Theriaké Anno IV n. 32 Marzo - Aprile 2021
Theriaké [online]: ISSN 2724-0509
RIVISTA BIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE GIOVANI FARMACISTI DI AGRIGENTO
MOVIMENTO ITALIANO FARMACISTI COLLABORATORI di Michele Scopelliti, Fulvio Lodato, Clementina Ciotola
EGREGIO PRESIDENTE, Lettera aperta del Presidente del MIFC Michele Scopelliti al Presidente della FOFI Andrea Mandelli di Michele Scopelliti
MARKETING E COMUNICAZIONE IN SANITÀ Il Piano di Comunicazione 2021 dell’ASP di Agrigento di Valeria Ciotta
MALVA SYLVESTRIS Dalla natura per l’uomo di Rossella Giordano
LA VISITAZIONE Intervista al maestro Rodolfo Papa sul suo ultimo dipinto di Ignazio Nocera
IPOGEI E THÒLOS DELLA GURFA Architettura dedalica per la catabasi di Carmelo Montagna
RELIGIONI E SPAZIO PUBBLICO IN ETÀ (POST)SECOLARE di Irene Luzio
LE EPIDEMIE NELLA STORIA /6 L’influenza asiatica di Giusi Sanci
Sommario
4 Attualità
24 Cultura
MOVIMENTO ITALIANO FARMACISTI COLLABORATORI
IPOGEI E THÒLOS DELLA GURFA
6 Attualità
32 Cultura
Architettura dedalica per la catabasi
EGREGIO PRESIDENTE,
RELIGIONI E SPAZIO PUBBLICO IN ETÀ (POST)SECOLARE
8 Attualità
42 Apotheca & Storia
Lettera aperta del Presidente del MIFC Michele Scopelliti al Presidente della FOFI Andrea Mandelli
MARKETING E COMUNICAZIONE IN SANITÀ Il Piano di Comunicazione 2021 dell’ASP di Agrigento
LE EPIDEMIE NELLA STORIA /6 L’influenza asiatica
12 Fitoterapia & Natura MALVA SYLVESTRIS
Dalla natura per l’uomo
20 Delle Arti LA VISITAZIONE
Intervista al maestro Rodolfo Papa sul suo ultimo dipinto
Responsabile della redazione e del progetto gra1ico: Ignazio Nocera Redazione: Valeria Ciotta, Elisa Drago, Rossella Giordano, Christian Intorre, Federica Matutino, Giorgia Matutino, Carmen Naccarato, Silvia Nocera, Giusi Sanci. Contatti: theriake@email.it Theriaké via Giovanni XXIII 90/92, 92100 Agrigento (AG). In copertina: Rodolfo Papa, La Visitazione. Olio su tela, 2021. PontiPicio Collegio Missionario Internazionale San Paolo, Roma. Questo numero è stato chiuso in redazione il 25 – 4 – 2021
Collaboratori: Pasquale Alba, Giuseppina Amato, Carmelo Baio, Francisco J. Ballesta, Vincenzo Balzani, Francesca Baratta, Renzo Belli, Irina Bembel, Paolo Berretta, Mariano Bizzarri, Elisabetta Bolzan, Paolo Bongiorno, Samuela Boni, C. V. Giovanni Maria Bruno, Paola Brusa, Lorenzo Camarda, Fabio Caradonna, Carmen Carbone, Letizia Cascio, Matteo Collura, Alex Cremonesi, Salvatore Crisafulli, Fausto D'Alessandro, Gabriella Daporto, Gero De Marco, Irene De Pellegrini, Corrado De Vito, Roberto Di Gesù, Gaetano Di Lascio, Danila Di Majo, Claudio Distefano, Vita Di Stefano, Carmela Fimognari, Luca Matteo Galliano, Fonso Genchi, Carla Gentile, Laura Gerli, Mario Giuffrida, Andrew Gould, Giulia Greco, Giuliano Guzzo, Ylenia Ingrasciotta, Maria Beatrice Iozzino, Valentina Isgrò, Pinella Laudani, Anastasia Valentina Liga, Ciro Lomonte, Roberta Lupoli, Irene Luzio, Erika Mallarini, Diego Mammo Zagarella, Giuseppe Mannino, Massimo Martino, Carmelo Montagna, Giovanni Noto, Roberta PaciPici, Roberta Palumbo, Rodolfo Papa, Marco Parente, Fabio Persano, Simona Pichini, Irene Pignata, Annalisa Pitino, Valentina Pitruzzella, Renzo Puccetti, Carlo Ranaudo, Lorenzo Ravetto Enri, Salvatore Sciacca, Luigi Sciangula, Alfredo Silvano, Gianluca TriPirò, Emidia Vagnoni, Elena Vecchioni, Fabio Venturella, Margherita Venturi, Fabrizio G. Verruso, Aldo Rocco Vitale, Diego Vitello. In questo numero: Clementina Ciotola, Valeria Ciotta, Rossella Giordano, Fulvio Lodato, Irene Luzio, Carmelo Montagna, Ignazio Nocera, Giusi Sanci, Michele Scopelliti.
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Theriaké
Anno IV n. 32 – Marzo – Aprile 2021
Architettura in Farmacia
PROGETTO
PRODUZIONE
CONTRACT
PHARMATEKNICA è specializzata nella progettazione e produzione di arredamenti espositivi e tecnici su misura per la farmacia; partner WILLACH nella commercializzazione di cassetti per farmaci da banco e a colonna, utilizza superfici in HI-MACS, KRION, FENIX. I materiali utilizzati sono conformi agli standard ambientali. Oltre alla produzione di arredi, pharmateknica, si pone come interlocutore unico “general contractor” per la realizzazione o ristrutturazione della Vostra farmacia.
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Attualità
MOVIMENTO ITALIANO FARMACISTI COLLABORATORI Michele Scopelliti*, Fulvio Lodato**, Clementina Ciotola**
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el drammatico scenario dell’ultimo anno i farmacisti hanno dato una indiscutibile prova dell’importanza della loro 7igura professionale, numeri alla mano la maggior parte di questi farmacisti erano collaboratori. Durante l’emergenza Covid si è visto quanto la 7igura del farmacista sia stata importante per la salute dei cittadini. Abbiamo continuato a lavorare nonostante gli altissimi rischi di questo periodo, garantendo il servizio ai cittadini, anzi, i molteplici servizi che ormai dispensiamo, dalle analisi cliniche, alla telemedicina, al monitoraggio di alcune patologie croniche come diabete e ipertensione. Abbiamo garantito le cure per i pazienti cronici, li abbiamo presi in carico assicurando loro la continuità e l’aderenza terapeutica. Tutto questo grande carico di lavoro è stato svolto, in stragrande maggioranza, dai farmacisti collaboratori. I farmacisti collaboratori si sono fatti trovare pronti nell’affrontare l’emergenza covid, senza nessun ritorno e riconoscenza da parte di nessuno. Moltissimi di noi hanno lavorato in condizioni di scarsa sicurezza e alcuni colleghi (28 ad oggi) hanno anche perso la vita. I cittadini si sono riversati in farmacia per qualsiasi bisogno, e come sempre hanno trovato in noi un porto sicuro. In questi anni la farmacia ha subito dei cambiamenti continui, il carico di lavoro è aumentato a dismisura, i turni e gli orari sono diventati sempre più stressanti, e svolgiamo sempre più compiti per il Sistema Sanitario Nazionale (prenotazioni CUP, screening del tumore al seno e del tumore del colon-retto, dispensazione di farmaci in D.P.C., tamponi e test sierologici per il Covid-19, etc.). Come riportato sopra, il nostro lavoro non è più quello di semplici dispensatori di farmaci. Oggi siamo dei consulenti
della salute, dei professionisti della salute in continuo aggiornamento e sempre più formati. Siamo l’elemento fondamentale dell’assistenza territoriale. In molte regioni d'Italia, si stanno eseguendo i tamponi rapidi e test sierologici in farmacia, (prossimamente anche i vaccini in farmacia). Riteniamo fondamentale e urgente che vengano date ai farmacisti collaboratori le giuste tutele legali, la giusta formazione (gratuita e svolta durante l'orario lavorativo) e la sacrosanta remunerazione. È inaccettabile avere un contratto di lavoro scaduto dal gennaio 2013 per i collaboratori di farmacie private (contratto Federfarma) e dal dicembre 2015 per i collaboratori di farmacie comunali (contratto Assofarm). È inaccettabile avere un contratto commercio. Abbiamo una laurea appartenente al
*Presidente del Movimento Italiano Farmacisti Collaboratori (M.I.F.C.) **Vice-presidente (M.I.F.C.)
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Anno IV n. 32 – Marzo – Aprile 2021
Attualità settore sanitario e non possiamo essere paragonati a chi vende viti e bulloni. Necessitiamo di un adeguamento economico che ci ridia la dignità tolta da tanti anni. Oltre all’adeguamento economico è ancora più importante riconoscere la professionalità dei farmacisti collaboratori, anche per tutelare i cittadini. Il rinnovo del contratto dei farmacisti collaboratori è un atto dovuto nel rispetto della categoria, per quello che ha dato e che continua a dare all’intera comunità, in tutti i sensi, professionale, etico, morale ed assistenziale. Così come è doveroso il riconoscimento dei farmacisti collaboratori come professionisti sanitari e non come semplici commessi. È tempo di riaprire la trattativa e rinnovare i contratti delle farmacie private e comunali, migliorando le condizioni lavorative dei farmacisti dipendenti. Una giusta ed equa remunerazione avrà il risultato immediato di restituire dignità professionale a migliaia di farmacisti. Una proposta interessante, che si potrebbe approfondire, sarebbe quella di adottare un sistema misto Farmacia-SSN, sia a livello professionale che retributivo, per non gravare ancor di più sui costi che una farmacia deve affrontare. Un esempio sarebbe una retribuzione mista farmacia-SSN, il 70% retribuito dalla farmacia e il 30% retribuito dal Sistema Sanitario Nazionale. Per questo motivo, abbiamo fondato il Movimento Italiano Farmacisti Collaboratori, con l'unico 7ine di tutelare la categoria dei farmacisti dipendenti che ad oggi è terra di nessuno, non essendo stata rappresentata degnamente dai sindacati. Il movimento ad oggi conta circa 3000 iscritti ed è in continua crescita. Il movimento ha già inviato al Senato della Repubblica una petizione, che è stata annunciata all'Assemblea del Senato il 28 ottobre 2020, ed assegnata alla dodicesima Commissione permanente (Igiene e sanità), che ne curerà i seguiti. La stessa petizione è stata inviata pure alla Camera dei Deputati, annunciata il 21 dicembre 2020, ed assegnata alla Commissione affari sociali. Inoltre il 19 marzo 2021 abbiamo avuto un costruttivo incontro con la Presidente della Commissione affari sociali Marialucia Lore7ice e il deputato Filippo Perconti. Insieme abbiamo parlato del rinnovo del contratto, di ENPAF e di tante altre problematiche che investono la categoria. Il nostro scopo è quello di tutelare la categoria dei farmacisti dipendenti su tutti i fronti. Siamo ogni giorno a lavoro per cercare di ridare quella dignità professionale che negli anni ci è stata tolta.
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Gli obbiettivi del movimento sono: • il rinnovo del CCNL dei farmacisti dipendenti di farmacia privata e comunale; • il riconoscimento della 7igura del farmacista come professionista sanitario; • il passaggio dal comparto commercio al settore sanitario con conseguente aumento retributivo; • l’adozione di un sistema misto di retribuzione Farmacia-SSN; • il riconoscimento dei farmacisti come professionisti sanitari, l’inserimento della 7igura del farmacista in tutte le strutture dove sono utilizzati e dispensati medicinali: RSSA, istituti di cura privati, SERT, etc.; • l’inserimento del farmacista negli ospedali come farmacista di corsia; • la contribuzione ENPAF facoltativa per i farmacisti dipendenti e per i disoccupati iscritti all’albo. È possibile iscriversi gratuitamente al movimento sul sito www.movimentoifc.it
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Attualità
EGREGIO PRESIDENTE, Lettera aperta del Presidente del MIFC Michele Scopelliti al Presidente della FOFI Andrea Mandelli
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gregio Presidente Mandelli, I l M o v i m e n t o I t a l i a n o Fa r m a c i s t i Collaboratori crede che in un momento così dif<icile sia giusto e doveroso mettersi al servizio della collettività ancora una volta per accelerare la <ine della pandemia. Diventare farmacisti vaccinatori, oltre che essere una notevole evoluzione della nostra <igura professionale, in questo momento tragico è un atto dovuto per aiutare il nostro paese a uscire da questa terribile pandemia. Molti farmacisti collaboratori sono ben lieti di mettersi, ancora una volta, a disposizione della comunità e di essere ancora una volta il braccio operante del Servizio Sanitario Nazionale. Riteniamo fondamentale e urgente che vengano date ai farmacisti collaboratori le giuste tutele legali, la giusta formazione (gratuita e svolta durante l'orario lavorativo) e la sacrosanta remunerazione. Non si può procedere con le vaccinazioni senza che ciò avvenga. Vaccinare è un atto di forte responsabilità e non è esente da rischi, sia per l'operatore che inocula il vaccino sia per il paziente che lo riceve. Bisogna quindi che, prima di ogni cosa, si stabiliscano le responsabilità e in che maniera il farmacista vaccinatore è tutelato in caso di qualsiasi evento avverso, perché al momento non esiste nessuna norma che tutela il farmacista vaccinatore, sia sotto il pro<ilo penale che civile. Si è parlato tante volte di come sia essenziale che la <igura del farmacista italiano si allinei a quella dei colleghi degli altri Paesi europei. Ebbene, è altrettanto essenziale che questo allineamento avvenga soprattutto sotto il pro<ilo contrattuale e remunerativo. È inaccettabile avere un contratto di lavoro scaduto da più di otto anni per i farmacisti collaboratori di farmacia privata, e da oltre cinque per i collaboratori di farmacia comunale. È inaccettabile avere un contratto che ci annovera come dei semplici commessi. Necessitiamo di un adeguamento economico che ci ridia la dignità tolta da tanti anni. Oltre all’adeguamento economico è ancora più importante riconoscere la professionalità dei farmacisti collaboratori, anche per tutelare i cittadini.
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Il rinnovo del contratto dei farmacisti collaboratori è un atto dovuto nel rispetto della categoria, per quello che ha dato e che continua a dare all’intera comunità, in tutti i sensi, professionale, etico, morale ed assistenziale. Così come è doveroso il riconoscimento dei farmacisti collaboratori come professionisti sanitari e non come semplici commessi. È tempo di riaprire la trattativa e rinnovare i contratti delle farmacie private e comunali, migliorando le condizioni lavorative dei farmacisti dipendenti. Una giusta ed equa remunerazione avrà il risultato immediato di restituire dignità professionale a migliaia di farmacisti. Risolte queste questioni, noi come sempre saremo disposti a dire sì. Ci teniamo altresì disponibili a partecipare a future trattative, per presentare le nostre proposte che da tempo ormai avanziamo. Nell'attesa di un suo gentile riscontro. Cordialmente, Michele Scopelliti (Presidente M.I.F.C.)
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Attualità
MARKETING E COMUNICAZIONE IN SANITÀ Il Piano di Comunicazione 2021 dell’ASP di Agrigento
Valeria Ciotta*
I
l marketing è un concetto di non facile applicazione in ambito sanitario, l’identità della sua funzione non è del tutto chiara [1]; è stato inserito negli ultimi anni ed è presente in un numero ancora limitato di Aziende. Non esiste purtroppo uno schema chiaro e uniforme di marketing in sanità, per cui ogni azienda promuove un suo proBilo secondo le proprie necessità [2]. Il marketing nelle aziende ospedaliere pubbliche è variegato, in quanto, in alcune è inteso come marketing dei servizi e delle prestazioni sanitarie, altre aziende lo inseriscono nelle attività dell’URP (UfBicio Relazioni con il Pubblico) o dell’UfBicio Comunicazione, altre ancora come marketing sociale, spesso inteso come fundraising [3] [4]. Questa eterogeneità non permette di avere, nel termine marketing, un proBilo univoco nelle aziende sanitarie pubbliche [5]. Tale frammentazione non potrà essere superata Binché non verrà istituito un modello unico di marketing per il SSN [6]. Il marketing promuove la vendita di beni o servizi che produrranno utili per investire e, di conseguenza, migliorare la competitività tra le aziende [7]. Gli aspetti principali del contesto di quasi-mercato sono: [8] • l’acquisto e il pagamento sono afBidati a soggetti terzi e non all’utente, e la scelta della prestazione è afBidata ad un prescrittore professionalmente competente; • l’utente partecipa al pagamento solo quando la quota ticket è a carico dello stesso; • l'obiettivo dei servizi sanitari pubblici è quello di pensare a soddisfare le necessità di salute dei cittadini. Esistono quattro ambiti applicativi del marketing nelle aziende sanitarie pubbliche: [9] • marketing istituzionale, corporate marketing [10], brand marketing. Si propone di dare alle
r e l a z i o n i istituzionali, gli s t r u m e n t i d i programmazione delle attività. • marketing sociale [ 1 1 ] i n c u i i l c o n t r o l l o , l a progettazione e la realizzazione delle iniziative p r o m u o v o n o u n’ i d e a o u n a causa sociale. • marketing dei servizi sanitari è la gestione dell’incontro tra domanda e offerta di salute. • marketing sociale (propriamente inteso — l’oggetto del marketing sociale è andato delineandosi con maggiore precisione nel tempo [12]) è la promozione del cambiamento, dei comportamenti e degli stili di vita rilevanti per la salute (fumo, diete alimentari, sesso sicuro, ecc.), promuovere l’allattamento al seno, la partecipazione a screening di massa, l’adozione di metodi contraccettivi. PIANO DI COMUNICAZIONE AZIENDALE 2021 DELL’ASP DI AGRIGENTO Il nuovo Piano di Comunicazione 2021 dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento [13] — qui di seguito sintetizzato — è la programmazione delle attività di comunicazione aziendale, ed è redatto in conformità con le indicazioni delle Linee Guida per la stesura del Piano di Comunicazione Aziendale adottate dall’Assessorato alla Salute con decreto del 30 dicembre 2013, e si inserisce nell’ambito delle attività di marketing aziendale.
*Farmacista, U.O.C. Farmacia Ospedaliera ASP di Agrigento
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Attualità
L’edizione del 2021 tiene conto anche delle continua necessità di adattare la comunicazione alle varie fasi di gestione delle misure di contrasto al Covid-19, migliorando il dialogo con i cittadini, con gli stakerolder e tra i dipendenti. La situazione pandemica attuale, inoltre, ha imposto all’azienda di predisporre un più veloce accesso ai s e r v i z i d a r e m o t o . È l a s t e s s a P u b b l i c a Amministrazione a doversi “attrezzare” per raggiungere tutti i potenziali utenti — e non il contrario — mediante il sito web istituzionale, applicativi scaricabili su smartphone, canali a carattere giornalistico, giornali, radio, televisioni locali e giornali on-line a libera fruizione. Gli stakeholder dialogano con l’Azienda sanitaria. Il Comitato Consultivo Aziendale organizza 22 Associazioni di volontariato sociosanitario, per garantire la tutela dei diritti del cittadino attraverso pareri e consulti su questioni organizzative, gestionali e dell’offerta sanitaria dell’azienda. L’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento è stata istituita a seguito della Legge regionale 14 aprile 2009 N. 5 ed è diventata operativa a partire dal 1° settembre 2009 e assicura l’erogazione delle prestazioni sanitarie essenziali per lo sviluppo dei sistemi di qualità, garantendo la massima accessibilità ai cittadini. L’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento è attualmente governata da un Commissario Straordinario collaborato dal Direttore sanitario
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Aziendale e dal Direttore amministrativo aziendale, ed è strutturata in quattro aree: 1. Area Staff a cui afferiscono le Unità Operative a rilevanza aziendale, e in relazione alle competenze afferiscono alla direzione generale, sanitaria o amministrativa. 2. Area Amministrativa a cui fanno capo il Dipartimento Amministrativo strutturale e le strutture complesse e semplici con mansioni amministrative; 3. Area Territoriale: composta da sette Distretti Sanitari con le afferenti strutture semplici; i D i p a r t i m e n t i t e r r i t o r i a l i s t r u t t u r a l i (Prevenzione, Prevenzione Veterinario, Salute Mentale, e i Consultori Territoriali); 4. Area Ospedaliera a cui fanno capo i due Distretti Ospedalieri AG1 (Agrigento, Canicattì e Licata), e AG2 (Sciacca e Ribera), unitamente ai Dipartimenti ospedalieri distrettuali e i n te rd i s t re t t u a l i s t r u t t u ra l i . I n B i n e i Dipartimenti Transmurali del Farmaco, Scienze Radiologiche, Materno Infantile, di Riabilitazione e Oncologico. La comunicazione interna è abbastanza complessa per l’eterogeneità strutturale e territoriale dell’azienda che richiede modalità multicanale per garantire la capillare diffusione delle informazioni. L’URP Aziendale ha un ufBicio centrale che coincide con l’U.O. Comunicazione, e con gli ufBici periferici allocati in ciascuno dei sette Distretti Sanitari dei
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Attualità
cinque Presidi Ospedalieri. Per ogni URP decentrato è stato individuato un referente che assicura il front of8ice per i servizi sanitari posti nel territorio di riferimento. L’UfFicio Stampa ha un ufBicio con un componente l’U.O. iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti. Questi garantisce lo svolgimento di tutte le attività di comunicazione esterna, ha il compito di veicolare e Biltrare il Blusso delle informazioni provenienti dall’interno con i mass media, promuovere l'immagine dell’Azienda, assicurando all’esterno la conoscenza delle linee di azione dei vertici aziendali, diffonde tra i responsabili e gli operatori aziendali notizie e informazioni che riguardano l'Azienda e l'ambito della sanità. L’ o b i e t t ivo g e n e ra l e d e l P i a n o A z i e n d a l e Comunicazione è quello di sviluppare il circuito informativo interno per migliorare la comunicazione esterna, tenendo presente il più possibile il contesto n e l q u a l e l ’A z i e n d a l a v o r a , d e t e r m i n a t o dall’emergenza Covid-19. I punti di forza del Piano di Comunicazione sono: a) la strutturazione dell’U.O. Comunicazione; b) il sito web istituzionale; c) la posta elettronica con dominio aziendale (@aspag.it), disponibile per tutte le UU.OO. e p e r n u m e r o s i d i p e n d e n t i (nome.cognome@aspag.it). Nella deBinizione dei punti di debolezza del Piano di Comunicazione si individuano: a) l ’ e t e ro g e n e i t à d e l l e s t r u t t u re ( p e r organizzazione, logistica e dotazione informatica) non rende lineare la raccolta, la trasmissione e la fruizione di comunicazioni; b) la necessità di riportare in maniera corretta anche i più piccoli cambiamenti perché ciò p ro d u c e u n d i s s e r v i z i o c h e r i c a d e sull’immagine di professionalità dell’Azienda. Sviluppare il circuito informativo vuol dire in primis sensibilizzare tutti i professionisti che operano in a z i e n d a s u l l ’ i m p o r t a n z a d e i p r o c e s s i d i comunicazione interna e sulla ricaduta verso l’esterno. Contestualmente lo sviluppo di tale area è potenziato dall’uso e dall’implementazione della tecnologia e dei canali di comunicazione di cui l’azienda dispone. Un’efBiciente e sollecita comunicazione interna determina una chiara comunicazione verso l‘esterno. Il target nei confronti del quale si applica il Piano di Comunicazione è così sintetizzabile: • professionisti dipendenti; • strutture aziendali, con riferimento ai rispettivi campi di attività istituzionali svolte sia nell’ambito della ASP, sia in collaborazione con soggetti esterni; • operatori di aziende che forniscono servizi; • popolazione/utenza;
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• soggetti esterni (associazioni di volontariato, di categoria, privato sociale, patronati …); • soggetti istituzionali pubblici (Comuni, Provincia, Regione, Ministero della Salute …); • mass media. Questa Azienda e i suoi dipendenti sono pronti all’incremento del digitale, in questo senso sono in corso di rilascio diversi applicativi che consentiranno l’ammodernamento dei processi amministrativi e sanitari. La deBinizione degli obiettivi operativi sono il risultato di una attenta valutazione del contesto operativo e delle risorse disponibili in azienda. Il testo integrale del Piano di Comunicazione 2021 è disponibile al seguente link: http://www.aspag.it/ index.php/dipendenti/item/4930-pianocomunicazione-aziendale-2021
Bibliografia e sitografia 1. Cfr. Paltrinieri A., L’area funzionale del marketing. In D’Innocenzo M., Vanna F. (a cura di), Il governo dell’azienda sanitaria, Collana editoriale Fondazione Smith Kline-Il Mulino, Bologna, 2008. 2. Ibid. 3. Cfr. Giovoni Ch., Mallarini E., Rappini V., Lo sviluppo della funzione marketing. In Pessina E.A., Cantù E. (a cura di), L’aziendalizzazione della sanità in Italia. Rapporto OASI 2003, Egea, Milano, pp.423-444. 4. Cfr. Paltrinieri A., op. cit. 5. Ibid. 6. Ibid. 7. Ibid. 8. Ibid. 9. Ibid. 10. Cfr. Balmer J.M.T., Greyser S.A., Corporate marketing. Integrate corporate identity, corporate branding, corporate communications, corporate image and corporate reputation. European Journal of Marketing, 2006, vol.40, n.7/8, pp.730-741. 11. Cfr. Lodolo D’Oria V. (a cura di), Pubblicità, sponsorizzazioni e Cause Related Marketing, 2003, Il Sole 24 ore, Milano. 12. Cfr. Andreasen A.R., The life trajectory of social marketing. Some implications. Marketing Theory, 2003, vol.3, n.3, pp.293-303. Si veda anche Paltrinieri A., op. cit. 13. http://www.aspag.it/index.php/dipendenti/item/4930piano-comunicazione-aziendale-2021
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Fitoterapia & Nutrizione
MALVA SYLVESTRIS Dalla natura per l’uomo
Rossella Giordano*
L
a malva, Malva sylvestris L., è una pianta di origine europea che appartiene alla famiglia delle Malvaceae. Il suo nome deriva dal termine greco μαλακός, corrispettivo del latino mollis, che signi@ica “morbido”, “molle”. È diffusa in tutte le zone mediterranee e cresce spontanea anche nelle aree montane @ino ai 1300 metri di altitudine. Abbastanza diffusa sul territorio italiano, cresce sia in terreni coltivati che in aree incolte, preferendo zone bene esposte al sole, spesso la si può trovare tra i marciapiedi, lungo le aiuole trascurate dei parchi o tra i ruderi di campagna; e forse proprio per questo si tende spesso a trascurarla [1]. In realtà la malva oltre alla sua bellezza è tutt’altro che una pianta scontata e di poco valore, poiché dentro ad ogni sua singola parte si nascondono caratteristiche preziose: insomma la malva è una pianta unica e piena di tante virtù. La malva fu una pianta molto usata sia dai greci che dai romani, a dimostrazione di ciò i pitagorici, ovvero gli appartenenti alla scuola di Pitagora, fondata a Crotone intorno al 530 a.C, la consideravano una pianta sacra. Lo stesso Pitagora (570 a.C.- 495 a.C), noto @ilosofo, matematico, astronomo dell’antica Grecia, riferendosi alle enormi virtù di quest’erba scrisse: «semina la malva, ma non mangiarla; essa è un bene così grande da doversi riservare al nostro prossimo, piuttosto che farne uso con egoismo per il nostro vantaggio». Qualche secolo dopo, Carlo Magno (742 – 814) la volle come pianta ornamentale nei suoi giardini e la inserì come pianta obbligatoria nel suo Capitulare de villis. Nel nord Europa era una pianta considerata sacra anche dalle popolazioni celtiche, i celti credevano infatti che i suoi semi, posti sugli occhi dei defunti, avessero la capacità di scacciare gli spiriti maligni e che aprissero le porte del paradiso. In epoca medievale, la fama della pianta continuò, la malva divenne infatti un ingrediente indispensabile
per tutte le pozioni del tempo, particolarmente indicata come calmante. Dalla scoperta delle sue proprietà è sempre stata considerata capace di lenire qualsiasi dolore, usata da sempre nella medicina popolare come emolliente, possiede in e f f e t t i n u m e r o s i costituenti (@lavonoidi, sali minerali, vitamine A, C e B1, tannini, mucillagini ecc.) ed è indicata secondo la moderna @itoterapia per curare stati in@iammatori della bocca, nevralgie dentali, in@iammazioni delle vie respiratorie, in@iammazioni dell’apparato digerente e delle vie urinarie. Nel XVI secolo i medici si servivano delle piante e dei loro estratti utilizzando la “teoria delle segnature”, una “scienza” che permetteva agli uomini di individuare le piante e di associarle ai vari organi che avevano necessità di cura. Secondo la teoria delle segnature, il fusto della pianta munito di peluria era un chiaro indice del suo utilizzo, la malva veniva infatti usata per favorire la ricrescita dei capelli, inoltre le sue radici intere erano utilizzate come spazzolino da denti, mentre le radici accuratamente pelate venivano fatte masticare ai bambini durante il periodo di dentizione. Ancora oggi la malva è uno dei principali ingredienti per la preparazione di dentifrici, ma anche di colliri, creme, e saponi [2]. Ecco perché la malva nel 1500 era chiamata omnimorba, cioè rimedio per tutti i mali, e tutt’oggi in erboristeria è sicuramente la pianta medicinale più venduta. Nel linguaggio dei @iori e delle piante la malva simboleggia l’amore e la comprensione materna. È
*Farmacista
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Fitoterapia & Nutrizione
Figura 1. Malva sylvestris L., 1819. Foto: Belladonna2, opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php? curid=17684100
stata utilizzata in cucina, in @itoterapia, e nell’antichità anche in alcuni riti magici, come quello di legare un sacchetto di semi di malva al braccio per scacciare la gonorrea, quello di avvolgere la radice in un panno di lana scura e portarla addosso per guarire le affezioni delle mammelle, e quello di tenere legate tre radici vicino al sesso, per stimolare fortemente il desiderio [3]. DESCRIZIONE BOTANICA Originaria dell'Europa, dell'Asia e del Nord Africa, Malva sylvestris L. appartiene alla classe Equisetopsida, sottoclasse Magnoliidae, superordine Rosanae, ordine Malvales, famiglia Malvaceae. I dettagli delle sue descrizioni botaniche possono essere trovati in riferimenti uf@iciali come la Farmacopea brasiliana, elvetica, britannica ed europea. I @iori di M. sylvestris sono quasi inodori e hanno un sapore mucillaginoso quando vengono masticati, sono larghi 3-5 cm e hanno un peduncolo che non supera i 20 mm di lunghezza. Il @iore è costituito da un epicalice con tre parti oblunghe o ellitticolanceolate che sono più corte di quelle del calice e
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sono situate immediatamente al di sotto di esso; il calice ha cinque lobi triangolari pubescenti e gamosepali alle basi. Una corolla da tre a quattro volte più lunga del calice con cinque petali dentellati a forma di cuneo è fusa al tubo dello stame alla loro base. Numerosi stami, i cui @ilamenti si fondono in un tubo di resistenza coperto da piccoli tricomi a forma di stella e occasionali tricomi semplici, sono visibili sotto ingrandimento, e numerosi carpelli rugosi, glabri o talvolta pubescenti, racchiusi nel tubo dello stame sono disposti in un cerchio attorno a uno stilo centrale che termina con numerosi stimmi @iliformi. Nelle varietà coltivate, l'epicalice è da tre a sette partite, il calice è da cinque a otto partite. Le foglie sono semplici, membranose, pubescenti e vellutate su entrambi i lati. Sono verdi anche quando secche, hanno lunghi piccioli e sono da orbicolare a reniforme, palminervose e lobate, con tre, cinque, sette o nove lobi super@iciali. Hanno apici arrotondati o acuti, con un subcordiforme troncato, dentatocrenato e misurano 7-15 cm di diametro. La venatura è attinodromo. Le vene del primo ordine sono prominenti e diritte; le vene del secondo ordine mostrano angoli di divergenza acuta; e le vene del
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Fitoterapia & Nutrizione
Le foglie, i @iori e le parti aeree di M. sylvestris sono conosciuti in tutto il mondo p e r l e l o r o p r o p r i e t à a n t i n @ i a m m a t o r i e , p r i n c i p a l m e n t e c o n t r o gengiviti, ascessi e dolori ai denti. Inoltre, le foglie e i @iori hanno un ampio potenziale per l'uso nel trattamento di problemi urologici, punture di insetti, ustioni, foruncoli e ferite ulcerose. È importante ricordare che l'uso di M. sylvestris in associazione con altre specie medicinali è una pratica comune che aumenta gli effetti attesi. La malva è usata in medicina veterinaria, come decotto della pianta intera, a volte bollita in olio, per curare le coliche del bestiame e per sbloccare il rumine, mentre le foglie sotto forma di clisteri o compresse hanno dimostrato u n' e l eva t a e f @ i c a c i a n e l trattamento della mastite nei bovini e contro la stitichezza dei suini [5]. Infusi e decotti di parti aeree in @iore sono stati usati come lassativi nei cavalli, ma questi p r e p a r a t i h a n n o a n c h e dimostrato attività contro in@iammazioni, infezioni delle ferite, diarrea nei vitelli, Figura 2. Malva sylvestris L., Di Köhler, F. E. (Franz Eugen) - Köhler-s Medizinal-Pflanzen in problemi respiratori nel naturgetreuen Abbildungen mit kurz erläuterndem Texte: Atlas zur Pharmacopoea germanica, Volume 1 of 3. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Malva_sylvestris#/media/File:Malva_sylvestris_- cavallo e in@iammazioni intestinali nelle mucche e _Köhler–s_Medizinal-Pflanzen-222.jpg nelle scrofe. Applicato sotto forma di bagno, può essere usato come galattagogo terzo ordine sono reticolate. L'ultima venatura nelle scrofe, e il preparato per clistere può essere marginale è incompleta, con venule e curve usato contro la febbre aftosa e come antisettico. semplici. I capezzoli mostrano uno sviluppo netto e Per ingestione diretta, le foglie sono state utilizzate sono grandi e di forma poligonale [4]. come lassativo, antimastitico e per diminuire la produzione di metano ruminale. La pianta USO NELLA MEDICINA TRADIZIONALE frantumata è stata applicata esternamente per Numerosi studi sull'uso di piante medicinali hanno drenare gli ascessi nei bovini; è stato anche segnalato d i m o s t r a t o l ' i m p o r t a n z a m o n d i a l e d i M . l'uso come curativo per la pelle, disturbi riproduttivi sylvestris nella medicina tradizionale. Come alimento e nervosi [6]. medicinale, M. sylvestris viene consumata come blando lassativo, tonico per la pulizia del fegato e COMPOSIZIONE CHIMICA DELLA MALVA contro il bruciore di stomaco, può essere consumata Numerosi sono i composti chimici presenti nelle come zuppa, o più comunemente come insalata. Nelle diverse parti della malva, tra questi spiccano alcuni preparazioni farmaceutiche, può essere utilizzata per amminoacidi, le mucillagini, @lavonoidi, terpeni, trattare condizioni come disturbi gastrointestinali, derivati fenolici e alcuni tipi di vitamine ed enzimi. dolori addominali, diarrea e malattie respiratorie.
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Flavonoidi Flavonoli e @lavoni con gruppi OH aggiuntivi nelle posizioni dell'anello C-8 A e/o dell'anello C-5′ B sono caratteristici di questa famiglia, dimostrando un signi@icato chemiotassonomico. M. sylvestris ha quantità signi@icative di queste sostanze, soprattutto nei @iori dove sono stati trovati in particolare gli antociani come la malvidina 3,5-diglucoside (malvina), che si trova esclusivamente nella forma cationica del @lavilium. Nei @iori sono stati trovati anche derivati dell'apigenina, della quercetina e del kampferol, con un contenuto totale di antociani compreso tra lo 0,42 e il 7,3% di sostanza secca [7]. Mucillagini Tra le piante dicotiledoni (piante il cui seme contiene due foglioline embrionali), l'ordine Malvales possiede i depositi di mucillagini più abbondanti. Ciò è particolarmente vero per la famiglia delle Malvaceae, in particolare per la specie M. sylvestris, in cui è stata segnalata la presenza di polisaccaridi da oltre 50 anni. Le mucillagini sono uno dei principali componenti responsabili degli effetti terapeutici della Malva, principalmente grazie alla loro attività anti-tussiva. Queste sostanze si trovano nelle cavità e nelle cellule epidermiche specializzate. Il contenuto può variare a seconda della parte della pianta, ma in generale si possono trovare alte percentuali di mucillagini grezze nelle foglie (6,0–7,2%), nei @iori (3,8–7,3%) e nelle radici (7,5%). Le mucillagini sono costituite principalmente da acido glucuronico, acido galatturonico, ramnosio, galattosio, fruttosio, glucosio, saccarosio e trealosio, ma sono stati trovati anche acido uronico, arabinosio, mannosio, xilosio, fucosio, raf@inosio e 2″-O-α-(4−O−metile-α-Dglucuronosyl)-xylotriose [8]. Terpeni Diverse classi di terpenoidi, inclusi monoterpeni, diterpeni, sesquiterpeni e nor-terpeni, sono state trovate in M. sylvestris. Gli estratti acquosi di foglie fresche hanno rivelato la presenza di linalolo, b l u m e n o l o A , ( 3 R , 7 E ) - 3 - i d r o s s i - 5 , 7 megastigmadien-9-one, (+)-deidrovomifoliolo, (3S, 5R, 6R, 7E, 9R)-3,5,6,9-tetraidrossi-7-megastigmene e ( 6 E , 8 S , 1 0 E , 1 4 R ) - 3 , 7 , 1 1 , 1 5 tetrametilesadeca-1,6,10-trien-3,8,14,15-tetraolo. Nell'olio dei semi, il principale terpene presente è il terpineolo, e nelle foglie, nei @iori e nei frutti immaturi sono presenti i carotenoidi, che sono tetraterpenoidi. Tra queste sostanze spicca il malvone A (2-metil-3metossi-5,6-diidrossi-1,4-naftochinone) per la sua resistenza al patogeno Verticillium dahliae; è quindi considerato un importante agente antimicrobico [9].
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Figura 3. Caratteri morfo-anatomici di una foglia di Malva sylvestris L., Malvaceae. (a) aspetti generali; (b) architettura fogliare che mostra areole perfette e poligonali; (c) dettaglio degli stomi; (d) dettaglio del mesofillo con tricomi non ghiandolari; (e) aspetto generale della nervatura centrale; (f ) tricoma ghiandolare; (g) tricoma non ghiandolare; (h) tricoma stellare; (i, j) cellule epidermiche delle superfici adassiale e abassiale, rispettivamente; (k) aspetto generale del picciolo. Fonte: Gasparetto J.C., Martins C.A., Hayashi S.S., Otuky M.F., Pontarolo R., Ethnobotanical and scientific aspects of Malva sylvestris L.: a millennial herbal medicine. J Pharm Pharmacol. 2012 Feb; 64(2):172-89. doi: 10.1111/j.2042-7158.2011.01383.x. Epub 2011 Nov 4. PMID: 22221093.
Enzimi La sol@ito ossidasi è l'enzima responsabile della reazione @inale nella degradazione ossidativa degli amminoacidi contenenti zolfo. Questo enzima è @isiologicamente importante perché la sua assenza può portare alla morte. La sol@ito ossidasi è stata trovata in una varietà di animali e batteri ed è stata trovata anche nelle foglie di M. sylvestis [10]. Cumarine Nelle foglie di M. sylvestris è stata segnalata la p r e s e n z a d i d u e c u m a r i n e , 7 - i d r o s s i - 6 m e t o s s i c u m a r i n a ( s c o p o l e t i n a ) e 5 , 7 dimetossicumarina. Quest'ultima è stata segnalata come una cumarina fototossica con probabile attività antitumorale [11].
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Vitamine Una delle attività biologiche di M. sylvestris è l'effetto antiossidante attribuito alla presenza di tocoferoli (vitamina E) e acido ascorbico (vitamina C). È stata descritta la presenza di quattro forme di tocoferoli (α, β, γ e δ), ma l'α-tocoferolo è la forma principale presente nei tessuti vegetali verdi. È il più potente antiossidante dei tocoferoli, probabilmente a causa del suo assorbimento e distribuzione preferenziali nel corpo umano. Le analisi quantitative hanno dimostrato alte concentrazioni di queste sostanze nelle foglie (106,5 mg%), così come grandi quantità in steli @ioriti (34,9 mg%), @iori (17,4 mg%) e frutti immaturi (2,6 mg%). Nelle stesse parti della pianta è stato rilevato anche acido ascorbico, a livelli di 1,11 mg/g nei @iori, 0,27 mg/g nei frutti immaturi, 0,20 mg/g nei gambi @ioriti e 0,17 mg/g nelle foglie. Questi risultati sottolineano l'importanza di M. sylvestris come agente antiossidante contro le specie reattive dell’ossigeno [12]. A tal proposito un aspetto molto importante riguarda l’utilizzo della malva nel settore ecologico come bioindicatore dei livelli di ozono, dato che a seconda della sua concentrazione questo può causare danni alle colture. Nelle foglie di M. sylvestris, l'ozono accede al @luido apoplastico che circonda le cellule dove viene rapidamente convertito in ossigeno reattivo (O2—•). L'ossigeno reattivo si accumula attorno alle vene, generando lesioni visibili che sono distribuite in modo eterogeneo su tutta la super@icie delle foglie. Oltre alle lesioni, l'ozono può causare la senescenza precoce delle foglie e una signi@icativa riduzione della crescita delle stesse, della biomassa dei germogli, della massa dei semi, del peso dell'in@iorescenza e del tasso di germinazione, e quindi ha un'in@luenza diretta sullo sviluppo delle piante [13]. Acidi grassi e steroli I principali steroli sono stai ritrovati nelle foglie e sono campesterolo, stigmasterolo e γ-sitosterolo. Per quanto riguarda gli acidi grassi questi sono stati riscontrati nei semi, nelle foglie, nei @iori, nei frutti immaturi e negli steli @ioriti. L'olio dei semi è costituito principalmente da acido palmitico (26,6%), acido oleico (23%), acido malvalico (11%), acido laurico (15,6%), acido miristico ( 6,6%), acido sterculico (5,6%), acido palmitoleico (5,6%), acido linoleico (4%), acido vernolico (1,6%) e tracce di acido stearico. Mentre le foglie sono ricche di acido caproico, acido caprilico, acido caprico, acido laurico, a c i d o m i r i s t i c o , a c i d o m i r i s to l e i c o , a c i d o pentadecanoico, acido palmitico, acido palmitoleico, acido eptadecanoico, acido stearico, acido oleico, acido linoleico, acido α-linolenico, acido arachidico, acido eicosenoico, acido cis-11,14-eicosadienoico, acido behenico, acido tricosanoico, acido lignocerico.
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Pertanto, la presenza di questi acidi grassi essenziali come omega-3 e omega-6 che posso aiutare a prevenire diverse malattie come cancro, diabete e malattie coronariche, fa sì che la malva sia utilizzata in moli preparati nutraceutici [14]. ATTIVITÀ BIOLOGICA M. sylvestris è stata classicamente indicata per il trattamento delle malattie del cavo orale, e le sue proprietà antimicrobiche e antin@iammatorie sono state valutate utilizzando diversi estratti e preparati. In un test di massima diluizione inibitoria (MID), i collutori a base di cetilpiridinio cloruro (CPC) c o m b i n a t o c o n l ’ e s t ra t t o d i M . s y l v e s t r i s hanno mostrato proprietà antimicrobiche più forti di quelli contenenti solo CPC. Gli effetti antimicrobici degli estratti etanolici ottenuti da steli di M. sylvestris sono stati valutati r i s p e t t o a S . a u r e u s r e s i s t e n t e alla meticillina mediante test di crescita planctonica e formazione/aderenza del bio@ilm. Il test di formazione del bio@ilm ha indicato che gli estratti di stelo etanolico avevano un'attività moderata contro S. aureus (valori della metà della concentrazione massima inibitrice (IC50) ≤ 32 µg/ ml) con limitati effetti batteriostatici nei test di crescita planctonica. I l p o t e n z i a l e d e l l a m a l v a c o m e a g e n t e antin@iammatorio è stato testato anche nei topi che assumevano una dose orale di 100 mg/kg dell'estratto acquoso. L'edema indotto dalla carragenina e dalla formalina è stato ridotto del 60% sia nel modello di in@iammazione acuta che in quello cronico, portando i ricercatori a concludere che q u e s to t i p o d i e s t ra t to p o t re b b e r i d u r re signi@icativamente l'in@iammazione. Gli effetti antin@iammatori delle creme contenenti d ive r s e c o n c e n t ra z i o n i d i e s t ra t t o d i M . sylvestris sono stati valutati nell'edema indotto dalla carragenina nei ratti. L'edema indotto dalla carragenina è stato signi@icativamente inibito da una crema di malva al 5% rispetto al trattamento con placebo. Questo effetto era superiore a quello ottenuto con una crema contenente il 2% di indometacina, che è un potente inibitore non
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selettivo della cicloossigenasi-2 (COX-2) che è stata utilizzata come controllo positivo. M. sylvestris è più spesso collegata al mantenimento dell'integrità dermatologica e delle mucose. Di conseguenza, sono stati sviluppati e brevettati diversi prodotti come cosmetici, composti topici e idratanti per la prevenzione dell'invecchiamento cutaneo. Questi prodotti hanno dimostrato un'elevata ef@icienza nell'alleviare l'irritazione della pelle, migliorare la produzione di muco ed eliminare i radicali liberi. È stato anche dimostrato che gli estratti acquosi e i composti ingeribili migliorano l'integrità strutturale della pelle e di altri tessuti umani. Soluzioni e lozioni sono ef@icaci nel prevenire l'alopecia e altri disturbi capillari. Recentemente, l'effetto antiulcerogenico di M. sylvestris è stato dimostrato utilizzando estratti acquosi in ratti con ulcere gastriche indotte. Dopo un mese di trattamento alla dose di 500 mg/kg di peso corporeo, è stata raggiunta una protezione massima del 37%. Questo livello di attività antiulcerogenica era simile a quello della cimetidina, un farmaco di riferimento che mostrava una protezione massima del 30% [15]. La composizione chimica di questa pianta medicinale rende ragione della sua versatile attività. Nella tradizione popolare italiana, si suol dire infatti che «la malva da ogni male salva».
13. Bergmann E., Bender J., Weigel H.J., Growth responses and foliar sensitivities of native herbaceous species to ozone exposures. Water Air Soil Pollut 85, 1437–1442 (1995). https://doi.org/10.1007/BF00477183. 14. Gasparetto J.C. et al., op. cit., p. 179. 15. Ivi pp. 180-181.
Bibliografia e sitografia 1.
Bretzel F. et al., Soil inKluence on the performance of 26 native herbaceous plants suitable for sustainable Mediterranean landscaping. Acta Oecol., 2009, 35: 657-663. 2. www.ilgiardinodeltempo.altervista.org 3. Bach E., I dodici guaritori. Macro edizioni 2011, p. 53. 4. Gasparetto J.C., Martins C.A., Hayashi S.S., Otuky M.F., Pontarolo R., Ethnobotanical and scientiKic aspects of Malva sylvestris L.: a millennial herbal medicine. J Pharm Pharmacol. 2012 Feb; 64(2):172-89. doi: 10.1111/ j.2042-7158.2011.01383.x. Epub 2011 Nov 4. PMID: 22221093. 5. Uncini Manganelli R.E., Camangi F., Tomei P.E., Curing animals with plants: traditional usage in Tuscany (Italy). J Ethnopharmacol. 2001 Dec;78(2-3):171-91. doi: 10.1016/s0378-8741(01)00341-5. PMID: 11694363. 6. Akerreta S., Calvo M.I., Cavero R.Y., Ethnoveterinary knowledge in Navarra (Iberian Peninsula). J Ethnopharmacol. 2010 Jul 20;130(2):369-78. doi: 10.1016/j.jep.2010.05.023. Epub 2010 Jun 4. PMID: 20573568. 7. Gasparetto J.C. et al., op. cit. 8. Ivi p. 177. 9. Ibid. 10. Ibid. 11. Ibid. 12. Ivi pp. 178-179.
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Delle Arti
LA VISITAZIONE Intervista al maestro Rodolfo Papa sul suo ultimo dipinto
Ignazio Nocera
L
a giornalista Gabriella Facondo, conduttrice d e l l a t r a s m i s s i o n e “ S i a m o N o i ” n e l l a puntata andata in onda il 12 m a r z o 2 0 2 1 s u T V 2 0 0 0 , i n te r v i s t a n d o l a l e c h i e d e ragione del fatto che l’arte sacra debba essere realizzata da a r t i s t i c h e h a n n o f e d e . Po s s i a m o i n i z i a re q u e s t a intervista partendo da questo p u n t o , c h e t r o v o m o l t o o r i g i n a l e n e l p a n o r a m a odierno, ma che a pensarci bene sembra essere anche molto logico? h t t p s : / / w w w. t v 2 0 0 0 . i t / siamonoi/video/12-marzo-2021arte-e-fede-la-passione-di-cristo/ S i t r a t t a d i u n a s p e t t o fondamentale, sempre attuale. Innanzitutto occorre ricordare la distinzione tanto cara a Paolo VI e ben spiegata dal Concilio Vaticano II nella Sacrosanctum Concilium, tra arte religiosa ed arte sacra. L’arte sacra è vertice dell’arte religiosa ed ha uno speciGico legame con la liturgia. Papa Francesco nella Evangelii Gaudium mette bene in evidenza il ruolo della bellezza nella liturgia ed il legame intrinseco tra la bellezza dell’arte sacra e «la bellezza d e l l ’ a m o re s a lv i G i c o d i D i o Figura 1. Rodolfo Papa, La Visitazione. 2021, olio su tela. Pontificio Collegio Missionario manifestato in Gesù Cristo morto e Internazionale San Paolo, Roma. risorto» (n. 36): «L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Se ogni ricerca di signiGicato può essere inserita Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far entro l’arte religiosa, l’arte sacra ha un intrinseco progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si legame con la Fede. evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è La storia ce ne offre esempi meravigliosi: basti anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e pensare ai meravigliosi esempi di devozione, fonte di un rinnovato impulso a donarsi» (n. 24). spiritualità e fede, che troviamo nelle opere di
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Delle Arti Rodolfo Papa, pittore, scultore, teorico, storico e Gilosofo dell’arte. Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Docente di Storia delle teorie estetiche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant’Apollinare, Roma; il Master di II Livello di Arte e Architettura Sacra dell’Università Europea, Roma; l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Santa Maria di Monte Berico, Vicenza; la PontiGicia Università Urbaniana, Roma. È Accademico Ordinario della PontiGicia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Presidente della Accademia Urbana delle Arti. Tra i suoi scritti si contano circa venti monograGie e alcune centinaia di articoli (“Arte Cristiana”; “Euntes Docete”; “ArteDossier”; “La vita in Cristo e nella Chiesa”; “Via, Verità e Vita”, “Frontiere”, “Studi cattolici”; “Zenit.org”, “Aleteia.org”; …). Come pittore ha realizzato interi cicli pittorici per Basiliche, Cattedrali, Chiese e conventi (Basilica di San Crisogono, Roma; Basilica dei SS. Fabiano e Venanzio, Roma; Antica Cattedrale di Bojano, Campobasso; Cattedrale Nostra Signora di Fatima a Karaganda, Kazakistan; Eremo di Santa Maria, Campobasso; Cattedrale di San PanGilo, Sulmona; chiesa di san Giulio I papa, Roma; San Giuseppe ai Quattro Canti, Palermo; Sant'Andrea della Valle, Roma …).
Michelangelo, Duccio, Beato Angelico. Quest’ultimo, proclamato da san Giovanni Paolo II patrono universale degli artisti, è una Gigura ancora molto attuale di annuncio fatto percorrendo con fede la via pulchritudinis, di cui parla papa Francesco nella Evangelii Gaudium. Quindi l’arte e l’arte sacra in modo particolare seguono un percorso spirituale che l’artista vive in prima persona e che per certi versi è chiamato a raccontare come esperienza di testimonianza. Ma non si rischia di proporre una visione, ancora una volta soggettiva, dell’arte sacra e quindi più sbilanciata verso il sentire dell’artista, che il racconto delle verità di fede?
Bellizio, Direttore della PontiNicia Fondazione “Domus Missionalis”, il quale ha affermato: «Ho sempre riNlettuto sullo spessore missionario dell’episodio della Visitazione e sono felice che i sacerdoti che vivono presso il Collegio San Paolo, per completare la loro formazione accademica, possano meditare sulla Nigura di Maria come regina e maestra della missione». Come artista non si è sentito limitato nel ricevere indicazioni sul tema dell’opera da realizzare?
Esattamente il contrario; come ho spiegato prima, l’artista è chiamato a sperimentare in anticipo ciò che sta realizzando, e una indicazione così preziosa per un dipinto destinato alla preghiera, alla m e d i t a z i o n e , a l l a In realtà non è l’artista formazione morale del «[…] non è l’artista che deve dare risposte che deve dare risposte alle alle questioni teologiche, né deve alterare il fedele, non può essere questioni teologiche, né certo una limitazione, racconto delle verità di fede, ma piuttosto è quanto piuttosto una deve alterare il racconto chiamato ad incarnarle personalmente, […] occasione. Semmai deve delle verità di fede, ma vivere la fede come habitus quotidiano» piuttosto è chiamato ad andare a rintracciare nella incarnarle personalmente, sua personale formazione ad esperire in visione quello che viene annunciato da catechetica, teologica ed artistica i segni necessari Cristo, entrare cioè nella dimensione del Regno, per creare un capolavoro innovativo e, nello stesso vivere la fede come habitus quotidiano. Solo così tempo, in continuità con il passato. potrà essere come il Nicodemo dipinto da Caravaggio nella Deposizione della Vaticana: Caravaggio ritrae in Molto interessante questa sua posizione. L’artista Nicodemo il volto di Michelangelo Buonarroti, dunque non deve seguire mode, o farsi travolgere indicando l’artista come testimone oculare dei fatti da posizioni ideologiche contemporanee? Cosa ci narrati, perché egli li ha già contemplati in spiritu, può dire di più su questo punto? con gli occhi della fede e con la mente dell’artista, e in virtù di questo, può narrare agli altri con la sua L’artista se vuole veramente essere contemporaneo opera. deve uscire deGinitivamente dalla vecchia Ma paliamo ora del dipinto che ha realizzato per contrapposizione novecentesca di modernismo e il PontiNicio Collegio Missionario Internazionale tradizionalismo, superata dai fatti, riduttiva nelle San Paolo, la tela dedicata alla Visitazione, soluzioni e incapace di essere propulsiva negli esiti. inaugurata il 28 febbraio 2021. Il tema della Occorre cercare la verità, vivere la verità, dipingere la Visitazione è stato scelto da Mons. Remigio verità, senza preoccuparsi delle mode. E del resto,
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Figura 2. Rodolfo Papa, La Visitazione. 2021, olio su tela. Pontificio Collegio Missionario Internazionale San Paolo, Roma. Particolare.
come giustamente diceva Salvator Dalì: «Non preoccuparti d’essere moderno. È l'unica cosa che, disgraziatamente, comunque tu agisca, non potrai evitare». Entriamo nel merito dell’opera, ce la può descrivere?
Mi sono ispirato a Giotto, che è sempre un maestro di sintesi teologica ed artistica, a Pontormo, per la ricerca cromatica, Ghirlandaio per la intensità spirituale del rapporto tra Maria ed Elisabetta. Ma in tutto questo ho cercato sempre una via nuova, un modo per parlare ai destinatari, ai sacerdoti del collegio Missionario San Paolo.
Ho riproposto lo schema «L’artista se vuole veramente essere Quindi ritorna l’aspetto compositivo già dipinto contemporaneo deve uscire definitivamente missionario di Maria e nella tela dei Santi Pietro e dalla vecchia contrapposizione novecentesca quindi di conseguenza Paolo per il medesimo anche dell’arte sacra? di modernismo e tradizionalismo, superata Collegio, e dunque la scena principale poggia su una dai fatti, riduttiva nelle soluzioni e incapace M a r i a è i l p r i m o predella marmorea in cui di essere propulsiva negli esiti» missionario: cammina per s o n o r a p p r e s e n t a t i i p o r t a r e G e s ù , v i v e misteri centrali della vita di Maria con Gesù. La portando Gesù. Per certi versi anche l’arte sacra Visitazione è ambientata all’aperto, in un incontro portando in sé la bellezza dell’annuncio, è dinamico tra Maria che va verso Elisabetta ed missionaria. Maria è missionaria per attrazione: Papa Elisabetta che esce dalla casa per andare incontro a Francesco propone spesso questo modello di Maria. Il gioco delle loro mani parla di accoglienza e pastorale, una pastorale che attrae mediante la rispetto, e sottolinea la maternità di entrambe. Nella testimonianza. La bellezza dell’arte sacra dovrebbe penombra della casa, alle spalle di Elisabetta, si proprio esprimere una missione per attrazione. percepisce Zaccaria. Il cielo volge verso la sera, già brilla una stella proprio sopra Maria. Il rettore Padre Lisandro A. Rivas Duran, sacerdote venezuelano della Congregazione dei Quali sono stati i modelli artistici, se ce ne sono, a Missionari della Consolata, ha affermato: «È cui si è ispirato? importante curare ogni aspetto della formazione
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Figura 3. Rodolfo Papa, La Visitazione. 2021, olio su tela. Pontificio Collegio Missionario Internazionale San Paolo, Roma. Particolare.
dei sacerdoti, secondo i quattro pilastri indicati da papa Francesco: preghiera, vita comunitaria, studio e apostolato, e spero che anche la presenza di opere di arte sacra possa servire a questo scopo, parlando al cuore e alla mente dei sacerdoti che qui trascorrono almeno tre anni della loro vita» Dunque l’arte deve avere un posto nella formazione dei sacerdoti? Cosa ci può dire al riguardo? Come ho scritto nei miei testi ed in alcuni articoli, nella formazione dei sacerdoti dovrebbe sempre essere presente la conoscenza dell’arte sacra, per molti motivi. Innanzitutto, per la formazione spirituale del sacerdote stesso, in quanto l’arte coltiva l’anima con la bellezza; poi serve afGinché il sacerdote sappia predicare e catechizzare usando l’arte, ed inGine, cosa molto importante, serve che il sacerdote sia competente quando si troverà nella condizione di custode o committente di opere d’arte. Nel Concilio Vaticano II si prevede la formazione dei sacerdoti in questo senso, ma non è stato ancora pienamente attuato.
Figura 5. 28 febbraio 2021, Mons. Remigio Bellizio e padre Lisandro A. Rivas Duran inaugurano la tela della Visitazione.
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Cultura
IPOGEI E THÒLOS DELLA GURFA Architettura dedalica per la catabasi Carmelo Montagna
«Noi non dobbiamo […] indovinare il futuro, ma il presente» Cesare Brandi [1]
Figura 1. Alia (PA), la Gurfa. Foto: http://www.comune.alia.pa.it
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a Gurfa di Alia (PA) si trova nel cuore della Sicilia protostorica. È un sito rupestre di straordinario interesse storico-artistico ed ambientale; testimonianza di una memoria millenaria, incredibilmente sfuggita agli studi più attenti, anche per l'enigmatica perdita della sua stessa memoria storica. Il complesso ipogeo, nonostante l'uso improprio plurisecolare di stallamagazzino e agricolo-abitativo, di cui resta traccia nella dizione araba "Gurfa", si rivela nelle sue dimensioni monumentali come una grande architettura di soFisticata progettazione e
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r e a l i z z a z i o n e . I n p a r t i c o l a r e l ' a m b i e n t e campaniforme, a thòlos, forato in sommità, il più vasto del Mediterraneo, è direttamente confrontabile ed associabile a tipologie tholoidi di cultura minoicomicenea. Il sito si raggiunge percorrendo la S.S. n.121, da Palermo per Agrigento uscendo al bivio Manganaro per Alia. Al Km 189 si entra nell’abitato, si attraversa e percorrendo la S.P. 53 si giunge alla collina, dove sul Fianco sud-ovest si aprono suggestivamente nella roccia le aperture di questo antichissimo e misterioso insediamento rupestre. Contrariamente a
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Carmelo Montagna (1956) è architetto ed insegna Storia dell’Arte e Disegno al Liceo ScientiFico Statale “E. Basile” di Palermo. Dopo essersene occupato da "curioso"/studente di Architettura, dal 2003 in maniera sistematica conduce ricerche sul sito della Gurfa di Alia e sulla connessa “Civiltà della Thòlos”, su cui ha tenuto conferenze e pubblicato vari scritti. Nel 2008 è stato titolare di incarico di ricerca e studio presso il Dipartimento di Civiltà Euro-Mediterranee e di Studi Classici, Cristiani, Bizantini, Medievali, Umanistici dell’Università degli Studi di Palermo, sul tema “La Via della Thòlos”. I beni culturali volano per lo sviluppo economico locale. Integrazione di risorse e servizi all’interno di aree connotate da identità territoriali forti e riconoscibili. Tutor della ricerca il prof. Alessandro Musco. Un suo saggio, Architettura e mito alla Gurfa, è pubblicato nel Catalogo della Mostra di James Turrell e Alessandro Belgiojoso, Terra e Luce, dalla Gurfa al Roden Crater, ed. Skira, 2009. Ha collaborato con l’OfFicina di Studi Medievali di Palermo, presso le cui edizioni ha pubblicato: Il Tesoro di Minos. L’architettura della Gurfa di Alia tra Preistoria e Misteri, con un saggio introduttivo di Alessandro Musco, ed. OfFicina di Studi Medievali, 2009; Thòlos: struttura di culto, potere e salvezza nell’architettura protostorica siciliana. Luoghi, reperti e relazioni fra mito e realtà del paesaggio archeologico, in: AA.VV., Santi, Santuari, Pellegrinaggi, Atti del seminario internazionale di studio, S. Giuseppe Jato-S. Cipirello (PA), 31.8-4.9.2011, ed. OfFicina di Studi Medievali, PA, 2014. Email: carmont@alice.it . q u a n t o p u ò fa re p e n s a re l a l o ro a t t u a l e denominazione, Grotte della Gurfa, non si tratta di grotte naturali ma di un imponente monumento di architettura rupestre. La complessa problematica della datazione ed attribuzione di quest’opera monumentale è resa ancor più enigmatica dalla mancanza apparente nell’area di reperti Fittili che possano orientare nella datazione, essendo gli ipogei ininterrottamente abitati Fino agli anni ’90 del 1900, con uso agricolo. Per contribuire a capire l'asse dei saperi presente alla Gurfa, che è stazione terminale di decine di altri siti rupestri siciliani di struttura e cultura simile, una autentica "Via della Thòlos", da ri-mettere nel cassetto giusto della ricerca storico-artistica, oltre le polemiche sulla sua generica attribuzione a tempi di indistinto "medioevo rupestre troglodita", è utile riFlettere su queste affermazioni di un grande medievista: «L’architettura Fisica e sapienziale della Gurfa di Alia, santuario irripetibile di una sacralità tutta mediterranea […] trova le sue ragioni proprie in diversi millenni alle nostre spalle […] la Gurfa di Alia occupa uno spazio di prima grandezza: si tratta, infatti, di un documento assolutamente unico per ciò che si vede e per ciò che, in quanto invisibile, chiede studio, indagine e ricerca a più mani. La sua arcaica ed aristocratica architettura sacrale che ha percorso tutta l’antichità e per intero l’età medievale e moderna, Fino alle pecore cui dava rifugio e tana Fino a pochissimi anni fa (!), è veramente un accumulo
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catastale di saperi in larghissima misura ancora inedito […]» [2].
Seguono le considerazioni di sintesi, che mi permetto di affermare dopo qualche decennio di studi e r i c e rc h e , s u q u e l f ra m m e n to d i m e m o r i a architettonica, in quel sito enigmatico, necessarie per l’attualità: Misteri e sapienza costruttiva che delineano il Genius Loci, la Forma e la Sacralità perenne del luogo, nel simbolismo dell’Axis Mundi; eroica Catabasi [3] di Terra & Luce, in un Palazzo/ Telesterion [4] protostorico, di probabile scuola dedalica, cripta funeraria dinastica e santuario tholoide della Grande Madre mediterranea, associata al simbolo di Poseidon, che vi ho rinvenuto; con una continuità di culti che comprende una importante presenza storica dei Cavalieri Teutonici, passando per le fasi bizantina ed islamica. Oltre l’immagine di una Sicilia scontata, ce n’è un’altra, minore e persa/clandestina agli studi accademici, in misura rilevante nell’entroterra, isola nell’isola, dove paradossalmente la marginalità ha preservato strutture culturali e paesaggisticoambientali che meritano di essere pensate per l’avvenire come occasione di sviluppo economico compatibile con la stessa vocazione dei territori. C’è in questa Sicilia altra una incredibile quantità di opere d’arte e beni culturali, spesso di qualità molto elevata, la cui visibilità e fruizione si attesta molto al di sotto della loro reale importanza, quando non sono stati addirittura dimenticati o rimossi dai
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Figura 2. Dove si trova la Gurfa.
saperi collettivi riconosciuti dall’ufFicialità accademica. In questo contesto si incardina la “questione della Gurfa”. Sono paesaggi culturali intimi e celati, aspri, segnati nell’abbandono storico dal silenzio e dalle solitudini delle contrade; caratterizzati da misteriose presenze architettoniche, talvolta di dimensione monumentale e di grande impatto estetico, come i nostri ipogei della Gurfa, di cui raramente si trova traccia nella manualistica; capaci di destare meraviglia e stupore sia per la loro bellezza che per la consistente quantità. È la visualizzazione/valutazione della realtà ambientale terribile e rassegnata sulla Sicilia e la sua “insularità d’animo” che G. Tomasi di Lampedusa, ne Il Gattopardo, fa fare al principe Fabrizio Salina: «[…] questa violenza del paesaggio, questa crudeltà del clima, questa tensione continua di ogni aspetto, questi monumenti, anche, del passato, magniFici ma incomprensibili perché non ediFicati da noi e che ci stanno intorno come bellissimi fantasmi muti […] opere d’arte enigmatiche».
Il vasto comprensorio archeologico e paesaggisticoambientale del Fiume Platani, antico Halykos (“Fiume del sale”), è uno di questi luoghi straordinari, che non ha ancora la fama e la visibilità culturale che meriterebbe ampiamente, in particolare per l’autentica civiltà Fluviale che vi è attestata nell’età
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del Bronzo, che da sola, per rinvenimenti presenze e mitologia, dovrebbe costituire un capitolo nei manuali di Storia dell’Arte. Discorso strategico ed urgente che mi permetto di fare, in particolare per colmare le narrazioni di una corretta Storia dell'Architettura Antica in Sicilia prima dei Greci. Questo è purtroppo ancora lo “stato degli studi” in proposito: « N e l l a p r e m e s s a a l l a s u a “ B r e v e s t o r i a dell’architettura in Sicilia”, pubblicata da Laterza nel 1938, Enrico Calandra si chiedeva se, allo stato degli studi dell’epoca, il suo libro non fosse prematuro. […] Da cinquant’anni a questa parte non ci sono stati molti importanti contributi che abbiano gettato nuova luce sulla storia dell’architettura in Sicilia, in particolare sul periodo siceliota. Se pur notevoli sono stati i recenti apporti da parte degli archeologi […]» [5].
Ecco cosa aveva scritto E. Calandra: «L’architettura degli abitatori della Sicilia anteriormente alla venuta dei Greci ha lasciato solo un nome, di grande risonanza, ma di attività completamente leggendaria; un nome di architetto ricordato come un semidio, Dedalo – qui riparato da Creta, messosi al servizio del re dei Sicani, Cocalo. Fuggendo da Minosse […] La storia dell’architettura comincia ad avere pagine d’interesse generale solo con la colonizzazione greca […]» [6].
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Figura 3. Pàtera d’oro rinvenuta a S. Angelo Muxaro (AG). British Museum, Londra.
È più recente l'attenzione “revisionista” di P. Culotta alla thòlos della Gurfa di Alia: «[…] un’architettura quasi sconosciuta alla storiograFia e alla critica ma che, per età, dimensione, conservazione, caratteristiche tipologiche e morfologiche, non esito a deFinire Monumento dei più signiFicativi delle culture che hanno segnato la presenza umana nel territorio della Sicilia. […] Dal neolitico all’età del bronzo, nei millenni in cui possiamo collocare la Gurfa, per quanto riguarda la Sicilia la ricerca specialistica ha appena sFiorato la conoscenza dei percorsi della storia e delle civiltà degli uomini […] L’arco temporale dentro cui collocare queste strutture può andare dal neolitico, all’età del bronzo […]» [7].
Su questa linea d'indagine, da architetto e storico dell'arte, entrando in punta di piedi nell'ambito archeologico, con il massimo rispetto per quegli studi
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specialistici (ancora in larga parte da fare) ho fatto notare che in tutta la Valle del Platani/Halykos sono presenti tombe a thòlos, che collegano in modo sorprendente ed inequivocabile la storia dei luoghi nell’età del Bronzo con la civiltà Minoico-Micenea. Questo strettissimo legame è comprovato anche dai numerosi reperti archeologici oggi custoditi al Museo “Paolo Orsi” di Siracusa, all’Antiquarium di Mussomeli con la civiltà di Polizzello (CL), al Museo Archeologico di Marianopoli (CL), oltre che nei maggiori Musei Archeologici stranieri: per tutti cito la bellissima e preziosa “Patera d’oro con teoria di tori” da Sant’Angelo Muxaro presso il British Museum di Londra. Luoghi, reperti ed architetture meritevoli di riguardo nella Valle sono accomunati dal fascino arcano delle cose da “scoprire”, da “svelare” compiutamente nella dimensione protostorica della Sicilia pre-Greca: circa un millennio di documentazione in più da percorrere e “vedere” rispetto ai dati delle guide turistiche ed ai
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Figura 4. Sopra e sotto: schemi d'impianto degli ipogei della Gurfa ed attribuzione di ricerca degli ambienti. Da: Montagna C., Il Tesoro di Minos, ed. Officina Studi Medievali, 2009.
testi divulgativi; miti e saghe da ri-sentire, da rivedere con altri occhi, per cercare di capire un tratto importante e sconosciuto degli inizi della cultura d e l l ’ O c c i d e n t e , d a r i guardare appunto. Bisogna fare tesoro delle tracce architettoniche e materiche che hanno lasciato nella V a l l e q u e i s a p i e n t i costruttori dal bordo della Grande Storia e del Mito: questa è la lezione che può e s s e r c i n a r r a t a n e g l i a f f a s c i n a n t i a m b i e n t i thòloidi ingrottati e dai reperti archeologici di Sant’Angelo Muxaro (AG), Milena (CL), Cammarata ( A G ) , P o l i z z e l l o d i Mussomeli (CL) o della Gurfa di Alia (PA); a partire
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dalla saga di Minosse, approdato con la sua armata sulla costa di Heraclea Minoa, alle foci del Platani, alla ricerca di Dedalo fuggito dal Palazzo del Labirinto di Creta dopo la morte del Minotauro e qui rifugiatosi, accolto ad Inico dopo il mitico “volo” dal Re Sikano Kokalos. Oltre il Mito dare quindi per certo che Dedalo abitò da qualche parte lungo il Platani/ Halykos; che la sua casa/dimora si trovasse in qualche luogo da queste parti. Gli studi ed i rinvenimenti archeologici di G. Castellana attestano, a supporto del Mito, la frequentazione della costa agrigentina da parte dei navigatori minoici almeno dal XVIII sec. a.C., per il commercio mediterraneo dello zolfo. Tutto porta a dedurne che la penetrazione nell'entroterra Fluviale s i a s t a t a c o n s e g u e n te e d i m m e d i a t a , p e r l'approvvigionamento del sale ed altri minerali di pregio ivi presenti [8]. D i c e r t o e d i m p o r t a n t e i n q u e s t a p a r t e dell'entroterra Sikano c'è l’evidenza archeologica di reperti molto antichi, ritrovati durante i lavori di costruzione della ferrovia Palermo-Catania, attorno al 1882, proprio a ridosso della Gurfa e noti come “Bronzi di Valledolmo”, di cui aveva scritto A. Mosso in Le armi più antiche di rame e di bronzo, nel 1908; oggetti di grande interesse non solo per la storia del territorio, ma soprattutto per ricostruire i contatti tra i primi esploratori egeo-micenei e le regioni interne della Sicilia “prima dei Greci” [9]. Altrettanto certa è la presenza della “cultura della Thòlos” alla Gurfa, così attestata archeologicamente nella necropoli eneolitica da almeno un “reperto”: «[…] Nel costone più basso circa 30 metri alla
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Cultura resta da fare, alla Gurfa e nel paesaggio culturale circostante. La portata ed il signiFicato della p r e s e n z a d e g l i i p o g e i m o n u m e n t a l i d e l l a G u r fa scandisce la ricerca “sottile”, umbratile e ctonia, del contatto “profondo” con il grembo della “Grande Madre Mediterranea”, nel ciclo di vita-morte-rinascita che passa dai “misteri” del s o t t o s u o l o , n o t o mitologicamente per il culto di Demetra e Kore. Per quanto ne sappiamo è il rito misterico/ sciamanico della Catabasi: la discesa rituale ed “eroica” del M i n o s / Wa n a x / B a s i l e u s d i tradizione minoico-micenea, o indigena, al mondo degli antenati morti, dopo l’adeguata preparazione di “incubazione” c h e d o v e v a a v v e n i r e nell'inquietante “vano ad utero” con sovrastante cisterna, sospeso da terra, presente sulla parete della seconda stanza del piano superiore della Gurfa: è questa l’unica spiegazione sensata che se ne può dare. Bisogna dunque pensare a questa seconda “stanza” del piano superiore, di dimensioni rilevanti, come ad un Megaron: «[…] In greco il di'u accadico si chiamò mègaron, parola di etimo misterioso, forse risalente alle radici dell'ebraico me'arah. Ciò che vi deve accadere è un movimento della psiche, che si denomina “discesa”, catabasi. Erano cripte dove si scendeva per prepararsi all'ascesa in Figura 5. Thòlos della Gurfa: Equinozio di Primavera appena prima delle ore 12 solari. cielo. La meglio nota stava nel santuario di Trofonio a Lebadea e ne parla Pausania. Ci si calava scivolando prima su sinistra del complesso trogloditico è stata da noi una corda, penetrando quindi in un buco, dove un localizzata una piccola camera a tholos la cui fronte turbine avvolgeva il corpo spengendo la coscienza e risulta notevolmente rimaneggiata» [10]. sospingendolo all’interno: lì sopravvenivano visioni. In fondo, per sdrammatizzare e senza il timbro […] Chi giunge a questo luogo mortuario senza dell'archeologia ufFiciale, mi sto quindi assumendo la essere morto prima dà prova di essere iniziato. […] Lì responsabilità di “spostare di circa 30 metri a destra” si sognava e si poteva guarire mercé un sogno il limite “certo” della Cultura della Thòlos guaritore. Era la catabasi, l'immersione nel regno nell'entroterra Sikano, con il solo supporto di cercare prossimo alla morte, dal quale era possibile ritornare di dare un senso alla presenza nel sito archeologico in vita riabilitati alla salute (p. 99)» [11].
del più vasto ambiente a thòlos del Mediterraneo. Sulla base di questi indizi probanti emerge dunque l’evidenza del grande lavoro di ricerca che ancora
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Tracce antichissime di questo tipo oscuro di "visitazioni" rituali del sottosuolo a scopo funerario
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Figura 7. Sezione verticale dell’ambiente tholoide con oculus, su rilievi della Facoltà di Architettura di Palermo, che dimostra la compatibilità progettuale con moduli di Geometria Aurea, che il suo dedalico progettista conosce ed applica alla Gurfa.
Figura 6. Thòlos della Gurfa: lama di luce/Axis Mundi.
nella Valle del Platani, in areali vicini alla Gurfa, sono attestate da indagini archeologiche, condotte da Domenica Gullì in oltre quaranta cavità con frequentazioni preistoriche, dal Neolitico al Bronzo recente [12]. Per quanto riguarda il “funzionamento” come struttura calendariale del monumentale ambiente campaniforme/thòlos, come il Pantheon di Roma suggestivamente forato in sommità, per la misurazione/controllo del tempo cosmico, ritualità propria di tutti i centri sacri dell'antichità, invitiamo alla visita del sito in occasione degli equinozi e dei solstizi, per la veriFica di quanto abbiamo sperimentato con largo seguito testimoniale: «Equinozio di primavera da trascorrere al complesso rupestre Gurfa e poter osservare, a mezzogiorno, il suggestivo raggio di luce che colpisce la fossa centrale del pavimento dell’ambiente a Thòlos più vasto del Mediterraneo: segno visibile dell’uso rituale e calendariale dell’ambiente campaniforme […] A mezzogiorno in punto i raggi solari Filtrano attraverso una fessura nella roccia della Tholos e colpiscono esattamente la fossa del Nadir pavimentale. […] luce suggestiva che determina il rinnovarsi ciclico del tempo cosmico, nella grandiosa
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a rc h i te t t u ra i p o g e i c a c a m p a n i fo r m e d e l l a Gurfa» [13]. A questi risultati indiziari portano gli esiti della mia ricerca: dopo la catastrofe culturale della perdita della sua memoria storica, alla Gurfa di Alia c’è quello che resta di un impianto ipogeico dell’età del Bronzo, di soFisticata progettazione, in una necropoli eneolitica, dove è possibile rintracciare l’uso di moduli di “geometria aurea”. Il suo costruttore mostra di conoscere la memoria dei modelli di casetombe a thòlos ciprioti di Choirokotia e del Megaron ligneo anatolico-frigio di Gordion, in una struttura unitaria che ha al piano inferiore una vasta camera funeraria dinastica collegata ad un grandioso ambiente a thòlos per il culto, con sovrapposte le “stanze” di un santuario, in cui si praticava il rito dell’“Incubazione” e della “Catabasi”: rimandi straordinariamente simili alle descrizioni che le fonti storiche fanno per la tomba-tempio di Minosse, da ricercarsi nella valle del Fiume Halykos/Platani. La Gurfa si trova in un importante sito nel cuore della Sikania dell’età del Bronzo, nel punto di snodo strategico fra i sistemi Fluviali Platani-Fiume Torto, che in antico collegava Himera, sul Tirreno, con Heraclea Minoa, sul Canale di Sicilia; da lì dovette passare il tiranno agrigentino Terone nel 480 a.C. quando, in marcia su Himera per la sua conquista, “rinvenne” e distrusse la tomba-tempio di Minosse. In assenza di reperti archeologici da scavi ufFiciali, le tracce evidenti di distruzione ed incendio dei
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Cultura rivestimenti lignei alla Gurfa ancora aspettano una datazione. Occorre perciò guardare all'opera partendo dal fascino e dai Misteri che contiene: basta entrare in quell'ambiente a thòlos, sotto la lama di luce zenitale, per capirne senza tante parole la sacralità ancestrale, nella sua armonia aurea che narra dei suoi millenni. È la percezione di altissima ierofania in versi che ha espresso un poeta siciliano contemporaneo in visita alla Gurfa [14]:
12. Gullì D., L'occupazione delle grotte in età preistorica nel territorio agrigentino, in Cucchi F., Guidi P. (a cura di), Diffusione delle conoscenze: Atti del XXI Congresso Nazionale di Speleologia. Trieste, 2-5 Giugno 2011, EUT Edizioni Università di Trieste, 2013, pp. 258-267; https://www.openstarts.units.it/handle/10077/9070 13. https://www.esperonews.it/201503142509/categoriaa - f / a l i a / e q u i n o z i o - d i - p r i m ave ra - a l l a - g u r f a - a mezzogiorno-un-suggestivo-raggio-di-luce-colpisce-lafossa - cen t ra l e- del - p avim en to- del l - a m b ien te- a tholos.html 14. Ognibene V., Villàurea Signura quasi Himera. Poesie 1994-2010, ed. Coppola-Margana, 2011, p. 27.
Diu/comu fazzu a tràsiri/nnò to vacanti/ca ia un nenti /chinu di lustru. (Dio/ come faccio a entrare/ nel tuo vuoto/ che è un niente/ pieno di luce).
Bibliografia note e sitografia 1. Brandi C., La \ine dell'Avanguardia, ed. Quodlibet, 2013, p. 177. 2. Dalla presentazione di Musco A., Il Catasto Intellettuale Mediterraneo e la Gurfa di Alia, pp. XI-XV, in Montagna C., Il Tesoro di Minos. L’architettura della Gurfa di Alia tra Preistoria e Misteri, ed. O.S.M., 2009. 3. La Catàbasi è l'antico rito sacrale di discesa eroica nell'Ade. Se ne parla nell'XI libro dell’Odissea. Oltre quello di Ulisse, dalla mitologia greca sono note la discesa agli inferi di Eracle e quella di Orfeo. Virgilio ne parla nell’Eneide e Dante nella Divina Commedia. 4. Il Telesterion ad Eleusi era il “palazzo delle iniziazioni”. Per approfondimenti: Damiano G., Un cammino per le anime. Note sull’opera di V. Magnien, I Misteri di Eleusi, in "Margini" n. 19, dal sito http://web.tiscali.it/libreriaar/ spiritoepsiche.htm 5. Caronia G., L’architettura dei Sicelioti, Edizioni Grifo, 1988, pp. 5-6. 6. Calandra E., Breve storia dell’architettura in Sicilia, Ed. Laterza, 1938, p. 10. 7. AA.VV., La Gurfa e il Mediterraneo. Atti del Convegno di studi /Dic. 1995, pp. 81-85, intervento di Culotta P., L’architettura della Gurfa, Comune di Alia. 8. Castellana G., La Sicilia nel II millennio a.C., Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma, 2002. 9. De Miro E., Pro\ilo storico-archeologico della Sicilia Centro Meridionale, in Tusa V., De Miro E., Itinerari archeologici – Sicilia occidentale, ed. Newton Compton, 1983. 10. Tomasello F., Le tombe a tholos della Sicilia centro meridionale, Cronache di Archeologia 34-35/1995-96, ed.CNR-Università di Catania, 1997, p. 146. 11. Zolla E., Discesa all'Ade e resurrezione, ed. Adelphi, 2002, pp. citate.
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RELIGIONI E SPAZIO PUBBLICO IN ETÀ (POST)SECOLARE Irene Luzio*
Figura 1. Pieter Bruegel il Vecchio, La Torre di Babele. 1563, olio su tavola. Kunsthistorisches Museum, Vienna.
L’
inatteso fenomeno di “rinascita” delle religioni a livello mondiale, dagli anni ’90, ha attirato l’attenzione di svariati a c c a d e m i c i , p r o v o c a n d o a c c e s e controversie: la perdurante espansione missionaria delle fedi tradizionali, la loro radicalizzazione fondamentalistica e l’in=luenza (reale o pretestuosa) giocata nei con=litti geo-politici così come in quelli interni alle società civili nazionali — il tutto entro un orizzonte sempre più globalizzato — domandano u n a re v i s i o n e d e l l a t e o r i a c l a s s i c a d e l l a secolarizzazione. È necessario tener conto dei paesi del Vicino Oriente, dell’Africa e del Sud-est asiatico, in cui la modernizzazione capitalistica non è
accompagnata dalla laicizzazione della società, ma anzi produce squilibri sociali e culturali che rinvigoriscono il ruolo pubblico delle comunità religiose; del caso degli Stati Uniti, in cui la modernizzazione si è accompagnata ad una fervente e differenziata pratica religiosa della popolazione, che non solo non accenna a ridursi, ma tende sempre più a dare i suoi effetti anche sul piano politico; del fatto che la modernizzazione sembra essere stata accompagnata dalla laicizzazione della società soltanto nei paesi europei, il che renderebbe l’Europa, col suo razionalismo, non un modello universale ma un caso marginale [1]. Nelle seguenti pagine saranno brevemente esposte la teoria classica
*Università degli Studi di Palermo
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Figura 2. Charles Margrave Taylor (Montréal, 5 novembre 1931), filosofo.
d e l l a s e c o l a r i z z a z i o n e e l e d u e p o s s i b i l i riformulazioni proposte da C. Taylor e J. Habermas (primo paragrafo); saranno confrontate le posizioni dei due autori riguardo all’eventualità di un fondamento “politico” dello Stato (post)secolare e del conseguente spazio pubblico disponibile per le religioni (secondo paragrafo); saranno in=ine delineate le due diverse posizioni — habermasiana e tayloriana — intorno al principio di “neutralità”, a cui lo Stato (post)secolare è tenuto per poter governare legittimamente su tutte le componenti della società indistintamente. 1. «Per potersi de=inire post-secolare, una società deve prima essere stata secolare» [2]. Ma che bisogna intendere per “post-secolare” e, ancor prima, per “secolare”? I l p a r a d i g m a s o c i o l o g i c o c l a s s i c o d e l l a secolarizzazione, di matrice weberiana, prevede che la modernizzazione della società sia intimamente correlata al “disincantamento” della società stessa — cioè alla sua emancipazione da una visione teologica, meta=isica o magica del mondo in virtù della conoscenza empirica e tecnico-scienti=ica del reale — la conseguente razionalizzazione e laicizzazione di istituzioni politiche, economiche, giuridiche e sociali,
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ricondotte a propri principi interni e sciolte dalla subordinazione gerarchica alla religione, nonché la diminuzione delle professioni di fede e pratiche di pietà tra i cittadini, attribuita al generale miglioramento delle condizioni di vita, in seguito all’industrializzazione. Possono dirsi secolari, in tal senso, tutte le società dell’area nord-atlantica: quelle europee, assieme a Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda (etc). Charles Taylor, tuttavia, nella sua più celebre opera — L’Età Secolare — insiste su un’ulteriore accezione del termine, per cui la secolarizzazione si dà «nella comparsa di nuove condizioni della credenza, in una nuova forma dell’esperienza che ci sprona alla credenza ed è de=inita da essa, e in un nuovo contesto entro cui deve procedere qualsiasi ricerca della dimensione morale e spirituale» [3]. Una società diventa secolare in tal senso quando si veri=ica un mutamento dello “sfondo” — paradigma, cornice di nozioni e simboli tacitamente condivisi, supposti, dati per assodati — da “ingenuo” a “ri=lessivo”, vale a dire da uno in cui la trascendenza e il sovrannaturale sono assiomatici, ad uno in cui la pura immanenza diventa prevalente e, per l’esperienza spirituale o morale, si dischiude una pluralità di opzioni possibili, di nuovi “luoghi di pienezza” esistenziale. La chiave di tale mutamento nella storia è l’emergere di un “umanesimo
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autosuf=iciente” dal seno della c r i s t i a n i t à : i l “ d i s i n c a n t o ” dell’ordine cosmico naturale, d e l l ’ o r d i n e s o c i o - p o l i t i c o e dell’ordine morale comporta una c e r t a “ p e rd i t a” d i D i o e l a m i g ra z i o n e d e l l a “ p i e n e z z a” esistenziale verso i lidi della prosperità umana. Progressivamente l’uomo sviluppa una nuova identità, una nuova f o r m a d i a u t o c o s c i e n z a : s i concepisce ed esperisce come Sé “schermato” (non “poroso”, non soggetto alle suggestioni — buone o malvagie — di entità spirituali esterne, e quindi referente unico d e i p r o p r i m o t i i n t e r i o r i ) , “disciplinato” (capace di gestire i propri istinti e di adeguare il proprio comportamento a un contesto sociale differenziato, p u b b l i c o - p r i v a t o ) , “individuale” (distinto dagli altri, responsabile di sé davanti a sé, a Dio e agli uomini, ma anche destinatario di diritti personali inalienabili), “strumentale” (capace Figura 3. Jürgen Habermas (Düsseldorf, 18 giugno 1929), sociologo, filosofo, epistemologo. di impiegare razionalmente spazio sempre più secolarizzato”» [4]. Si tratta di una e tempo, assieme ad altre risorse, in modo da massimizzarne l’utilità e il bene=icio). Si tratta di un rilettura della teoria della secolarizzazione — vicina, quadro che si va delineando sotto vari in=lussi: dai per certi versi, all’accezione del termine cara a Taylor rivolgimenti interni al cristianesimo (nominalismo, — che non ne tradisce l’essenza, ma induce ad Riforma e Controriforma, guerre di religione, etc.), adottare una nuova mentalità riguardo al ruolo alla rivoluzione scienti=ica, alle rivoluzioni in spettante alle religioni nelle società postmoderne, Inghilterra, in America, in Francia (etc.), a sotto tre aspetti: 1. l’abbandono della convinzione Illuminismo, Romanticismo e Positivismo. Solo alla laicistica che la modernizzazione delle società debba =ine del XIX secolo l’“umanesimo autosuf=iciente” comportare la scomparsa delle religioni sul piano diventa un’opzione effettivamente disponibile, globale; 2. l’accettazione del fatto che le religioni giungendo in=ine a porsi oggi come “sfondo”, come ricomincino o continuino ad in=luire nelle diverse “cornice immanente” che consente — ma non esige sfere pubbliche nazionali, in particolar modo per — la chiusura a un termine ultimo che la trascende. quanto concerne la formazione dell’opinione e della Nel saggio La religione nella sfera pubblica delle volontà pubbliche rispetto alle questioni eticamente società post-secolari, Jürgen Habermas nota come sensibili; e 3. il riconoscimento della problematicità « q u e s t a p e r d i t a d i f u n z i o n i e q u e s t a delle tensioni religiose nella gestione del fenomeno interiorizzazione del fenomeno religioso non migratorio, per quanto riguarda l’integrazione comportino affatto una riduzione della sua ef=icace d’immigrati provenienti da paesi con culture importanza: né sul piano della sfera politica o premoderne, nel rispetto del “pluralismo delle culturale, né su quello della condotta di vita forme-di-vita”. Secondo Habermas, dunque, una personale. A prescindere dal loro peso numerico, le società diventa post-secolare senza cessare con ciò di comunità religiose continuano ad avere un loro essere secolare. E si può dire che ciò sia tanto più “posto” anche nella vita di società ampiamente vero per Taylor, il quale non tematizza affatto una secolarizzate. Possiamo perciò de=inire la coscienza differenza concettuale tra “secolare” e “postpubblica europea come “post-secolare” nel senso secolare”, anzi afferma: «pensiamo che il secolarismo che, almeno per il momento, essa accetta “il (o laicità) abbia a che fare con la relazione tra Stato e persistere di comunità religiose entro un orizzonte religione, mentre, di fatto, ha a che fare con la
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Figura 4. Jean-Pierre Houël, La presa della Bastiglia. 1789, acquarello. Bibliothèque nationale de France, Parigi.
risposta (corretta) dello Stato alla diversità. […] In effetti, il punto della neutralità statale è precisamente quello di evitare di favorire o sfavorire non solo posizioni religiose ma ogni posizione fondamentale, religiosa o non religiosa» [5]. 2. « I l m o v i m e n t o c r u c i a l e c h e o s s e r v i a m o nell’Occidente moderno a partire dal XVII secolo, il movimento che ci porta al di fuori delle concezioni cosmico-religiose di ordine, stabilisce una nuova visione “ascendente” della società, secondo la quale la società è fatta per la protezione ed il bene=icio reciproco dei suoi membri [...]. Vi è una visione normativamente forte legata a questa nuova concezione, che io ho chiamato “ordine morale moderno”. Essa racchiude fondamentalmente tre princìpi […]: 1) i diritti e le libertà dei membri; 2) l’uguaglianza tra essi [...] e 3) il principio che il governo sia basato sul consenso» [6]. La “trinità rivoluzionaria” — liberté, egalité, fraternité — de=inisce l’unica “=iloso=ia della civiltà” intorno alla quale, necessariamente, una società democratica deve organizzarsi. Lo Stato (post)secolare trova dunque la sua legittimità — non più religiosamente e
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meta=isicamente fondata — nell’etica liberale e nella norma basilare della sovranità popolare. Il rigetto dell’“incorporamento cosmico-religioso” si risolve in una tras=igurazione del “politico”: è quanto sembrerebbe sostenere Taylor, a differenza di Habermas. Il “politico” è un concetto (schmittiano) che indica la «rappresentazione simbolica e autocomprensione collettiva di una comunità che, avendo effettuato il passaggio ri=lessivo a una forma di integrazione sociale cosciente piuttosto che spontanea, si differenzia dalle società tribali. […] L’ordine simbolico dell’auto-rappresentazione collettiva delle comunità politiche era l’immagine ri=lessa del governante, la cui autorità è legittimata da qualche potere sacro» [7]; tale concetto, in breve, designa l’immaginario collettivo mediante cui una società statalmente organizzata de=inisce la sua identità, rappresentando le proprie origini e la propria posizione all’interno di un ordine universale materiale e spirituale, e garantisce la propria coesione interna, in virtù della forza uni=icatrice dell’autorità politica e della sua legittimità “sacrale”. Habermas ritiene che il processo di secolarizzazione, si sia avviato agli albori della modernità — con la differenziazione funzionale dei sottosistemi sociali e
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Figura 5. Immanuel Kant, Königsberg 1724-1804.
la burocratizzazione del potere politico — in risposta al capitalismo emergente e alle guerre di religione e sia stato poi “rati=icato” dai movimenti rivoluzionari di =ine XVIII secolo e da tutti gli altri regimi liberali e/ o democratici che hanno caratterizzato la storia politica dell’Occidente dal XIX secolo ad oggi. Nel nuovo scenario, il “politico” — nella sua tradizionale con=igurazione mitologica (arcaica), =iloso=ica (greca) e teologica (cristiana) — avrebbe perduto il proprio ruolo di fondazione e giusti=icazione dell’autorità politica. Habermas afferma esplicitamente che «la legittimità democratica è l’unica a disposizione oggi. L’idea di rimpiazzarla o di completarla in modo generalmente vincolante mediante qualche fondazione presumibilmente “più profonda” della Costituzione conduce all’oscurantismo. [...] L’unico elemento che trascende la politica amministrativa e la politica del potere istituzionalizzato emerge dall’uso anarchico della libertà comunicativa che mantiene in vita l’alta marea dei =lussi informali della comunicazione pubblica provenienti dal basso» [8]. In altre parole, per Habermas, la legittimità del sistema democratico è garantita dalla procedura democratica in sé, quale fondazione autonoma dei princìpi costituzionali che esigono di essere accettati da tutti i cittadini perché razionali (à la Kant). Il “politico” non può più sussistere che entro i con=ini della società civile, dove trova il suo ruolo nella costruzione discorsiva del consenso, nella formazione democratica dell’opinione e della volontà pubblica (e sovrana) dei cittadini; lo Stato, nei suoi elementi costituzionali essenziali e in tutti i suoi ambienti istituzionali, deve invece mantenere una posizione “neutrale” rispetto alla pluralità di “visioni del mondo” che si fronteggiano tra loro nell’arena pubblica. Habermas ammette, tuttavia, che il sussistere della democrazia richieda — come presupposto “pre-politico” — «l’acquisizione delle
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pratiche e della mentalità di una cultura politica liberale» [9] da parte del popolo. Taylor, di contro, sostiene che gli Stati secolari moderni non possano prescindere dal riferimento — quantomeno analogico — al “politico”. Se il “politico” indica il complesso di rappresentazioni simboliche attraverso cui una società statalmente organizzata dà forma alla sua identità c o l l e t t i v a e s i a u t o - c o m p r e n d e rispecchiandosi nell’immagine del suo governante — la cui autorità è ritenuta legittima in virtù di un qualche fondamento “sacrale” o “meta-sociale” — allora si può dire che la secolarizzazione abbia provocato una tras=igurazione del “politico”, i cui riferimenti “ingenui” a un ordine naturale, morale e sociale “incantato”, proteso verso un termine trascendente, mutano in riferimenti “ri=lessivi” ad un ordine naturale, morale e sociale immanente e “disincantato”, volto al =ine di massimizzare la libertà e la prosperità umana. Il processo di secolarizzazione di matrice francese si è esplicitamente con=igurato in tal senso, intendendo fondare lo Stato su «“una moralità indipendente da tutte le religioni” [...]. La base di questa morale è la libertà. Per affermare se stessa contro la religione, la moralità sottesa allo Stato deve basarsi su qualcosa di più della mera utilità o del sentimento; essa ha bisogno di una vera “théologie rationnelle”, come quella di Kant» [10]. Benché oggi la laicità delle istituzioni costituisca la risposta dello Stato all’irriducibile pluralità di “posizioni fondamentali”, sia religiose che a-religiose, è ancora possibile rintracciare un retaggio — pur mitigato e sfumato — di tali argomentazioni in pensatori che, come Habermas, non hanno abbandonato del tutto il “mito illuminista” di una “pura” ragione, neutrale e universale, quale fondamento stabile da cui far derivare normativamente i princìpi etico-politici fondamentali, mediante il tipo d’argomento «convincente per qualsiasi pensatore onesto e non confuso» [11]. Tale tipo d’argomento in realtà — sostiene Taylor — non è applicabile ai princìpi eticopolitici, intorno ai quali tuttalpiù può prodursi un “consenso per intersezione” a partire da diverse visioni basilari del mondo, religiose e non. Tuttavia bisogna notare che, in una società già secolarizzata, le varie visioni del mondo si danno come mere opzioni compossibili, situate entro il medesimo “sfondo” immanente ed entro una “=iloso=ia della civiltà” [12] comune, normativamente forte, considerabile come il nucleo “politico” intorno a cui si organizza la società democratica e liberale. Questa “=iloso=ia della civiltà” si regge su tre norme essenziali — 1) diritti umani; 2) uguaglianza e non
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discriminazione; 3) governo basato dal consenso — e su un fondamento della legittimità dell’autorità politica riducibile alla nozione di “sovranità popolare”. Ma, «per diventare sovrano, un popolo ha bisogno di formare un’entità e avere una personalità […], un nuovo tipo di agire collettivo. È un agire con il quale i suoi membri si i d e n t i = i c a n o [ … ] . N e l l ’ e t à democratica ci identi=ichiamo in quanto agenti liberi. Questo è il motivo per cui la nozione di “volontà popolare” gioca un ruolo cruciale nell’idea di legittimazione» [13]. In altre parole, un popolo che si è dato u n o r d i n a m e n t o s t a t a l e Figura 6. La Basilica di S. Pietro nel 1962 durante il Concilio Ecumenico Vaticano II. democratico non può avere u n ’ i d e n t i t à p o l i t i c a c h e presupposti epistemici, derivare i modi e i “luoghi” in prescinda dal suo auto-comprendersi come unica cui si realizza concretamente. legittima autorità sovrana, alla luce di un Secondo Habermas, la neutralità dello Stato si dà nel immaginario liberale condiviso; le “norme basilari” fondamento razionale “puro” dei suoi elementi liberal-democratiche rientrano dunque tra i fattori costituzionali essenziali, espressi in un linguaggio identitari di un popolo, accanto alle sue tradizioni storiche, linguistiche e religiose. Questa “=iloso=ia “pubblico” o “uf=iciale” laico — perciò “condiviso della civiltà” potrebbe trovare una “fondazione più universalmente” — e rati=icati da un pur “astratto e profonda” in una religione civile, come in qualche vago” consenso di fondo tra cittadini [15]. Si dà ideologia non-religiosa o anti-religiosa, capace di anche, conseguentemente, nelle sue istituzioni giusti=icarne i princìpi e fungere da fattore di p u b b l i c h e — p a r l a m e n t i , t r i b u n a l i , c o r p i uni=icazione e stabilizzazione sociale — laddove il amministrativi — i cui atti, collettivamente consenso per intersezione appare ancora come una vincolanti, vanno giusti=icati da ragioni espresse nel soluzione instabile e relativamente non sperimentata medesimo linguaggio “pubblico”. «Ma, =ino a quando — sennonché «una democrazia realmente le comunità religiose rivestono un ruolo vitale nella diversi=icata non può ritornare a una sola religione società civile e nella sfera pubblica, la politica è un civile, o a un’anti-religione, per quanto questo possa prodotto dell’uso pubblico della ragione tanto da essere fonte di conforto, senza tradire i propri parte dei cittadini religiosi quanto da parte di quelli princìpi. Siamo condannati a vivere in un consenso non religiosi» [16]. Ne risulta che, per prendere parte per intersezione» [14]. In altre parole, per Taylor, alle deliberazioni democratiche, i cittadini credenti sussiste un nucleo — almeno analogicamente — devono «accettare che i possibili contenuti di verità “politico” a fondamento dello Stato, dei suoi elementi degli enunciati religiosi siano tradotti in un costituzionali essenziali e degli ambienti istituzionali, linguaggio generalmente accessibile» [17], cioè nel che va rintracciato in una “cornice” liberallinguaggio “pubblico” laico, epurato da riferimenti e democratica ch’è normativamente forte, mentre la giusti=icazioni che non possono essere condivisi da pluralità di “visioni del mondo” si fronteggia nella tutti i cittadini indifferentemente; di contro, i sfera pubblica, rispetto a cui lo Stato stesso deve cittadini secolari devono tenere in conto i contributi restare neutrale. religiosi “tradotti”, senza bollarli aprioristicamente come assurdità indimostrabili. Le comunità religiose 3. sono chiamate ad introiettare i valori liberali, Uno Stato (post)secolare è uno Stato neutrale adeguandovi i propri articoli di fede — sebbene rispetto alla pluralità di visioni del mondo non siano «le stesse comunità religiose a dover fondamentaliste, sia religiose che laiche. La autonomamente decidere se nella fede riformata questione nodale è, a questo punto, la seguente: esse possano riconoscere la loro fede “vera”» [18], de=inire la “neutralità” dello Stato; risalire ai suoi com’è stato fatto dal cattolicesimo durante il Concilio
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per cui ci si sa tutti membri di «una comunità inclusoria di cittadini giuridicamente equiparati: una comunità nella quale ciascuno è (responsabilmente) debitore verso l’altro delle proprie opinioni e iniziative politiche» [19]. Secondo Taylor, la neutralità dello Stato si dà nei suoi elementi costituzionali essenziali e nei princìpi etico-politici che ne stanno alla base (libertà/diritti umani, uguaglianza/rule of law, fraternità/democrazia), in quanto tutte le componenti della società concordano intorno ad essi, pur differendo sulle ragioni profonde —religiose e non — con cui li giusti=icano. «Non c’è un set di princìpi eterni che […] possano essere determinati dalla pura ragione» [20]. Lo Stato è perciò neutrale se equilibra e massimizza tali re q u i s i t i , s e n z a c o n c i ò favo r i re o svantaggiare nessuna delle visioni del mondo, secolari o religiose che siano. Ne consegue che lo Stato deve consentire ai cittadini di utilizzare liberamente tutti i tipi di argomenti nell’ambito delle istituzioni pubbliche — parlamenti, tribunali, corpi amministrativi — purché gli atti =inali, collettivamente vincolanti — leggi, sentenze, atti amministrativi — siano formulati nel linguaggio uf=iciale “neutrale”. Taylor rigetta con forza la tesi di una differenza epistemica tra la ragione secolare e la ragione religiosamente informata, sostiene piuttosto che non sia possibile, in generale, disporre di argomenti “infallibili” da cui far derivare normativamente i princìpi etico-politici in modo convincente «per qualsiasi pensatore onesto e non confuso» [21], e giungere a Figura 7. Frontespizio de Il Leviatano di Thomas Hobbes. Londra 1651. delle soluzioni compiutamente discorsive, astraendo dalle obbligazioni profonde di Vaticano II e dalle chiese protestanti a partire dagli ciascuna dottrina fondamentale, religiosa o meno. anni ’60, come alcuni si aspettano che accadrà «Non si possono avere traduzioni di quei tipi di riferimenti [dottrinali] perché sono riferimenti che nell’Islam europeo — è richiesta loro inoltre la nontoccano realmente le vite spirituali di certe persone e interferenza nell’ambito delle scienze “mondane”. Dai non di altre» [22]. Lo Stato democratico dovrà cittadini laici invece si aspetta l’accettazione di dunque esprimere di volta in volta le convinzioni possibili contenuti veritativi insiti nelle tradizioni attuali dei suoi cittadini — nella misura in cui non religiose — in continuità col plurisecolare processo contravvengano ai princìpi costituzionali essenziali di appropriazione dei contenuti semantici giudaico— perché le sue decisioni non possono conferire cristiani da parte del pensiero =iloso=ico occidentale — nonché il riconoscimento del prezioso contributo speciale riconoscimento sulle altre a nessuna delle visioni del mondo. sociale assicurato dalle comunità religiose grazie alla loro peculiare sensibilità solidaristica verso le forme Conclusione di vita più fragili o problematiche. La relazione tra la Mi sembra che le considerazioni di Habermas e componente religiosa e quella secolare della Taylor offrano degli spunti importanti per una popolazione si con=igura dunque come un “processo corretta auto-comprensione della modernità, a di apprendimento complementare”, scaturente dal partire dal signi=icativo riferimento al nominalismo principio etico-civico di “riconoscimento reciproco”,
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come matrice primitiva dell’intero processo di secolarizzazione. L’essenza del nominalismo sta nella negazione della sussistenza di un ordine meta=isico quale fondamento della realtà naturale — che viene privata così della propria razionalità intrinseca e della propria intelligibilità — sostituito dalla volontà divina nella sua assolutezza. Il germe del nominalismo ha per =iore il Protestantesimo — con la negazione dell’ordine gerarchico della Chiesa, la contrapposizione tra fede e ragione, il volontarismo a s s o l u t i s t i c o i m p l i c i t o n e l c o n c e t t o d i predestinazione — e per frutto la nascita dello Stato moderno — che, per far fronte al caos generato dalle guerre di religione, nega l’ordine sociale già costituito, abolendo tutti i corpi intermedi (ceti, ordini, corporazioni, etc.), e afferma l’assolutezza del potere politico sovrano, la cui volontà legiferatrice crea dal nulla il diritto, con cui riplasma l’ordine sociale. Si tratta di un passaggio cruciale, su cui credo sia bene soffermarsi un momento. Se il diritto non si fonda più su un ordine naturale e sociale preesistente — come in età antica e medievale — bensì sulla mera decisione, scompare il discrimine tra legalità e legittimità: «auctoritas, non veritas, facit legem» [23]. Mi sembra che questo passaggio non sia stato suf=icientemente valorizzato da nessuno dei due pensatori di cui sopra. Eppure ritengo sia fondamentale, dato che i moti rivoluzionari del XVIIIXIX secolo hanno ghigliottinato il re e incoronato sovrano il popolo. Vero è che, contestualmente, l’affermazione dei princìpi etico-politici liberali ha quasi neutralizzato il concetto stesso di sovranità, postulando il “governo impersonale della legge” e una concezione del diritto normativista. Quel che vorrei evidenziare è che, tuttavia, la decisione sembra permanere nel diritto come elemento costitutivo, per quanto si cerchi di ridurlo a vantaggio della norma: un ordinamento giuridico può infatti entrare in vigore ed informare la realtà solo se viene istituito mediante un atto della volontà sovrana. Ed è perciò che il concetto di volontà popolare gioca ancora un ruolo sostanziale nella legittimazione dei fondamenti costituzionali di uno Stato: esiste un momento di arbitrarietà, connaturato all’atto decisionale, in cui vengono stabiliti i princìpi costituzionali essenziali. Tale momento rati=ica la conclusione di un con=litto tra più istanze valoriali irriducibili e, in quanto tale, si de=inisce come un ve ro e p ro p r i o p o s i z i o n a m e n t o . N e p p u re l’ordinamento liberal-democratico, dunque, è neutrale: la stessa laicità è una presa di posizione dello Stato, come lo sono libertà, uguaglianza e fraternità. Non esiste una ragione pura, nonposizionata, decontestualizzata. Perciò ritengo, con Taylor, che sia necessario mantenere un riferimento al “politico”, in quanto tale concetto esprime proprio
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la presa di posizione di un popolo statalmente organizzato rispetto a un universo sia materiale che s p i r i t u a l e , e t a l e n o z i o n e r i m a n d a a l l a categorizzazione amico-nemico, vale a dire a un rapporto di opposizione esistenziale tra gruppi umani eterogenei, le cui posizioni (religiose, economiche, sociali, etniche, sessuali,...) sono virtualmente con=littuali e prospettano l’eventualità della guerra, tra Stati o civile. Tali dinamiche non possono essere semplicemente ridotte alla mancata o fallita comunicazione tra le parti [24]. Perciò concordo con Taylor anche per quanto concerne l’uso del linguaggio nella sfera pubblica.
Bibliografia 1. Cfr. Habermas J., Fondamenti pre-politici dello stato di diritto democratico, in Tra scienza e fede, Laterza, 2006, e id., La religione nella sfera pubblica delle società postsecolari, in Verbalizzare il sacro: Sul lascito religioso della FilosoFia, Laterza, 2015. 2. Habermas J., La religione nella sfera pubblica delle società post-secolari, in Verbalizzare il sacro: Sul lascito religioso della FilosoFia, J. Habermas (a cura di), Laterza, Roma-Bari 2015, (e-book formato ePub, 2015). 3. Taylor C., L'età secolare, Feltrinelli, Milano 2009, p. 26. 4. Habermas J., La religione nella sfera pubblica delle società post-secolari, op. cit. 5. Taylor C., Contro il mito dell’Illuminismo, in Micromega, 1/2013, pp. 21-22. 6. Ivi, p. 31. 7. Habermas J., Linguaggio religioso e uso pubblico della ragione, in Micromega, 1/2013, p., 4; de=inizione sostanzialmente condivisa e ripresa da Taylor (cfr. Taylor C., Contro il mito dell’Illuminismo, Micromega, 1/2013, p. 30). 8. Ivi, pp. 14-15. 9. Habermas J., Fondamenti pre-politici dello Stato di diritto democratico?, in Tra scienza e fede, J. Habermas (a cura di), Laterza, Roma-Bari 2006, (e-book formato ePub, 2016). 10. Taylor C., Contro il mito dell’Illuminismo, op. cit., p. 24 11. Ivi, p. 38. 12. Ivi, p. 31. 13. Ivi, pp. 27-28. 14. Ivi, p. 32. 15. Habermas J., Taylor C., in conversazione con Calhoun C., in Micromega, 1/2013, pp. 45-46. 16. Habermas J., Linguaggio religioso e uso pubblico della ragione, op. cit., p. 14. 17. Ivi, p. 15. 18. Habermas J., La religione nella sfera pubblica delle società post-secolari, op. cit. 19. Ibid. 20. Taylor C., Contro il mito dell’Illuminismo, op. cit., p. 23. 21. Ivi, p. 38. 22. Habermas J., Taylor C., in conversazione con Calhoun C., op. cit., p. 44. 23. Hobbes T., Il Leviatano, trad. it. cit., cap. XXVI, p. 245 (da Schmitt C., I tre tipi di pensiero giuridico, in Le categorie del politico, (a cura di) Miglio G. e Schiera P., il Mulino, Bologna, 1972, p. 263). 24. Cfr. Schmitt C., Le categorie del politico, (a cura di) Miglio G. e Schiera P., il Mulino, Bologna, 1972.
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LE EPIDEMIE NELLA STORIA /6 L’in3luenza asiatica Giusi Sanci*
L'In&luenza Asiatica è quella che è stata de&inita una pandemia in&luenzale di origine aviaria, causata dal virus H2N2. L'in&luenza aviaria è una malattia virale il cui nome deriva dall'animale ospite, rappresentato in questo caso dai volatili, che fungendo da serbatoio possono eliminarlo con le feci. Solitamente tali uccelli non si ammalano, ma possono essere molto contagiosi per quelli domestici come polli, anatre e tacchini, animali da cortile con cui gli uomini entrano in contatto con maggiore facilità. Questo virus può sopravvivere nei tessuti e nelle feci degli animali infetti per lunghi periodi, soprattutto a basse temperature (oltre 4 giorni a 22 °C e più di 30 giorni a 0 °C). Al contrario, esso è sensibile all’azione del calore (almeno 70 °C) e viene completamente distrutto durante le procedure di cottura degli alimenti. Al momento, la sua trasmissione è stata dimostrata soltanto da animali infetti all’uomo a seguito di contatto stretto con volatili vivi infetti. I virus in&luenzali cambiano continuamente ed esiste comunque il rischio che durante questa mutazione possano essere in grado di trasmettersi da uomo a uomo. Un virus pandemico può emergere attraverso due principali meccanismi: ricombinazione e mutazione adattiva. Le analisi genetiche e biochimiche dei virus risalenti al 1957 li hanno identi&icati come virus ricombinanti umani e aviari. Il virus del 1957 (H2N2) ricevette 3 dei suoi geni da un virus aviario e i restanti 5 dal ceppo umano circolante H1N1 che aveva causato la
Figura 1. Agosto 1957.
pandemia del 1918 ( i n & l u e n z a spagnola). Dopo una pandemia, il virus continua a circolare per decadi p r o v o c a n d o m a l a t t i e g r a v i , & i n c h é v i e n e s o s t i t u i t o d a l successivo ceppo pandemico. L a m u t a z i o n e adattiva è l'altro m e c c a n i s m o attraverso il quale il virus può emergere. Questo meccanismo comporta cambiamenti graduali del virus che si realizzano nel corso di infezioni successive a carico dell'uomo o di altri mammiferi, per la qual cosa il virus aviario acquisisce progressivamente quei cambiamenti necessari a favorire la sua trasmissibilità fra gli umani. Nel corso del '900 la comparsa di nuovi sottotipi di virus in&luenzali di tipo A ha causato 3 pandemie che si sono diffuse in tutto il mondo: 1918-1919, in&luenza Spagnola (A-H1N1) di cui abbiamo parlato in un precedente articolo; 1957-58, in&luenza asiatica (A-H2N2); 1968-1969, in&luenza di Hong Kong (AH3N2). L'in&luenza asiatica ebbe la sua origine in Cina all'inizio del 1956 e la sua comparsa si pensa sia dovuta ad una mutazione avvenuta nelle anatre selvatiche in combinazione con un ceppo umano già esistente. Dopo l'iniziale diffusione in Cina, raggiunse Singapore nel febbraio del 1957 e ad aprile ad Hong Kong per poi proseguire in Africa, il primo continente dopo l'Asia ad essere contagiato, e gli Stati Uniti a giugno, ultima l'Europa. In Europa, il paese ad essere più colpito fu il Regno Unito, mentre nel mondo furono gli Stati Uniti d'America a far registrare il maggior numero di decessi, tra i 70.000-116.000. Le stime mondiali di decessi variano tra 1 e 4 milioni. In Italia l'in&luenza asiatica arrivò molto prima delle classiche in&luenze stagionali. I primi casi infatti vennero riscontrati nel meridione, in piena estate, con Napoli, la città
*Farmacista
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Figura 2. Fonte: https://www.qdnapoli.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4412:coronavirus-parente-della-sars-e-ilnuovo-virus-da-sconfiggere-le-grandi-epidemie-e-pandemie-attenzione-all-estate&catid=19&Itemid=115
maggiormente colpita, che ad agosto vide un terzo dei suoi cittadini colpiti dal virus. A favorire la propagazione della malattia in tutta la penisola contribuirono i soldati di leva che, tra licenze, esercitazioni e parate, si muovevano per tutto il Paese. L'in&luenza Asiatica presentava sintomi molto simili a quelli di una normale in&luenza stagionale: febbre, dolori, mal di gola e tosse, con la differenza che per recuperare e guarire non bastavano pochi giorni, ma diverse settimane. La pericolosità della malattia era dovuta alle possibili complicanze, che consistevano nello sviluppo di polmonite o insuf&icienza cardiaca, spesso fatali nei soggetti che ne venivano colpiti. La popolazione che maggiormente si ammalava era rappresentata da giovani di età compresa tra i 6 e 15 anni, mentre gli anziani risultarono quasi immuni grazie agli anticorpi sviluppati dalle precedenti pandemie, come ad esempio la spagnola. Particolarmente letali si dimostrarono le associazioni fra in&luenza e morbillo, e fra in&luenza e tubercolosi, sia in età pediatrica che negli adulti. Le morti si veri&icavano soprattutto nelle persone affette da malattie croniche, e i meno colpiti dalle forme gravi furono i soggetti sani. Durante la prima ondata, i casi di malattia furono concentrati soprattutto nelle scuole materne ed elementari; ciò fu attribuito agli stretti contatti che si stabiliscono in luoghi affollati
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come questi, piuttosto che ad una speci&ica vulnerabilità età-dipendente. In generale, i contatti e l’affollamento, come osservato anche nelle caserme, favorivano l'espansione dell’infezione. Nella maggior parte dei Paesi, seguì l'esplosione di una seconda ondata che causò tassi altissimi di malattia e aumento notevole della mortalità. Diversamente dalla prima, che colpì soprattutto i bambini in età scolare, questa si concentrò in prevalenza sugli anziani, il che aiuta a capire l'incremento della mortalità. Per il contenimento della malattia e la limitazione dei decessi fu determinante l'innovazione scienti&ica in campo medico: nel 1957, nell'Istituto di microbiologia Wright-Flemming di Londra, venne prodotto un vaccino che limitò e rallentò gli effetti dell'epidemia in modo signi&icativo, anche se non riuscì a debellarla. Inoltre la possibilità di avere antibiotici per la cura delle infezioni secondarie, ha limitato la mortalità. I vaccini furono disponibili ad agosto negli USA, ad ottobre nel Regno Unito e a novembre in Giappone. Le quantità erano insuf&icienti per un uso su scala mondiale, anche perché il problema maggiore era ra p p re s e n t a to d a l l ' i n a d e g u a t a c a p a c i t à d i preparazione. Paesi con particolari capacità di gestione furono in grado di produrre quantità di vaccino appena suf&icienti a proteggere quanto meno
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Figura 3. Svezia, 1957. Letti di emergenza allestiti in una palestra. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Influenza_asiatica#/media/ File:Asian_flu_in_Sweden_1957_(2).jpg
i gruppi più a rischio. Nessun Paese aveva capacità di produzione tali da coprire la sua intera popolazione, tanto meno di esportare la propria produzione altrove. Le misure di quarantena furono applicate in diversi Paesi senza dimostrare in genere una grossa ef&icacia, riuscendo al massimo a ritardare l'inizio di un'ondata di un paio di mesi. Il divieto di convegni e la chiusura delle scuole erano considerate le uniche misure che avrebbero potuto evitare l'espansione della pandemia in&luenzale. Per le autorità sanitarie, la s&ida più grande presentata dalla pandemia del 1957 fu assicurare l'approvvigionamento di adeguati servizi medici e ospedalieri. I provvedimenti per rallentare la velocità di espansione, e quindi ridurre il picco di incidenza dei casi, erano giusti&icati solo se consentivano di assicurare comunque le cure mediche e gli altri servizi assistenziali. Nonostante i dati a livello mondiale, e nonostante il virus H2N2 fosse riuscito a colpire un terzo della popolazione, confrontata con le pandemie precedenti, l'asiatica fece un numero minore di vittime: la mortalità fu contenuta attestandosi su un tasso dello 0,4%, pari a circa 2 milioni di morti in tutto il mondo. Il virus dell'in&luenza asiatica (H2N2) era destinato ad una breve permanenza tra gli esseri umani e scomparve solo dopo 11 anni, ma fu soppiantato dal sottotipo H3N2 (in&luenza di Hong Kong), che fu la causa della terza pandemia del ‘900. Si può affermare che esiste un'ampia tipologia di eventi che agiscono sulla mancata eliminazione dei
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Theriaké
vecchi patogeni e la comparsa di nuovi, e sono stati individuati almeno 4 gruppi di fenomeni: 1) u r b a n i z z a z i o n e , m o d i & i c a z i o n e d e l c l i m a , inquinamento da attività umane; 2) crescita della popolazione, povertà e disuguaglianze sociali ed economiche, malnutrizione, carenze idriche; 3) organizzazione socio-sanitaria de&icitaria, guerre, migrazione di migliaia di individui; 4) viaggi, comportamenti a rischio, uso improprio di antibiotici e antivirali, invecchiamento della popolazione. L' i n s i e m e d i q u e s t i fa t to r i p a r te c i p a a l l a modi&icazione degli ecosistemi, allo sviluppo di nuovi patogeni e di malattie emergenti.
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Anno IV n. 32 – Marzo – Aprile 2021