Il Giardiniere 029 luglio - agosto 2021

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PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI

giardiniere N° 029

IL

Luglio – Agosto 2021

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In copertina un progetto coordinato da Mario Tedeschi, capo giardiniere di Hortensia Garden Design, protagonista della cover story

+PROGETTO

Architettura fa rima con natura in un nuovo complesso di Merano

+PIANTE

LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE

Urge una pianificazione condivisa tra vivaismo e giardinaggio professionale SERVIZIO A PAG. 31

FOCUS MOTOSEGHE Come cambia la regina delle attrezzature per la cura degli alberi

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EDITORIA LE | 1

Il numero di luglio-agosto è sempre un po’ particolare. Viene scritto in piena estate – quest’anno falcidiata dai devastanti effetti del cambiamento climatico – ma guarda già all’autunno. Se dovessi condensarlo in un’unica parola, userei il termine “attenzione”. Intesa non come monito allo stare in guardia, ma nel suo significato di cura, di sguardo attento. Il perché lo scoprirete sfogliandolo. Anticipo solo che, a pag. 12, troverete l’intervista al capo giardiniere di Hortensia Garden Design, Mario Tedeschi, che si prende a cuore i suoi collaboratori e fa di tutto per accontentare i committenti. A pag. 16 Valerio Pasi continua, con la sua consueta competenza, nell’approfondimento tecnico dedicato ai tappeti erbosi: dopo aver visto sullo scorso numero le operazioni preliminari, la semina e la concimazione, si concentra ora sulle principali patologie a cui è soggetto il prato, illustrando le soluzioni per mantenerlo in salute. Più attenzione di così!

E poi cura assoluta degli spazi verdi nel progetto presentato a pag. 22: si tratta di un nuovo complesso abitativo a Merano progettato da Pohl Immobilen e dallo studio viennese DMAA. Un autentico ritorno alla natura, espresso anche dalla disposizione degli elementi architettonici. E ancora, alzi la mano chi non mette il massimo dell’attenzione nella scelta delle motoseghe? Ecco, il focus di questo numero è proprio su questa tipologia di attrezzature con una breve panoramica delle principali aziende del settore. E poi ancora molto altro, ma stop, mi taccio. Noi ci mettiamo tanta cura nella costruzione della nostra rivista, speriamo davvero che, nel leggere le nostre parole, questa attenzione arrivi a voi. Come stimolo a dare sempre del proprio meglio – ciascuno nel proprio ruolo – e a tutelare la meravigliosa professione del giardiniere.

di Francesco Tozzi

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EDITORIA LE | 2

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DIVIDE ET IMPERA

ualche giorno fa ho fatto una ricerca su Google per capire quante associazioni di giardinaggio siano presenti sul territorio e sono rimasto basito dal risultato. Senza entrare nei particolari, si tratta di un fiume di risorse che, abbandonato il percorso principale, si disperdono in mille rivoli sempre più deboli, diventando di fatto piccole associazioni locali destinate a non crescere o, nel peggiore dei casi, a scomparire. Un problema, questo, tutto nostro: fare associazione tra professionisti sembra pura utopia nel nostro Paese, a meno di non essere ingabbiati per legge o con la promessa di vantaggi economici o di “cartello”; allora, in questi casi, con fatica, ci si consorzia, ci si allea e si trova il collante per stare insieme. Il giardino dovrebbe insegnarci l’importanza delle consociazioni tra piante, della collaborazione tra insetti utili e parassiti, l’arricchimento costante del terreno per renderlo fertile e produttivo. E invece, difficilmente abbiamo imparato, o impariamo, dal nostro mestiere, sempre troppo presi a farci la guerra tra giardinieri, dimenticandoci di quanto potremmo essere realmente forti e incisivi, uniti da un unico interesse comune: creare il bello e difenderlo! Purtroppo, la regola che vige è divide et impera. Nulla di meglio per creare attriti e rivalità, mentre collaborare e comunicare, sotterrando l’ascia di guerra, sarebbe un vero atto rivoluzionario.

Nei miei numerosi anni di attività ho assistito a diversi tentativi di associazionismo e, io stesso, in collaborazione con alcuni colleghi, ho provato a mettere insieme diverse realtà; diverse, ma unite tutte dallo stesso scopo: migliorare, con un confronto continuo, la nostra professione. Il risultato anche in questo caso è stato un naufragio totale e le falle sono state provocate da individualismo, presunzione, incapacità di fare squadra, solo per citare alcuni degli ostacoli più insormontabili. Ha senso creare divisioni all’interno di una professione caratterizzata da molte sfumature? Ha senso perdere lungo il percorso risorse e capacità? Ha senso, in una professione ricca e colorata come la nostra, creare associazioni che lavorano ognuna in una direzione differente? La risposta, per quanto mi riguarda, è semplice e credo seriamente nel tentativo di creare un dialogo tra le persone, mettendo poi sul tavolo l’interesse condiviso; è prioritario provare a costruire

Il giardino dovrebbe insegnarci l’importanza delle consociazioni tra piante, della collaborazione tra insetti utili e parassiti, l’arricchimento costante del terreno per renderlo fertile e produttivo 6

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Gli uomini si dividono in quelli che costruiscono e quelli che piantano. I costruttori concludono il loro lavoro e, presto o tardi, sono colti dalla noia. Quelli che piantano sono soggetti a piogge o tempeste, ma il giardino non cesserà mai di crescere Paulo Coelho

nuovamente un luogo comune nel quale stare, nel quale trovarsi e confrontarsi, nel quale trovare supporto e stimoli nuovi. Siamo indietro anni luce rispetto a quello che succede al di là delle Alpi. E non parlo di chissà quali regole o tecnologie, ma semplicemente di alcune voci di un paio di statuti che ho avuto modo di leggere, i quali recitano che gli scopi associativi, prima di tutto, sono di supporto alla categoria e al miglioramento della professione. Ecco, basterebbe questo per iniziare. Quale può essere la direzione? Senza dubbio mettere da parte attriti e personalismi di ogni genere: non è necessario starsi per forza simpatici – nemmeno nelle più grandi società per azioni funziona così – ma avere uno scopo comune, un focus da raggiungere che ci identifichi nel percorso.

Credo che solo così ci sarà in futuro la possibilità di poter parlare di associazioni di giardinieri, ma anche di consorzio tra giardinieri, rispettando le differenze regionali a livello climatico e sociale, ma riuscendo comunque a essere forti e compatti verso l’unico vero interesse comune: restituire a questa professione la dignità che merita e soprattutto il suo ruolo fondamentale di creatrice e curatrice di bellezza. Noi siamo l’unica soluzione, non esiste formula o tecnologia, bisogna semplicemente tornare al Giardino, e da lì ricominciare a costruire.

di Sandro Degni

Noi siamo l’unica soluzione, non esiste formula o tecnologia,

bisogna semplicemente tornare al Giardino, e da lì ricominciare a costruire

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Il cantiere

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Come un ponte…

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Tappeto erboso, prevenire e curare

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Architettura fa rima con natura

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La regina della cura degli alberi

di Daniela Stasi

di Valerio Pasi

di Nora Adamsberg di Anita Cavalli

Vai su radiogarden.it e ascolta IL giardiniere Voice! Lo trovi nella sezione “giardinieri”

gestione

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Banco di prova

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Il giardino di Villa Mirabello

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Pianificare, pianificare, pianificare

di Massimiliano Marzorati a cura degli studenti del corso per Esperto di giardini e parchi storici della Scuola Agraria del Parco di Monza

di Marta Meggiolaro

sCOPERTE 40 Verso il giardiniere certificato

SOMMARIO N°029

di Daniela Stasi, foto Fondazione Minoprio

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Testare i prodotti sul campo

di Irene Nuvola

44 Les fleurs gagnantes

di Costanza di Matteo

46 Dai binari nascono i fior

di Viola Delfino, foto di Rodolfo Gentili


N˚ 029 LUGLIO / AGOSTO 2021 DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net RESPONSABILE EDITORIALE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net IN REDAZIONE Alice Nicole Ginosa

di Francesco Tozzi

06 Editoriale/2

testo di Sandro Degni

30 News 47 Prontuario

di Lucio Brioschi

50 L’opinione

di Anna Zottola

GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net STAMPA Press Up - via Caduti sul lavoro 36, Settevene (VT) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano Tel. +39 02 4244 8445 info@laboratorioverde.net | www.laboratorioverde.net Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.

e d i z io n i

rubriche 05 Editoriale/1

COLLABORATORI Nora Adamsberg, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Anita Cavalli, Sandro Degni, Viola Delfino, Massimiliano Marzorati, Costanza di Matteo, Marta Meggiolaro, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Rachele Pozzato, Matteo Ragni, Anna Zottola

Laboratorio

verde

Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Agenda del Verde • I Quaderni di greenup • Calendario del Verde Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.

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CONTRIBUTI

JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.

CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.

Sandro Degni

VALERIO PASI

La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.

Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.

MATTEO RAGNI

Anna Zottola

Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.

La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.

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IL CANTIERE | in copertina

Mario Tedeschi, il protagonista dell’intervista di questo numero.

Come un pon t

…tra la progettazione e la realizzazione. Si definisce così Mario Tedeschi, capo giardiniere di Hortensia Garden Design. Ed è proprio così, da lui prende forma la gestione operativa di ogni lavoro. In una piacevole chiacchierata ci ha svelato le peculiarità del suo ruolo di Daniela Stasi TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti

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uando pensiamo a chi intervistare in queste pagine, che ormai da qualche tempo aprono ogni numero della nostra rivista, cerchiamo di scegliere giardiniere e giardinieri che possano rappresentare, ciascuno a modo loro, l’enorme e sfaccettato mondo del giardinaggio professionale – chi frequenta altri settori, non si rende conto di quanto sia vario l’universo dei professionisti del verde. Questa volta abbiamo optato per un capo giardiniere, ruolo interessante da indagare, e abbiamo fatto una piacevole e interessante chiacchierata con Mario Tedeschi dello studio milanese di progettazione e realizzazione giardini Hortensia Garden Design (www.hortensia. it). L’intervista – finalmente – è avvenuta in presenza, debitamente a distanza, seduti intorno a un tavolone. Mario, aria pacata e sorriso costante, ci ha raccontato quali sono le sue responsabilità nei confronti dei suoi collaboratori, dei clienti e dei progettisti, che contano su di lui per vedere

realizzate le loro idee. Un ponte, così si è definito, tra la progettazione e la realizzazione. Lasciamo la parola a lui. Come e perché hai deciso di diventare giardiniere? Nel lontano 1992 mi sono diplomato all’istituto tecnico agrario, scelto perché da sempre mi piaceva stare all’aperto e a contatto con gli animali. Dopo la maturità ho tentato altre strade, nel negozio di famiglia e frequentando diversi corsi per poter lavorare al computer. Ma il desiderio di avere a che fare con la natura era più forte, così ho cercato lavoro nel settore del verde, prima in un negozietto di piante e poi come giardiniere presso una grande azienda. Ho lavorato un solo giorno e me ne sono andato: non avendo dimestichezza con la pala, il piccone e la carriola, non ho calibrato bene le forze


Nelle foto alcuni dei progetti realizzati da Hortensia Garden Design, coordinati nella fase realizzativa da Mario Tedeschi.

n te…

e alla sera ero distrutto. Passato lo sconforto iniziale, ci ho riprovato. E da lì non ho più smesso. Ho lavorato in diverse realtà e ho imparato il mestiere di giardiniere: a riconoscere le piante, potarle, rinvasarle e i modi per faticare meno e non farsi del male. Questo aspetto sembra scontato ma non lo è. In un lavoro come il nostro, è importantissimo tutelare il proprio corpo, altrimenti lo si logora presto. Il corpo, nel tempo, reagisce a seconda di come ti muovi, di come sollevi i pesi, di come sforzi la schiena. Nella mia vita lavorativa c’è anche una parentesi di una decina di anni in cui ho aperto una società, ma poi sono tornato a fare il dipendente, fino ad arrivare, nel 2013, a Hortensia.

Oggi sei capo giardiniere, nel dettaglio di cosa ti occupi? Ho il compito di curare le richieste dei clienti e di spiegarle ai giardinieri, indirizzandoli su come lavorare al meglio, meno faticosamente e con la migliore resa. Il tuo ruolo quindi è meno operativo? Sì, è più di carattere gestionale. Di tanto in tanto lavoro anche io in giardino altrimenti morirei – sorride – ma la mia giornata-tipo è scandita da preventivi, scelta delle piante e dei materiali di complemento (attività che svolgo insieme al mio

Ho imparato il mestiere di giardiniere: a riconoscere le piante, potarle, rinvasarle e i modi per faticare meno e non farsi del male.

In un lavoro come il nostro, è importantissimo tutelare il proprio corpo, altrimenti lo si logora presto N°029

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IL CANTIERE | in copertina

Sei un giardiniere e vuoi raccontarci la tua storia? Scrivi a

collaboratori, dare loro le indicazioni più corrette per lo svolgimento del lavoro, sia ai clienti e alle loro esigenze. E spesso avere a che fare con alcuni clienti non è semplice, pensano alle piante come a degli oggetti, dimenticandosi che si tratta di esseri viventi che hanno bisogno di cura. Quella dimenticanza purtroppo genera spesso richieste bizzarre.

d.stasi@laboratorioverde.net

Quale o quali i tuoi punti di forza? Avere già in mente come va svolta l’attività. Nel tempo, con l’esperienza, ho acquisito la capacità di avere una visione d’insieme: riesco a comprendere la richiesta del cliente, l’obiettivo del nostro intervento e a visualizzare le varie fasi in cui suddividere il lavoro.

collega Nicola) e coordinamento delle tempistiche per l’arrivo in cantiere di tutto ciò che occorre per costruire il terrazzo o il giardino. Oltre alla calendarizzazione della manutenzione ordinaria. Mi interfaccio con i clienti e con gli architetti, sono una sorta di ponte tra la progettazione e la realizzazione; e naturalmente con i giardinieri, una decina di persone, suddivise in più squadre, di solito a coppie. Quali sono le principali criticità nel tuo lavoro? Ricordarsi tutto! In un giorno è necessario coordinare più squadre e più cantieri, dalla realizzazione alla manutenzione. Devo prestare la massima attenzione sia ai miei

La mia più

grande soddisfazione sul lavoro è vedere uno spazio trasformato, da zero ad area verde, o da giardino o terrazzo trascurato a luogo rinato

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N°029

Come definiresti il mestiere di giardiniere oggi? Negli anni ho notato un grande cambiamento nei giardinieri. Oggi la maggior parte studiano, vogliono imparare, si aggiornano. Il giardiniere oggi non è più quello che fa tutto il giorno lo stesso lavoro: oltre a conoscere le piante e le loro esigenze, deve avere competenze trasversali, di idraulico, agronomo, muratore, progettista. Deve essere anche un po’ meteorologo, affrontare le conseguenze del cambiamento climatico che, volente o nolente, si riflettono sui giardini. Tra la visione ideale dell’essere giardiniere e la realtà dei fatti trovi dissonanze? Diciamo che mi capita ancora di conoscere giardinieri che hanno difficoltà a considerare le piante qualcosa di vivo e ad adattarsi ai cambiamenti. Secondo me dipende davvero tanto dal luogo e dalla realtà in cui si lavora: c’è una grande differenza, per esempio, tra chi opera a Milano o in altre grandi città e chi in provincia e tra chi lavora per il pubblico e chi per il privato. Cosa è prioritario per te nel giardinaggio professionale? La formazione, innanzitutto. Sull’uso dei fitofarmaci, sull’utilizzo di prodotti naturali, sull’aggiornamento delle normative in materia di opere verdi. Infine, qual è la tua più grande soddisfazione sul lavoro? Vedere uno spazio trasformato, da zero ad area verde, o da giardino o terrazzo trascurato a luogo rinato.



IL CANTIERE | tecniche

Infestanti e sclerotinia.

Proseguiamo l’approfondimento tecnico sul prato, concentrandoci sulle principali patologie a cui è soggetto. Ecco come schivare le problematiche e come affrontarle di Valerio Pasi TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti

E

ccoci al “secondo capitolo” della serie di approfondimenti sulle regole di base per l’impianto e la cura del tappeto erboso residenziale. Dopo aver visto sullo scorso numero (a pag. 16) le operazioni preliminari, la semina e la concimazione, in questo articolo ci concentriamo sulle principali patologie a cui è soggetto il prato. Dopo averle descritte, illustriamo le soluzioni per un manto erboso in salute.

IN PRIMAVERA E AUTUNNO

Durante la stagione di crescita del tappeto erboso si possono manifestare patologie che vengono favorite dall’aumento delle temperature e dell’umidità dell’aria. Una patologia frequente nella stagione primaverile è causata dalla Scletotinia homeocarpa, che si manifesta con la comparsa di macchie tondeggianti abbastanza regolari delle dimensioni di una moneta, da cui il nome inglese

Tappeto er 16

prevenire e c u N°029


Durante la stagione di crescita del tappeto erboso si possono manifestare patologie che vengono favorite

dall’aumento delle temperature e dell’umidità dell’aria di Dollar spot. Il fungo attacca solo i tessuti fogliari e l’erba colpita si dissecca. È più frequente su varietà sensibili di loietto e poa con clima umido, abbondante e persistente rugiada e carenza di azoto. Il patogeno riesce a permanere nel tappeto erboso all’interno dei residui vegetali che costituiscono il feltro. Un’altra patologia tipica dei periodi primaverili e autunnali umidi è causata da Laetisaria fuciformis ed è conosciuta come “Filo rosso” per la colorazione rosata o rosso arancio che assume la lamina fogliare colpita dal fungo. Vengono attaccate tutte le principali specie da tappeto erboso, ma in modo particolare le festuche fini e il loietto. Si evidenziano delle chiazze irregolari, di dimensioni variabili da pochi centimetri fino a oltre 50, ove sono colpite solo le foglie dell’erba. La malattia è favorita da condizioni di elevata umidità con persistenza della rugiada e da bassi livelli di concimazione azotata.

Il primo può causare gravi danni molto estesi in quanto si espande velocemente in modo aggressivo, compromettendo tutte le parti della pianta e causando quindi la morte del prato a partire da piccole chiazze irregolari che diventano sempre più grandi dove l’erba assume un aspetto marcescente. La seconda compare con macchie piuttosto estese, dove è riconoscibile una sorta di anello con colorazione più chiara, che poi diventa più scura.

QUANDO LE TEMPERATURE AUMENTANO

In estate, con l’aumentare delle temperature, sono soggette in particolar modo all’attacco dei funghi le specie microterme, in quanto il loro metabolismo rallenta e diventano quindi più suscettibili. I patogeni più frequenti sono gli agenti del marciume radicale (Pythium spp.) e della macchia bruna (Rhizoctonia solani).

erbos o,

c urare

I PRINCIPALI PATOGENI • Scletotinia homeocarpa • Laetisaria fuciformis • Pythium spp. • Rhizoctonia solani

Popillia japonica su tappeto erboso.


IL CANTIERE | tecniche Rhizoctonia solani.

COME RIPARARE I DANNI • Scegliere il momento più indicato per la germinazione dei semi nel caso di un nuovo impianto o di una trasemina • Nel caso di trasemina, rimuovere i residui di erba morta o malata e il feltro • Approfondire la lavorazione con l’arieggiatore per uno o due centimetri di profondità • Se necessario, livellare il piano spargendo del top soil sabbioso e incorporarlo al terreno smosso sottostante • Procedere con la trasemina • Dopo la semina, concimazione starter ad alto tenore in fosforo e azoto a lenta cessione, gestione attenta dell’irrigazione e protezione con reti delle aree traseminate

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Forte attacco di Pythium spp.

Le chiazze diventano più estese e, all’interno, si manifestano inizialmente disseccamenti; poi l’erba recupera vitalità ed emette nuova vegetazione, assumendo l’aspetto tipico.

LE FASI DELLA GESTIONE OTTIMALE

In generale, per la migliore gestione delle patologie del tappeto erboso, si devono attuare tutte le misure genetiche, agronomiche e biologiche. Si inizia dalla scelta delle specie e varietà, prediligendo quelle che presentano caratteristiche di resistenza ai diversi patogeni in funzione del clima locale. Dal punto di vista agronomico, diventa molto

importante una corretta concimazione del tappeto, con apporti equilibrati e costanti dei nutrienti, in particolare azoto, in grado di ritardare l’insorgenza delle malattie e di ridurne l’estensione e la gravità. Occorre anche favorire la riduzione del feltro con una raccolta migliore dell’erba tagliata e con l’arieggiatura a fine inverno e in autunno, con contestuale raccolta del feltro. Un ruolo importante riveste l’irrigazione del tappeto, che deve essere effettuata evitando le ore serali e intervenendo a tarda notte o al mattino presto, in modo da ridurre anche la persistenza della rugiada, che verrà convogliata al terreno. Un’attenzione particolare va dedicata al tosaerba in quanto nella


In estate, con l’aumentare delle temperature, sono soggette in particolar modo all’attacco dei funghi le specie microterme, in quanto il loro metabolismo rallenta e diventano quindi più suscettibili agenti biotici o abiotici in grado di indurre, nella pianta, la biosintesi di metaboliti (fitoalessine) implicati nelle risposte difensive. Sono utili anche prodotti contenenti silicio, fosfiti, biostimolanti e tutti quelli in grado di agire da antistress, che possono essere applicati sia per via radicale che per via fogliare. Come ultima ratio resta l’applicazione di fungicidi specifici per tappeto erboso, da utilizzarsi sempre secondo la normativa vigente (DM 22 gennaio 2014 - PAN). Anche gli insetti possono provocare danni al tappeto erboso, ma di questi ne abbiamo parlato ampiamente sul numero 27 (a pag. 16).

INTERVENTI A FINE STAGIONE

stagione caldo-umida diviene facilmente veicolo di trasmissione dei patogeni se non si interviene con un’accurata pulizia tra un taglio e l’altro o tra un cliente e il successivo. Utili possono essere i prodotti contenenti i cosiddetti elicitori, ovvero

Alla fine della stagione, il tappeto erboso si presenta generalmente con vari difetti, più o meno importanti a seconda dell’incidenza degli stress idrici, degli attacchi fungini e parassitari. Le aree prive di erba tendono a diventare terreno di conquista per le malerbe e il muschio, trasformandosi quindi in focolai di invasione nel tappeto erboso. Per decidere quale tipo di intervento attuare occorre valutare l’estensione dei danni, scegliendo se fare un nuovo impianto, fare una trasemina o utilizzare del tappeto precoltivato. Per riparare i danni sul tappeto, occorre scegliere il momento più indicato, ovvero quando la temperatura del terreno e il livello d’umidità sono favorevoli alla germinazione dei semi nel caso di un nuovo impianto o di una trasemina. Ovviamente se

ACCORGIMENTI PER LA TRASEMINA Nel caso in cui il terreno fosse particolarmente compattato, si consiglia, prima di traseminare o di stendere un tappeto precoltivato (a zolle), effettuare una bucatura con punte piene o una carotatura con fustelle, che dovranno approfondirsi il più possibile. Esistono macchine abbastanza piccole per essere utilizzate anche in giardini di dimensioni ridotte che solitamente riescono a bucare fino a 5-7 centimetri di profondità. Con la bucatura e la carotatura si può pensare anche di apportare sabbia silicea lavata e vagliata nel caso di terreni molto compattati e poco drenanti, con matrice argillosa o limosa, in quantità variabile da 4 a 8 litri per metro quadrato. La sabbia va sparsa prima della bucatura, in modo molto omogeneo a mano o con apposite macchine spandisabbia. Dopo la bucatura si passerà una rete o una scopa metallica per far penetrare il più possibile la sabbia (e le eventuali “carote”) nei fori. N°029

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IL CANTIERE | tecniche

COME EVITARE I PROBLEMI • Scegliere specie e varietà resistenti ai patogeni • Concimare correttamente • Favorire la riduzione del feltro • Irrigare a tarda notte o al mattino presto • Pulire accuratamente il tosaerba • Utilizzare prodotti contenenti elicitori e quelli contenenti silicio, fosfiti, biostimolanti • Applicare fungicidi specifici per tappeto erboso

Danni al tappeto a zolle.

è presente l’impianto di irrigazione le possibilità di successo sono più alte. Nel caso si proceda con una trasemina, si attua la rimozione dei residui di erba Dettaglio degli effetti morta o malata e del da Pythium spp. feltro ove presente. Se la superficie del terreno è sufficientemente morbida, si può effettuare direttamente la trasemina, altrimenti occorre approfondire la lavorazione con l’arieggiatore per uno o due centimetri di profondità. Qualora sia necessario, livellare il piano spargendo del top soil preferibilmente sabbioso e incorporarlo al terreno smosso sottostante. Si può quindi procedere con la trasemina, valutando molto bene la quantità di seme a seconda si tratti di aree completamente spoglie, cui corrisponde una dose piena di seme, o di aree diradate, ove la dose di seme va ridotta fino al 50%. La trasemina può essere effettuata a spaglio manualmente oppure con apposite macchine, nel caso di superfici sufficientemente estese (approfondimento nel box “Accorgimenti per la trasemina”).

Rhizoctonia solani.

Dopo la semina, si seguiranno le stesse regole valide per un nuovo impianto, con concimazione starter ad alto tenore in fosforo e azoto a lenta cessione, gestione attenta dell’irrigazione e protezione con reti delle aree traseminate da eventuali presenze sgradite (piccioni e altri uccelli, animali granivori).

Per la migliore gestione delle patologie del tappeto erboso, si

devono attuare tutte le misure genetiche, agronomiche e biologiche 20

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