STRATEGIA MODA E LUSSO
LOUIS VUITTON PROSPETTIVE DI SUCCESSO Bilanci e lockdown Parlano gli analisti
Si amplia la forbice tra i brand quotati Forza del marchio, mix di prodotto e di canali distributivi, esposizione alla Cina, digital: sono alcuni dei fattori che stanno mettendo in luce le aziende resilienti. E che stanno ampliando il divario rispetto a quelle in difficoltà DI ELISABETTA FABBRI
Nonostante un recupero dell’attività economica, specie in Cina e Usa, gli indicatori di confidenza al consumo si mantengono sotto i livelli di marzo e i consumi di moda e lusso restano globalmente soft. Allo stesso tempo sul retail continua a pesare la scarsità di turismo, che resta colpito da restrizioni e su cui pesa l’aumento della disoccupazione. Le chance di una ripresa nel quarto trimestre - si legge in un report di Mediobanca Securities dei primi di ottobre sono compromesse pure dal rafforzamento dell’euro e del franco svizzero, nonché dalle quotazioni record dell’oro (che influenzano l’hard luxury). In questo contesto, e quando manca poco al Black Friday (anche da noi, ormai, avvio ufficiale dello shopping natalizio), si inserisce la ripresa del Covid, dopo che da marzo-aprile i consumi di branded goods europei si stavano gradualmente normalizzando, in parallelo con la riapertura dei negozi e l’alleggerimento dei lockdown. «Non ci aspettiamo più - di16
cono gli analisti di Mediobanca Securities, Gilles Errico e Chiara Rotelli - un quarto trimestre in media positivo. La lista dei player che dovrebbero essere in grado di crescere nel periodo è limitata a quelli maggiori, con un forte posizionamento, specie in Cina Continentale, tra cui Louis Vuitton, Dior, Gucci, Hermès e Cartier». Gli esperti di Mediobanca Se-
Hanno un vantaggio i player maggiori, dal forte posizionamento, specie in Cina curities prevedono per il 2022 che circa metà delle quotate del segmento branded goods analizzate non saranno in grado di ritornare sui livelli di fatturato del 2019. Inoltre, la maggior parte delle società dello stesso aggregato non potrà riportarsi sui valori di ebit pre-pandemia (vedi i grafici
nella pagina accanto), compresi i gruppi ipotizzati in grado di recuperare ricavi già entro il 2021. Ne risulta un aumento della distanza fra i marchi consolidati del true e hard luxury rispetto a quelli del lusso accessibile, più esposti alle possibili fluttuazioni del Pil e al «contesto promozionale». Tra chi ha più chance di dribblare le insidie della pandemia spiccano Lvmh e Richemont. Il gruppo del lusso francese, come spiegano gli analisti, «è avvantaggiato per la sua attività diversificata (moda, gioielli e orologi, profumi e cosmetici, vini e liquori, distribuzione selettiva, ndr) e bilanciata, che storicamente ha mostrato una certa resilienza». Nel critico secondo trimestre le vendite sono diminuite del 38%, contro il 50%/60% medio perso dai competitor, che riflette la forza relativa di marchi come Vuitton e Dior nel business della moda e di Bulgari in Cina, nell’area gioielli e orologi. Da notare che la quota cinese dei ricavi in Lvmh è stimata del 30%, di cui l’8-10%