marzo 2021
Contesa giocosa. Bassotti a pelo duro. Foto Silvia Bagni.
Uno studio dell’Università di Hong Kong rileva importanti dati riguardanti l’isolamento giovanile
Il cielo in una stanza Ancora una volta il protagonista è lui: il cane. Affetto, attenzione, pazienza e silenziosa presenza per restituire fiducia ai “ragazzi nascosti”
Identificato per la prima volta in Giappone negli anni ‘90, dove veniva definito “hikikomori” (termine oramai utilizzato in tutto il mondo per indicare persone “autorecluse”), questo fenomeno che vede migliaia di persone isolarsi dal mondo, rinchiusi nelle loro stanze a dialogare soltanto attraverso la tecnologia digitale, è arrivato anche nel nostro Paese dove si contano migliaia di casi. Il fenomeno è talmente diffuso a livello mondiale che sono sorte molte associazioni (anche in Italia dove il fenomeno è in aumento con numeri esponenziali) che offrono supporto specialistico sia ai diretti interessati che alle famiglie coinvolte. Anche la scienza e la ricerca stanno affrontando il problema (o meglio, la patologia) da molti punti d’osservazione per cercare di trovare elementi che possano offrire
conforto e supporto. A detta degli esperti, la questione non è di facile soluzione dato che le persone che scelgono di isolarsi dal mondo, in realtà – a loro modo di vedere - avrebbero trovato un modo alternativo di “sopravvivere” senza la necessità di condividere nulla di reale con la società esterna. Una novità in questo campo, tuttavia, è la ricerca su come gli animali possano aiutare coloro che lottano contro la società moderna, in particolare quello che comunemente viene definito “il ritiro sociale acuto”, in cui le persone si chiudono nelle loro stanze, abbandonando non solo la scuola o il lavoro, ma anche tutta l’intera società esterna. In Gran Bretagna, sono definiti NEET (Not in Education, Employment or Training) termine che indica persone 43