STRATEGIA FINANZA D’IMPRESA LA MODA NEL MIRINO DEI FONDI Il trend e il profilo delle aziende target La view di protagonisti ed esperti
Private equity di nuovo in azione. Nel radar marchi, fornitori e fashion e-tailer I recenti investimenti dei fondi nella moda sono l’occasione per riflettere sull’effetto-pandemia, sul cambio di prospettiva degli imprenditori e sulle possibili prede
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Le M&A della moda in Italia (2019/2021)
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Q1’19 Q2’19 Q3’19 Q4’19 Q1’20 Q2’20 Q3’20 Q4’20 Q1’21 Q2’21 Q3’21
In base a un’analisi di PwC su dati Refinitiv, nei primi nove mesi del 2021 le operazioni del private equity in Italia sono salite del 25% rispetto a un anno prima, ma sono rimaste al di sotto di quelle dell’analogo periodo del 2020 (-44%). Gli operatori strategici hanno invece segnato un +93% sul 2020 e un +61% rispetto ai livelli pre-pandemia.
DI ELISABETTA FABBRI
Dopo il picco di interesse raggiunto nel 2019, la moda è tornata nel mirino delle società di private equity che, nei primi nove mesi del 2021, hanno concluso 15 operazioni in Italia: il 25% in più rispetto allo stesso periodo del 2020. Siamo lontani dai 28 deal pre-pandemia, ma sembra che il trend non si sia per nulla esaurito. «La crescita - commenta Emanuela Pettenò, Consumer markets & Deals markets leader di PwC Italia - è stata trainata da operatori specializzati, tra cui L Catterton, Style Capital, Made In Italy Fund e Lion Capital ma anche da piattaforme di investimento sponsorizzate da fondi generalisti come Florence di Vam e Fondo Italiano di Investimento, Amf di Alpha Private Equity e Gmi di Consilium, oltre che dai fondi internazionali, in primis Permira e Carlyle». «Una tendenza sicuramente destinata a proseguire - aggiunge - poiché la situazione emergenziale innescata dalla pandemia ha aperto gli occhi agli imprenditori individuali e alle aziende famigliari sulla necessità di espandere il business all’estero, vendere tramite i canali digitali e comunicare con le nuove generazioni in modo diverso dal passato». Le aziende sono state frenate per carenza di risorse finanziarie (destinate in primis al prodotto) e per la difficoltà di attrarre manager che potessero agevolare il passo. «Il private equity può
fornire la dotazione necessaria, affiancando all’imprenditore/fondatore una squadra di manager che porti a costruire un percorso di successo». «Il gran fermento del 2021 è il risultato di operazioni diverse - osserva Anna Gervasoni, direttore generale di Aifi-Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt -. In alcuni casi di buy out l’imprenditore ha ceduto l’azienda per far entrare nuovi manager e dare il via a un altro ciclo di sviluppo. Qualcuno ha venduto per motivi anagrafici: il Covid ha accelerato i passaggi di testimone. Altri imprendi-
Le società di investimento forniscono capitali e manager per un percorso di successo tori hanno deciso di non affrontare questo periodo sfidante, che richiede grande impegno, grandi capitali e nuove aggregazioni. Aziende che puntano a crescere hanno fatto entrare i fondi di sviluppo. Qualche private equity ha rilevato quote di minoranza, a dimostrazione della flessibilità
dello strumento, che si adatta alle imprese, rendendo possibili operazioni “su misura”». Di certo la pandemia ha portato alla luce una serie di problematiche, a partire dal livello di digitalizzazione e di sviluppo dell’e-commerce e dell’omnicanalità, alla diversificazione dei mercati di riferimento. In più ha messo in discussione strategie di management come il miglioramento continuo, a piccoli passi, ispirato dai principi del Kaizen giapponese e il just in time del magazzino, che esclude gli accumuli per limitarsi alle scorte necessarie. «L’imprenditoria - dice Gervasoni - si trova in mezzo a un guado e si chiede: “Cosa faremo tra cinque anni? Saremo ancora attivi? Quanto ci costerà?”. È tutto un ripensamento, che comprende anche temi chiave come la sostenibilità e la buona governance». Ma che caratteristiche deve avere un’azienda della moda per essere attraente agli occhi delle investment firm? «L’investimento in un marchio, dal luxury al fast fashion, è potenzialmente quello più rischioso per il private equity - risponde Pettenò -. Il successo dell’operazione è legato a scelte stilistiche e fattori esogeni talvolta difficili da prevedere. Inoltre i brand han19