Feltrino News n. 6/2021 Giugno

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Donazione del sangue di Nicola Maschio

Più di mezzo millennio di storia Un gesto spontaneo, di aiuto reciproco. La donazione del sangue è divenuta, nel tempo, una prassi comune a tanti. Ma chi si è mai chiesto quale sia realmente la storia di questo processo? Chi è stato il primo donatore, quando e soprattutto in che modo? La Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia ha ripercorso le tappe più importanti della donazione del sangue. In principio, precisamente nel 1492 (coincidenze, lo stesso anno della scoperta dell’America, altra tappa storica di fondamentale importanza nella storia dell’umanità), nel tentativo di salvare la vita di Papa Innocenzo VII si tentò una prima trasfusione di sangue. Questo primo approccio, tuttavia, non ebbe successo. E nemmeno quanto avvenne nei successivi 400 anni, con diverse sperimentazioni e pochissimi benefici per le persone interessate dal processo. Ma tutto ciò permise di progredire in modo importante rispetto alle scoperte scientifiche che, al giorno d’oggi, caratterizzano la nostra società: dalle diversità rispetto al tipo si sangue (venoso oppure arterioso) alla possibilità o meno di compiere trasfusioni da animali ad essere umani, fino alla quantità di sangue e alle diverse modalità d’infusione. Tuttavia, verso la metà del diciannovesimo secolo i dati non erano

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ancora confortanti: tra il 1840 ed il 1875 si registrarono 317 trasfusioni, la metà delle quali si conclusero con il decesso dei pazienti. Le motivazioni furono diverse, dagli emboli per sangue coagulato fino all’inquinamento dovuto a batteri, germi e tossine di vario tipo. La vera svolta avvenne nel 1900, quando il medico e biologo Karl Landstenier fece una scoperta sensazionale, ovvero quella dei gruppi sanguigni. Un passo decisivo nell’ottica della scienza moderna, tanto da consentirgli di vincere il premio Nobel. Il “Sistema AB0”, appunto la classificazione delle diverse tipologie di sangue presenti negli organismi, chiuse definitivamente il capitolo inerente la fase sperimentale delle trasfusioni. Il ventesimo secolo ha segnato, sotto tanti punti di vista, una vera e propria svolta nelle trasfusioni e donazioni del sangue. Sfortunatamente, gran parte di questa evoluzione è da attribuirsi ai conflitti mondiali della prima metà del ‘900. In primo luogo, tra il 1914 ed il 1918 (primo conflitto mondiale) il citrato di sodio venne utilizzato come anticoagulante consentendo le prime pratiche di conservazione e trasporto del sangue: divenne un processo di importanza assoluta durante la guerra, in particolar modo rispetto a coloro che venivano gravemente feriti in battaglia. Successivamente, negli anni ‘20 e ‘30, cominciarono a formarsi le prime Associazioni di donatori volontari in tutta Europa: nel 1927 ad esempio, in Italia prese vita l’AVIS, l’Associazione Volontari Italiani del Sangue, che successivamente divenne parte del FIODS (Federazione Internazionale delle Organizzazioni dei Donatori di Sangue), fondata a Lussemburgo nel 1955. Ancora, la Guerra Civile Spagnola (1936) ed il secondo conflitto mondiale richiesero una elevatissima quantità di sangue, fatto che diede una grande spinta alla ricerca

scientifica rispetto al tema di donazioni e trasfusioni. Da quel momento in avanti, le necessità di sangue divenne una questione internazionale, tanto da portare alla fondazione delle prime Banche del Sangue. A Torino, precisamente nel 1948, venne inaugurato il primo Centro Trasfusionale italiano. La prima legge europea relativa alla trasfusione si ebbe il 21 luglio 1952, mentre nel nostro Paese occorrerà aspettare il 1967 per un ordinamento specifico. Fu negli anni ‘80 però che si riscontrarono alcuni problemi, soprattutto legati all’AIDS. Questa particolare patologia rimise in discussione tutte le modalità di

donazione definite negli anni precedenti, e da quel momento si dovettero stabilire nuovi metodologie per la selezione dei donatori e delle procedure di controllo. Si arrivò così al 2003, quando si riscontrano le raccomandazioni finali sul tema, a firma del Parlamento Europeo (linee guida che vennero adottate da tutti gli Stati membri dell’Unione Europea): quest’ultimo di fatto ha stabilito tutte le normative inerenti la qualità e la sicurezza nelle operazioni di donazione, conservazione e distribuzione del sangue umano. Nel 2019 sono stati più di un milione e mezzo i donatori in Italia, sostanzialmente stabili rispetto agli anni passati, con un calo del 2,3% però in merito ai nuovo donatori (362mila), con la fascia di età 18-25 anni che conta ben 213.422 soggetti che hanno deciso di donare il sangue.


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