N. 3 marzo 2021 - Pubblicazione online sul sito www.enci.it
CONVOCAZIONE ASSEMBLEA SOCI PASTORE DEL CAUCASO BARBET BRACCO D’AUVERGNE L’AMICO GENIALE PROVE A LONATO
“organo ufficiale ENCI”
marzo 2021
Bassotto a pelo lungo. Foto Alice Buccomino.
sguardi magnetici... Beagle. Foto Loris Battaglia.
SOMMARIO Assemblea gnerale dei Soci Notizie ENCI Trofei ENCI Vizi e virtù del Pastore del Caucaso Nicola Roberti & Luca Bastiani Il Barbet è gioia di vivere Elaine Narduzzo Bracco d’Auvergne, bello e bravo Marco Ragatzu Il Bergamasco in trecento pagine Rodolfo Grassi Cammina, cammina... Gisella Maraschio Il cane ha la patria in Siberia Renata Fossati L’amico geniale Renata Fossati I cani della storia Rodolfo Grassi Il cielo in una stanza Renata Fossati Un patto per una vita nuova A.B. Notizie dal Mondo C’era una volta... e c’è ancora Ermelinda Pozzi I funghi sulla pelle Sara Ceccarelli Le sei giornate di Brescia Marco Ragatzu Standard in pillole
5 7 9 11 18 23 28 31 32 35 40 43 46 50 52 55 57 60
PER LE ASSOCIAZIONI SPECIALIZZATE DI RAZZA RAZZE: LE PAGINE DELLA RIVISTA SONO A DISPOSIZIONE PER ARTICOLI RIGUARDANTI LE RAZZE TUTELATE SU TEMI A SCELTA QUALI: STORIA, DIF FUSIONE SUL TERRIOTRIO, CARATTE RE, EDUCAZIONE, ADDESTRAMENTO, ATTIVITA SOCIALI, SPORT, SALUTE, VITA IN FAMIGLIA. CONVEGNI E SEMINARI SULLE RAZZE TUTELATE RUBRICA “CLUB”: SONO A DISPO SIZIONE PER SPECIALI E RADUNI. CORREDATE DA FOTO, CLASSIFICHE E BREVI TESTI SUGLI EVENTI. SI PREGA DI CONTATTARE PREVENTI VAMENTE LA REDAZIONE redazione@enci.it - tel. 0270020358 dalle 8,30 alle 12,30 dalle 13,30 alle 17,30
PER I GRUPPI CINOFILI Si informano i Gruppi Cinofili ENCI che all’interno de “I Nostri Cani” sono disponibili gratuitamente pagine dedi cate ai resoconti delle Esposizioni Internazionali e Nazionali. Per avere informazioni riguardanti gli aspetti tecnici e le modalità d’invio, contattare la redazione: redazione@enci.it - tel. 0270020358
TEMPI DI CONSEGNA DI TESTI E FOTO Pubblicità expo: entro il giorno 5 del mese precedente l’uscita (es. 5 novem bre per pubblicazione in dicembre) Articoli: previo accordi con la redazione Rubrica club: entro il giorno 5 del mese precedente l’uscita, in merito allo spazio disponibile Successi: in ordine di ricevimento, in merito allo spazio disponibile inviare a redazione@enci.it TUTTE LE RUBRICHE SONO GRATUITE Si ringrazia per la collaborazione
FORMATO TESTI E FOTO Testi in WORD o similari di scrittura (NO pdf) Foto in formato jpg o tif NON impaginare
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ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI es os t Ag itui gio ta rn con am c en onv to oc de az l 6 ion -4 e -2 pu 02 b 1 blic
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Ai sensi dell’art. 9, commi 4, 5 e 6 dello Statuto Sociale, si comunica che l’Assemblea dei Soci dell’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana è convocata in Assago (MI) presso NH Milano Congress Centre – Strada 1 Milanofiori – 20057 Assago (MI) – tel 02-82221 alle ore 18,00 di giovedì 29 aprile 2021 in 1a convocazione ed il giorno 30 aprile 2021 nello stesso luogo alle ore 9,00 in 2a convocazione. L’Assemblea è valida in prima convocazione quando siano presenti o rappresentati almeno la metà dei voti spettanti alla totalità dei Soci; l’Assemblea sarà valida in seconda convocazione qualunque sia il numero dei Soci presenti o rappresen tati.
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ORDINE DEL GIORNO: Parte Ordinaria 1. Relazione del Presidente sulla gestione dell’anno 2020; 2. Relazione del Collegio dei Sindaci al Bilancio Consuntivo 2020; 3. Approvazione del Bilancio Consuntivo 2020; 4. Programma Generale dell’attività dell’Ente nel 2021; 5. Approvazione del bilancio di previsione 2021; 6. Approvazione modifiche del Regolamento di attuazione dello Statuto Sociale; 7. Elezione di un membro del Consiglio Direttivo – sezione Soci Collettivi (*); 8. Proposta di esclusione – ai sensi degli artt. 7 lett. c) e 11 lett. h) dello Statuto Sociale e 33.1 lett. d) del Regolamento di attuazione dello Statuto – di Adriano Azzollini, a seguito del provvedimento delle Commissioni di Disciplina; 9. Proposta di esclusione – ai sensi degli artt. 7 lett. c) e 11 lett. h) dello Statuto Sociale e 33.1 lett. d) del Regolamento di attuazione dello Statuto – di Salvatore Piccoli, a seguito del provvedimento delle Commissioni di Disciplina; 10. Proposta di esclusione – ai sensi degli artt. 7 lett. c) e 11 lett. h) dello Statuto Sociale e 33.1 lett. d) del Regolamento di attuazione dello Statuto – di Vincenzo Rago, a seguito del provvedimento delle Commissioni di Disciplina; 11. Costituzione organo giudicante per valutazione appello proposto da Lorenzo Toselli avan ti alla Commissione di Disciplina di II Istanza dell’ENCI. (*) Relativamente al punto 7 avranno diritto di voto i soli Soci Collettivi
Co
L’Assemblea è organizzata nel rispetto delle norme di sicurezza previste per il Covid-19. La riunione è convocata in presenza salvo eventuali successive norme sanitarie che potrebbero impedirne lo svolgimento in tale modalità. La Relazione del Presidente sulla Gestione dell’anno 2020, il Bilancio Consuntivo dell’eserci zio 2020, il Bilancio di Previsione dell’esercizio 2021 e le modifiche del Regolamento di attua zione sono disponibili sul sito dell’ENCI, in un’area dedicata, consultabili da tutti gli aventi diritto previa registrazione. VERIFICA POTERI DI VOTO, COMUNICAZIONI AI SOCI ALLEVATORI E SOCI COLLETTIVI: Possono partecipare con diritto di voto soltanto i Soci in regola con la quota sociale 2021. 5
Notizie ENCI
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ile r ap In caso di impossibilità a partecipare ai lavori assembleari, i soci Allevatori ed i Presidenti dei i Gruppi Cinofili e delle Associazioni Specializzate potranno inviare la loro delega entro le ore d 12,30 di mercoledì 28 aprile 2021 alla sede ENCI di Milano, esclusivamente a mezzo fax al n.ro e 02/70020323 o a mezzo email agli indirizzi segreteria@pec.enci.it e segreteria@enci.it, m u secondo quanto disposto ai commi 4 e 5 dell’art. 10 dello Statuto Sociale e secondo le n modal lità che seguono. usocio deles Non sono ammesse correzioni o cancellazioni sulle deleghe ne è consentito ad un ta le deleghe gato di trasferire le proprie deleghe ad un altro socio. Inoltre: - saranno accettate a trasmesse a mezzo fax o email se redatte sulla cartolina di convocazione; deleghe lic - se ledalla b vengono redatte su modulo diverso dalla cartolina dovranno essere accompagnate fotob copia del documento di riconoscimento del delegante; - verrannouaccettate tutte le deleghe, p 1se pervenute alla sede ancorché non registrate nei termini contenuti nella convocazione, e 2 fax o email, entro e n 2a0mezzo sociale ENCI sopradetta, c/o la Commissione Verifica Deleghe o i - accettate le deleghe tranon oltre le ore 12,30 di mercoledì 28 aprile 2021;a- znon saranno 4 smesse dopo le ore 12,30; - l’indicazione del codice 6 del delegante è sempre obbligaoc efiscale l v toria. onto d c Per i soci Allevatori - Le quote associative dei n soci Allevatori pervenute alla sede sociale on convalidate e dell’ENCI dopo il 22 aprile 2021, saranno soltanto se effettuate con pagamenti in c m a a contanti o con altri mezzi a copertura garantita. Le quote Socio Allevatore pagate presso i it rnconvalidate se effettuate u Gruppi Cinofili/Delegazioni tsaranno e regolarizzate verso ENCI, ti ggio entro martedì 27 aprile s 2021. o A s Per i Gruppi Cinofili/Associazioni Specializzate di razza - I Gruppi Cinofili/Associazioni e Specializzate dita razza devono aggiornare i propri associati e regolarizzare il versamento delle quote all’ENCI ca utilizzando il programma “Gestione Soci” entro martedì 27 aprile 2021. Il o pagamento essere effettuato mediante carta di credito. In virtù dell’art. 8.1 lett. C del ev deve r Regolamento di attuazione dello Statuto Sociale ENCI, il numero dei voti spettanti al Socio e viene calcolato in relazione ai propri associati, aggiornati da quest’ultimo sino a tre Collettivo n o prima della data dell’Assemblea, ossia fino al 27 aprile 2021. I Soci inseriti dopo tale zi giorni a termine, quindi dal 28 aprile 2021, non concorreranno al computo dei voti spettanti al Socio c
vo n o
Collettivo.
Il Presidente Espedito Muto
C
Elezione di un membro del Consiglio Direttivo dell’ENCI La modulistica da utilizzare (1), (2), per la presentazione del candidato quale membro del Consiglio Direttivo dell’ENCI è scaricabile dal sito www.enci.it. Regolamentazione presentazione del candidato al Consiglio Direttivo ENCI La documentazione inerente la candidatura dovrà essere trasmessa a mezzo PEC all’indirizzo segreteria@pec.enci.it entro le ore 12.00 di lunedì 29 marzo 2021. All’ENCI dovrà pervenire dichiarazione di accettazione della candidatura sottoscritta dal candidato (1), compilata preferibilmente utilizzando l’apposito modulo (1). Il tutto dovrà essere accompagnato dalle sottoscrizioni dei Presidenti dei Soci Collettivi a sostegno della candidatura (2) e del relativo programma. Le firme di sostegno possono essere raccolte anche a mezzo email e fax utilizzando preferibilmente, anche in questo caso, gli appositi moduli (2), scaricati come sopra detto, e comunque compilati tenuto conto di quanto previsto agli artt. 12.1 lett. b) e 12.6 del regolamento di attuazione, accompagnati dalla copia del documento di identità. Pubblicazione delle candidature Non meno di trenta giorni prima dell’assemblea, verificata a cura degli uffici dell’ENCI la regolare presentazione delle candidature secondo quanto sopra riportato e l’eleggibilità dei candidati, tutte le candidature ammesse ed i relativi programmi vengono pubblicati sull’organo dell’ENCI e sul sito web. 6
Notizie ENCI PROTOCOLLO ENCI e COLDIRETTI Accordo tra ENCI e COLDIRETTI per l’implementazione di nuovi servizi È stato siglato questa mattina a Roma il protocollo d’intesa tra ENCI e Coldiretti con l’obiettivo comune di contrastare il traffico illegale di cuccioli e promuovere il lavoro professionale degli allevatori italiani. L’intesa di ENCI e Coldiretti punta a fornire un ampio ventaglio di servizi ed oppor tunità agli allevatori e agli operatori che gravitano attorno al mondo cinofilo. Questo accordo permetterà infatti di promuovere tra i Soci ENCI attività di servizi di assi stenza e consulenza alle imprese agricole e alle persone per indirizzare gli alleva tori a conoscere i diversi aspetti fiscali. Usciti dall’emergenza sanitaria, per molti cinofili non sarà più un problema alloggia re in strutture adeguate con i propri cani. Oltre 24.000 sono infatti gli agriturismi di Campagna Amica che potranno ospitare anche gli amici a quattro zampe e offrire aree dedicate alle attività cinofile, con percorsi di formazione, oltre ad attività che permettano di avvicinare i bambini agli animali domestici con particolare riferimen to alle fattorie didattiche. Il Consiglio Direttivo dell’ENCI ha voluto con il protocollo di intesa con Coldiretti cogliere l’occasione di essere a servizio della cinofilia e confrontarsi sulle necessità concrete dei nostri allevatori. Il Presidente ENCI Dino Muto
Riproduzione Selezionata
AVVISO
Riproduzione Selezionata: le domande si fanno dal sito Da oggi si possono presentare le domande di iscrizione al Registro dei riproduttori selezionati direttamente attraverso il portale dell’ENCI. Il nuovo servizio consente a ciascun pro prietario, in maniera veloce e intuitiva, di inviare agli uffici dell’ENCI le domande dei propri soggetti e seguirne l’evolu zione, fino all’ottenimento dell’attestato che troverà consul tabile e scaricabile nella sezione dedicata e riservata. Il nuovo sistema guida l’utente mostrando automaticamen te i requisiti previsti per la razza e i dati presenti sul Libro genealogico che saranno già caricati automaticamente sulla domanda. Il proprietario potrà allegare ulteriori referti o dati mancanti. Gli uffici dell’ENCI, all’indirizzo selezionata@enci.it, forni ranno l’assistenza necessaria. In questa prima fase del nuovo servizio saranno ancora accolte pratiche cartacee e via email, tuttavia incoraggiamo ad utilizzare la nuova funzionalità sin da ora. Il Presidente Dino Muto 7
Si avvisa che, essendo la raccomandata a.r. ritornata con motivazione “compiuta giacen za”, in applicazione dell’art. 39.3 del Regolamento di attuazione dello Statuto Sociale ENCI presso la Segreteria della Commissione di Disciplina di 1a Istanza è stata depositata decisione relativa al procedi mento disciplinare n. 48/18 nei confronti di GRASSI SERGIO. Il termine perentorio per l’eventuale appello è di 30 gg. dalla presente pubblicazione. Il Segretario Istruttore
Notizie ENCI NEWS
FRIULI VENEZIA GIULIA, OBBLIGO DEL DOCUMENTO ENCI PER DEFINIRE UN CANE “DI RAZZA” Un giorno importante nella lotta all’importazione illegale di cuccioli
La Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia, regione di confine strategicamente importante per la tratta di cuccio li provenienti dall’Est, impone l’obbligo di registrazione nella Banca dati regionale dei cani “di razza” solo se que sta qualità viene attestata dall’iscrizione al Libro genealo gico che, in virtù del Decreto Legislativo 529 del 30 dicem bre 1992, è tenuto e curato dall’ENCI. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, dunque, a par tire dal 15 marzo 2021 tutte le registrazioni in Banca dati regionale di cani “di razza” dovranno avvenire allegando una certificazione rilasciata esclusivamente dall’ENCI. In caso di assenza, i cani risulteranno definiti “simil…”, ripor tando l’indicazione della razza fenotipicamente prevalen te, oppure saranno registrati come meticci. Questa norma, che nasce dalla proficua collaborazione tra ENCI e la Regione, in particolare con l’Assessorato salute politiche sociali e disabilità, Servizio Prevenzione, Sicurezza Alimentare e Sanità Pubblica Veterinaria, si pone in linea con la disposizione del Ministero della Salute che già con nota del 3.2.2017, trasmessa ai Servizi veterinari delle Regioni e Province autonome, aveva precisato che la com mercializzazione di soggetti di origine nazionale o comuni taria definiti o dichiarati “di razza” è possibile esclusiva mente previa apposita certificazione rilasciata dall’asso ciazione degli allevatori che detiene il relativo Libro gene
NEWS
alogico. Il Ministero della Salute nell’occasione precisava “che la riproduzione e la vendita di cani e gatti senza pedigree non sono vietate, è tuttavia necessario che gli animali siano chiaramente definiti “incrocio, meticcio o simil…” riportando “l’indicazione della razza fenotipica mente prevalente”. Il Ministero della Salute invitava le banche dati regionali a consentire la registrazione di tali elementi. La norma adottata in Friuli Venezia Giulia pone dunque una netta distinzione, anche per quanto riguarda l’iscrizio ne all’anagrafe canina, tra cani acquistati da allevamenti che iscrivono i propri soggetti al Libro genealogico, riceven do dall’ENCI il relativo pedigree, e cani frutto di incroci non tracciati, spesso provenienti da attività illecite che ante pongono il business del cucciolo all’interesse per la corret ta selezione e per il benessere psico-fisico dei cani. Pertanto, a nome del Consiglio Direttivo ringrazio il Direttore del Servizio dott. Manlio Palei e la referente dell’Igiene Urbana Veterinaria dott.ssa Sabrina Loprete. Nei giorni a seguire l’ENCI comunicherà, attraverso il nostro portale, la documentazione che in Friuli Venezia Giulia dovrà essere trasmessa dagli allevatori per l’iscrizio ne all’anagrafe canina dei cani “di razza”. Il Presidente Dino Muto
TITOLI ESTERI: REGISTRA IN AUTONOMIA I TITOLI
È ora possibile registrare nel Libro genealogico i titoli este ri ottenuti dai propri cani direttamente attraverso il portale dell’ENCI. Mediante il nuovo servizio ciascun proprietario potrà registrarsi nell’area dedicata e riservata e procedere all’inserimento dei differenti titoli esteri, europei e mondia li ottenuti dai propri soggetti, in maniera autonoma seguendo le semplici indicazioni riportate. I titoli verranno riportati nel Libro genealogico on line. «Si tratta di un servizio aggiuntivo offerto dall’ENCI – com
menta il Presidente Dino Muto – richiesto dagli allevatori e dai cinofili tutti. Servizio che va ad aggiungersi a quello recentemente varato di accesso alla riproduzione selezio nata sempre attraverso il nostro portale, a testimoniare il continuo lavoro dell’Ente per la modernizzazione dell’inte ro sistema e per l’erogazione di servizi integrati sempre più efficaci». Gli uffici dell’ENCI, all’indirizzo campioni@enci.it, forniran no l’assistenza necessaria. 8
Notizie ENCI VINCITORI ENCI RELATIVI ALL’ANNO 2020, CHE VERRANNO CONSEGNATI NEL CORSO DELLA PRIMA ASSEMBLEA UTILE TROFEO ALLEVAMENTO EXPO TIPO Expo
GRUPPO 1° gruppo
Expo
RAZZA Cane Lupo di Saarloos Schnauzer medio nero Bassotto tedesco standard a pelo duro Shiba
Expo
Kurzhaar
7° gruppo
Expo
Setter Inglese
7° gruppo
Expo
Cocker Spaniel Inglese
8° gruppo
Expo Expo
2° gruppo 4° gruppo 5° gruppo
ALLEVAMENTO tot. punti n° sogg. posto Allevamento Di Fossombrone 46 5 1° di Vinattieri Federico Allevamento Del Grande Moro 89 8 1° di Morocutti Antonino Allevamento Del Tocai 125 6 1° di Ranza Laura Allevamento Shinjukava 67 5 1° di Nuvoli Myriam Allevamento di San Mamiliano 170 12 1° di Moretti Mauro Allevamento Ambrofellis 26 5 2° di Cereda Ambrogio Paolo Allevamento Francini’s 105 15 1° di Francini Angela
TROFEO ALLEVAMENTO PROVE TIPO Prove
RAZZA Border terrier
Terrier
Prove
Bassotto tedesco
Bassotti
Prove
Ariégeois
Prove
Bracco italiano
Prove
Kurzhaar
Prove
Kurzhaar
Prove
Setter inglese
Prove
Cocker Spaniel Inglese Springer Spaniel Inglese
Segugi e Cani per pista di sangue Cani da Ferma Continentali italiani Cani da ferma Continentali Esteri Cani da ferma Continentali Esteri Cani da ferma britannici Cani da Riporto e Spaniel Cani da Riporto e Spaniel
Prove
GRUPPO
ALLEVAMENTO tot. punti n° sogg. posto Allevamento Tempore Venit 30 3 1° di Locatelli Aldo Allevamento Del Tocai 48 12 1° di Ranza Laura Allevamento Da Nogara 86 7 1° di Raimondi Davide Allevamento di Cascina Croce 100 15 1° di Gritti Renato Allevamento Ardruber 168 12 1° di Siciliani Benedetto Allevamento di San Mamiliano 31 11 2° di Moretti Mauro Allevamento Ambrofellis 50 9 1° di Cereda Ambrogio Paolo Allevamento Del Rotmik 158 11 1° di Rota Michele Allevamento di Vetta Marina 82 4 2° di Gentili Massimo
TROFEO LA REGINA DEL BOSCO 2020 RAZZA
NOME SOGGETTO
PROPRIETARIO
Tot. punti
Drahthaar
MAKO’ DELLA MIMOSA DI KRIEG
BURZI MARINA
8
9
Notizie ENCI CHALLANGE “UN RE PER LA REGINA DEL BOSCO” 2020 RAZZA
NOME SOGGETTO
PROPRIETARIO
Drahthaar
MAKO’ DELLA MIMOSA DI KRIEG
BURZI MARINA
essendo il soggetto vincitore del Trofeo “La Regina del Bosco” per due anni anche non consecutivi.
TROFEO SALADINI PILASTRI
Al Vincitore del Trofeo, che consiste in una scultura di coturnice RAZZA
NOME SOGGETTO
PROPRIETARIO
Setter inglese
NICO
Lussignoli Primo
RAZZA
NOME SOGGETTO
PROPRIETARIO
Pointer inglese
PERLA
Pallottini Antonio
Al miglior soggetto di sesso femminile:
TROFEO ENCI MONTAGNA RAZZA
NOME SOGGETTO
PROPRIETARIO
Setter inglese
NICO
Lussignoli Primo
Viene inoltre assegnato il premio speciale denominato “Trofeo allevamento”: al titolare dell’affisso “PODIVARENSIS” che ha ottenuto i maggiori risultati con i propri soggetti alle prove del circuito Trofeo ENCI Montagna 2020, Sig. Vacca Domenico.
TROFEO PAOLO CICERI
Al Vincitore del Trofeo, che consiste in una scultura di coturnice RAZZA
NOME SOGGETTO
PROPRIETARIO
Epagneul breton altri colori
NINA DEL MONTE SALUBIO
Gianesini Mauro
RAZZA
NOME SOGGETTO
PROPRIETARIO
Cane da ferma tedesco a pelo corto
RIEDAN DEL CASSINEL
Giancotti Giuseppe
Al miglior soggetto di sesso maschile:
TROFEO ALECTORIS GRAECA
Al Vincitore del Trofeo, che consiste in una scultura di coturnice RAZZA
NOME SOGGETTO
PROPRIETARIO
Pointer inglese
OLLHI
Possanzini Luciano
RAZZA
NOME SOGGETTO
PROPRIETARIO
Pointer inglese
OLLHI
Possanzini Luciano
Al miglior soggetto di sesso femminile:
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Conoscere ed apprezzare una razza suggestiva per indole e aspetto
Vizi e virtù del Pastore del Caucaso
Le molte doti non devono far dimenticare che ha un carattere forte e la tendenza ad essere dominante. Il prezioso lavoro di custode delle greggi e della proprietà nei territori d’origine
marzo 2021
Il Cane da pastore del Caucaso è una razza unica che si è formata in tempi antichi sui vasti territori dalle steppe e ai piedi del Caucaso settentrionale sino agli Altopiani iraniani. Una delle caratteristiche principali sull’origine di questa razza può essere ricondotta alla sua “evoluzione” in un terreno montuoso. Ecco perché tutti gli altri tipi di cani da pastore del Caucaso che si sono sviluppati sul territorio delle colline e delle steppe adiacenti alle montagne del Grande Caucaso, sono ritenuti dagli esperti meno interessanti. Avevano una struttura leggermente diversa, con zampe più alte, più leggere e più sottili; il mantello era più corto, meno folto e senza frange. Il ceppo originario sviluppatosi sulle montagne della Georgia e nel Caucaso centrale, presenta un cane grande e massiccio con ossatura e muscoli forti e un mantello molto spesso. Possiede un carattere attivo, vigile, risoluto e perfettamente adattato alla vita e al lavoro nelle dure condizioni di montagna e si distingue per l’eccellente salute. Molti ricercatori hanno svolto un ampio lavoro sullo studio delle varie tipologie di Cane da pastore del Caucaso che si sono storicamente sviluppate in tutta l’area geografica interessata. Gli scienziati hanno proposto varie opzioni per classificare questi tipi, descrivendo i cani da pastore “medi” trovati in ciascuna area isolata e nominando ciascun tipo con il nome di quest’area. Per esempio, i tipi Kazbek, Garban, Gerget, Akhaltsikhe. I tipi sono stati classificati in modo diverso come georgiano, armeno e azero. Quasi tutti gli allevatori di cani distinguono chiaramente tra cani da pastore caucasici di montagna e steppa, indipendentemente dalla Regione nella quale si sono sviluppati. Poiché la principale differenza nella popolazione della razza riguarda proprio questa caratteristica dell’origine geografica, il Cane da pastore del Caucaso dei monti differisce nettamente da quello diffuso nelle regioni steppiche e ricorda un po ‘quello dell’Asia Centrale, ma, ovviamente, non è identico ad esso. Secondo le caratteristiche zoologiche, studiate dai ricercatori a livello internazionale, l’origine del cane da pastore caucasico appartengono al sottotipo del cane Inostrantsev, ceppo aborigeno del Grande Caucaso denominato appunto Aboriginal Caucasian Sheep-dog (ACSD).
VIGILI E INCORRUTTIBILI L’impiego di questi cani risale a secoli fa. Il luogotenente dell’esercito turco Nuri Khalil, nella parte storica del suo m manuale sull’impiego e l’addestramento dei cani, cita alcuni casi tipici che riguardano il lavoro che svolgevano nell’esercito turco. In particolare, questi cani furono di grande aiuto durante le campagne del 1769-1774, dove furono impiegati con successo per custodire carri, accampamenti e luoghi di sosta per i soldati. Ancora oggi, possono essere utilizzati con successo per il servizio di guardia e sentinella. 12
marzo 2021
Per la sua sensibilità, resistenza, forza fisica e coraggio, il Cane da pastore del Caucaso fornisce un servizio insostituibile alla popolazione del Caucaso nella protezione di giardini, vigneti, abitazioni, proteggendo, insieme ai pastori, le mandrie, che in alcune regioni sono le principali fonti di sostentamento per la popolazione.
Pecore al pascolo sulle colline tosco emiliane con guardiani speciali di allevamento italiano
ROBUSTI E RESISTENTI AL FREDDO A differenza di altre razze anch’esse valide per la guardia e la difesa, questi cani sono in grado di affrontare le temperature molto rigide dell’inverno russo grazie alla loro folta pelliccia. Naturalmente diffidenti nei confronti degli estranei, anche senza un addestramento speciale, molti soggetti sono in grado di svolgere il servizio di guardia nel loro territorio dato che possiedono doti istintive di allerta, vigilanza e coraggio. Anche in assenza del padrone, sono in grado di valutare situazioni di pericolo e prendere decisioni contro gli intrusi. Secoli di confronti con i lupi e compiti pericolosi per la protezione delle pecore in montagna, hanno contribuito allo sviluppo di una certa astuzia e determinazione. Sono in grado di valutare la situazione
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Cuccioli di poche settimane
e rispondere con una precisione davvero eccellente alle necessità del momento. Tuttavia, pur avendo sin dalla nascita molto sviluppati gli istinti di allerta, difesa e protezione, i cani che hanno seguito un corso di addestramento per questi compiti sono più affidabili nel lavoro, quindi il loro utilizzo è più efficace. La razza in Russia è molto sviluppata e amata, storicamente, a Mosca, San Pietroburgo, Ivanovo, Ekaterinburg, Perm, Novosibirsk e in altre regioni si sono sviluppate molte associazioni specializzate che riuniscono gli amanti di questi cani. Attualmente, c’è un crescente interesse per la razza caucasica da parte dei proprietari di case private e cottage, il cui numero è in aumento. Questo cane non è solo l’incarnazione del motto “la mia casa è il mio castello”, ma anche un simbolo di prestigio sociale.
Il Cane da pastore del Caucaso tende per sua natura a padroneggiare l’ambiente in cui vive e questo non sorprende, poiché l’evoluzione secolare della razza nel contesto di una lotta instancabile per la vita in condizioni meteorologiche avverse ha portato alla formazione di un cane risoluto, volitivo e in grado di raggiungere il suo obiettivo utilizzando strategie sorprendenti. Così, anche nel quotidiano lavoro che questo cane ancora oggi svolge, ha subito guadagnato una posizione dominante sui numerosi “ranghi” del suo gregge di pecore, di cui deve prendersi cura e proteggere. Un tempo, di regola, solo i maschi lavoravano in branchi lontani, mentre le femmine ed i cuccioli rimanevano nei campi e nei villaggi dove la famiglia del pastore risiedeva stabilmente Le femmine, non impegnate nella cura della prole, lavoravano anch’esse, sorvegliando le greggi e gli alloggi. Inoltre, c’è da notare che per molti secoli i pastori hanno selezionato solo femmine con un carattere forte, prediligendo le più grandi, tenaci e risolute. Pertanto, le femmine di questa razza hanno qualità lavorative simili a quelle dei maschi, ma con un carattere più sottomesso all’uomo.
CARATTERISTICHE DEL COMPORTAMENTO Date le forti caratteristiche innate di questa razza, ne deriva che la sua educazione diventi indispensabile per una corretta gestione del rapporto col padrone e con la famiglia in cui si troverà a vivere e, a detta di tutti gli esperti, il compito è impegnativo. 14
marzo 2021
IL BRANCO Guardando da vicino l’imponenza del cane da pastore caucasico, verrebbe da chiedersi come fa un cane così enorme, potente e abile a vivere in un branco e come mai quando sorge qualche conflitto tra loro, evitino accuratamente di ferirsi a vicenda. La risposta arriva dagli studi fatti sulla razza che hanno scoperto un intero sistema di scambio di informazioni tra loro, così come variegati rituali comportamentali che consentono ai cani di sistemare le cose a livello di “rappresentazione teatrale”, senza usare i denti. Ed è necessario che la causa del conflitto sia davvero significativa, capace di far infuriare i cani, affinché avvenga un vero scontro. È senza dubbio una razza distintiva, caratterizzata da una grande indipendenza nel processo decisionale, viene infatti descritta come una delle razze estremamente complesse da educare e comprendere. Con queste premesse, gli esperti suggeriscono come sia indispensabile adottare un cucciolo nei primi mesi di vita e stabilire da subito regole quotidiane necessarie per una crescita ordinata che consenta al cucciolo di capire chi dirige la relazione, cioè, il padrone. Un allevatore di cani inesperto non dovrebbe mai portare in casa un cucciolone di età superiore a 6 mesi, e ancor di più un cane adulto, soprattutto un maschio. L’individuo maturo ha già le sue opinioni sulla questione “chi è il capo”… e sa perfettamente cosa vuole.
I CAMBIAMENTI DELL’ERA MODERNA Nella società attuale, si è inevitabilmente verificato un cambiamento artificiale nella struttura e nella composizione del “branco”. Cambiamenti obbligati dalle priorità quotidiane, nel sistema strutturale dei rapporti gerarchici, rispetto al classico branco dei lupi. Attualmente, molte persone sono interessate alle razze canine in generale, pertanto anche questa razza deve inevitabilmente fare i conti con la modernità della nostra società: moltitudini di persone, bambini, cani, gatti e altre popolazioni del pianeta che hanno costumi differenti. E in ogni area densamente popolata, ci sono leggi diverse rispetto - per esempio - alla vita in montagna. Pertanto, se il cane da pastore caucasico non è sotto controllato, potrebbero sorgere seri problemi.
IL PROPRIETARIO IDEALE Gli specialisti russi della razza che meglio conoscono l’indole di questi “giganti” del panorama cinofilo, hanno fatto un ritratto approssimativo del futuro proprietario, distinguendo tra i neofiti e gli esperti poiché, se per tutte le razze vale l’esperienza e la consapevolezza del cucciolo che abbiamo davanti a noi, in questo caso, tra il neofita e l’esperto ci sono delle va15
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riabili imprescindibili, che non si posso eludere e che fanno riferimento non solo alla stazza del cane ma soprattutto alla suo carattere istintivo, risoluto, intelligente, protettivo e riservato con gli estranei. Essere affascinati dalla bellezza e dalla possanza che esprime questo cane non basta per farne un proprietario modello, ci vuole ben altro. Anche in Russia, molte persone lo ammirano per le sue doti di protettore e guardiano, e anche come status symbol di un certo tenore di vita, ma queste motivazioni non sono sufficienti a garantire una corretta relazione. Raccontano gli esperti che indagando sul Cane da pastore del Caucaso che il futuro proprietario scoprirà ben presto che è un cane orgoglioso e indipendente, che ha un atteggiamento molto vigile nei confronti della proprietà, e che protegge il “suo” territorio anche senza uno speciale addestramento. Si renderanno ben presto conto che un cucciolo soffice portato a casa si trasformerà ben presto in una creatura molto ribelle che cercherà di dettare la sua volontà. Pertanto, è necessario essere pronti ad educare un cucciolo risoluto che pensa di poter maneggiare l’ambiente di famiglia a suo piacimento. Il proprietario del cane da pastore caucasico deve essere una persona autorevole, equilibrata e volitiva, e non importa che sia un uomo o una donna, deve essere consapevole che allevare questo cane richiede pazienza e tempo, ed anche notevoli costi economici. “Possedere” un cane da pastore caucasico impone una considerevole responsabilità anche nei confronti delle altre persone. Sappiamo che il cane è un animale gregario e quindi, quando si tratta di una famiglia umana, trasferisce su di essa le leggi della vita gregaria: un cane ha un branco, un uomo ha una famiglia. Per evitare che il cucciolo pensi di essere il “padrone della casa”, sono necessarie regole precise e comportamenti coerenti. E questo è il motivo per cui è molto problematico per un neofita portare in casa un cane adulto o persino un giovane. Il conflitto per la superiorità, l’insubordinazione, la mancanza di comprensione con un cane di una razza così grande e seria non vanno sottovalutati. Naturalmente, agli esperti della razza capita di acquistare cani adulti già formati e di solito (ma non sempre) trovano un approccio corretto con loro. Invece, persone che non hanno conoscenze specifiche sulla razza potrebbero avere serie difficoltà a relazionarsi con soggetti adulti o di giovane età.
VIZI E VIRTÙ Se, di regola, ogni cucciolo, a qualsiasi razza appartenga, non andrebbe né viziato né umanizzato (vedi per es. metterlo nella borsetta; farlo dormire nel letto, sotto le coperte; farlo sedere a tavola ecc ecc) per evitare l’insorgere di comportamenti inappropriati, è logico pensare che in una razza così imponente e dal carattere risoluto non convenga proprio dare cattive abitudini o lasciarlo libero di fare quello che vuole con la scusa che è piccolo, morbido e tenero. Va da sé che un cane di pochi chilogrammi di peso potrebbe essere messo in riga facilmente dal padrone, anche se lo stress che subirà per un cambio repentino di abitudini dovuto al volere del proprietario sarà il medesimo (per es. non poter più stare sul divano, sul letto, al caldo in casa, libero di muoversi ecce ecc), è logico supporre che non sarà così facile gestire cambiamenti radicali con un cane ben deciso a non farsi sottomettere, oltretutto, da decisioni repentine e incomprensibili che compromette-
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Un allevatore di capre nelle campagne maceratesi si affida ai Cani da pastore del Caucaso di allevamento italiano per proteggere le greggi
rebbero il suo status sociale all’interno della famiglia. Tutti i cuccioli quando arrivano nella nuova casa iniziano a studiare l’ambiente, le mosse del proprietario e di tutti i membri della famiglia. Il Cane da pastore del Caucaso non è da meno, avendo però dalla sua parte argomenti più convincenti da mettere a confronto col padrone. Pertanto, risponderà immediatamente all’invito durante situazioni piacevoli e un po’ meno nelle altre come per esempio il richiamo dopo una passeggiata che lui, invece, vorrebbe continuare specialmente se c’è qualcosa di interessante nei dintorni. Pertanto, è necessario sin dai primi giorni stabilire chi dirige la relazione, dedicargli giorno per giorno il tempo necessario per insegnargli i comandi di base, trovando un linguaggio comune che comprenda fiducia, rispetto e coerenza. Sarà come avere un amico alla pari, al quale non potrai mai dare delle delusioni. Un amico pretenzioso, incorruttibile, devoto e leale. Un amico certamente “ingombrante”, maestoso e serioso, che non fa festa a tutti, anzi, guarda con sospetto tutti quelli che non conosce. È fatto così il Cane da pastore del Caucaso: non è un cane per tutti. Ma per tutti coloro che lo sanno apprezzare e amare sa donare qualcosa di speciale: infinito rispetto e riconoscenza.
LA RAZZA IN ITALIA Il Pastore del Caucaso inizia ad essere presente in Italia sin dagli anni ’80, da quel periodo fino agli anni ’00 però sostanzialmente le importazioni riguardavano solo soggetti est-europei, mentre successivamente si è iniziato ad attingere dalle migliori selezioni russe. In tale processo già dal 2007 in maniera ufficiosa e dal 2011 con la ratifica a club ufficiale di razza da parte dell’ENCI, l’AIPR ha guidato tale cambiamento portando consapevolezza tra gli allevatori del tipo corretto da perseguire attraverso svariati seminari e invitando alle manifestazioni sociali i migliori esperti giudici della madrepatria. Sicuramente fiore all’occhiello tra le opere divulgative dell’AIPR è il DVD realizzato con il patrocinio dell’ENCI che racchiude una esaustiva conferenza fatta dalla presidentessa del club russo e ad oggi è l’opera multimediale più completa sul Pastore del Caucaso. Oggi sempre più l’associazione è protagonista nello sviluppo della razza promuovendo verifiche morfo-sanitarie e predisponendo un test caratteriale specifico. Nell’ultimo decennio l’allevamento italiano con i suoi import e la propria selezione occupa un posto di rilievo nel panorama mondiale della razza ed i nostri prodotti sono richiesti ed apprezzati in tutta Europa. Nicola Roberti & Luca Bastiani 17
Dalla Francia un cane antico, noto per l’originale mantello e il carattere allegro
Il Barbet è gioia di vivere
Progenitore dei Barboni, possiede notevoli doti venatorie. Si calcola che la popolazione mondiale sia di circa 5500 esemplari
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La moda dei cani “Designer Dogs” ha fatto proliferare mille “razze” dai nomi buffissimi ed evidentemente accattivanti. Labradoodle, Puggle, Cockapoo e altri fino alla nausea. Ma gli originali Designer Dogs sono proprio i nostri cani di razza che hanno sviluppato le loro peculiari caratteristiche da centinaia di anni. Il Barbet è una razza di origini antiche. Alcune ipotesi indicano la sua origine di cane da caccia arabo giunto in Europa in seguito all’espansione saracena nell’VIII secolo. A volte si crede che il termine “barbet” derivi da Barbaria che definisce nel XVIII il Maghreb. Secondo altri, il Barbet discenderebbe dai cani da pastore dell’Europa dell’Est, per una certa rassomiglianza generale, ma tutti i cani di taglia media e pelo lungo non sono parenti stretti; per lo stesso motivo, se il Barbet ha potuto dare il suo contributo a certi Grifoni, non bisogna necessariamente farne l’antenato di tutte le razze di questo tipo. Si potrebbe inoltre pensare che le tracce del Barbet vadano ricercate in Francia, partendo dai grifoni, quei cani “da penna” dal pelo abbondante ed ondulato descritti nel XIV secolo nel celebre libro “Livre de Chasse” di Gaston Phoebus. Alcuni di questi si sono potuti specializzare, poco a poco, nella selvaggina acquatica. A partire dal XVI secolo il Barbet, sebbene non possiamo essere sicuri del suo reale aspetto, acquista in ogni caso una sua identità: il termine fu usato per la prima volta da Jacques du Fouilloux nel suo libro ‘La Vènerie’ del 1614 e stava a significare semplicemente “uomo barbuto”, e comincia ad applicarsi ad un determinato tipo di cane. È possibile che il Barbet a quel tempo si sia diffuso anche in altri Paesi: il cinologo inglese Herbert Compton pensava infatti che il cosidetto “Water Dog” fosse arrivato dalla Francia verso la fine del Medioevo. All’inizio del XVII secolo il Barbet riporta l’anatra con il re di Francia, Enrico IV. Nel XVIII secolo viene menzionato nei lavori dei naturalisti Buffon e Linné. Lo ritroviamo quindi bicolore e riccio nei quadri del pittore Oudry.
STORIA RECENTE Nel XIX secolo il Barbet è ancora cacciatore, a volte anche cane da ferma. I marinai l’avrebbero utilizzato per ripescare ciò che cadeva dalle imbarcazioni. Contrariamente al suo discendente Barbone che conobbe grande successo, il Barbet fu vittima di una grande disaffezione; l’espressione “crotté comme un Barbet” (inzaccherato come un Barbet) dà ad intendere una netta connotazione negativa. La sua descrizione è di un cane rustico e “ordinario”. Nel periodo tra le due guerre solo il dottor Vincenti (“du Mas de la Chapelle”) si preoccupò di mantenere viva la razza. Nel dopoguerra non vi sono stati più iscrizioni nel 19
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vamente trasferita nell’VIII. Una discendente di questa coppia (Ulyssia) fu usata come modello per il nuovo standard redatto nel 1986. Il proprietario, J.C.Hermans, la accoppiò con un Barbone standard. La cucciolata risultante fu la base del suo allevamento, che per ‘ricreare’ la razza usò anche diversi cani d’acqua quali il Cao de Agua ed altri.
IL CLUB FRANCESE La fondazione del “Club del Barbet e altri cani d’acqua” risale al 1980, e primo presidente fu proprio il signor Hermans, che rimase in carica fino al 2001. Due linee di tipologie diverse si svilupparono però, a causa delle divergenti opinioni tra la signora Petre e il signor Hermans. Nel frattempo l’altezza al garrese del Barbet aumentò di quasi 8 cm. La signora Petre insieme a Ranier Georgii (“Poppenspäler”) non registrarono più i loro cuccioli in Francia, proprio a causa di queste divergenze di tipo, e registrarono le loro cucciolate in Germania. A partire dagli anni ‘80 si svilupparono due distinte linee, uno più alto dal pelo più riccio da “show” e l’altro dalle misure più contenute e con il pelo a riccio aperto che aveva mantenuto le caratteristiche da “lavoro”. Oggigiorno sono frequenti gli incroci tra i due tipi ed il Barbet di oggi presenta le caratteristiche di entrambi. Sebbene il Barbet possa sembrare salvato dall’estinzione non dobbiamo dimenticare che è un cane raro sia in Francia che all’estero. Siamo
Libro delle origini Francese. Finchè, negli ultimi anni 1960, alcuni appassionati hanno cercato di rilanciare la razza. (ciascun pioniere certo di possedere il “vero” tipo di Barbet). Possiamo citare principalmente la signora Hélène Petre, figlia del Dott. Vincenti, che ha allevato partendo da soggetti del padre e la signora Christine Bisconte (“Marecages du Prince”), che possedeva una coppia (Lynx e Serinoire) iscritti al Libro delle origini Francese a Titolo Iniziale nel 1975 e che fece molta pubblicità alla razza, inizialmente iscritta nel VII Gruppo FCI e successi-
COLORE Monocolore nero, grigio, marrone, fulvo, sabbia, bianco, o più o meno pezzato. Tutte le sfumature del fulvo e del sabbia sono accettate. La sfumatura dovrà di preferenza essere la stessa del colore del corpo.
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felici perciò di informarvi che la popolazione mondiale è in aumento; negli ultimi 20 anni è cresciuta, da circa 500 soggetti nel 2000 a circa 5500 nel 2020.
ROBUSTO, EQUILIBRATO E DINAMICO Razza rustica e funzionale per eccellenza, è priva di qualsiasi preziosismo. Di taglia media, dal profilo mediolineo, il Barbet è costruito solido, con ossatura robusta, torace largo, costato cerchiato; la linea dorsale è leggermente convessa, il collo ed il rene corti e forti. La coda è portata bassa con l’estremità che forma un uncino. Il tipo di testa lo differenzia dal Barbone perchè, a differenza di quest’ultimo, non si è cercato di conferirgli eleganza. Sotto la sua zazzera arruffata si nasconde un cranio rotondo e largo, un muso corto e ben squadrato, gli occhi scuri piuttosto
PELO Lungo, lanoso, arricciato, che forma ciocche. Il pelo è fitto e, allo stato naturale, ricopre tutto il corpo. È una caratteristica essenziale della razza.
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piacere oltre che per amore del padrone”, nota Françoise Lechniak, “è un attore nell’anima, e un pochino ladro!” Un cane con una tale personalità non deve essere trattato in modo brusco: in generale, tenergli il broncio è già una punizione sufficiente. L’amatore del Barbet saprà apprezzare la scintilla di estro che questo buontempone sa mettere in tutto ciò che fa. Eccellente nuotatore, il Barbet è istintivamente attratto dall’acqua, sia del mare che dolce e a qualunque temperatura. Protetto dal suo pelo idrofugo, vi si muove in modo molto disinvolto. “Di tutti i cani da acqua, è rimasto quello più vicino al modo di cacciare atavico”, afferma l’allevatore Rainer Georgii che possiede diverse di queste razze. Il Barbet viene utilizzato quindi su anatre, gallinelle d’acqua, marzaiole, beccaccini. L’altro aspetto delle possibili attività non venatorie compatibili con l’empatia del Barbet è la Pet Therapy e la guida alle persone non vedenti: la grandezza del Barbet è compatibile con entrambi. Anche la Doggy Dance mette in mostra la giocosità e l’estro del Barbet. È un cane di buona salute è mediamente longevo con cani anche di 12-15 anni ancora in buona forma. Esami da fare prima di un accoppiamento sono le radiografie per la displasia dell’anca e del gomito e la visita oculistica specialistica.
rotondi, le orecchie piatte ed attaccate basse a livello dell’angolo esterno dell’occhio. Il pelo è riccio o molto ondulato, abbondante e di diversi colori: nero, grigio, marrone, fulvo, sabbia e pezzato. Il Barbet è un cane facile da tenere, equilibrato, simpatico e molto socievole sia con le persone che con altri cani. La sua empatia è proverbiale e con l’età non perde dinamismo nè la sua smoderata voglia di giocare, pieno di “joy de vivre”. “Resta un bambino tutta la vita.”, afferma Marc Bisconte (“Le Bois du Roy”), “Sente il bisogno della presenza umana; lasciarlo da solo tutto il giorno potrebbe renderlo un distruttore. Non è molto appiccicoso, ma viene a cercare le carezze per poi tornare ai suoi giochi. Non è cane da guardia ma sa dare il campanello d’alarme.” Dal punto di vista dell’obbedienza, il furbo Barbet si rivela molto dotato. “Tuttavia non funziona come un cane da pastore: ciò che fa è principalmente per il proprio
Elaine Narduzzo
(si ringraziano Sophie Licari, Massimo Chirivi e “Vos Chiens Magazine” per il materiale originale) Foto: per gentile concessione della signora di Ezia Carrodena Zagone
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Opinioni differenti per le origini ma concordi sulle doti
Bracco d’Auvergne, bello e bravo
L’aspetto è reso ancor più piacevole dai colori del mantello. Il notevole istinto venatorio lo rende ausiliare efficace per la caccia
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Tra le razze da ferma meno rappresentate nel nostro Paese, che comunque vedono un importante lavoro di promozione e tutela, il Bracco d’Auvergne è sicuramente tra i più particolari e generosi compagni di vita per il cacciatore italiano. Storicamente esistono delle opinioni contrastanti che vedono le origini di questo Bracco di Francia nascere dopo la sua introduzione in Alvernia nel 1798 da parte dei Cavalieri di Malta a seguito della sconfitta con Bonaparte, ma anche, (affermazione più probabile) che si tratti di un Bracco autoctono, selezionato pazientemente per lungo tempo grazie alla mescolanza di due razze, l’antico Bracco fran-
cese e il Segugio di Guascogna. Esiste una terza teoria per la quale, secondo altri, deriverebbe dalla mescolanza del Bracco francese di grande taglia, (Guascogne) e il Pointer bianco nero e questo spiegherebbe il particolare e caratteristico colore del mantello. Qualsiasi sia la sua provenienza sta di fatto che il colore nero-blu, le caratteristiche venatorie e il metodo di lavoro sul terreno, rappresentano la prova che esiste un legame con il Pointer bianco nero. Una curiosità, il colore scuro, quasi nero del suo pelo diventa di un colore bluastro molto intenso, vivido e ben lucido (da qui deriva infatti la denominazione italiana di BraccoBlu-d’Alvernia). 24
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Dalla sua nascita e grazie ad accurate selezioni svoltesi nel suo Paese natio da grandi allevatori, (come Mr. De Tournay, considerato da molti il padre della razza) fu rivalutato e molto utilizzato per la caccia, soprattutto nel continente Africano ed in America. È strano a dirsi, ma la sua diffusione in Europa non è mai stata eccessiva, al contrario è stato molto apprezzato in altri Paesi, come ad esempio il Libano, in Canada e negli Stati Uniti. L’Italia ha rappresentato un’ottima opportunità per la razza, la quale ha trovato riscontro positivo sia dall’utilizzatore pratico che da quanti sono rimasti impressionati dalla sua bellezza esteriore e dal suo carattere. Nell’anno 2004 per il Braque d’Auvergne viene pubblicato in seno alla FCI lo standard ufficiale: sostanzialmente si tratta di un cane robusto, di forte costruzione ma senza pesantezza, rettilineo e mediolineo, predisposto per una azione di fondo condotta con elasticità.
COLORE Nero a pezzatura bianca d’ estensione variabile. La particolarità della pezzatura fa distinguere due tipi: moschettato o brizzolato. Questa differenza non può servire nella classifica di due soggetti della stessa qualità. La testa deve essere nera, preferibilmente con una lista bianca che si prolunga sulla testa. Il bianco di questa lista può estendersi sulle parti laterali del muso. Un orecchio bianco e moschettato o un lato della testa bianco e moschettato non possono essere considerati difetti
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zionato” deve aver ottenuto almeno un Eccellente in raduno o mostra speciale, stessa qualifica in prova speciale e brevetto di riporto. A ciò si aggiunge anche l’assenza di displasia dell’anca che deve risultare di grado “A”.
DOCILE E INTELLIGENTE È dolce, affettuoso, intelligente e docile, dotato di potente fiuto e che si adatta benissimo anche alla vita di famiglia. Si tratta di un galoppatore medio, caratterizzato dal particolare mantello nero a pezzatura bianca di estensione variabile, (moschettato o brizzolato) braccoide di dimensioni che variano nell’altezza al garrese che misura nei maschi da 57 cm a 63 cm e nelle femmine, (leggermente più piccole) da 53 cm a 59 cm.
ISTINTO VENATORIO Per quanto concerne la funzionalità possiede uno spiccato istinto venatorio ed è molto disponibile all’addestramento, sopratutto nell’instaurare un sincero e fedele rapporto con l’uomo. Occorre fermezza ma mai metodi severi in quanto si tratta di una razza estremamente sensibile, quindi pazienza e dolcezza sono le chiavi per aprire la sua disponibilità alla cooperazione. Possiede grandi qualità di ricerca e doti psico fisiche che
LA SELEZIONE IN ITALIA Nel nostro Paese la razza viene tutelata dal Club Italiano Bracco Francese, (sodalizio dell’ENCI) ed è iscritta nell’elenco della riproduzione selezionata: un Bracco d’Auvergne per essere indicato in quanto “Riproduttore sele26
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Tipica espressione del Braque d’Auvergne
gli consentono di espletare un lavoro minuzioso e resistente nel tempo, capace di affrontare differenti habitat senza particolari preclusioni. Si tratta di un ottimo fermatore, predisposto anche per gli ambienti umidi: è infatti un ottimo nuotatore, impavido e senza freni al punto che è capace di manifestare le sue qualità venatorie anche in acqua e nelle paludi oltre che nella fitta boscaglia e nei terreni aperti. Nel campo della cinofilia ufficiale, riferita in particolar modo alle prove di lavoro, in Italia viene pressochè testato in quelle su selvaggina naturale e specialistiche a beccacce: tutto ciò in virtù delle sue particolari caratteristiche che lo rendono molto efficace negli ambienti boschivi e caratterizzati da varia vegetazione piuttosto che in ampie
praterie. Fiero e di spiccata eleganza è anche apprezzato nelle passerelle delle esposizioni canine, grazie anche al suo particolare mentello con riflessi “bluastri”. Marco Ragatzu
MANTELLO - PELO Corto, non troppo fine, mai duro, brillante
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Il professor Guidobono Cavalchini parla della sua ultima opera
in trecento pagine Docente universitario nell’ateneo di Milano, ricercatore fra i più noti, giudice ENCI ed allevatore, fa il punto su una razza che ha contribuito alla storia della cinofilia nazionale L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quella che andò è la prima di quella che viene. Così il tempo presente.
quieta la campagna piemontese di Tortona, raccontano delle genti di una metropoli avviata alla resurrezione industriale e geniali agricoltori del riso curvi sulla loro fatica: tempi lontani, ciascuno raggomitolato nelle sue storie quotidiane e tutti insieme ad animare un diario di stagioni remote a cui la memoria dà voce e la nostalgia rende affettuoso lo sfogliarle. Proprio come fa il professor Luigi Guidobono Cavalchini in quel suo libro “Il Bergamasco. Da cane dei pastori a cane dei signori” che, pagina dopo pagina ricostruisce e vivifica l’icona di un tempo di cui è parte e continua a vivificare. Allevatore, giudice ENCI, docente universitario fra i più noti e stimati della Facoltà di Veterinaria in Milano, una riconosciuta notorietà nella Società civile che gli ha valso l’onorificenza di “Benemerito del comune di Bergamo”. I perché di un così importante riconoscimento sono molti e fra questi quello di aver salvaguardato una razza – il Cane da pastore bergamasco - che appartiene per carattere ed indole a quelle terre e ne è uno dei simboli nel mondo. Nella biografia fra i traguardi di un percorso accademico importante ed unanimemente riconosciuto, la
(Leonardo da Vinci)
Racconta… e la voce evoca il mormorio dello Scrivia, l’affluente del Po che, nel nome, ricorda l’affisso dei suoi Pastori bergamaschi fondato dal padre e nel fluire dell’acqua il rinnovarsi delle generazioni. Le parole giungono, lievi come increspature d’onda, vivono l’attimo d’un respiro e lasciano il posto ad altre annodandosi in un racconto che ancor oggi par cronaca tanto la voce le rende vivide. Si annodano invece a vicende di tempi lontani quando i buoi trascinavano gli aratri e pochi grandi immaginavano le nazioni del continente sotto una sola bandiera e render vano quanto soleva dire il brasiliano Paulo Coelo “ogni giorno abbiamo un piede nella favola e l’altro sull’abisso”. Dicono, nelle pagine di Luigi Guidobono Cavalchini, di giorni sereni fra lo studio ed i grandi prati che fanno 28
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signorilità innata ed una passione cinofila in cui si uniscono, completandosi a vicenda, intelligenza e passione, voglia di progredire e desiderio di vivificare ancor più una razza, Il Cane da pastore bergamasco, che continua a plasmarsi meravigliosamente nel tempo. Gli inizi, ricorda con una punta di nostalgia (ed a tratti par di cogliere nella voce incrinature di commozione), furono entusiasmanti ma non facili: erano i giorni fervidi della rinascita delle coscienze fra comunità prima che fra i popoli e la cinofilia, con Giulio Colombo, il principe Tommaso Corsini, il conte Romano Saladini Pilastri, Giovanni Radice, Giuseppe Solaro, Fabio Cajelli, Marco Valcarenghi, Enrico Oddo e tanti, tanti altri stava rinascendo in fatiche sospinta da genialità ed entusiasmi nuovi tantochè niente sembrava impossibile. “Ero uno scolaro di nove anni quando mio padre, Annibale, ottenne dall’ENCI l’affisso “di Valle Scrivia” di cui ancor oggi si fregiano i nostri Pastori Bergamaschi ed i Bassotti tedeschi…”. Lo dice lentamente il professore Luigi Guidobono Cavalchini come se la voce riscoprisse lontane memorie destinate a vivere qualche attimo ancora confidando segreti di un usuale vivere quotidiano fondato sulla discrezione ed il rispetto nella vivacità di un’opera che non può non rinnovarsi continuamente per restar viva e scorrere negli anni. Come l’acqua dello Scrivia e di tutti gli altri torrenti e fiumi che sono, furono e saranno alla maniera in cui Talete, filosofo, astronomo e matematico di Mileto (”nessuno può bagnarsi una seconda volta nella stessa acqua dello stesso fiume”) o Leonardo da Vinci, li elevarono ad immagine dello scorrere della vita con i suoi progressi e le sue vittorie. “In quei giorni in cui mio padre gioiva per l’affisso, trascorrevo gran parte del mio tempo fra i cani di cui ero compagno di giochi”. È vero, ricordare è vivere una seconda volta. “La casa di famiglia dove sono nato si trova lungo lo Scrivia, e non lontano da dove il torrente finisce nel Po. Oltre ai “Bergamaschi” avevamo anche i Boxer, frequentavamo le esposizioni di bellezza e anche le prove di lavoro e mio padre era giudice ENCI in entrambe le specialità. Dopo essermi laureato in Medicina Veterinaria all’Università di Milano ho dovuto sceglier cosa fare e a cosa dedicarmi. Le prime esperienze pratiche come tutti le ho fatte negli ambulatori delle cliniche della Facoltà. In quei miei giorni oramai lontani i veterinari specializzati nella cura dei cani erano pochi tantochè quelli che avevano ambulatorio in Milano si contavano sulle dita di una sola mano: nonostante fossi conosciuto nell’ambiente cinofilo decisi di non seguire la professione clinica: il cane
per me doveva rimanere una passione e non essere fonte di reddito”. Tace… e t’accorgi quanta ragione ci sia ne proverbio tedesco: “il silenzio è un recinto intorno alla saggezza”.
IL FASCINO DELL’ALLEVAMENTO Cosa spinge un cinofilo quale lei è ed un professionista brillante e docente universitario apprezzato a scendere.. nell’arengario degli allevatori? . La domanda non lo coglie impreparato. “Allevare, dice, ha un fascino particolare, devi far nascere i cuccioli, crescerli, educarli, ma devi anche scegliere i riproduttori, verificare i risultati delle scelte fatte, partecipare alle competizioni zootecniche, competere. Quante cose bisogna imparare, verificando quelle che sono le convinzioni e le tradizioni degli allevatori e del mondo cinofilo, con le realtà provate scientificamente”. “È così che ho scelto di fare lo zootecnico e mi sono fermato in Università, diventando professore ordinario, occupandomi principalmente di specie avicole, dove la selezione genetica e le applicazioni della scienza, hanno permesso progressi incredibili. Ma in Università mi sono anche occupato di cani, ho insegnato per molti anni “Allevamento degli animali d’affezione” e ho promosso e seguiti diversi progetti di ricerca che sono stati oggetto di pubblicazioni a carattere nazionale e internazionale”. La sua prima opera è stata un libro sui cani e significativamente sui Cani da pastore bergamaschi? “Il primo libro che ho scritto è stato sull’allevamento del tacchino, specie che ho imparato a conoscere in numerosi stage trascorsi in USA e a cui ho dedicato molte delle mie ricerche. Il primo libro sul Cane da pastore bergamasco è stato pubblicato dalla De Vecchi Editori di Milano nel 1988. Un libro che mi ha poi dato la possibilità di dirigere l’intera collana cinofila di questa casa editrice, una delle più ricche di volumi e tra le più conosciute. Ho una biblioteca di cinofilia piuttosto rifornita, aveva iniziato mio padre a raccogliere volumi già dagli anni Cinquanta e poi ho continuato io con testi di nuova pubblicazione, ma anche con volumi storici trovati nelle bancarelle di antiquariato. Il materiale a disposizione è molto e l’esperienza vissuta mi ha insegnato parecchio”. Perché solo ora questa nuova opera? “La cinofilia sta evolvendo in modo significativo, allineandosi con il notevole progresso delle comunicazioni e con la possibilità di maggiori scambi con Paesi di tutto il mondo che permettono di migliorare le conoscenze specifiche, ma che richiedono continui aggiornamenti. È cosi che a distanza di trentadue anni ho deciso di scrivere un 29
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anno che sto mettendo da parte materiale da cui ho poi attinto recuperando anche vecchi articoli e presentazioni di conferenze, da me scritti negli anni passati. Nella stesura dei testi ho cercato, dove possibile, di abbandonare la forma manualistica e di raccontare in modo vissuto alcuni capitoli, in modo da renderli più piacevoli e di facile lettura.” Dedica e ringraziamenti? “Dedico questo libro a tutti gli appassionati del Cane da pastore bergamasco e a tutti i miei cani per l’affetto ricevuto e per quello che mi hanno saputo dare in tanti anni di allevamento. Un grazie particolare a mia moglie Gabriella che mi ha dato preziosi consigli e a cui ho sottratto tempo e attenzioni. Ad Alberto Marengoni giudice ENCI e da sempre appassionato della razza, per i disegni che hanno reso lo scritto più comprensibile e Marco Mazzoleni fotografo appassionato di vita rurale e di malghe per le belle fotografie. A Jutta Ammann, Marina Favro, Emilia Marchetti, Valter Grossi, Valentina Cioffrese. Ringrazio tutti quelli che con materiale e suggerimenti hanno contribuito alla stesura di questo libro”.
L’INTELLIGENZA DEL BERGAMASCO Attento e riflessivo partecipa a quanto accade attorno a lui e sapendo sempre dove siete e cosa stai facendo, leggendo ogni vostro movimento e prevedendo le vostre intenzioni, seguendovi ovunque e controllandovi. Affettuoso e dolce cerca il contatto con voi e con tutta la famiglia, comportandosi in modo differente a secondo la persona, più dolce con gli anziani e con i bambini piccoli, più attivo con chi lo fa giocare, correre, saltare. Una buona educazione è importante per mantenere sotto controllo i soggetti più esuberanti. È un ottimo guardiano e sa impedire a chi non conosce di entrare nel suo territorio.
nuovo libro in cui non solo ho raccontato le conoscenze storiche sulla razza, ma anche il risultato di esperienze vissute come allevatore attivo” Qualche consiglio? “Uno solo agli allevatori neofiti: non si è mai finito di imparare. Sono conscio che ognuno deve farsi le proprie esperienze, ma ritengo che anche quelle di chi vi ha preceduto possano aiutarvi ad allevare meglio e a fare meno errori”. Quanti “pastori” ha allevato? “Di preciso non so quanti “bergamaschi” ho allevato, dovrei entrare nel database e contarli, verificare quanti sono i Valle Scrivia registrati e quante le mamme e gli stalloni. Di alcuni soggetti ho un ricordo molto chiaro poiché hanno partecipato attivamente alla mia vita, di altri meno, il ricordo è più sfumato poiché alla mia vetusta età la memoria spesso fa un po’ cilecca, ma sicuramente tutti mi hanno dato qualche cosa. La passione deve essere la prima molla indispensabile per allevare qualsiasi animale, ma in modo particolare i cani che ti richiedono una condivisione quotidiana del tuo affetto e delle tue cure”. Ci sono pagine che consiglia in modo particolare, riferimenti a persone o dediche? “C’è una particolare attenzione al lavoro del cane, poiché è proprio dal lavoro che in tempi remoti è iniziata la razza e la sua selezione. È cosi che il Cane da pastore bergamasco ha accompagnato per molti secoli la vita dell’uomo, partecipando con il suo lavoro alle attività quotidiane. È bello poter dire che il “Bergamasco” ha conservato le attitudini di lavoro, la sua rusticità e il suo stretto legame con l’uomo e averlo potuto verificare in campo su un alto numero di soggetti. Attività questa che ha richiesto una particolare attenzione e dedizione. Scrivere un libro richiede tempo e impegno, è qualche
Rodolfo Grassi PERCHÉ IL BERGAMASCO VIVE BENE IN CASA “La domanda che frequentemente mi sento rivolgere è: ma il “Bergamasco è adatto a vivere in casa”? Certamente si, lui ama stare dove siamo noi, in casa se siamo all’interno, come in questo momento mentre scrivo mi si è seduto sui piedi tenendoli caldi, e fuori con noi in giardino quando usciamo, non ama stare solo per lungo tempo. Se osservate i greggi mentre pascolano o si spostano, vedrete sempre il cane conduttore vicino al pastore, non sarà mai solo isolato come si comporta il cane da protezione, si muoverà solo in seguito a un ordine, un fischio o un gesto del pastore, che lo manda a recuperare il bestiame, per poi ritornare prontamente al suo fianco tranquillo e soddisfatto di aver eseguito quanto richiestogli, pronto a ricevere una carezza o un bravo. Il mantello del “Bergamasco “ è ipoallergenico poiché non fa mute stagionali imponenti come altre razze, che durante la muta riempiono la casa di pelo, e con un minimo di cure si può mantenerlo in ordine e pulito. Ho sempre avuto “Bergamaschi” all’interno della mia casa, dove possono girare liberamente dove preferiscono, ma loro stanno dove siamo noi e alla notte ai piedi del letto. Certamente un giardino o anche un cortile sono un bello sfogo apprezzato dal vostro cane, a cui però potete ovviare con lunghe passeggiate quotidiane.”
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Tra boschi, vallate e ruscelli dove la natura ci accompagna
Cammina cammina... Il libro di Anna Faldi “KANIPÈ” ci racconta come goderci in tutta sicurezza passeggiate ed escursioni in montagna in compagnia dei nostri cani
brachicefalo quale il Cavalier non potrà mai sostenere escursioni con dislivelli impegnativi su sentieri esposti al sole e senza possibilità di sostare all’ombra di un albero. La sua canna nasale corta non gli permette una termoregolazione ottimale come ad esempio un lupoide che con un muso più lungo e una struttura più leggera ha una capacità maggiore di resistenza allo sforzo e salendo su per le montagne soffrirà meno il caldo. Ma ciò non significa che chi ha cani di piccola taglia con musi corti come ad esempio un Carlino, un Boston terrier o cani in miniatura come i Chihuahua non possa passare una splendida giornata circondata da prati verdeggianti, fiumi gelati e vette innevate. Basterà scegliere itinerari più semplici, passeggiate in piano, verificare che ci siano aree boschive e ruscelli per poter inzuppare le zampe. Io invece che ho (e non lo diciamo ad Anna Faldi) un piccolo branco di Cavalier King montagnini, cresciuti tra le trafficate Prealpi Gardesane e le turistiche Dolomiti di Brenta, ci godiamo ora delle meravigliose giornate in totale libertà e in completa solitudine tra le affascinanti valli della Valsesia segnate dai fiumi Sesia, Gronda e Sorba, alla scoperta di boschi di alti faggi e alpeggi desolati, respirando i profumi di questa natura semplice, ascoltando il gracchiare della ghiandaia dalle piume azzurre. Sentieri battuti dalla transumanza, pendenze morbide e infinite. Con i miei Cavalier sempre pronti per una nuova avventura, la toma del mio formaggiaio preferito e il pane dal sapore dei grani antichi nello zaino. E come scrive Anna Faldi “perché per noi dog trekker, il mondo non è sotto i nostri piedi, ma dentro i nostri passi!”.
Pronti per un’avventura in montagna con il proprio amico a quattro zampe? In questo periodo più che mai è forte il desiderio di evadere nella natura ma è importante farlo in sicurezza, rispettando le caratteristiche fisiche del proprio cane e prestando particolare attenzione al suo benessere. Per farlo è necessario organizzare ogni singolo dettaglio affinché una bella gita sui monti, che sia di un paio di ore o di una giornata intera magari sostando in rifugio, diventi un momento indimenticabile che rafforzerà positivamente il binomio e la relazione. Ed è questo che ci spiega Anna Faldi nel suo libro “KANIPÈ in montagna con il tuo cane” (Etabeta Edizioni), un utilissimo manuale di istruzioni su come organizzarsi per andare in montagna con il proprio dog trekker: come scegliere l’itinerario più adeguato, organizzare la sosta in rifugio, il tipo di zaino più adatto, l’attrezzatura utile da portare per ogni evenienza e tanti altri accorgimenti per approcciare la montagna in sicurezza e rispettando il benessere del proprio cane. Perché non tutti i cani possono avventurarsi in grandi escursioni o impegnativi dislivelli. Anna ci racconta del suo incontro con una coppia con al seguito un piccolo Cavalier King Charles Spaniel e su come faticasse esageratamente su quel sentiero in salita. È meraviglioso organizzare una bella gita in mezzo alla natura ma un piccolo
Gisella Maraschio 31
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Un importante studio sull’origine dell’addomesticamento
Il cane ha la patria in Siberia Accadde oltre 23 mila anni fa quando i primi esploratori giunsero nel Nuovo Continente dalla terra dei ghiacci. L’importanza ed il significato della ricerca basata su raffronti archeologici e genetici
Gli studiosi di genetica hanno scoperto che le prime persone ad attraversare le Americhe, oltre 15.000 anni fa, provenivano dal nord-est asiatico, ed erano accompagnate dai loro cani. Questa scoperta suggerisce che l’addomesticamento dei cani è avvenuto in Siberia oltre 23.000 anni fa e che le persone e i loro cani viaggiarono sia a est nelle Americhe che a ovest nel resto dell’Eurasia. Le Americhe sono state una delle ultime regioni del mondo ad essere colonizzate dagli uomini. In questo stesso periodo, i cani erano stati addomesticati e proba-
La storia infinita sulla domesticazione dei cani si arricchisce di un nuovo interessante capitolo. L’Università di Durham (UK) ha infatti condotto una ricerca - pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (PNAS) - che riguarda lo studio dei registri dove sono catalogati molti reperti archeologici e genetici di persone e cani antichi. L’ipotesi avvalorata dai riscontri scientifici suggerisce che le prime persone a stabilirsi nelle Americhe probabilmente portarono con sé i propri cani. 32
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Diverse sottospecie geografiche di lupi possono aver dato origine a diversi gruppi di razze canine. Questo modello mostra un’interpretazione dell’ascendenza delle razze canine moderne. Le razze canine moderne sono il risultato di almeno 2000 anni di allevamento sotto il controllo umano e nessuna razza deriva esclusivamente da un’origine geografica. In definitiva, gli studi sul DNA possono aiutare a valutare l’accuratezza di modelli come questo. Dr. Darcy Morey Radford University Department of Anthropological Sciences Virginia, USA
bilmente stavano già svolgendo una varietà di ruoli essenziali all’interno delle società umane.
Durham, ha dichiarato: “Il quando e il dove sono stati a lungo esplorati nella ricerca sull’addomesticamento dei cani, ma in questo studio abbiamo anche esplorato il come e il perché, che sono stati spesso trascurati. L’addomesticamento del cane avvenuto in Siberia ri-
L’autrice principale della ricerca, la dott.ssa Angela Perri, del Dipartimento di Archeologia dell’Università di 33
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sponde a molte delle domande che abbiamo sempre avuto sulle origini del rapporto uomo-cane. Mettendo insieme i pezzi del puzzle di archeologia, genetica e temporali, otteniamo un’immagine molto più chiara di dove i cani vennero addomesticati in Siberia, per poi i diffondersi da lì nelle Americhe e in tutto il mondo”.
trebbero aver fatto parte del loro bagaglio culturale tanto quanto gli strumenti di pietra che portavano”. Ancora una volta, questo studio racconta che sin dal loro ancestrale addomesticamento, i cani hanno svolto un’ampia varietà di ruoli nelle società umane, molti dei quali sono legati alla storia delle culture di tutto il mondo. È una certezza pensare che la futura ricerca archeologica e genetica rivelerà come l’emergente relazione reciproca tra persone e cani abbia portato alla loro diffusione in tutto il mondo, rendendo il cane il migliore ausiliario dell’uomo. Renata Fossati
Il genetista e coautore Laurent Frantz (Università Ludwig Maximilian di Monaco) afferma: “L’unica cosa che sapevamo per certo era che l’addomesticamento dei cani non ha avuto luogo nelle Americhe. Dalle impronte genetiche di cani antichi, ora sappiamo che dovevano essere presenti da qualche parte in Siberia prima che le persone migrassero nelle Americhe”. Un altro coautore della ricerca, professor Greger Larson, dell’Università di Oxford, ha dichiarato: “I ricercatori hanno precedentemente suggerito che i cani fossero stati addomesticati in tutta l’Eurasia, dall’Europa alla Cina, e in molte terre intermedie. L’evidenza combinata di antichi resti di esseri umani e cani sta aiutando a perfezionare la nostra comprensione sulla complessa storia dei cani, e ora indica la Siberia e il nord-est asiatico come una probabile regione in cui è stato avviato l’addomesticamento dei cani”. Durante l’ultimo “massimo glaciale” (da 23.000 a 19.000 anni fa) la Beringia (l’area terrestre e marittima tra Canada e Russia) e la maggior parte della Siberia , era estremamente fredda, secca e in gran parte non ricoperta da ghiacci. Come osserva il coautore e archeologo David Meltzer della Southern Methodist University (Dallas, TX): “Sappiamo da tempo che i primi popoli americani dovevano possedere abilità di caccia ben affinate, il know-how geologico per lavorare la pietra e altri materiali necessari per affrontare nuove sfide. I cani che li hanno accompagnati mentre approdavano in questo nuovo mondo, po34
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Le prove sportive di caccia si svolgono spesso su vasti terreni sia di montagna che di pianura. Un corretto apprendimento e la confidenza ambientale sono la base per la buona riuscita del compito. Epagneul Breton. Foto Cristian Umili.
Imparare giocando migliora le prestazioni
L’amico geniale Uno studio pubblicato lo scorso gennaio su Scientific Reports ha messo in evidenza l’importanza di un contesto sociale amichevole per favorire la rapidità d’apprendimento nei cani
La storia dell’umanità è costellata di persone geniali che hanno contribuito a rendere la nostra esistenza più felice, più ricca, più in salute. Straordinari inventori ci hanno donato musiche celestiali che hanno colpito i nostri cuori, formule fisiche e matematiche che hanno cambiato persino la nostra stessa concezione dello spazio e del tempo, oppure, come racconta la storia recente, hanno trasformato la nostra vita portandola dentro ad uno schermo munito di tastiera. Grandi personalità con capacità fuori dall’ordinario, a volte riconosciute sin dall’età infantile come per esempio Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) compositore e musicista austriaco che iniziò a comporre all’età di cinque anni. Così come Albert Eistein (1879-1955) Premio Nobel
per la fisica nel 1921 che all’età di cinque anni, quando il padre gli mostrò una bussola tascabile, si rese conto che qualcosa nello spazio “vuoto” agiva sull’ago spostandolo in direzione del nord. Ma non sempre i geni sono stati compresi sin da piccoli. Bill Gates, fondatore della Microsoft non brillava a scuola dato che la sua attenzione era tutta rivolta ai computer già all’età di 13 anni, trascurando in definitiva le altre materie. Nel nostro Paese, clamorosa è la biografia di Giuseppe Verdi (1813-1901). Il celebre compositore non venne mai ammesso al Conservatorio musicale di Milano (1832) perché il professore che lo esaminò riteneva non avesse attitudini musicali ed una posizione difettosa sulla tastiera. 35
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La storia dei cani, ormai ricondotta dai ricercatori ad oltre 30.000 anni fa, ci racconta del legame indissolubile con gli umani che ha accompagnato nel tempo la storia evolutiva di entrambe le specie. Come per gli umani, anche i cani hanno imparato ad adattarsi all’ambiente, a modificare le loro prestazioni ed ha mostrare ognuno in maniera originale, la propria intelligenza: i levrieri ad adattarsi ad un ambiente arido e inospitale, i cani nordici a sopravvivere a temperature proibitive, quelli da pastore a saper condurre, sorvegliare e difendere in maniera perfetta le greggi, mentre i cani da caccia con il loro fiuto e la loro tenacia scovavano selvatici in ogni tipo di terreno. Insomma, tante capacità così diverse sono servite ad assolvere a compiti differenti in situazioni in cui l’uomo da solo avrebbe avuto molte difficoltà a cavarsela. Per questa moltitudine di funzioni assolte con egregie capacità, il cane è sempre stato definito un “ausiliare”.
Whiskey. Border Collie di 4 anni, protagonista dello studio
INSEGNARE A COMPRENDERE Certamente, l’uomo ha dovuto nel tempo trovare dei sistemi di comunicazione alternativi, visto che il linguaggio umano differisce da quello canino. Nel tempo, abbiamo capito, grazie alle ricerche condotte da alcuni scienziati, che il linguaggio para verbale è molto efficace e che le capacità cognitive dei cani sono molteplici al punto tale che negli ultimi anni diverse Università hanno investito molte risorse in questo campo. L’utilità di comprendere al meglio le capacità intellettive
Vicky Nina. Femmina di Yorkshire Terrier di 9 anni anche lei protagonista dello studio
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dei cani non è fine a sé stessa ma riveste un ruolo primario in molti ambiti a partire da un migliore adattamento sociale in famiglia, per finire nella complessità dei percorsi addestrativi dove, a ben vedere, l’efficacia della comunicazione riveste un’importanza nevralgica al fine di raggiungere gli obiettivi preposti con il minimo dello stress sul cane. Come per gli umani, anche per i cani esistono delle differenze intellettive dovute a molti fattori come la genetica, la selezione, l’ambiente e il rapporto con l’uomo e, oltre a ciò, una combinazione di fattori come la casualità…e un po’ di fortuna. Di “cani geniali” si è occupata ovviamente anche la scienza. Così negli anni ’90 il Border Collie austriaco Rico divenne celebre per una performance denominata “scelta per eliminazione”. La sua è una storia che ha dell’incredibile. Costretto a riposo per una gamba rotta a causa di un incidente, la sua proprietaria cercò di distrarlo insegnandogli delle parole riferite ad oggetti oppure a ordini. Alla fine della convalescena, Rico imparò 200 parole. Ma non fu questo che interessò i ricercatori (non era la prima volta che un cane imparasse dei termini, anche se quelli di Rico erano veramente tanti), in realtà, sottoposero il cane ad una specie di indovinello. Erano oramai passati diversi mesi dall’incidente e il cane si era perfettamente ristabilito, così, andarono a casa sua e mentre la proprietaria lo intratteneva in cucina, andarono in salotto e sistemarono sul pavimento 20 giocattoli che Rico conosceva bene, poi, aggiunsero un oggetto sconosciuto, un pennarello. Tornati in cucina, la padrona chiese a Rico di andare in salotto a prendere “il pennarello” e, 8 volte su 10 Rico tornò da lei con il pennarello in bocca. La telecamera installata in salotto mostrava come il cane annusasse tutti gli oggetti e nessuno rispondeva alla parola “pennarello”, quindi, per esclusione scelse l’oggetto a lui sconosciuto. Negli anni 2000 arrivò Chaser, un’altra Border collie americana che attraverso un allenamento giornaliero durato 5 anni imparò oltre 1000 parole, riuscendo anche a distinguerli in categorie (per es. bambola piccola, bambola grande). E dopo di lei, altri cani che hanno mostrato nel tempo capacità eccezionali nel risolvere compiti complessi.
Agility dog. Uno sport che comprende destrezza, velocità e grande empatia con il conduttore. Foto di Tommaso Urciuolo
LA RICERCA UNGHERESE E veniamo ai giorni nostri. Un team di scienziati dell’Università di Budapenst - Claudia Fugazza, Attila Andics, Lilla Magyari, Shany Dror, András Zempléni e Ádám Miklósi – ha condotto uno studio pubblicato su Scientific Reports dal titolo “Rapid learning of object names in dogs” (Apprendimento rapido dei nomi degli oggetti nei cani). L’originalità della ricerca presenta sin dall’inizio una variabile davvero interessante: i cani non sono stati studiati in laboratorio, bensì nel contesto familiare in cui vivono abitualmente. La tesi del team esplicita che nel loro ambiente abituale i cani si sentano meno stressati dalle richieste ed abbiamo maggiore fiducia nell’interagire anche 37
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Cane da pastore belga Groenendael al lavoro con le pecore. Foto Pierangelo Ferrari.
con persone estranee. Nell’articolo si legge che la capacità di apprendere e ricordare i nomi di nuovi oggetti dopo essere entrati in contatto con loro solo per qualche minuto, sia considerata tipicamente umana. Per indagare sulla presenza della capacità di apprendere rapidamente le parole riferite ad oggetti nei cani, i ricercatori hanno testato l’apprendimento del nome dell’oggetto dopo quattro brevi interazioni giocose in due cani che avevano una conoscenza pregressa di più nomi di giocattoli. I protagonisti dello studio sono stati una Border collie di 4 anni Whiskey, e Vicky Nina una Yorkshire Terrier di 9 anni. Questi due cani conoscevano già il significato di diverse parole: 59 per Whiskey e 42 per Vikcy Nina. Nel primo test, ai cani (ognuno a casa propria) sono stati presentati due nuovi giocattoli e mentre il proprietario giocava con loro, ripeteva il nome dei due nuovi giocattoli per un totale di quattro volte. Nel secondo test, veniva utilizzato il metodo dell’esclusione, come l’esempio del cane Rico. I cani sono stati quindi testati sui risultati di apprendimento dei nuovi nomi di oggetti ed entrambi hanno avuto successo nel test del gioco con il proprietario rispetto a quello dell’esclusione. Inoltre, la loro memoria dei nomi degli oggetti nuovi, durava per almeno due minuti e tendeva a decadere dopo
intervalli di ritenzione di 10 minuti e 1 ora. Ciò rivela, scrivono i ricercatori, che l’apprendimento rapido del nome dell’oggetto è possibile per una specie non umana (cani), sebbene il consolidamento della memoria possa richiedere più esposizioni. Si suggerisce pertanto avvenga in un contesto sociale (in famiglia). Per capire se questo tipo di apprendimento rapido sia limitato ai cani che avevano già avuto un addestramento precedente come nel caso di Whiskey e Vicky Nina i ricercatori hanno testato la stessa procedura con 20 cani tipici di famiglia che non avevano avuto alcun addestramento nel riconoscere i nomi degli oggetti. Questi cani non hanno dimostrato alcuna prova di apprendimento dei nomi degli oggetti. Ciò potrebbe suggerisce che solo pochi soggetti mostrano questa capacità. In definitiva, i ricercatori si domandano se il fatto che Whiskey e Vicky Nina differissero in modo significativo dal pool di cani testati con il loro più alto tasso di successo, solleva anche la questione se la maggior parte dei cani, se dotata di una vasta esperienza nell’apprendimento dei nomi di oggetti durante l’età giovanile, svilupperebbe abilità simili a quelle mostrate da Whiskey e Vicky Nina o se questi due cani e altri individui sporadici riportati in letteratura, abbiano una capacità atipica di 38
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apprendere i nomi degli oggetti e possano apprendere il concetto che gli oggetti hanno dei nomi.
Imparare giocando è un buon modo di iniziare la convivenza in famiglia. Golden Retriever. Foto Elena Corselli.
RIFLESSIONE L’esperienza ci insegna che i cani addestrati per i disabili motori, per le persone non udenti o non vedenti, mostrano già queste capacità, ovvero, riconoscono un gran numero di parole riferire ad oggetti e a ordini ma, al contempo, le statistiche mostrano come alcuni o molti di loro possano “perdersi” durante l’addestramento, come se dimenticassero quello che in precedenza avevano imparato e ciò accade quasi sempre per lo stress che il cane subisce. Le variabili possono essere diverse: un addestramento inadeguato, un soggetto inadeguato al compito o entrambe le cose. Un classico esempio di apprendimento giocoso, invece, è l’agility dog, sport nel quale il cane impara a riconoscere il nome di tutti gli ostacoli messi in campo, abilità necessaria visto che si corre contro il tempo e il conduttore deve indirizzare il cane sull’ostacolo giusto “gridandogli” il nome. Di fatto, lo studio di Claudia Fugazza e collaboratori mostra aspetti molto interessanti quando evidenzia la repentina capacità di Whiskey e Vicky Nina ad apprendere nuove parole, di come sia necessario farlo in maniera serena come può esserlo l’ambiente familiare e di come sia indispensabile rinforzare l’apprendimento attraverso il tempo. Di certo, esistono “cani geniali”, con una intelligenza sopra la media così come è possibile che vi siano cani potenzialmente molto intelligenti che non vengano messi in condizione di mostrare le loro capacità intellettive. Spesso i cani ci sorprendono mettendo in atto atteggiamenti spontanei come andare a prendere il guinzaglio se vogliono fare una passeggiata, o portandoci un gioco se vogliono giocare con noi, atteggiamenti appresi in autonomia, perfetti soggetti autodidatti che a volte sono capiti e altre volte sono trascurati. Come per noi umani la possibilità di imparare aumenta la nostra conoscenza che favorisce l’adattamento all’ambiente e rende la nostra vita più facile e gratificante, così anche per i cani dove la possibilità di apprendere sembra davvero infinita. Una complessità che la scienza aiuta a comprendere, passo dopo passo, in un cammino - quello del uomo e del cane - ricco di soddisfazioni, sia nella quotidianità famigliare che in ogni tipo di addestramento utile all’uomo e all’intera Società civile. Renata Fossati
Il disc dog è uno sport davvero interessante che unisce la velocità e l’abilità acrobatica. Border Collie. Foto Ilaria Narcisi.
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Cane da pastore tedesco . Foto Elena Corselli.
Poesia, credenze e verità di una cinofilia che continua a sfidare il tempo
I cani della storia
Le testimonianze commoventi di Omero, Senofonte, Aristotele, Artemidoro e tanti altri grandi filosofi, scrittori e poeti. La struggente storia di Argo, il cane di Ulisse e gli epigrammi di Marziale. Come decifrare i loro “messaggi” se compaiono in sogno o tentare la fortuna con il lotto
“Io non posso entrare”. Se sei così scemo da scrivere un cartello ai cani, non dovresti essere tu il primo a uscire dal negozio?”
prendere i poeti perché vi scapperanno fra le dita” aggiungendo poi che la loro opera “è un atto d’amore indirizzato al mondo”. Anche - e soprattutto - quando ad ispirarli sono i cani. Nei loro versi c’è una realtà mutevole e magica proprio come le figure che animano per un attimo e mai più tornare, il caleidoscopio o le tenui sfumature di improvvisi arcobaleni: somigliano a tante altre senz’essere ripetitive ed uguali a nessuna. Ecco perché, come afferma Franco Arminio, poeta, regista e uomo di profonda sensibilità, la poesia è “un mucchietto di neve in un mondo con il sale in mano”.
Fabio Fazio
Mai chiedere ad un poeta il rispetto dell’ottavo comandamento: ogni sua testimonianza, perché nient’altro che tali sono le poesie, risulterà vera o bugiarda a seconda dei tempi, delle circostanze, degli stati d’animo e, infine delle persone a cui si rivolge. Proprio come ebbe a scrivere la coinvolgente Alda Merini (1931-2009): “non cercate di 40
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Cane da pastore belga Groenendael. Foto Pierangelo Ferrari.
Nonostante questo “le persone si incontrano per rinascere” e “nessuno non basta mai a nessuno”. Eppure ogni giorno che il sole porta sulla terra la poesia fa splendere la verità di Italo Calvino e confermarsi “l’arte di far entrare il mare in un bicchiere”. I riferimenti? (Le ispirazioni direbbe ogni poeta) sono tanti quanti gli attimi che misurano la vita sulla terra, uno diverso dall’altro, non raramente contraddittori (ecco il non rispetto dell’ottavo comandamento), sempre comunque palesi e limpidi per i lettori ma delicati ed eterei come desideri di cristallo. Viandanti con i poeti a percorrere la via della conoscenza, anche filosofi e pensatori, ciascuno con la sua verità, tutti insieme a contribuire ad una storia particolare e stupenda ed a far conoscere le virtù stupefacenti del cane o, alla maniera di Artemidoro vissuto due secoli prima di Cristo a Daldi, città della Libia, a donargli doti divinatorie e che continuerebbe ancor oggi a confidare nei sogni. Così se di notte mentre nel sonno percorri un altro universo e sogni di aver per compagno un cane da caccia avrai guadagni insperati “I cani a guardia della casa indicano la moglie, i servi e le ricchezze guadagnate” lasciò scritto il grande Artemidoro.
“Perciò se sono in buona salute e fanno le feste ai padroni significano una buona gestione della casa sia da parte della moglie che da parte degli amministratori”. “Se i cani di qualcun altro fanno le feste, abbaiano o mordono pronosticano offese manifeste se sono bianchi, nascoste se sono neri, non del tutto manifeste se sono fulvi, mentre se sono pezzati pronosticano che le aggressioni saranno ancora più terribili”. Al contrario i cani da compagnia (Artemidoro li chiama melitesi “indicano ciò che vi è di più piacevole e dolce nella vita,pertanto se capita loro qualcosa di male indicano dolore e pena” Il cane infatti, secondo Aristotele di Stagira, (284-321 a.C.) è non solo dotato di memoria ma risulta capace di soluzioni che paiono frutto della logica. Il filosofo scrive infatti: “Il cane insegue le tracce di una lepre e di fronte ad un trivio annusa due sole vie e se esclude entrambe, senza ricorrere all’odorato decide di imboccare la terza strada”. Marziale (38 oppure 41 e 104 d.C.) il più importante epigrammista romano racconta, dando voce al cane Lidia, una vicenda, drammatica e commovente insieme, di caccia al cinghiale. Gianni Rodari (1920-1980) inimitabile poeta e geniale 41
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Alaskan Malamute. Foto India Scavello.
Cane da pastore pastore maremmano abruzzese. Foto Angelica Moro.
protagonista della letteratura per l’infanzia, scherza, con la solita delizia, sulla parola “cane” ed in particolare sulla pronuncia dei Fiorentini che, come noto, aspirano la “c” ed è quindi come se tale lettera dell’alfabeto non esistesse. Il sostantivo cane diventa quindi, nella parlata,”ane” e perde la c che il poeta chiama testa e scrive che….
IL CANE DI ULISSE Ma la cronaca più seducente, capace di vincere la caducità del tempo ed a commuovere centinaia di generazioni in ogni latitudine la traccia Omero e la rende efficace, nella traduzione essenziale di Ippolito Pindemonte. Racconta la vicenda, destinata a rimaner eterna, del re di Itaca, Ulisse e del suo cane che lo attese vent’anni, fu il solo a riconoscerlo pur se, partito per la guerra di Troia in vesti regali era tornato con stracci da medicante. Gli si avvicinò per salutarlo (e nei versi di Omero c’è l’immensa grandezza del sentimento) … e fu l’ultima volta perché pochi attimi dopo si accucciò con la testa fra le zampe per non svegliarsi più.
IL POVERO “ANE” Se andrete a Firenze vedrete certamente quel povero ane di cui parla la gente. È un cane senza testa, povera bestia. Davvero non si sa ad abbaiare come fa. La testa, si dice, gliel’hanno mangiata… (La “c” per i fiorentini è pietanza prelibata). Ma lui non si lamenta, è un caro cucciolone, scodinzola e fa festa a tutte le persone. Come mangia? Signori, non stiamo ad indagare: ci sono tante maniere di tirare a campare. Vivere senza testa non è il peggior dei guai: tanta gente ce l’ha, ma non l’adopera mai!
“Questo è il cane d’un uomo che morì lontano. Se ora fosse di forme e di bravura come, partendo per Troia, lo lasciò Odisseo, lo vedresti con meraviglia così veloce e forte. Mai una fiera sfuggiva nel folto della selva quando la cacciava, seguendone abile le orme. Ma ora infelice patisce. Lontano dalla patria è morto il suo Odisseo; e le ancelle, indolenti, non si curano di lui. Di malavoglia lavorano i servi senza il comando dei padroni, poi che Zeus che vede ogni cosa, leva a un uomo metà del suo valore, se il giorno della schiavitù lo coglie”. Così disse, ed entrò nella reggia incontro ai proci. E Argo, che aveva visto Odisseo dopo vent’anni, ecco, fu preso dal Fato della nera morte. Rodolfo Grassi 42
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Contesa giocosa. Bassotti a pelo duro. Foto Silvia Bagni.
Uno studio dell’Università di Hong Kong rileva importanti dati riguardanti l’isolamento giovanile
Il cielo in una stanza Ancora una volta il protagonista è lui: il cane. Affetto, attenzione, pazienza e silenziosa presenza per restituire fiducia ai “ragazzi nascosti”
Identificato per la prima volta in Giappone negli anni ‘90, dove veniva definito “hikikomori” (termine oramai utilizzato in tutto il mondo per indicare persone “autorecluse”), questo fenomeno che vede migliaia di persone isolarsi dal mondo, rinchiusi nelle loro stanze a dialogare soltanto attraverso la tecnologia digitale, è arrivato anche nel nostro Paese dove si contano migliaia di casi. Il fenomeno è talmente diffuso a livello mondiale che sono sorte molte associazioni (anche in Italia dove il fenomeno è in aumento con numeri esponenziali) che offrono supporto specialistico sia ai diretti interessati che alle famiglie coinvolte. Anche la scienza e la ricerca stanno affrontando il problema (o meglio, la patologia) da molti punti d’osservazione per cercare di trovare elementi che possano offrire
conforto e supporto. A detta degli esperti, la questione non è di facile soluzione dato che le persone che scelgono di isolarsi dal mondo, in realtà – a loro modo di vedere - avrebbero trovato un modo alternativo di “sopravvivere” senza la necessità di condividere nulla di reale con la società esterna. Una novità in questo campo, tuttavia, è la ricerca su come gli animali possano aiutare coloro che lottano contro la società moderna, in particolare quello che comunemente viene definito “il ritiro sociale acuto”, in cui le persone si chiudono nelle loro stanze, abbandonando non solo la scuola o il lavoro, ma anche tutta l’intera società esterna. In Gran Bretagna, sono definiti NEET (Not in Education, Employment or Training) termine che indica persone 43
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non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione, che però vanno distinti da quelli di cui stiamo parlando e che in altre parti del mondo sono definiti “giovani nascosti”.
LA RICERCA DI HONG KONG Il valore terapeutico degli animali per alleviare lo stress nei giovani, anziani e malati è stato documentato da accademici e medici specializzati in tutto il mondo. Ma ciò che non si sapeva fino a tempi relativamente recenti è come gli animali da terapia – soprattutto i cani - possano anche aiutare le persone che hanno difficoltà a relazionarsi con la società moderna, rinchiudendosi di fatto nelle loro stanze e troncando ogni contatto con l’esterno. Il dottor Paul Wong è professore associato presso il Dipartimento di lavoro sociale e amministrazione sociale, dell’Università di Hong Kong sta lavorando con una Onlus (Chiesa evangelica di Zion) che si occupa di servizi sociali per studiare come i cani da terapia stiano aiutando i “giovani nascosti” di Hong Kong a ritrovare la fiducia in sé stessi.
Compagni di viaggio che amano condividere la vita con noi. Piccolo Levriero Italiano. Foto Marco Capelli.
Casi simili sono stati documentati in tutto il mondo con una prevalenza notevole, proprio come avvenne in Giappone negli anni ‘90. Sulla base di una revisione sistematica, il dottor Wong stima che ci siano tra i 20.000 e i 40.000 giovani nascosti a Hong Kong che mostrano comportamenti di “ritiro sociale acuto”. La Onlus con cui Wong sta lavorando da alcuni anni, ha istituito un programma di tutoraggio utilizzando cani da terapia addestrati per cercare di attirare questi giovani fuori dalle loro stanze nel tentativo di inserirli di nuovo nella società, con l’appoggio dei loro assistenti sociali. Assieme alla dottoressa Rose Yu, - responsabile del progetto - Wong sta lavorando per studiare come questi cani stiano aiutando i giovani nascosti di Hong Kong a riconquistare la fiducia in sé stessi.
La tenerezza che eprime un cucciolo è una buona cura per l’anima. Jack Russell. Foto Tony Di Virgilio.
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“Il programma di tutoraggio “Regain Momentum” ha diversi campi d’azione e l’obiettivo principale è dedicato ai giovani che si sono ritirati dalla comunità - ha detto la dottoressa Yu – e, a quanto ci risulta, questo è uno dei primi studi di ricerca sull’utilizzo di cani addestrati in un intervento terapeutico a Hong Kong, quindi tutto è molto nuovo”. Sebbene l’utilizzo di animali da terapia sia accettato in altre parti del mondo, il dottor Wong ha affermato che si tratta di un nuovo approccio al servizio sociale a Hong Kong e spera che i cani possano ulteriormente aumentare i benefici di questi programmi. “Sempre più persone si stanno avvicinando a noi e dicono di voler apprendere questa nuova metodologia - ha detto il dottor Wong - e questo è davvero un buon segno, significa che sempre più persone accettano l’idea che l’impiego dei cani da terapia è in grado di aiutare più persone. Come segno dell’interesse per la loro ricerca (ancora incorso) il dottor Wong e il suo team sono stati invitati in Giappone (prima della pandemia) per tenere una presentazione del loro progetto al governo di Akita su come i cani da terapia potrebbero essere usati per aiutare gli” hikikomori” di questa prefettura. Sebbene il numero di partecipanti allo studio non fosse molto alto - 56 persone - è stato riscontrato un ridotto livello di ansia sociale e un aumento dei livelli percepiti di una possibile occupaizione e autostima tra i partecipanti. Wong crede - come la maggior parte dei ricercatori nel mondo - che l’Intervento Assistito con gli Animali (IAA) sia ancora più importante in un periodo di Covid-19, poiché sempre più persone si rivolgono agli animali domestici in cerca di aiuto, conforto e compagnia per far fronte alla solitudine e ai problemi di salute mentale associati alla pandemia. Renata Fossati
Osservare il gioco dei cuccioli è divertente e rilassante. Basset Hound. Foto Massimo Pisconti.
Presenze silenziose sono in grado di riempire la stana di affetto inesauribile. Labrador Retriever. Foto Mike Lingua.
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Uno studio della Purdue University sui cani di servizio in aiuto ai veterani di guerra
Un patto per una vita nuova Dai Bulldog ai Pastori tedeschi passando per i Labrador e i Golden retriever sono molte le razze impiegate in un progetto innovativo contro i disturbi da stress traumatico. Quando il legame affettivo riesce a superare ogni barriera
La scienza ha dimostrato che i cani di servizio possono supportare alcuni veterani affetti da PTSD (Post-traumatic stress disorder). Ma l’esatto ruolo che questi cani svolgono nella vita quotidiana dei veterani - e l’utilità dei compiti che svolgono - è meno noto.
(Indiana USA) mostra quali compiti i cani di servizio addestrati svolgono più spesso e quali sono i più utili per i veterani con disturbo post traumatico da stress. Lo studio ha scoperto che il compito di interrompere gli episodi di ansia si è classificato tra i più importanti e utilizzati più spesso dai pazienti.
Un recente studio condotto dal College of Veterinary Medicine della Purdue University di West Lafayette
“C’è stato un dibattito su quale tipo di addestramento i 46
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cani di servizio PTSD devono essere efficaci e in che modo la loro assistenza può essere diversa da quella che un cane può fornire”, ha detto Kerri Rodriguez, autore principale dello studio. “Questo lavoro suggerisce che i veterani stanno utilizzando e beneficiando dei compiti specifici per cui i cani sono stati addestrati, che li distingue dai cani da compagnia o dai cani da supporto emotivo”.
mentazione clinica su larga scala. Lo studio ha scoperto che l’addestramento del cane consiste, prevalentemente, nell’avvisare il veterano di qualsiasi crisi di ansia crescente, fornendo un contatto fisico durante gli episodi ansiogeni, atteggiamento valutato dai veterani come moderatamente o piuttosto importante. Alcuni compiti dei cani includono l’osservazione di segnali che i veterani mostrano in caso di angoscia o ansia e di conseguenza li spingono, li “pungono” col naso o li leccano per incoraggiarli a concentrarsi sul cane. Sono anche addestrati a notare quando i veterani provano ansia durante la notte e li svegliano energicamente durante le fasi degli incubi. Lo studio ha anche scoperto che le attività addestrative di questi cani venivano utilizzate dai veterani in media 3 volte al giorno.
Rodriguez ha guidato il lavoro con Maggie O’Haire, professoressa associata di interazione uomo-animale. La loro ricerca è stata pubblicata su Frontiers in Psychology. Lo studio è stato condotto in collaborazione con K9 For Warriors (Florida) che si occupa dell’addestramento, con il sostegno e il finanziamento di Merrick Pet Care, ed è in corso di preparazione per una speri47
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cubi, sperimentare flashback o essere iper consapevoli in pubblico, ci sono stati alcuni sintomi accusati dai pazienti che questi cani non hanno potuto aiutare, come l’amnesia e l’assunzione di rischi.
IL LEGAME AFFETTIVO Precedenti ricerche condotte da Rodriguez hanno inoltre dimostrato che il legame affettivo tra un cane di servizio e il veterano costituiva un fattore significativo nell’importanza dei comportamenti non previsti dall’addestramento, ovvero, quando i cani mettevano in atto comportamenti affettivi e protettivi, spontaneamente. Sebbene tutti i compiti addestrativi siano stati segnalati come importanti per il PTSD dei veterani, è stato osservata anche l’importanza di comportamenti spontanei messi in atto dai cani, e valutata addirittura superiore rispetto a quella dei compiti addestrativi. Ciò suggerisce che ci sono alcuni aspetti terapeutici derivanti dalla compagnia del cane di servizio che stanno aiutando altrettanto bene, se non di più, rispetto ai i compiti addestrativi che il cane mette in atto. Ha detto Rodriguez: “Questi cani offrono una preziosa compagnia, forniscono gioia e felicità e aggiungono struttura mentale e routine alla vita dei veterani che sono probabilmente molto importanti per il disturbo di cui soffrono.”
“Sia questa ricerca, sia altri studi correlati, suggeriscono che questi cani non possano da soli sostenere tutta la gamma di disturbi che i pazienti accusano”, ha detto O’Haire. “Piuttosto, sembrano esserci aree specifiche della vita dei veterani che un cane di servizio PTSD può aiutare a sostenere come intervento complementare ad altri trattamenti”.
IN CONCLUSIONE La ricerca suggerisce che i cani di servizio psichiatrici possono essere un’efficace opzione di trattamento complementare per i veterani militari con disturbo post-traumatico da stress. Sebbene questa pratica continui a crescere in popolarità e la ricerca abbia raggiunto il rigore degli studi clinici, le dinamiche riguardanti l’intervento del cane di servizio PTSD necessitano di altre indagini. I risultati descrivono le componenti principali dell’intervento di questi cani, quantificando l’uso e il valore di comportamenti derivanti da un addestramento rispetto a quelli che il cane mette in atto spontaneamente. Nel complesso, questo studio aiuta a spiegare il valore clinicamente rilevante del cane da servizio PTSD mentre contribuisce alla comprensione scientifica di questa pratica innovativa che sta conquistando sempre maggiore popolarità. A.B.
Lo studio ha esaminato 216 veterani seguiti da K9s For Warriors, di cui 134 con un cane di servizio e 82 nella lista d’attesa. Lo studio integra una precedente pubblicazione dello scorso anno incentrata in particolare sull’addestramento, il comportamento e il legame uomo-animale dei cani di servizio. Mentre i cani di servizio sono stati segnalati per aiutare un certo numero di sintomi PTSD specifici come avere in-
RECENSIONI Reporting for Duty: True Stories of Wounded Veterans and Their Service Dogs by Tracy J. Libby (Author) Reporting for Duty esplora il legame unico e speciale tra i soldati feriti, in particolare quelli che soffrono di disturbo da stress post-traumatico, e i loro cani di servizio e discute il lavoro essenziale dei cani da terapia che visitano gli ospedali e le strutture di riabilitazione militare. L’autrice Tracy Libby racconta le storie vere di veterani disabili che sono stati toccati, assistiti e arricchiti dai cani nella loro vita, e la nuova prospettiva di vita è reciproca (in lingua inglese).
Tuesday Tucks Me In The loyal bond between a soldier and his service dog Author: Luis Carlos Montalvan Tuesday Tucks Me In è il racconto di un giorno nella vita di Tuesday, Golden retriever, cane di servizio straordinario e ambasciatore scodinzolante per tutte le cose positive ed edificanti che ci sono nel mondo. Il libro ci accompagna attraverso una tipica giornata di avventure, iniziando con Tuesday che sveglia Luis (veterano e disabile di guerra) al mattino e lo saluta alitandogli in faccia, per poi finire sempre con Tuesday che si accoccola accanto a Luis sul letto, l’ultimo momento che trascorrono insieme prima di dormire (in lingua inglese).
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La mia razza in 40 righe “Racconti brevi. Storie di vita quotidiana. Aneddoti divertenti. Una razza: che passione! Dalla città alla campagna… … E tutto ciò che racconta la vita condivisa con la scelta di un cane”.
I RACCONTI SARANNO PUBBLICATI SULLA RIVISTA “I NOSTRI CANI” E SUL SITO DELL’ENCI INFORMAZIONI TESTO: in formato di scrittura (Word o similari - NO pdf). Lunghezza massima: 4.000 battute (spazi esclusi). FOTO: è possibile allegare 1 foto in formato Jpg o Tif in alta risoluzione. Avvertenze: non impaginare. Testo e foto, separati. INVIARE racconti, foto e liberatoria a: racconti@enci.it Avvertenze: ad ogni e mail, allegare solo 1 racconto ed 1 foto. È possibile inviare più racconti dello stesso autore con e mail distinte. LIBERATORIA Per la pubblicazione gratuita sulla rivista “I Nostri Cani”, sul sito www.enci.it e su qualsiasi altra pubblicazione dell’ENCI si deve allegare all’invio la seguente dichiarazione: Il sottoscritto: nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico. Autorizza la pubblicazione, sulla rivista I Nostri Cani, sul sito www.enci.it e su qualsiasi altra pubblicazione dell’ENCI, del racconto e della foto allegati alla presente e mail. Dichiara altresì che gli stessi sono gratuiti e liberi da copyright. L’iniziativa terminerà il 31 dicembre 2021 Si ringraziano con anticipo tutti gli appassionati che vorranno aderire all’iniziativa.
NOTIZIE DAL MONDO UNA VITA NUOVA Finn e Yuri erano due randagi che viveva no in un rifugio in Romania la e loro vita era in costante attesa di una mano che aprisse il cancello della libertà. E quel giorno è arrivato quando una famosa foto grafa austriaca, Anne Geier, specializzata proprio nel ritrarre cani e altri animali, è comparsa davanti a quel cancello, apren dolo. Da quel giorno, è iniziata per loro una nuova vita, un’autentica avventura straor dinaria al seguito di Anne che se li porta dietro ovunque vada: insieme hanno gira to l’Europa, e in particolare le Alpi austria che, italiane e svizzere, a caccia di luoghi suggestivi, e i due si sono rivelati modelli perfetti. La loro padrona ha un occhio davvero straordinario nel comporre immagini fia besche e suggestive che sembrano sospe se nel tempo, sfruttando con maestria condizioni di luce particolari. Ma al di là della bellezza degli scenari naturali, i pro tagonisti assoluti sono sempre i cani.
UN MINUSCOLO CANE A “CACCIA” DI BALENE Eba era stata abbandonata tra le vie della città di Sacramento, in California, e recuperato dai volon tari di un rifugio. Era una cucciola sottopeso ma vispa e irrequieta. Poi, col tempo, ha recuperato le forze, giorno dopo giorno fino a entrare a far parte del programma Conservation Canines dell’Univer sità di Washington. Un’organizzazione, senza scopo di lucro, che addestra i cani per il salvatag gio della fauna selvatica. La proprietaria del cane Deborah Giles, una biolo ga marina presso il Center for Conservation Biology dell’Università di Washington che studia le orche Dice: “È il classico cane che tutti chiamano “iperat tivo” e che spesso viene abbandonato proprio per questo motivo. Per me, invece, è un cane con doti speciali che contribuisce a salvare un pezzo della fauna selvatica”. Quando Giles adottò la cucciola, non aveva inten zione di farla diventare un cane da lavoro, ma Eba iniziò presto a mostrare alcuni tratti che indicava no che poteva avere le abilità necessarie per diventare un membro stimato della sua squadra di ricerca. Il naso di Eba per rilevare gli escrementi di balena risulta essere lo strumento perfetto per un gruppo di ricerca universitario che può monitorare il loro spostamento in maniera più rapida e agevole. 50
NOTIZIE DAL MONDO LA COMPAGNIA DI UN CANE Tra i benefici osservati in questo periodo di isolamento spicca la riduzione della solitudine e l’interesse per il bene comune Maltese. Foto Selenia Amari.
In questi tempi particolari, dove molte persone restano a casa più del solito sia per lavoro svolto In smart working che per altre necessità, la presenza di un cane sembra aver assunto una rilevanza internazionale. In Italia, il numero delle adozioni è salito nel 2020 del 17% , rispetto al 2019. I nostri allevatori confermano che, nono stante la pandemia, le richieste di cuccioli si sono mante nute su ottimi livelli. Negli Stati Uniti, l’andamento delle adozioni sono in verti ginoso aumento, alcune statistiche parlano addirittura del 60%, rispetto al 2019. “La scienza sostiene che l’effetto animale domestico è reale per le persone di tutte le età”, afferma Aimee Gilbreath, presidente di PetSmart Charities . “Tuttavia, non è necessaria la ricerca per vedere di persona i benefici che un animale domestico può portare a una famiglia. Adottare un cane è un’esperienza che cambia la vita. Il legame uomo-animale è una cosa profonda e molte perso ne considerano i loro animali domestici come membri della famiglia e apprezzano i molti aspetti positivi che for niscono”. Aimee Gilbreath, Presidente di PetSmart Charities, condi vide alcuni dei principali vantaggi e fatti interessanti sull’effetto animale domestico: Possedere un animale domestico ha benefici mentali e fisici Le prove scientifiche a sostegno dei vantaggi per la salute
emotiva delle relazioni con gli animali domestici sono in crescita. È stato dimostrato che gli animali domestici e gli animali da terapia aiutano ad alleviare lo stress, l’ansia, la depressione, la solitudine e l’isolamento sociale. Ad esem pio, uno studio dello Human Animal Bond Research Institute e del Cohen Research Group ha rilevato che il 74% dei proprietari di animali domestici ha riportato miglioramenti della salute mentale dalla proprietà di ani mali domestici e il 54% dei proprietari di animali domestici ha riportato miglioramenti della salute fisica . Secondo gli studiosi, circa 80 milioni di famiglie statuni tensi hanno animali domestici e il loro possesso ha con sentito al sistema sanitario statunitense di risparmiare circa 11,7 miliardi di dollari. Il risparmio maggiore è stato determinato sulla base di una minore incidenza di visite mediche da parte dei proprietari di animali domestici rispetto ai non proprietari. Sono stati calcolati ulteriori risparmi per una maggiore attività fisica per i proprietari di cani che lo portano a spasso cinque o più volte a settima na. Circa l’85% degli intervistati concorda sul fatto che l’inte razione con gli animali domestici aiuta a ridurre la solitudi ne e il 76% concorda sul fatto che le interazioni uomo-ani male domestico possono aiutare ad affrontare l’isolamen to sociale, seguito dal 72% che ritiene che l’interazione uomo-animale faccia bene alla propria comunità. 51
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Il ruolo delle donne nella domesticazione dei cani
Volpino Italiano. Foto Lella Corradi.
C’era una volta... e c’è ancora Uno studio scientifico rivela aspetti mai indagati sulla relazione uomo-cane e i risultati hanno riservato molte soprese…
Il ruolo della donna attraverso i secoli ha subìto cambiamenti epocali conquistando posizioni rilevanti in molti campi della ricerca, della scienza e nella società riuscendo, nella maggior parte dei casi, a mantenere integro l’istinto materno, di cura e di protezione della prole. Recentemente, una ricerca della Washngton State University ha valutato il ruolo della donna nella domesticazione del cane, giungendo a conclusioni sorprendenti. Del resto, nel libro “E l’uomo incontrò il Cane”, Konrad Lorenz (1903-1989) Premio Nobel 1973 per gli studi sull’Etologia, descrive con dovizia di particolari la sua ipotesi sull’incontro tra l’uomo e il cane, anzi, tra la donna e il cane: “… Probabilmente il cane era già domestico quando gli uomini cominciarono a vivere sulle palafitte, oppure lo è diventato nel corso di quel periodo. Si può immaginare che un giorno una donna, o una bambina che volava giocare “alla bambola”, abbia raccolto un cucciolo abbandonato e lo abbia allevato in seno alla famiglia umana”.
“MATERNAGE” Il ruolo della donna è sempre stato molto complesso e storicamente raccontato attraverso le miriadi di mansioni che nel tempo ha svolto. Uno tra i più sorprendenti è l’atteggiamento di “maternage” che in alcune tribù arcaiche era esteso anche ai 52
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cuccioli di cane che talvolta venivano allattati al seno. Al Musée de l’Homme di Parigi si possono ammirare alcune fotografie che immortalano questo gesto.
Bolognese. Foto Angela Landi.
LO STUDIO AMERICANO Lo studio condotto dai ricercatori della Washngton State University (WSU) si è basato su di una analisi interculturale, scoprendo che diversi fattori potrebbero aver giocato un ruolo nella costruzione della relazione reciprocamente vantaggiosa tra uomo e cane, inclusa la temperatura, la caccia e, sorprendentemente, il genere. “Abbiamo scoperto che le relazioni dei cani con le donne potrebbero aver avuto un impatto maggiore sul legame cane-uomo rispetto alle relazioni con gli uomini”, ha detto Jaime Chambers, dottore in antropologia della WSU, primo autore dell’articolo pubblicato sul Journal of Ethnobiology. “Gli esseri umani erano più propensi a considerare i cani come fossero persone, soprattutto se i cani avevano un rapporto speciale con le donne. Erano inclusi nella vita familiare, trattati come soggetti affettivi e, in generale, le persone avevano per loro una maggiore considerazione”. Mentre il cane è l’animale domestico più antico e diffuso, pochissimi studi antropologici si sono concentrati direttamente sul rapporto umano con i cani. Tuttavia, quando i ricercatori della WSU hanno cercato nella vasta raccolta di documenti etnografici nel database dello “Human Relations Area Files”, hanno trovato migliaia di citazioni che riguardavano i cani. Infine, hanno analizzato i dati di oltre 844 etnografi che hanno descritto 144 società con tradizioni arcaiche (a livello di sussistenza) in tutto il mondo. “Guardare queste culture può fornire informazioni su come si è sviluppato il rapporto cane-uomo - ha detto Chambers e aggiunge - La nostra società moderna è come un blip (segnale) nella linea temporale della storia umana. La verità è che per la maggior parte della storia umana, le relazioni uomo-cane non sono mai state come le vediamo oggi nelle società occidentali industrializzate, e guardare alle società arcaiche tradizionali può offrire una visione più ampia”. I ricercatori hanno notato casi specifici che mostravano l’utilità dei cani per gli esseri umani e l’utilità degli esseri umani per i cani, nonché la “personalità” dei cani stessi; quando venivano trattati come persone, ad esempio quando veniva dato loro un nome, o era permesso loro di dormire negli stessi letti, o il pianto degli umani quando un cane moriva. È emerso un modello che ha mostrato come le donne sapessero coinvolgere i cani nell’impiego quotidiano di qualche mansione e di come gli uomini apprezzassero questi servigi, inducendoli a fare altrettanto. 53
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La situazione poteva cambiare ai Tropici. “Rispetto agli esseri umani, i cani non sono particolarmente efficienti dal punto di vista energetico” - ha detto Robert Quinlan, professore di antropologia della WSU e coautore dell’articolo - la loro temperatura corporea è più alta di quella degli esseri umani ed un minimo di esercizio fisico può farli surriscaldare in una giornata torrida. A causa di ciò, abbiamo visto che in ambienti più caldi erano meno utili per gli esseri umani”. Quinlan ha però notato che c’erano alcune eccezioni a questo comportamento in alcune culture amanti dei cani che risiedevano nei Tropici.
Papillon. Foto Egle Dildaite.
Anche la caccia sembra rafforzare il legame cane-uomo. Nelle culture che cacciavano con i cani, questi erano più apprezzati dai loro partner umani: erano più considerati e valorizzati. Questi valori, tuttavia, sono diminuiti quando la produzione alimentare è aumentata, sia che si tratti di coltivare raccolti o di allevare bestiame. Questa scoperta sembrava andare contro la percezione comune dei cani da pastore che lavorano di concerto con gli esseri umani, ma Quinlan ha osservato che in molte culture, i cani da pastore lavorano spesso da soli mentre la caccia richiede una cooperazione più intensa con l’umano. Questo studio aggiunge prove alla teoria evolutiva secondo cui i cani e gli esseri umani si sono scelti l’un l’altro. Afferma Chambers: “I cani sono ovunque siano gli esseri umani. Si sono uniti a noi, ci hanno seguito in tutto il mondo e hanno prosperato con noi. È stata una relazione di grande successo. “
UN MEDIO EVO DI CAMBIAMENTI Anche l’arte racconta una storia di relazioni privilegiate tra la donna ed il cane. Celebri pittori hanno ritratto donne famose, principesse e cortigiane in compagnia dei loro cani. Una relazione a volte silenziosa ma potatrice di grandi cambiamenti come per esempio nel Medio Evo quando le guerre e la caccia tenevano costantemente impegnati cavalieri e regnanti, mentre le dame di corte e le principesse tessevano trame a quei tempi neanche percepite, prendendosi cura dei cuccioli “scartati” dai loro uomini perché piccoli, magri e sottopeso, giudicati inutili per qualsiasi utilizzo. Ma quelle donne, con amore, pazienza a tanta passione mettevano inconsapevolmente le radici per tutte quelle piccole razze da compagnia che ai giorni nostri danno un valore aggiunto alle nostre vite. Un lavoro prezioso, in grado di raccontare ancora una volta uno spaccato di vita che vede il ruolo della donna, a volte silenzioso e nascosto, ottenere risultati importanti per la Società intera. Ermelinda Pozzi 54
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Come riconoscere una pericolosa infezione
I funghi sulla pelle Generano le micosi superficiali nei cani: possono essere trasmesse anche da lepri ed altri selvatici
Tra le varie malattie cutanee che, affliggendo i cani possono estendersi anche alle persone vi sono le cosiddette micosi superficiali, patologie causate da funghi che si riproducono sulla pelle degli animali. Tra i più temibili, a causa del forte potenziale zoonosico, cioè di facile trasmissibilità all’uomo, vi sono i cosiddetti dermatofiti. Questi funghi filamentosi, infatti, si nutrono della cheratina presente sulla pelle e sugli annessi cutanei di animali e uomo. Se pur nella necessità di moltiplicarsi sulla cute, sono, però, in grado di resistere anche per mesi sotto forma di spore nell’ambiente esterno, pronte a contagiare nuovi ospiti. Tra i numerosi dermatofiti conosciuti, due sono i più pericolosi: il Microsporum canis e il Trichophyton mentagrophytes. Mentre per il primo la fonte primaria d’infezione e il serbatoio per eccellenza sono rappresentati dai gatti, il secondo è essenzialmente trasmesso da roditori selvatici come topi e nutrie e da lagomorfi come lepri e conigli. Purtroppo il contagio non avviene solamente per contatto diretto, ma anche e frequentemente in maniera indiretta grazie a peli e scaglie cutanee infette rilasciate nell’ambiente da questi mammiferi che, soprattutto in campagna, è impensabile arginare o controllare. Evidentemente saranno soprattutto i cani da caccia, per le abitudini di vita che li caratterizzano e per l’ambiente rustico in cui sovente vivono o si muovono durante le battute venatorie, ad essere i soggetti più a rischio per la trasmissione di tali micosi, specialmente se hanno l’abitudine di rotolarsi e scavare nel terreno. Oltre a questo, non dimentichiamo che situazioni di sovraffollamento nei canili e il contatto protratto fra i soggetti all’interno di strutture
facilitano ulteriormente la diffusione della patologia. La deficienza dello stato immunitario è, in realtà, sempre un fattore agevolante le micosi, a prescindere dall’età così come qualsiasi patologia debilitante che andrebbe ogni volta diagnosticata e trattata per poter poi sperare nella completa guarigione dalla forma fungina. Anche cagne infette che allattano, per evidenti ragioni di contatto protratto, possono facilmente trasmettere alla cucciolata la micosi, anche perché su animali in questo stato fisiologico ben pochi farmaci possono essere utilizzati senza ripercussioni secondarie. Grattamenti, ectoparassitosi, microlesioni della cute possono rappresentare una via d’accesso alla cute per i dermatofiti, soprattutto durante la stagione estiva quando caldo e umidità spiccati fungono da temibili fattori predisponenti. Quando questi fattori si verificano, il fungo può invadere i peli e lo strato corneo dell’epidermide, determinando la caduta del pelo dalla radice fino alla formazione di aree alopeciche più o meno grandi, solitamente poco pruriginose. Classicamente esse si evidenziano soprattutto su testa, orecchie e zampe. Tali lesioni non sono evidentemente patognomiche in quanto presenti anche nel corso di altre patologie, pertanto è essenziale un’accurata diagnosi che ci permetta anche di capire la possibilità di contagio per l’uomo. Nel caso dell’infezione da Microsporum, al veterinario può tornare utile l’utilizzo di uno strumento che desta sempre una certa curiosità nei proprietari: la Lampada di Wood. Essa, utilizzata in una stanza buia in cui sarà stato condotto l’animale, permette di evidenziare, sui peli irradiati dalla sua speciale luce, l’eventuale fluorescenza determinata dai metaboliti prodotti dal fungo. 55
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Ma un esame di Wood negativo non può escludere tante altre micosi, per cui si rende sempre necessaria la coltura fungina su adeguate piastre in cui vengono seminati alcuni peli sospetti. Queste, dopo un tempo variabile d’alcuni giorni, possono evidenziare o meno lo sviluppo di colonie fungine che il veterinario o il laboratorio di analisi avranno il compito di interpretare. Stabilita la presenza di micosi sul cane, sarà buona norma attuare immediatamente una terapia completa e prolungata in quanto, nonostante tale malattia possa essere considerata autolimitante, il rischio di infezione per altri animali o per l’uomo, di contaminazione ambientale e di eventuale reinfezione del soggetto stesso è troppo alto per attendere che la patologia si risolva da sola. Così, si inizia una terapia combinata, sistemica e topica, durante la quale, soprattutto nei primi giorni, l’animale dovrà comunque essere considerato infettante tramite peli e scaglie cutanee. I farmaci somministrati per bocca come terapia sistemica impiegano molti giorni, infatti, per raggiungere concentrazioni efficaci a livello dei follicoli piliferi. Per questo si deve affiancare una terapia topica sul pelo o, meglio ancora, direttamente sulla pelle a seguito della tosatura del soggetto. Quest’ultima procedura, di preferenza, dovrebbe essere effettuata su tutto l’animale senza farsi impietosire dalle richieste del proprietario di rasare esclusivamente le zone infette tralasciando quelle apparentemente sane. L’intero corpo dell’animale dovrà essere bagnato con adeguati shampoo; i trattamenti dovrebbero
LE CURE La terapia dovrebbe non essere interrotta prima di almeno due colture successive negative, effettuate a distanza di un mese tra loro. Se l’animale convive con altri è bene che tutti siano attentamente analizzati ed eventualmente sottoposti almeno ad una cura preventiva. Contestualmente, considerando che le spore fungine nell’ambiente possono resistere infettanti anche per 18 mesi, è necessaria anche la disinfezione del canile o dell’area dove il cane vive, con sostanze apposite o, più semplicemente, con vapore a cento gradi o con candeggina diluita.
esser ripetuti almeno due volte a settimana, per un periodo variabile non inferiore ad un mese. Ovviamente, data la contagiosità della patologia, munirsi di guanti ed eliminare accuratamente il pelo tosato sono regole igieniche essenziali. Sara Ceccarelli Medico veterinario
RECENSIONI Paola Valsecchi ATTENTI AI CANI Edizioni il Mulino Questa storia inizia quasi 40.000 anni fa, quando Homo sapiens e Canis lupus fanno le prime prove di un rapporto che diventerà unico nella storia della domesticazione. Dal Paleolitico al Neolitico, i cani si sono via via adattati alle nuove funzioni richieste dall’agricoltura e dall’allevamento, hanno difeso i nostri villaggi e le nostre greggi, si sono sintonizzati sull’universo comunicativo umano e, oggi, sono in grado di comprendere i nostri gesti referenziali, il nostro sguardo, la nostra voce. Sappiamo davvero tutto di questo animale che sembra fatto a immagine e somiglianza dei nostri desideri e bisogni? Hannah Coates UN CANE TI STA SEMPRE VICINO Garzanti Libri Occhi vispi e sguardo furbo, Bertie non rinuncerebbe mai a una cuccia calda e alle coccole che lo fanno sentire amato. Ma, a poche settimane dal Natale, scopre che il suo padrone non può più occuparsi di lui: senza un posto dove andare è sperduto. Finché il piccolo Sam Green lo sceglie come compagno di giochi. Con lui, Bertie spera di trovare una nuova casa e le attenzioni che tanto gli mancano. Eppure, appena si trasferisce dai Green, il suo fiuto infallibile gli suggerisce che qualcosa non va. A poco a poco, si rende conto che Sam si sente solo. Il suo nuovo padroncino è convinto sia colpa sua se la madre non c’è più e per questo gli serve tutto l’affetto possibile. Un affetto che il padre, severo e intransigente, non riesce a dargli. E troppo preso a pensare al proprio lavoro e a sgridarlo a ogni disobbedienza per accorgersi di cosa abbia davvero bisogno. Quando Sam, stanco dei rimproveri, scappa di casa, Bertie decide che è il momento di intervenire prima che sia troppo tardi.
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A destra Mir II della Tergagliana CACIT e Lord a sinistra R/CACIT con Aldovardi, Facchetti e al centro Alessandro Braga
Le sei giornate di Brescia Una settimana di prove organizzate dal G.C. Bresciano nel pieno rispetto delle norme anti Covid. Notevole la partecipazione ed importanti i risultati tecnici. Ricordato Giuliano Goffi
la qualità: per gli inglesi salgono sul gradino più alto con il CACIT i Setter Majkol di Giuseppe Vitali, (l’unico che si ripete in classifica con massima qualifica due volte) e Amarok del Cakic di Massimiliano Zamboni il giorno 13, mentre il 14 è la volta di Blok ancora di Zamboni. Per le razze continentali invece i migliori piazzamenti sono per il Bracco italiano Orso di Cascina Laghetto di Denis Conzato che ottiene un CACIT il 19 e una Riserva di CACIT il 21. A lui segue l’altro pari razza Tom del Busatello, di Luca Maffioli e condotto da Vinicio Tognolo, che ribadisce la qualità delle razze italiane con un’altro CACIT; negli esteri è la volta dei due Epagneul Breton Harold des Bois de Gland e Mir II della Tergagliana che, alle redini di Maurizio Aldovardi, ottengono la CACIT rispettivamente il 20 e 21 febbraio. Un totale generale di cinquantotto qualifiche assegnate per la netta maggioranza all’Eccellente. Oltre alle prove sopra descritte si è verificata anche la
Riprende a piccoli passi l’attività zootecnica con la primavera 2021: il Gruppo Cinofilo Bresciano riesce ad organizzare, nel rispetto delle attuali normative vigenti per il contrasto alla pandemia, una manifestazione articolata in sei giornate per inglesi e continentali, rispettivamente dal 12 al 14 febbraio per i primi e dal 19 al 21 febbraio per i secondi, con anche il CACIT in palio. Partecipazione importante malgrado le restrizioni che impediscono sostanzialmente la presenza a chi è fuori Regione, che ha visto al test centoottanta soggetti per le razze inglesi e poco più di cento per i continentali. I terreni utilizzati sono le zone protette di Lonato e Calcinato: per la tangibile collaborazione si deve ringraziare l’Amministrazione Comunale di Manerba che ha permesso la frequentazione anche della Riserva Naturale della Rocca omonima. Buona la percentuale delle qualifiche ottenute così come 57
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Barrage del 21 febbraio da sinistra Mir II della Tergagliana EB CACIT, Tom del Busatello SP CACIT e Orso di Cascina Laghetto R/CACIT BI
possibilità di testare i soggetti nel brevetto di riporto, con una buona risultanza ottenuta.
zootecnico: la partecipazione non è mancata, soprattutto per il desiderio di riprendere le normali attività alle quali siamo tutti abituati e la passione cinofila ha fatto da traino Si riparte: le condizioni hanno permesso a questo noto affinchè la presenza dei soggetti al test sia stata in così comitato organizzatore lombardo di mettere in scena importanti numeri. Soddisfatti globalmente anche gli un’altra delle manifestazioni per le quali lo stesso è Esperti Giudici invitati alla valutazione: Angelo Bonacina, oramai “rodato”. Il risultato è eclatante dal punto di vista Aldo Morandi, Mario Pansera, Diego Pola, Mario Testa e Luigi Taccon nel primo turno con gli inglesi, mentre per i continenCACIT e riserva Speciale Setter del 13 da sinistra Amarok del Cakic e Zorro tali sono intervenuti Gianmario Barzanò, Alessandro Braga e ancora Aldo Morandi. Evidente la soddisfazione da parte di Umberto Saletti, Presidente del Gruppo Cinofilo Bresciano, che sottolineando la felice realizzazione di questo evento e la gratitudine a quanti hanno collaborato per la preparazione e lo svolgimento, si ritiene soddisfatto per aver ancora una volta contribuito all’ottenimento di fondamentali indicazioni utili alla zootecnia. Una nota triste nel ricordare chi oggi non è più tra noi, Giuliano Goffi, che molto ha donato a questo gruppo di appassionati cinofili nel corso di molti anni, tanto da acuire il sentimento di nostalgia e dolore nella fraterna amicizia che 58
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ha segnato il rapporto proprio con il Presidente Saletti. Lui stesso così si esprime: “Bellissima manifestazione, anticipata da non poche paure vista la ripartenza e tenuto conto delle difficoltà del momento. Ma tutto è andato bene. I nostri terreni sono ottimi per queste verifiche funzionali e sono popolati da buona densità di autentica selvaggina. Molto si deve alle Amministrazioni Comunali che ci hanno coadiuvato, in particolar modo a quella di Manerba. I partecipanti sono rimasti soddisfatti alla luce delle risultanze ottenute e delle possibilità avute per manifestare i loro soggetti, anche se, pensiero condiviso in pieno, molto si sente la mancanza della convivialità che ha contraddistinto e caratterizzato le maifestazioni cinotecniche alle quali eravamo abituati. I momenti preliminari, i ritrovi della folla al mattino presto e la condivisione dopo il termine di tutte le batterie con la soddisfazione delle premiazioni, tutto ciò resta solamente un vano ricordo dei tempi trascorsi. I concorrenti si trovano direttamente nei terreni asseganti alla loro batteria e al termine solamente gli Esperti Giudici rientrano per concedere le risultanze alla segreteria approntata sul posto. La speranza è che si possa tornare ad una situazione quasi normale che si avvicinia a ciò al quale eravamo abituati, in tempi relativamente brevi e dopo aver domato questa terribile pandemia. Ma siamo soddisfatti e onorati di aver costituito lo start delle prove del 2021”. Ebbene: inglesi e continentali tornano sul campo Tricolore con la bellezza di tredici batterie per i primi, (tra Oaks, miste e speciali) e quindici per i secondi, (Oaks, libere e italiani) regalando speranza per l’auspicabile rispresa delle attività zootecniche che caratterizzano il lavoro dell’ENCI e dei Sodalizi ad essa affiliati. Marco Ragatzu
I Setter Blok e Mur CACIT e Riserva CACIT
Scarpella con i suoi allievi insieme ai giudici Banda e Taccon
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ASPETTO GENERALE. Cane da caccia forte, basso sugli arti, con costituzione robusta e asciutta, fitto pelo ruvido, forte muscolatura. TAGLIA. Altezza al garrese: 34 a 42 cm.
ALANO (D)
ASPETTO GENERALE. L’Alano, nel suo nobile aspetto, riesce a fondere nella sua corporatura grande, potente ed armoniosa, fierezza, forza ed eleganza. TAGLIA E PESO. Altezza al garrese: Maschi: almeno 80 cm, non dovrebbero essere superati i 90 cm Femmine: almeno 72 cm, non dovrebbero essere superati gli 84 cm Alano. Foto Monica Pagano.
gli standard in pillole
ALPENLÄNDISCHE DACHSBRACKE (AUSTRIA)
(Il testo completo per tutte le razze è disponibile sul sito www.enci.it/standard)
Alpenlaendische Dachsbracke. Foto Elena di Loreto.
CARATTERE Il Kelpie è estremamente attivo, zelante e molto intelligente, con un carattere mite e docile, e con un’energia quasi inesauribile, con spiccata lealtà e devozione al suo dovere. Ha un istinto naturale e attitudine per lavorare col gregge, sia in aperta campagna che nelle recinzioni.
GRANDE BOVARO SVIZZERO CARATTERE Sicuro, attento, vigile, impavido in tutte le situazione di ogni giorno; è buono e molto affezionato alle persone della famiglia, sicuro con gli estranei; di medio temperamento. Grande Bovaro Svizzero. Foto Simone Luca.
TAGLIA Altezza al garrese: Maschi 65-72 cm Femmine 60-68 cm
gli standard in pillole
CANE DA PASTORE AUSTRALIANO KELPIE
(Il testo completo per tutte le razze è disponibile sul sito www.enci.it/standard)
Cane da pastore australiano Kelpi. Foto Antonio Spagnuolo.
CARATTERE. Cane brioso, la cui funzione essenziale è la caccia, soprattutto alla lepre, che insegue col fiuto. Amabile e sveglio, non mostra mai aggressività né timidezza.
DEUTSCH KURZHAAR (D)
CARATTERE. Fermo, equilibrato, affidabile, dalle reazioni controllate: né nervoso, né timido o aggressivo. Kurzhaar. Foto Carlo Piacentini.
gli standard in pillole
BEAGLE (UK)
(Il testo completo per tutte le razze è disponibile sul sito www.enci.it/standard)
Beagle. Foto Alexandra Kukushkina.
INIZIATIVA PROMOSSA DALL’ENCI PER VALORIZZARE IL CANE DI RAZZA
Foto gallery 4000 immagini!
Ringraziamo tutti i partecipanti per aver contribuito a raggiungere questo importante risultato
Se sei interessato, segui il percorso indicato Cerchiamo foto che ritraggano cani, con le seguenti caratteristiche: - Cani adulti. Cuccioli. - Cani in movimento, in stazione, seduti, a terra. - Cani negli sport cinofili. - Teste in primo piano. - Cani singoli, in gruppo. - Cani di razze diverse nella stessa foto.
- Cani ambientati nelle diverse stagioni. - Foto a colori e bianco/nero. - NO PERSONE - NO BAMBINI - Dimensioni: minimo 2MB
È possibile inviare più foto ma per evitare problemi con il server, si prega di INVIARE 1 FOTO PER VOLTA a: foto@enci.it Ogni foto dovrà essere accompagnata dalla seguente didascalia: razza, sesso e autore della foto. Per la pubblicazione gratuita delle foto su I Nostri Cani a corredo degli articoli che nel tempo potrebbero essere pubblicati e poi riversati anche sul sito ENCI, ognuna di esse dovrà essere accompagnata dalla seguente liberatoria. Il sottoscritto ……………………………………………………… autore della foto in oggetto che ritrae il cane di razza …………………………………… sesso ……………………………… autorizza l’ENCI alla pubblicazione gratuita sulla rivista “I Nostri Cani”, sul sito www.enci.it e su qualsiasi altra pubblicazione dell’ENCI. Dichiara inoltre che la foto è libera da copyright. L’iniziativa terminerà il 31 dicembre 2021 Si ringraziano con anticipo tutti gli appassionati che vorranno aderire all’iniziativa.
ORGANO UFFICIALE DELL’ENCI Ente Nazionale della Cinofilia Italiana n. 3 marzo 2021 – Anno 67° DIRETTORE RESPONSABILE: Fabrizio Crivellari UFFICIO STAMPA E PUBBLICHE RELAZIONI: Rodolfo Grassi
BLACKY, EROE DELLA QUOTIDIANA SOLIDARIETÀ
REDAZIONE: Renata Fossati PROPRIETÀ ED EDITORE: ENCI Milano
Blacky nel cortile della sua casa
HANNO COLLABORATO: Luca Bastiani, Sara Ceccarelli, Renata Fossati, Rodolfo Grassi, Gisella Maraschio, Elaine Narduzzo, Ermelinda Pozzi, Marco Ragatzu, Nicola Roberti.
ENCI IN INTERNET: www.enci.it informazioni: info@enci.it soci: soci@enci.it segreteria: segreteria@enci.it libro genealogico: lg@enci.it expo: expo@enci.it prove: prove@enci.it redazione: redazione@enci.it biblioteca: biblioteca@enci.it REDAZIONE, PUBBLICITÀ: 20137 Milano - Viale Corsica 20 Tel. 02/7002031 Fax 02/70020323 IMPAGINAZIONE GRAFICA: DOD artegrafica - Massa Lombarda (RA) STAMPA: ELCOGRAF S.p.A. Via Mondadori 15 37131 Verona SPEDIZIONE PER L’ITALIA E PER L’ESTERO: ELCOGRAF S.p.A. Via Mondadori 15 37131 Verona La quota associativa dei Soci Allevatori è pari a euro 51,65 e dei Soci Aggregati a euro 5,00; ai soli fini postali, euro 2,00, sono da considerarsi quale quota di abbonamento alla rivista.
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In copertina: Akita. Foto Elena Corselli.
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Associato alla Unione Stampa Periodica
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Italiana
Blacky nel punto dove è stato ritrovato il neonato abbandonato
Junrell Fuentes Revilla stava guidando la sua moto in quella che sembrava essere una giornata come le altre, attraverso le montagne di Cebu, nelle Filippine. All’improvviso, un cane spuntato dal nulla ha iniziato a corrergli dietro, abbaiando più che poteva. All’inizio, il motociclista pensava fosse solo un cane infastidito dal suo motore, poi ha capito che voleva dirgli qualcosa, e non si sarebbe arreso fino a quando non si fosse fermato. Sopraffatto dalla strana situazione, lo ha seguito e il cane ha iniziato a guidarlo fuori dal sentiero, fino a una discarica. Ed è lì che Junrell ha fatto l’incredibile scoperta: un bimbo neonato era stato abbandonato. Subito soccorso e portato nella stazione di polizia più vicina, si presentava in buona salute, nonostante fosse stato abbandonato in una discarica. La storia del ritrovamento si diffuse rapidamente sui social media e immediatamente partì la caccia al cane eroe. Alla ricerca di Blacky, fra le montagne, sono stati i volontari della Hope For Strays: si pensava fosse un randagio e che andasse premiato e aiutato, dopo un gesto così importante. Del cane però non c’era traccia… poi, fortunatamente i volontari hanno incontrato un uomo a cui hanno potuto chiedere informazioni, scoprendo così che non si trattava assolutamente di un randagio ma del cane di una grande famiglia che viveva fra le montagne. Raggiunta l’abitazione, i volontari hanno incontrato Kuya Lyndon, il proprietario di Balcky che mantiene altri cani e dice: “Non importa quanto sia dura la vita, anche se sono povero, dò da mangiare a tutti i miei cani e mi prendo cura di loro”. Per ringraziarli per aver cresciuto un cane così intelligente e amichevole, la Hope For Strays, in collaborazione con la Pawssion Project, ha donato loro una ricca spesa e un contributo economico: piccoli eroi che nella quotidianità compiono grandi gesta di solidarietà.
Akita americani. Foto Loris Sartori.
... in cerca di attenzione Rhodesian Ridgeback. Foto Federica Cattaneo Ponzoni.