettere ai visitatori di ammirare la vastità e la bellezza degli ambienti interni. È proprio questa via a rendere le Grotte di San Giovanni uniche in Italia e una vera rarità nel mondo, ed è proprio questa strada, insieme alle zone limitrofe delle grotte, ad essere stata oggetto di una recente e importante opera di riqualificazione. Per gli 8mila metri quadri di cantiere, comprensivi anche dei 1.800 metri quadri della superficie esterna, è stato scelto il sistema di rivestimento IPM GeoDrena specifico per pavimentazioni continue all’aperto. IPM GeoDrena è eco-friendly, ultra drenante (2.700 litri/minuto/metro quadro), traspirante e grazie alla varietà e combinazione di colori delle graniglie naturali (marmo, quarzo, porfido, serpentino o granito) si integra con diversi spazi outdoor.

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NEWS DI PRODOTTO

News COMPATTA E FUNZIONALE Easy Lift presenta il nuovo RA26, la piattaforma cingolata, con un altezza massima di 26 m e uno sbraccio massimo di 14,50 m. Nel dettaglio, la portata è di 120/230 kg o 300 kg in cesta, con uno scavalcamento massimo di 12 m. RA26 è una semovente cingolata con due bracci telescopici più jib e cesta a sgancio rapido da 1,40 m di larghezza. È una macchina progettata per avere dimensioni compatte: da chiusa, infatti, misura solo 0,89 m di larghezza, 1,98 m di altezza e 6,75 m di lunghezza. Di serie è fornito il radiocomando Scanreco e una postazione fissa in navicella, oltre al carro variabile con assetto indipendente e riduttori a doppia velocita. Disponibile con due diverse motorizzazioni diesel (Kubota o Hatz), ma anche in versione elettrica con gruppo di batterie al litio, oppure ibrida.

PER CONDIZIONI ESTREME Il rasaerba X-ROT PRO di Barbieri è adatto per pendenze estreme ed è stato progettato per processare grande volume di erba con la minima potenza.. I cingoli azionati da motori elettrici, sono controllati da una centralina elettronica per avere prestazioni migliori e una minima richiesta di potenza. Il radiocomando è facile da usare e non necessita di un addestramento particolare. Per il suo peso e le sue dimensioni, X ROT PRO è idoneo per essere trasportato in piena sicurezza su pick up o furgone. L’operatore lavora in tutta sicurezza lontano da gas di scarico, rumore, vibrazioni, in una posizione comoda, sicura e confortevole per tutta la giornata di lavoro. L’assenza di olio nella trasmissione e la bassa compattazione del terreno fanno di X-ROT PRO la macchina ideale per l’utilizzo in parchi naturali e lungo corsi d’acqua o nei bacini di raccolta e in zone protette.

ESTERNI CON STILE PRONTI A TUTTO Grande capacità di adattamento e di resistenza. Il pavimento per esterni Younique di Bagattini è così: è in grado di adattarsi a qualsiasi esigenza progettuale per creare aree pavimentate antiscivolo, resistenti ai graffi, al gelo e all’usura, e impermeabili all’acqua e all’olio. Realizzato in pietra naturale e in pietra ricostruita è disponibile in quattro collezioni: cemento, legno, marmo e pietra. Ciascuna si compone poi di linee capaci di riprodurre qualsiasi elemento naturale, storico o artistico, e di crearne di nuovi, unici e irripetibili.

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NEWS DI PRODOTTO

SPIRITO ECOLOGICO

Rino è una soluzione multifunzionale elettrica: una combinazione di singoli elementi che animano un sistema in grado di offrire importanti prestazioni. Ognuna delle diverse configurazioni è in grado di operare senza emissioni in atmosfera. La macchina garantisce un’autonomia di sei ore al lavoro e 11 in movimento, inoltre è composta da un’unità motrice elettrica a metà strada tra un trattore compatto e un trattorino rasaerba. Funziona al 100% con l’elettricità, grazie a batterie al litio-ioni a 48 V. Ampia versatilità di utilizzo: dalla manutenzione dei boschi a quella degli spazi verdi, dalla coltivazione al trasporto. Prodotto da Del Morino.

PRESTAZIONI SUPERIORI La nuova gamma di articoli Emission V di Einhell raccoglie le macchine per il giardinaggio dotate di motore a scoppio che, in rispetto alla normativa europea, sono state rivisitate garantendo performance ed efficienza anche in rapporto ai consumi e alle emissioni. Il tutto in linea con la normativa europea EU 2016/1628 Stage V che prevede entro il 31 dicembre 2020 un adeguamento di tutti i prodotti con motori a scoppio. La gamma Emission V di Einhell è composta da tosaerba, tagliabordi, decespugliatori, motozappe, oltre a una serie di motopompe e generatori di corrente.

COMPLETAMENTE ELETTRICA Majoris è la nuova rasaerba “zero turn” completamente elettrica distribuita da Bruni. Due differenti versioni, CXR 133 e CXR 152, che determinano due diverse ampiezze di taglio 133 e 152 cm. Lo scarico può essere laterale o posteriore, oltre a montare il kit mulching, e l’altezza di taglio varia da 25 a 127 mm. La velocità di guida raggiunge fino a 16 km/h e la macchina monta pneumatici Michelin X-Twill senza aria. Entrambi le versioni sono equipaggiate con due o tre batterie e questo determina una variazione del tempo di autonomia e del peso della macchina.

PROGETTATA PER FORTI PENDENZE Novità dall’azienda padovana Peruzzo, che lancia la nuova Robofox. Si tratta di una trinciatrice semovente cingolata radiocomandata, progettata per trinciare erba, arbusti, sterpaglie e ramaglie su forti pendenze, in pieno rispetto dell’ambiente circostante, garantendo l’assoluta sicurezza dell’utilizzatore, che opera a distanza utilizzando un agevole radiocomando. Il baricentro basso e l’impiego di robusti cingoli con profilo sagomato, permettono alla macchina di operare con la massima aderenza in aree sconnesse fino a 55° di pendenza. La macchina è disponibile in due versioni: Hibrid ed Electra.

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PROGRAMMAZIONE SEMPLIFICATA Nuovo modello di programmatore per Rain Bird Europe. Si tratta del sistema modulare ESP-ME3 per irrigazione che supporta il monitoraggio della portata, con connettività wi-fi, regolazione automatica basata su dati meteo online ed espandibili fino a 22 stazioni. È predisposto per moduli di connessione wi-fi LNK e garantisce l’invio di notifiche di allarme al display e allo smartphone. La programmazione è semplificata grazie al selettore: grande display da tre pollici per una facile lettura anche in ambienti bui e controluce. Il sistema di irrigazione è one-touch e permette moduli di espansione da tre a sei stazioni.


GESTIONE | endoterapia

PROTEZIONE Una foglia con le caratteristiche mine causate dalle larve di Cameraria ohridella.

dalL´interno La minatrice fogliare dell’ippocastano è una specie altamente invasiva. Ecco come riconoscerla e combatterla con Bitecare®, sistema sviluppato dall’Università di Padova rispettoso dell’albero, di Stefano Cherubin* ed Elisa Dal Maso** dell’entomofauna e degli organismi non bersaglio

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a minatrice fogliare dell’ippocastano, Cameraria ohridella Deschka & Dimic, è un lepidottero appartenente alla famiglia dei Gracillaridi. È una specie invasiva identificata per la prima volta in Macedonia nel 1984; da allora l’insetto ha invaso buona parte dell’Europa centrale e occidentale alla velocità approssimativa di 60 km all’anno. Si pensa che C. ohridella si disperda nelle città con il volo; su maggiori distanze gli adulti presumibilmente si disperdono passivamente con il vento o con il movimento d’aria causato da

auto, camion o treni. L’insetto causa seri danni alle foglie degli ippocastani Aesculus hippocastanum TEMPO DI L., popolari in quasi tutte le grandi città. A. LETTU R A: 8 minuti hippocastanum è infatti considerato l’ospite principale ma lo sviluppo di larve è stato osservato anche su A. turbinata, A. flava e A. pavia, specie poco frequenti in Europa. L’insetto è stato rinvenuto molte volte su Acer *Responsabile tecnico platanoides e Acer pseudoplatanus, ma Newpharm solo come infestazioni opportunistiche **Servizio tecnico PAN di alberi vicini a ippocastani De Rebus Plantarum precedentemente colpiti. N°021

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GESTIONE | endoterapia CAMERARIA OHRIDELLA, COME RICONOSCERLA

Una mina dove si nota la crisalide ormai abbandonata.

L’attacco da parte di Cameraria ohridella è caratterizzato dall’abbondante presenza di larve minatrici nelle foglie. Le foglie degli ippocastani vengono estensivamente minate dalle larve nel periodo fra la fine di aprile e la fine di ottobre, attraverso tre o quattro generazioni dell’insetto all’anno. Le larve creano delle gallerie nel tessuto a palizzata causando la perdita di continuità fra l’epidermide adassiale (cioè superiore) della foglia e il mesofillo (il tessuto interno). La prima generazione dell’insetto non causa grandi danni al fogliame; il problema sorge principalmente dalla seconda generazione, in quanto le minatrici possono causare una prematura defogliazione degli alberi tra agosto e settembre; ripetute defogliazioni possono influire fortemente sulla crescita degli alberi e causarne un progressivo declino.

Un adulto di Cameraria ohridella ohridella.

IL CONTROLLO TRADIZIONALE

Non sono stati riscontrati casi in Europa di diminuzione dei livelli di infestazione della minatrice fogliare dell’ippocastano grazie al solo controllo naturale. Una volta colonizzata una nuova area, raramente la popolazione della minatrice si estingue (probabilità < 2%), al contrario raggiunge velocemente livelli epidemici che possono causare seri danni. I feromoni sessuali rappresentano uno strumento altamente specifico COME FUNZIONA BITECARE® Può essere applicato su ippocastano selezionando l’ago di lunghezza idonea (ago 53 mm), che è sufficiente per penetrare i tessuti dell’alburno per circa 2 cm. Successivamente all’estrazione dell’ago dal legno non è richiesto alcun trattamento specifico in quanto non si realizza alcuna lacerazione dei tessuti che, distanziati, cicatrizzano spontaneamente in qualche settimana. L’applicazione può essere effettuata in primavera inoltrata, quando gli ippocastani presentano le foglie ben distese e la traspirazione fogliare è sostanziale, fino alla fine di giugno, avendo cura di evitare di effettuare il trattamento durante la fioritura. Un’attenzione in più: soprattutto nei casi di presenza di batteriosi (Pseudomonas Pseudomonas syringae pv. aesculi aesculi) su ippocastani, dopo l’estrazione dell’ago è consigliata l’applicazione di Propolis, estratto di propoli in soluzione acquosa sulla zona di inserimento dell’ago. Più info: www.newpharm.it

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per il monitoraggio ma, al momento, non sono in grado di provvedere da soli a un controllo soddisfacente. Considerando che le pupe svernano nella lettiera nelle foglie cadute, la rimozione delle stesse in autunno, con successiva distruzione, rappresenta uno strumento fondamentale per contenere l’infestazione. La lotta tradizionale a C. ohridella avviene con trattamenti per irrorazione con insetticidi di contatto, ma l’applicazione deve essere ripetuta più volte durante la stagione vegetativa, con risultati parziali e un impatto economico e sull’ambiente spesso poco accettabili.

APPROCCIO INNOVATIVO, AMICO DELL’AMBIENTE

Sebbene negli anni ci siano stati importanti miglioramenti nelle tecniche di irrorazione, i trattamenti fitosanitari applicati agli alberi risultano essere estremamente inefficienti, in quanto la maggior parte del prodotto fitosanitario viene persa direttamente a terra o per deriva. In questo contesto, la tecnica endoterapica (iniezione al tronco) si presenta come uno strumento da collocare opportunamente nella lotta integrata applicabile in ambito urbano nel piano di gestione


IL SISTEMA BITECARE®

degli alberi. Nelle piante legnose, la linfa xilematica risale nei vasi fino alle foglie in accordo con un gradiente di potenziale idrico. In accordo con queste dinamiche, liquidi compatibili con la linfa (per esempio soluzioni nutrienti o curative) possono essere iniettati nel sistema xilematico, muoversi passivamente fino alle foglie e tornare verso le radici. Anche nel caso della lotta alla minatrice fogliare dell’ippocastano, è possibile proteggere gli alberi con l’iniezione endoterapica al tronco di insetticidi sistemici per ottenere un effetto più duraturo. Il principio attivo utilizzabile, l’abamectina, viene veicolato in maniera mirata e può essere somministrato con l’endoinfusione anche su alberi dalle grandi dimensioni o in condizioni ventose. Il tutto con un approccio innovativo e nel totale rispetto dell’ambiente circostante, dell’entomofauna e degli organismi non bersaglio.

L’ENDOINFUSIONE RIGUARDOSA DELL’ALBERO

La quasi totalità delle attuali tecnologie per l’endoterapia sono accomunate dalla necessità di effettuare un foro con il trapano nella fase preliminare all’iniezione. Sfortunatamente, però, anche la punta di trapano più affilata lacera e surriscalda il tessuto cambiale, che è deputato alla chiusura del foro praticato. Di conseguenza, la ferita viene cicatrizzata molto lentamente e una notevole sezione dei tessuti legnosi adiacenti a essa perdono la loro funzionalità. Per risolvere tali problematiche, l’Università di Padova ha sviluppato il sistema Bitecare®, distribuito dalla padovana Newpharm, uno strumento endoterapico che non utilizza il trapano ma un ago biconvesso cavo che, simulando una siringa, penetra il legno semplicemente divaricando le fibre. La temporanea pressione esercitata sulle pareti dei vasi dall’ago stesso aumenta la velocità di risalita della linfa, accelerando di conseguenza il risucchio spontaneo di liquidi somministrati dall’esterno (effetto Venturi). Il prodotto per l’applicazione dell’endoinfusione con Bitecare® contro la minatrice fogliare si chiama Micromegas®, un

insetticida-acaricida specifico per il trattamento endoterapico. Micromegas® viene diluito in una speciale linfa artificiale chiamata Sapjet®, che sostituisce l’acqua durante la preparazione della soluzione terapeutica. Prodotto brevettato che rende compabile la formulazione endoterapica con il sistema vascolare dell’albero, Sapjet® accelera il processo di assorbimento spontaneo, rendendo possibile l’endoinfusione: l’applicazione di una pressione esterna non è necessaria, così l’invasività del trattamento viene ulteriormente limitata.

Una mina aperta per mostrare la larva.

IL CICLO BIOLOGICO Gli adulti appaiono dall’inizio di aprile all’inizio di maggio, a seconda delle condizioni meteorologiche. Il corpo degli adulti è lungo 4-5 mm, con ali di colore marrone-bruno con striature bianco-argentee a V, terminanti posteriormente con lunghe setole. Gli adulti si aggregano in masse sui tronchi degli alberi e sulle branche più basse per l’accoppiamento. Partendo dalla parte bassa della chioma ogni femmina depone sulla superficie superiore delle foglie fino a 180 piccole uova biancastre. Considerando il numero di generazioni all’anno, da una singola femmina possono discendere circa un migliaio di individui in un anno. Le larve del primo stadio appaiono dopo una o due settimane; esse penetrano l’epidermide superiore e iniziano a minare il parenchima fogliare. Il periodo di alimentazione larvale dura 25-35 giorni, con lo sviluppo in quattro o cinque stadi larvali di alimentazione e, successivamente, due di filatura. Il successivo stadio di pupa per la prima e seconda generazione dura circa una-due settimane e avviene direttamente sulle foglie. Le pupe dell’ultima generazione svernano nella lettiera nelle foglie cadute per circa cinque-sei mesi. N°021

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GESTIONE | pratiche PER UNA CURA DEL PRATO PIÙ RISPETTOSA DELL’ALBERO Esistono valide alternative al decespugliatore, agronomicamente efficaci e di grande rilevanza estetica, che sono poco diffuse per una sorta di “avversione al cambiamento” che pervade molti capitolati tecnici e manutentivi. In sintesi, basterebbe un maggiore ricorso ad altezze di taglio elevate del prato (anche sopra i 7/8 cm), all’uso più frequente e razionale del sistema di taglio mulching mulching, alla creazione di zone di rispetto sottochioma (gestite con pacciamatura o tappezzanti, o ancora erba non tagliata) e alla progettazione razionale degli impianti irrigui, settorializzati secondo le differenti necessità idriche per ridurre la competizione tra alberi e prato, semplificando la manutenzione e consentendo significativi risparmi economici all’utenza.

S

ullo scorso numero (a pag. 54) abbiamo affrontato il tema della coesistenza tra alberi e tappeto erboso in ambito urbano. Una convivenza in cui il professionista, con le sue competenze, è come “ago della bilancia” nella gestione dei conflitti. In questo articolo, invece, focalizziamo l’attenzione sui principali fattori di competizione tra alberi e tapperti erbosi. Per alcuni autori di pubblicazioni scientifiche il rapporto tra l’albero e *Arbor è la rivista il tappeto erboso è così conflittuale della Società Italiana da portare alla perdita sistematica di Arboricoltura dell’uno o dell’altro, se posti nello www.isaitalia.org stesso luogo. Le motivazioni, sempre secondo questi autori, sarebbero da cercare nelle esigenze colturali molto diverse, così come nella conflittualità per i fattori di crescita.

TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti

I CONFLITTI ESISTONO IN NATURA?

Celebre in questo senso è l’aforisma n. 29 di Alex Shigo, padre della moderna arboricoltura, tratto dal libro “Tree Pithy Points”, che recita: “In passato, l’erba e gli alberi crescevano ciascuno nei propri territori. Ora le persone vogliono che crescano insieme. Poiché l’erba va bagnata molto,

le radici degli alberi soffrono e capita spesso che questi muoiano. La magnolia nella foto è sulla buona strada: che tristezza!” Ma tutto ciò è vero? E se anche fosse in parte vero, non sarebbe possibile mitigare la conflittualità attraverso opportune scelte progettuali e, in seguito, con corrette pratiche colturali e manutentive? Non è difatti compito principale di noi tecnici e professionisti del settore mantenere giardini e parchi, opere formate artificialmente dall’uomo? Da sempre, nel giardino, l’uomo si pone come “equilibratore” delle diverse necessità colturali delle piante presenti e tante pratiche colturali hanno come scopo proprio la convivenza “forzata” e ravvicinata di piante. In natura non esistono “conflitti” (concetto tipicamente legato alle attività umane); il termine corretto da utilizzare è “competizione”, ovvero interazione biologica tra organismi per cui l’attitudine di uno è ridotta o influenzata dalla

Continua l’approfondimento iniziato sullo scorso numero sulla coesistenza tra alberi e tappeto erboso. Qui affrontiamo i fattori di competizione tra i due elementi. E ci concentriamo su cosa può (e deve) fare il professionista di Riccardo Dal Fiume, in collaborazione con la rivista Arbor*

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Strategie


Drip line.

strati più superficiali del suolo, maggiormente ossigenati e più ricchi di sostanze nutritive e di attività microbiologica. Il timore che vi possa essere eccessiva competizione per lo spazio appare infondato quando si stima che in un singolo centimetro cubo di terreno convivano almeno mille apici radicali e che una singola pianta graminacea sviluppi molti milioni di apici radicali, contemporaneamente. ALBERI E TAPPETI ERBOSI COMPETONO PER L’ACQUA E PER I NUTRIENTI. L’affermazione implica anche la conseguenza L (apparentemente negativa) che occorra aumentare gli input energetici (acqua e nutrienti) per garantire la sopravvivenza contemporanea delle due entità, col risultato di rendere il connubio alberitappeto erboso poco sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico. Attraverso opportune e mirate scelte progettuali (la scelta delle specie e delle varietà più rustiche e a portamento compatto, ma anche il miglioramento fisico-chimico dei terreni destinati a verde) e criteri manutentivi volti a mantenere l’equilibrio tra albero e tappeto erboso è invece possibile attenuare le competizioni e migliorare la compatibilità dell’insieme. Tra le scelte progettuali, la conoscenza delle T graminacee consente di utilizzare specie e varietà più adatte allo scopo (vedere tabella Hendrickson), addirittura in grado di “modulare” la crescita dell’albero ottenendo benefici tangibili in ambiente urbano: potature meno frequenti, minori rischi

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IN COMPETIZIONE PER IL SUOLO, L’ACQUA, I NUTRIENTI E LA LUCE

T i principali fattori di competizione tra alberi Tra e tappeti erbosi, si possono considerare i seguenti aspetti: ALBERI E TAPPETI ERBOSI ESPLORANO LO STESSO PROFILO DI TERRENO. Vero. La massima parte delle radici assorbenti, sia V degli alberi che dei tappeti erbosi, si localizza negli

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Effetto del tipo di tappeto erboso sulla crescita del diametro del tronco di Robinia pseudoacacia due anni dopo la semina

Crescita del diametro

presenza dell’altro. È auspicabile, pertanto, che la vicinanza tra le due entità biologiche in uno stesso spazio possa determinare un’attenzione maggiore in termini progettuali (scelta corretta delle specie e degli spazi) e in termini manutentivi (con scelte tese ad equilibrare e non accentuare la competizione albero-tappeto erboso). Il settore del giardinaggio professionale soffre, tra le tante criticità, anche della pressoché totale mancanza di comunicazione tra la fase progettuale e quella manutentiva. Il nostro Paese è pieno di esempi di giardini architettonicamente ben progettati e impossibili da mantenere o, viceversa, di giardini progettualmente banali e poveri, quindi giocoforza più facili da mantenere. In questo caso, certamente, si può parlare di “conflitto”.

Poa pratensis

Festuca arundinacea

Senza erba

Tipo di tappeto erboso Adattato da Hendrickson (2008)

e di convivenza

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GESTIONE | pratiche L’IMPORTANZA DELLA SCELTA VARIETALE DELLE SPECIE PRATIVE Oggi il mercato sementiero propone specie e soprattutto varietà migliorate assai interessanti da questo punto di vista, purtroppo ancora poco conosciute a livello di committenza pubblica. Per esempio, alcuni studi italiani evidenziano differenze varietali in Festuca arundinacea per quanto riguarda l’accrescimento dell’ordine del 35% (i dettagli nella tabella sulle differenze varietali), mentre altri studi condotti su varietà commerciali di Lolium perenne poste in condizioni di prolungato e controllato deficit idrico e nutrizionale, dimostrano significative differenze tra le varietà in prova. La corretta scelta della specie e della varietà delle specie prative, dunque, consente di ridurre gli input idrici e nutrizionali ma anche quelli manutentivi (per esempio, sfalci meno frequenti, sfalci ad altezze differenziate, sfalcio mulching mulching). Purtroppo, la pur notevole disponibilità di specie e cultivar a cui attingere è ben poco sfruttata nei capitolati tecnici in cui, al contrario, si assiste a una estrema banalizzazione degli aspetti legati alla formazione del tappeto erboso.

Fonte: UniPD, Dipartimento Agronomia Animali Alimenti Risorse Naturali e Ambiente (DAFNAE)

di instabilità, minori danni a infrastrutture sotterranee e a pavimentazioni, ecc. Anche la scelta varietale delle specie prative, privilegiando varietà meno vigorose e lussureggianti, quindi con minori necessità idriche e nutrizionali, comporta ripercussioni positive nel rapporto con l’albero (approfondimento nel box “L’importanza della scelta varietale delle specie prative”). ALBERI E TAPPETI ERBOSI COMPETONO PER LA LUCE. Le graminacee si sono evolute in spazi aperti e in piena luce: sono tipicamente piante eliofile (dal greco Ηλιος (Hélios), sole, e da ϕιλειν (filèin), amare, quindi “amanti del sole”); tuttavia, ad altissimi valori di energia radiante e alte temperature, tipici dei periodi estivi, anche le graminacee da tappeto erboso (in particolare le cosiddette “microterme”) riducono l’attività fotosintetica. In queste condizioni, un moderato e parziale ombreggiamento del prato consente una riduzione della temperatura delle foglie dello stesso, determinando il permanere di una buona attività fotosintetica. In altre parole, in estate è ragionevole pensare che i tappeti erbosi di specie microterme (Lolium, Poa, Festuca, ecc.) siano in grado di fotosintetizzare a sufficienza e meglio se parzialmente ombreggiati rispetto a quelli collocati

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in pieno sole. Il movimento delle foglie degli alberi dovuto al vento consente il passaggio, per così dire, “intermittente” dei fasci luminosi e garantisce una buona attività fotosintetica da parte del tappeto erboso, superiore a quella che si avrebbe in caso di “ombra statica” da edifici.

ATTENZIONE ALLA DRIP LINE

Molte operazioni manutentive dei tappeti erbosi possono danneggiare l’albero. Vero. Entro la cosiddetta drip line, che delimita l’area di proiezione della chioma, molte operazioni meccaniche necessarie alla manutenzione dei tappeti erbosi (verticutting, slicing, bucatura, chiodatura, carotatura) andrebbero evitate per non danneggiare le radici primarie dell’albero, molto superficiali e affioranti. Anche l’uso del tosaerba dovrebbe essere più accorto in considerazione del fatto che in quell’area vi possono essere radici danneggiabili da altezze di taglio troppo basse. Le ferite procurate dalla lama troppo radente il suolo danneggiano la macchina e i suoi organi di taglio ma soprattutto possono creare ferite alla pianta, potenziali vie d’ingresso ai patogeni. Anche l’uso del decespugliatore per le cosiddette “rifiniture” attorno al piede degli alberi fa parte di abitudini tanto consolidate quanto dannose ed economicamente insostenibili per gli alti costi di manodopera che richiede.

PER IL FUTURO…

Alla luce di queste valutazioni si può ragionevolmente affermare che la competizione è una condizione naturale a cui le piante sanno benissimo fare fronte, soprattutto se aiutate da buone pratiche agronomiche. Recenti studi (Consumo di Suolo, dinamiche territoriali e benefici ecosistemici, ISPRA 2017) arrivano a stimare che il costo annuo delle superfici a verde perdute per effetto delle attività umane (cementificazione, abbandono, industrializzazione) è massimo in città e sfiora i 50.000 euro/ha. È evidente, per quanto appena esposto, che il verde sia sempre più una risorsa anche economica, oltre che ecosistemica, e che esso debba contemplare alberi e tappeti erbosi, armonizzandoli. La convivenza tra alberi e tappeto erboso nello stesso spazio è un argomento di grande attualità, perché supera certe visioni un po’ miopi legate all’uno o all’altro e costringe ad uno sforzo cognitivo delle necessità di entrambi: l’obiettivo deve essere quello di ottimizzare i risultati, raddoppiando i servizi ecosistemici della stessa unità di superficie a verde.



SCOPERTE | Giardini d’autore

di che GI A Abbiamo chiesto a Moritz Mantero, presidente di Orticolario, di firmare un articolo in cui esprime la sua visione di giardino e la sua idea di giardiniere. È il pensiero di un grande appassionato, una bussola per comprendere quanto sia fondamentale il rispetto del genius loci

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G

iardiniere io? Sarebbe un grave peccato di presunzione e di arroganza, oltre che una mancanza di rispetto nei confronti di chi lo è per professione. La mia è una passione che nasce da bambino, quando, sfollata la mia famiglia a Brunate, in provincia di Como,

ORTICOLARIO, DAL 2 AL 4 OTTOBRE A VILLA ERBA Orticolario, giunto alla dodicesima edizione, è l’evento culturale dedicato a chi vive la natura come stile di vita, fonte di ispirazione anche per giardinieri e progettisti. Teatro della manifestazione è il parco botanico di Villa Erba a Cernobbio (CO), dimora ottocentesca affacciata sulle sponde del Lago di Como, residenza estiva del regista Luchino Visconti. Essenza di Orticolario: i giardini tematici allestiti nel parco, ispirati al tema dell’anno e selezionati tramite il concorso internazionale “Spazi Creativi”. Titolo dell’edizione 2020 è “Ipnotica”, il tema è la “Seduzione”, mentre la pianta protagonista è l’Acero. L’evento, che nel 2019 ha sfiorato la soglia dei 30.000 visitatori, è arricchito da un’ampia offerta di piante rare, insolite e da collezione, artigianato artistico e design con più di 290 espositori rigorosamente selezionati, da un fitto calendario di incontri e da numerosi laboratori didattico-creativi per i bambini, oltre a performance, proiezioni di film nelle segrete della Villa Antica e show floreali. Al centro della rassegna, l’arte, capace di andare oltre e di abbattere i confini tra interno ed esterno. Nel corso dei tre giorni vengono raccolti contributi da devolvere ad associazioni del territorio lariano impegnate nel sociale. A disposizione dei visitatori e incluso nel costo del biglietto, il viaggio sul battello da Como a Villa Erba. Info: www.orticolario.it

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testo e foto di Moritz Mantero dove sono anche nato, siamo ritornati per anni a trascorrere il periodo estivo. Allora non esisteva la televisione, né tantomeno il tablet, il computer o lo smartphone. Il telefono e la radio erano gli unici mezzi di comunicazione non cartacei. Ma c’era chi si occupava del giardino e dell’orto e che, giornalmente, svolgeva il suo lavoro seguito da me come osservatore incuriosito dalla sua perizia nel governare zappa, rastrello, falcetto e forbici varie. Lui ci provava a spiegarmi, ma io, pur restando attentissimo, ho dimenticato tutto.

LA “NATURA” DEL GIARDINO

Solo anni e anni dopo, quando, finalmente e dopo due traslochi, mi sono ritrovato a vivere contornato da un giardino, ho iniziato a riflettere sulle sue sembianze, i suoi colori e i suoi profumi nell’alternarsi delle fioriture. Allora, per non combinare guai, cosa ho fatto? Mi sono rivolto a un giardiniere professionista. Con lui abbiamo mappato quello che era il terreno affidato al massaro della villa padronale. Quindi, più che un giardino, un campo a balze, ben esposto a est, sud e ovest. Abbiamo trovato un disastro, dovuto a una realtà abbandonata da anni all’incuria. Lui ha mappato tutte le alberature e diagnosticato il “da farsi”, con destini alterni in funzione dell’età ma,


I ARDINO SEI? Nelle foto, scorci del giardino di Moritz Mantero, un tripudio di piante e fiori, un omaggio alla natura.

particolarmente, del loro stato di salute. Rispettando il genius loci, che voleva di quell’area R una destinazione produttiva, e i desiderata del nuovo inquilino, Pierluigi Ratti di Rattiflora mi propose di dividere l’area in tre zone: l’approccio, all’entrata, con piante mediterranee, la zona più vissuta con essenze tipiche del lago e la zona alta con orto, frutteto e riserva floreale per la bella vista e per una copiosa raccolta da esporre all’interno, in vaso.

L’IMPORTANZA DELLA CONOSCENZA

Seguire il capo giardiniere Marco Sala è stata la mia scuola di giardinaggio, mentre inseriva le nuove essenze, secondo il piano di Ratti. L’importanza della conoscenza: non sono state proposte piante che non sarebbero potute sopravvivere, perché inadatte. Beh, sì, due melograni ci hanno abbandonato dopo alcuni anni, ma, chissà, forse non si sono trovati a loro agio, pur essendo piante ben ambientate sul nostro lago. La rimessa in opera del giardino durò un paio d’anni. Poi, pur seguendo le linee guida del progettista e del realizzatore, ho “personalizzato” i percorsi, tanto che, anni dopo, quando con l’amico paesaggista Emilio Trabella ne abbiamo ripercorso i camminamenti, lui, al termine, mi disse: «Ecco, prima era un giardino; adesso è diventato il tuo giardino». E aveva ragione.

Un appassionato di questo meraviglioso mondo non può non confrontarsi con esso attraverso prove e tentativi che, seguendo le linee fondamentali del comportamento delle piante, al massimo, ti possono deludere nei risultati pratici estetici. Ma questo, è da mettere in conto. Provare non è peccato, ma seguire le indicazioni di un bravo giardiniere, ti può permettere di abbreviare i tempi per una verifica. La natura, comunque, premia la tua passione se la rispetti. Questo concetto, da quando ero bambino non mi ha mai abbandonato. N°021

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SCOPERTE | sicurezza

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emergenza Coronavirus ha, di colpo, senza “preavviso”, rivoluzionato la nostra quotidianità, privata e lavorativa. È necessario adattarsi alla nuova situazione, senza se e senza ma. Formazione 3t, centro di formazione specializzato in arboricoltura, corsi forestali, tree climbing e sicurezza sul lavoro, si è da subito adeguato al cambiamento. Come? Organizzando diversi incontri informativi online dal titolo “Procedure di prevenzione del rischio da Covid-19 nel settore del verde”, condotti da Ezio Rochira, amministratore di Formazione 3t e docente in materia di sicurezza sul lavoro, con Matteo Corizzato, medico del lavoro e consulente del lavoro. Abbiamo chiesto a Ezio di riassumerci quanto emerso. Concretamente, cosa cambia per chi lavora nel settore del verde? Pur trattandosi di un rischio sociale e non solo lavorativo, è necessario aggiornare il documento di valutazione dei rischi e quelli relativi al luogo di lavoro con le procedure che il datore di lavoro intende adottare, sia per chi lavora in ufficio sia per chi lavora nei cantieri.

Quale tipologia di mascherine è meglio usare? E per i guanti, come si procede? La soluzione più semplice, perché in questo momento sono quelle più facili da reperire, è utilizzare tutti le mascherine chirurgiche. È Per saperne fondamentale sapere che sono monouso e che di più su bisogna avere l’accuratezza di toccarle solo sugli Formazione 3t elastici. Le mascherine usa e getta sono rifiuti speciali, quindi per motivi di sicurezza vanno smaltite come tali, in azienda ad esempio bisogna dotarsi di un bidone con sacchetti chiudibili ermetici. Per le mani si consiglia di usare anche solo i guanti da lavoro, ma di sanificare spesso le mani con gli appositi disinfettanti. Per quanto riguarda il cantiere? P Nei documenti sono da riportare le procedure per

i luoghi di lavoro, soprattutto in merito al rispetto del distanziamento e all’utilizzo delle attrezzature; è fondamentale, infatti, che ogni lavoratore abbia attrezzi personali, per evitare il rischio di contagio. Inoltre, nonostante per il lavoro in spazi aperti la mascherina non sia obbligatoria, è comunque preferibile utilizzarla: anche solo il fatto di indossarla è un segnale per le altre persone, che tenderanno automaticamente a mantenere le distanze. Le associazioni di categoria, ad es. Assofloro, tra i consigli di tutela della salute suggeriscono di chiedere all’amministratore di condominio di avvisare i condomini che verranno svolti dei lavori di manutenzione del verde e che devono mantenersi distanti dagli operatori. Le procedure prevedono anche la sanificazione degli automezzi, almeno ogni sera. Per la sanificazione dei locali è differente: un ufficio è considerato sanificato automaticamente se non ci va nessuno per nove giorni, altrimenti bisogna indicare nel DVR le procedure adottate per sanificarlo. Infine, l’ideale sarebbe fare la doccia prima di rientrare a casa; se ciò non fosse possibile, a casa è importante avere un percorso separato dagli altri famigliari, ad esempio ci si può cambiare in garage e poi andare subito in doccia. P Pensi che queste procedure inficeranno il lavoro? Una nota estremamente positiva per l’attività di manutenzione all’aperto è la bassa possibilità che il virus si depositi sulle superfici. Quindi rispetto a tutti gli altri lavoratori siamo più fortunati. Sappiamo tutti che, in questo periodo, lavorare con tutte le accortezze è basilare per la nostra salute e di coloro che ci circondano, ma non così agevole soprattutto all’inizio. Lavorare con le protezioni può essere scomodo, ricordarsi di non toccarsi il viso con i guanti e di disinfettare spesso le mani non viene in automatico, ma come tutte le novità devono essere apprese prima di diventare automatismi. Ma dopo un primo periodo di adattamento ed estrema attenzione saremo tutti in grado di lavorare in modo sicuro.

AL SICURO L’emergenza Coronavirus ha imposto un repentino cambiamento anche nel modo di lavorare. Ecco un breve vademecum per tutelarsi e tutelare gli altri. Ne abbiamo parlato con l’amministratore di Formazione 3t colloquio con Ezio Rochira di Daniela Stasi

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y LA CASA EDITRICE

DEL VERDE

Gennaio / Febbraio • anno MMXX

giardiniere giard

vo

dal 1977 informa il settore

PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI

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Flortecnica e vivaismo TRADE MAGAZINE BIMESTRALE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE PER LA FLORICOLTURA E IL VIVAISMO

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IL

+TECNICHE

Marzo – Aprile 2020

La potatura dell’albero senescente

*

In copertina la “riflessione” del paesaggista Vittorio Peretto per ripensare il ruolo del giardino. Per fare meglio con meno

+PROGETTO

Le peculiarità (e il valore) degli allestimenti temporanei

LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE

8 PRIMO PIANO / IPM Essen

Clima e sostenibilità, le chance per il florovivaismo

41 GIOVANI PIANTE / novità

Tendenze, colori e nuove varietà

PRODUZIONE 28 trend Vasi: come usare il colore

per seguire i gusti dei consumatori

36 mercati Groen Direkt,

VADEMECUM PER LAVORARE TUTELANDO SÉ STESSI E GLI ALTRI

NUOVE COMPETENZE E SGUARDO IN AVANTI Suggerimenti per essere sempre più “mediatori” tra la natura e i desideri del cliente. E per anticipare future tendenze

Disegno di Vittorio Peretto.

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professionisti e consumatori. Uno sguardo a 360° che ci rende il punto di

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SCOPERTE | libri

immaginare

IL FUTURO

Una raccolta di piante, un “Racconto per immagini” che l’agrotecnico Matteo Ragni vuole condividere con chi lavora tutti i giorni con le mani nella terra di Daniela Stasi TEMPO DI LETTU R A: 2 minuti

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U

na raccolta di piante nata per presentare il lavoro di selezione e di ricerca genetica svolto da numerosi uomini e donne in giro per il mondo, presentata per immagini, tratti grafici e colori. È questa l’essenza dell’ultima pubblicazione di Matteo Ragni, “Racconto per immagini”, uno strumento utile per il giardiniere per pensare e immaginare il futuro dei giardini. Perché sì, chi lavora con le piante, deve essere consapevole che una pianta piantata nel 2020 la si vedrà ancora tra 100 e più anni. E questo lo sa bene Matteo Ragni, “La Voce delle Piante”, agrotecnico e collaboratore della nostra casa editrice. Lui che Sfoglia qui vive tra le piante, “Racconto letteralmente: prima per immagini” come studente a Minoprio, poi a coltivare alberi da frutto in Libano e oggi in giro per il mondo a cercare (e trovare!) giovani piante brevettate. Nella pubblicazione ha riassunto le varietà che negli ultimi anni sono state provate e sperimentate nel clima del Nord Italia, sperimentazione realizzata da vivaisti, giardinieri e anche da appassionati di piante. Piante diverse tra di loro sia nella forma sia per il loro uso. «Negli ultimi anni si parla spesso di intelligenza delle piante. L’aspetto che più mi interessa di questa discussione è l’attitudine di adattarsi degli esseri viventi, non solo delle piante ma anche dell’uomo: la resilienza, cioè

la capacità di reagire, di modificarsi, di imparare con il cambiare delle circostanze – spiega Ragni – Questo racconto di piante è ciò che vorrei vedere nel mio giardino del futuro: piante scelte perché capaci di resistere al secco, che si sostituiscono a quelle che conosciamo e che ci permettano di combattere i nuovi parassiti e i cambiamenti climatici». Ed ecco quindi un racconto di arbusti da fiore dalle foglie caduche e dai colori contemporanei, di piccole erbe dalle texture moderne, di sempreverdi decorative per le loro foglie, per i fiori e per il loro profumo. Succulente resistenti al freddo e capaci di stare all’asciutto e al caldo delle estati torride della Pianura Padana. Piante perenni scelte per le loro fioriture, che in tutte le stagioni riescono a dare colore e forme nuove al giardino. Piante stagionali oppure rampicanti da passeggio. Erbe super decorative come le graminacee, ma alle quali sono stati aggiunti dei fiori veri, non pennacchi polverosi.


SCOPERTE | vegetali / 1

T

i faccio una domanda: se i tuoi clienti ti chiedono piante da siepe che non siano le solite, cosa hai da proporre? Questa potrebbe essere la tua carta vincente. Viburnum Coppertop ha foglie verdi lucide e in primavera sorprende grazie ai suoi germogli, che quando spuntano hanno un particolare color bronzo, molto moderno. Ma le sorprese di Coppertop non finiscono con i germogli: in primavera sboccia in piccoli fiori bianchi profumati. Inoltre, è una pianta senza grandi pretese. Va piantata in un terreno ben drenato, ma può crescere sia in pieno sole sia in ombra parziale. In più, resiste sia al calore sia alla siccità. È un cespuglio con buona ramificazione, e compatto, perciò si adatta bene alla vita in vaso, sul balcone o in terrazza, e non teme il freddo fino a -10 °C. Infine, è sì ideale come pianta da siepe ma si presta benissimo anche come pianta singola in giardino.

TEMPO DI LETTU R A: 2 minuti

I PLUS • Nuovi germogli color bronzo • Fogliame lucido • Cespuglio ben ramificato, compatto • Fiori bianchi e profumati • Bassa manutenzione, facile da potare

Puoi trovare Viburnum Coppertop da Vivai Brambilla www.vivaibrambilla.com

di poche

pretesE

Viburnum Coppertop può crescere sia in pieno sole sia in ombra parziale, non teme il freddo, resiste al calore e alla siccità. In più, si adatta bene alla vita in vaso, sul balcone o in terrazza

di Matteo Ragni N°021

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SCOPERTE | vegetali/2

BELLO E FORTE Con fiori rosso scuro e foglie blu-verdi, il Distylium ‘Blue Cascade’ presenta un mix inusuale di colori. Per una siepe bassa che cattura lo sguardo di Matteo Ragni

È

un cespuglio non molto conosciuto, ma che può regalare un sacco di soddisfazioni, usandolo come esemplare singolo o per realizzare bordure, macchie di verde o siepi basse. Stiamo parlando del Distylium ‘Blue Cascade’. Le sue foglie sono di colore blu-verde, su cui spuntano nuovi germogli color bronzo. Una combinazione molto bella! I fiori rossi, di una sfumatura quasi color mattone, Per maggiori informazioni: compaiono all’inizio della www.plantipp.eu/it/ primavera. Ha un portamento compatto, e diventa alto circa 75 centimetri e largo circa 40 centimetri. Blue Cascade va piantato al sole, in terreno ben drenato. È un cespuglio forte e robusto: è resistente a temperature fino a -15°C e non è soggetto a malattie.

TEMPO DI LETTU R A: 2 minuti

IN BREVE • Distylium Blue Cascade (‘PIIDISTII’PBR) EU 47554 • Nessuna malattia • Fogliame blu verde • Nuovi germogli color bronzo • Fiori rossi marrone rossiccio all’inizio della primavera • Portamento compatto

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Lavanda Blue Spear Burpee Square.

SCOPERTE | vegetali /3

Le cinque piante

DELL´ANNO Et voilà le piante selezionate dal National Garden Bureau per quest’anno, la Lavanda, la Lantana, l’Ortensia, l’Iris e il Mais. Ve le raccontiamo per filo e per segno di Bianca Boschi, foto del National Garden Bureau

O

gni anno il National Garden Bureau, organizzazione no-profit fondata nel 1920, seleziona ben cinque piante. Un’annuale, una perenne, un bulbo, una pianta edibile e un cespuglio, scelte per il fatto che sono popolari, facili da coltivare, adattabili, versatili e geneticamente differenti. Ecco quindi le Piante dell’Anno 2020: Lavanda, Lantana, Ortensia, Iris e Mais.

LAVANDA, PER BORDURE E TERRAZZI

Presente nei giardini, nelle cucine e nel décor, la Lavanda è di certo una delle piante più versatili che si possano coltivare. Parte delle Lamiaceae, la stessa famiglia della menta, la Lavanda si trova in moltissime regioni in tutto il mondo, specialmente nei climi temperati. I due tipi più comuni sono L. angustifolia e L. stoechas (o L. dentata). La prima è molto profumata, con foglie grigio verdi e spighe viola, benché esistano anche varietà bianche; la seconda invece è nativa dell’area mediterranea, dove si comporta da sempreverde. Le foglie sono sempre grigio-verde ma sono più lunghe, come anche le spighe fiorate. I fiori, viola-rosa, sono coronati da brattee colorate. La Lavanda, come sappiamo, dà il meglio in terreni ben drenati, posta in pieno sole. Non le occorre fertilizzante. È una delle piante preferite per le bordure o per terrazzi, ma prospera anche in vaso, diffondendo ovunque

TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti

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SCOPERTE | vegetali /3 Lantana Bandana Landscape Clementine SyngentaFlowers.

il suo profumo. Insomma, è un vero must-have. E questo è l’anno giusto per proporre ai clienti di esplorare tutti i suoi usi. Il National Garden Bureau mette a disposizione sul suo sito una pagina dedicata, ricca di informazioni e di suggerimenti per sfruttare al massimo questa occasione.

LANTANA, RESISTENTE AL CALDO E AL SECCO

10 MOTIVI PER PROPORRE LA LANTANA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.

Fioritura continua Bassa manutenzione Pieno sole, terreno ben drenato Tanti colori disponibili I colori mutano a seconda della maturità Resistente alla maggior parte delle malattie Resistente alla maggior parte dei parassiti Non ha bisogno di fertilizzante Si può potare molto per mantenerla compatta Le nuove varietà sono sterili, fioriscono ancora più a lungo

Hydrangea ‘Blushing Bride’ della serie Endless Summer.

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La Lantana è una pianta con una lunga storia alle spalle, nel diciottesimo secolo era popolarissima nelle serre e fu protagonista di un intenso lavoro di ibridazione, che ha dato come risultato centinaia di varietà. Oggi sono 150 le specie di Lantana, e la più comune in campo ornamentale è L. camara. È usata diffusamente perché la fioritura dura molto a lungo ed è coloratissima, perché ha una grande resistenza al caldo e perché attira le api e le farfalle. Inoltre, si adatta molto bene alla coltivazione in vaso. La Lantana si presta come pianta per attirare le farfalle e gli impollinatori, come pianta profumata e come macchia di colore per adornare gli spazi esterni. Un colore particolarmente attraente, perché a seconda della fase di maturazione muta e offre uno spettacolo sempre vario. Un’altra caratteristica su cui porre l’accento per proporla ai clienti, è che la Lantana è una pianta che resiste al caldo e al secco, perfetta per le condizioni climatiche estive più dure. Recentemente gli ibridatori hanno introdotto delle varietà sterili: questo significa fioritura ininterrotta, senza che la pianta vada mai a seme. Può essere scelta fra una forma più compatta, adatta ai vasi e, una forma strisciante, che copre in modo efficace ed economico anche vasti spazi. Quando la proponete è opportuno segnalare la dimensione che la pianta


Iris Mystic Beauty Brent and Becky Bulbs.

Per maggiori informazioni: https://ngb.org raggiungerà a maturità, perché potrebbe essere anche molto differente.

L’ORTENSIA, PUNTO FOCALE O SIEPE

L L’Hydrangea, l’ortensia, è una pianta dalla indiscussa popolarità. È anche indubbiamente versatile: i grandi cespugli sono romantici e tradizionali, ma allo stesso tempo offre forme e colori in linea con i gusti più contemporanei. Infine, è sempre più apprezzata anche come fiore reciso. Nativa dell’Asia, prende il nome dal fatto che è una pianta che ha sempre sete. Non è una pianta facilissima, perciò nel proporla bisogna tenere conto di diversi fattori: il clima, lo spazio a disposizione, la composizione del terreno e l’esposizione. Una volta considerati questi elementi, ci sono più di 20 specie fra cui poter scegliere. Le più famose e diffuse sono Hydrangea macrophylla (la più comune), H. arborescens (la varietà “Annabelle” è la più famosa), H. paniculata (la migliore per le zone più fredde), H. quercifolia (la più spettacolare in autunno). Ogni anno per ognuna di queste vengono presentate nuove cultivar sorprendenti per colori e forme e sempre più adattabili. La potatura deve essere fatta in modo corretto per non perdere la fioritura dell’anno successivo. I suoi usi nei giardini privati possono essere diversi: è un magnifico punto focale, ma è perfetta anche per creare bordure e siepi. Le nuove cultivar sono molto più compatte e si prestano alla collocazione in vaso.

parti più vecchie. A seconda della specie, gli Iris possono avere esigenze differenti riguardo l’esposizione al sole e la fertilizzazione. Il gruppo di Iris che nasce da bulbo, non da rizoma, ha esigenze ancora diverse. Sono usati molto spesso come fiori recisi, e crescono bene anche in mezz’ombra.

Corn GlassGem Whaley Seed.

IRIS, UN ARCOBALENO IN GIARDINO

Gli Iris sono semplici da coltivare, il genere comprende ben 300 specie e tutte hanno una fioritura spettacolare: non per nulla il nome deriva dalla parola greca che indica l’arcobaleno. Barbati, non barbati, gli Iris si propongono in molteplici forme e colori, alcune molto bizzarre. I rizomi vanno interrati durante i mesi autunnali, per consentire alle radici di acclimatarsi prima dell’inverno. Il posto per gli Iris deve essere soleggiato almeno sei ore al giorno, con terreno ben drenato. Importante ricordarsi il verso che devono avere i rizomi per essere interrati correttamente. Un ultimo consiglio: se dopo due o tre anni le fioriture diminuiscono, significa che è arrivato il momento di dividere la pianta, tagliando con un coltello affilato le nuove parti del rizoma e scartando le

MAIS, AMATISSIMO NEGLI USA Per quanto riguarda la pianta edibile del 2020, la scelta del National Garden Bureau è caduta sul mais. In America è amatissimo e anche usatissimo, non solo perché è a tutti gli effetti un cereale versatile, ma anche perché è intimamente legato alla storia del Nuovo Continente: coltivato già dagli indiani d’America, è il protagonista della tavola che vide riuniti indiani e Padri Pellegrini. Esistono diversi tipi di mais, a seconda dell’uso, anche ornamentale, con chicchi in colori variegati. N°021

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IL PRONTUARIO

NUOVE COMPETENZE

E SGUARDO IN AVANTI

Suggerimenti e riflessioni per affrontare il domani con una marcia in più. Per essere sempre più “mediatore” tra la natura e i desideri del cliente. E per anticipare future tendenze di Nicolò Pensa

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cco qualche pensiero sul giardiniere futurista. Futurista non in termini artistici, per citare la corrente che ha pervaso l’Italia di altri tempi, dalla quale si potrebbero trarre spunti; futurista per quanto abbiamo vissuto a seguito del blocco totale imposto da normative sanitarie. Abbiamo un cliente che già aveva messo in atto una rivoluzione nel modo di consumare, e che ora disponendo di maggiore tempo da dedicare a guardarsi intorno, non più trascinato dalla impazzita, veloce quotidianità, ha osservato, pesato, pensato a cosa e come fare. Il mondo web è stato forse per moltissimi, per la prima volta l’unico mezzo di contatto con una realtà digitalizzata. Bene, come risultato abbiamo un settore che si è evoluto un poco di più verso la tecnologia, verso il web come strumento del vivere quotidiano. A quali caratteristiche, a quali nuove forme

di consumo dovrà far fronte il giardiniere del futuro prossimo venturo? Ci sono molti aspetti che l’azienda giardinistica ha trascurato, non per cattiva volontà o per superficialità, ma solo perché era intenta a correre dietro a lavori, preventivi, incassi, ecc. E, non suo malgrado, grazie a questa emergenza ha avuto l’opportunità per la prima volta di fermarsi e riflettere. Ma è ora il momento di passare dal pensiero all’azione, ed ecco alcune riflessioni per un domani più verde.

DOMOTI GARDEN

internet delle cose e la domotica stanno sempre più entrando nella vita del consumatore. Lo sviluppo e l’attivazione definitiva della rete 5G (detrattori e complottisti a parte) aprirà a nuove opportunità anche l’azienda giardinistica. Pensare a un giardino domotizzato non è tanto difficile, ci sono già:

Se si vuole essere un giardiniere con la G maiuscola, per essere individuato e trattato come professionista, si ha l’obbligo di sviluppare, se non altro come conoscenza, anche altre competenze 48

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IL PRONTUARIO • robot tagliaerba • sensori che accendono e spengono gli impianti di irrigazione, ecc.

Ma pensare oltre è fondamentale. Il giardiniere che si evolve sotto la spinta degli eventi, ha come opportunità quella di essere domotico anche lui: • sito web • pagina sui social • azioni promozionali sui social (ricordiamo che promozione non significa necessariamente “sconto”, ma il modo per far muovere, “promuovere”, un consumatore in funzione di un interesse suscitato).

Essere presenti in un mondo digitale, dove si trova il consumatore, è fondamentale. Ma attenzione, non siti banali, quelle che furono definite “lapidi virtuali”, immobili, mai aggiornati (si sa il tempo serve per lavorare…); ma siti e social attivi con post che stimolino il potenziale cliente. Fatto questo si può pensare alla domotizzazione del giardino: un insieme integrato di sensori che possono definire se e quando irrigare (non s’intende la centralina, quella serve semplicemente per aprire e chiudere l’impianto). Domotica significa interagire con l’oggetto (in tal caso il giardino, che nella realtà è tutto tranne che un oggetto ma in informatica è definito come tale) e intervenire quando il giardino stesso ce lo richiede, quindi anche con interventi di fertilizzazione, calendarizzazione con promemoria su app delle attività da fare, illuminazione, tende parasole, robot tagliaerba, ecc.

CONSULENZA A TUTTO CAMPO

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n cosa un giardiniere, un vero giardiniere, può essere indiscussa figura? Nella conoscenza del verde. Il giardiniere è interprete tra la natura e i desideri di un consumatore che solo in rari casi conosce e sa cosa vuole. Per cui alla stregua di un consulente finanziario che ci indirizza sulle forme di investimento più garantite o redditizie presentandoci i vari scenari e le varie opzioni, il giardiniere diviene il “personal gardner”, una figura che conosce, sa, sa interpretare, studia e individua le migliori soluzioni. Non lamentiamoci se poi a tagliare la siepe ci vanno anche gli improvvisati a

vario titolo, perché il cliente riconosce solo una cosa, quando non ha strumenti di guida e comprensione: il prezzo. Se ci valorizziamo, se sviluppiamo concretamente quella conoscenza che dovrebbe contraddistinguerci, abbiamo molte più possibilità di acquisire lavori in cui il prezzo, certo, sarà sempre una leva importante, ma non la sola per smuovere decisioni. In questo è fondamentale che un giardiniere non sia solo un “pianta piante” o un tosasiepi, perdonate la terminologia riduttiva, ma se vuole essere un giardiniere con la G maiuscola, per essere individuato e trattato come professionista, ha l’obbligo di sviluppare, se non altro come conoscenza, anche altre competenze: • deve saper interagire con le leggi • deve sapersi interfacciare con un progettista (architetto o geometra che sia) • deve conoscere le norme locali, per guidare il cliente nella migliore scelta.

Difficile, mi direte. Ne sono consapevole, ma la formazione del giardiniere non può basarsi solo su come usare la motosega, deve soprattutto far comprendere se usarla o se ci sono alternative e perché; non si può più basare solamente sulla posa di un prato, ma anche su quale tipo di prato, su quale svilupperà meglio in quel giardino e secondo le aspettative di quel cliente. Quindi, un giardiniere deve conoscere molti aspetti per interagire con più elementi.

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PERSONE E NON SOLO LAVORO

nfine, ha il compito di diventare capace di fare sentire il cliente unico, di presentargli soluzioni su misura, personalizzate ad hoc. La personalizzazione di un prodotto è oggi la via per restare sul mercato in modo conveniente ed efficiente: non basta avere quei prodotti o visitare quelle fiere; oggi è importante il rapporto venditore-cliente, o meglio giardiniere-cliente. Studiare, informarsi su ogni possibilità si possa reperire per creare un’interazione utile e proficua con il potenziale cliente è di assoluta necessità. In tutto questo ricordiamoci che il cliente evolve quotidianamente, più rapidamente di noi. Quindi, forza, cambio di passo per continuare a svolgere il mestiere più bello del mondo: realizzare il verde domestico che si integra con quello naturale. N°021

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L’OPINIONE

ESSERE

GIARDINIERI DOMANI di Lucio Brioschi

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omani… Il dopo di un’emergenza che ha visto il blocco pressoché in tutta la penisola: decreti, pareri, faq, commenti, indiscrezioni, tutto all’insegna del non capirci più nulla. È già difficile fare il giardiniere oggi, lottando contro un lavoro sommerso, disponendo di pochi strumenti defiscalizzanti (il bonus verde, per quanto lodevole è nulla in confronto a elettronica di consumo, rottamazioni auto e via discorrendo) e adesso anche contro il blocco dell’attività su una necessità di salute pubblica, non discutibile, ma certo molto gravosa. Quindi? Domani? Cosa facciamo? Certo, il Q susseguirsi di eventi ha pesato enormemente sulle entrate soprattutto di un’azienda giardinistica artigianale o piccola che sia. Niente entrate, incertezze regionali sul potersi muovere esplicitando la propria attività. Se dobbiamo apprendere qualcosa da quanto è accaduto, direi che è il momento di pensare a come rilanciarsi dopo. Il dopo (e sarà un “dopo” che durerà a lungo) sarà più complesso del prima e del durante. Sarà caotico, perché si dovrà correre a sviluppare quanto non è stato possibile fare prima, ci sarà da correre a soddisfare nuovi ordinativi, avremo perso alcuni clienti e ne troveremo di nuovi, quindi complessità, tempi stetti. Il consumatore, che in questa prolungata quarantena ha appreso cosa può essere maggiormente prioritario o superfluo, sarà dotato di un piccolo ma maggiore potere di acquisto, dato che ha risparmiato forzatamente (ovvio questo per chi ha continuato a percepire

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uno stipendio) e tenderà a esprimerlo tutto, acquistando, rinnovandosi e rinnovando il proprio spazio abitativo, come reazione a un obbligo impostogli da circostanza vitali, ma comunque imposto. Quindi avremo la necessità di fare fronte a questo tsunami di lavoro e dovremo farlo con la professionalità che ci contraddistingue, che ci permette di essere giardinieri professionali, anche senza bisogno di avere un attestato specifico. È quello che sappiamo fare. Ma in tutto questo occorre prepararsi. Lo vedo dal web, sono molti i gruppi, le aziende di costruzione e manutenzione giardini che si scambiano messaggi e pubblicano post per combattere o solo per confermare la propria presenza. Bene, se c’è qualcosa di importante è che essere sul web, per quanto utile a confermare la nostra esistenza, richiede qualità nel messaggio. Perché un potenziale consumatore ci contatti è importante che ciò che gli viene detto sia interessante, utile e curioso al punto da indurlo a chiamarci, scriverci via mail, via messaggio, via qualunque cosa. Questo è il seminare! Dalla semina si passa alla coltivazione, e qui è fondamentale diventare bravi coltivatori di rapporti umani, coccolando, stando a fianco dei clienti e accudendoli nello stesso modo con il quale sappiamo curare un giardino perché dia eccellenti risultati. Se messaggi, post di qualità, seguiti a contatti telefonici di rammento (recall in termine tecnico) saranno ben sviluppati, il dopo si presenterà con una scaletta di lavori già operativa e definita in ogni suo aspetto. Il clima speriamo ci dia una mano, ma organizzare, prevedere, ci permette di fornire un servizio eccellente, inappuntabile, professionale ancor più di un sito web o di una pubblicità sul chi siamo e cosa facciamo. Questo è quanto possiamo apprendere da questa improvvisa, imprevedibile situazione che ha coinvolto tutti. Il verde si pianifica, si alleva per goderne i frutti… dopo. Buon lavoro!




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