FASHION N 8 2020

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STRATEGIA UNDER 25

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I POST MILLENNIAL SOTTO LA LENTE Cosa, come, dove consumano L'identikit degli esperti

Il futuro è nelle mani della Gen Z Sono digital-first e mobilecentric, adepti della sharing economy, paladini di inclusività e sostenibilità. Grandi e piccoli brand li stanno corteggiando, anche se conquistarli non è facile. Perché bisogna comunicare valori forti, destreggiarsi tra analogico e digitale, stupirli con esperienze bespoke. E attenzione: sono disrupter, ma non rottamatori, e al negozio fisico non rinuncerebbero mai DI ANGELA TOVAZZI

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Sono nati tra il 1995 e il 2010 e nel mondo totalizzano quasi 2 miliardi e mezzo di persone, con un potere d’acquisto di 44 miliardi di dollari. Parliamo dei ragazzi della cosiddetta Generazione Z, grandi “sorvegliati speciali”, perché insieme ai Millennial entro il 2025 rappresenteranno il 60% del mercato mondiale. Innumerevoli ricerche li fotografano, li classificano, ne studiano pensieri e comportamenti per decodificare il loro dna, mentre le aziende li profilano per anticiparne le mosse. Tracciare l’identikit della Gen Z non è però così semplice per chi è nato nel mondo analogico: gli under 25 sono i primi veri nativi digitali, hanno sempre conosciuto il mondo con il filtro di Internet e la dimensione reale fa tutt’uno con quella virtuale, senza soluzione di continuità. Utilizzano in media cinque dispositivi e il 98% di loro (secondo GlobalWebIndex) possiede uno smartphone, dove scaricano app (TikTok e Instagram in primis), condividono esperienze, scambiano opinioni, costruiscono e rompono legami, anche di marca: tool che vanno ben oltre la mera funzione di strumenti tecnologici e che aprono le porte all’habitat naturale dove incontrarli. Come informa Nicolò Andreula, economista e autore di libri come Flow Generation e #Phygital, il nuovo marketing tra fisico e digitale, riportando uno studio condotto dal Pew

Research Center, oltre la metà di loro utilizza il proprio smartphone per cinque o più ore al giorno e oltre un quarto per almeno dieci e di questo tempo, in base ai dati del World Economic Forum, circa tre ore sono spese sui social media, una in più rispetto ai Millennial. «È senz’altro fondamentale intercettarli su questi canali - sottolinea Andreula - prestando però attenzione a come e a cosa si comunica, perché i post Millennial non sono attenti solo alle caratteristiche tangibili del prodotto, ma soprattutto ai valori dell’azienda che li vende». «Raccontare di sé in maniera autentica, anche

Internauti navigati, i ragazzi under 25 arrivano all'acquisto dopo una gimcana online, super mirati se imperfetta e non necessariamente ultra-patinata, ma definendo e comunicando chiaramente la propria missione e i propri obiettivi, è dunque il primo passo», tenendo ben presente che per i teenager i brand sono microcosmi valoriali in cui identificarsi, ambasciatori di messaggi sociali e agenti di cambiamento. Lo confermano le politiche interventiste di grandi gruppi


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